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Autore: Swan Song    01/01/2024    8 recensioni
Il vecchio Edmund Windsor ha invitato amici e parenti per festeggiare il suo centesimo compleanno al Windsor Chalet, una baita isolata tra le montagne.
In un giallo che si rispetti, tale riunione non può presagire nulla di buono.
Intrighi, segreti sepolti ed oscuri colpi di scena saranno dietro l'angolo: prepararsi ad immergersi in un'atmosfera misteriosa, dove la montagna nasconde più di quanto si possa immaginare.
Genere: Comico, Mistero, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Ottavo Atto






27 Dicembre.
Le porte si spalancarono alle ore 9 in punto, e la scena parve a tutti identica ad una precedente: si palesarono in corridoio a tempo, scrutandosi l’un l’altro.
E se finora, bene o male, avevano dormito, la preoccupazione che ci fosse qualcuno nascosto nello chalet, unita ai sensi sempre all’erta, non aveva fatto loro chiudere occhio.
Erano nel cuore della faccenda, ormai, l’atto ottavo era cominciato.
Steve e Susan si scambiarono uno sguardo complice, contornato da occhiaie indecenti. Fissavano gli altri e gli altri fissavano loro.
E, arrivati a quel punto, ciascuno pensava qualsiasi cosa di chiunque.
«E se fossero d’accordo?» fu proprio quel pensare qualsiasi cosa, che incoraggiò Susan a tirare fuori quella ipotesi «Se ci stessero fregando? Se fossero tutti d’accordo sin dall’inizio...»
Steve continuò a guardare dritto dinnanzi a sé «Allora significherebbe che si stanno difendendo l’un l’altro, fingendo di accusarsi a vicenda.»
«In questo modo, non importa se hanno un alibi. Qualcuno ha materialmente commesso i delitti, quando in realtà tutti sapevano sarebbe accaduto.»
Steve passò rapidamente lo sguardo su ognuno di loro, la mancanza di sonno non gli permetteva di ragionare lucidamente.
«Aisha, però, mi sembrava parecchio sconvolta. Se è complice anche lei, è un’ottima attrice.» disse.
Susan scosse la testa «Credo siano più che altro i membri della famiglia.»
«Sapevano che il vecchio non sarebbe sceso da quelle scale...hanno inscenato tutto...e Nate ha finto di soccorrere Aisha?»
«Signori Sheppard, buongiorno.» il saluto di Roger, che si palesò davanti a loro quasi dal nulla, li distrasse «E’ pronta la colazione.»
Steve tornò a guardare il maggiordomo con sospetto «Arriviamo, grazie...Roger
Egli fece una specie d’inchino di cortesia e si diresse dagli altri.
«Se fosse lui l’assassino materiale? Se quella del telefono fosse soltanto una bugia?» sussurrò Steve «In questo modo, lui si è creato un alibi, di comune accordo con la famiglia Windsor, è ovvio, e loro possono affermare con certezza di essere stati alle piste da sci, dov’eravamo anche noi. Cosa c’è di meglio che farsi vedere dai due investigatori, per essere scagionati da un omicidio?»
La risposta era banale per Susan «Niente.»
Scesero le scale e si diressero nella sala dei pasti per la colazione.
Durante il tragitto, Steve sussurrò alla figlia «Voglio che oggi pomeriggio tu venga con me. Ripercorreremo i tre omicidi con la fantasia, recandoci nelle stanze apposite. Ci scambieremo di ruoli, faremo la vittima e il carnefice a vicenda.»
Ella annuì «E’ un’ottima idea, soprattutto per valutare bene le varie angolazioni.»
«E’ proprio questo, il punto. Le angolazioni. Fino ad ora ne abbiamo tenuto conto, ma non in maniera approfondita. E’ la dinamica del terzo delitto, in particolare, a non tornarmi.»
Susan lo squadrò da capo a piedi «Ah, lì Liam lo impersoni tu.» mise le mani avanti «Non voglio fingere di morire in un tavolo da biliardo. Che tristezza.»
