Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: Swan Song    25/12/2023    8 recensioni
Il vecchio Edmund Windsor ha invitato amici e parenti per festeggiare il suo centesimo compleanno al Windsor Chalet, una baita isolata tra le montagne.
In un giallo che si rispetti, tale riunione non può presagire nulla di buono.
Intrighi, segreti sepolti ed oscuri colpi di scena saranno dietro l'angolo: prepararsi ad immergersi in un'atmosfera misteriosa, dove la montagna nasconde più di quanto si possa immaginare.
Genere: Comico, Mistero, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sesto Atto






«Ha pensato a tutti.» disse Evelyn con lo sguardo puntato nel vuoto «Era un vecchio bastardo e credevamo avrebbe lasciato fuori qualcuno di noi, invece ha pensato a tutti.»
«Non è possibile che questo testamento sia dell’altro ieri!» tuonò invece il maggiore Price, alzandosi e raggiungendo Steve alla scrivania.
«Ecco che si improvvisa di nuovo aiutante!» disse suo suocero Liam con disprezzo.
«Hai appena ereditato questo posto, non so se te ne sei reso conto.» lo rimproverò sua sorella Harper «Non sei mai contento!»
Liam scosse le spalle «Mi avrebbe sorpreso il contrario. Ammetto che ero praticamente certo, in quanto primogenito, che lo chalet sarebbe stato dato a me.»
Steve aveva ancora lo sguardo focalizzato sul testamento, alzò la testa solo quando vide Price al suo fianco; e ciò che vide il maggiore non fu niente di diverso rispetto a quello che aveva visto Steve «24 Dicembre...ma che diavolo...»
«Non è possibile. C’è qualcosa che non va.» disse Nathan, altamente dispiaciuto che l’hotel non fosse passato a lui, anche se nel profondo se l’aspettava «Sono certo che il nonno sapesse da anni cosa lasciare a tutti noi. Non può averlo scritto l’altro ieri!»
Susan assottigliò lo sguardo e ragionò «No...non può.»
«Che suggerisci, genietto?» chiese Chuck guardandola.
«Sono abbastanza certa l’abbia modificato.»
Dopo quella supposizione, piombò nuovamente il silenzio.
«In percentuale?» la sfidò Adam.
Ella scosse la testa «Non lo so, facciamo al 70%. Ha ragione Nathan. Il signor Windsor mi dà l’idea di una persona organizzata, che sa quello che vuole e mette a posto i conti per tempo. Sinceramente, anche io mi aspettavo avesse buttato giù le sue volontà anni fa! Soprattutto, considerata l’età.»
Odette la guardò «Il nonno pensava di essere immortale.»
«Non la vedo così. Avrà anche pensato di essere immortale, ma era un uomo razionale che si rendeva perfettamente conto che avrebbe potuto addormentarsi una sera e non risvegliarsi più. Quindi tutto doveva essere in ordine, sistemato. Stiamo parlando di una delle famiglie più importanti degli Stati Uniti, no?» rammentò.
«Allora ha cambiato il testamento all’ultimo?» disse Liam come se fosse una cosa da niente, un dettaglio insignificante.
«24 Dicembre...» disse Harper «Ma questo significa prima dell’omicidio!»
«Esatto. O durante il mattino, o nelle prime ore del pomeriggio.» confermò Susan «Dubito troveremo il vecchio testamento per conferma, sarà stato bruciato. Si tratta di una vera e propria sostituzione, quello nuovo prende il posto di quello vecchio a tutti gli effetti…i notai consigliano di distruggere quello vecchio per non creare problemi. Quindi...»
«Ha cambiato il testamento ore prima di morire? Coincidenze?» esclamò Chuck «Non credo.»
«Come previsto, abbiamo trovato il punto focale dei nostri due omicidi.» disse Steve alzandosi dalla scrivania. Puntò lo sguardo su tutti i presenti radunati, nessuno escluso, poi disse «Signor Liam, lei è l’erede di questo chalet. Come si sente a riguardo?»
Liam lo sfidò con lo sguardo, rigirandosi i pollici «Come mi sento? Un Dio, Sheppard. E ora non dica che, dato che non sono particolarmente sorpreso da questa rivelazione, ho ucciso mio padre. Immaginavo di essere io l’erede.»
