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Autore: Vincentpoe    31/12/2023    0 recensioni
Il mondo è cambiato. metà della popolazione umana è stata cancellata da Thanos, i Vendicatori sono in ginocchio, per le strade regna il caos, e nuove fazioni criminali cominciano a nascere. In tutto ciò si staglia un uomo, un uomo che ha perso tutto, che è guidato solo dall'ira; non ha maschere, o superpoteri, non è un alieno, o un Dio, e solo un uomo.
un uomo con un teschio disegnato sul petto.
Genere: Azione, Noir, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frank Castle
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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STILTMAN.

Il mondo era cambiato. Metà della popolazione di questo mondo era stata spazzata via in pochi istanti, lasciando un vuoto; vuoto che la feccia della società non ha tardato a riempire. Quando meta della popolazione svanisce, molti edifici diventano disabitati; il nido perfetto per i criminali di ogni genere: stupratori, spacciatori, mafiosi.

In questo liceo che qualche mese fa accoglieva giovani ragazzi, adesso si raccoglievano spacciatori di armi, ma non armi qualunque: la battaglia in Africa e i diversi magazzini dello Shield rimasti incustoditi, avevano portato sulla piazza nuovi tipi di strumenti di morte: armi laser, scudi di energia, vibranio e Dio solo sa cos'altro; io mi considero all'antica, e penso non ci sia niente di meglio di un pezzo di piombo piantato in testa. Ma serviva qualcuno che a queste armi mettesse un grilletto, e visto che Toomes era finito in carcere grazie alla Testa di ragnatela, le persone sulla piazza in grado di fare ciò erano poche; magari qualcuno dei suoi collaboratori che erano sfuggiti alla polizia. Questo almeno era quello che mi aveva detto il mio contatto, un vecchio collaboratore del proclamato Avvoltoio, un uomo di cui non mi fidavo ma che era bravo con i sistemi informatici e le armi. Era riuscito a triangolare le emissioni di energia proveniente da quel tipo di armi, e mi aveva indirizzato lì.

La tecnica era la solita:raggiunsi il quadro elettrico e ruppì il collo al delinquente che doveva sorvegliare il retro (si distraggono sempre) e recuperai la radio che usavano per comunicare, feci cadere le tenebre nell'edificio, e aprì le danze: il piombo volava, e la feccia cadeva. Sparavano in preda al panico nel buio, ma tutto era più semplice per me che avevo un mirino con la visione notturna. In breve tempo l'edificio principale divenne un cimitero; ora restava solo il piano sotterraneo da esplorare.

Mi trovavo di fronte all'ascensore, che stava salendo, quando da dietro l'angolo comparve un sopravvissuto, con in mano un'arma che non avevo mai visto.

-sei morto Punitore, mi hai sentito?-urlò, e premette il grilletto. Riuscì ad evitare per un soffio una salva di energia, che disintegrò il muro che stava accanto a me, poi un'altra raffica distrusse gli armadietti che stavano alle mie spalle, e ne venne un'altra, e poi un'altra ancora; scintille e schegge volavano dappertutto, mentre quell'idiota continuava ad urlare.

L'ascensore stava per arrivare al piano

Non importa quanto sia potente la tua arma, o la cadenza di fuoco, o quante munizioni abbia, tutto dipende da se e come colui che impugna l'arma la usa, e questo bastardo non si era allenato abbastanza, contava solo sulla potenza di fuoco. Si fermò un secondo, proprio mentre le porte dell'ascensore si aprivano, e i suoi compagni si gettavano fuori armati fino ai denti, ma per me fu sufficiente; uscì fuori dalla copertura e sparai un solo colpo, che centrò in pieno la testa del ragazzo, che venne sbalzato indietro: quando ti colpiscono tutti i muscoli si irrigidiscono, ciò è dato da un impulso che da il cervello quando sta per morire, e fu proprio quello che successe; il dito premette sul grilletto, e un fascio di energia si portò via quelli che erano appena usciti dall'ascensore. Risparmio di munizioni...

feci scendere l'ascensore e mi nascosi sulle funi: sapevo che il Gufo, il nuovo boss del crimine di New York stava investendo su queste nuove armi, chi le possedeva avrebbe governato la città, eppure ciò che avevo visto erano solo dei prototipi... no, ci doveva essere qualcosa di grosso la sotto.

L'ascensore arrivò nel sotterraneo,e dal soffitto feci cadere un fumogeno; aspettai qualche secondo, ma nulla, non uno sparo, non un movimento.

