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Autore: Justice Gundam    18/12/2023    3 recensioni
Quali pericolose avventure attendono i Digimon Tamers nella loro corsa contro il tempo per svelare i misteri di DigiWorld? Cosa sono i Deva, e chi è il 'Digimon Sovrano' di cui parlano? E perchè i loro piani coinvolgono il piccolo Calumon? Questa volta, molte cose potrebbero andare diversamente da come sappiamo... la mia prima storia di Tamers, che si ricollega (vedrete come...) a quelle di Adventure che sto scrivendo e a quella di Frontier-Savers che scriverò!
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Digimon Tamers Reload
Una fanfiction di Digimon Tamers scritta da: Justice Gundam 

 

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Capitolo 46 – Il ritorno del D-Reaper

 

Il ritorno a casa non era stato esattamente quello che il giovane Takato Matsuda si era aspettato.

Adesso che lui e Guilmon non erano più a DigiWorld, e la vita sembrava in procinto di tornare com'era prima, l'atmosfera che percepiva attorno a sè era... strana. Non era sicuro che ci fosse un aggettivo più adatto per definirla. Era come se qualcosa fosse cambiato, ma Takato e Guilmon non erano sicuri di cosa fosse. Eppure... tutto era come prima, più o meno. Erano tornati a casa, ricevendo un caloroso abbraccio da parte dei signori Matsuda, e il piccolo Guilmon si era ingozzato di pagnotte come se non ci fosse un domani. Avevano parlato fino a sera tarda, e Takato e Guilmon avevano raccontato tutto quello che avevano visto a DigiWorld, suscitando in egual misura la meraviglia e la paura dei genitori di Takato. E poi, dopo che l'eccitazione e l'atmosfera di festa erano venute meno, Takato e Guilmon si erano ritirati nella loro cameretta per rilassarsi un attimo, mentre la signora Matsuda preparava la cena... un po' come accadeva tutti i giorni.

Era una serata come tutte le altre... che sembrava quasi fuori posto, dopo tutte le avventure e i pericoli che avevano vissuto nel Mondo Digitale. Takato era contento che tutto stesse tornando normale... quanto più normale possibile, se non altro... eppure, ora che tutto si era concluso, Takato aveva l'impressione che mancasse qualcosa, e non era sicuro nemmeno lui di cosa si trattasse.

Disteso sul suo letto, vestito della sua tuta da casa, Takato alzò una mano e la guardò comese sperasse di trovare la risposta ai suoi quesiti. In teoria, tutto era andato a posto... Zhuqiaomon e i Deva superstiti si erano impegnati a non intraprendere altre azioni ostili nei confronti dell'umanità, e da quel momento in poi, le bio-emersioni sarebbero diminuite drasticamente. E ora che il D-Reaper era stato neutralizzato, non c'era più motivo per continuare a dare la caccia a Calumon. Finalmente, potevano tornare alle loro attività di tutti i giorni... eppure aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso, nell'atmosfera di calma piatta che regnava adesso a Tokyo.

Non potè fare a meno di rivolgere un pensiero a Juri. Come se la stava passando, adesso? Suo padre non aveva preso bene il fatto che la figlia avesse deciso di partecipare alla spedizione, senza che lui le avesse dato l'approvazione...

"Hey, Takatomon?" chiese infine Guilmon, che si era messo seduto sul letto accanto al suo Tamer e stava osservando l'espressione del ragazzino, cercando di capire cosa ci fosse che non andava.

Sentire la voce del suo compagno digitale ebbe l'effetto di riscuotere Takato dalla sua malinconia, e il ragazzino si voltò verso di lui e gli sorrise. "Va tutto bene, Guilmon. Stavo solo pensando..." disse il giovane Tamer, per poi tornare a guardare verso il soffitto. "Siamo tornati da DigiWorld, e ora mi sembra tutto così strano. E' come se fosse cambiato qualcosa, ma non saprei dire cosa. E poi... sono preoccupato per Katou-san..."

"Mi sembrava che Juri stesse bene. Non si è fatta male lì a DigiWorld... Oh, già, immagino che non era questo quello che volevi dire, vero, Takatomon?" chiese il piccolo dinosauro rosso.

Takato si mise seduto sul suo letto e si sgranchì una spalla. "Beh... in effetti, era un'altra la cosa a cui stavo pensando." ammise. "Sai che Katou-san è venuta con noi contro la volontà di suo padre... non vorrei che adesso suo papà l'avesse presa troppo a male."

Guilmon inclinò la testa da un lato, come faceva di solito quando non capiva qualcosa. "Hm? E perchè il papà di Juri dovrebbe prendersela?" chiese. "Anche i tuoi genitori ti hanno lasciato andare, alla fine..."

"Vedi..." cominciò a dire Takato. Si fermò prima di dire altro, chiedendosi se davvero fosse il caso di proseguire con il discorso. Poi, tirò un sospiro e si decise. "E'... una cosa un po' difficile da spiegare... Guilmon, questa è una cosa di cui non ho mai parlato con nessuno, e la dico a te adesso perchè mi fido di te. Mi prometti che non lo dirai mai a nessuno, se non ti dico io stesso di farlo?"

Il dinosauro rosso si fece serio. "Certo, Takatomon, conta su di me. Non racconterò nulla a nessuno."

"Grazie, Guilmon." rispose il giovane Tamer. Si tolse gli occhialoni e li appoggiò sul suo comodino, quasi volesse mettersi il più comodo possibile per discutere di un argomento così difficile.

"Vedi... la mamma di Katou-san se n'è andata quando lei era molto piccola." cominciò. Poi, temendo che Guilmon non avesse compreso esattamente, decise di aggiungere una spiegazione. "Ecco... Non voglio dire che è andata via di casa, voglio dire che è morta."

"Ah! D-Davvero?" esclamò Guilmon, restando a bocca aperta in un'espressione dispiaciuta. Abbassò la testa e si guardò le mani artigliate. "Ecco... Mi dispiace. Io non l'avevo neanche sospettato."

"Beh... in effetti, Katou-san cerca sempre di essere allegra e sorridente. Ma... a volte ho l'impressione che non si sia mai ripresa del tutto dalla scomparsa della sua mamma. Da quel giorno, il signor Katou... è diventato più severo e più distante con lei. Io... sono convinto che le voglia sempre bene come prima, ma... faccia fatica a dimostrarlo." continuò Takato. "Forse lui non voleva che Katou-san venisse con noi a DigiWorld perchè è terrorizzato all'idea di perdere anche lei. Per questo dico che spero che suo padre non se la prenda troppo."

