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Autore: lulette    18/12/2023    4 recensioni
Dal capitolo III
[Sono Arthur, Merlin! Tu sei Merlin, vero?"
Il giovane agì d'istinto.
Un’ intensa luce dorata gli illuminó gli occhi e allungò il braccio libero verso l’altro, sussurrando le parole nella lingua dell’antica religione:
'Ic nelle neah bē!’
Subito Arthur fu sollevato da terra e spinto all'indietro da una forza invisibile. Il re cacciò un urlo di spavento e dopo diversi metri cadde a terra con un tonfo.
Merlin cominciò a correre come se ne andasse della sua vita. Voltandosi indietro vide Arthur rialzarsi e lanciarsi al suo inseguimento.
"Merlin, fermati!" urlava e invece Merlin correva più forte.
"Fermati, ti prego!"
Arthur non l'aveva ancora raggiunto, ma se avesse continuato così presto se lo sarebbe ritrovato addosso. E questo acuì il suo senso di panico.]
[Quasi lo odiò, per la sua mancanza di tatto e comprensione, per la testardaggine che da sempre lo contraddistingueva, per l'arroganza di cui era capace, quando voleva.
E di nuovo usò la magia contro il suo re, senza neanche troppi sensi di colpa.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Merlino, Mithian, Principe Artù, Will
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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3747 parole

 

CAPITOLO VII


Aliquid mali est
 

(Qualcosa non va)







 

Merlin non riusciva a vedere il viso di Arthur, abbagliato com'era dalla luce della sua torcia, ma l'aveva riconosciuto immediatamente dalla voce.

Aveva sentito nel suo tono tutto lo stupore e lo sconcerto possibili.

 

Ma non poteva finire tutto così: doveva fare qualcosa subito.

 

Si schermì il volto con un braccio. Arthur non doveva continuare a guardarlo. Non poteva essere ancora del tutto sicuro che si trattasse di lui.

 

"Sono Arthur, Merlin! Tu sei Merlin, vero?"

 

Il giovane agì d'istinto.

Un’ intensa luce dorata gli illuminó gli occhi e allungò il braccio libero verso l’altro, sussurrando le parole nella lingua dell’antica religione:

 

'Ic nelle neah bē!’

 

Subito Arthur fu sollevato da terra e spinto all'indietro da una forza invisibile. Il re cacciò un urlo di spavento e dopo diversi metri cadde a terra con un tonfo. 

Merlin cominciò a correre come se ne andasse

della sua vita. Voltandosi indietro vide Arthur rialzarsi e lanciarsi all'inseguimento verso di lui.

 

"Merlin, fermati!" urlava e invece Merlin correva più forte.

 

"Fermati, ti prego!"

 

Arthur non l'aveva ancora raggiunto, ma se avesse continuato così presto se lo sarebbe ritrovato addosso. E questo acuì il suo senso di panico.

 

'Maledizione a lui! Non si stanca mai?' si chiese Merlin nella foga della corsa.

 

Fisicamente Arthur era molto più forte di lui e, nonostante Merlin fosse sempre  stato rapido nella corsa, al pari di una lepre, per via della sua leggerezza e agilità, Arthur correva di potenza ed era davvero veloce.

 

Per fortuna Merlin si accorse di essere arrivato in un bosco. Gli alberi potevano essere un valido aiuto per lui.

 

Da un lato percepiva la presenza di un'alta siepe o di un gruppo di alberi: non poteva esserne certo in quel buio. Sussultò quando sentì la voce del re chiamarlo subito al di là di quella barriera naturale.

 

"Merlin. Devo parlarti. Non ti farò niente!"

Arthur aveva il fiatone, ma continuava a correre come un ossesso.

 

Non poteva, non doveva ascoltare le parole di Arthur, così pregne di significato e così allettanti. 

 

Sentendosi braccato, aggirò un albero e si arrampicò su di esso in un baleno, salendo di qualche ramo verso l'alto.

Cercò di non fare rumore, ma i rami scricchiolavano un po' troppo sotto il suo peso.

