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Autore: NyxTNeko    16/12/2023    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 158 - Quanti uomini superiori sono fanciulli parecchie volte al giorno -

14 luglio

- Joséphine! Dove scappi? - le gridava ridendo il generale Bonaparte, inseguendola divertito, dopo averla lasciata dalla sua presa amorevole. Dopo tante ore di studio delle carte e della strategia, aveva deciso di svagare un po', soprattutto con la moglie, poteva approfittare della sua presenza, anche perché il suo tempo a disposizione con la donna era quasi finito e voleva godere di ogni momento possibile.

- Bonaparte... - rispondeva affannata la donna, riusciva ad essere aggraziata ed elegante persino in quella situazione, con il vestito che metteva in vista ancora di più le sue curve e i capelli scombinati - Oh Bonaparte... non riesco... ah! - stava per cadere rovinosamente a terra, ma Napoleone, con uno slancio provvidenziale, la afferrò al volo, prendendola sui seni e attirandola a sé. Erano vicinissimi, si udivano soltanto i loro respiri ansimanti e Napoleone, mosso dalla passione scaturita dall'amore che provava per quella donna, ai suoi occhi, straordinaria, si avvicinò alle sue labbra morbide e la baciò.

Josèphine ricambiò, seppur con meno trasposto e amore, doveva reggere il gioco, per allontanare ogni dubbio di tradimento dal marito; un po' le dispiaceva dover fingere in maniera spudorata, in fondo Bonaparte era così diverso dal suo primo marito Alexandre e dagli altri uomini che aveva conosciuto, tuttavia non riusciva a ricambiare quel sentimento così passionale che il corso le dimostrava. E poi era come se provasse ancora una volta suggestione nei confronti di quel giovane generale, senza capirne il perché e l'origine.

- Stai tremando amore mio - sussurrò Napoleone, accarezzandola - Hai avuto paura per la caduta, non è così? Ma non temere, ci sono qua io a proteggerti - la guardava intensamente, in quegli istanti gli sembrava una bambina spaventata, che aveva bisogno di una persona a darle forza e sostegno - Non ti avrei mai lasciata, così come impedirò a qualsiasi persona o evento di recarti dolore e sofferenza - aggiunse premuroso.

Quelle parole penetrarono nel cuore della moglie, si focalizzò sulla mano sinistra di Napoleone, un po' sporca di inchiostro ma delicata, così diversa da quella grossa e ruvida del primo coniuge, la ricordava bene, soprattutto quando lasciava terribili segni sul suo corpo e sul suo viso. Era stato un matrimonio di convivenza, eppure all'epoca si era illusa di potersi davvero innamorare di qualcuno che non si amava, passandoci del tempo. Era molto giovane e ingenua allora e rivedeva quell'innocenza negli occhi grandi del generale - Sì...grazie Bonaparte... - emise un po' piagnucolando - È un vero peccato che dovrai partire tra qualche giorno...

Napoleone sospirò rattristato, era come se Joséphine lo avesse colpito su una ferita che si stava rimarginando faticosamente. Aveva desiderato che quella notte di fuoco, di passione, in cui l'aveva avvolta tra le sue braccia, baciata, amata, non passasse mai, aveva quasi pregato di fermare il tempo, pur essendo consapevole di quanto fossero assurdi e irrealizzabili tali desideri - Sì, dispiace soprattutto a me dovermi allontanare dalla mia amata che ho tanto voluto - e la abbracciò ancora di più, con quella forza travolgente che gli usciva dall'anima - Cercherò di organizzare qualche incontro tra noi due nei brevi momenti di relativa pace, ora che sei più vicina è molto più facile, come mi hai suggerito tu stessa e poi non smetterò di scriverti - si sentiva come dilaniato tra la gloria e l'amore, bramava entrambi, senza freni.

La creola percepiva questo tormento interiore che lo accompagnava da sempre, non gli dava mai pace, pure quando gli pareva rilassato e lo mostrava con grande coraggio, in realtà era travolto da sentimenti totalizzanti. Il giovane corso percepiva così ogni emozione, dimostrando una calma inquieta. Aveva appena coniato il temine perfetto per descriverlo - Bonaparte, non devi giustificarti con me - lo baciò nuovamente sulle labbra così velocemente da coglierlo di sorpresa - Sto imparando a conoscerti bene, perciò so che dietro ogni tua azione c'è sempre un significato molto profondo, assieme all'onore militare - gli mentì in parte, lo rassicurava in modo tale da potersi ricongiungere con il suo amante, sentiva la mancanza di Hippolyte. Ma anche perché non riusciva ancora ad inquadrare, nella sua interezza, un uomo come Napoleone.

