Cap. 6: Something worth saving
My hopes (my hopes)
They only align with yours
They're only as big as
We both aim to make them
For love if I had a thousand lives
I'd find you a thousand times
You know I'd come back again
Oh even if it breaks your heart
Even if it tears your world apart
Still you keep holding on
If something's worth saving
All of our hopes and fears
They may get tangled but love's sincere
So we keep holding on
To something worth saving
Even if it breaks your heart…
(“Something worth saving” – Gavin Degraw)
Il Mandaloriano aveva
deciso di portare il nuovo Starfighter N1 alla sua amica ingegnere e meccanico
Peli Motto perché voleva che vi apportasse delle modifiche: ovviamente un
caccia come quello non sarebbe mai potuto diventare comodo e spazioso come la
sua Razor Crest, tuttavia era
convinto che lei fosse abbastanza in gamba da creare un spazio più accogliente
in quello che era stato l’alloggiamento del droide e anche un posto in più
nella cabina di pilotaggio, per quanto i due sedili si sarebbero ritrovati ad
essere quasi incollati l’uno all’altro… ma sempre meno imbarazzante di come
accadeva fino a quel momento!
Così Din e Cassian atterrarono
a Mos Eisley, davanti all’hangar di Peli Motto.
“Accidenti, guarda un
po’ chi si vede!” esclamò lei, quando vide l’amico Mandaloriano scendere dallo
Starfighter. “Mando, finalmente ti sei deciso a disfarti di quell’orrenda nave
spaziale. Chi ti ha dato questo gioiello? Ma lo sai che cos’è? È uno…”
“Uno Starfighter N1
della guardia reale di Naboo, lo so” rispose Din. “Me lo ha regalato la
Senatrice Leia Organa in persona perché, purtroppo,
i soldati di Moff Gideon hanno fatto esplodere la mia Razor Crest con la quale mi trovavo benissimo. Infatti sono qui
proprio per chiederti delle modifiche. I crediti li ho, non preoccuparti.”
Peli Motto era
talmente incantata dallo Starfighter da non essersi neanche accorta che il
Mandaloriano non era solo. Non subito, almeno.
“E quali modifiche
potrei mai fare a questa assoluta perfezio… Ehi, Mando, ma quello chi è? Un’altra
novità come lo Starfighter? Allora adesso non lavori più da solo, eh?”
“Sono Cassian Andor,
tanto piacere” si presentò il giovane, stringendo la mano alla donna.
“È il mio pilota e il
mio compagno di missione” aggiunse Din. “Hai ragione, ho capito che è meglio
collaborare con qualcuno di cui ci si fida, e comunque avevo bisogno di un
pilota esperto come lui per abituarmi a questo nuovo velivolo. Ora ti spiego
cosa avevo intenzione di modificare.”
Ma Peli Motto
sembrava più interessata a fare domande che a modificare ciò che, per lei, era
già un gioiello!
“E del piccoletto che
ne hai fatto, lo hai scambiato con questo? Direi che nello scambio ci hai
guadagnato, insomma, il piccolo era simpatico ma questo è un gran bel ragazzo”
commentò l’ingegnere meccanico, maliziosamente. “Ti tratti bene, Mando, mica
come me che mi sono ridotta ad uscire con un Jawa… sapessi quanto sono pelosi!”
Cassian si sentì
arrossire, non tanto per il complimento quanto per il fatto che Peli Motto
aveva dato per scontato che lui fosse il nuovo compagno di Din e aveva chiaramente insinuato che il legame tra
loro potesse essere intimo e personale
come quello che lei aveva avuto con il Jawa…
“Il piccolo Grogu è
insieme ai suoi simili, adesso, l’ho lasciato in buone mani. E sì, in effetti
Cassian mi è anche di compagnia, visto che ormai mi ero abituato a non essere
più da solo” rispose il Mandaloriano. “Ora, a proposito di quelle modifiche di
cui ti parlavo…”
“Cassian… Cassian
Andor, hai detto? Ma che mi prenda un colpo! Tu non sei uno di quelli della
Rogue One? Mando, ma lo sai chi è lui? Questo pilota è un eroe, altro che!