In condizioni normali, Guilmon avrebbe probabilmente detto qualcosa sul fatto che sarebbe andato tutto bene, ma in questo caso, anche lui si rendeva conto cheera un problema di non facile soluzione, e che non c'era nulla che lui e Takato potessero fare se non cercare di supportare Juri quanto più possibile. "Beh... almeno adesso Juri ha anche Elecmon." azzardò. "Sicuramente potrà darle una mano anche lui, vero?"

"Sì, almeno... spero che sia così. Non oso pensare a come si sarebbe sentita Katou-san se Elecmon fosse morto..." affermò Takato. Represse un brivido all'idea di quanto da vicino lui e i suoi compagni avessero visto la fine in più di una occasione. "Ho l'impressione che Katou-san si sarebbe data la colpa, e... beh, per fortuna non è avvenuto, quindi... immagino che sia inutile pensarci su."

Takato si rimise gli occhialoni da pilota e annuì. Era inutile tormentarsi per cosa che non erano successe, e comunque adesso erano tutti troppo stanchi per restare a pensare a queste cose. Per adesso, erano riusciti a salvare Calumon e i loro compagni, avevano convinto Zhuqiaomon e i Deva a cessare le ostilità, e avevano fermato il D-Reaper. Potevano dire che erano riusciti nel loro intento. In fondo, si disse Takato, l'importante era che tutta la faccenda avesse avuto un lieto fine.

 

oooooooooo

 

Quella sera, nell'appartamento vicino alla piccola taverna di proprietà della famiglia Katou, la situazione non poteva che essere definita tesa. La piccola Tamer e il suo partner erano tornati poche ore prima, ed erano stati accolti in maniera alquanto tersa dal padre di Juri. Dopo un iniziale momento in cui il signor Katou aveva mostrato almeno un po' di sollievo nel vedere la figlia tornaresana e salva, l'uomo si era chiuso nel suo mutismo - un silenzioso rimprovero per non averlo ascoltato e aver voluto infilarsi in un affare troppo pericoloso per una bambina della sua età.

La matrigna di Juri aveva cercato di mediare tra i due e convincerli a parlarsi di nuovo... ma Juri non aveva aspettato e l'aveva evitata, andando a chiudersi in camera sua. In quel momento, la piccola Tamer era seduta sul suo letto e guardava verso il pavimento, immersa nella semioscurità della sua stanza, e sentendosi come se la sua decisione di aiutare Takato e i suoi compagni non avesse fatto altro che peggiorare le cose.

Del resto, a volte Juri aveva davvero l'impressione che tutto quello che lei faceva non stesse facendo altro che allontanarla sempre di più dalla sua famiglia...

"Juri?" chiese la vocetta di Elecmon. Le orecchie a punta del Digimon elettrico spuntarono da sotto il letto della piccola Tamer, che rivolse a lui la sua attenzione, contenta di avere finalmente qualcuno che la distraesse dai suoi cupi pensieri.

"Ciao, Elecmon-chan." disse lei, cercando di sorridere e mostrarsi tranquilla. Ma era fin troppo ovvio per il piccolo Digimon che era un tentativo di mascherare il suo disagio, e che si sentiva ancora male per il modo in cui il padre l'aveva accolta al suo ritorno.

"Scusa se ti disturbo, Juri, ma ho pensato che volessi parlare con qualcuno..." disse Elecmon, accoccolandosi accanto alla sua Tamer. "Va tutto bene?"

"S-sì..." mormorò lei, ma si rese subito conto di quanto poco convincente suonasse, e scosse la testa con espressone frustrata. "Ecco... non lo so, Elecmon-chan, non lo so proprio! Non... non sono riuscita a parlare con papà come speravo... e poi la mia matrigna ha cercato di farci parlare, ma io... me ne sono andata come una stupida... E ora penso che sarei dovuta restare... forse avrei potuto almeno chiarirmi. Ma... non lo so, non riesco a stare con lei! Mi rendo conto che è una brava persona e che cerca di aiutarmi, ma... ma..."

Juri non riuscì a trattenersi e cominciò a singhiozzare. "Io... devo proprio essere... una persona cattiva... per trattare così una donna che sta cercando di... di... di farmi del bene... ma... ma io non ce la faccio... non riesco ad accettare che lei... prenda... prenda il posto della mamma!" balbettò, senza più pensare di trattenere le lacrime. Elecmon sgranò gli occhi scioccato, e si avvicinò alla sua Tamer per cercare di darle conforto, ma ebbe l'impressione di aver avuto ben poco successo.

"Juri! Perchè pensi di essere una persona cattiva?" chiese il Digimon, cercando di scuotere la bambina dalla sua depressione. "Se tu lo fossi, non sarei potuto diventare il tuo Digimon, non ti sembra? Io ti ho conosciuto, so come sei... mi hai dimostrato più volte in questo viaggio che sei una ragazzina di buon cuore!"

Juri si calmò e si asciugò gli occhi con un lembo del copriletto. Si era calmata almeno un po', ma aveva ancora l'aria di non voler credere a quello che aeva detto Elecmon. "Io... non lo so, Elecmon... io... ti ringrazio per quello che mi dici... perchè hai fiducia in me... ma... credo che forse ti sbagli... nessuno mi conosce davvero." affermò scuotendo la testa. "Io... non voglio che le persone a cui voglio bene soffrano a causa mia. Ma... ho paura che in ogni caso... finirò per fare loro del male."

Juri non volle dire che temeva che fosse stata colpa sua anche per la scomparsa di sua madre. Forse perchè lei non era stata abbastanza brava? Forse avrebbe potuto fare qualcosa per darle una mano? Se lei non fosse stata cattiva, allora la mamma non l'avrebbe lasciata nelle mani di una sconosciuta...

No, no, non era giusto pensarla così. Sua madre non l'avrebbe mai lasciata da sola di sua volontà. No, forse a pensarci meglio... l'unica spiegazione era che il destino fosse in qualche modo avverso a lei. Che fosse suo destino essere sola...

"Io... non credo che sia così, Juri." affermò Elecmon, accoccolandosi sulla piccola Tamer come un gattino affettuoso. "In fondo... guardami, io sono qui! Sto bene, e non mi è successo niente! E anche ai tuoi amici... abbiamo fatto un viaggio a DigiWorld, in mezzo a tutti quei pericoli, e siamo tornati tutti interi!"

Un po' consolata, Juri accarezzò il suo partner digitale sulla testa, cercando i farsi animo e di sorridere. "Sì, forse... forse questa volta è andata bene... ma non so come andrà la prossima... o quella dopo ancora." rispose, ancora non del tutto sicura. "Io... sono contenta che tu, Takato-kun, Guilmon-chan, Ruki-san e gli altri... siano tutti qui. Ma... non vorrei mai che gli capitasse qualcosa per colpa mia..."

