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Autore: Guido_Colombo    18/12/2023    0 recensioni
Cosa succederebbe se, per risolvere un conflitto tra le più importanti divinità mai esistite, si decidesse di indire un torneo di pallone?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Quello in cui a momenti si menano

Loggia bianca.

Anno 2023.

Zeus camminava nervosamente avanti e indietro per la stanza. La barba lunga e bianca ondeggiava a ritmo con i suoi passi, mentre i grossi e imponenti baffi vibravano ininterrottamente, a sottolineare il nervosismo del dio del fulmine.

Nello stesso luogo, altri dèi confabulavano qualcosa in piccoli gruppetti di non massimo di tre individui, attenti a non farsi sentire dagli altri.

 

"Qualcuno vuole uno spritz?"

 

La voce di Dioniso, dio del vino, sovrastò il chiacchiericcio generale.

 

"Avanti, cosa sono quei musi lunghi? Oggi è un giorno di festa, bisogna solo pensare a bere!"

 

"Per noi è sempre festa, Dioniso. Siamo divinità, ricordi? Non facciamo niente dalla mattina alla sera, soprattutto da quando sulla Terra si sono completamente dimenticati di noi."

 

La voce che rispose a Dioniso apparteneva ad Apollo, dio della musica. Giovane aitante, capelli neri corvini e occhi azzurri, Apollo era abituato a intromettersi nei discorsi degli altri, solo per il gusto di vedere l’irritazione dipingersi sul volto dell’infastidito di turno. Era inoltre molto famoso tra le divinità per essere un rinomato gigolò.  

 

" Caro Apollo, mi sembra di averti detto più di una volta che voglio essere chiamato Bacco. Dioniso mi fa schifo come nome. "

 

Una dea si fece avanti, puntando dritto verso i due.

 

"E invece ti chiami Dioniso. Razionalmente, è giusto così."

 

"Non ho mai capito …" alla discussione si aggiunse anche un altro dio " … perché abbiamo dovuto fare il doppio lavoro da sempre. Per carità, bel nome Marte, sia chiaro. Ma Ares, diamine. Quanto cazzo è figo A-r-e-s?"

 

Apollo girò la testa, visibilmente stizzito. Adorava mettere in imbarazzo gli altri dèi, ma odiava terribilmente essere interrotto durante tale pratica. E poi non sopportava il turpiloquio.

 

"Atena, mia …. cara." Apollo si rivolse direttamente alla donna, ignorando Ares.  "Vedo che giri ancora in coppia col tuo collega. Eppure, da quel che ne so, sono millenni che vengono combattute guerre senza che il vostro aiuto venga richiesto."

 

"Se è per questo, amico mio … " rispose Dioniso "... giù sulla Terra ascoltano la trap, eppure tu giri ancora con quella stupida lira al collo. Ma che ci dobbiamo fare con questi strumenti a corde nel 2023?"

 

Quell’insulto fu troppo per Apollo. Non aveva certo speso millenni della sua celestiale vita nel cercare di far sviluppare all’Umanità un sopraffino gusto musicale, per poi essere preso in giro da un perdigiorno qualunque. Come gli mancavano gli anni ‘70, con tutto quel rock e quelle chitarre tirate a lucido pronte a essere spaccate sui palchi di mezzo mondo. Doveva dare a quel ragazzo una lezione.

 

"Guai a te Dioniso, se ti permetti di nuovo di …" 

 

"FINITELA!"

 

Zeus aveva smesso di camminare su è giù per la Loggia e si era trovato costretto, suo malgrado, ad ascoltare l’ennesimo, inutile, bisticcio tra divinità. 

 

"Ecco, avete fatto incazzare babbo. Adesso lo sentite." bofonchiò Ares.

 

Il dio del fulmine raggiunse i due litiganti con grosse falcate, superando gruppetti di dèi che si scostarono immediatamente al suo passaggio.

 

"Siete due inetti!" tuonò Zeus "State sempre a litigare tra voi per delle sciocchezze, mentre la nostra reputazione sulla Terra è ai minimi storici da oltre un millennio!"

 

"Babbo, ti prego, stai calmo … " balbettò Ares

 

" STARE …"  Zeus era sul punto di prenderli a saette tutti quanti " … STARE CALMO?!"