"Chissà cosa cela davvero in fondo al suo cuore" le capitava di pensarci abbastanza spesso, stando accanto al marito; la sua presenza era in grado di risvegliare il suo lato più riflessivo, soprattutto nei suoi riguardi. A Parigi, con le lettere, le risultava più difficile focalizzarsi su Bonaparte, però, quando era con lui... "È capace di catalizzare l'attenzione su di sé in una maniera assolutamente naturale, spontanea".

Sempre più persone decidevano di seguire la sua idea e il suo obiettivo; non aveva mai fatto mistero del suo desiderio di gloria e di vittorie e, in un momento così pericoloso per la Francia, serviva un uomo di tale portata. Per questo era comunque attratta e affascinata da questo giovane militare sbucato quasi dal nulla; il carisma coinvolgente brillava nei suoi splendidi occhi grigi, al pari dell'ambizione, pur non sapendo fin dove l'avrebbero portato. Doveva scoprirlo, prima o poi, era convinta che si sarebbe confidato completamente e Joséphine era disposta ad aiutarlo tramite le sue conoscenze parigine e non, oltre agli investimenti con i quali si era messa d'accordo con Hippolyte.

Le rudi carezze del marito la fecero tornare alla realtà - Così ora pensi soltanto a me, mia adorata - sussurrava scherzoso. Il silenzio prolungato di Joséphine l'aveva fatto riflettere, tuttavia non voleva trascorrere il tempo con lei restando immobile e tacito o sempre concentrato sul suo lavoro. Non era mai sazio delle sue coccole provocanti ed esotiche, gli facevano toccare il cielo con un dito e accantonare tutte le preoccupazioni sulla campagna.

Il finanziere Hamelin stava correndo verso la finestra più vicina, per evitare di interrompere quei momenti e probabilmente perché provava dell'imbarazzo nel trovarsi davanti certe situazioni amorose "Appena in tempo, anche se quei due trovano sempre l'occasione per sviare dai miei documenti e soprattutto dalle mie cifre" rifletteva soffocando continui borbotti. "Comincio a pensare che lo facciano di proposito per farmi perdere tempo e rinviare ad oltranza i pagamenti dovuti".

Ma cosa di quel rapporto gli creava quell'imbarazzo? Forse il fatto che Napoleone non smettesse di toccarla mai, in modo brusco, instaurando, quindi, un tipo di rapporto basato molto sul tatto? Un uomo che, dunque, dimostrava in ogni occasione la sua irruenza, la sua energia incontenibile, la sua passione all'inverosimile, che solo da poco tempo era venuto a contatto con la mondanità e che non aveva ancora abbandonato la durezza dell'ambiente e dell'educazione militare.

- Ci fosse almeno il cielo limpido... - sospirò infine il pover'uomo, vi era talmente così tanta umidità nell'aria da creare una sorta di foschia, che avvolgeva la volta celeste. Quella calura diventava ogni giorno sempre più insopportabile, si sentiva fortunato a non essere un soldato o un reclutato - Chissà come faranno a combattere sia i francesi che gli austriaci con questo caldo... - rifletteva nel mentre si slacciava lievemente la cravatta bianca attorno al collo - Il solo pensiero di dover marciare per ore in queste condizioni mi fa diventare matto!

- Per fortuna che ci siete voi Muiron - esclamò Murat, accanto al suo collega, lo guardava sollevato, lo aveva salvato da una situazione molto complicata - Avete spiegato tutto il proseguimento della campagna, delle tattiche e strategie a Junot con grande semplicità! - non era la prima volta che aveva notato la parlantina di Muiron, oltre al legame molto forte che aveva instaurato con il comandante; vi era grande intesa e si fidavano l'uno dell'altro.