"Stai tranquilla, Juri. Sono sicuro che qualunque cosa accada, anche loro saranno contenti di darti una mano." rispose Elecmon, muovendo le sue lunghe orecchie. "E poi... cerca di non buttarti giù così, okay? Con tutto quello che hai avuto il coraggio di affrontare... sono convinto che hai il cuore di un leone!"

Juri non poteva dire di essere convinta delle parole del suo Digimon... ma se non altro, apprezzava il fatto che lui avesse così tanta fiducia in lei. E la sua fiducia le dava almeno l'impressione che le cose potessero andare un po' meglio, da quel momento in poi...

La bambina sentì qualcuno che bussava gentilmente alla porta della sua camera. Juri immaginava già di chi si trattasse... era la sua matrigna che era venuta fin lì per cercare di farle coraggio, e magari per offrirle qualcosa che la facesse sentire meglio. Ma in quel momento, Juri non se la sentiva davvero di rifiutare le sue cortesie. Almeno, voleva mostrarsi grata per quello che la nuova moglie di suo padre stava facendo per lei, e comportarsi male l'avrebbe solo fatta sentire peggio...

Con un sospiro, Juri si alzò dal suo letto, si passò una manica sugli occhi per non far vedere che aveva pianto, e andò ad aprire la porta, sbirciando appena un po' dalla sua camera. Come immaginava, la sua matrigna era lì, e teneva tra le mani un vassoietto sul quale era appoggiato un bicchiere di tè verde ancora fumante.     

Le due rimasero in silenzio per un po', prima che la signora Shizue Kato facesse un tentativo di approccio. "Ciao, Juri-chan." esordì. "Ho pensato che forse avresti gradito un po' di tè, e quindi... se non lo vuoi, va bene lo stesso, ma..."

"Grazie..." rispose la bambina, facendo un sorriso accennato che ebbe l'effetto di rallegrare un po' anche la sua matrigna, "Lo apprezzo molto."

Juri aprì la porta della sua camera e uscì, in modo da poter prendere il bicchiere di tè caldo con le sue mani e fare un cenno di ringraziamento alla matrigna. Almeno per un po', le due rimasero a guardarsi, sperando forse che potesse essere l'inizio di un disgelo tra loro.

Poi, Shizue annuì e si allontanò con il vassoio ora vuoto, in modo da lasciare la bambina ai suoi pensieri.

 

oooooooooo

 

Non era stata esattamente una serata piacevole neanche per il signor Hajime Katou, il proprietario della piccola taverna e padre di Juri. Poco dopo la chiusura del locale per la notte, l'uomo aveva detto di voler restare al piano terra per fare dei controlli ed assicurarsi che fosse tutto a posto. In realtà, il signor Katou aveva a sua volta bisogno di stare solo con i suoi pensieri e cercare, se possibile, di chiarirsi dei dubbi.

Più ci pensava, più aveva la spiacevole sensazione che, nonostante tutti i suoi tentativi, sua figlia si stesse allontanando sempre di più da lui. Aveva cercato con tutte le sue forze di proteggerla, dopo che sua moglie era stata portata via da quella dannata malattia... d'accordo, era stato severo nei suoi confronti, in più di un'occasione, e questo non faceva fatica ad ammetterlo. Era stato un male necessario. A volte, per proteggere una persona, è necessario fare cose di cui quella persona non approvava... ma Juri era soltanto una bambina, e avrebbe capito, col tempo.

O almeno, questo era quello che il signor Hajime si ripeteva. Ma a volte, aveva la sgradevole sensazione di stare ripetendosi tutto questo nel tentativo di convincersi. Che stava sbagliando qualcosa. E anche dopo che si era risposato con Shizue, dopo che si era permesso di dare a sè stesso un'altra possibilità di essere felice, questo non era riuscito a mettere a tacere i suoi dubbi.          

"Tesoro?" chiese la voce calma di Shizue, cogliendolo di sorpresa mentre era ancora seduto ad un tavolo, tenendosi la fronte con una mano. Hajime si voltò verso di lei, cercando di mantenere la sua espressione stoica, e la giovane donna entrò silenziosamente nella sala. "Tesoro, non credo che starai meglio se resti alzato tutta la notte a pensare a cose spiacevoli. Non sarebbe meglio se andassimo a dormire, e pensassimo a questo problema quando siamo più lucidi?"

"Shizue..." mormorò l'uomo. Si tolse per un breve momento i sottili occhiali da vista che indossava, sfregandosi gli occhi per mandare via quel po' di bruciore che accusava. "Non credevo fossi ancora alzata. E i bambini?"

"Masa-chan sta già dormendo da un bel po'." rispose Shizue con tutta tranquillità, riferendosi a Masahiko, il figlio piccolo che aveva avuto dal suo precedente matrimonio. "E Juri-chan... lei avrà solo bisogno di un po' di tempo. Sai, io... sono convinta che le dispiaccia di non aver fatto come dicevi tu e di aver seguito i suoi amici in quell'altro mondo. Ma lo ha fatto perchè pensava che fosse suo dovere. Perchè sentiva di dover dare loro una mano."

"Perchè non se ne rende conto? Io... voglio solo proteggerla. Non voglio che lei offra di nuovo. E poi, non voglio perderla." sospirò l'uomo, in un misto di angoscia e frustrazione. "Quando Michiko è morta, non sapevo cosa fare... non sapevo come fare per aiutarla. L'unica cosa che posso fare è impedirle di mettersi in pericolo. Eppure... man mano che passa il tempo, mi sembra che lei cerchi... di ribellarsi. Sento che si sta allontanando, e io non voglio che soffra di nuovo."

Shizue appoggiò gentilmente una mano sulla spalla del suo secondo marito. "Juri-chan ha dieci anni, non è più così piccola." affermò. "Anche lei sta crescendo. Ed è inevitabile... col tempo, i figli imparano a staccarsi dai genitori e a prendere la loro strada. Non accadrà domani, e nemmeno tanto presto... ma anche lei un giorno diventerà indipendente, e noi non possiamo impedirle di prendere le sue decisioni."

"E' ancora troppo piccola. Non posso stare a guardare senza fare niente se prende una decisione che potrebbe metterla in pericolo." rispose l'uomo, frustrato e rattristato. "Io vorrei soltanto che lei lo capisse. E vorrei che la smettesse di essere tanto prevenuta nei tuoi confronti."