Capì ben presto di essersi messo in trappola da solo.

 

"So che sei qui, Merlin! Non devi scappare da me!"

 

Il mago intuì la figura del re, sotto il suo albero. La voce di Arthur gli giungeva ora vicinissima.

 

'Ma perchè non mi lascia stare? Non ha capito che voglio essere lasciato in pace?’

Quasi lo odiò, per la sua mancanza di tatto e comprensione, per la testardaggine che da sempre lo contraddistingueva, per l'arroganza di cui era capace, quando voleva.

 

E di nuovo usò la magia contro il suo re, senza neanche troppi sensi di colpa. 

 

'Ranc bu dreosan!' 

 

Un ramo di dimensione cospicue si staccò dall'albero e cadde dritto sulla fronte di Arthur che dopo aver fatto qualche piccolo passo indietro, rovinò a terra.

 

Merlin scese velocemente dall’albero, con il cuore che ormai gli scoppiava nel petto per la corsa e l’agitazione. Accese una fiammella sul palmo della sua mano, con un lampo dorato negli occhi. 

 

'Fam menn lufu!’

 

Avvicinò la fiamma al volto del re e lo osservò da vicino: respirava. Aveva un bel segno rosso in piena fronte.

"Mi dispiace, Arthur, ma te la sei cercata!" mormorò senza più astio.

 

Con la magia fece accendere un fuoco nei pressi di Arthur. Per tenerlo al caldo. Per tenere lontane le bestie feroci. Il terreno era umido e il falò non sarebbe stato un pericolo per il re.

 

Si allontanò di molto. Accese un fuoco anche per sé e si sdraiò per terra, in quella che sembrava essere una radura. 

Non poteva più aspettare e con apprensione per ciò che l'aspettava, si apprestó alla dolorosa trasformazione.





 

"Myrddin? Svegliati, Myrddin!"

Merlin aprì gli occhi e vide i volti di Arthur e degli altri cavalieri attorno a lui.

Doveva essere giorno fatto, visto che il sole era già piuttosto alto.

 

Tutto cominciò a girare e Merlin fu costretto a chiudere gli occhi: "Maestà…" mormorò appena.

"Vieni su, Myrddin! Ti riportiamo al campo" disse Arthur.

"Vi prego, lasciatemi qui, mi fa male tutto ... non posso muovermi…"

 

Arthur fece una smorfia, preoccupato. 

"Chiedo a voi cavalieri, di portare qui il giaciglio di Myrddin, più qualche cosa da bere e da mangiare… per lui e per me. Voglio restare io con lui"

 

I cavalieri non si fecero pregare e in men che non si dica, Merlin si ritrovò all'interno di una tenda, comodo e al caldo sotto strati di coperte.

Vicino a lui qualche fuoco adibito a scaldare tè e zuppa.

"Grazie, maestà…" disse a fatica.

"Non pensarci e cerca di riposarti più che puoi."

 

Per tutto il giorno Merlin alternò periodi di sonno agitato a dolorosi risvegli.

Arthur era sempre lì. Scriveva delle lettere. Alla famiglia, ai consiglieri, agli alleati, questo non lo sapeva.

 

Era contento di avere Arthur accanto, così premuroso, e si vergognò molto quando notò il rigonfiamento sempre più scuro sulla fronte del re.

 

Ma la cosa più terribile fu quando uno dei cadetti entrò con una brocca in mano e chiese con rispetto al re: "Maestà, potreste gentilmente aspettare un attimo fuori dalla tenda?"

Arthur l’aveva guardato, sorridendo con malizia: "Mi sa che stavolta ti tocca!"

 

Merlin non capiva. 

 

"È l'ora di fare pipì!" trillò il giovane cadetto in modo cordiale.

 

Merlin avrebbe voluto nascondersi o scappare, ma non riusciva a muoversi.

Il cadetto fu gentile e rispettoso, ma Merlin prese molto male quella situazione.