«Confabulate?»
La voce di Adam, intento a piazzarsi a tavola, invase le loro orecchie «Contro chi, questa volta? Non c’è nessuno qui, a parte noi, è ciò che avete detto ieri sera dopo l’ispezione...dico bene, signor Price?»
Jonathan annuì «E’ così, sì.»
«Quindi, o l’assassino si nasconde perfettamente, tipo sotto il pavimento, o...bingo, torna ad essere uno di noi? A che fase siamo, ora? Un po’ entrambe, vero? Ci teniamo d’occhio a vicenda, ma allo stesso tempo ci giriamo quando sentiamo uno scricchiolino dietro di noi.»
«Adam, questo non è un divertimento!» lo sgridò Harper «Papà e Liam sono morti!»
«Un po’ se la sono andata a cercare, dai...infatti, io sono ancora vivo.»
«Come puoi essere così insensibile?»
Evelyn abbassò lo sguardo, pallida come un cadavere. Aveva perso prima suo marito e poi suo figlio, faceva male. A stento parlava.
Anche Odette era scossa, nonostante non avesse un buon rapporto con il padre. Ora era senza entrambi i genitori, era molto triste.
Aisha l’aveva consolata tutta la sera e Susan le aveva dato un sedativo per la notte. Ma lei non era riuscita a dormire granché: nonostante Price accanto, era restata a fissare la porta per paura che l’assassino potesse in qualche modo entrare ed ucciderla. Ed era chiusa a chiave.
Steve sospirò «C’è una botola sotto il pavimento, signor Windsor?» chiese apposta, giusto perché ormai le pensava tutte.
Adam lo guardò come se fosse alieno «Non che io sappia, la mia era una battuta!»
Dopo quella battutaccia di Adam, consumarono la colazione in silenzio, senza risparmiarsi le occhiate sospettose.
Com’era il detto, in casi come quello?
Chiunque poteva essere vittima, sospettato e carnefice.

Non appena Susan seguì il suo giovane padre dentro lo studio di Edmund Windsor, ripensò agli appostamenti di Maggie, la vecchia cameriera pettegola. Sul possibile orario in cui la donna poteva essersi piazzata davanti a quella porta, era stata detta qualsiasi cosa.
Quindi, fu da quel dettaglio che decise di partire «Se fossi in grado di comunicare con i fantasmi,» ironizzò «Potrei sapere da Maggie l’ora esatta o indicativa nella quale ha iniziato l’appostamento.»
Steve annuì «Abbiamo un range di un’ora e mezza, non è poco. In base all’orario di Maggie, può cambiare tutto: specie da dove è entrato e uscito l’assassino.»
Chiuse la porta alle sue spalle, ma non a chiave, esattamente come quel tardo pomeriggio della vigilia di Natale.
«Billy è uscito alle quattro e mezza, allo stesso orario Aisha è andata a farsi il bagno nella vasca di Evelyn...a che ora è davvero arrivata Maggie? Dalle quattro e mezza alle sei, ce ne passa.»
«Come ho detto, un’ora e mezza indicativa. Aisha non l’ha incontrata, ma Maggie le ha giurato di essersi appostata. Peccato non le abbia detto l’orario.»
«Sono dettagli a cui non pensi, mentre parli. Soprattutto se è una cosa che accade di consueto.»
«E’ vero.» Sheppard osservò la porta «Quindi, torniamo al nostro bel punto di partenza. Se Maggie è arrivata prima delle cinque, quindi anche solo alle quattro e quaranta, ovvero dieci minuti dopo che la porta è stata lasciata incustodita, può aver sentito qualcosa.»
«Se è arrivata dopo le sei, invece, orario nel quale l’assassino aveva già agito...Edmund era già morto, e aveva poco da sorvegliare.»
«Aisha ha detto che Maggie le ha giurato di non aver più visto nessuno da quando si è appostata. Ma che ora era?»
«Non lo sapremo mai con certezza, papà. A meno che l’assassino, se mai lo identificheremo, non confermerà o smentirà di aver visto o sentito la cameriera fuori dalla porta.»