"Lo capirà. Secondo me... lo ha già anche capito." rispose la donna, cercando ancora una volta di essere diplomatica. "Ora però non cominciare a farti del male da solo restando sveglio. Andiamo a riposare. Domani mattina riusciremo a ragionarci sopra con più calma. Mi raccomando, eh? Parla a Juri-chan con calma, e cerca di non perdere la pazienza, okay? Chiederò a Juri-chan di fare la stessa cosa."

Finalmente, dopo essere rimasto qualche secondo a pensarci su, Hajime si convinse e si alzò dalla sedia, tenendo la mano a Shizue. "D'accordo. Immagino che anche tu abbia ragione. Com'è che riesci sempre a farmi vedere il lato positivo di ogni situazione?" chiese.

Shizue fece una breve risata. "Oh, diciamo che ho la mia esperienza, quando si tratta di mettere d'accordo i litiganti." affermò, mentre i due si avviavano verso la loro stanza.

 

oooooooooo

 

Quella notte fu una delle prime, dopo tanto tempo, in cui la grande città di Tokyo era stata in grado di dormire sonni tranquilli. Nessuna aggressione di Digimon. Nessun black-out improvviso. Nessuna minaccia in vista. Finalmente, dopo settimane passate a preoccuparsi di ciò che sarebbe potuto accadere, i cittadini della grande metropoli erano sicuri che non sarebbe successo più nulla di pericoloso.

Ovviamente, questo non voleva dire che quartieri come Shinjuku o Shibuya non fossero caotici ed affollati come sempre. Ma quella notte, quanto meno, non era una confusione alimentata dall'ansia e dalla paura.

Fu per questo che nessuno si accorse che c'era qualcosa che non andava, finchè non era ormai troppo tardi.

Sulle prime, in effetti, sarebbe stato difficile rendersi conto del problema. Nel traffico e nel caos di Tokyo, nessuno aveva fatto caso a delle piccole chiazze di materia purpurea che erano strisciati fuori da sotto le strade, come mossi da qualche orribile volontà aliena.

Davanti alla stazione dei treni e della metropolitana di Shibuya si verificò il primo incidente - un gruppo di ragazzi si era fermato per farsi una foto accanto alla famosa statua di Hachiko, e aveva notato quella strana materia purpurea che formava delle inquietanti pozzanghere sul terreno. Il fluido misterioso aveva cominciato a muoversi aggressivamente verso di loro, e i ragazzi avevano saggiamente deciso di scappare, seguiti da tutti coloro che passavano di lì in quel momento.

Nel giro di pochi secondi, del caos ordinato che normalmente si sarebbe associato a Shibuya non era rimasto che puro e semplice caos. Quelle strane pozzanghere viola cominciarono ad espandersi in breve tempo e si svilupparono, creando una montagna di orrenda materia purpurea che avanzava senza freni, come una sorta di blob. La velocità di espansione aumentò di colpo, e la materia violacea si trasformò rapidamente in un'ondata mostruosa che travolgeva uomini, animali ed oggetti senza distinzione. Molte famiglie si svegliarono di colpo nei loro appartamenti, solo per trovarsi immersi in quella cosa innaturale, ritrovandosi a nuotare disperatamente in un mare di gelatina rossastra. Nel giro di pochi minuti, una bolla di materia rossastra aveva inghiottito la stazione di Shibuya assieme a decine di persone... e stava continuando a crescere!

 

oooooooooo

 

"Takato! Takato! Guilmon!"

Il giovane Takato Matsuda venne improvvisamente risvegliato da un bel sogno dalla voce allarmata dei suoi genitori, che avevano fatto irruzione in camera sua per svegliarlo, con delle espressioni di panico ed apprensione dipinte sui volti! Guilmon stesso si svegliò di soprassalto e sbattè gli occhi stupefatto, mentre cercava di fare mente locale e capire quale fosse il problema.

"Ah... M-mamma... papà... che sta... succedendo?" esclamò il giovane Tamer, sfregandosi gli occhi ancora non del tutto sveglio.

La signora Matsuda scosse la testa. "Una... una cosa terribile! Hanno dato l'allarme in tutta la regione di Tokyo!" esclamò. "E'... è apparso qualcosa di terribile! Di mostruoso! Vieni... vieni a vedere! Lo stanno facendo vedere in televisione... e hanno esortato tutti gli abitanti del quartiere a mettersi al sicuro!"

"C-cosa? C'è... c'è un altro Digimon che è venuto ad attaccarci?" chiese incredulo Guilmon. I suoi occhi si fecero due fessure, come di solito accadeva quando prendeva qualcosa sul serio.

Il signor Matsuda scosse la testa, mentre Takato si infilava rapidamente la tuta e le pantofole. "No... no, almeno... non mi sembra affatto un Digimon! E'... è una cosa molto peggiore, vieni a vedere!"

"Non è un Digimon? E cos'altro può essere?" si chiese Takato. Rapidamente, il giovane Tamer, i suoi genitori e il suo fedele compagno si fiondarono giù per le scale, con una tale foga che per poco Takato non finì per scivolare giù. Un istante dopo, Takato entrò di corsa nella piccola cucina di casa Matsuda, dove la televisione era rimasta accesa... e davanti ai suoi occhi, sul piccolo schermo, si presentò uno spettacolo allucinante!

Un'inquadratura da distanza del quartiere di Shibuya, ormai irriconoscibile a causa della massa semiliquida e rossastra che si avvinghiava agli edifici e alle strade. Palazzi, veicoli, lampioni, cartelli stradali... tutto era stato inglobato in quell'ammasso informe di materia gelatinosa dall'aspetto innaturale!

"Ta... katomon... quello è..." ringhiò Guilmon. Ogni parvenza di allegria era scomparsa, e il piccolo Digimon si comportava come se si stesse preparando ad affrontare un avversario formidabile. Impressione che in effetti non si discostava dalla realtà.

"Non è possibile... quello... quello è... il D-Reaper!" boccheggiò Takato, riconoscendo la mostruosità a cui erano a malapena riusciti a sfuggire nel Mondo Digitale. Quella cosa abominevole si muoveva lenta ma inesorabile, avvolgendo gli edifici e le strade di Tokyo nel suo abbraccio mortale.

"Takato-chan? Guilmon-chan? Voi... voi avete già visto quella... quella cosa?" chiese la signora Matsuda, ancora incredula davanti al disastro che stava investendo Tokyo.

Senza staccare gli occhi dallo schermo, Takato annuì con evidente orrore. "Sì, mamma... quella cosa si chiama D-Reaper... era la cosa che stava distruggendo il Mondo Digitale, ed era il motivo per cui i Digimon emergevano nel Mondo Reale! Ma... ma credevo che fosse stato annientato! O almeno fosse stato posto in condizioni di non nuocere più! Come... come è arrivato nel Mondo Reale? E soprattutto... come facciamo a fermarlo?"

