Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: imtheonekeepingyoualive    17/09/2009    8 recensioni
Si appiccicò al comodino con le gambe, rischiando persino di perdere l' equilibrio e di finirci seduto sopra.
"Chi sei?!" Gridò, sull' orlo di una crisi nervosa.
Il fatto di non poter neppure vedere lo faceva impazzire.
"Come, non mi riconosci? Eppure mi hai creato tu..." Disse la voce come se fosse ovvio.
Gerard si accigliò, confuso. Cosa cazzo andava dicendo quel pazzo?
"Ma si può sapere da che manicomio sei uscito?"
"Non sono uscito da un manicomio. Vengo dal tuo libro. Sono io, Frank!"
*AU!Delirio!Frerard!*
Genere: Dark, Thriller, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
nightmare2 Disclaimer: Non li conosco, non scrivo a scopo di lucro, non voglio dare un carattere veritiero e non è mai successo. Solito, no?



Such a Nightmare...








Si ritrovò un pò in difficoltà quando dovette cercare l' interruttore della luce e iniziò a tastare la parete fredda, alla cieca.
Frank, lo sconosciuto squilibrato, gli aveva detto che in lontananza aveva visto una o due luci, quando aveva posato lo sguardo sulla finestra. Gerard si diede mentalmente dell' idiota, per il fatto di essersi dimenticato le imposte aperte, cosicché anche il ladro più inesperto non avrebbe avuto il minimo problema a sfondare i vetri ed entrare.
Stupido.
Aveva comunque deciso di credergli e di andare ad accendere la luce elettrica, anche perché non sarebbe riuscito comunque a recuperare una candela.
Rischiò due volte di inciampare in non sapeva che cosa, diede persino una botta col mignolo contro lo spigolo del letto e, dopo varie imprecazioni a stento contenute, aveva sentito la forma famigliare dell' interruttore sotto le dita, che gli fece tirare un sospiro di sollievo e arrivare il cuore in gola nello stesso istante.
Adesso poteva accendere la luce e vedere l' uomo ma se da una parte aveva una voglia indescrivibile di dargli un volto e un corpo, dall' altra ne era terrorizzato.
Magari era un gigante pronto a stenderlo, rubare i valori e scappare con la jeep parcheggiata all' esterno. Di certo non poteva saperlo.
Eppure, dalla voce che aveva sentito, proprio non riusciva ad immaginare un nerboruto peloso che si approfittava della sua ingenuità. Aveva una voce troppo acuta e candida per esserlo. Piuttosto si immaginava un ragazzo, piuttosto giovane anche sì.
Quindi si fece coraggio, prendendo un respiro più forte e, con uno sforzo di volontà, abbassò l' interruttore.
Subito la stanza si illuminò, di una luce calda e per niente fastidiosa. Gerard dava ancora le spalle allo sconosciuto, col respiro leggermente alterato per la curiosità mista a paura.
Coraggio, si disse, adesso doveva solo girarsi e scoprire che era un pazzo che diceva cose senza senso. In fondo bastava sapere che lui era uno scrittore di discreto successo, inventarsi una manfrina qualunque e cercare di mostrarsi sicuri, per far sì che ci credesse.
Frank era un nome più che comune, era stata fortuna, semplice fortuna, se l' aveva azzeccato.
Si rimise dritto, impettito, e si girò pronto per fronteggiarlo.
E rimase senza fiato. Spalancò gli occhi e per poco le forze non gli vennero meno.
Il ragazzo che gli si presentò alla vista era poco alto, con capelli castani piuttosto lunghi e grandi occhioni scuri. Era rimasto sconvolto da quanto somigliava alla descrizione del personaggio ideato da lui.
Aveva un piercing al naso ed uno al labbro, proprio come il "suo" Frank. Voleva che i giovani si riconoscessero in lui, come modello della loro età.
Aveva deciso che doveva avere tatuaggi ovunque, perché era un ribelle. Ma un finto ribelle, in quanto possedeva un carattere dolce e mite.
Per ora l' unico tatuaggio che riusciva a scorgere era uno scorpione sul lato destro del collo. La larga felpa nera e i jeans stinti lo facevano sembrare più piccolo di quanto non fosse in realtà.
Gerard rimase senza parole, e il ragazzo fece un sorrisino imbarazzato, mentre si grattava la base della testa.
"Ehm, sì. Finalmente vedo chi mi ha creato." Disse, per prima cosa.
Il moro non riusciva a formulare neppure un pensiero di senso compiuto, dopo l' accurato esame che gli aveva fatto.
Si limitò a richiudere la bocca che si era spalancata e a sbattere le palpebre varie volte, come se fosse stato strappato via da un sogno ad occhi aperti, bruscamente.
"Quindi tu saresti Frank?" Chiese, per niente convinto.
"Sì, non mi riconosci?"
"Non ti ho mai visto prima." Rispose, caustico. "E ti pregherei di spiegarmi come sei entrato. Potrei denunciarti, sai?"
"Non essere ridicolo," Esclamò l' altro, facendo ammutolire Gerard. "Non puoi denunciare qualcuno che non esiste nel mondo reale."
Gerard stava spazientendosi sul serio, adesso quel ragazzino stava diventando anche impudente.
"Senti, bimbo, modera i toni con me. Sono stanco di giocare, sta diventando troppo lunga per i miei gusti. Adesso tu mi dici tutto e poi te ne vai."
Il ragazzo sbuffò, al tono duro usato da Gerard e si mise le mani in tasca.
"Va bene, ti racconterò tutto quello che vuoi sapere. Però sediamoci, sarà una lunga chiacchierata."




