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Autore: deborahdonato4    02/01/2024    0 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Will si sentì travolgere da una miriade di emozioni contrastanti quando i passi del figlio di Efesto scomparvero. Si lasciò scappare un mugolio, e si ritrovò inginocchiato a terra, con le mani sugli occhi, che sembravano essere diventate due cascate. Non riusciva quasi a respirare dal dolore che sentiva nel petto. Tutte quelle parole contrastanti, tutto quel dolore... se gli avesse detto subito della gravidanza, avrebbe capito. E non avrebbe avuto bisogno di sentirsi dire altro.

Mani fredde e gentili si posarono su di lui, e Will si costrinse a tenere gli occhi chiusi nonostante la sorpresa, ritrovandosi a singhiozzare sulla spalla di Nico Di Angelo. Il figlio di Ade aveva sentito molto più di quanto avesse voluto, e solo con uno sforzo di volontà si era trattenuto dall'alzarsi in piedi e picchiare il figlio di Efesto. Avrebbe voluto aprire una voragine sotto i suoi piedi e mandarlo dritto da suo padre giù negli Inferi, ma sapeva che Will non avrebbe apprezzato. Will, che ora tremava e piangeva contro di lui in un modo così triste e inconsolabile da fargli stringere il cuore. Will, che gli era sembrato tanto forte da poter sopportare qualsiasi cosa.

Nico non disse niente, si limitò ad accarezzargli la schiena, e ad assicurarsi che tra un singhiozzo e l'altro respirasse. Will strinse il corvino con forza, trovando difficoltà a respirare più di una volta. Si era spezzato qualcosa dentro di lui, e non aveva più motivo di vivere, o di smettere di piangere. Voleva andarsene, ma solo per evitare di incrociare Leo e Calipso felici, mano nella mano per il Campo, che guardavano con amore il bambino nato dalla loro passione.

Will non incolpava quel piccolo non ancora nato per la scelta di Leo. Sapeva che ormai era solo questione di tempo prima che Leo gli dicesse di aver scelto Calipso. Glielo aveva letto negli occhi un'infinità di volte, nelle ultime settimane, solo che l'aveva sempre ignorato. E quando si erano ritrovati a baciarsi sul divano della cabina di Ade, Will aveva davvero sperato che le sue parole fossero vere. Lo aveva sperato davvero, fino a quando il pugno di Connor Stoll si era abbattuto sul suo volto, e Leo aveva seguito il figlio di Ermes per impedirgli di dire la verità a Calipso.

Se solo Leo non lo avesse fatto, Will avrebbe avuto ancora un po' di speranza nel cuore. E invece...

«N-Nico, i-io...»

«Sst.» sussurrò Nico al suo orecchio, e Will provò a trattenere un singhiozzo. «Sfogati. Liberati. Sono qui per te. Non vado da nessuna parte, Will.»

A Will dispiacque un po' riempire di lacrime e muco la maglietta del figlio di Ade, ma non riuscì a spostarsi. Il corvino sembrava abituato a quel genere di cose, ormai. Le lacrime di Will aumentarono al pensiero di Nico, che aveva superato il dolore per Percy tutto da solo, senza battere ciglio, senza nessuno da cui andare, a parte sua sorella.

Will si ritrovò a piangere per sé, per il dolore che sentiva nel petto, per Leo, che aveva rinunciato alla felicità che poteva avere con lui a causa della gravidanza di Calipso. Pianse per Hazel, che aveva atteso per un decennio il ritorno del suo grande amore, e pianse per Frank, che era tornato ricoperto di ferite e moribondo dalla donna che amava. Pianse per Nico, che aveva pensato di aver trovato un vero amore e che aveva poi scoperto essere solo una montatura. Pianse per Percy e Annabeth, che avevano pensato fosse una buona idea mentire a Nico, senza pensare alle conseguenze. Pianse per Angel, che aveva trovato l'amore, e che a causa di Marcelus Morgan l'aveva perso.

Il pensiero su Angel gli rimase fisso nella testa mentre si scostava da Nico. Sentì le sue mani sulla guancia, che cercavano di asciugare qualche lacrima senza molto successo.

«Io...» mormorò Will, ma Nico lo zittì di nuovo.

«Qualsiasi cosa sia, può aspettare.» mormorò Nico, con voce tetra. «Fidati, so di cosa parlo.»

Will annuì appena, e si appoggiò di nuovo a lui.

