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Autore: Swan Song    29/12/2023    8 recensioni
Il vecchio Edmund Windsor ha invitato amici e parenti per festeggiare il suo centesimo compleanno al Windsor Chalet, una baita isolata tra le montagne.
In un giallo che si rispetti, tale riunione non può presagire nulla di buono.
Intrighi, segreti sepolti ed oscuri colpi di scena saranno dietro l'angolo: prepararsi ad immergersi in un'atmosfera misteriosa, dove la montagna nasconde più di quanto si possa immaginare.
Genere: Comico, Mistero, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Settimo Atto







«C’era solo lei in questo chalet, Roger!»
Le urla di Steve Sheppard avvolgevano ogni cosa: le mura interne ed esterne dell’hotel, il bosco adiacente, le funivie, le montagne, perfino la cittadina.
E se allo stupore si sommavano i sensi di colpa per aver dichiarato “assassino” un uomo innocente, il volume delle grida non poteva che aumentare.
«Lei non capisce!» tuonò il maggiordomo, in propria difesa «Cercano di incastrarmi! Non sono stato io, lo giuro! Lo giuro sulla mia defunta madre!»
Ma Steve non sembrava sentire ragioni. Continuava a passeggiare nella sala da biliardo, avanti e indietro, con le mani poggiate sui fianchi. Nella stanza, in quel momento, erano presenti solo lui, Roger, Susan e Price.
Aisha stava aiutando i famigliari della vittima ad elaborare il lutto.
Quando Sheppard si diresse alla porta e la chiuse con due mandate, Roger si sentì in prigione «C-che cosa sta facendo? Non può farlo! Questo è sequestro di persona!»
«Andiamo, non la tratterò a lungo. Certo, dipende da quanto tempo ci metterà a confessare.»
Susan incrociò le braccia al petto «Confessi, signor Roger, e mettiamo la parola “Fine” a questa storia. Ah, devo dire che sono parecchio delusa. Allora è vero che è sempre il maggiordomo.»
Roger portò le mani avanti «Ve lo giuro, non sono stato io. Mi hanno incastrato.» prese aria e cercò di calmarsi, così da parlare lucidamente «Lasciate che vi spieghi come sono andate le cose.»
Price allargò le braccia «Ci illumini.»
Dato che provava ancora nausea, si accomodò nella prima sedia che vide.
Roger cercò di non guardare il corpo, ancora steso sul biliardo, di Liam «Perché mi fate questo? Mi viene da vomitare...perché mi avete chiuso dentro con il cadavere?»
«E’ un ottimo metodo per non mentire.» rispose Steve «E si sbrighi, tra poco comincerà a puzzare. Susan...»
La ragazza si avvicinò al corpo, analizzandolo «Quando il cuore smette di battere, si interrompe la circolazione sanguigna. Perciò, il sangue non irrora più i tessuti, e le cellule, non ricevendo più ossigeno e nutrimento, muoiono. L’azione di diversi tipi di batteri produce i primi odori. Entro 24-72 ore dopo la morte, gli organi interni iniziano a degradarsi a causa della morte cellulare, e il corpo inizia ad emanare un cattivo odore.»
«E ma lo fai apposta!» disse Price sempre più verde in viso, cercando di non vomitare.
Allo stesso modo Roger, il quale disse «Non avrete intenzione di tenermi qui ventiquattro ore!»
«Dipende da lei.» ribatté Steve «Allora?»
«State calmi. State tutti molto calmi. Ho raggiunto il signor Windsor proprio perché sapevo fosse solo.»
«Ah, una confessione con i fiocchi! Ha approfittato dell’assenza di tutti in casa...»
«No! Volevo controllare il suo stato di salute mentale, dopo che lei non ha fatto altro che accusarlo per ore!»
Steve si bloccò di colpo. Roger, quella volta, aveva saputo colpirlo nel punto giusto, ed era anche riuscito a farlo affondare. Trattenne il fiato e lo guardò «Proceda.»
