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Autore: Lilium125    14/12/2023    1 recensioni
E' la primissima volta che pubblico qualcosa di originale che non sia una poesia, ho molto timore di espormi da questo punto di vista, ma mi sono detta che è arrivato il momento di tentare...
Dal testo: “Dove credi di andare? Torna giù! Ti farò arrestare, razza di criminale!” urlò Jadeson,
scattando in avanti e riuscendo ad afferrare la caviglia della più giovane, che diede uno
strattone e riuscì a liberarsi, facendo un balzo. Si aggrappò ad una finestra e da lì saltò
ancora più in alto, con un’agilità che Callaghan non aveva mai visto, arrivando al tetto
dell’edificio.
La criminale rise di nuovo e il vento le scompigliò i capelli e fece svolazzare i vestiti.
“E per cosa esattamente?”.
Genere: Avventura, Dark, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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« Sono andati da quella parte! ».

Adrenalina, ansia, paura, eccitazione, esaltazione. 

Jadeson Callaghan non aveva mai provato tutte quelle emozioni differenti nello stesso  momento, tutte così intense e travolgenti che sembravano volergli uscire dal petto. I  polmoni sembrava non riuscissero a prendere abbastanza aria e i muscoli delle gambe  gli urlavano pietà, minacciando di cedere da un momento all’altro. 

Eppure il ragazzo non fermava la sua corsa per i vicoli sudici e polverosi del Mercato,  sorridendo divertito come non si era mai divertito in vita sua. 

Il suo sorriso, però, durò poco quando si ritrovò in un vicolo cieco. Con il respiro affannoso, la bocca secca e gli occhi verdi dilatati, Jade si guardava  intorno iniziando a sentire il panico. Saettava lo sguardo sulle pareti, cercando un  appiglio, una finestra, ma il muro che aveva davanti era troppo alto perché potesse  scavalcarlo da solo. 

In quel momento, la refurtiva che aveva sotto il braccio gli sembrò pesasse quintali e  il rimpianto di ciò che aveva appena fatto, fece capolino in quella matassa aggrovigliata  di sentimenti che stava provando. 

Il panico gli iniziò ad annebbiare la mente, impedendogli di trovare una soluzione e il  sentire le voci delle guardie che sembravano essere sempre più vicine non lo aiutava  per niente. 

Guardò di nuovo in alto, cercando di calcolare bene come avrebbe potuto saltare o  arrampicarsi, e le pupille gli si dilatarono così tanto che gli occhi divennero quasi tutti  neri. 

« Serve aiuto? ». 

Dall’alto del muro del vicolo, una ragazza dagli occhi blu come il cielo stagliato alle sue spalle lo guardava con un ghigno malizioso. 

« Dov’eri finita?! Sbrigati, stanno arrivando, dammi una mano! » ansimò Jade,  allungando un braccio in attesa che la ragazza lo afferrasse. Quest’ultima, però, teneva  gli occhi puntati su di lui, senza prendere la mano che si tendeva nella sua direzione.

« Dov’è la borsa? ».

« Cosa…? ».

« Passami prima la borsa, o potrebbe caderti mentre ti tiro su e tutto questo sarà stato  inutile ».

« Lead, cazzo… » soffiò Jade guardandosi alle spalle. Poteva sentire le voci delle guardie  farsi sempre più vicine: stavano girando in tondo, era quasi certo che si fossero divisi per trovarli più in fretta. 

I due si fissarono negli occhi per qualche istante. 

Jade non si fidava per nulla di quella ragazza, ma lei gli sorrise con dolcezza, tendendo la mano ancora di più. Era davvero bella; i capelli ricci dalla vistosa ricrescita castana sfuggivano disordinatamente al velo che li aveva coperti fino a quel momento,  svolazzando nel vento marino carico di salsedine, incorniciandole il viso abbronzato e lo sguardo d’oceano.

« Andiamo, damerino, fidati… » aggiunse con voce allegra, allargando il sorriso. Spinto dalla pressione di essere catturato e ignorando la presa in giro, Jade sfilò dalla testa la borsa con la refurtiva che portava a tracolla e la lanciò verso l’alto. La ragazza la afferrò al primo tentativo e  se la mise al sicuro a tracolla, poi rise. Aveva una risata limpida, dalla voce pulita, che  si sposava perfettamente con il suo bell’aspetto. 

Vista dalla prospettiva di Jadeson, la figura slanciata verso il cielo terso della sua giovane complice, in perfetto equilibrio sul muro, sembrava brillare di luce propria. Era come una stella. 

E Jadeson fu abbagliato dal suo splendore. 

« Addio, Jade il Damerino, salutami il Magistrato quando lo vedi! » e portandosi due dita alla fronte in segno di saluto irriverente, con un ultimo ghigno furbo Lead saltò giù dal muro.

Dalla parte opposta in cui si trovava Jade. 