Tutto taceva. Misi la maschera antigas e mi calai nell'ascensore. Il sotterraneo era spazioso per essere quello di una scuola, e il soffitto era un grosso tetto spiovente, alto, contracce di usura date dalla pioggia; probabilmente prima doveva essere una qualche sorta di magazzino: era pieno pezzi di ricambio , meccanismi e armi ad alta tecnologia aliena, Stark o dello Shield; mancavano solo le persone. Mi guardai attorno con il fucile in mano, ma niente, non vi era anima viva. Sul tavolo vi erano un computer e dei disegni di lavoro. Presi la chiavetta e la misi dentro il computer, mi serviva ogni informazione possibile, e la chiavetta avrebbe impiegato cinque minuti a formattare tutti i dati; buttai anche uno sguardo sugli schemi di lavoro.

Sembrava una sorta di armatura, un'armatura con le gambe molto lunghe.

Poi sentì quel rumore, come quello di una stufa sotto pressione che deve fare uscire il vapore, e qualcosa si sollevò dal mucchio di rottami: sembrava uno di quei clown che si vedevano nei circhi, quelli che camminavano sui trampoli, solo che questi trampoli dovevano misurare almeno otto metri. Sulla sommità vi era un uomo, rinchiuso in un'armatura. Egli abbassò lo sguardo e mi vide...

Merda...

-Bene bene, ho fatto Jackpot- disse e iniziò a sparare con una mitraglietta che aveva installata sul braccio. Mi buttai a cercare copertura. “idiota” pensai, “svogliato idiota”. Mi affacciai e risposi al fuoco, ma i miei proiettili rimbalzarono contro la superficie argentata dell'armatura.

“merda, antiproiettile” pensai e mi riparai da un'altra scarica di proiettili.

-Non ci posso credere, oggi ammazzerò il punitore- rise il criminale, e con un calcio delle sue gambe telescopiche fece volare me e la mia copertura. Non ebbi il tempo di rialzarmi che egli tentò di schiacciarmi con uno dei suoi piedi meccanici, ma fui più veloce e riusci a rotolare di lato, schivandolo. Decisi di passare all'artiglieria pesante, e sparai una granata su una delle due gambe , essa andò in pezzi, e sperai che il bastardo cadesse a terra, ma vidi il moncone riallungarsi un secondo dopo, riagganciandosi a terra.

Ero in svantaggio, mi occorreva spazio, e lanciai una granata al fosforo bianco: un lampo di luce illuminò lo stabile, seguito da un denso fumo bianco. Il criminale non si arrese, e dal braccio sinistro fece partire un piccolo missile... piccolo si, ma abbastanza potente da disintegrare il container alla mia sinistra e a sbalzarmi via.

Ero molto in svantaggio, avevo le orecchie che fischiavano, scendeva sangue da una ferita che mi si era aperta in fronte e non avevo armi con me che potessero fargli qualcosa... u momento, ero circondato da armi! Ero all'antica, ma tempi disperati richiedevano misure disperate.

Agguantai la prima arma che mi capitò per mano, sembrava un lanciafiamme in miniatura, con un serbatoio collegato alla canna, feci fuoco su una delle due gambe sperando in un getto di fiamme e ne uscì... colla. Una massa appiccicosa si serrò sul piede meccanico, indurendosi subito.

“ beh, almeno ho bloccato i suoi movimenti” pensai, e corsi ad agguantare un'altra arma, forse una sorta di fucile alieno simile a quello che aveva usato uno dei criminali prima. Premetti il grilletto, e questa volta uscì un fascio laser, che iniziò a bruciare qualsiasi cosa con cui entrasse in contatto; perfetto. Lo puntai sul pettorale dell'armatura, e questa inizio a fumare... troppo lenta, e infatti un colpo di energia venne sparato dal criminale,, che non mi colpì in pieno, ma mi scaraventò via

-Frank, devi ritirarti- disse una voce. Proveniva dall'auricolare che avevo preso da una delle guardie.

-Mason- ringhiai mentre strisciavo per cercare copertura.

-Non sei nelle condizioni di batterlo, ti sto seguendo con il drone- rispose la voce.

-Al diavolo, mi rifiutò di ritirarmi ora- risposi, e in quel momento tre proiettili colpirono il giubbotto antiproiettile, togliendomi il fiato.

-quello ti ammazza Frank, non mi aspettavo fosse davvero riuscito a costruirla- controbatte Mason

“mmm, lo conosceva quindi” pensai.

Alla fine mi decisi, presi la “sparacolla” e nella bocca della pistola ci misi una cimice; lanciai un'altra granata abbagliante per attirare l'attenzione del criminale, e sparai un colpo della sparacolla dritta su una delle gambe, poi lasciai dietro di me tutto l'esplosivo che avevo innescato, e iniziai a correre, schivai i colpi che mi lanciava il mio nemico, e presi la chiavetta Girai a destra, poi a sinistra, tra i corridoi dei container, e la trovai, una finestra che dava all'esterno. Corsi fuori dalla finestra un secondo prima che la detonazione avvenisse, e il magazzino venne avvolto dalle fiamme. Mi buttai sul prato a riprendere fiato, e vidi il criminale sfondare il tetto del magazzino, per allontanarsi con le sue lunghe gambe.