«In effetti, era parecchio giù. Subito voleva mandarmi via, ma poi mi ha chiesto di restare. Voleva che giocassi a biliardo con lui, io gli ho detto di non essere capace, allora lui si è offerto di insegnarmi.» una pausa, accompagnata da un respiro pesante «Tutto ad un tratto, è diventato strano. Mentre spiegava, ha iniziato a guardarmi come se fossi un diavolo sceso in terra. Non ho capito il perché.»
«Perché ha compreso che è un assassino. Che mi dice a riguardo?»
Roger, stufo di quelle accuse, si difese a testa alta «Lei non fa altro che puntare il dito contro tutti.»
«Mi attengo ai fatti.»
«Ho detto al signor Windsor di andare a prendere una boccata d’aria fresca, sarebbe stato ancora in tempo.»
«Che ore saranno state?»
«Almeno le cinque. Il sole tramonta presto d’inverno, non aveva molto tempo, ma data la sua salute mentale, io ho cercato di convincerlo ad andare. Le piste sono comunque illuminate.»
Prima che Steve potesse aprire bocca, Susan spalancò gli occhi e disse «Non è possibile.»
«Cosa?» le domandò Price, tenendo premuta una mano sulla fronte, moribondo.
La giovane sollevò lo sguardo su di lui e suo padre «Ora della morte indicativa...tra le cinque e le sei
Cadde un silenzio da fare invidia a quello dei morti.
«Non è possibile.» ripeté Jonathan, sconvolto «E’ uno scherzo, uno scherzo di cattivo gusto.»
Steve restò immobile sul posto per qualche secondo «Ci vuoi prendere in giro.»
Ma Susan scosse la testa negativamente «Roger ha detto che erano almeno le cinque.»
Sheppard strinse i denti e guardò il maggiordomo in malo modo «Si sta prendendo gioco di noi? Ha un significato questo orario preciso? Risponda!»
«Io cosa ne so?! Non sono l’assassino! Se mi lasciaste finire...ero riuscito a convincere il signor Windsor ad uscire! Proprio quando eravamo faccia a faccia, è squillato il telefono!»
Un’altra pausa.
«E’ squillato il telefono?» ripeté Jonathan Price, che da verde aveva assunto una colorazione rosso pompeiano.
Roger annuì «Ho detto al signor Windsor di attendere un attimo e sono sceso alla reception a rispondere.»
Cercando di non vomitare l’anima, Price domandò «E chi era?»
Roger scosse le spalle «Nessuno. Ho sentito dei respiri pesanti, inquietanti, poi ha buttato giù. Uno scherzo di cattivo gusto, di sicuro.»
«Il respiro di qualcuno non lo definirei “nessuno”.» disse Steve.
«Aspettate...» parlò Susan «Ma le linee non sono interrotte per colpa della neve?»
«E’ vero.» controbatté Price «Non capisco...»
«Solo quelle con l’esterno...» disse Steve «Quelle interne, a quanto pare, sono perfettamente funzionanti.»
«Oh. Quindi se dalla mia camera chiamassi la reception per la cena, funzionerebbe?» disse Jonathan «A tal proposito, Roger, volevo chiederle se fosse possibile...ho una certa nausea.»
Naturalmente nessuno lo ascoltò, tantomeno Roger.
«Chi ha chiamato lo ha fatto direttamente dall’hotel.» esclamò Steve con una certa inquietudine «E’ stato un diversivo.»
«Allora Roger sta dicendo la verità?!» si sorprese Price.
Il maggiordomo alzò le braccia al cielo «Mi credete, adesso?»
«Bè, non ci sono testimoni, questa cosa della telefonata lei può anche essersela inventata!»
«Non credo sia inventata.» meditò Steve «L’assassino ha preso tempo. Doveva uccidere Liam, ma Roger era di mezzo e non se ne andava. Forse l’assassino non pensava sarebbe rimasto, era certo che Liam avrebbe passato la giornata in solitudine. Quindi ha dovuto improvvisare.»