- Sono convinto che lo avreste fatto anche voi, amico mio - sorrise Muiron, dando un pugno delicato sul grosso braccio di Murat - E che ci tenevo molto a parlare con lui dopo tanto tempo, mi era mancato, lo sapete... - udì uno strillo femminile, proveniente dal fondo del corridoio e dei passi veloci, seguiti da risate gioiose e bisbigli - Sono loro! - esclamò sorridendo Muiron, riconoscendo immediatamente a chi appartenessero quelle voci.

- Il comandante ha un modo tutto suo per sedurre la propria amata! - emise Murat a braccia conserte. Si era convinto che, con la lontananza, Bonaparte fosse diventato più rapace nel rapportarsi con sua moglie, invece aveva conservato ancora il suo lato pudico e quasi innocente - Da questo punto di vista è ancora un ragazzino! - avevano solo due anni di differenza, eppure parevano appartenere a due generazioni completamente differenti. Erano nati e cresciuti in due contesti di vita diversi, ma anche la predisposizione, il carattere, le esperienze e l'aspetto fisico avevano influito non poco al modo con il quale i due si approcciavano al gentil sesso.

L'estroversa personalità di Murat, assieme alla sua prestanza fisica, facevano subito presa sulle donne. A Parigi ne aveva fatte di stragi di cuori, talmente tanto da aver contratto una malattia venerea che cercava di lenire con qualche farmaco momentaneo. Erano circolate persino delle voci maligne che affermavano di un rapporto tra lui e la moglie del comandante, ovviamente il giovane riccioluto sviava ogni volta il discorso senza scendere troppo nei dettagli; non si era confidato con nessuno circa questa situazione, né aveva intenzione di farlo in futuro.

- Il generale non aveva amato neppure Desirée così tanto - affermò con affetto Muiron, era contento di vedere come il suo superiore fosse comunque riuscito a superare quella bruciante delusione d'amore, sbloccandosi definitivamente con una donna più grande di lui, più matura e capace di disinibirlo un po' "E ci sta riuscendo" pensava sorridendo il ragazzo.

- Ah sì la sua prima fidanzata, Junot me ne aveva accennato qualche tempo fa... - annuiva Murat, tenendo la testa bassa verso il suo collega, che lo stava fissando sospirando.

- Junot non imparerà mai a tenere chiusa quella bocca - disse Muiron coprendosi il viso rassegnato. Aveva saputo della quasi soffiata che aveva fatto il giorno prima e che aveva rischiato di mandare su tutte le furie il comandante - E soprattutto a riflettere prima di compiere qualsiasi azione! Prima o poi si troverà in guai molto grossi, se non prenderà la sana abitudine di contare fino a dieci prima di esprimersi!

Murat ridacchiò un po' teso, grattandosi la testa, l'amico non poteva sapere che era stato proprio lui ad insistere con Junot, per sapere certe informazioni riguardo le precedenti relazioni di Bonaparte, alla fine aveva ceduto e vuotato il sacco. Ci aveva provato con Marmont, dato che era uno dei suoi compagni di vecchia data, gli aveva subito ribadito, però, che il suo compito non fosse di spettegolare sul comandante, quanto di eseguirne gli ordini.

"Non capisco cosa ci sia di male nel documentarsi un po' sul passato del generale Bonaparte, non ho mica intenzione di andare a riferire queste notizie ad altri, fino a quando resteranno tra noi, il comandante non dovrà temere di nulla, sono bravo a mantenere certi segreti" si vantava orgogliosamente - Che problema c'è? Alla fine ne stavate parlando anche voi - ammiccò complice e gli regalò una sonora pacca sulla spalla - Bonaparte è una persona come tutti gli altri in fondo, no? Avrà avuto dei momenti complicati in passato, ma chi non li ha avuti? Alla fine sta dimostrando una notevole forza d'animo nel superare tutte le avversità, e non solamente sentimentali - aggiunse gonfiando il petto fieramente - Se fosse stato il classico nobilastro rammollito e smidollato, non avrei mai deciso di obbedirgli, quel 13 vendemmiaio!

- Avete ragione su quasi tutto, Murat - sollevò il volto, dopo essersi ripreso dall'intensa pacca che il colosso gli aveva riservato, con tracotante generosità, stordendolo leggermente - Tranne sul fatto che Bonaparte sia una persona come gli altri! - riferì entusiasta e convinto - Il comandante ha qualcosa che lo rende speciale e non sono solo il carisma, l'ambizione o un'energia straordinaria, è proprio il suo spirito ad essere superiore, so che vi sembrerà esagerato, trattenete a stento le risate, ma ve ne accorgerete frequentandolo sempre di più e mi darete ragione...