«C’è però da tenere in conto il dettaglio della morte di lei. È stata messa a tacere, ma su cosa? Sull’aver sentito e magari visto l’assassino? O su qualche altro oscuro segreto di cui solo lei era a conoscenza? Ricordiamo che lavora qui da anni.»
«Mmh. Io direi di procedere con la ricostruzione, proviamo a calarci nella situazione, magari qualche cosa riusciamo a scoprire.» propose Susan.
Steve fissò lo studio: porta chiusa ma non a chiave, finestra aperta.
«La finestra è stata aperta prima o dopo il delitto?»
Era un’altra ottima domanda.
«Se è stata aperta prima, deve essere stata aperta da dentro. A meno che il nostro assassino non sia anche uno scassinatore esperto. Ci vuole niente a forzare una finestra dall’esterno, è vero, però… questi ricconi, qualora siano stati davvero loro, non mi sembrano dei grandi “lavoratori”. Di certo non si metterebbero a forzare la finestra.»
«Ed il signor Windsor non può essere stato così stupido da aprire la finestra una giornata di dicembre con tanto di bufera.»
«Quando siamo arrivati sulla scena, ho fatto caso, il pavimento accanto alla finestra era bagnato, ma non fradicio. Quindi...»
«Mettiamo che sia stata aperta dopo il delitto. È entrata meno neve, come hai sottolineato tu, e...» Steve si avvicinò alla finestra «L’assassino l’ha usata per scappare o l’ha lasciata aperta per tenderci una trappola?»
«Dalla porta può essere uscito, ma sarebbe stato stupido, ricordi?»
«Sì, ricordo.» il marine si piazzò alla scrivania, la stessa dove aveva letto il testamento.
Susan era piazzata alle sue spalle.
«Dunque, sono Edmund Windsor.» disse, e la figlia tirò un sospiro di sollievo «Ah, menomale. Credevo avrei dovuto farlo io.»
Il padre le scoccò un’occhiataccia «A te toccherà impersonare Maggie, non voglio sentire scuse!»
«D’accordo, d’accordo. Purché Liam lo faccia di nuovo tu.»
«Sono chiuso dentro questo ufficio da quanto? Probabilmente ore.» proseguì Sheppard, analizzando la scrivania «Qui ci sono i miei libri contabili, qui dei fogli bianchi, una macchina da scrivere...» spostò lo sguardo sui cassetti e ne aprì uno ad uno «Sono aperti. Strano.»
«Secondo me il vecchio non ha fatto in tempo a chiuderli, è stato accoppato. Forse la chiave è in qualche tasca dei suoi vestiti. Dovremmo tornare nella stanza dei prosciutti, per certificarlo.»
Steve tirò fuori altre carte, altri documenti, ma non sembrava esserci niente di importante ai fini del caso. Sarebbe stato troppo facile.
«Lascia perdere, resto convinta che tutto ruoti intorno al testamento. E alla sua modifica, non dimentichiamolo.»
Steve annuì e decise di fare le cose con ordine «Sono qui alla mia scrivania da ore.» ripeté «Arriva Billy. Io gli chiedo se tutto procede per il meglio, se per la mia festa è tutto in ordine. Poi lo spedisco alle funivie ad accogliere gli ospiti. Sono le quattro e mezza.»
«Quindi sei rimasto da solo fino all’arrivo dell’assassino, ovvero tra le cinque e le sei, ora della tua morte.»
«Concordo. Trattandosi di un delitto impetuoso, tutta la faccenda deve essersi svolta rapidamente. Quindi l’assassino deve essere entrato davvero in quell’orario e avermi accoppato in tempo zero.»
«Forse prima abbiamo discusso.» ipotizzò Susan, impersonando l’assassino «L’unica che può aver sentito, è come al solito Maggie. Che è stata messa a tacere. Un gatto che si morde la coda.»
«Non sapendo con precisione a che ora la cameriera si è piazzata lì fuori, da dove puoi essere entrata? Come hai raggiunto questa stanza?»