"...E, come sai, Margareth viene uccisa proprio mentre sta per raggiungere Oscar. Così si chiude il capitolo. E, per ora, non hai scritto altro." Terminò Frank, appoggiando la testa contro il divano.
Gerard aveva preso a camminare per il salotto verso metà racconto, quando aveva capito che quel Frank conosceva per davvero tutta la trama del suo nuovo manoscritto. Che non stava scherzando.
Conosceva ogni singola cosa; i personaggi, l' ambientazione, tutto ciò che accadeva e i colpi di scena. Cioè era come se a scriverlo fosse stato lui, non Gerard.
E quella cosa lo intrigava, oltre che spaventarlo a morte.
Come faceva a sapere tutto? Non era umanamente concepibile quella storia che andava cianciando Frank, cioè di essere uscito dal libro.
Una persona non può uscire da un libro. Non può e basta.
Si tolse il dito, che stava massacrando, di bocca e voltò il viso verso il ragazzo, comodamente spaparanzato sul divano.
"Sei riuscito ad entrare nel mio pc?" Chiese, gelido.
"No."
"Hai usato qualche account, qualcosa per far sì che potessi leggere?"
"Non so nemmeno come si accende un computer, non me l'hai mai fatto fare."
"Smettila di dire stronzate, per favore. Non è possibile che tu sia uscito dal mio libro, capisci? Non ci crederò mai, quindi finiscila."
"Io non so cos' altro fare, perché tu mi creda. Giuro che è la pura verità." Si difese Frank.
Gerard fece un verso frustrato e diede un calcio al divano, facendosi anche piuttosto male.
Incrociò le braccia al petto e riprese a mangiarsi l' unghia dell' indice, ormai martoriata.
"Non sei stanco di vivere in questo mondo così freddo?" Chiese improvvisamente Frank.
Gerard si voltò verso di lui, stupito. Non rispose, ma tacitamente gli chiese di spiegarsi, con uno sguardo confuso e sinceramente curioso.
Frank, sempre guardandolo negli occhi, si rimise dritto e appoggiò i gomiti sulle gambe, sospirando.
"Nel mio mondo, quello che tu  hai inventato e ti ostini a dire che non posso aver lasciato, non esiste tutto questo." Iniziò a spiegare, con un tono di voce chiaro e limpido. "Ci svegliamo, mangiamo e facciamo normali azioni quotidiane. Tutto lì."
"Quindi? Non vedo cosa cambi da questo mondo, come tu dici."
Frank sorrise, piegando la bocca verso sinistra in una smorfia divertita.
"Vedi Gerard, io non ho bisogno di lavarmi, a meno che tu non me lo faccia fare. Non vado mai in bagno, perché non l' hai scritto. E non mi sono mai fatto da mangiare, nemmeno in una singola riga del tuo lavoro. Non sento freddo se tu non vuoi, e non penso se tu non me lo imponi."
Gerard era sinceramente colpito da quel discorso, non capitava tutti i giorni di sentire qualcuno dire quelle cose.
"Quindi mi chiedevo se tu non fossi stanco, fa freddo qui, devi prepararti da mangiare, devi lavarti e devi anche andare in bagno, spesso."
"Non posso fare altrimenti, no? Ti pare?"
"Ovvio che sì." Disse Frank, sorridendo nuovamente. "Sai, io sapevo quando tu mangiavi, quando bevevi il caffè, quando parlavi ad alta voce. Ogni singolo movimento, ogni singola azione compiuta da te, io la percepivo. Ed era confortante, mi piaceva tantissimo. Era come essere qui con te."
Gerard lasciò cadere la mano, affascinato. Aveva capito di essere anche leggermente arrossito.
Si accorse che anche le guance di Frank avevano assunto un colorito più rosato e gli occhi adesso erano puntati sul pavimento.
"Frank, dimmi cosa ci fai qui." Mormorò, tranquillo.
Ormai aveva lasciato perdere tutto, quel ragazzo cominciava a piacergli e non era poi così male come compagnia.
Forse era davvero troppo tempo che stava da solo e non era più capace di dividere nemmeno la stanza con qualcuno. Era diventato uno di quegli scorbutici uomini di montagna.
Frank rialzò lo sguardo, piantando quegli occhioni nei suoi.
"Volevo stare con te per davvero."
L' innocenza con cui lo disse, gli mozzò il fiato. Non era possibile dire una cosa del genere, con quell' aria così pura.
"Ma Frank, se davvero fosse vero quello che dici, noi due non potremmo stare insieme comunque. Renditi conto che finché tu sei qui, io non potrò scrivere su di te."
"Allora tienimi qui con te.  Cambia protagonista, scrivi di qualcun' altro, non mi interessa. Io voglio stare con te, insieme a te."
Era diventato impaziente, come se lo addolorasse l' ipotesi di doversi staccare da lui, come se fosse un dolore vero.
Gerard non sapeva più cosa fare, nè dire. Sapeva che quel ragazzo gli faceva tenerezza che gli piaceva, che conosceva tutto il suo libro fino a dove l'aveva scritto.
E che quegli occhi non potevano mentire, Frank non sapeva mentire. Ne eri sicuro appena ti ci specchiavi dentro.
Si ritrovò a pensare che forse poteva, che forse un ragazzo era quello che serviva alla sua vita. Si sentiva così solo, e Frank lo amava.
Lo si percepiva da ogni parola, ogni sguardo o sussurro. Lo amava sul serio.
Poteva essere chiunque, alla fine non gli interessava. Non più.
"Oppure potresti venire con me, Dove non dovrai fare niente. Neppure un lavoro che non ti piace, se non vuoi. Alla fine lo immagini tu, no?" Esclamò il castano. "Non avresti più problemi di nessun genere e tutto sarebbe perfetto. E noi due staremmo insieme."
"Frank, cosa stai dicendo?"
"Di entrare nel libro con me."