«Ha chiamato la reception e, liberatosi di Roger, è corso ad uccidere Liam, sorprendendolo alle spalle e non dandogli alcuna possibilità di difesa.» proseguì Susan «Diamine, deve essere stato velocissimo! Come ha fatto? Non è possibile, dato che si è anche preso del tempo per respirare al telefono.»
«Roger, quanto ci vuole a raggiungere questa stanza dalla reception, se si cammina a passo normale?» domandò Steve.
Il maggiordomo scosse le spalle «Non più di cinque, sei minuti.»
Price era sconvolto «Lo chalet non è infestato, vero?»
A questo punto, le pensava tutte.
«Immagino lei sia sceso di corsa per rispondere al telefono, ma sia risalito con calma, non pensando mai più che Liam fosse stato ucciso.» parlò Steve.
«Esatto.»
«Non è possibile.» ripeté Susan «L’assassino chiama da qui dentro, suppongo qui vicino, aspetta che Roger risponda, sospira pesantemente, poi butta giù, uccide Liam e sparisce nel nulla? Quale razza di essere umano riuscirebbe a fare questo in così poco tempo?»
«Secondo te perché ho chiesto se l’hotel è infestato, ragazza mia?» le domandò Price come uno zio premuroso.
Effettivamente, erano tutti perplessi.
Steve sospirò, osservando il corpo di Liam «L’assassino si è sbarazzato di lui proprio perché erede dello chalet.» scosse la testa, sentendosi in colpa «E io che credevo avesse ucciso lui il vecchio e raggiunto finalmente i suoi obbiettivi.»
«Steve...» disse Price, alzandosi con uno scatto «Eravamo tutti sulle piste da sci, oggi pomeriggio...qui c’erano solo Roger e la vittima. E se uno e morto e l’altro non è stato...»
Ora Susan provava ufficialmente paura.
«C’è davvero qualcun altro, in questo chalet.»

«Che diavolo fai??»
Price si accorse di aver urlato come una donnetta, motivo per cui avrebbe dato la colpa alla nausea, in caso di accuse. Nei pochi giorni trascorsi allo chalet, aveva imparato a difendersi molto meglio di un avvocato.
Steve, sguardo serio e determinato, caricò uno dei fucili presenti nell’armadietto della sala da caccia.
«Quelli, tecnicamente, sarebbero miei. Il testamento, ricordi?»
«Sicuro di volermi accompagnare?» si limitò a controbattere il marine, richiudendo le ante.
L’amico annuì «Secondo te ti lascio fare il giro turistico da solo?»
Steve sorrise e, senza preavviso, gli lanciò una pistola «Allora muoviamoci. Ho lasciato Susan con gli altri nella sala dei pasti. Nessuno di loro dovrà muoversi di lì fino al termine della nostra ispezione.»
L’orologio scoccò le nove di sera, e alla fine Price aveva cenato a tavola insieme agli altri. Consumando più che altro il salato, la nausea gli era passata.
Inseguì Steve per le scale e disse, ficcando l’arma nella cinta dei pantaloni «Quindi siamo davvero convinti che qui ci sia un soggetto terzo e che sia l’assassino? Potrei morire di paura, in caso.»
«E’ la nostra pista attuale, quindi...andiamo a scoprirlo. Partiamo dall’ultimo piano e poi torniamo indietro.»
«Hai una mappa dello chalet? Non sono così sicuro di orientarmi.»
Sheppard gliela sventolò davanti agli occhi «Sono tre piani, soffitta esclusa. Quindi iniziamo dalla soffitta.»
«Ottimo.» Price prese aria «Sì, ottimo. Il posto ideale come nascondiglio di un assassino. Spero solo di non doverla usare.» disse fissando la pistola.
Salirono le scale: per tutto il tragitto, Price non si risparmiò qualche Ave Maria a bassa voce. Steve, maniaco del controllo, le contò; erano undici.
«Hai tutte le chiavi di accesso?» domandò poi Jonathan una volta giunto davanti la porta della soffitta.
Il suo compagno di avventure annuì «Roger era talmente terrorizzato da me, che me le ha consegnate senza fare storie.»