 

Quando Will aprì gli occhi, scoprì di essere sul divano della cabina 13. Per qualche minuto si crogiolò all'idea che quanto accaduto con Leo fosse solo un brutto sogno. Non era successo, Leo non lo aveva ferito, Leo non gli aveva rivelato la verità sulla gravidanza. Era stato un incubo della peggior specie. E Nico non aveva vomitato davvero una tenia infernale. Era successo tutto nella sua mente, forse a causa della mente creativa che possedeva essendo figlio di Apollo. Oppure... doveva succedere, e quella era stata solo una profezia.

«Come ti senti?»

La voce di Nico lo colpì come se il corvino gli avesse urlato nelle orecchie. Will si portò una mano alla fronte, sentendo quello che all'inizio aveva provato ad ignorare. Gli facevano male gli occhi, il naso e la gola, come se stesse covando il raffreddore. Aveva le ciglia appiccicate per via delle lacrime, e si sentiva tutto sottosopra.

«Will?»

Il figlio di Apollo girò appena la testa in direzione di Nico, seduto sulla poltrona, gli occhi puntati su di lui. Teneva una tazza di tè in mano e un pacchetto di gocciole era abbandonato sul tavolino. Era piuttosto pallido, ma nulla di preoccupante.

«Mh?»

Nico sospirò a quel suono. Non era granché, ma era un passo avanti. Posò la tazza vuota sul tavolino e si alzò in piedi, avvicinandosi a lui e passandogli le dita tra i capelli. Will chiuse gli occhi a quel gesto, trovandolo amichevole. Era come se ci fosse Hazel lì con lui. Gli offriva sempre una tazza di tè quando qualcosa non andava.

«Ho fatto il tè.» disse Nico, e Will riaprì gli occhi, fissandolo sorpreso. «Te ne porto una tazza. Non guardarmi così.» aggiunse il figlio di Ade, imbarazzato. «Hazel mi ha detto che ti piace il tè quando sei depresso.»

«Ah, già, grazie. Per avermelo ricordato.» mormorò Will, sentendo di nuovo la tristezza assalirlo. Chiuse gli occhi mentre Nico si allontanava borbottando in italiano chissà cosa.

A fatica, Will si mise seduto, tirandosi la coperta fino al collo. Le parole di Leo, che a quanto pare non era stato un brutto sogno, gli galleggiarono di nuovo nella testa. Perché non gli aveva detto subito del bambino? Avrebbe accettato la situazione. Anzi, lo avrebbe portato lui all'altare, facendolo sposare con Calipso senza imprevisti. Invece aveva dovuto sminuire il loro amore, distruggere i suoi sentimenti. E gli aveva detto di andarsene da lì. Forse voleva evitare di vederselo di fronte tutti i giorni, oppure aveva paura che potesse rovinare quella felicità che si era appena instaurata tra lui e Calipso.

Nico gli portò la tazza di tè e Will l'accettò, sentendosi confortare dal calore della tazza. Guardò il figlio di Ade che prendeva di nuovo posto, soffiando sulla tazza e bevendone un piccolo sorso.

«Come stai?» mormorò Will con voce roca.

«Sto bene.» annuì Nico, arrossendo appena. «Non ricordo molto di quello che è successo in infermeria, ma i tuoi fratelli me lo hanno raccontato. Senza andarci piano con i dettagli.»

Will abbozzò un sorriso.

«Non volevo morderti.» aggiunse il figlio di Ade. «Almeno, non consciamente. Avevo solo... una fame tremenda. E... ricordo di aver pensato che avevi un buon odore mentre camminavo davanti a te. Poi... più niente, finché non ho vomitato quel verme.»

«Mh...»

«Sono svenuto forse per una manciata di minuti.» Nico bevve un sorso di tè, spostando lo sguardo per la cabina. «E mi sono svegliato... mentre tu e lui stavate parlando.»

Will annuì. Doveva immaginarselo. Tralasciando che né lui né Leo avevano avuto un tono basso, mentre litigavano. Ricordava di aver gridato.

«Mi dispiace.»

La voce di Nico sembrò arrivare da lontano e Will lo mise a fuoco a fatica. Aveva ripreso a piangere senza rendersene conto. Nico gli lanciò un pacchetto di fazzoletti sul petto prima ancora che potesse chiederli.

«Mi dispiace che ti sia innamorato di uno stronzo del genere.» mormorò Nico, stringendosi nelle spalle, senza smettere di guardarlo negli occhi. «Forse in futuro troverai qualcuno adatto a te. Per ora, credimi, è meglio se te ne sei liberato. Non ti merita. Non merita nemmeno una tua unghia.»