 

Dioniso non riuscì a trattenere una risatina.

 

" Stare calmo …" sghignazzò " … è tipo un quartiere di Praga, come Stare Mesto."

 

Zeus lo fulminò, ma solo con lo sguardo.

 

"E sentiamo un po’, D-i-o-n-i-s-o, ci vai spesso a Praga tu?" fece Atena con la sola intenzione di infastidire il dio del vino.

 

"Certo che ci vado." rispose Dioniso "Laggiù bere birra costa meno che bere l’acqua."

 

" Almeno non ti prendi la salmonella …" fece Ares tra i denti.

 

ZAP!

 

Un fulmine cadde a pochi centimetri dal dio della guerra.

 

"Babbo, ma che cazzo! Sei impazzito?! Avresti potuto ammazzarmi, dannazione!" squittì Ares.

 

Il volto di Zeus si contrasse in una smorfia.

 

"Non sono così stupido da far fuori il sangue del mio sangue, ma lo sa il cielo quanto mi fate arrabbiare."

 

Fece una pausa.

 

 "Sentite … " riprese " … questa situazione sta andando avanti da troppo tempo. Dobbiamo tornare a essere quelli di una volta, gli dèi venerati dai più grandi Imperi che la Storia ricordi. Non siete stufi anche voi di passare le giornate qui dentro? Sono centinaia di anni che non facciamo altro che venire qui a bere, mangiare e … "

 

Zeus si interruppe. Un puzzo nauseabondo aveva invaso la Loggia e costretto tutte le divinità a coprirsi naso e bocca. 

 

"Hai cacato?" fece Ares ad Apollo.

 

"No, Ares, non ho “cacato”." sibilò Apollo a labbra strette. "Questo è odore di sterco di cavallo."

 

Fufluns, il gestore della Loggia, attraversò rapidamente la grande stanza, muovendo velocemente le corte e sottili gambe. Tutti si chiedevano, da tempo, come facessero degli arti così minuti a sorreggere il pancione di quell’individuo. 

 

"Questa è la terza volta in una settimana, Odino!" la voce stridula di Fufluns quasi bucò i timpani dei presenti "Ti ho già ripetuto un milione di volte che il tuo animale non può entrare qui, maledizione!"

 

Un omone grande e grosso, dalla folta barba bianca e capelli ricci tirati indietro con una sostanza simile alla brillantina, stanziava all’ingresso del locale. Nella mano sinistra, la capezza del suo destriero, Sleipnir. Nella destra, una lancia appuntita.

 

"E soprattutto ti avevo detto … " aggiunse minaccioso Fufluns " … di non portare quell’affare qui! Vuoi infilzare qualcuno mentre ti ubriachi di idromele?"

 

La scena, vista da fuori, era a dir poco surreale: un ometto panciuto, alto non più di un metro e sessanta che sgridava a gran voce un omaccione di almeno due metri. Eppure, dei due, quello paonazzo e con lo sguardo abbassato, era proprio Odino.

 

"S-scusa Fufluns, ma lo sai che Sleipnir si annoia in stalla da solo. E poi gli altri cavalli hanno paura di lui e lo prendono in giro per quella storia delle otto zampe! Ma dico io, siamo nel 2023 e ci sono ancora questi pregiudizi?" 

 

Sleipnir nitrì come a voler dar ragione al suo padrone. Sotto l’animale, un cumulo di sterco fumante continuava ad emanare un puzzo terrificante.

 

"Va bene , va bene … " fece Fufluns scuotendo la testa "... ma questa è l’ultima volta che succede, sono stato chiaro? Lega quella bestia con otto zampe fuori dal locale, mentre io pulisco questo macello … e stai attento con quella lancia!"

 

"D-d’accordo." balbettò Odino. "T-torno s-subito. Scusa." 

Chiuse la porta dietro di sé e si immerse nel buio della notte.

 

***

 

Più in là, Zeus e prole avevano assistito per intero all’accaduto e confabulavano tra loro sul da farsi.