--------




Erano giorni che non si faceva sentire. Giorni.
Sapeva che odiava quando si comportava così, quando sembrava dimenticarsi di tutto e tutti e si estraniava nel suo mondo fatto di persone, luoghi e momenti inventati.
Suo fratello era un emerito idiota. Bastava così poco per tranquillizzarlo, una semplice chiamata, ma mai che si degnasse di prendere quel fottuto cellulare e comporre il suo numero.
Mikey aveva provato a telefonargli, decine di volte, ma ogni volta si rivelava un fallimento, non rispondeva mai. Sicuro sul display del cellulare comparivano come minimo 250 chiamate perse.
E, come se non bastasse, negli ultimi tre giorni, il cellulare risultava spento. Irraggiungibile. Morto.
Quel coglione di Gerard!
Quindi aveva deciso di raggiungerlo, preoccupato a morte. Si diceva che probabilmente era tutta una sua fantasia, che Gerard stava benissimo e che il suo lavoro l' aveva talmente assorbito, che si era persino dimenticato il suo nome.
Ciò non toglieva che non riusciva nemmeno a chiudere occhio la notte, da quanto era preoccupato.
Chiuse la valigia e scese le scale, sospirando stanco.
Brian uscì dalla cucina, con una tazza di caffè in mano. Gliela porse e Mikey la prese immediatamente.
"Grazie Bri, sono distrutto." Disse, mentre il fidanzato gli passava una mano fra i capelli.
"Si nota. Hai una cera spaventosa. Sei sicuro che non vuoi che venga con te?" Chiese, un pò preoccupato.
Mikey sorrise, tranquillo, dopo aver abbassato la tazza.
"Tranquillo, ce la posso fare. In fondo devo solo andare a fare un culo tanto a mio fratello."
Ridacchiarono assieme e poi Mik restituì la stoviglia al compagno, che subito dopo si alzò in punta di piedi per baciarlo.
"Stai attento, capito? E non fare come Gerard, chiamami."
"Lo farò subito in aereoporto. Sai come sono, vivo col cellulare all' orecchio, io."
Un ultimo sguardo, un sorriso e un bacio a fior di labbra e si separarono. Mikey si diresse verso il taxi giallo che pazientemente aspettava alla fine del vialetto, mentre Brian non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, appoggiato allo stipite della porta.
Prima che la vettura partisse alzò la mano e salutò, nuovamente.
Sperò solo che non sarebbe successo nulla. Non gli piaceva separarsi da Michael.