«Per forza: tu la minacci, la gente.»
«Non è vero.»
«Ti conosco bene, è vero.»
«Non è vero.»
Una volta che la porta fu aperta, furono avvolti dal buio più totale.
«Ma che diamine, accendi la luce! Steven, accendi la luce!»
«Se mi dessi il tempo di cercare l’interruttore...»
Price lo spostò con una spallata «Faccio io, ci stai mettendo troppo.»
«Ti vuoi dare una calmata?!»
«Queste tenebre mi urtano!»
Si diedero delle manate assurde, finché Steve – naturalmente – non trovò l’interruttore. La luce, sebbene traballante, illuminò la stanza, e il marine sollevò tatticamente le sopracciglia «Visto?»
«Quando hai finito di lodarti da solo, mi dai una mano?»
«A fare che?»
«A investigare, tonto!» il karma girava contro Price, quella sera, perché rischiò di scivolare per terra e prendere una culata per colpa di un pupazzo sul quale inciampò, che successivamente emise un verso incomprensibile per il genere umano.
Steve, con i riflessi di un predatore, lo afferrò prima che toccasse terra.
«Accidenti! Ma cos’è quest’affare?!» sbottò Jonathan aggrappandosi al suo amico «Ti ringrazio.»
Steve lo aiutò a sollevarsi «La prossima volta che mi dai del “tonto”, non ti salverò.»
«Scusa, sei un genio.»
«Così va meglio.»
Price afferrò l’oggetto incriminato e lo osservò attentamente: era il pupazzo di un orso pilota, con tanto di sciarpa, berretto e occhiali tipici «Mi verrebbe da buttarlo giù dalla finestra.» disse con disprezzo «Ma siccome prima o poi io e Odette diventeremo genitori...dovrò farci l’abitudine a questi cosi sparsi per il pavimento.»
Steve fece una battuta di pessimo gusto «Se non muori qui.»
«Ma te ne vai cortesemente nel Paese di Fanculo?»
Steve rise «Questo non si dovrebbe dire in un giallo.»
«Noi non siamo in un giallo. Idiota.» Price lanciò il pupazzo poco più in là, con nonchalance, e questi finì sopra un cavallino a dondolo un tantino inquietante. Suddetto cavallino prese a dondolare rapidamente, e al maggiore vennero i brividi «Bè...perlomeno abbiamo la certezza che non c’è nessuno. Vero? C’è qualcuno?» gridò «Assassino, sei qui?»
Silenzio di tomba.
«Più che una soffitta vera e propria, mi sembra una stanza dei giochi.» analizzò Steve «Tutti questi oggetti devono essere appartenuti ai figli di Edmund da bambini.»
«Concordo. Non credo che l’assassino viva tra i pupazzi. A meno che non abbia un complesso del neonato molto avanzato e incurabile.»
Steve lo guardò, esausto «Ma come ha fatto Odette a sposarti?»
«E tu come fai ad essermi amico?»
Bingo.
Steve scosse la testa e procedette «Sì, bè, probabilmente sei anche il mio migliore amico, quindi...»
«Probabilmente? Come ti permetti? Chi potrebbe essere, sennò?»
Sheppard quella volta non rispose, concentrato nella sua missione.
«Vecchi libri di scuola, palloni, giocattoli...qui non c’è nessuno.»
«E cianfrusaglie.» aggiunse Price «Senti, Steve, io non credo l’assassino viva nella sala da biliardo o nello studio di Edmund. Sarebbe un tantino stupido a farlo, no? Quindi deve nascondersi in stanze come questa.»
Fu a quel punto che Sheppard ebbe l’illuminazione «Questo posto non è l’unico presente in quest’area.»
«Che intendi?»
«La casupola di Billy.»
Allora anche Price parve illuminarsi «Diamine, mi ero completamente scordato che il ragazzo ha una casetta propria! Non distante da qui a piedi, giusto? Nel bosco.»
Steve annuì «Se l’assassino si nascondesse lì ad insaputa di Billy?»