Susan si ricordò di un dettaglio che poteva sembrare banale, ma che invece non lo era «Tu sei anche uscito fuori per apporre il cartello “Non Disturbare”.»
«Diamine. Mi ero scordato di questo dettaglio.» Steve si diresse alla porta e finse ancora di essere la vittima «Prendo il cartello, apro e lo posiziono qui sopra.» guardò fuori «Sono stato aggredito in questo momento? Tu sei sbucata dal nulla e mi hai premuto una mano sulla bocca per farmi tacere, forse? Poi mi hai trascinato dentro e mi hai finito con il posacenere? Non credo un centenario abbia la forza sufficiente a sopraffarti.»
Quella volta fu Susan a portare le mani ai fianchi «Tutto dipende da quando hai messo il cartello. Se l’hai messo poco dopo le quattro e mezza, dubito che io, assassino, sia stato per così tanto tempo a chiacchierare con te prima di ucciderti. Dalle cinque alle sei...»
«Vero. E se invece io il cartello l’avessi apposto, diciamo, per le cinque e qualcosa?»
«Ma se il tuo obbiettivo è quello di non essere disturbato sin da subito, sin da quando Billy è andato via, perché appenderlo dopo più di mezz’ora? Qualcuno, in assenza dell’avviso, avrebbe potuto entrare. Una qualsiasi cameriera, Roger, chiunque.»
Ragionamento corretto che portò il marine a chiedersi nuovamente «D’accordo, allora da dove sei entrata?»
«Dimentichiamo per un attimo quella dannata porta. Risiediti alla scrivania.»
Steve obbedì.
«Io penso che tu sia stato aggredito alle spalle.»
«E’ praticamente certo.»
«Ma tu hai la porta di fronte a te, mentre la finestra è alle tue spalle.»
«Io non mi sono più alzato da qui...se avessi visto qualcuno entrare dalla porta, magari mi sarei alzato, anche solo per insultarlo!»
Susan annuì «Esatto. Invece sei stato colto di sorpresa, colpo secco alla nuca.»
«Se conoscevo il mio assassino, mi sarei alzato ugualmente?»
«Penso di sì. Se hai detto che non vuoi essere disturbato, ti saresti arrabbiato anche se fosse entrata la tua cara nipotina Odette. Alzarsi, in questi casi, è un gesto istintuale. Nemmeno te ne accorgi, ma lo fai.»
«Sei entrata dalla finestra, hai afferrato il posacenere e mi hai colpito?»
«Dove stava il posacenere?»
«Nathan ha detto sulla mensola del caminetto.»
«Corrisponde con la ferita alla nuca, è proprio l’angolazione giusta.»
«Mi colpisci e poi? Molli l’arma del delitto sul pavimento e scappi dalla finestra?»
«Se, per fare meno sforzi, l’avessi lasciata aperta ore prima e tu non te ne fossi accorto? Intendo la serratura aperta, ma la finestra che sembra apparentemente chiusa.»
«No, hai agito di impulso, con rabbia.»
«Vero.» la ragazza lo fissò «Ma papà, se sono entrata dalla finestra che era chiusa, tu non mi hai sentito armeggiare? Sei sicuro che non c’è premeditazione?»
«E’ l’arma del delitto che mi stona. Perché non usare una pistola, un coltello, avessi pianificato ogni cosa? Perché non soffocarlo? Tutto mi porta a pensare all’impulsività.»
«Ma non torna.» Susan fece qualche passo ed analizzò la stanza «E se...» Steve l’ascoltò con attenzione «E se io fossi stata già qui, nascosta da qualche parte?»
«E’ possibile, ma sarebbe nuovamente premeditazione. L’attesa presuppone che hai calcolato esattamente ogni cosa. Inoltre, non ci sono nascondigli qui. C’è il camino, ma era di sicuro acceso...e non credo ci saresti stata.»
Susan si piazzò una mano in fronte. Quel caso la faceva impazzire e stava diventando sempre più intricato «D’accordo, passiamo a Maggie.»