“non finisce qui” pensai.

Ritornare al rifugio fu semplice, meta della città era disabitata e tenuta senza corrente, e la polizia restante annaspava nel cercare di arginare la criminalità dilagante. Mi capitava spesso di rientrare verso il rifugio e imbattermi in stupratori, rapinatori, la feccia della strada che pensava di avere campo libero; ogni mattina la polizia ne trovava uno con le braccia rotte e un colpo in testa, e sapeva che ero stato io. Questo aiutava a tenere i rifiuti dei bassifondi al loro posto.

Rientrai nel covo e lo trovai seduto sulla scrivania, ad armeggiare con un drone. Si faceva chiamare il Riparatore; era uno dei vecchi collaboratori di Adrian Toomes, l'Avvoltoio, e i era stato consigliato da Micro, il mio vecchio collaboratore. “non è cattivo”disse, è solo particolare.

Avrebbe passato una brutta serata. Buttai di lato il tavolo e lo afferrai per il bavero della camicia, il volto gli divenne paonazzo dalla paura.

-Tu sapevi, pezzo di merda- gridai, e lo sbattei contro una parete.

-No, ti giuro, avevo solo dei sospetti- gridò stridulo. Lo ributtai a terra, e presi la pistola.

-parla- dissi puntandogliela contro.

-Quando Toomes è stato arrestato, molti della nostra ditta si sono dati alla macchia. Quasi tutti soo stati catturati dallo Shield, eccetto uno, un ingegnere idraulico di nome Wilbur Day. Questi era ossessionato dall'armatura di Stark e voleva crearne una copia da usare durante i colpi, ma Adrian non glielo permise dicendo che avrebbe attirato troppo l'attenzione. Con tutto il casino che è sucesso evidentemente è riuscito a mettere le mani sulla tecnologia di Stark, e non ci sta nessuno che possa fermarlo-. Piagnucolò.

Lo guardai, mi disgustava, era della stessa feccia che mi ero giurato di distruggere, ed ero tentato di premere il grilletto...

continuava a piagnucolare...

“No” pensai “è un idiota, ma non è lui il nemico, e forse mi può tornare utile”. Misi via la pistola, lo tirai su dal bavero e gli diedi un paio di sberle.

-In guerra non si lascia niente al caso, brutto idiota.- gli urlai. -Quindi ora vedi di mettere apposto il casino in cui mi hai fatto finire-.

-si, si- borbottò.

Prese la chiavetta e la inserì nel computer, e intanto triangolava la posizione della cimice che avevo posizionato su Day, indicava il centro dell'Hudson.

-Sta camminando sul fondale, sa che non può essere raggiunto in mezzo al fiume- dissi.

Dalla chiavetta risultavano tre cose: vi erano stati dei contrabbandi di tecnologia che da New York andavano in California e in Florida, quello della California era partito ieri, quello della Florida era avvenuto quasi un mese fa. C'era inoltre lo scherma di un percorso di alcuni portavalori, che domani avrebbero dovuto fare delle consegne alla Banca centrale di New York.

-Ma certo- esclamò Mason Il governo sta raccogliendo tutti i preziosi delle famiglie che sono scomparse, in cambio di cibo, assistenza sanitaria ed energia. Stanno provando ad evitare la bancarotta. Parliamo di tonnellate di oro e gioielli che verranno portati alla banca-

-Vuole mettersi in proprio, il bastardo- dissi. - e con quell'armatura ammazzerà chiunque provera ad ostacolarlo, e potrà andarsene indisturbato-.

Sbattei i pugni sul tavolo, in preda alla frustrazione – e io non ho le armi per batterlo-. Ringhiai.

Restammo in silenzio per diversi secondi

-Tranquillo boss- disse Mason. -ho un piano-.

 

La mattina successiva New York si svegliò con una cosa molto strana, tanto strana quanto gli ultimi eventi che erano avvenuti: un uomo con le gambe lunghe dieci metri stava camminando per Boston Street, per arrivare davanti alla banca centrale di New York, e sfondare i blindati che portavano l'oro alle banche. Stiltman, cosi lo chiameranno i giornali dopo, pensava di averla fatta franca, che nessuno si sarebbe messo in mezzo, tra lui e il bottino.

Poi sentì il proiettile di un fucile da cecchino colpirlo sula corazza, si girò, e mi vide, a cinquecento metri di distanza, sul tetto di un edificio.

-fatti sotto, figlio di puttana- dissi.