«Somiglia parecchio ad una confessione.» disse l’altro «Nemmeno troppo velata.»
«Coraggio, mi accusi ancora!» controbatté Liam, spalancando le braccia come una sorta di invito «Non ha fatto altro da quando è morto il vecchio. Essere il primogenito non significa per forza essere il principale sospettato!»
«Sì, se si presenta una situazione come questa.» disse Steve poggiando le mani sui fianchi «Lei era così sicuro ci fosse il suo nome nella parte che riguardava l’hotel. Ma se non fosse stato così in origine?»
«Cosa blatera?»
«Se è vero che il testamento è stato modificato, allora forse l’assassino ha costretto Edmund a modificarlo ore prima della sua morte...» disse Steve in tono sicuro «Forse lei non era l’erede dello chalet, forse ha puntato la pistola sulla tempia di suo padre costringendolo a modificare le sue volontà sotto i suoi occhi...e forse, più tardi, colmo d’ira, ha pensato bene di sbarazzarsi di lui, in modo da ereditare subito ciò che aveva appena guadagnato!»
«Ha detto che l’omicidio non era pianificato, che si è agito d’impulso!»
«Infatti ho detto che è stata una sua decisione successiva. Non vedeva l’ora di diventare proprietario del Windsor, perciò…due piccioni con una fava.»
Liam incrociò le braccia al petto «E come spiega che ero in funivia insieme a mia figlia e suo marito, all’ora del delitto? O, se è avvenuto più verso le sei, alla reception? Aspetti, non risponda, lo faccio da solo. Ho ingaggiato un attore che prendesse il mio posto mentre ero ad uccidere il vecchio!»
Steve non riuscì a trattenere un sorriso beffardo «C’è un libro famoso noto anche come 
“Dalle nove alle dieci”. Trova similitudini?»
«Adesso mi cita “L’Assassinio di Roger Ackroyd!” Incredibile. Dalle cinque alle sei è stata una coincidenza! Semplicemente le nostre due vittime si trovavano nel posto sbagliato a quell’ora.» ringhiò Liam «Lei si contraddice, Sheppard. Se sostiene che il primo omicidio è avvenuto per impulso, e quindi non pianificato, allora l’orario deve essere stato casuale, non trova?»
«Stavo cercando di metterla in difficoltà.»
«Bè, come nota, non ci sta riuscendo. Non può spingermi a confessare qualcosa che non ho fatto. Inoltre, mio padre è stato in religioso silenzio per ore, dopo aver spedito Billy a venirvi a prendere. E la finestra e la porta dello studio erano aperte.»
Billy, presente nella stanza, trasalì «M-mi s-sento i-in colpa.»
«Tranquillo, Billy. Non agitarti.» lo rassicurò Aisha «Va tutto bene. Stiamo solo parlando.»
«Semplicemente, non posso essere stato in due posti differenti alla stessa ora. Ho ingaggiato qualcuno per uccidere al posto mio? Ma questo presuppone, ancora una volta, la predeterminazione, ipotesi che lei ha escluso, Sheppard.»
Steve, esausto, premette due dita sulla sommità del naso «D’accordo, basta. Lo scoprirò come ha fatto, senza parlare ulteriormente con lei. Del resto, gli assassini sono sempre brillanti e difficilmente cedono.»
Liam scoppiò a ridere istericamente «E’ ancora convinto sia io, incredibile!»
«Liam...è vero?» chiese Harper, sconvolta.
«Cosa? Non crederai ad un uomo che non è nemmeno un detective, ma che si improvvisa tale!»
«Però tutto fila...» lo accusò anche Adam «Com’eri sicuro che lo chalet lo avresti ereditato tu?»
«Andiamo, Adam! Anche tu? Sei mio fratello!»
«E quindi?»
Liam portò indietro la testa «Ve l’ho detto, lo supponevo! Sono il primo figlio...mamma, tu non dici niente?»
«Prima non lo “supponevi”, ne eri certo.» disse nel mentre Adam.
«Hai ucciso tuo padre, Liam?» chiese diretta Evelyn.
A Liam parve di essere precipitato in un incubo «Non anche tu…ma che prende a tutti voi?! Siete impazziti, per caso?»
«Scusa papà, ma è ovvio che sospettiamo di chi ha ereditato l’hotel.»