Nico bevve un altro sorso e Will si soffiò il naso.

«Ti ha detto delle cose tremende. Volevo davvero alzarmi e prenderlo a pugni al posto tuo. Ma... ho immaginato che non avresti apprezzato.»

Will scrollò le spalle, abbozzando un lieve sorriso. Forse non avrebbe apprezzato, ma avrebbe gradito ripensandoci.

«Ad ogni modo, sono molto tentato di far comparire un po' di ossa nella loro torta nuziale.» aggiunse Nico, osservando un punto sopra la testa di Will. «Anche se mi dispiacerà per la torta. Sarà uno spasso, però, vederli sgranare gli occhi nel sentire l'osso in bocca.»

«Non ci sarò al matrimonio.»

Nico gli lanciò un'occhiata. «So che non sei stato invitato, l'ho sentito, ma hanno invitato me. Posso andarci... e portarti come mio più uno.»

Will scosse la testa. «Non ci sarò.» ripeté. «Voglio andarmene da qui.»

 

 

Calipso lanciò un'occhiata a Leo, seduto sul pavimento del soggiorno intento a fare un puzzle con James. Dal modo in cui il ragazzo di fuoco sorrideva e scherzava, Calipso capì che aveva preso la pozione che gli aveva dato giorni prima. Una parte di lei si rincuorò. Aveva temuto davvero che Leo potesse prenderla e dimenticarsi del loro amore. Vedendo Will e Leo insieme, li aveva sempre considerati una coppia forte, una coppia capace di superare ogni cosa.

Però... ne erano successe davvero di tutti i colori tra loro. Will si era comportato male con Leo, e Leo l'aveva lasciato per la paura. E lei... sì, le era dispiaciuto che Leo avesse sofferto così tanto per il figlio di Apollo, ma non aveva potuto fare a meno di immischiarsi in quel dolore. Si era introdotta nella vita di Leo giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, fino a quando non si erano baciati. E poi era tornata nella sua vita, nella vita del figlio come una mamma a tempo pieno.

Calipso si appoggiò al muro del soggiorno, riflettendo. Gli ultimi anni li aveva passati ad amare suo figlio e l'uomo che un giorno intendeva sposare. Si era comportata malissimo nei suoi confronti in passato, ed era felice che lui l'avesse perdonata, nonostante tutto quello che gli avesse fatto. Si portò una mano alla pancia, sperando che quel bambino avrebbe portato solo più gioia e felicità.

«Trovato!»

«Nooo!»

Calipso sollevò lo sguardo, osservando divertita il figlio che cercava di allontanare le mani del padre dal puzzle, per impedirgli di attaccare l'ultimo pezzo dell'armatura di Iron Man. Non importava se ci fosse ancora più di metà puzzle da completare.

Leo alzò lo sguardo su di lei come attirato dai suoi pensieri e James gli prese il pezzo di mano, attaccandolo ed esultando. Il padre gli batté il cinque e tornò a guardare la futura moglie, con un sorriso che gli si allargava sul volto. Calipso incrociò i suoi occhi scuri e caldi, contenta che, di lì ad una settimana, l'avrebbe chiamato marito.

«Vieni?» domandò Leo semplicemente, e Calipso gli si avvicinò, sedendosi accanto a loro. Leo le baciò la spalla e la guancia, stringendola con un braccio, e tornò ad osservare il puzzle. Calipso guardò tutti quei pezzi, senza capirci molto, e si limitò ad osservare le mani di Leo.

Wade, il figlio di Afrodite che gli aveva dato quella pozione, le aveva assicurato che l'amore di Leo sarebbe stato naturale, nulla di forzato. Solo i suoi sentimenti verso l'altra figura amorosa – in questo caso Will – si sarebbero affievoliti nel corso degli anni, scomparendo del tutto. Wade le aveva assicurato che la pozione avrebbe agito più in fretta in base a quello che Leo provava nei suoi confronti, e Calipso sperò che la storia della gravidanza avesse aiutato quei sentimenti.

Non aveva mentito a Leo. Era davvero incinta di suo figlio. Ma a causa del ritorno di Frank Zhang, aveva solo aumentato il processo.