"Voi ragazzi... avete davvero affrontato una cosa così terrificante?" chiese il signor Matsuda, altrettanto incredulo e sconvolto.

"A tutti gli abitanti della contea di Tokyo." si sentì la voce dell'annunciatore. "Un disastro senza precedenti si è abbattuto sulla nostra città. Non più di un'ora fa, è stata segnalata la presenza di una sostanza sconosciuta, dall'aspetto di una gelatina rossastra che si muove spontaneamente, nella zona di Shibuya. La natura di questa sostanza non è ancora chiara, ma si sta spostando rapidamente, aumentando di volume e dimensioni, e cercando di fagocitare tutto quello che si trova sulla sua strada. Il contatto con questa sostanza è considerato letale. Tutti gli abitanti della contea di Tokyo sono pregati di lasciare immediatamente le loro abitazioni, portando con sè soltanto l'indispensabile. L'attuale responsabile del progetto Hypnos, il direttore Yamaki Mitsuo, è al momento impegnato ad informare le autorità sulla natura di questo organismo sconosciuto. Ripetiamo che il contatto con la sostanza sconosciuta è da considerarsi letale, e deve essere evitato a qualsiaso costo. Le autorità sono attualmente al lavoro su questa minaccia e sapranno dire quanto prima di cosa si tratta. Per favore, seguite le loro istruzioni. Da questo momento non saremo più in onda finchè la situazione non sarà stata risolta. Grazie per la vostra attenzione."

Mentre l'annunciatore parlava, sullo schermo si vedeva l'atroce spettacolo del D-Reaper che continuava ad espandersi, come una sorta di gigantesca ameba purpurea che estendeva avidamente i suoi pseudopodi. Takato era rimasto come inebetito a guardare la mostruosità digitale che continuava imperterrita ad avanzare... ma finalmente, non appena l'annuncio terminò e lo schermo venne coperto da un segnale di statico, il ragazzino e il suo partner digitale riuscirono a riscuotersi, e Takato si voltò verso i suoi genitori con espressione determinata.

"Mamma! Papà! Ascoltatemi, per favore!" esclamò. "Le... le comunicazioni telefoniche funzionano ancora, vero? Il D-Reaper non le ha ancora interrotte?"

"Non mi sembra..." rispose la signora Matsuda, per poi correre al telefono, sollevare la cornetta e mettersi ad ascoltare. "No... no, per fortuna no! Le linee del telefono funzionano ancora... anche se non so per quanto. Cosa vorresti fare?"

"Prima di tutto... dovrei mettermi in contatto con i miei compagni e con Yamaki-san!" rispose prontamente. "Almeno loro sapranno da dove iniziare per fermare quella... quella cosa!"

"Takatomon ha ragione! In questo momento siamo gli unici che possano fare qualcosa contro quel mostro!" incalzò Guilmon.

"C-come? Takato, non vorrai dirmi che pensi davvero di andare di nuovo a rischiare la vita in qualche battaglia di Digimon?" chiese inorridito il signor Matsuda. "E'... è una pazzia, te ne rendi conto? Forse... forse nel Mondo Digitale avete potuto farcela perchè c'erano tutti quei Digimon a darvi una mano, ma qui? Qui... sareste da soli!"

"Non possiamo fare altrimenti! Non capite?" esclamò Takato, forse con più foga di quanta non intendesse. "Mamma, papà... ascoltatemi, per favore! So che è pericoloso, ma quel mostro ci sta mettendo tutti in pericolo! Sta inghiottendo Tokyo, e chi può dire se si fermerà lì? Noi... noi Tamer siamo gli unici che siano riusciti ad ostacolarlo! In questo momento siamo gli unici che possano tentare qualcosa per fermarlo! DEVO tentare! Devo raggiungere i miei amici e Yamaki-san... e cercare di fare qualcosa per fermare quella mostruosità!"

I signori Matsuda restarono sbalorditi davanti alle parole del figlio, pronunciate con decisione e senza la minima esitazione... e il signor Matsuda appoggiò una mano sulla spalla della moglie, con espressione cupa ma comprensiva.

"Sì... Takato e Guilmon hanno ragione. Io... non vorrei mai che si mettessero in pericolo, ma... in questo momento sono gli unici che possano affrontare quell'orrore con qualche possibilità di vittoria." affermò. "Dobbiamo metterci in contatto con il signor Wong. E' lui ad essere a più stretto contatto con il direttore Yamaki. Almeno lui saprà da che parte iniziare..."

Takato e Guilmon sorrisero. Anche in una situazione così difficile, c'era ancora un po' di speranza. "Grazie, papà..." affermò il ragazzino. "Dobbiamo anche trovare Calumon, in realtà... ho paura che il D-Reaper lo abbia già preso di mira!"

"Allora non perdiamo altro tempo!" disse il signor Matsuda, e cominciò a comporre il numero del signor Janyuu Wong...

 

oooooooooo

 

Nell'appartamento della famiglia Wong, Jenrya stava osservando lo spettacolo del D-Reaper che si espandeva, lento ma inarrestabile, a pochi isolati di distanza dalla sua abitazione... e chiaramente, il suo Digimon non poteva che essere con lui, e in quel momento non aveva alcuna voglia di fare battute.

"Per la miseria, Jen..." mormorò Terriermon, teso come una corda di violino. "Se... se non avessi mai più visto quell'ammasso di gelatina, sarebbe stato ancora troppo presto!"

"Cosa facciamo, fratellone Jen?" chiese Shuichon, che osservava impaurita proprio a pochi passi dietro il fratello maggiore, con il piccolo Lopmon avvinghiato a lei. "E' quella cosa rossa che c'era nel Mondo Digitale!"

"Lo so, Shuichon..." disse il giovane Tamer. "Ora quello che dobbiamo fare è andarcenedi qui prima che arrivi! Anzi, credo che papà stia parlando con Yamaki-san..."

Jenrya e Terriermon andarono di corsa a vedere cosa stesse accadendo in soggiorno. I fratelli maggori e la madre di Jenrya erano seduti sulle poltrone e stavano ascoltando con apprensione la telefonata che Janyuu stava facendo... e l'uomo ascoltava quello che il suo interlocutore gli diceva dall'altro capo della conversazione, passeggiando nervosamente su e giù per il soggiorno e tenendo il telefono cordless attaccato all'orecchio.