- Immagino che tu mi abbia fatto venire in Italia non solo per accompagnare tua moglie, Napoleone - disse Giuseppe, non appena entrò nella stanza che il fratello aveva occupato e reso un piccolo quartier generale. Si era avvicinato alla scrivania su cui vi era una grossa cartina dell'Italia settentrionale, ricoperta di spilli e segni, e si accomodò alla sedia riservatagli.

- Dovresti conoscermi ormai Giuseppe - rispose Napoleone, poggiando i gomiti sul tavolo e rivolgendo completamente la sua attenzione sul fratello - Ti ho fatto partire per Parigi perché la tua competenza serviva lì, ti ho fatto richiamare perché ora è utile in altre zone, che mi sono utili da tenere d'occhio

- Lo avevo intuito subito, fratello, ma volevo averne la conferma - sorrise il maggiore; nonostante Napoleone fosse sempre ligio nel fare rispettare la propria autorità era ancora scombinato, probabilmente era tornato da poco dal suo breve incontro con quell'oca odiosa di Joséphine. Si augurava soltanto che non lo distraesse troppo, non avrebbe permesso a nessuno di ostacolare le mire ambiziose del fratello. Era sempre stato il più capace della famiglia, tutti si affidavano a lui, era il capo ormai. Seppur non si fosse aperto totalmente sui suoi piani, Giuseppe aveva compreso che avesse qualcosa in mente, un progetto di sicuro grandioso, pericoloso e audace.

- Ma non sono soltanto io ad averti voluto qui - precisò il generale, cogliendo lo stupore che si dipingeva sul volto del fratello - È merito anche di Saliceti, ti ha nominato commissario dell'armata d'Italia, per questo il tuo compito sarà fondamentale per la riuscita della campagna, soprattutto dal punto di vista diplomatico - gli porse il documento che attestava la nomina. Era contento che Saliceti avesse compreso anche le potenzialità del fratello, dopo che gliene aveva parlato. Si stava facendo perdonare per quel tradimento di qualche anno prima, ma Napoleone già non ci pensava più, sapeva che quel loro conterraneo non poteva più permettersi di voltargli le spalle.

Giuseppe era rimasto in silenzio, eppure avrebbe dovuto aspettarsi una simile mossa da parte di Napoleone, perché era più che convinto che fosse stato suo fratello a spronare Saliceti nel affidargli un simile compito. Non ne era affatto stupito, avrebbe fatto di tutto pur di sistemare al meglio la sua famiglia. "Come se avesse stipulato un giuramento non soltanto con sé stesso, ma anche con nostro padre, chissà forse mosso dal senso di colpa per come lo aveva considerato da bambino, al di là del senso di responsabilità".

- Questo non lo avevi proprio immaginato, fratello, vero? - emise sarcastico il fratello minore, scimmiottando un po' il tono che Giuseppe aveva usato all'inizio. Si alzò in piedi e cominciò a camminare attorno alla scrivania - Ti sei ammutolito...come avevo previsto... ti conosco - si era poggiato sul bordo e prese a guardare la finestra in fondo - Non sei cambiato molto...

- Già - ridacchiò Giuseppe "Tu invece sei cambiato tantissimo, non sei più il fervente patriota corso, hai subito una maturazione notevole, sviluppando una visione più realistica, pragmatica e, in un certo senso cinica, della vita, spero solo che non perderai te stesso, ora che stai scalando la vetta" Poi però scorse quell'espressione trasognante che mostrava da sempre, specialmente alla fine della lettura di un libro sulle gesta dei grandi della storia, non aveva abbandonato questo suo lato visionario - Non ti sfugge mai nulla, è sempre stato così...

- Non è sempre un dono... - Napoleone emise un respiro mesto, la malinconia emerse con maggior intensità nel suo sguardo - A volte mi piacerebbe essere come i miei uomini, capace di rilassarmi, di non dover pensare a tutte le cose e di godere di ciò che si ha tra una lamentela e una risata...