Il viaggio gli sembrò interminabile, scomodo e freddo. Una volta arrivato a terra, si sbrigò a noleggiare un auto.
La ragazza allo sportello gli chiese se non fosse meglio avere qualcuno del posto a fargli da guida, ma Mikey disse garbatamente di no e tutto si risolse in pochi minuti.
Stringendo tra le dita le chiavi del suo nuovo pick-up, uscì dal terminal e camminò fino alla rimessa. La neve era ghiacciata e sporca ai lati delle strade, ciò non lo confortava.
Scambiò qualche parola cortese con il signore che gli diede la vettura, facendosi spiegare alla bell' e meglio la strada per raggiungere la casa dove alloggiava Gerard e scoprì che era la più isolata del paese. Uno spunto in più per il cazziatone che si stava preparando.
"Grazie, Rob." Disse, sorridendo e salendo sul pick-up.
L' uomo gli chiuse la portiera e si appoggiò all' apertura del finestrino, mentre Mikey si allacciava la cintura.
"Si figuri. Stia attento, le strade non sono molto sicure, vada piano. Potrebbe ricominciare da un momento all' altro a nevicare e sarebbe meglio che lei fosse già da suo fratello, per quel momento. Non è mai bello rimanere in mezzo ad una bufera, come capita qui."
Mikey sospirò, per nulla rincuorato, ed annuì.
"Certo, farò più attenzione possibile, la ringrazio." Rispose, allungando una mano per stringere quella dell' uomo.
Si salutarono e Mikey partì, con un pò di esitazione. Non gli era ancora capitato di guidare un coso del genere ed era un pò ostico quando doveva ingranare le marce.
Ma tutto sommato se la stava cavando, aveva percorso un bel pezzo di strada, che iniziava ad essere leggermente in salita, e si ricordò l' avvertimento di girare a destra appena in tempo.
Sarebbe finito in paese, altrimenti. Sbuffò perché non aveva visto nessun cartello di segnalazione, borbottando con se stesso.
Qui la neve era dura e compatta, ghiacciata, segno che nessuno aveva ancora percorso quella strada dall' ultima precipitazione. Con non poca fatica riuscì ad arrivare allo spiazzo davanti alla villetta, sollevato.
Era stata un' impresa che non avrebbe più ripetuto, a meno che non fosse stato costretto.
Spense il motore e lanciò un' occhiata alla casa. Era bella e piuttosto grande, per una persona sola. Suo fratello si trattava bene, come sempre.
Sorrise da solo ed aprì la portiera, per poi andare a recuperare la valigia appoggiata sull' altro sedile. Chiuse il furgone e, rischiando l' osso del collo, arrivò alla porta.
Bussò tre volte, rimanendo in attesa, con le orecchie be aperte, per carpire i passi di Gerard che veniva ad aprirgli.
Rimase lì qualche minuto, iniziando a spazientirsi ma niente. Niente.
Riprovò a bussare ancora, aspettò e nulla.
"Gee! Sono Mikey, aprimi per piacere!" Urlò, contro la porta.