"Sì... sì, Yamaki-san, me ne rendo conto. Non... posso dire che mi faccia piacere, dopo tutto quello che è successo, ma... immagino che non abbiamo molta scelta. Il resto dei Monster Makers sono lì?" chiese Janyuu. Si sentì una risposta ferma ma calma provenire dall'altro lato della conversazione, ma Jenrya non era abbastanza vicino da sentire cosa stava dicendo.

Ovviamente, per le orecchie acute di Terriermon, la distanza non era un problema. Con estrema naturalezza, il Digimon cagnolino drizzò una delle sue lunghe orecchie e ascoltò la risposta che Yamaki stava dando. Jenrya vide il suo amico digitale annuire con fare sicuro e dimenare allegramente la sua quasi inesistente coda.

"D'accordo. Sì, farò in modo di arrivare quanto prima." disse Janyuu. "Sì... okay, prenderò quella strada. Grazie per l'aiuto. A presto."

Janyuu interruppe la chiamata, e la sua famiglia cercò subito di farsi dire cosa dovevano fare e come gestire quella situazione così precaria. Per fortuna, anche sotto pressione, Janyuu rimase padrone di sè e fece cenno con la mano di mantenere la calma. "Okay, ascoltatemi bene. Yamaki-san mi ha detto che ci sono ancora delle strade relativamente sicure. Il D-Reaper, con il tasso di espansione attuale, ci metterà almeno 12 ore per raggiungerle. Mi è stata indicata una strada relativamente sicura per raggiungere il quartier generale di Hypnos, ed è lì che andremo."

"E per quanto riguarda Takato-kun, Ruki-san e gli altri?" chiese Jenrya. Lui, Shuichon, Terriermon e Lopmon raggiunsero il resto della famiglia, che si strinse protettivamente attorno a loro. "Yamaki-san li ha già contattati? Sanno come raggiungerci?"

"Mi ha assicurato che se ne sta occupando in questo momento." affermò Janyuu. "Stai tranquillo, Jenrya, i tuoi amici saranno in grado di unirsi a noi quanto prima."

"Meno male..." disse Terriermon con un sospiro di sollievo. "Okay, allora che aspettiamo? Raggiungiamo la nostra base... e cominciamo a pensare a come ricacciare indietro quella gelatina troppo cresciuta!"

"Chissà Zhuqiaomon-sama e gli altri come se la stanno cavando..." disse il piccolo Lopmon, volgendo lo sguardo alla skyline di Tokyo. Il cielo notturno stava assumendo degli strani, febbrili colori, immerso in un caleidoscopio miscuglio di verde, viola e rosso che si stava man mano sostituendo al blu della prima mattinata.

 

oooooooooo

 

Nella dimora della famiglia Makino, Ruki, Renamon e il resto della famiglia avevano appena finito di raccogliere quel poco di cui avevano bisogno e stavano per dirigersi verso la sede centrale di Hypnos. Anche da dove si trovavano, si riusciva a vedere la devastazione che il D-Reaper stava seminando in città - i quartieri di Shibuya sembravano ora niente più che una marea di enormi bolle purpuree che si muovevano lentamente...

"Ma... ma cos'è quella... quella cosa? E'... è orribile... tutte quelle persone là dentro..." mormorò Rumiko Makino, la giovane madre di Ruki. Il suo sguardo era fisso sulla massa informe del D-Reaper, gli occhi sbarrati in un'espressione di orrore. "Ruki... tu... hai davvero visto una cosa del genere... lì a DigiWorld...?"

"Mamma, non è il momento." rispose Ruki. "Adesso dobbiamo andarcene."

Renamon prese Rumiko per le spalle e la scosse lievemente, in modo da farla riprendere dal suo shock. "Signora Rumiko, ne dovremo discutere più tardi." disse con tono sicuro e controllato, in modo da calmare la giovane madre e non permetterle di farsi prendere dal panico in quel momento. "Dobbiamo seguire le indicazioni che ci hanno dato e raggiungere la sede di Hypnos."

Nonna Saeko annuì energicamente. "Sì, Renamon-san ha ragione." affermò, appoggiando gentilmente una mano sul braccio della figlia, che riuscì a scuotersi dal suo terrore e prese un bel respiro. "Okay, cara, adesso prendi fiato... e poi raggiungiamo gli amici di Ruki-chan. Spero che stiano tutti bene."

"Se si tratta di Occhialoni e dei suoi compagni, potete stare tranquille." disse la rossa Regina dei Digimon. "Sono sicura che sanno il fatto loro."

    

oooooooooo

 

Dire che la sede centrale di Hypnos era scattata in piena attività non appena era scattato l'allarme sarebbe stato dire poco. Yamaki e i suoi dipendenti, in particolare le sue assistenti Reika Ootori e Megumi Onodera, si erano messi rapidamente all'opera. E i Monster Makers, che per fortuna non erano ancora tornati ai loro paesi di provenienza, non erano rimasti a lungo a chiedersi cosa fosse quella mostruosità che minacciava di fagocitare Tokyo. Tutti erano già al lavoro e stavano facendo del loro meglio per proteggere la popolazione e scoprire come neutralizzare il D-Reaper.

"Qual è la situazione, Onodera?" chiese Yamaki, arrivando in quel momento nella sala di controllo principale. Vide subito che purtroppo non tutti gli strumenti operavano alla piena efficienza - sicuramente un effetto delle interferenze che il D-Reaper stava provocando nelle comunicazioni e nel traffico dei dati. Il comandante di Hypnos aveva la netta sensazione che quella cosa innaturale sapesse già dove colpire per mettere gli umani con le spalle al muro...

"Non ho buone notizie, purtroppo." rispose Megumi scuotendo la testa. "Il quartiere di Shibuya è completamente tagliato fuori dalle comunicazioni, e abbiamo gravi difficoltà anche a contattare gli altri quartieri. Non sappiamo quante persone siano rimaste intrappolate dall'emersione del D-Reaper... ma temiamo che la conta delle vittime sia di migliaia."

Yamaki sospirò e si aggiustò gli occhiali da sole. Non ricordava che Tokyo fosse mai stata colpita da una simile calamità. Ma non era il momento di farsi prendere dallo sconforto. Ora toccava a lui e a quei ragazzi trovare un modo di contenere il D-Reaper e limitare i danni finchè non fosse stata trovata una contromisura per neutralizzarlo una volta per tutte.

"Stiamo in questo momento monitorando l'espansione dell'entità digitale." continuò Reika, controllata come sempre. "Temo che le cattive notizie non finiscano qui. Il D-Reaper si sta espandendo anche attraverso un passaggio che è stato in qualche modo creato tra il Mondo Reale e quello Digitale. Entrambi i mondi sono sotto attacco."