Jonathan fece schioccare due dita tra loro «Vale la pena tentare. Secondo me siamo sulla pista giusta. Finiamo di controllare lo chalet e poi dirigiamoci da lui.»

La casupola di Billy era avvolta da un’aura di calore e accoglienza, grazie al fumo che si alzava delicatamente dal camino. Le pareti erano fatte di tronchi d’albero robusti e decorati con ornamenti invernali, come ghirlande di bacche rosse e rami di abete profumati.
Steve e Price si avvicinarono alla porta d’ingresso.
Era adornata con una corona di agrifoglio, un tocco di festività.
Steve bussò ed attese.
«S-sì?» la voce di Billy giunse dall’altra parte quasi immediatamente «C-chi è?»
«Billy, sono il marine Steve Sheppard, ricordi? Sono qui con il mio amico, Jonathan Price.»
Per qualche attimo, i due furono avvolti soltanto dalla bufera, che incessante era tornata a tormentarli.
Continuando su quella scia, il tutto si sarebbe sbloccato il giorno della Befana.
La porta si aprì, mostrando un Billy sorridente e con un cucchiaino in mano «S-salve.»
«Oh. Disturbiamo?» chiese Price.
«N-no. S-scusate, questa s-sera ho f-fatto cena t-tardi. E-ero giusto lì che mi p-prendevo un tè c-caldo. P-prego, entrate.»
«Sempre a spalare, eh?» colse Price.
«Eggià.»
Vennero accolti da un’atmosfera calda e confortevole. Il pavimento di legno scricchiolava sotto i loro passi, ma era coperto da tappeti morbidissimi.
C’era un piccolo angolo cucina, con un fornello rustico e un bollitore sempre acceso, pronto a preparare alto tè o, perché no, una tazza di cioccolata calda.
Accanto alla cucina, notò Steve, c’era un tavolo in legno con due sedie intorno; un luogo perfetto per gustare una colazione invernale o per trascorrere un pomeriggio lavorando su qualche progetto creativo.
Più avanti c’era la zona salotto, che disponeva di un comodo divano e delle coperte.
«A-avete bisogno di qualcosa?» domandò Billy «Oh. C-che scortese. Una tazza d-di tè?»
Price sorrise con dolcezza «No, ti ringrazio. Abbiamo già cenato abbondantemente.» guardare Steve fu inevitabile per lui «In realtà, stiamo seguendo una nuova pista sul caso...Windsor? Vogliamo chiamarlo così?»
Steve andò al sodo «Hai saputo che Liam Windsor è morto, vero?»
Il ragazzo spalancò gli occhi e si paralizzò sul posto «C-cosa?»
Price respirò profondamente «Nessuno glielo ha detto, tipico di quei bastardi.»
«M-ma c-come è successo? S-siamo tutti in p-pericolo?! U-uccideranno anche m-me?!»
«Billy, Billy, non agitarti.» tranquillizzò Sheppard «Va tutto bene. Nessuno vuole ucciderti, o almeno spero. L’assassino non ne avrebbe motivo.»
Billy dovette sedersi e prendere fiato «C-com’è m-morto?»
«Non è il caso che tu lo sappia. Ti agiteresti ancora di più.» gli disse Price.
Ma il tuttofare insistette «I-io lo vorrei s-sapere.»
Steve si scambiò un’occhiata con il suo partner «La sua testa…gli hanno sbattuto ripetutamente la testa sul tavolo da biliardo.»
Billy premette una mano al cuore, terrorizzato «N-non sono stato io! Non sono stato io, ero a spalare come sempre, q-qualunque o-ora fosse!»
«Billy, calmati! So che non sei stato tu, ma devi calmarti. È per questo che siamo qui.» disse Steve «Pensiamo che l’assassino non sia nessuno di noi, a questo punto.»
Billy, che era un ragazzo intelligente, colse subito «P-pensate che c-ci sia qualcun altro.»
Price annuì, infilando le mani in tasca «Sai chi potrebbe essere? Il signor Windsor aveva parecchi nemici, e tu lavori qui da tanto tempo.»