Si scambiarono di ruoli e giunsero in salotto.
«Soffro d’insonnia, quindi decido di preparare la tavola.»
«Scendi giù tra le cinque e le sei. Anche tu vieni sorpresa alle spalle da un pezzo di legna pesante che ti accoppa.»
«Mi accascio accanto all’albero di Natale, il quale...» Susan si inginocchiò e puntò lo sguardo davanti a sé «E’ proprio sulla stessa linea immaginaria della porta, solo dalla parte opposta.»
«Sono entrato dalla porta.» concordò Steve «Ho approfittato che eri girata di spalle, ho afferrato un pezzo di legna dal cestino accanto al fuoco e ti ho colpita. Questa volta non ho avuto timore che qualcuno mi vedesse, l’intero chalet era immerso nel sonno. E chi non dormiva, non era comunque qui.»
«Io sapevo qualcosa, qualcosa di importante. Mi chiedo che significato abbiano i numeri cinque e sei per l’assassino.»
Steve le diede una pacca sulla spalla «Vieni, c’è una stanza che mi intriga molto più delle altre, anche più dello studio del mio vecchio amico.»

Susan guardò semi-schifata quella testa di bufalo attaccata sopra il camino della stanza da biliardo «Che pessimo gusto.»
Dall’espressione divertita di suo padre, colse che quella sarebbe stata la sua recita preferita, perciò disse «A te l’onore.»
«Dovrai fare il doppio ruolo, qui. Ricordiamo che c’è anche Roger.»
Lei alzò le spalle «Okay. Sono Roger, sono venuto perché tu stai dando di matto.»
Steve, dispiaciuto, annuì «Per colpa di un marine stupido che si improvvisa detective.»
«Papà, non sei stupido. È che certe volte ti fissi e spesso vuoi avere ragione. Coraggio, procediamo. L’unico testimone sono io, quindi tutto ciò che racconterò dopo ai detective dilettanti può essere una grandissima bugia.»
«Ma mettiamo che sia vero. Io subito non voglio uscire all’aria aperta, poi, tutto d’un tratto, cambio idea. Perché?»
Susan si mise a ragionare, scoprendo che la tattica di immedesimarsi negli altri le permetteva di pensare come gli altri «Hai paura di me.»
«Ho paura di te...» ripeté Steve, convinto.
«Pensi che io sia l’assassino. Quando vuoi fuggire, squilla il telefono.»
«E’ vero?»
«Non lo so, non abbiamo gli strumenti adatti per verificarlo. Inoltre, non esiste un “registro chiamate”. Sarebbe troppo bello.»
«Vedi, figliola, qui viene il punto che più mi fa dannare dell’intero caso, perfino più dell’assassinio di Edmund. Le tempistiche. Mettiamo che sia vero: suona il telefono, tu ti precipiti di sotto a rispondere, io resto da solo. Mentre ti aspetto, mi piego sul biliardo per sistemarlo. Ricordiamo che ti stavo insegnando a giocare.»
«Me lo ricordo molto bene. Raggiungo la reception, rispondo, sento solo dei sospiri pesanti. L’assassino butta giù. Ha chiamato da qui vicino, ma da dove?»
Steve fece schioccare le dita «E’ proprio questo, il punto. Da dove? Come ha fatto ad ammazzarmi così velocemente, sapendo che tu saresti tornata qui dopo la telefonata fasulla?»
Susan prese un ampio respiro e uscì dalla stanza, controllando quelle adiacenti «Ora sono l’assassino. Ovviamente ciascun telefono ha il cavo, quindi...» entrò nella stanza adibita allo sci «Quella porta è sempre stata aperta?»
«Secondo Roger sì, spalancata.» confermò il marine dalla stanza del biliardo.
«Qui non ci sono telefoni. E certo, perché dovrebbero esserci telefoni nella stanza dello sci?»
Steve restò in quella da biliardo «Altro?»