"Temo di immaginare come abbia fatto..." affermò Yamaki. "Probabilmente il D-Reaper ha sfruttato gli strascichi del passaggio dimensionale che abbiamo usato per mandare i ragazzi nel Mondo Digitale."

"Yamaki-san!" esclamò la voce di Takato, che stava arrivando in quel momento affiancato dai suoi compagni, umani e digitali che fossero, e dal signor Janyuu Wong, il padre di Jenrya. Gli unici che mancavano, per ovvi motivi, erano la piccola Shuichon e Lopmon. Takato e Guilmon ripresero fiato per qualche istante, poi Takato alzò la testa e si rimise a posto meglio che poteva. "Siamo... siamo tutti qui, per fortuna. Siamo... arrivati non appena abbiamo potuto."

"Il D-Reaper si sta espandendo, e in questo momento sta avvicinandosi ai quartieri adiacenti a Shibuya. La situazione è molto grave, temo..." disse Ryou, affiancato da un Monodramon che appariva teso e stanco.

Yamaki fece un sorriso appena accennato nel vedere il gruppo dei Tamers. Se non altro, poter contare su di loro era una fortuna nella sfortuna... Ma non c'era il tempo di rallegrarsi. Quello che dovevano fare ora era unire le loro forze per cercare una soluzione al dilemma. "Sarò schietto con voi, ragazzi. Sì, siamo di fronte ad una minaccia come non ne abbiamo mai viste prima d'ora." affermò Yamaki. "Il D-Reaper si sta espandendo, e sta attaccando anche il Mondo Digitale mentre stiamo parlando. La sua programmazione lo spinge ad attaccare tutto ciò che stando ai suoi parametri è evoluto oltre un certo limite... e temo che la razza umana sia per lui un bersaglio legittimo come lo sono i Digimon."

"Yamaki-san, ci sono degli aggiornamenti!" affermò Reika, portando la sua attenzione ad uno schermo vicino alla sua pstazione. "Gli strumenti rilevano lemersione di numerose entità digitali di dimensioni minori nei pressi della massa del D-Reaper! Il diagramma è sconosciuto... non sono identificate come Digimon."

Anche lo stoico Yamaki non riuscì a dissimulare la sorpresa e la preoccupazione. "Cosa?" chiese il leader di Hypnos. "Ootori, riesci a darci una visualizzazione?"

"Farò tutto il possibile." rispose lei, rimettendosi alla console e muovendo rapidamente le mani sui controlli. Ci fu qualche difficoltà... ma alla fine, la giovane donna riuscì a stabilire un contatto e a stabilizzarlo, attivando alcuni monitor piazzati strategicamente in varie posizioni. Per qualche istante, gli schermi non mostrarono che qualche segnale di statico... ma dopo pochi istanti, le riprese apparvero più chiare.

Takato, Guilmon e i loro compagni trasalirono per l'orrore.

Quello che stavano vedendo sugli schermi era uno spettacolo atroce e raccapriccante. La massa informe del D-Reaper gorgogliava e ribolliva... e nei punti in cui le bolle esplodevano stavano emergendo delle nuove creature che sembravano uscite dagli incubi di un folle. Innumerevoli uccelli mostruosi dalle piume grigio piombo e dalla forma innaturalmente regolare prendevano il volo dalla superficie del distruttore digitale, levandosi in aria come uno sciame aberrante. Poco più in là erano apparsi degli altri esseri simili a fantasmi con dei volti inespressivi e robotici, e con diversi tentacoli terminanti in lame ricurve simili a falci. Sul terreno, numerose creature vagamente simili a calamari con dei cannoni montati sui tentacoli si contorcevano e strisciavano in un'allucinante parodia di vita... e altri mostri bipedi dalla forma allungata si guardavano attorno alla ricerca di qualcosa da distruggere!

Il D-Reaper stava creando altre entità, estensioni di sè stesso che avrebbe usato per cancellare ogni resistenza.

"La vedo... un po' bruttina, se volete la mia!" commentò Hirokazu. Il piccolo Hagurumon, al sicuro sulla spalla del suo Tamer, fece scricchiolare i suoi ingranaggi, emettendo un suono che poteva assomigliare ad un grido di paura.

"Ma... ma è pazzesco... quando... quando lo abbiamo affrontato a DigiWorld, il D-Reaper non poteva creare quei mostri! O almeno... non lo ha mai fatto!" affermò Jenrya sbalordito. "Come mai adesso..."

A rispondere a questa domanda pensò Alice. La biondina vestita di nero apparve da dietro il gruppo, accompagnata dal fedele Dobermon, e guardò verso gli schermi, ancora senza tradire alcuna emozione. "Il D-Reaper... sta evolvendo anche lui." affermò.

"Come dici, scusa?" chiese Guilmon. "Un po'... come facciamo noi Digimon?"

Fu Dobermon a rispondere a questa domanda. Il gigantesco cane nero serrò gli occhi mentre guardava verso lo stesso schermo della sua Tamer temporanea, e confermò quello che aveva detto Alice con un cenno della testa. "E' una cosa abbastanza simile, sì." affermò. "Il D-Reaper si adatta alle condizioni in cui si trova. Sa che avrà bisogno di individuare e distruggere tutti i Digimon che si trovano nel Mondo Reale, in quanto li vede come un ostacolo allo scopo della sua programmazione. In qualche modo, il suo programma ha sviluppato delle subroutine che hanno dato vita a quegli esseri che vediamo, e il cui scopo è scovare e distruggere tutti i Digimon rimasti nel Mondo Reale."

"Il D-Reaper era stato inizialmente creato per eliminare i dati in eccesso e cancellare i programmi che superavano le loro limitazioni... e ironicamente, il D-Reaper stesso ha superato alcuni dei suoi limiti." spiegò Janyuu, anche lui fissando gli schermi con apprensione. L'uomo abbassò lo sguardo e incrociò quello di Yamaki, facendo un cenno di intesa. "Non c'è dubbio. Siamo di fronte ad una minaccia dal potenziale virtualmente illimitato. Se non la fermiamo mentre è ancora ad un livello gestibile... temo che entrambi i mondi verranno fagocitati dal D-Reaper."

Come se il programma fuori controllo avesse sentito quello che Janyuu aveva detto e volesse dargliene conferma, qualcosa cominciò a ribollire e a muoversi nella massa informe del D-Reaper. Nel centro dell'ammasso di materia informe si raccolse un grumo di quella innaturale sostanza gelatinosa, che cominciò a crescere in modo da formare una oscena torre di materia rossa e nera, che si erse per almeno un centinaio di metri di altezza, torreggiando persino sulle più alte torri di Shibuya! Quel corpo orripilante era composto da innumerevoli cavi, fibre e filamenti, tutti fusi tra loro in modo da formare un abominio semisolido... e in cima a questa cosa orribile, apparve una sorta di testa sferica, al cui centro brillava una sorta di occhio meccanico che emergeva da una strana maschera dorata a forma di scudo. Due creste a forma di arco ornavano i lati della testa di quell'orrore digitale, come a voler sottolineare che si trattava del re dei mostri creati dal D-Reaper!

