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Autore: dirkfelpy89    24/12/2023    4 recensioni
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Hogwarts, 23 Dicembre. Una preside ormai anziana in giro per i corridoi, un ragazzo che non sa cosa fare, un ritrstto che forse risolverà la situazione. Un Phineas Nigellus che vuole l'ultima parola (come sempre)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Phineas Nigellus Black, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Di Notti Insonni, Dipinti Saggi e Natali da Festeggiare

 



Camminare da soli per i corridoi di Hogwarts, durante la notte, è un'esperienza indimenticabile.
Senza la confusione, la calca di centinaia di studenti intenti a camminare, urlare, fare scherzi, litigare e chissà quale altra diavoleria, solo una cosa domina incontrastato nel castello. Pace e silenzio.
E se a questa atmosfera quasi onirica si aggiungono le bellissime decorazioni, posizionate in punti strategici dei corridoi, per festeggiare le festività natalizie, si può facilmente comprendere perché Minerva Mcgranitt, nonostante fosse diventata ormai preside della scuola, la notte spesso si avventurasse in giro per il castello.

Era più forte di lei: anni e anni di ronde notturne, nei momenti più pericolosi della scuola, ormai avevano contribuito ad alterare la routine notturna della donna.
Andava a letto subito dopo la cena per poi svegliarsi inequivocabilmente intorno alle cinque di mattina.
Certo, avrebbe potuto voltarsi dall'altra parte e continuano a dormire, scendere nelle cucine e fare un'abbondante colazione in compagnia degli Elfi. Ma no, il castello la chiamava ed era una voce che per lei era impossibile controllare.
Anche quella mattina del 23 Dicembre, la sua sveglia interna suonò alla stessa, identica, ora.
Si alzò e, dopo avere indossato una calda mantella scozzese, si avventurò fuori dal suo ufficio, l'aria pungente che le solletica il naso.

Si trasformò in gatto, così che nessuno studente avrebbe potuto disturbarla, e scese le lunghe scale di pietra.
Non c'era nessuno in giro, l'ora era proibitiva e in molti sarebbero partiti, quella mattinata, per tornare a casa in occasione delle festività.
Giunta nei pressi della cucina, la donna si ritrasformò in umano e fece per solleticare la pera, e aprire le cucine per fare gli auguri agli Elfi, quando una voce la sorprese.

“Buongiorno, professoressa.”
Minerva sobbalzò, suo malgrado. Un ragazzo avanzò, uscendo da un angolo buio.
“Signor Lupin, aveva intenzione di farmi prendere un colpo!”
Esclamò alla donna, cercando al contempo di riguadagnare il suo contegno. Il ragazzo sorrise ma i capelli virarono su un nero corvino.
“Mi dispiace, preside. Non era certo mia intenzione…”
“Alle cinque di mattina in giro per i corridori, dovrei metterla in punizione!”

Teddy chinò la testa, i capelli ormai quasi blu.
“Lo so,” sussurrò.
Fu questa reazione, insolita per Teddy Lupin, a sorprendere la preside. Ormai frequentava il quarto anno, mai negli anni precedenti lo aveva visto così cupo.
Era sempre l'anima della festa (com'era simile a sua madre!) però sapeva anche al contempo essere riflessivo e passare ore in biblioteca (questa era la parte Lupin…) ma in ogni caso, il ragazzo era sempre pronto a sorridere tirare su di morale gli altri.
Qualcosa evidentemente non andava.

“Tra poche ore partirà il treno per riportarvi a casa per le feste, cosa ci fai in giro per i corridoi a quest'ora?”
“Ecco, preside, in ogni caso non penso che tornerò a casa quindi mi sono detto che…”
“Non tornerai a casa? Ma tua nonna mi ha scritto, qualche giorno fa, annunciandomi la tua intenzione di recarti da lei, come ogni inverno,” rispose la Mcgranitt.
Teddy esitò. Minerva era un'amica di famiglia, ogni tanto l'estate passava a trovare sua nonna, allo stesso tempo era la sua preside e sapeva benissimo, per quello che Harry e Ron gli avevano detto, e per esperienza diretta, che non era una donna che facesse favoritismi così facilmente. Fuori dal campo da Quidditch, per intendersi.

Non seppe bene come togliersi dall'impasse ma un qualcosa di diverso brillò per un istante negli occhi della donna e, dopo qualche altro secondo di silenzio imbarazzato, la preside sussurrò: “Vieni con me, Lupin.”
Il ragazzo obbedì, in silenzio, e si affrettò a seguire la donna. Dopo essere usciti dal corridoio della cucina, arrivarono sulla scalinata principale e dopo vari minuti finalmente arrivarono in un nuovo corridoio e l'improvviso apparire di due Gargoyle fece finalmente comprendere a Teddy la loro destinazione.

“Quidditch.” Esclamò la donna a una delle sculture.
Una porta si aprì e una scala mobile magica apparve.
Il ragazzo salì, le mani in tasca, i capelli ormai di un colore blu scuro, fino a quando non sbucò di fronte a una porta aperta.
L'ufficio della preside.

Non era la sua prima volta all'interno di quella stanza, ovviamente. Essere figlio di un Malandrino e crescere avendo come parenti Harry, Ron e George non avevano certo aiutato il ragazzo a tenersi fuori dai guai.
La donna prese posto a sedere dietro la sua scrivania, facendo un cenno al ragazzo di prendere posto.
Decine e decine di quadri di vecchi presidi intenti a dormire della grossa non contribuirono certo a rendere la situazione meno imbarazzante.