«Odette! No...te l’ha messo in testa Price! Non è così? Bastardo, ti metterei le mani addosso!»
Jonathan alzò le proprie in difesa «Ha fatto tutto da solo, caro suocero.»
«Fatto? Fatto cosa?! Siete pazzi! Io non ho fatto niente! Non sono la persona migliore di questa terra, lo ammetto, ma non ucciderei mai nessuno! Lo giuro sulla mia defunta moglie!» si passò una mano sulla fronte sudata «Ora cosa direte? Che anche lei l’ho uccisa?»
«Si calmi, signor Windsor.» disse Susan, sempre poggiata al camino.
«Calmarmi? Mi state accusando tutti, mi fissate come se fossi il peggiore dei criminali! E questo solo perché mio padre ha deciso di lasciare lo chalet a me!»
«Ci viene facile pensarlo, se la teoria sulla modifica del testamento è vera.» replicò Susan «Altrimenti, quale idiota non avrebbe fatto mettere il proprio nome accanto a quello dello chalet? Se fosse stata Harper a minacciare il vecchio, perché non far mettere il suo nome? E così gli altri. Era il sogno di Nathan ereditare l’hotel. Se fosse stato lui, ci sarebbe il suo nome, invece c’è il suo.»
«Perché mio padre voleva così!» insistette Liam «Dannazione, perché nessuno mi crede?! E poi, chi vi dice sia stato minacciato? Non può aver cambiato il testamento di propria volontà?»
«La giornata del 24 Dicembre? Proprio lo stesso giorno in cui è morto?» rispose Susan «Un tantino fantascientifico, non trova?»
«Devo ammettere, zio, che hai stile.» disse nel mentre Chuck, fissandolo con la sua solita faccia da schiaffi, quasi con ammirazione.
«Può essere stato un caso, come quello dell’orario!» si difese il primogenito.
«Non è mai un caso...bè, in questi casi.» disse Susan «Perdoni il gioco di parole.»
Distrutto, Liam si portò entrambe le mani sui capelli «Se avessi saputo l’orrore che mi avrebbe causato diventare il proprietario di questo chalet, avrei voluto essere lasciato fuori dal testamento.» disse.
Steve gli si piazzò davanti e, prima di uscire dallo studio, gli sussurrò «Lei è un ottimo attore, signor Windsor, ma io non ci casco. Scoprirò come ha fatto nonostante l’alibi di ferro, glielo posso garantire.»
Susan lo seguì fuori dalla porta, e quando gli altri restarono soli, Harper disse «Non mi aspettavo lasciasse qualcosa anche a voi dipendenti, lo ammetto. Ma dovevo immaginarlo. Lo avete servito per anni in maniera impeccabile. Soprattutto Maggie, lei...» un respiro pesante «Lei è stata una delle prime.»
«Peccato non sia qui per sentirlo con le proprie orecchie.» disse Aisha, arrabbiata.
«E’ chiaro che è stato l’assassinio di papà a far sì che anche Maggie venisse uccisa. È stata una catena.» controbatté Harper «E questo papà non poteva saperlo, ecco perché l’ha nominata nel testamento.»
Da quelle parole, Billy parve illuminarsi «A-aspetti, s-signora Harper. L-lei ha ragione.»
«Bè, non è la prima volta che lo diciamo, ne siamo convinti da un po’, quindi cosa ho detto di così eclatante, Billy?»
«E’-è stata una catena. L-l’assassino non si aspettava d-di uccidere i-il signor W-Windsor. Qu-quindi p-poi, per rimediare all’errore, h-ha dovuto necessariamente m-mettere a t-tacere anche M-Maggie, che d-di sicuro s-sapeva qualcosa. E’ stato c-costretto, capite? N-non era nei su-suoi piani. Qu-quindi s-sì, il d-detective ha ragione. N-non c’è pianificazione.»
Sia Aisha che Harper lo guardarono con dolcezza «Sei proprio un ragazzo eccezionale, Billy. Di buon cuore ed intelligente. I miei parenti dovrebbero capire quanto vali.» disse la seconda.
Roger, sconvolto dal fatto che avrebbe ereditato nientemeno che diecimila dollari, sentì girare la testa «Ecco...s-se i signori lo desiderano, l-le funivie p-per le piste da sci sono nuovamente in funzione.»