 

Quando Arthur rientrò, vedendolo così a terra tacque a lungo poi non ce la fece più:

"Myrddin, puoi dirmi che cosa c'è che non va?"

 

Merlin sospirò:

"Non sono altro … che un vecchio rimbambito…"

 

Arthur sorrise. "Vecchio… sicuro. Rimbambito, non direi proprio. Quando si è malati è normale fare la pipì nella brocca. Sai quante volte è successo anche a me?"

"È così umiliante…"

"Sono stato io a chiedere a uno dei cadetti di venire qui per quello. I cavalieri si sarebbero offerti senza nessun problema, ma pensando a te, ho creduto che non ti avrebbe fatto molto piacere…"

 

"No… infatti. Avete avuto un pensiero molto delicato. Vi ringrazio."

 

"Posso chiederti cosa ti è successo stanotte?"

"Non lo so. Ricordo che mi avete salvato dal gast, che ero in terra con voi che mi facevate da scudo con il vostro corpo  … poi mi sono svegliato in quella radura con voi e gli altri cavalieri."

"Quindi non ricordi di essere scappato?"

"No…" mentì.

"E …tu non hai visto nessuno?" domandò agitato il sovrano.

"Chi dovrei avere visto?"

"Stanotte mentre ti cercavo, ho visto… Merlin!"

 

"Merlin? Qui, a Idirsholas?" disse con fare scettico.

 

"Sì"

 

"Siete proprio sicuro che fosse lui? Doveva essere molto buio..."

 

"Ecco… anche tu come gli altri, non mi credi! Nessuno crede che lo abbia visto veramente. Pensano che me lo sia inventato. Pensano che sia ossessionato da lui." Disse Arthur alzandosi in piedi con un movimento stizzito delle braccia.

 

"Perché dovreste essere ossessionato da lui?"

"Perché l'ho cacciato, nonostante non volessi farlo. Perché era … un caro amico"

"Ma lui vi ha visto?"

"Sono certo di sì"

"E come ha reagito?"

"Prima mi ha fatto volare all’indietro con la magia, poi è scappato come un cavallo impazzito. E alla fine quando ormai non aveva più scampo, mi ha tramortito con un ramo … sempre usando la magia."

"Ma … se fosse stato davvero lui, non avrebbe dovuto venirvi incontro a braccia aperte?"

"Non credo proprio. Penso anzi che lui mi odi. Almeno, io al suo posto lo farei"

 

"Voi quindi …pensate che fosse Merlin?" 

 

Arthur sospirò:

"Non lo so più. Uno dei cadetti l'ha visto, ma non così bene. Ha detto che era giovane, di bell'aspetto, con i capelli corti e un'espressione terrorizzata."

"Una descrizione che potrebbe andare bene per molti… ma siete voi quello che lo conosce meglio di tutti gli altri."

 

"Ha usato la magia! Capisci? Quanti stregoni ci saranno mai a Camelot?"

"Non così tanti, sire, ma nemmeno così pochi, soprattutto dopo il vostro editto che li ha riscattati."

 

"Merlin mi disse che non mi avrebbe lasciato… Forse ha sempre seguito i miei spostamenti… forse mi ha sempre tenuto d'occhio…"

 

"D'accordo. Ma perché l'avrebbe fatto?"

 

"Lui è convinto che io abbia bisogno della sua protezione."

"Ed è così?"

"Forse. Mi ha salvato la vita talmente tante volte… Dall'esterno non è facile capire, ma noi siamo sempre stati collegati in qualche modo"

"Deve essere qualcosa che ha a che fare con la magia."

"Sì, ma non solo. Non so come spiegarlo, Myrddin. Tra noi non c’è solo una normale amicizia: è un legame particolare, speciale direi. È come se lui possedesse una parte di me e io di lui."

 

Merlin si sentiva scosso dalle parole del re. Avrebbe usato lui stesso le medesime frasi per definire quel concetto, ma ancora una volta finse indifferenza.

"Allora deve essere cambiato qualcosa, se vi ha colpito in modo così barbaro, maestà".