 

"Che finaccia per quel tal Odino." fece Atena "Si vede che non ha avuto una vita equilibrata, e questa è la fine che ha fatto! Si è completamente ammattito. Certo, con i figli che si ritrova… "

 

 " Ma chi? Thor e Loki?" chiese Apollo.

 

"Esattamente. Due villici, ecco cosa sono. E pure maleducati." rispose Atena.

 

"Non sono davvero fratelli. Loki è stato adottato." ridacchió Dioniso

 

Zeus mosse istintivamente la testa verso dio del vino.

 

"Affogati con uno dei tuoi drink scadenti, Dioniso. Non sono affari nostri quello che succede nelle famiglie delle altre religioni."

Dioniso sbuffò, palesemente stizzito.


"Madonna babbo, l’età ti sta facendo diventare ancora più romp…"

 

Uno schiaffo sulla nuca lo zittì.

 

"Lascia stare la Madonna." disse Atena con il braccio ancora alzato dopo averlo colpito.

"Vuoi causare un incidente diplomatico? Nessuno di noi ha voglia di avere una discussione con quella sottospecie di portachiavi di Pietro." 

 

Fufluns, nel frattempo, aveva appena finito di ripulire l’ingresso della Loggia dallo sterco di Sleipnir. Odino non era ancora tornato e sinceramente lui ne era ben più che felice. Quando un dio norreno decideva di fare un salto alla Loggia Bianca, succedeva sempre qualcosa di spiacevole. Fufluns si ricordava perfettamente l’ultima volta, non più di un mese prima. Stava al bancone, come al solito, preparando aperitivi come se non ci fosse un domani, quando un figlio di Odino, un tal Baldur, ha per forza dovuto tirare in ballo la questione del vino. Sono venuti alla mani, lui e un biondino con le ali di nome Michele.

 

Ebbene sì, nella Loggia Bianca, luogo di incontro per divinità di tutte le religioni e crocevia di tutti i regni celesti, da qualche tempo era stata vietata la vendita del vino. C’entrava qualcosa una vecchia questione che andava avanti da secoli, com’è che si chiamava? Fufluns strinse gli occhi per cercare di ricordare. 

 

"Tracotanza ... transumanza …  no …Transustanziazione!" il gestore della Loggia si batté una mano sulla fronte. Ricordarsi quel nome lo mandava in crisi.

Non che gliene importasse, sia chiaro. La sua vita era ormai dettata dalla monotonia e dalla noia. Giornate tutte uguali in cui non faceva altro che servire da bere a déi snob e viziati che affogavano nell’alcol il dolore per essere stati quasi del tutto dimenticati sulla Terra. Se non poteva servire il vino, non lo avrebbe fatto, l’importante è che non gli si rompessero le scatole.

 

La porta della Loggia si aprì di colpo lasciando intravedere la figura di Odino.

 

"Ho legato il c-cavallo fuori, Fufluns. Adesso p-posso accomodarmi?"

 

"Fai, fai." rispose il gestore "Ma non andare in cerca di guai."

 

Odino si andò a sedere al bancone, appoggiando la lancia sulla sua superficie lucida.

Ah, la cara vecchia Gungnir! Forgiata dal nano Dvalin in persona, così ben bilanciata da non fallire mai un colpo, nemmeno contro il nemico più potente … a patto di saperla usare. Odino, però, in cuor suo sapeva di essere ormai troppo vecchio per poterla maneggiare come un tempo. Per quanto ogni colpo di Gungnir era destinato ad andare sempre a segno, la forza necessaria per destreggiarsi con quell’arma non era da tempo più disponibile nel suo corpo. 

 

"Come diavolo sono finito a ubriacarmi in questo posto? Sono o non sono il più grande tra gli Asi? Un tempo si ordivano guerre in mio nome, si osannava la mia figura al chiaro di luna brandendo asce e corni traboccanti di idromele, mentre oggi è già tanto se sulla Terra si ricordano di che dio potente sono stato." pensò il vecchio portandosi un calice alla bocca.

 

Una mano si posò sulla spalla di Odino. Quando questi si girò, davanti a lui torreggiava la figura di Zeus.

 

"Posso unirmi?" 

 

Il vecchio Odino lo scrutò dal basso verso l’alto, soppesando la richiesta. Poi, facendo di sì col capo, facendo accomodare Zeus accanto a lui.

