Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mondschein    22/12/2023    0 recensioni
Raccolta di one shot Ereri/Riren
• Fluff
• AU
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• Omegaverse
• Angst
• Smut
• • •
~Siete tutti benvenuti ^w^
Un grazie a tutti quelli che leggeranno!
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Quartier Generale della Legione Esplorativa giaceva in una quiete quasi inusuale. Erano passati solo pochi giorni da quando l'ultimo gigante era stato neutralizzato.
I soldati della Legione avevano festeggiato per due sere di fila, inebriandosi del sapore della libertà a cui avevano ambito da anni. Soltanto pochi di loro si erano rifugiati lontani dal chiasso dei festeggiamenti.
Eren si era trattenuto persino troppo con i suoi compagni di squadra. Aveva bevuto, forse più di Jean, ma l'alcol non gli faceva nessun effetto a causa del potere del gigante. Non lo rendeva nemmeno assuefatto. Così, una volta appurato che tutti si erano addormentati e la festa fosse finita, se ne andò ai piani superiori.
Raggiunse con calma il corridoio che portava alle stanze dei capitani e bussò alla seconda porta sulla sinistra. Aspettò diversi minuti e sospettò che stesse dormendo. Quando la porta si aprì, rivelando il Capitano Levi, abbozzò un sorriso.
«È permesso?»
Aveva la camicia sbottonata sul colletto, sembrava che si stesse cambiando per la notte.
«È tardi.»
«Allora me ne vado?» si accigliò. «Oppure stai nascondendo qualcuno qui dentro.»
Provò a guardare oltre la spalla di Levi. La camera era illuminata dalla luce soffusa della lampada. Tutto pareva in ordine e non c'era sicuramente nessuno oltre a lui.
Levi schioccò la lingua e lo fece entrare. «La festa è finita?» chiese mentre afferrava un bicchiere di vetro. Mandò giù l'ultimo goccio di brandy e si asciugò le labbra con il dorso della mano.
«Sì, da un pezzo. Che cos'è?»
Eren lesse l'etichetta della bottiglia vuota e corrugò la fronte. Era raro che Levi bevesse alcolici. Doveva essere una notte veramente speciale se si era dato all'alcol.
«Non l'ho bevuta tutta, non farti strane idee.»
«Ho pensato solo che me ne potevi lasciare un po'.»
Eren scrollò le spalle con finta delusione e la posò di nuovo sul tavolo. Sfiorò la superficie e si appoggiò, osservando prima l'intero ambiente circostante e poi Levi, che si stava cambiando. Restò con solo la camicia e le mutande addosso e si sedette sul letto. Alzò lo sguardo e incrociò il suo.
«Se te ne devi stare lì imbambolato, perché sei venuto qui?»
Eren si fece la stessa sciocca domanda. Si svestì e raggiunse il letto per mettersi a carponi su Levi. Si baciarono fino a farsi mancare il fiato e fecero l'amore.
Alla fine dell'amplesso, Eren se ne restò disteso a contemplare il soffitto in legno. La testa era ancora leggera grazie al piacere che aveva provato. Lo aveva aiutato a rilassarsi e non pensare a nulla.
Levi gli stava addirittura facendo i grattini sulla testa, mentre fumava del tabacco. In quei momenti di beatitudine si soffermava nei ricordi che aveva avuto con lui. Il loro primo incontro in quelle prigioni puzzolenti e umide, alla prima lezione di disciplina al tribunale, alla prima volta che avevano fatto le pulizie insieme, alla prima missione fuori dalle mura e alla loro prima volta su quel letto. In realtà, era capitato non meno di quattro mesi fa, al compleanno di Eren, che aveva compiuto la maggiore età. Non c'era stata una vera e propria festa, solo convenevoli da parte dei suoi compagni di squadra e amici, e altri soldati. Tra questi, Levi non era presente.
Era andato a cercarlo apposta, perché aveva pensato che non volesse farglieli o che, nella migliore delle ipotesi, se n'era dimenticato.
L'aveva trovato nella sua stanza, a petto nudo, che beveva il suo solito e prezioso tè nero. Era rimasto imbambolato a guardarlo, convinto che fosse successo qualcosa, dato che l'aveva fatto entrare senza prima preoccuparsi di vestirsi.
«Ti entrano le mosche in gola.»
Eren era rimasto con la bocca aperta e la richiuse. Dopo un altro scambio di battute che non ricordava più, le loro bocche si erano scontrate in un bisogno primordiale.
Ed erano iniziate così le loro fughe notturne. In realtà, Eren le aveva cominciate molto prima, con soldati i cui nomi ignorava. Probabilmente Levi aveva saputo da ciò che in giro si vociferava. Non che Eren fosse l'unico soldato al Quartier Generale che si abbandonava alla passione di una notte. Tutti quanti ne avevano bisogno, e Levi anche. Da quando si vedevano, però, Eren non era più andato con nessun altro.
Ora che si beava delle sue carezze, gli sovvenne che Levi non si lasciava mai andare con le coccole post sesso. Erano da mocciosi, diceva.
«Cos'è questa novità?»
Levi smise subito di accarezzarlo e allontanò la mano, prendendo la sigaretta tra le dita e sbuffando fumo sulla sua faccia.
Eren tossì, e gli diede dello stronzo.
«Te ne sei reso conto solo adesso?»
«Nah» rise Eren, rubandogli la sigaretta. Aspirò due volte, sentendo il fumo che gli entrava per bene nei polmoni e gli arrivava alla testa. Non era abituato, quindi gli girò subito. Ma l'effetto svanì solo pochi minuti dopo.
«Me ne sono accorto quando mi hai pestato al processo.»
«È stato divertente darti quella lezione.»
«Ti sei solo divertito a dare del filo da torcere a quelli dei piani alti» affermò portando il braccio dietro la nuca. «Da quella volta ho capito quanto cazzo eri stronzo e senza pietà. Ho iniziato a vederti sotto una luce diversa. L'uomo più forte dell'umanità è soltanto uno scorbutico e fissato con l'igiene.»
«L'abito non fa il monaco.» Levi spense la sigaretta sul posacenere. «Sei rimasto deluso da me?»
«No» rispose con sincerità. «Non ho mai smesso di ammirarti. So che dentro quel guscio in cui ti rinchiudi hai un animo gentile. Forse sei la persona più empatica che io abbia mai conosciuto.»
Levi restò in silenzio e poi sospirò. «Che discorsi da mocciosi.»
«Forse perché lo sono.»
Levi lo prese dalla mandibola e lo voltò per guardarlo nei suoi occhi verdi. «Lo sei e lo sarai sempre.»
Lo baciò con passione, senza dargli tregua, perché gli fu di nuovo sopra.
Poteva anche chiamarlo moccioso, o trattarlo come tale, a Eren non importava niente se questo voleva dire fare l'amore con lui.
   
 
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