Cinque anni fa lui e i suoi compagni hanno sacrificato tutto pur di inviare i
piani della Morte Nera ai Ribelli ed è stato solo grazie a loro se poi quell’arma
tremenda è stata distrutta. Certo, credevo che quelli della Rogue One fossero
tutti morti, e invece… Cassian Andor qui davanti a me, non ci posso credere!”
Cassian ebbe la vaga
sensazione che Peli Motto gli avrebbe chiesto un autografo, prima o poi, e il
suo disagio aumentava sempre di più (e meno male che nella galassia lontana
lontana non andavano di moda i selfie
con i personaggi famosi!).
“Sì, la maggior parte
dei miei compagni della squadra Rogue One sono morti in quella missione, solo
io e Jyn Erso ci siamo salvati” spiegò.
“Ehi, adesso ti
accompagni alle celebrità, Mando? Ne hai fatta di strada” riprese Peli Motto.
“Ne farei ancora di
più se tu ti decidessi ad ascoltare quello che ho da dirti sulle modifiche a
questa nave spaziale” tagliò corto Din. “Dunque, come vedi qui è già stato
modificato l’alloggiamento del droide, ma io vorrei che potessi ricavarne una
piccola cabina, qualcosa di più comodo per quando il piccolo tornerà a
viaggiare con me. E anche nella cabina di pilotaggio, beh, lo so che è pensata
per un solo pilota, ma noi siamo in due e quindi vorrei che riuscissi a
ricavare un po’ di spazio anche lì per inserire un secondo sedile.”
“Mi stai chiedendo di
fare un lavoro parecchio difficile, lo sai, vero? Ma ti accontenterò, del resto
sono la migliore, e poi hai detto che mi pagherai bene e… beh, sarà un onore
fare un favore ad un eroe come Cassian Andor. Non fare il geloso, Mando, lo sai
che mi piaci anche tu, ma Andor è una leggenda!” per fortuna, anche continuando
a parlare a ruota libera, Peli Motto si era finalmente decisa a dare un’occhiata
allo Starfighter e a programmare le modifiche richieste. “Quindi siete arrivati
fin qui… come? Le modifiche alla cabina di pilotaggio non ci sono ancora. Come
ha fatto Cassian a mostrarti come pilotare il velivolo? Avreste dovuto stare
tutti e due in un solo sedile e… OH!”
Cassian si sentì
talmente imbarazzato che avrebbe voluto seppellirsi tra gli scarti dell’officina
e, per la prima volta, capì quanto potesse far comodo avere un’armatura e un
elmo come quelli di Din!
“Appunto, è piuttosto
scomodo e non permette di manovrare bene i comandi, per questo ti ho chiesto le
modifiche” ribadì il Mandaloriano. “Posso sperare che ti metta a lavorare su
questo? Hai soddisfatto tutte le tue curiosità?”
“Oh, sì, sì…”
commentò ancora più maliziosamente Peli Motto. “Bene, cominciamo dall’alloggiamento
che vuoi destinare al piccoletto. Anzi, se voi due voleste darmi una mano di
sicuro farei anche prima.”
“Non c’è problema,
basta che mi dici cosa devo fare” replicò Din, e anche Cassian annuì e si
avvicinò al velivolo, rendendosi disponibile a partecipare alle modifiche.
Basta
che la smetti di fare insinuazioni su me e Din, però, è già abbastanza
imbarazzante così…
Peli Motto era
davvero esperta e abile nel suo mestiere e, con l’aiuto di Din e Cassian (e
anche di quei casinisti dei suoi droidi aiutanti!), riuscì a modificare lo
Starfighter in un giorno e una notte di lavoro. La mattina successiva il velivolo
era pronto: restava comunque un caccia stellare rinomato più per la leggerezza
e la velocità che per la comodità, tuttavia l’alloggiamento destinato al droide
era stato ampliato e fornito di un comodo sedile; parte di quello spazio era
stata usata per ricavare un secondo posto nella cabina di pilotaggio, subito
dietro il sedile del pilota (un po’ come i biplani della Prima Guerra
Mondiale).