Susan uscì, ma dall’altra parte c’era solo il corridoio «Non ci sono altre stanze sufficientemente vicine.»
Steve sospirò «Rientra, vediamo la dinamica.»
Susan obbedì, raggiungendolo.
«Mettiti dietro di me. Io sono piegato sul tavolo e tu, ancora una volta, mi sorprendi alle spalle. Quando me ne rendo conto, è troppo tardi.»
«Ci vuole forza per fracassare il cranio di un uomo come Liam Windsor.» disse Susan «Non credo sia stata una donna.»
«Lo penso anche io. Ma se mi hai sorpreso alle spalle...non puoi essere entrato dalla porta. Allora da dove sei entrato? Io ho la visuale della porta, da questa angolazione.»
Susan aggrottò la fronte «Non ha senso. Dietro le tue spalle c’è solo la parete. Non posso essere uscito di qui tipo fantasma, no?»
«Ah, eccovi qui!»
I due alzarono le teste all’unisono, vedendo il sorriso mascalzone di Adam prima ancora di Adam stesso.
«Signor Windsor, ho pregato tutti gli ospiti di...»
«Non l’hanno ascoltata minimamente, Sheppard. Si sono stufati di stare in gabbia come topi, quindi si sono lanciati nelle attività più svariate. La mamma è a farsi uno di quei bagni rigeneranti nella sua vasca.»
Steve portò indietro la testa, esausto «Siete degli stupidi o cosa? Non dovete stare da soli!»
«Si rilassi, Sheppard. Mia madre si è chiusa a chiave, e gli altri sono almeno a gruppetti di due...spero.»
Susan lo guardò con sospetto, ancora una volta. Tranquillo, troppo tranquillo.
Com’era che in assenza dei detective tutti non avevano più timore dell’assassino?
Forse perché erano loro stessi gli assassini. Ne era sempre più convinta.
Fu per quella precisa ragione che disse «Allora venga, signor Windsor, ci dia una mano.»
Magari lo avrebbe messo nel sacco, sarebbe riuscita a fregarlo senza che lui se ne rendesse conto.
Il libertino piazzò le mani in tasca e sollevò le sopracciglia «U-una mano? E cosa devo fare?»
Per prendersi gioco di lui, Susan disse «Secondo lei, l’assassino può essere uscito da questa parete?»
Adam la guardò con gli occhi fuori dalle orbite «D-da quella parete? Solo se è un’entità incorporea! So tutto a riguardo, avrei potuto fare il medium.» si vantò.
«Certo, come avrebbe potuto fare l’avvocato o l’attore.» infierì la ragazza «La mia è una domanda seria.»
«Come può essere una domanda seria??» Adam sventolò teatralmente le mani, andando ad appoggiarsi sul camino con sopra la testa di bufalo «Le persone non passano attraverso i muri, signorina, inoltre...oh, accidenti!»
Stette per perdere l’equilibrio, quindi si aggrappò disperatamente alla prima cosa che gli capitò sottomano: un candelabro di antica fattura posto sulla sinistra del caminetto.
Un leggero “Clic” invase l’area circostante. La parete dietro Steve si aprì come una porticina.
Tutto fu avvolto dal silenzio.
Il trio si riunì davanti a quell’incredibile e macabra scoperta.
Adam Windsor la fissò come se fosse aliena «Ma cosa diavolo...»






Angolo Autrice:

Carissimi lettori, buon anno!!!!
Siamo ormai giunti all'atto ottavo e mancano due capitoli al finale della storia che, come anticipato, sta prendendo il periodo delle festività :)
Sono molto contenta di vedere che è una delle mie storie più seguite, davvero non me l'aspettavo, quindi grazie infinite! <3
Ovviamente la soluzione non sarà niente di eclatante, dato che questa è quasi una parodia dei gialli classici, ma spero di averla messa giù bene, è questo che conta. E qualche piccolissima novità forse c'è, dopotutto. Ma mi spiegherò meglio nei capitoli successivi.

Un grande saluto a tutti e a venerdì!

SwanXSong
  
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