"Ma... ma come... come ha fatto?" esclamò Juri con gli occhi sbarrati. "E' orribile... tutte quelle persone..."

Hirokazu deglutì. "Ragazzi, non so voi... ma quella cosa mi sembra tanto l'occhio di Sauron!" esclamò. Quando alcuni dei suoi compagni lo guardarono stupiti, il ragazzo si schiarì la voce e spiegò cosa volesse dire. "Voglio dire, avete presente il Signore degli Anelli, vero? Con Sauron il signore del male che vede tutto con il grande occhio infuocato sopra Mordor..."

"Non so se sia un paragone calzante..." affermò Takato, un po' incerto.

Renamon fece un cenno con la testa. "Quello che Hirokazu voleva dire è chiaro. Il D-Reaper è ora la più grande minaccia che ci siamo mai trovati ad affrontare, e dobbiamo fare quello che possiamo per fermarlo."

Janyuu annuì, in perfetto accordo con la volpe ninja. "E' così... io e i Monster Makers ci adopereremo per analizzare il D-Reaper e cercare di scoprire un punto debole." affermò. "Temo che per allora... non possiamo fare altro che azione di contenimento. E questo compito... spetterà a voi, anche se avrei preferito non dovervi coinvolgere di nuovo."

"Non ti preoccupare, papà. Sappiamo cosa dobbiamo fare." affermò Jenrya, mettendo a tacere la sua paura. Lui e Terriermon si piazzarono davanti a Janyuu e annuirono decisi. "Come Tamers, abbiamo una responsabilità verso i nostri due mondi... e non ci sottrarremo!"

"Momentai!" rispose Terriermon. "Anche gli altri sono d'accordo, mi sembra."

Takato e Guilmon si dissero d'accordo, seguiti subito dopo da Ruki e Renamon, Ryou e Monodramon, Juri ed Elecmon, Hirokazu ed Hagurumon, Kenta e MarineAngemon, e anche Alice e Dobermon. In quel momento, la cupa consapevolezza di tutti era che le vite degli abitanti di Shibuya, e il destino di entrambi i mondi gravava sulle loro spalle...

 

oooooooooo

 

Il kernel del D-Reaper era stato ricostituito, e il programma fuori controllo era appena riuscito a stabilizzarsi. Al centro della grande sala, le cui mura di materia rossastra scivolavano e cambiavano forma in continuazione, si ergeva una versione in miniatura della "torre" che il D-Reaper aveva formato all'esterno. Sembrava quasi che il D-Reaper avesse creato una sorta di "corpo" per sè stesso in modo da poter controllare meglio come andasse la sua opera di cancellazione.

"FLUSSO DI DATI STABILE. FUNZIONI RIPRISTINATE CON EFFICIENZA DEL 92.4%. NESSUNA INTERFERENZA RILEVATA. PARAMETRI DI FUNZIONAMENTO ENTRO LIMITI ACCETTABILI. AUTORIZZATO RIPRISTINO DEL PROGRAMMA ORIGINALE."

"Fermo, maledizione! Che cosa stai facendo?"

Una vocetta acuta echeggiò nella sala del kernel, e un inferocito Deva Scimmia marciò nella sala del kernel, usando il suo bastone per mandare via tutti gli pseudopodi di materia gelatinosa rossastra che si paravano sulla sua strada. Si fermò a pochi metri di distanza da quello che pareva essere il corpo principale del D-Reaper, e gli puntò contro la sua arma. "Non era questo che dovevi fare! Dovevi attaccare soltanto il mondo degli umani! Il Mondo Digitale è il mio mondo e quello che appartiene al sommo Zhuqiaomon-sama! Smetti immediatamente di fare quello che vuoi!" esclamò Makuramon, cercando di mostrarsi minaccioso.

"QUESTO PROGRAMMA SI LIMITA AD ESEGUIRE LE ISTRUZIONI CHE LO COMPONGONO." rispose il programma in tono piatto. "NELLE ROUTINE DI QUESTO PROGRAMMA NON SONO PRESENTI ISTRUZIONI CHE IMPONGANO DI ESEGUIRE ORDINI ESTERNI NON AUTORIZZATI."

"Che stai dicendo?" sbraitò Makuramon. "Non ti ho portato nel mondo degli umani perchè tu diventassi di nuovo una minaccia alla mia specie! Esegui i miei ordini!"

La risposta del D-Reaper fu più che chiara.

"RILEVATA ENTITA' DIGITALE. LE FUNZIONI DELL'ENTITA' DIGITALE ESULANO DALLA SUA PROGRAMMAZIONE ORIGINARIA. QUANTITA' DI DATI ECCESSIVA. CANCELLARE."

Una raffica di tentacoli terminanti con falci d'acciaio apparve spontaneamente dal corpo del D-Reaper e sfrecciò verso Makuramon. Troppo sorpreso per reagire, il Deva Scimmia restò a guardare con orrore le lame che lo raggiungevano e lo trafiggevano senza pietà, cominciando a disperdere e cancellare i suoi dati. Il Deva Scimmia cadde in ginocchio boccheggiando, mentre scie di pixel si levavano dal suo corpo.

"Gah... maledetto... rottame..." ansimò, ancora deciso a non arrendersi. "Che diavolo... stai facendo... io... ti ho portato qui... ti ho permesso di... sopravvivere... Tu mi devi gratitudine... e rispetto..."

"GRATITUDINE. RISPETTO. TERMINI SCONOSCIUTI. NECESSARI ULTERIORI DATI." replicò il D-Reaper senza un minimo di sarcasmo.

Mentre Makuramon esalava il suo ultimo respiro e i suoi dati venivano cancellati per sempre, l'ultima cosa che gli passò per la mente fu la realizzazione di aver commesso un errore talmente enorme che non esisteva una parola adatta per definirsi se non apocalittico.

Una volta che il Deva Scimmia fu scomparso, il D-Reaper ritrasse le sue appendici, che tornarono a far parte del suo mostruoso corpo. "ENTITA' DIGITALE CANCELLATA. RIPRENDERE FUNZIONI ORDINARIE." affermò, tornando alla sua inesorabile opera di sterminio...

 

ooooooooooo 

 

CONTINUA...

 

 

  
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