- Ti riferisci a tua moglie non è così? - gli domandò, aveva alzato leggermente il sopracciglio; la parola godere lo aveva fatto scattare. Napoleone non era il tipo che si accontentava, sin da bambino aveva sempre voluto aspirare a qualcosa di più elevato, che fosse imparare ad usare la spada in maniera eccellente o essere il migliore dell'accademia - Vuole che tu resti qui un altro po'?

- No... No sono io a volerlo Giuseppe... - ci tenne a precisare immediatamente Napoleone e aveva ripreso a camminare, il rumore dei tacchi degli stivali risuonava più fastidioso, quando calava il silenzio tra i due - O meglio ero io...pur sapendo che non posso continuare a tenere la guerra quasi in una fase di stallo, non riesco a separarmi da lei dopo averla attesa a lungo... - si era fermato bruscamente e di scatto si voltò verso Giuseppe - Credevo che mi avrebbe invogliato a rimanere, utilizzando quei discorsi sulla vita come valore sacro e, invece, ha compreso quanto per un uomo d'armi l'onore sia davvero importante, anche se le dispiace comunque - strinse le mani al petto, sempre più innamorato di lei.

Giuseppe dovette frenare un parere malevolo sulla cognata, si morse le labbra, controllando che Napoleone non si accorgesse della sua reazione "Com'è possibile che non si accorga del fatto che lo stia prendendo in giro con quei falsi incoraggiamenti? Scommetto tutto ciò che possiedo che gli abbia fatto questi discorsi con il solo scopo di allontanare il marito e poter continuare a divertirsi anche qui a Milano, tra feste e spese folli!" di riflesso aveva stretto anche i pugni "E perché no, anche tradirlo con quel Charles che si è portata con sè!" per fortuna aveva posato il foglio poco prima "Senza contare che non potrò più tenerla d'occhio per arrivare alla verità, poiché dovrò spostarmi per conto di mio fratello..."

- E poi mi ha promesso un'altra notte di fuoco! - quella frase fece sobbalzare il maggiore, si soffermò su Napoleone, perso nel descrivere come sarebbe stato rigenerato attraverso l'amore coniugale. Lo irritava l'idea che fosse tutto un inganno che Joséphine gli stava costruendo attorno, pur di farlo andar via e continuare a vivere un'esistenza di lussi e agi, a scapito suo. Inoltre si stupiva dell'ingenuità di Napoleone, dov'era finita la sua consueta diffidenza? Soprattutto nei confronti delle donne? Diceva sempre che non si sarebbe mai completamente fidato di esse ed ora faceva quasi pendere il destino di una guerra sulle parole di Joséphine. Non gli sembrava vero!

- A te non manca tua moglie Julie? - improvvisamente si trovò il volto di Napoleone a poca distanza dal suo, con un'aria piuttosto preoccupata - Finalmente mi stai ascoltando, Giuseppe, per un attimo avevo creduto di parlare con il tavolo...

- Scusami ero sovrappensiero - si giustificò, per poi tentare di rispondere alla domanda di Napoleone, riprendendo il controllo dei suoi pensieri - Sì certo che mi manca, ora più che mai, così come la piccolina che abbiamo avuto da poco - ed era sincero, erano mesi che non le vedeva e le sole lettere non bastavano per colmare completamente la distanza che li teneva separati - Tuttavia, come te, so quanto sia importante il sacrificio che comporta la lontananza dalla persona amata e il dovere verso la famiglia e la patria

- Bene fratello... - Napoleone aveva messo le mani dietro la schiena, mostrando la serietà che lo contraddistingueva da sempre - Ti farò sapere tutti i dettagli delle commissioni che dovrai sostenere più avanti, puoi riposare ancora per un po'...

Giuseppe annuì decisamente perplesso, i cambiamenti d'umore del fratello lo lasciavano sempre stupefatto, come se quanto visto prima fosse una sua proiezione mentale e non la realtà. Lo salutò ricambiando l'abbraccio fraterno e premuroso ed uscì, rivolgendogli un'ultima occhiata veloce: si era rimesso subito all'opera sull'elaborazione delle prossime mosse di guerra "Che sia stata davvero soltanto una mia impressione quell'eccesso di trasporto che aveva espresso nei confronti di Joséphine? Forse dovrei seguire il consiglio di Napoleone...".

 

   
 
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