Calipso aveva notato il modo in cui Leo e Hazel evitavano certi argomenti di fronte a lei. Per qualche ora, Calipso aveva anche temuto che Leo potesse avere una relazione con la loro amica, ma ciò era stato smentito in fretta dal modo in cui Hazel temeva di pronunciare il nome di Will Solace in sua presenza.

Inizialmente, Calipso aveva immaginato che fosse a causa della relazione passata con Leo, ma... più i giorni passavano, più si era resa conto che il motivo doveva essere un altro. Leo era ancora innamorato del bel dottore? Rischiava di rovinare il matrimonio, a causa di questo fatto?

Calipso non ci aveva pensato due volte. Per essere sicura che Leo la sposasse, aveva chiesto una pozione della fertilità a Wade, che era stato ben felice di aiutarla. L'aveva pagata cara, ma quando aveva scoperto di aspettare un bambino era stata al settimo cielo. Si era tenuta quel segreto dentro per giorni, e non vedeva l'ora di sorprendere il fidanzato. Solo che lui l'aveva sorpresa per prima, con quella storia di Will Solace. Non ne era rimasta così tanto sbalordita, però. Una parte di lei l'aveva sempre sospettato.

Calipso sospirò appena, osservando Leo che si divertiva ad attaccare un pezzo dopo l'altro. Doveva accertarsi che la pozione funzionasse...

«Che ne pensi di Solace?» domandò Calipso a bruciapelo, e Leo aggrottò la fronte.

«Per cosa? Come nome..?» chiese Leo, con un sorrisetto. Calipso fu tentata di colpirlo. Non avevano ancora detto niente a James, e avrebbero aspettato fino a dopo il matrimonio.

«No, intendo come dottore...» borbottò Calipso, sfiorandosi la pancia.

«Ah. Mh...» Leo trovò un pezzo di Hulk e lo inserì tra gli altri pezzi. «Direi che può andare. È uno dei migliori medici del Campo. Senza contare che ha, ehm, anche fatto nascere James e tanti altri bambini.»

«Ed è il fratello migliore per Bryan.» aggiunse James, che stava ascoltando la conversazione solo per metà. «Bryan lo idolotra sempre.»

«Idolatra.» lo corresse Calipso, con un sorrisetto.

«Ah, la dislessia da semidio...» sospirò Leo, divertito, arruffando i capelli al figlio.

Calipso continuò a tenere d'occhio Leo, aspettando di vedere una qualche altra reazione sul volto del figlio di Efesto, ma non accadde. Leo era solo interessato al puzzle, a completare più parti possibili prima del figlio di sette anni. Calipso si rilassò. Poteva stare tranquilla. La pozione aveva fatto effetto, e funzionava a meraviglia. Lo avrebbe tenuto d'occhio con il passare gli anni, ma dopotutto, Will Solace era destinato a morire. Non avrebbe dovuto attendere molti anni per la sua scomparsa.

 

 

Nico sbatté le palpebre per la sorpresa mentre Will posava la tazza sul tavolino e si metteva alla ricerca del suo cellulare.

«Immaginavo volessi andartene.» disse piano il figlio di Ade. «Ma non credevo...»

«Nico, hai subito peggio di me.» disse Will, alzandosi in piedi e scoprendo il cellulare sul tavolo della cucina. Andò a prenderlo. «Quindi immagino che tu possa capire come mi sento al pensiero di doverli ancora vedere. Andrò via, e mi auguro di farlo questa sera stessa.»

Quel pensiero aveva preso forma nella sua mente mentre aspettava la tazza di tè. Non aveva molti posti in cui andare, ma avrebbe trovato qualcosa. Aveva dei soldi dopotutto, poteva prendere un monolocale in città, oppure allontanarsi ancora di più dal Campo Mezzosangue. Però poteva viaggiare fino al Campo Giove. Avrebbe trovato un posto per sé, lì...

«Dove vorresti andare?» chiese Nico, osservandolo.

«In Africa, da mio fratello Angel.» disse Will, asciugandosi le lacrime con la manica della maglia. «Mi aveva invitato tanto tempo fa. Ora mi pento di non aver accettato il suo invito la prima volta. Mi sarei evitato tante delusioni, tante ferite. Tanto dolore.»

Will inviò un messaggio in tutta fretta, trattenendo un singhiozzo. Prendere decisioni del genere quando si era arrabbiati o feriti non era mai una buona idea, ma non gli importò. Voleva andare via. Salutare il Campo Mezzosangue una volta per tutte, questa volta. Non sarebbe tornato. Non avrebbe commesso di nuovo quell'errore.