Il Mandaloriano era
soddisfatto del lavoro e anche Peli Motto sembrava compiaciuta di ciò che era
riuscita a fare. Mentre Din pagava l’amica per l’ottimo risultato delle
modifiche, Cassian continuava a sentirsi sulle spine e sperava che l’abile
ingegnere non avesse qualche altra battuta allusiva in serbo per lui. In parole
povere, non vedeva l’ora di andarsene da lì.
Ma non era finita lì.
I due non erano ancora riusciti a salire sullo Starfighter quando udirono una
voce di donna che chiamava il Mandaloriano. Si trattava di una guerriera con un’armatura
nera e una lunga treccia di capelli che Cassian non conosceva, ma Din
chiaramente sì.
“Fennec Shand” disse
infatti il Mandaloriano, andando verso la donna che sorrideva.
“Sei disponibile? Ci
sarebbe un lavoro per te” disse la guerriera, lanciando a Din un sacchetto di
denaro che lui prese al volo.
“Chi dovrei
catturare?” domandò.
“No, nessuna cattura,
ci servono muscoli” replicò Fennec Shand. Poi rivolse uno sguardo anche a
Cassian. “Ah, vedo che adesso anche tu preferisci lavorare in coppia. Non ci
sono problemi, anzi, uno come lui ci farebbe comodo contro i Pyke.”
“Boba Fett, vero?”
chiese ancora il Mandaloriano.
“Sì, lui
apprezzerebbe molto il tuo aiuto e anche quello del tuo compagno” rispose lei,
accennando con il capo a Cassian.
Il quale Cassian, nel
frattempo, era rimasto immobile a guardare lo scambio di battute tra Din e
Fennec come se stesse seguendo una partita di tennis, o qualsiasi altro sport
simile nella galassia di Star Wars.
Era come se i due stessero parlando in una lingua che non capiva e,
evidentemente, avevano conoscenze e un passato in comune di cui lui ignorava
tutto. Per un attimo si sentì orribilmente fuori posto e fu consapevole di
quanta parte della vita di Din fosse al di fuori della sua portata, quanti
alleati, amici e conoscenti avesse, quante persone care… chissà? Magari,
nonostante nessuno ne sapesse niente, poteva avere anche una compagna da
qualche parte della galassia. Era vero che aveva chiesto a lui di stare insieme, diventare una famiglia e crescere Grogu, ma
questo non voleva dire che provasse qualcosa per lui, soltanto che voleva avere
qualcuno accanto che fosse un punto di riferimento per il piccolo, oltre a lui.
Magari aveva veramente una donna che amava, ma lei non era disponibile per
Grogu, poteva essere una guerriera come questa tizia e non saperci fare con i
bambini e solo per questo motivo Din si era rivolto a lui.
Improvvisamente
Cassian Andor provò un dolore acuto e bruciante dentro, come se gli avessero
sparato dritto nel cuore. Che stupido! Cosa ne sapeva lui di Din Djarin? Lo
conosceva da un paio di settimane, aveva perso la testa per lui e non aveva
idea della sua vita passata, a parte quello che gli aveva raccontato sulla
perdita dei suoi genitori. Lo aveva portato con sé perché aveva bisogno di un
pilota e di un alleato, gli aveva chiesto di formare una famiglia con lui e
Grogu perché il piccolo aveva dimostrato di trovarlo simpatico, si era fatto
prendere in braccio e lo aveva accarezzato… ma Din non gli aveva mai detto di
amarlo, di volerlo accanto perché lo desiderava davvero. Tutto quello che
faceva era in funzione di Grogu e per dargli stabilità e un futuro sereno. Era
stato solo un ingenuo e uno scemo a farsi tanti film mentali, neanche da adolescente
si comportava così e adesso, a trentasette anni, si metteva a credere al
Principe Azzurro?
“D’accordo, vi
aiuteremo, ma non c’è bisogno di questi” stava dicendo intanto il Mandaloriano
a Fennec Shand, rilanciando il sacchetto verso di lei. “Offre la casa. Però non
possiamo venire subito con te, prima devo andare a far visita a un piccolo
amico, ma torneremo presto.”