Aveva iniziato a balbettare anche lui.
Adam batté le mani «Ha! Significa che possiamo andarci?»
«Non nevica più...» confermò Roger «Però solo quella è in funzione. Quella per andare e venire dalla cittadina, no. Ci vorrà più tempo.»
«Che mi importa della cittadina?» trillò Adam «Basta uscire di qui per qualche ora, sto impazzendo! Il mio sci adorato è sempre al proprio posto, vero, Roger?»
Egli lo inseguì in corridoio «Certo, signore. L’ultimo sulla destra, lucidato a dovere.»
«Magnifico! Harper? Che fai ancora lì? Non vieni? Abbiamo ereditato tutti, in un modo o nell’altro, dobbiamo festeggiare!»
Harper, nonostante tutto, voleva bene ad Adam «Forse non ricordi che sono una maestra nello sci. Vengo eccome, e ti farò il culo.»
James Solo si alzò per ultimo «Pensavo di essere accusato perché su quel testamento non c’è il mio nome, ma...perché mai avrebbe dovuto esserci? Sono il marito di una Windsor, non un Windsor stesso. E non ero così amico con mio suocero come lo era Price. Perciò, mi sento libero. Ho il mio stipendio da insegnante, nessuno potrà accusarmi di niente.»
«Signor Solo...» disse Roger in conclusione «Non accuserei lei neppure se confessasse spontaneamente.»
James sorrise.

Quello stesso pomeriggio, si erano lanciati tutti sulle piste da sci, ansiosi di respirare un’aria diversa da quella che avvolgeva lo chalet.
Tutti tranne Liam Windsor, troppo arrabbiato con il mondo per afferrare un paio di sci.
«Maledetti bastardi.»
Roger lo sentì imprecare tra sé e sé nella sala da biliardo. Aveva forse intenzione di giocare contro se stesso? Perché in quel momento, tranne loro due, l’hotel era deserto: perfino le quattro/cinque cameriere anonime erano corse fuori per non impazzire.
«Avrei ucciso mio padre e poi Maggie. Come si fa a dirlo? Bastardi.»
«Mi scusi se mi permetto, signor Windsor.» disse proprio il maggiordomo, entrando «Ma le avrebbe fatto bene cambiare aria. Perché non raggiunge i suoi parenti alle piste?»
Ancora scosso da tutte le accuse, Liam fece “No” con la testa «Non sono dell’umore adatto.»
«Dovrebbe sforzarsi...»
Liam afferrò le palle da biliardo «Lasciami in pace, Roger. Voglio stare solo.»
«Non le conviene. Dovrebbe almeno parlare con qualcuno, sfogarsi.»
«E allora perché non resti tu? Sembri l’unico normale. O mi accusi anche tu?»
«Io non accuso nessuno. Sono qui per dare una mano.»
«Sei euforico per il denaro che mio padre ti ha lasciato, eh?»
Roger non riuscì a nasconderlo «Ecco...»
«Buon per te. Almeno c’è una persona felice, in questo maledetto chalet! Sai giocare a biliardo?»
«Mai giocato in vita mia, signore. Però sono un maestro a carte.»
Liam fece una smorfia «Le carte sono noiose. Io sono un settantenne alternativo.»
Roger avrebbe voluto dirgli che anche il biliardo era noioso, ma per amor proprio tacque. Nel caso il primogenito Windsor fosse stato davvero l’assassino, l’ultima cosa che voleva era farlo infuriare.
«Posso imparare.»
Liam annuì «Bravo. Vieni, mettiti dall’altra parte del tavolo. Preparo tutto l’occorrente.»
Roger stette in attesa, mentre Liam continuava a borbottare a raffica «Quei bastardi. Sono le ultime persone che voglio vedere adesso, altro che sci. Accusarmi di qualcosa che non ho fatto, inaudito. Perfino mia figlia! Caro Roger, suo marito le ha fatto il lavaggio del cervello! Non escludo possa esserci lui dietro tutto questo.» afferrò le stecche «E se l’avesse sposata apposta? Se l’avesse fatta su con il preciso intento di arrivare a mio padre?»
«Abbiamo stabilito che il tutto non è stato premeditato, no?» rammentò il maggiordomo.