Nico non disse una parola, e Will lo ringraziò con lo sguardo. Non avrebbe sopportato altre parole gentili dal figlio di Ade. Tornò al divano, sedendosi, prendendo la tazza di tè e sorseggiandola, tenendo d'occhio il cellulare. Aspettava una risposta. Appena l'avesse ricevuta...

Il cellulare squillò e Will quasi fece cadere la tazza. Non si era aspettato di ricevere un messaggio così presto.

«È Angel?» chiese Nico, prendendo un biscotto.

«È Wendy, mia sorella maggiore.» disse Will, leggendo il messaggio, sentendosi rassicurato. «Le ho chiesto se potevo restare da lei per un po'. Ha detto di sì.»

Nico diede un morso al biscotto e lo guardò in silenzio. Will incrociò il suo sguardo.

«Quella fame che avevi... ti è passata?» chiese Will, interrompendo quel silenzio glaciale. Il cuore gli batteva forte all'idea di andarsene. Ma aveva preso la sua decisione.

«Sì.» annuì Nico. «Ora è più o meno come al solito. Ma sto mangiando solo biscotti da stamattina, e qualche tazza di tè. Vorrei evitare di vomitare ancora.»

«Ottima decisione.»

Will finì di bere la tazza di tè e si alzò in piedi, seguito a ruota da Nico, che si ripulì le dita sui pantaloni. I due si guardarono negli occhi.

«Nico, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me negli ultimi giorni.» disse Will, passandosi una mano tremante tra i capelli. «Non credo che potrò mai ringraziarti abbastanza. Mi hai dato sostegno, un posto dove stare, e qualche parola gentile di tanto in tanto. Ti devo molto.»

«Will, potrei dire lo stesso di te.» mormorò Nico, con un sorrisetto. «A parte per le parole gentili. Di quelle me ne hai date parecchie.»

«Se avrai bisogno di me, chiamami, a qualsiasi ora. E se vorrai fare un salto al McDonald's, avvertimi, ti terrò compagnia.»

Nico rabbrividì al pensiero. «Grazie, ma farò a meno della carne per qualche mese. Vorrei evitare altri serpenti infernali nel mio stomaco.»

«Non era un serpente...»

Il figlio di Ade sollevò un dito per zittirlo. «Per me sì.»

Will sorrise a quel gesto. Fu Nico ad avvicinarsi e ad abbracciarlo. Will chiuse gli occhi a quel contatto, passandogli le braccia attorno alla vita e stringendolo prima che potesse sfuggirgli. Lo sentiva rigido tra le sue braccia, ma era felice che avesse agito per primo.

«Fatti sentire, ogni tanto.» gli disse Nico, sciogliendo in fretta l'abbraccio e guardandolo imbarazzato. «Non sparire, ovunque andrai.»

«Ci proverò, te lo prometto. Nico... stammi bene.»

 

 

Will si allontanò dalla cabina di Ade e si ritrovò quasi a correre mentre si dirigeva alla 7. L'ultima volta che era uscito da quella cabina era felice di poter tornare al lavoro, e si trattava solo di quella mattina. Ora, dopo diverse ore, voleva solo rifugiarsi nella propria camera e non uscirne fino a sera.

Intravide Connor Stoll e Miranda Gardner appoggiati al muro della cabina 11, ma erano troppo impegnati con la lingua per poterlo degnare di un'occhiata. Will non riuscì a sorridere a quella vista, sebbene fu contento che il figlio di Ermes lo avesse già dimenticato. Era quello che si meritava per averlo ferito. Connor era già andato avanti con la sua vita, senza nemmeno guardarsi indietro.

Will scoprì che gli andava bene così.

Il figlio di Apollo entrò nella sua cabina e si diresse nella sua stanza. Osservò tutti i suoi averi, pensando che fossero perlopiù oggetti che poteva lasciare lì, alle cure dei suoi fratelli. Ne avrebbero avuto più bisogno di lui. Prese la borsa da sopra all'armadio e cominciò a metterci dentro i suoi vestiti, ben ripiegati, chiedendosi cosa potesse portare in Africa. Avrebbe chiamato Angel più tardi per chiederlo direttamente a lui. Ora, andando da sua sorella, si sarebbe goduto qualche giorno con i suoi nipotini mortali, cercando di non pensare a niente.

«Will?»

Will sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi di Nate. Il fratello non sembrò sorpreso di vederlo indaffarato a prepararsi una borsa.