“Molto bene, allora
vi aspettiamo” concluse la donna.
Din tornò verso
Cassian che cercò di dissimulare la tristezza e la delusione atroce che
sentiva.
“Allora, dove
andiamo?” domandò, fingendo una disinvoltura che era ben lontano dal provare.
“Prima di tutto
torneremo a Hosnian Prime” rispose il Mandaloriano, mentre entrambi salivano a
bordo dello Starfighter modificato. “L’Armaiola ha forgiato una piccola
armatura in beskar e voglio regalarla
a Grogu, così ne approfitterò anche per vedere come sta. Poi torneremo qui e
aiuteremo Boba Fett e Fennec Shand a sbarazzarsi di questo Sindacato dei Pyke
che, evidentemente, sta dando molto fastidio agli abitanti di Tatooine.”
“Ah, d’accordo”
replicò vago Cassian. “Credevo che volessi andare a cercare quelle miniere per
la purificazione, come ti aveva detto di fare l’Armaiola, ma per me va bene
tutto.”
“Andremo anche a
cercare le miniere di Mandalore, ma ora come ora credo che questo lavoro con Boba
Fett sia più urgente” rispose Din. “Te l’ho detto, ci sono tante Vie per
seguire il Credo mandaloriano e io non ho perduto la mia identità solo perché l’ha
detto l’Armaiola. Anche Boba Fett, del resto, è un Mandaloriano, suo padre lo era
e gli ha lasciato l’armatura, lui segue la Via un po’ a modo suo, ma rispetta
le regole principali del codice di comportamento dei Mandaloriani.”
“Sarà come dici tu”
commentò Cassian, ancora nervoso per i fatti di poco prima e piuttosto scettico
nei riguardi di Boba Fett, di cui aveva sentito parlare per niente bene. “Io
sapevo che Boba Fett era un cacciatore di taglie al servizio dell’Impero,
almeno così ho sentito dire da Han… si vede che è cambiato parecchio da allora.”
“Credo che tutti
meritino una seconda possibilità. Nemmeno io mi fidavo di lui, ma poi sono
stati proprio Boba Fett e Fennec Shand ad aiutarmi, senza di loro non sarei mai
riuscito a salvare Grogu quando Moff Gideon lo ha rapito” spiegò il
Mandaloriano. “È per questo che non voglio farmi pagare da lui, gli devo un
favore.”
“Sì, beh, immagino
che tutti meritino di essere salvati, in un modo o nell’altro” commentò Andor, “io
stesso non vado fiero di quello che ero da ragazzo, solo dopo la morte di mia
madre ho deciso di impegnarmi davvero per la Ribellione.”
Din non era un Jedi,
ma non c’era bisogno dei poteri della Forza per capire che Cassian non era
quello di sempre. Stavano sorvolando il deserto di Tatooine e il Mandaloriano
disse al suo pilota di atterrare e poi, quando furono a terra, sicuri di essere
soli (erano, appunto, nel deserto e guarda caso in uno dei punti più desolati),
si tolse il casco e obbligò Cassian a guardarlo negli occhi.
Cassian non sapeva se
mettersi a piangere, farsi venire un infarto o che altro…
“C’è qualcosa che non
va, Cassian? Sì, c’è, perché ti comporti in modo strano. Cosa ti turba tanto? È
il fatto che l’Armaiola mi abbia bandito dal clan dei Figli della Ronda, pensi
che ne stia soffrendo più di quanto voglia ammettere? Oppure semplicemente non
vuoi lavorare per Boba Fett? Puoi dirmi quello che vuoi e troveremo una
soluzione, ma voglio che tu sia sincero con me perché… beh, perché ci tengo a
te e non voglio che ci siano screzi o segreti tra noi due” disse il
Mandaloriano, sempre in tono pacato e calmo… insomma, quello che ci voleva per
far innamorare ancora di più il povero Cassian Andor!