Ancora nessun segno dall' interno.
Oltre ad essere incazzato era preoccupato a morte, magari era svenuto, morto, trucidato, scappato, mangiato dai procioni.
Tutto poteva essere.
Provò a spingere la porta, dopo aver girato la maniglia e, miracolo, si aprì.
rimase un attimo stupito, ma in fondo Gerard non si smentiva mai. Con un pò di timore, mise piede all' interno, guardandosi in giro.
"Gee!" Ripetè, cercando risposta.
Superò l' ingresso ed andò in cucina, vide che tutto era in ordine. Troppo in ordine, per essere la cucina dove cucinava il fratello. Era un ciclone umano, quell' uomo.
Piatti nel lavello non ce n'erano, il caffè non era stato fatto, tutto sembrava immobile e pulito. Strano.
Lasciò la valigia lì, incredulo, e si diresse nell' altra stanza, il salotto.
Sul tavolino c' era solo il computer portatile, chiuso e spento, e una pila di fogli scritti. Il libro.
Si avvicinò e vide che nessuno gli aveva toccati.
Iniziò a sudare freddo, perchè di Gerard neppure un traccia. Cominciò a cercare nelle stanze, febbrilmente, col cuore in gola e il terrore crescente che lo attanagliava.
Dov' era finito suo fratello? Dov' era Gerard?
"Gee! Dove sei?" Gridò, ormai sull' orlo delle lacrime nervose. "Gerard!"

Aveva setacciato l' intera casa, l' esterno, ovunque.
Era persino uscito, aveva percorso un sentiero che portava ad un lago. Non c' era neppure un' orma nella neve dura, nessuno era passato di lì.
Ritornò in casa, correndo e col fiato corto, arrossato dal freddo e dalla paura.
Piangeva, mentre recuperava il cellulare e componeva il numero di Brian. Quando l' uomo rispose, gli disse tutto, con fatica e interrompendo il racconto ogni poco, per lasciarsi andare a commenti addolorati.
Brian cercò di capire, poi gli disse che doveva chiamare la polizia ed aspettare che arrivasse.
Lui avrebbe preso il primo volo e sarebbe stato lì il prima possibile, che doveva cercare di resistere e che Gerard sarebbe stato trovato, non poteva essere andato troppo lontano, se c' era tutta quella neve come diceva.
Mikey lo ascoltò, cercando di aggrapparsi alle parole del fidanzato, sedendosi sul divano.
Brian gli disse che andava immediatamente in aereoporto, sarebbe stato lì entro poco, glielo prometteva.
Si salutarono e Mikey compose il numero della polizia, trovato su un foglietto appeso al frigorifero. Raccontò all' agente dall' altra parte della cornetta la vicenda ed aspettò, pazientemente, che arrivassero alla villa.
Ritornò in salotto, senza capire più nulla. Si scoprì intontito, come se fosse sott' acqua.
si sedette nuovamente sul divano, guardando fisso davanti a se.
Poi abbassò lo sguardo e lo posò sul plico di fogli appoggiato sul tavolino, perfetti, scritti al computer.
L' afferrò ed iniziò a leggere.