«I-io c-ci sono c-cresciuto qui. Q-quando e-ero b-bambino, m-mi piaceva g-giocare in ogni a-angolo d-dell’hotel.»
Steve corrugò la fronte «E’ possibile che qualche giocattolo che ti apparteneva ora giaccia nella soffitta dello chalet?»
Billy sollevò le spalle «M-ma certo.»
Price ringhiò «Spero non sia quel dannato orso che ha attentato alla mia vita!» disse tra sé e sé. Quando si girò, Billy vide la pistola e trasalì.
«Billy, ora sarò un po’ impiccione.» proseguì Steve «Dove sono i tuoi genitori? Mi sembri un ragazzo molto solo.»
«Oh, no. Io n-non sono s-solo. M-mia m-madre mi ha cresciuto d-da sola. L-lavorava qui. O-ora l-lavora a L-Londra, m-mica è morta.»
«Lavora a Londra?»
«S-sì. H-ha trovato un posto in un hotel di lusso, e-era stufa d-delle montagne.»
«Immagino che sia stata una ragazza madre.» sospirò Price, dispiaciuto. Quel povero ragazzo non aveva avuto nemmeno una fortuna nella vita.
Billy annuì «N-non ho m-mai conosciuto mio p-padre. L’ha l-lasciata quando ha sc-scoperto della sua g-gravidanza.»
«Ed Edmund Windsor si è dimostrato così gentile da permetterti di lavorare qui.»
Naturalmente Price stava parlando per eufemismi, dato che il vecchio aveva sputato in faccia al ragazzo frasi tipo “Se non ti prendo io, chi ti prende?”. Ma a Billy non sembrava importare.
«Puoi aiutarci?» ripeté Steve «Avrai visto tante persone andare e venire dallo chalet.»
«M-moltissime. C-come f-faccio ad identificare un p-potenziale assassino? Ce ne sono t-troppi.»
Sheppard annuì «E se lui ci stesse ascoltando, in questo preciso momento?»
Billy ebbe un fremito «C-cosa intende?!»
«Pensiamo si nasconda qui a tua insaputa.» spiegò Jonathan Price «Dicci, hai posti dove potrebbe nascondersi il killer? Una soffitta?»
«N-non ho u-una soffitta. P-però ho una c-cantina. Non ditemi c-che qui c’è qua-qualcun altro.»
«Lo scopriremo presto. Billy, ci permetterai di ispezionare la tua casa?»
Dopo aver inghiottito saliva, il ragazzo annuì «C-certo.»
La cameretta stava al piano di sopra. Era arredata con letti in legno intagliato e coperte spesse per proteggersi dal gelo. Le finestre offrivano una vista stupefacente sul paesaggio innevato.
Per accedere allo scantinato, invece, c’era una piccola scala di legno che scendeva nel terreno; il corrimano intagliato guidò Steve e Price lungo il percorso.
Appena giunti a destinazione, sentirono l’aria diventare fresca ed umida, caratteristica di quella parte più nascosta della casupola.
Le pareti di pietra e terra li circondarono, dando uno spirito rustico ed affascinante allo spazio.
Alcune travi di legno attraversavano il soffitto a volta, una luce fioca illuminava la stanza; proveniva da vecchie lampade a sospensione.
Le pareti erano decorate da scaffali di legno con ripiani, su cui erano posizionate bottiglie di vino e conserve fatte in casa.
C’era poi un tavolo robusto con sedie intorno. Billy spiegò loro che serviva per le degustazioni di vino.
Sulle pareti c’erano strumenti per la conservazione degli alimenti, come barattoli di vetro per marmellate e sottaceti, che riflettevano l’attenzione dedicata alla preparazione di cibi gustosi.
Mentre esplorava lo spazio, Steve notò la cantina, dov’erano conservate bottiglie di vino dall’etichetta sbiadita, collegate a ricordi di serate passate.
Ma, a parte quello…
«Non c’è nessuno, Steve.» disse Price con un sospiro. Non sapeva se essere felice o triste «Qui non c’è nessuno.»