Liam si morse il labbro, pensando davvero a qualsiasi cosa, a quel punto «Doppio gioco. E’ stato fatto passare come non premeditato quando invece lo era. Che dici?»
«Io non sono un detective, non azzardo nulla.»
«Ma avrai pure un pensiero, una tua teoria!»
«Quindi lei pensa che si sia usato il posacenere apposta per far credere all’impetuosità, quando invece l’omicidio era progettato da mesi?»
«Ti suona?»
Roger scosse le spalle «Tutto è possibile, finché non si giunge alla verità.»
Liam aveva sospettato di lui, in un primo momento, poi però aveva fatto cadere le accuse: Roger era dietro la reception tra le cinque e le sei, chiunque poteva testimoniare che non si fosse mosso da lì. E se anche avesse approfittato di un momento di solitudine, c’era Maggie piazzata davanti alla porta dell’ufficio di suo padre, quindi…
Gli si mozzò improvvisamente il fiato e il suo cuore perse un battito.
Quindi…
Maggie l’avrebbe visto. Maggie era stata messa a tacere. E Liam dubitava che Roger – rigido come uno stoccafisso dentro la sua divisa – fosse entrato e/o uscito dalla finestra aperta.
L’unica che aveva potuto vederlo ora non respirava più. Ma Maggie aveva certificato ad Aisha che nessuno era entrato o uscito dalla porta dopo Billy...e se fosse stata ricattata? Se fosse stata costretta a mentire?
La circolazione sanguigna si bloccò, e all’improvviso Liam sentì un freddo tremendo penetrargli nelle ossa.
Alzò lo sguardo su Roger, che gli sorrideva come il più educato dei vicini di casa. Dunque, cercando di non far notare il suo disagio, gli consegnò la stecca «E-ecco...adesso...» si schiarì la gola «Ti spiego le regole.»
Il maggiordomo continuava a sorridere, solo che a Liam parve lo stesse facendo in maniera sinistra «La ringrazio, signor Windsor. La ascolto.»
«L-la modalità di questo biliardo è la Pool 8-15.» disse Liam cercando di placare il tremore nella voce «Prevede l’utilizzo di un triangolo per raggruppare le 15 palle. Il tiro corretto si ha colpendo il battente solo con la punta della stecca, oppure sarà considerato fallo.»
Roger annuì, scaricando il peso sulla stecca, in ascolto. Liam osservò ogni sua mossa, attentamente. Aveva detto che lo chalet era deserto eccetto loro o l’aveva fatto intuire?
Lo chalet era deserto…
«Bè, abbiamo quindi le 15 palle numerate e una bianca, che è quella battente.» proseguì «Un giocatore dovrà imbucare una delle due serie di palle definite “piene” o “basse” e “rigate” o “alte”. Le prime vanno dalla numero 2 alla 8, le seconde dalla 9 alla 15. La numero 1 è neutra. La caratteristica principale di questo gioco è che bisogna imbucare la biglia 8 e la 15 esclusivamente nelle buche centrali. Scusa se...scusami se sto rendendo tutto così confuso, ma...»
«Cosa succede?» chiese Roger con voce bassa «Mi sembra agitato, signor Windsor.»
«I-io...io...» Liam si allentò il nodo della cravatta, che indossava anche di giorno «Io mi sento mancare l’aria.»
Roger mollò la presa sulla stecca e gli si avvicinò, guardandolo con comprensione «Gliel’ho detto, le farebbe bene andare a prendere un po’ d’aria. Non si chiuda in se stesso.»
«Mi sa che hai ragione, Roger. Se non ti dispiace...io...vorrei uscire.»
Gli parve come se il maggiordomo, piazzato esattamente davanti a lui, non volesse lasciarlo passare.

Le piste degli anni ‘50 erano strette e ripide, con curve che lo erano altrettanto. Gli impianti di risalita erano rari, anche se non c’era da sorprendersi che la pista degli Windsor ne fosse dotata. Normalmente si doveva camminare a lungo per raggiungere la cima della montagna e poi scendere lungo la pista.
Occorreva indossare abiti pesanti e spessi per proteggersi dal freddo.
«Si butti, Price, si butti!»