Questi stava ancora fissando il punto in cui la sua complice e traditrice era appena  sparita, quando il rumore di passi alle sue spalle si fece più forte. Jade non si mosse,  congelato da paura e incredulità al proprio posto, gli occhi ancora puntati in alto.

« Ti ho trovato… » gracchiò l’ufficiale, facendo finalmente trasalire il giovane che si  voltò lentamente, portando le mani in alto. 

Un colpo di pistola esplose inaspettato, il proiettile si conficcò proprio ai piedi di  Callaghan, che si schiacciò con la schiena contro la parete, terrorizzato. Se non fosse stato per la divisa rosso vermiglio con lo stemma di Liberty Island cucito sul petto proprio sotto il cognome Smith, Jade non avrebbe mai detto che quello davanti a lui fosse un poliziotto: impugnava la pistola con noncuranza, sul volto aveva un’espressione folle, invasata, che scintillava per i numerosi piercing sul sopracciglio,  sul naso, sul labbro inferiore. 

« Ho appena cambiato pistola, non mi ci trovo affatto bene con questa, è diversa sai? » Smith parlava gesticolando con la mano con cui impugnava l’arma, del tutto naturale,  come se stesse facendo un discorso con un amico davanti un caffè.

Un altro colpo partì, questa volta diretto sul muro a pochi centimetri dalla testa di Jade,  a cui per poco non cedettero le ginocchia dalla paura. 

« Che mira del cazzo! » rise l’ufficiale passandosi una mano tatuata tra i capelli, spostando il ciuffo tinto di blu che gli copriva l’occhio destro e puntando il suo sguardo da pazzo sul ragazzo. 

« Ora ci riprovo »

Un terzo colpo esplose e il proiettile finì di nuovo nel muro, esattamente tra le dita della  mano di Jadeson, che dovette raccogliere tutte le sue forze per rimanere immobile. Era sicuro che lo stesse facendo apposta. 

Quel poliziotto aveva la mira di un dannato cecchino e stava giocando con lui.

« Sono proprio un disastro, vero? Fammi provare da più vicino… » Smith si avvicinò  lentamente a Jade, continuando a minacciarlo con l’arma da fuoco, fino a puntargliela  sotto il mento, costringendolo ad alzare la testa. 

« Sei vestito da nobile, che ci fai nei bassifondi? Questa fogna non si addice ad un bel  faccino come il tuo… ma guardati, sembra che stai per fartela addosso »

Jade deglutì, sentendo la sensazione fredda del ferro che scorreva lungo la sua gola,  come in una carezza minacciosa.

« Se ti muovi anche solo di un millimetro, ti faccio saltare le cervella. Hai capito, sì? » ridacchiò divertito, come un gatto che gioca con la sua preda prima di ucciderla. Sembrava si stesse nutrendo della paura del giovane, che non poté fare a meno di  deglutire di nuovo, nella speranza di non vomitare. 

Il gesto non sfuggì al poliziotto che non sembrava aspettare altro. Inclinò la testa di  lato, l’espressione folle sembrava uscita direttamente da un racconto dell’orrore.

« Ti sei mosso ».

Il tutto successe troppo velocemente perché il cervello di Jade registrasse cosa fosse  successo. 

Il rumore metallico della pistola che veniva ricaricata, un tonfo sordo seguito da un  grugnito di dolore e il poliziotto finì a terra, la pistola un paio di metri più distante.

« Muoviti, idiota, salta! ».

Confuso e intorpidito per essere stato teso così a lungo, Jadeson guardò verso l’alto e  incrociò di nuovo il suo sguardo con quello della giovane complice dagli occhi di cielo,  che questa volta gli tendeva una mano. 

« Lead? ».

« Che cazzo hai da guardare? Fai presto, prima che si riprenda! ». 

Smith, infatti, aveva una mano premuta sulla fronte sanguinante e si stava rialzando,  confuso e chiaramente incazzato, inveendo nel dialetto stretto di Liberty. Nonostante non si fidasse per niente della ragazza, Jade non ebbe altra scelta che stringere quella mano e farsi tirare su, scavalcando finalmente il muro. I due complici saltarono giù insieme appena in tempo, perché l’ennesimo colpo di pistola rimbombò per le strade del Mercato, a vuoto. 

« Avresti dovuto vedere la tua faccia! » rise piegata in due, battendosi una mano sulla  gamba dai pantaloni strappati. 

Jade avrebbe voluto riempirla di pugni e domande, avrebbe voluto chiederle perché lo  avesse lasciato con la merda fino al collo e perché poi fosse tornata, ma tutte quelle  parole gli si bloccarono in gola. 

Una voce autoritaria echeggiò nel vicolo, zittendo immediatamente la risata di Lead, la cui espressione mutò immediatamente: da divertita, ora era seria, guardinga, in  posizione di difesa. 

« In ginocchio entrambi e mani dietro la testa ».

Mmh no, aspetta, la sto raccontando male. Per raccontare questa storia, dobbiamo  tornare indietro di qualche settimana, a quando tutto è cominciato.

 
   
 
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