 

"Facciamo una vitaccia, eh?" iniziò il dio del fulmine.

"Zeus, vai al s-sodo." lo rimbeccò subito Odino.

"Non ho t-tempo da perdere."

Zeus esplose in una fragorosa risata.

"Va bene, va bene! Se la metti così…"

Si schiarì la gola, sbuffando fumo dalla bocca.

"Vedi … " iniziò " Io mi sono stufato di questa vita Anzi, ti dirò di più, non me la sento neanche di chiamarla vita. Più che altro la definirei uno strazio."

 

Odino abbozzò un mezzo sorriso. 

 

"Voglio tornare a essere quello di un tempo! In mio nome hanno innalzato templi e sacrificato vittime sui loro altari! Mi hanno persino dato un secondo nome: Giove! Com’è successo che si sono tutti dimenticati di me?" continuò Zeus.

"Non voglio credere che tutta la colpa sia da attribuire al figlio di quel falegname! Ci dev’essere sotto qualcos’altro … non posso pensare che sia bastata quella storiella delle Risurrezione per cancellare centinaia di anni di adorazione."

 

Odino lo guardò di traverso

 

"E s-sentiamo … di preciso, io in tutta questa storia, c-cosa c’entro?" 

 

"Uniamoci!" gridò Zeus avvicinandosi pericolosamente al viso di Odino "Io, tu e la nostra prole. Riprendiamoci quella che era nostro. Torniamo a essere gli dèi di un tempo, venerati in mezzo mondo."

 

"T-tu .. razza di …" Odino si era alzato in piedi "Ma come ti permetti di farmi un proposta del genere? Hai una vaga idea di quanti dei miei fedeli s-sono stati imprigionati, schiavizzati e mandati al macello in quello stupido C-colosseo in nome tuo? E adesso vieni qui a parlarmi di … unione!" 

 

Zeus si fece d’un tratto piccolo piccolo. Non poteva capacitarsi di come Odino, in evidente difficoltà a fronteggiare un nanerottolo come Fufluns, fosse in grado di cambiare completamente volto se punto nell’orgoglio. 

 

Vista la situazione, fu Atena a cercare di fare da paciere tra i due.

 

"Odino, ti prego, non scaldarti, cerchiamo di ragion …" provò a dire la déa.

 

"TIRAGLI UN PUGNO NEL MUSO, BABBO!"  fece Ares da lontano.

 

"Il solito guerrafondaio." sibilò Apollo. "Dio della guerra non per caso."

 

La situazione stava degenerando. Zeus, spinto dalle parole di Ares, si era alzato in piedi e aveva afferrato Odino per il bavero. Quest’ultimo, di tutta risposta, gli aveva puntato Gungnir al fianco.

 

"M-mollami immediatamente o ti pianto questa lancia nel corpo, idiota. Mi aspetto delle scuse per questo comportamento." ringhiò Odino

 

"Provaci, vecchio ubriacone, ma cerca di essere più veloce dei miei fulmini. Le mie scuse te le puoi sognare." rispose Zeus.

 

Fufluns raggiunse i due contendenti di corsa, ansimando.

 

"Non nel mio locale! Se vi dovete picchiare andate fuori! Fuori, ho detto!"

 

"BABBO FAGLI IL CULO A STO PEZZO DI MERDA." gridò Ares, completamente in estasi.

 

"Non c’è bisogno di trascendere, vi prego …" Atena era disperata. Bisognava evitare lo scontro a tutti i costi o di quel luogo poco sarebbe rimasto se suo padre Zeus avesse cominciato a lanciare saette in ogni dove.

 

"L’onta del disonore d-deve essere lavata." fece Odino spingendo ancora di più Gungnir contro il fianco di Zeus.

 

"Mi sembra chiaro che …"

 

A prendere la parola fu Dioniso.

 

" … che nessuno vuole fare un passo indietro rispetto alla sua posizione. Ebbene, forse ho un’idea."

 

"Q-quale idea?!" gli ringhiò contro Odino.

 

Dioniso sorrise, beffardo.

 

"Ce la giochiamo a pallone."

 
   
 
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