 

"Non ho detto che il nostro fosse un rapporto tranquillo. 

Abbiamo litigato molte volte, anche seriamente… ma è stato il legame più profondo che abbia sperimentato con qualcuno."

Merlin sentiva le lacrime affiorare agli occhi e trovò una scusa.

"Perdonatemi, maestà, ma mi si chiudono gli occhi…" 

"Dormi pure, Myrddin e non preoccuparti di nulla."



 

Era già buio quando Merlin si sentì un po' meglio e provò a sedersi. Era ancora debole ma si sentiva decisamente più in forma rispetto a prima. Il falò quasi spento, illuminava fiocamente Arthur, steso a terra di fianco a lui, che dormiva. 

Nel vederlo così, Merlin provò una grande tenerezza per il suo re. Stese una mano verso di lui e sfiorò la ferita sulla sua fronte.

 

'Wendam benn!’ sussurrò con un bagliore di luce negli occhi.

 

Quando ebbe finito, la fronte di Arthur era liscia e perfetta come era sempre stata.

 

Merlin fece un sospiro soddisfatto. Ancora un'ora o due e avrebbe potuto alzarsi.


Il giorno dopo era di nuovo in piedi, non rapido come suo solito, ma riusciva a fare quasi tutte le cose, soprattutto la pipì da solo. Cosa che gli diede un enorme sollievo.

 

Era ancora convinto che la sua trasformazione fosse dovuta al tentativo di attacco del gast, ma c’era qualcosa che non andava.

Quanto sentiva la mancanza di Gaius! Avrebbe tanto voluto sapere il suo parere in proposito. Il vecchio amico era sempre così lungimirante e comprensivo. Non l'avrebbe giudicato per aver colpito Arthur, anzi avrebbe tentato di comprenderlo e soprattutto l'avrebbe aiutato a risolvere quell’imbroglio: perché si era trasformato, contro la sua volontà?

 

Poco dopo ebbe modo di parlare al suo re.

"Non potremmo tornare a Camelot, per un po'?"

"Cosa c’è che ti turba, Myrddin?" chiese Arthur.

"Credo che potrei capire meglio alcune cose sui gast consultandomi con Gaius!"

"Non sapevo che tra te e Gaius intercorresse un rapporto così buono!"

"Gaius è un medico molto bravo, conosce molte cose riguardanti la magia, ha esperienza da vendere. Inoltre è saggio ed equilibrato. Mi fido molto del suo giudizio e tiene a voi come a un figlio! In più mi tratta come fossi un suo pari!"

 

"D'accordo, Myrddin. Ti darò una scorta per tornare a Camelot. Ma ricorda che io … che noi tutti ti aspettiamo. Il tuo contributo contro i gast potrebbe essere l'unica arma vincente che possediamo per risolvere il problema"

 

"Voi non venite con me?" chiese Merlin, deluso.

"Qualcuno dovrà pure controllare che i miei cavalieri non commettano imprudenze. Sono teste calde! Ormai li conosci anche tu! Manderò Percival con te. E anche Geoffrey, che ha già fatto tutto quello che poteva. Va bene?"

"Bene, maestà. Cercherò di tornare prima possibile!"

"Passa da me domattina prima di partire. Devo darti un mucchio di posta da consegnare a Camelot"

"Sarà fatto, maestà!"

"Ehi, quasi dimenticavo…" Arthur indicò la sua fronte chiara e liscia con un dito.

"Tu?"

Merlin sorrise e fece un piccolo cenno con la testa.

"Grazie!" Sorrise il re a sua volta.


E così era partito, assieme a Percival e a Geoffrey e dopo il lungo viaggio, durato quasi due giorni, arrivò stremato a Camelot.

 

"Fammi chiamare, Myrddin, quando sarai pronto per ripartire"  gli disse Percival, fresco come una rosa.

'Maledetta vecchiaia' Si disse Merlin con invidia.

 

Salutò e ringraziò Geoffrey per poi recarsi subito al laboratorio.