Jonathan indossava un completo da sci troppo stretto e fuori moda, con colori sgargianti. Un’espressione di panico era stampata sul suo viso, spesso si mordeva nervosamente le unghie. Naturalmente, aveva dimenticato i guanti allo chalet.
«Forza, Price! Ci mostri come si fa!»
«Non abbia paura, è bravissimo!»
«Sì, certo...» borbottò lui di rimando «Lo state facendo apposta, bastardi
La sua paura era palpabile, si aggrappò alle ringhiere di legno vicino al punto di partenza.
Ogni volta che tentava di muoversi, le sue gambe si irrigidivano in modo comico, tanto che sembrava un manichino animato.
Cercò di prendere coraggio muovendo le braccia come un pinguino, ma crollò in una posizione scomposta sulla neve, scivolando solo per qualche centimetro.
I presenti gli risero dietro, ma a modo loro continuarono ad incoraggiarlo.
Dopo tre Ave Marie e un Padre Nostro, tentò di iniziare la discesa. Gli sci gli scivolarono via e lui cadde rovinosamente nella neve, lasciandosi alle spalle un’impronta comica. Sperimentò varie peripezie e situazioni spiacevoli prima di lanciarsi alla discesa, la quale fu piena di zigzag, urti e urla di terrore. Comunque, si rivelò sorprendentemente divertente per gli spettatori, che risero in maniera fragorosa ed applaudirono.
«Sei un vero campione!» disse Steve, parecchio divertito.
«Sta’ zitto.»
La cosa più sorprendente, comunque, era come avesse fatto James Solo a farsi tutta quella strada a piedi, dato che odiava le funivie. Si diceva fossero sei chilometri.
Rifecero tutti il giro e si lanciarono giù per la pista: un susseguirsi di curve eleganti e veloci disegnate nella neve. Le loro scie lasciavano tracce intricate sul candido manto nevoso, come indizi nel mistero che cercavano disperatamente di risolvere.
La sfida si intensificò quando raggiunsero l’unica parte più ripida della montagna. Sfrecciavano veloci, la neve scricchiolava sotto gli si mentre si facevano strada attraverso la pista.
Ogni svolta, ogni sorpasso, era un passo verso il traguardo.
Un fazzoletto scivolò via dai guanti di Adam, sventolando nell’aria gelida. Mentre cercava di afferrarlo, perse l’equilibrio e si ribaltò nel bianco intenso.
«E tu saresti lo sciatore più esperto?» lo prese in giro sua sorella Harper, aiutandolo a rialzarsi.
«E’ un fazzoletto pregiato!»
Adam si rimise i guanti e la competizione ricominciò. La discesa riprese con vigore, i ricconi attraversarono svariate curve e svolte ardite, sfidandosi a vicenda.
Nelle vicinanze della pista c’era un’area meno affollata, riservata a coloro che preferivano un’esperienza un po’ meno competitiva. Lì, tra i grandi abeti e le distese di neve fresca, Nathan ed Aisha si stavano divertendo come due bambini.
Correndo e ridendo, si avventurarono in una distesa immacolata di neve scintillante. Nathan perse l’equilibrio e cadde sulla morbida coltre bianca. Incapace di resistere alla tentazione, Aisha si unì a lui, precipitandosi nella neve accanto e rotolandosi insieme a lui.
Entrambi scoppiarono in una risata contagiosa che risuonò tra gli alberi.
Man mano che si rotolavano sulla neve, le loro risate si intensificarono, affrontando le leggi della gravità in un’esibizione di pura gioia. Si sporcarono di neve sulle guance e tra i capelli, dimenticandosi delle loro preoccupazioni e di ciò che potevano pensare gli altri.
«Siamo come due ribelli che sfidano le regole del mondo degli adulti!» disse la segretaria, ridendosela.
Nathan condivideva a pieno. Si fermarono, stesi sulla neve. Il loro respiro si mescolava con le calme e dolci note della montagna, mentre osservavano i fiocchi di neve danzare lentamente verso il basso.
Le risate si fecero più calme.
I loro sguardi, però, svelavano ancora un’energia contagiosa e una connessione unica. Si guardarono negli occhi, annullando la distanza che li separava ancora una volta.
La vista era mozzafiato da ogni angolazione, ma Chuck Solo non riusciva a distogliere lo sguardo dalla ragazza che si stava improvvisando investigatrice.