 

--------

 Nessuno avrebbe più rivisto Gerard.
Le ricerche erano continuate per mesi, ogni possibile pista era stata setacciata. Avevano persino pensato ad un sequestro, ma nessuno aveva chiesto riscatti o aveva minacciato la famiglia di uccidere Gerard.
Non c'erano impronte sospette, nè orme che non fossero quelle di Mikey, Brian e la squadra degli agenti.
La stampa iniziò subito a parlare della sparizione sospetta dello scrittore Gerard Way, e per molto tempo la faccenda rimase sulla bocca di tutti.
Ancora oggi, dopo quasi dodici anni dalla scomparsa, Mikey non sapeva nulla di suo fratello.
L' unica cosa che gli rimaneva era quel libro, che non aveva avuto il coraggio di far pubblicare. Perchè, verso metà racconto, spuntava un personaggio strano, una copia esatta di suo fratello, Gerard si chiamava, che si comportava esattamente come lui, che parlava come lui e aveva le sue abitudini.
In mancanza dell' originale, Mikey aveva preso l' abitudine febbrile di leggere e rileggere quel manoscritto, pensando che quello potesse essere suo fratello e, così, la sofferenza si sentiva di meno.
Era bello leggere di Gerard e Frank, che si amavano e conducevano una vita tranquilla.
Era strano ma, anche dopo averlo letto e riletto per migliaia di volte in quegli anni, non sapeva come, ma c'era sempre un pezzo che non ricordava esserci.
Era come se il libro non smettesse mai di essere scritto.
Quando succedeva, Mikey scuoteva la testa e, con la sua fidata tazza di caffè in mano e Brian che lo abbracciava stretto, riprendeva a leggere, un pò più confortato da quel Gerard e Frank vergato in nero sulla pagina bianca.
Gerard non era andato via. Gerard era lì con lui.







Sì, va bene, ditemi che non sto bene effettivamente ho dei problemi. :°D
Non prendetevela con me se questa storia non è molto Frerard, in realtà doveva esserlo, poi m'è sfuggita di mano e s'è palesato Mikey. Con Brian ._.
Vabbè, non so neppure se capirete cosa succede, perchè nella mia mente è chiaro come la luce del sole, ma metterlo giù sul un foglio, non è così semplice come speravo.

Kiroandstrifyforever: Ebbene sì, Frank era il personaggio del libro. :°D Grazie per aver seguito. Baci!

Friem: Questo capitolo è un pò più lungo del precedente, dai. Grazie per la recensione, spero che ti piaccia anche questo. Baci!

LaSereRomancer: Gerard non se n'è proprio innamorato subito, diciamo che ne è rimasto affascinato. Ma, come vedi, poi non ha resistito e se n'è andato con lui.  Bacioni!

Fragolasabry: Meno male che avevi voglia di leggere il seguito, non sai quanto mi faccia piacere ^^ Spero di non averti delusa! Ciao!!

xx_dreamer_xx: Ahaha, non lo so come mi vengano certe idee, giuro. Magari mi drogo e non lo so. E' il caffè u.u
Graziegraziegrazie per i mille complimenti, finisce che mi monto la testa, eh! XD
GeeGates è il mio soprannome ormai da un annetto (Gates non da così tanto, però Gerard mi chiamavano già a scuola XD) perchè dicono che assomiglio a loro. Più a Gee che a Brian. Sono anche i miei DII, giuro. Non sai quanto ti capisco. :°°°D
Spero di tornare ad aggiornare/scrivere, davvero. Grazie ancora per tutto! Bacioni!

Xx_ImJustAKid: Amore mio, il tuo nick ho sempre paura di sbagliare a scriverlo XD
Comunque, sono felice che la storia di abbia colpita positivamente, ma non serve che tu passi le giornate sulla pagina dei MCR a vedere se aggiorno :°°D
Spero che il secondo capitolo ti piaccia come e più del primo, cara.
CI sentiamo presto, bacioni!!

Ringrazio le 7 persone che l' hanno messa fra i preferiti e le 2 che la seguono!! Grazieeee!!
Vi adoro troppo, spero di rivedervi presto!

XoXo GeeGates ^^
























   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: imtheonekeepingyoualive