 

Quando Gaius gli aprì la porta si sentì quasi venir meno per il sollievo. 

"Oh, Gaius. Quanto mi sei mancato!" e lo abbracciò di slancio.

Gaius sorrise dandogli lievi pacchettine sulla schiena.

"Su, vieni. Non vogliamo dare spettacolo, qui fuori.

Peccato non aver saputo del tuo arrivo. Ti avrei fatto trovare qualcuno dei tuoi piatti preferiti"

"Non importa, Gaius. Stavolta, davvero, ho solo bisogno di consigliarmi con te."

Merlin si sedette e Gaius dopo avere versato due tazze di tè, si sedette di fronte a lui.

"Grazie Gaius!" E si attaccò alla sua tazza finché non l'ebbe finita.

"Che succede Merlin?" Disse il vecchio medico, versando una seconda tazza di tè a Merlin.

 

"È successa una cosa terribile. Mi sono trasformato senza volontà nel giovane Merlin e a momenti Arthur mi prendeva. Ho dovuto metterlo fuori uso con la magia, se no mi avrebbe catturato."

"Ha capito che sei Myrddin?"

"No, ne sono sicuro. Ma non capisco perché sia successo…"

"Calmati e dimmi quando è successo esattamente."

"Subito dopo che il gast ci ha attaccati. Purtroppo quel maledetto è riuscito ad attraversarmi"

"Potrebbe essere proprio questa la ragione ma voglio sapere altri particolari. Quando hai avvertito il primo cambiamento?"

"Ero sdraiato a terra con Arthur a coprirmi. Mi ha salvato lui dal gast, buttandosi addosso a me.

È stato proprio quando ero sotto di lui che ho sentito il primo cambiamento nella magia"

"Chissà … potrebbe essere una reazione al contatto con Arthur, oppure, ancora più probabile, le due cose insieme. L’attacco ravvicinato del gast può aver indebolito la tua magia e la vicinanza di Arthur può aver fatto tornare indietro l'incantesimo. Ho anche idea che, sia il tuo corpo, che la tua magia, si stiano ribellando a questo incantesimo così lungo e destabilizzante per te."

 

"Se questo è vero, cosa devo fare? Il ritorno alla vecchiaia stavolta è stato un'agonia. Quasi un giorno per riuscire ad alzarmi in piedi."

"Merlin voglio controllare alcuni libri che potrebbero darmi informazioni importanti. Ora voglio che tu mangi e che vada a dormire"

"Devo consegnare un mucchio di lettere di Arthur!"

"Lo farai domattina"


L'indomani mattina Merlin consegnò il tutto ad un messo, raccomandandosi sull'urgenza delle consegne. 

Avrebbe potuto farlo lui personalmente, ma non aveva la minima voglia di incontrare la regina. Anche se Mithian avrebbe sicuramente voluto sapere della missione e del marito. ‘Ma tanto Arthur, gli avrà certamente scritto tutto!' si disse e non ci pensò più. 

 

E fu un errore. Perché dopo pranzo fu convocato urgentemente dalla Regina.


Merlin era doppiamente dispiaciuto. Sia di aver commesso una leggerezza imperdonabile, sia di dover conferire con Mithian in quell'occasione.

 

La regina sedeva su un'alta sedia che sembrava un trono. Indossava un abito cremisi incredibilmente semplice ma che su di lei appariva molto elegante.

Era molto pallida e molto seria. Sul suo viso non appariva la benché minima forma di un sorriso.

 

"Eccoti, Myrddin!"

"Maestà, vostro marito il re mi ha incaricato di portarvi i suoi saluti. E anche ai vostri figli. Mi dispiace se non sono venuto prima, ma non mi sentivo bene." 

 

"Mi dispiace che tu sia stato male. Alla tua età dovresti aver più cura di te. Ma Arthur ti voleva portare con sé a tutti i costi. Se fossi in te sarei molto orgoglioso di aver conquistato la sua fiducia in così breve tempo. È una cosa che non gli avevo mai visto fare prima"

 

"Lo sono, maestà. A volte stento a credere che il sovrano sia così profondamente giusto e magnanimo"

 

"Sì, Myrddin, Arthur è molto generoso con i suoi sottoposti, ma solo con coloro che riescono a toccare il suo cuore, intendi?"