In quel momento, era seduta su una panchina; perciò, le si avvicinò con fare disinvolto, facendo slittare i suoi sci sulla neve.
«Signorina Sheppard...» iniziò con un sorriso «Non sapevo che la bellezza potesse essere così accecante.»
Quella volta, Susan non sembrò infastidita dal complimento «E io non sapevo che i ragazzi così ricchi potessero essere così audaci.» rispose con un sorriso malizioso.
Chuck rise «Bè, non sono abituato a prendere un No come risposta. Che ne dici di una discesa insieme?»
La ragazza sembrò esitare, ma poi annuì «Va bene, perché no? C’è qualcun altro da lasciare solo?»
Chuck sorrise e le offrì il braccio «Diciamo, tutti questi rebecucchi.» e insieme risalirono in vetta.
Chuck non riuscì a resistere alla tentazione di avvicinarsi ancora di più alla ragazza «Spero che non ti stia annoiando.»
«Assolutamente no. Mi sto divertendo molto, questo pomeriggio fuori mi permette di riordinare meglio i pensieri.»
Il ragazzo si sentì sollevato «Riguardo i due omicidi?» chiese, dato che non voleva rovinare tutto con una battuta fuori luogo.
Susan annuì «So che, in un modo o nell’altro, alla fine i tasselli del puzzle andranno al loro posto.»
Quando il sole tramontò dietro le montagne, raggiunsero tutti la base della pista, sfiniti ma soddisfatti.
Gli occhi lungimiranti di Agatha Christie avrebbero letto tra le righe di quelle discese scintillanti, in cerca del sospetto nascosto tra i protagonisti di quello spettacolo di sci.

«Dai papà, fai questo sforzo!» tuonò Nathan.
«No...no...non ci salgo in quella dannata funivia!» controbatté James.
«Allora che hai intenzione di fare?» domandò Harper «Scendere a piedi? Ormai è buio, verrai sbranato dagli orsi!»
«Come sei rassicurante, cara!»
«Sto cercando di farti capire che un viaggio in funivia è molto meglio di un faccia a faccia con gli orsi!»
Steve sorrise «Faccia questo sforzo, signor Solo. Se vuole, le tengo la mano.»
James respirò a fondo. Dopo aver ripetuto mentalmente per circa cinque minuti buoni “Funivia – Orso – Funivia – Orso”, decise che la funivia fosse l’opzione migliore.
«Eccellente!»
«Devi superare questa paura, vecchio mio!» disse Adam dandogli una pacca sulla spalla «Dopo di te.»
James entrò nella cabina, terrorizzato. Ma Adam non entrò in quella, l’aveva fatto apposta per spronarlo. Quindi James vide le porte della funivia chiudersi davanti a lui. Adam gli sorrise e lo salutò con la mano «Ci vediamo di sotto!»
«Oh, devo iniziare a pregare.»
«Non succederà niente, caro.»
Quando il mezzo prese a muoversi, James sudò freddo «C-come fai a dirlo? Si staccherà. C’è un pazzo omicida in giro, e questa cabina si staccherà! Precipiteremo nel vuoto, e di noi non rimarranno che pezzi sparsi per tutta la neve.»
«Papà, ti vuoi calmare?» Nathan gli accarezzò le spalle «Se vuoi, puoi abbracciarmi.»
Chuck rise.
«Non prendermi in giro, figliolo! Ah, come si muove veloce!»
«Io nemmeno la sento.» disse Chuck sollevando le spalle.
«Moriremo. Me lo sento. Moriremo.» quando la funivia prese più velocità, perfino le pareti della montagna lo sentirono urlare «AAAAH, ULALA’ UH UUH!»

«Ma sta riprendendo a nevicare?»
«James è sopravvissuto? I Solo sono già arrivati?»
«Che ci sarà per cena?»
«Domani la polizia riuscirà a venire su?»
Queste erano le domande che – bene o male – balenavano nella testa del gruppo, che aveva appena raggiunto la baita.
Il maggiore Price, verde in viso come se gli avessero ribaltato le budella e gliele avessero ficcate in lavatrice, ondeggiò «Odio sciare.»
Sua moglie Odette lo sosteneva con amore «Sei tu che ti ostini a venire o ad accettare le sfide. Stai in basso e guarda noi, no?»