«D-dubito che l’assassino v-viva nel bosco.» disse Billy sbucando alle loro spalle «N-non sopravvivrebbe p-per colpa d-delle temperature t-troppo gelide.»
Price avrebbe voluto ribattere con “Perspicace”, ma si trattenne per decenza.
Steve si passò una mano sulla fronte sudata. Sembrava arreso.
Lasciandosi andare contro una delle fredde pareti dello scantinato, esclamò «Io non ci capisco più niente. Davvero, non so più cosa pensare. Questo caso è pazzesco.»
«Lo fa apposta, Steven. L’assassino lo fa apposta a confonderci, a metterci l’uno contro l’altro.» disse Price «Le cose si stanno intricando, è vero, ma le tre vittime non sono morte naturalmente.»
«F-fatemi un r-riassunto d-della faccenda.» pregò Billy «C-cerco di aiutare, m-mi piace risolvere misteri. V-venite, torniamo di sopra. Vi preparo u-una cioccolata c-calda, e non p-potete rifiutare. Insisto.»
I due, un poco sollevati, sorrisero ed accettarono.
Steve aprì la mappa dell’hotel e la poggiò sul tavolo, lasciando giusto lo spazio per la cioccolata calda.
«Edmund Windsor muore tra le cinque e le sei di sera del 24 dicembre. È stato colpito con un posacenere alla nuca. Non ci sono impronte, il che significa che l’assassino indossava i guanti.»
«Non abbiamo detto che ha agito di impulso? Perché avrebbe dovuto indossare i guanti in casa?» chiese Price.
«E’ vero.» confermò Billy, intento a preparare le bevande «P-perché? D-dentro c-casa non f-fa freddo.»
«Allora cosa? Torniamo alla teoria premeditazione?» controbatté Steve.
Billy scosse la testa «N-non d-dobbiamo p-prendere un delitto alla v-volta, m-ma d-dobbiamo avere una visione più ampia e g-generale.»
Il marine lo fissò «Spiegati.»
«P-procedi con il riassunto. P-per f-favore, non interrompiamolo più.»
Price cercò di trattenersi.
«In quell’arco temporale, eravamo o alle funivie, dove tu, Billy, sei venuto a prenderci, o alla reception.» disse Steve «Anche Roger era lì, mentre la segretaria della vittima, Aisha, era a farsi un bagno caldo nella stanza di Evelyn Windsor. Maggie, la cameriera che amava origliare da dietro le porte, si è piazzata davanti a quella dello studio. Aisha sostiene di essere andata via da quella zona per le quattro e mezza, quindi abbiamo un po’ di vuoto, dove potenzialmente l’assassino ha agito.» una pausa «Dubito, però, che sia uscito dalla porta, dove poteva essere visto. Va bene il rischio, ma qui si tratterebbe di follia. La finestra dello studio, difatti, era aperta. Forse è un trucco per depistare le indagini, forse davvero l’assassino è entrato rapidamente dalla porta e poi è uscito dalla finestra, lasciandola inevitabilmente aperta, dato che non si può chiudere da fuori. Io e mia figlia abbiamo controllato, una persona atletica può benissimo percorrere i cornicioni per giungere o scendere dal terzo piano. Inoltre, essendo posizionato in bocca al bosco, si passa più inosservati. La neve fresca ha cancellato le eventuali impronte di scarpe o scarponi.»
I due ascoltatori lo fissavano attentamente.
«Maggie, la cameriera. Sapeva di sicuro qualcosa ed è stata messa a tacere. Lei, sebbene nominata nel testamento, sono certo fosse fuori dalla catena di delitti del killer. Semplicemente, sapeva troppo e doveva essere eliminata. Ma cosa? Cosa poteva mai sapere che a noi sfugge?» un’altra pausa «Ancora una volta, l’omicidio viene commesso tra le cinque e le sei, di mattina, questa volta. E’ Natale quando viene colpita alla nuca con un pezzo di legno. E qui può essere stato chiunque, a discapito di ciò che si dice, perché eravamo tutti chiusi in camera, ma non vi è certezza.»