Teddy si sedette e la donna tirò fuori da un cassetto una latta contenente parecchi biscotti appetitosi.
“Prendine uno.”
L'altro obbedì, lasciando che il dolce burro contribuisse a riscaldarlo.
“Sai, il Natale è bello perché è un momento di condivisione,” esordì la preside, mangiando a sua volta un biscotto. “Quando i miei genitori se ne sono andati e mio marito li ha raggiunti, sono rimasta sola. Mi sono chiesta per anni se avesse senso festeggiare il Natale. Prendine un altro,” indicò a Teddy la scatola e il ragazzo obbedì.
“Non ho la presunzione di poterti capire, ma intuisco che cosa ti turbi,” terminò la donna.

Il ragazzo finì di mangiare il secondo biscotto e rimase in silenzio, le braccia molli. Era vero, ma confidarsi con quella donna lo metteva a disagio.
Un conto era parlare con Harry, Ginny o Hermione, un conto con la sua preside.
Ed evidentemente la Mcgranitt comprese il pensiero che stava passando per la mente del ragazzo, perché si rilassò sulla sua alta sedia e donò a Teddy uno dei suoi rari sorrisi.

“Capisco se non vuoi parlarne con me, ma ti conosco da quando sei nato e vederti così… mi dispiacerebbe se tu ti perdessi il Natale a casa per un problema che forse può essere risolto, parlandone con qualcuno,” sussurrò.
“Per mia personale esperienza, parlare dei nostri problemi con delle persone che non conosciamo così bene, può spesso risolvere molti problemi.”
Una voce saggia si levò nella stanza: era il ritratto di Albus Silente, adesso sveglio e intento a osservare la scena con un sorriso incoraggiante.
“Sono pronto a negarlo, ma ho risolto più problemi parlandone con qualche sconosciuto a ‘La Testa di Porco’ che rimanendo solo qui, con il mio Pensatoio.”

“Beh, ha ragione lei preside. Quando ero più piccolo non me ne accorgevo ma adesso sì. Quando torno a casa per Natale vedo tutte le famiglie unite, i fratelli di Ron, i loro amici. Anche Harry, tutti con una famiglia con la quale festeggiare il Natale,” il ragazzo infine borbottò. “Potrei rimanere a casa da mia nonna ma durante le festività non è molto piacevole da sopportare. Quando sono solo vorrei trovarmi insieme agli altri, quando vado alla Tana trovo tutti quanti uniti e felici, e allora vorrei tornare da solo.”

Il silenzio cadde nell'ufficio, interrotto quasi subito dalla voce di Silente.
“Forse sto per dire un'ovvietà, mi scuserete nel caso, ma io credo che per Harry e per tutti i Weasley tu sia un figlio a tutti gli effetti.”
“Sì, ma non lo sono, giusto?” Sbottò il ragazzo, alzando la voce. Poi, accortosi di aver esagerato, si affrettò ad aggiungere: “mi scusi.”
Il ritratto di Silente ridacchiò.
“Oh figurati ragazzo, il tuo padrino ha fatto di peggio nel mio ufficio,” rispose, occhieggiando un tavolino dalle gambe sottili ricolmo di scatole di latta scozzesi. “Forse un giorno te la racconterà. E ora, so quanto sia noioso farsi fare una predica da un vecchio, specie se è un quadro, ma scoprirai ben presto che i legami al di fuori del sangue spesso sono i più forti. Ho trovato più affetto e comprensione dai miei amici che dalla mia famiglia.”
“Harry ha scelto di essere tuo padrino e tutti gli altri hanno scelto di accoglierti. Hanno scelto di volerti bene, ecco perché il vostro legame è profondo ed ecco perché per loro tu sei come un figlio, anche se non lo sei per sangue,” aggiunse la Mcgranitt.
“Conoscevo tua nonna, ti adora e ti ama oltre ogni misura ma ha perso tanto e anche per lei il Natale è molto difficile. Ecco perché non riesci a sopportarla durante le vacanze, perché si sente proprio come te, forse anche peggio,” concluse Silente. “Tante volte sono rimasto a scuola per evitare mia madre, Aberforth e Ariana, mi imbarazzavano, sai. Ma lascia che ti dica questo, a distanza di anni, quando loro se ne sono andate e mio fratello non mi rivolgeva più la parola, quella è stata forse una delle scelte che più mi pento di aver compiuto. Averle evitate.”

Teddy rimase in silenzio, sopraffatto da tutta quella mole di informazioni, consigli e parole sulle quali riflettere.
“Torna nel tuo dormitorio, dormi e domattina sali su quel treno,” disse la Mcgranitt, alzandosi in piedi, imitato dal ragazzo, adesso tornato ad avere i capelli castani.
“Io… grazie,” Teddy sussurrò, imbarazzato.
“Passa buone feste e fai gli auguri a tutti,” replicò l'altra.

Giunto vicino alla porta però, il giovane Lupin venne richiamato dalla preside. “Quando tornerai dalle vacanze penseremo alla punizione per aver camminato nei corridoi durante il coprifuoco,” esclamò la donna tornata nel suo solito ruolo da preside inflessibile.
“Buon Natale,” aggiunse però, sorridendo.
“Parole sagge, Silente, da quand'è che sei diventato il consulente sentimentale degli alunni?” Udì sogghignare il ritratto di Phineas Nigellus.
“Buon natale anche a te, Phineas.”

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Piccola storia che partecipa al “Secret Santa” Spero che sia piaciuto a Carme93 e a tutti voi! Buon Natale <3

  
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