«Oh certo, un passatempo allettante!» ironizzò lui «Credo che salterò cena. In più, mi sento le ossa rotte. Oh, avrò la febbre.»
«Tu sei proprio un ufficiale alternativo. Guarda Steve. Lui sì che è tutto d’un pezzo!»
«Ah, sì? Se ti piace tanto, perché non hai sposato lui?»
«Non dire idiozie. E non hai la febbre.» entrò nell’hotel, cercando subito il maggiordomo «Roger! Aspetta tesoro, magari possiamo chiedergli di portarci la cena in camera. Roger! Ma dove si è cacciato?»
Roger stava là, seduto davanti il bancone della reception con la testa immersa nelle ginocchia. Sembrava singhiozzasse.
«Ma che succede?» disse Evelyn, superando Price e Odette, alla faccia dell’età «Roger...si sente male, per caso?»
Roger aveva le palpitazioni «I-io l’ho lasciato solo per qualche minuto, per qualche minuto appena!» ripeteva come un mantra.
«Chi? Roger, chi hai lasciato solo?»
Ma non c’era bisogno di una vera risposta: Evelyn ed Odette, i due poli che ruotavano intorno a Liam Windsor, la madre e la figlia, sapevano. Il cerchio era chiuso. Ricordarono che nessuno era rimasto allo chalet eccetto Roger e Liam.
«No.» esclamarono a tempo «No!»
«L-lui voleva insegnarmi biliardo, voleva...»
Da quel dettaglio di Roger, colsero dove avrebbero dovuto correre, ed anche in quale stanza.
«Steve!» gridò il maggiore non appena lo vide varcare la soglia d’ingresso della struttura.
Confuso, Sheppard studiò la situazione. Cosa ci faceva Roger in terra? E perché continuava a piangere?
«Che accade?»
Price non riuscì a dire altro se non «Liam.» perché sua moglie si era già precipitata su per le scale e voleva seguirla.
Steve si scambiò un’occhiata con la figlia «Non dirmelo.» disse lei.
«Aiutatemi!» strillava la vecchia Evelyn «Aiutatemi a salire! Vi prego! Devo vederlo! Devo vederlo!»
James, entrato in quel momento con Harper e i figli, si offrì di accompagnarla «Vengo io, signora Windsor. La porto io.»
«D-dov’è mio fratello?» chiese invece Harper a voce così bassa che sembrò avesse posto quel quesito più che altro a se stessa «Liam? Liam!»
Corsero tutti su per le scale.
«Lo sapevo!» continuava a ripetere James «Me lo sentivo che qualcosa non andava!»
Nessuna funivia era precipitata nel vuoto, ma ci aveva quasi preso.
«Papà!»
«Figliolo!»
«Fratello!»
Ancora una volta, gli Sheppard erano gli unici estranei ai rapporti di quella stramba ma pericolosa famiglia. Si scambiarono uno sguardo complice.
Poi Steve disse «Largo! Fate largo, fate prima passare me!»
Aisha fu lieta che quella volta non fosse toccato a lei trovare…
Liam Windsor giaceva piegato sul tavolo da biliardo, con il busto e la testa premuti contro di esso. Il tappetino si era macchiato di un rosso vivo, così come parte del pavimento.
Non c’era arma del delitto, quella volta. Era stato sorpreso alle spalle e la sua testa era stata sbattuta ripetutamente sul tavolo da biliardo.
I parenti stavano avendo un mancamento.
Steve, invece, non credeva ai proprio occhi. Liam Windsor era il suo sospettato numero uno, ed ora era morto.
Per la prima volta nella sua vita, si sentì in colpa.






Angolo Autrice:

Gentili lettori, buon Natale!! <3
Vi ho offerto un capitolo con i fiocchi giusto per stare in tema e spero l'abbiate gradito :)
A tal proposito, io ringrazio tutti voi: chi legge, chi legge e recensisce, chi ha inserito la storia tra le seguite o chi vorrà farlo in seguito :)
Dai dati, vedo che siete abbastanza numerosi e la cosa non può che farmi piacere. *-*
Saluto le mie lettrici fidate che mi rendono sempre felice con le loro congetture.

Passate una serena giornata.
A venerdì! :)

SwanXSong
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: Swan Song