“Io… io… sì, è un po’
di tutto, mi è dispiaciuto tanto quando l’Armaiola ti ha detto quelle cose e
poi… e poi è vero che non mi fido di Boba Fett, ma… ma… più di tutto… davvero
ci tieni a me? Insomma, tieni a me come Cassian Andor, non solo come qualcuno
che ti fa comodo per pilotare lo Starfighter o per occuparsi un domani di
Grogu?” le parole uscirono freneticamente senza che Cassian avesse davvero
intenzione di pronunciarle, ma trovarsi nuovamente faccia a faccia con Din,
vicinissimo a lui, gli aveva tolto ogni facoltà di ragionamento!
“È questo, allora?”
Din parve realmente stupito. “Cassian, perché pensi una cosa del genere? Certo
che tengo a te per quello che sei e non per quello che puoi fare per me. Non hai
visto come si sono stupiti tutti quelli che mi conoscono vedendo che viaggio
con te? Sono abituati a vedermi sempre da solo o, al massimo, con il piccolo e
ora vedono che ci sei tu e che funzioniamo proprio bene insieme. Ci sarà un
motivo se, dopo tanti anni di solitudine, ho scelto proprio te per
accompagnarmi in tutte le mie missioni, non credi? Di amici e alleati ne ho
tanti, ma non vorrei nessun altro sempre accanto. Ho voluto te, Cassian.”
Ho
voluto te.
Cassian avrebbe
voluto fare una battuta per sdrammatizzare, dire qualche sciocchezza tipo che l’aveva
scelto perché era l’eroe di Rogue One o altre cavolate simili, ma non riusciva
neanche a respirare, figuriamoci a parlare! E, in qualche modo, Din comprese
quello che era accaduto nella mente e nel cuore di Cassian: si era sentito
emarginato e messo da parte vedendolo così cordiale con Peli Motto e Fennec
Shand, persone che lui non conosceva, aveva avuto paura di non contare davvero
per lui. Ma non era così, e Din non sapeva come farglielo capire, nemmeno lui
era bravo a gestire le emozioni e a relazionarsi con la gente, però… però fu l’istinto
a spingerlo non a dire, ma a fare la cosa giusta. Si chinò su Cassian e lo
baciò, prima leggermente e delicatamente, quasi anche lui facesse le prove di come funzionava la cosa, poi in modo sempre più
languido e dolce e fu come la fusione dei loro respiri, come un
cuore solo diviso in due corpi, come il trovare finalmente l’incastro giusto,
il posto esatto dove entrambi dovevano e volevano essere. Era
il porto sicuro, la casa, la famiglia, era tutto quello che doveva essere e
anche di più.
Cassian si sentì come
esplodere, liquefare, disintegrare in una galassia di stelle e riuscì solo ad
aggrapparsi a Din, grato che fossero ancora stretti nella cabina di pilotaggio
perché altrimenti sarebbe caduto in mezzo alle dune e si sarebbe dissolto nella
sabbia. Il cuore gli martellava nelle vene, nei polsi, nella testa e gli
spezzava il respiro, avrebbe voluto morire e rinascere mille volte restando tra
le braccia del Mandaloriano per l’eternità.
E poi quel bacio
inaspettato, sconvolgente e meraviglioso finì, i due si staccarono lentamente e
respirando piano per cercare di riprendere un certo contatto con la realtà.
“Io ci tengo
veramente a te, Cassian” mormorò il Mandaloriano, accarezzandogli il viso e i
capelli prima di rimettersi il casco, “non dubitarne mai.”
Cassian dovette
resettare tutti i suoi processi mentali e fisici prima di essere nuovamente in
grado di concentrarsi e di pilotare lo Starfighter N1 fino a Hosnian Prime, ma
era davvero, finalmente, totalmente e assolutamente felice come un ragazzino al
suo primo bacio… che, a dirla tutta, era esattamente ciò che entrambi erano,
perché quello era stato il primo vero bacio d’amore per tutti e due ed era
stato un punto di svolta fondamentale nel rapporto che avrebbero avuto da quel
momento in poi. Ora erano davvero compagni,
e non solo di avventura!
Fine capitolo sesto