Egli mi ignorò, e continuo a razziare i portavalori, risucchiando con le sue lunghe gambe i sacchi pieni di oro. Era furbo, sapeva che non doveva rischiare proprio quando era così vicino al traguardo, e aveva ragione.

Presi il lanciarazzi, e feci fuoco. Evidentemente aveva un radara incorporato, perchè intercettò il missile con una scarica di plasma, un secondo prima che questi lo colpisse; l'esplosione fù tale che per un attimo perse l'equilibrio, e dovette aggraparsi ad un cornicione.

Avevo la sua attenzione. Iniziò a venire verso di me, macinando decine di metri con un passo. Sparò anche lui un missile, e lo schivai riparandomi sotto il parapetto.

-e va bene Castle, vuoi morire? ti accontento subito, tutta la malavita di New York sborzerebbe milioni per avere la tua testa appesa ad un muro, sarò felice di portargliela- e lanciò un altro missile, che si abbatte contro la parete del palazzo, facendolo tremare.

Dovevo tenerlo distratto, così risposi con una raffica di proiettili del mio fucile, che rimbalzarono contro l'armatura di Stiltman, ed egli rispose con una raffica di proiettili, e mi dovetti buttare a terra per evitarli. Si fermò una pattuglia della polizia sulla strada, e un gruppo di poliziotti scese facendo fuoco con le pistole, e per un attimo credetti che il piano sarebbe andato in fumo, ma Day semplicemente speronò l'auto con un calcio, schiacciandola poi sotto uno dei suoi piedi metallici, continuando a puntare me.

-Ti ammazzo questa volta Punitore, ti ammazzo-. Continuai a fare fuoco, spostandomi sul cornicione, e quell'idiota continuò a seguirmi, sparando proiettili, fino a quando le sue gambe, che non potevano sollevarsi, non andarono contro una fune in kevlar che avevo teso tra due terrazzi, abbastanza resistente da farli perdere l'equilibrio, e farlo cadere. Si sarebbe schiantato al suolo, se le gambe non si fossero sganciate, lasciando il posto a due razzi, che lo sollevarono in volo.

-Vengo a prenderti, stronzo- urlò.

“si vieni, ti attendo”, e raccolsi il fucile che mi aveva costruito mason; non sparò proiettili, o razzi, o fiamme, sparò quella che sembrava una nebbia attraversata da elettricità che avvolse Wilbur Day, arrestando a mezz'aria il suo volo.

-Cosa succede? Non rieco a muovermi, che cosa hai fatto, bastardo?- gridò.

-fucile antigravita, stronzo- e guidai il raggio verso il basso, spostando la traiettoria di Stiltman verso un muro di cemento armato. Lascia andare il grilletto, e Wilbur Day riprese la sua corsa, andando a sbattere contro l'edificio; lo schianto fu terribile, e Wilbur Day cadde portandosi dietro tutto il muro, per poi schiantarsi su una vecchio taxi abbandonato. Stava per rialzarsi, ma tirai fuori l'innesco, facendo saltare i quattro chili di C4 che avevo nascosto nel bagagliaio,e Wilbur day volò per una seconda volta, per poi rischiantarsi sull'asfalto. Riaccesi le comunicazioni, e mi misi in contato con Mason.

-Ha funzionato “Riparatore”- dissi.

-Siii, ahahah, te l'avevo detto che funzionava Frank, te l'avevo detto. Esclamò

-si, aspetta a cantare vittoria tanto presto dissi – è ancora vivo-.

-Aspetta, cosa? Non lo lasciamo alla polizia-.

Disse altro sul fatto che ormai era neutralizzato, e che se ne sarebbe occupata la polizia, che noi dovevamo essere i buoni; spensi la radio e scesi in strada, sentivo le sirene della polizia che si avvicinavano, non avevo molto tempo. Lo trovai che strisciava a terra, dai monocni che un tempo erano le zampe roboscopiche ora usciva liquido pressurizzato e sangue, l'elmo era ridotto ad una scatoletta,e si intravedeva il volto martoriato dall'impatto con il muro.

-Oddio, ti prego aiutami, non mi sento più le gambe- balbettò.

Tirai fuori la pistola.

-Pietà ti scongiuro, andrò in prigione, non sentirai più parlare di me- piagnucolò

gliela puntai alla testa.

-Ti prego, ti dirò cosa stavo costruendo per il Gufo, ti dirò tutto se non mi ammazzi-.

-Parla- dissi.

E canta, mi dice quello che voglio sentire, alcune cose le so già, altre no, meglio così.

-oh ti prego, mi daresti qualcosa per il dolore, credo di essermi rotto una vertebra- fu l'ultima cosa che disse. Il mio rimedio per il dolore fu una pallottola in testa.

 

   
 
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