Price respirò, Steve andò avanti «Ho sempre saputo che la questione ruotava intorno al testamento, per cui ho sospettato di Liam Windsor, primogenito di Edmund, in maniera quasi cieca. Pensavo, anzi no, ero convinto, che avesse fatto fuori suo padre per ricevere prima lo chalet in eredità. Questo fino a quando, oggi stesso, 26 dicembre, Liam non è stato ucciso nella sala da biliardo, facendo crollare ogni mia certezza. Ancora una volta, dalle cinque alle sei. A questo punto, questo orario significa qualcosa per l’assassino. L’unico presente allo chalet a quell’ora era Roger, il quale però sostiene di essersi allontanato dalla scena in seguito ad una telefonata che è giunta alla reception.» e quello era forse il dettaglio più inquietante dell’intera vicenda «Essendo le linee telefoniche interrotte per colpa del maltempo, l’assassino ha chiamato direttamente dall’hotel, levando Roger dai piedi ed agendo indisturbato, uccidendo Liam. Devo ammettere che qui le tempistiche mi tornano in parte, perché mi chiedo come abbia fatto ad essere così veloce, dato che Roger è tornato dopo poco tempo. Ma, ahimé, a quel punto Liam era già morto e l’assassino dissolto nel nulla.»
«Ripeto, spero che lo chalet non sia infestato.» disse Price.
«Q-quindi, d-dato che eravamo t-tutti fuori d-dallo chalet, avete ipotizzato c-che ci sia un s-soggetto terzo che si nasconde.» disse Billy versando loro la cioccolata.
«Oh, grazie. Molto gentile.» ricambiò Price.
Steve, invece, annuì «In tutta onestà, non so cosa pensare d’altro. Ma abbiamo ispezionato lo chalet per intero e poi siamo venuti qui, ma nemmeno qui c’è qualcuno! Io non capisco...non c’è nessun’altra costruzione nei paraggi, questo posto è completamente isolato! Ci sono altre costruzioni?»
Billy fece di No con la testa. Steve e Price sospirarono.
«Tu che dici, Billy?»
«U-un assassino non può sparire così, n-nel nulla. S-sta giocando c-con n-noi, è ovvio. S-siamo arrivati esattamente dove v-voleva lui, ad un p-punto d-di non r-ritorno, colmi di teorie e...f-fili intricati n-nella nostra testa.»
«E io che pensavo l’unico omicidio sarebbe stato quello del vecchio.» disse Price sospirando «E’ chiaro che Liam è stato fatto fuori proprio perché erede dello chalet.»
«Mi sorprendo di come sia banale il movente, ma dannatamente complessa la modalità.» disse Steve, riflettendo «Credessi nel soprannaturale, direi davvero che è opera di un fantasma.»
«A-adesso m-mi avete m-messo p-paura. I-io m-mi barrico q-qui.»
«Sì Billy, chiudi con la doppia mandata, non si sa mai. E quando vieni allo chalet, di giorno, corri più veloce che puoi. Il bosco non è sicuro.»
Price guardò il suo partner «Perché, lo chalet lo è? Siamo intrappolati, Steven. Intrappolati come topi. E tutti nominati nel testamento di Edmund Windsor. Da questo momento in poi, ciascuno di noi può essere la prossima vittima.»







Angolo Autrice:

Carissimi, buongiorno :)
Se siete arrivati fin qui, grazie di cuore. Ringrazio in particolare Milly, Orny, Fiore, Jessica, Abby, Alcor ed Eleonora, che mi hanno fatto sapere le loro impressioni, ma ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le seguite o chi legge in silenzio.
Spero che abbiate apprezzato anche questo capitolo, e sono certa che qualcosa iniziate ad intuire...ma aspetterò le vostre congetture per vedere se ho ragione.
Ne approfitto per auguravi BUON ANNO! Anche se il prossimo capitolo verrà pubblicato sempre di lunedì, quindi avrò modo di rinnovare gli auguri.

Grazie ancora per l'attenzione e a presto! <3

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