"Credo di sì, maestà!"

"Bene. Vorrei sapere la situazione attuale a Idirsholas"

 

"Siamo riusciti a scoprire la presenza di quattro gast tutti facenti parte dell'antica famiglia dei Buddenleaf. Hanno tutti dei poteri, ma uno di loro sembra che in vita fosse uno stregone. Agiscono per vendetta contro i re Pendragon che nel tempo si sono macchiati di crimini efferati.

Non sappiamo ancora come fermarli. Dobbiamo scoprire i loro nomi, e gli oggetti che li tengono legati al nostro mondo. Non dovremmo essere lontani dalla soluzione, ormai. Chiedo il permesso di consultare qualche libro della biblioteca Reale proprio per queste ragioni."

"Molto bene. Non serve il mio permesso, perché tanto avrai già quello del re."

"Vedrete, maestà. Arthur ritornerà presto."

"Ti ha dato lui il permesso di chiamarlo per nome? Che cosa insolita… Comunque Arthur è il re e tornerà quando lo deciderà lui. Le mogli dei re non hanno alcun potere sui loro mariti."  

‘Che parole dure!’ Merlin era bloccato con la testa china. Sì maledì interiormente per il suo errore e non riuscì a proferire parola. 

La regina sospirò: "Porta i miei saluti a tutti i soldati e al re. Puoi andare Myrddin, grazie."

"Maestà" disse solo, con un ultimo inchino.

 

Sicuramente la regina non era soddisfatta delle notizie ricevute e probabilmente sapeva già tutto dalle lettere del marito.


Si recò in biblioteca chiedendo a Geoffrey tutti i nomi dei componenti delle famiglie reali fino ad almeno due secoli prima. 

Passò da Percival per dirgli che di lì a due giorni sarebbero potuti ripartire e si chiuse con Gaius nel laboratorio.

 

Dopo diverse ore di consultazione dei libri, il mentore gli disse:

"Merlin! Non posso smentire in maniera assoluta che sia stata anche la vicinanza fisica ad Arthur ad annullare l'incantesimo di invecchiamento … Sai che più ci penso, più credo che sia vero quello che ti ho detto prima?"

"Ho capito Gaius, devo stare lontano da Arthur. Me lo ricorderò!"

"Sì, sono preoccupato, perché se dovessi trasformarti di nuovo in vegliardo…"

"Non me ne parlate …l'ultima volta pensavo che sarei morto"

"Ecco. Proprio qui volevo arrivare Merlin. Il rischio c'è:  potresti davvero morire. Oppure potresti non riuscire a trasformarti, che sarebbe il male minore"

 

"Il male minore? Quindi dovrei scappare di nuovo senza poter più rimanere a Camelot?" domandò Merlin con voce malferma. Gli veniva da piangere.

"Chissà che per te non sia un bene… rifarti una vita lontano da qui…" disse Gaius con una punta di dolore nella voce.

 

‘Tanto varrebbe smettere di vivere’ pensò Merlin distrutto, ma non lo diede a vedere a Gaius, per non turbarlo più di quanto non lo fosse già.

"Grazie. Non preoccuparti per me, Gaius. Starò molto attento."





 

"Percival, Myrddin! Siete tornati finalmente! Vi aspettavo"

Arthur con il suo sorriso più bello si avvicinò a loro. Il re abbracciò rudemente il suo soldato e quando si girò per salutare Myrddin, si accorse che il servo si era spostato di almeno venti passi indietro. 

 

"Maestá è un onore rivedervi!" urlò forte il servo da dove si trovava, inchinandosi con la testa fino alle ginocchia.

Arthur e Percival si guardarono senza capire, poi il re urló anche lui:

"Avrete fame! La cena vi aspetta!"

"Grazie" disse Percival.

"Grazie!" continuava a urlare il servo da lontano.

 

Merlin pensò subito di mettersi un po' distanziato dal resto del gruppo per mangiare. Ma ricordava bene quella volta che essendosi appartato a distanza dagli altri, Arthur lo aveva raggiunto e poi riportato in seno al gruppo. Certo, lui non era Merlin, per Arthur, ma era meglio non rischiare.

Si infilò con poca eleganza in mezzo a Leon e a Gwaine. C'era poco spazio tra loro. 

"Scusate,... scusate, ragazzi!"

"Prego" fecero gli altri due un po’ sorpresi, spostandosi per lasciarlo sedere in mezzo a loro.

 

'Che figura! Penseranno che sono un gran maleducato'

 

Ma al contrario i due uomini gli fecero tante domande sul suo viaggio e parlarono piacevolmente tutti e tre.

 

Arthur, gli era di fronte, dall’altra parte del fuoco: rideva e parlava con i cavalieri, ma ogni tanto si fermava a guardarlo. Merlin faceva finta di niente ma negli occhi del re sembrava di leggere una specie di muto rimprovero. Forse Arthur pensava che Myrddin avrebbe dovuto parlare prima di tutto con lui.

 

Dopo cena, essendo l'aria mite e particolarmente piacevole, i cavalieri rimasero seduti a parlare o andavano a fare due passi nei dintorni.

 

Merlin si sedette su un masso, vicino a un corso d'acqua. Il viaggio di ritorno lo aveva stancato notevolmente. 

 

"Myrddin, che notizie mi porti da Camelot?" gli domandò d'un tratto Arthur avvicinandosi velocemente a lui.

Il servo saltò in piedi.

"Fermatevi, maestà, vi prego…"

 

Arthur si fermò.

"Perché?"

 

"Perché … forse ho quella malattia… la febbre pestilenziale… e non voglio attaccarvela!" improvvisò, mentendo.

 

"È una malattia molto debilitante e tu sembri piuttosto in forma…"

 

"Non mi sento poi così bene…" farfugliò confuso.

 

"Allora perché durante la cena ti sei praticamente appiccicato a Leon e a Gwaine, se avevi questo dubbio? Vorresti forse contagiarli?"

 

Merlin era senza parole. Era stato sbugiardato in due e due quattro da Arthur.

"No. Io…" sospirò un paio di volte.

"La febbre non c'entra … Gaius mi ha detto che … devo stare lontano da voi, perché … potrebbe succedermi come l'altra volta… di non ricordare più niente e fare cose strane senza volere…"

 

Ora era Arthur ad essere rimasto privo di parole.

 

"Credevo fosse stato il gast… non avevo la minima idea che la colpa potesse essere mia…"

 

"Sembra siano tutt'e due le cose insieme, maestà. Prima il gast mi ha indebolito poi il contatto con voi… mi ha portato ad avere quella brutta amnesia."

 

"Una cosa davvero strana…ma, va bene, se lo dice Gaius … starò attento a non venirti troppo vicino"

 

"Che buffo. Vero, maestà?" fece Merlin con un sorriso triste.

"Da questa distanza credi che possiamo parlare?"

 

"Sì, certo"

 

"Hai visto i miei figli?"

"Non li ho visti"

"Ovvio, che domande…"

"Ho visto la regina" disse Merlin con disagio.

"Come sta?"

"È un po' pallida, in realtà. A parte questo sembrava stesse bene!"

"E Gaius ti è stato d'aiuto?"

"Moltissimo. A parte la teoria sulla mia amnesia, una notte è rimasto con me per spulciare l'albero genealogico e abbiamo trovato i nomi dei gast."

 

"Questa è un'ottima notizia. Finalmente intravedo un barlume di speranza per questa storia. Ma quando pensavi di dirmelo?" Disse Arthur un po’ serioso.

 

"Non appena fossimo rimasti soli, maestà. Come adesso…" rispose Merlin con semplicità.

 

Arthur non poté fare a meno di sorridergli.



 
   
 
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