«Sì?» chiese Will, sperando che non cominciasse a dare di matto.

«Io e Grant ci siamo messi a studiare la tenia.» continuò il fratello con un sorrisetto. «È un esemplare fighissimo, sai? Sarebbe possibile chiedere a Di Angelo di portare altre creature infernali da analizzare?»

«Be', visto che a causa di quella tenia Nico stava per azzannarmi alla gola, diventando cannibale per la fame, direi di no.» sorrise stanco Will, e il sorriso di Nate si spense. «Ma sono contento che hai trovato il lato positivo della faccenda.»

Nate cominciò a borbottare che voleva i mostri infernali solo per analizzare la loro influenza sui semidei, e Will lo osservò divertito. Gli si avvicinò, portandogli una mano sulla spalla.

«Sai, Nate? Mi piace questa tua voglia di imparare. Ti nomino medico principale dell'infermeria.» disse Will, senza smettere di sorridere.

«C-Come?» balbettò Nate, senza parole, fissando il fratello. Lo aveva capito benissimo, ma...

«Ti nomino medico principale dell'infermeria del Campo.» ripeté Will ad alta voce. Grant ed Helen spuntarono alle spalle di Nate. «Io me ne sto andando, e mi auguro che le tue mani siano le più sicure, qui.»

Nate annuì, il petto pieno d'orgoglio. Era un onore, per lui, ritrovarsi a gestire l'infermeria. Grant non sembrò molto preoccupato per non aver ottenuto la promozione. Più che un onore, sarebbe stato un vero inferno.

«Quindi te ne vai?» chiese Helen, guardandolo con tristezza.

«Sì, piccola. Me ne vado.»

Will non ebbe bisogno di aggiungere altro. Il matrimonio si stava avvicinando. Era notevole che avesse resistito così a lungo.

«A proposito...» mormorò Grant, mordicchiandosi il labbro. «Ehm... hanno richiesto l'adozione di Bryan, dopo il matrimonio...»

Will annuì. «Penso che sarà in ottime mani, con loro.» si limitò a dire, pensando solo alla gioia di James e a quella di Bryan, che finalmente avrebbe avuto una famiglia.

Helen lo abbracciò di slancio e Nate la seguì a ruota. Grant lo obbligò a rimanere lì fino a sera, e Will accettò, sebbene avesse intenzione di partire da lì a cinque minuti. Ormai quel posto non faceva più per lui. Perché restare?

Will lo capì qualche minuto più tardi. L'ultima volta che se n'era andato, non aveva salutato nessuno dei suoi fratelli, rendendoli tutti tristi e senza parole. Ora, trattenendosi anche solo per un paio d'ore in più, ebbe il tempo di salutarli tutti. Abbracciò Hailey e Julie per quasi dieci minuti, mentre Kenny gli singhiozzava sulla spalla, chiedendogli poi se poteva trasferirsi nella sua camera, le lacrime misteriosamente scomparse. Ma per Will, fu più doloroso salutare Bryan che tutti gli altri suoi fratelli messi insieme.

Aveva trovato Bryan mesi prima in Alaska. Per il fratello, era come un padre. Lo aveva portato lì, tenendolo al sicuro dai mostri, facendogli da genitore, amandolo alla follia. E ora doveva salutarlo. Non era un addio, una parte di lui non avrebbe mai sopportato davvero l'idea di non ritornare al Campo Mezzosangue, ma per il momento lo era.

Bryan lo abbracciò forte, con gli occhi lucidi e il labbro tremante. Will si trattenne a stento dal piangere a sua volta. La tentazione era alta, ma si costrinse ad essere il fratello maggiore, per una volta.

 

 

Alle nove in punto, Travis comparve sulla soglia della casa di Leo e bussò alla porta per un minuto, sbuffando appena, chiedendosi se Leo avesse dimenticato la sua festa di addio al celibato. Gli aveva detto che era organizzato per quella sera, e poi l'amico non si era più fatto sentire.

Ma Leo gli aprì dopo qualche minuto, con un sorriso e l'aria da folletto malefico. Indossava una camicia azzurra, che gli dava un'aria più adulta, nonostante il volto così giovane.

«Sei in ritardo.» lo salutò Leo, e Travis alzò gli occhi al cielo.

«Hai impiegato quasi cinque minuti ad aprirmi la porta.» borbottò Travis, notando Calipso alle spalle di Leo. Le fece un cenno con la mano e lei ricambiò, prima che Leo si chiudesse la porta alle spalle.

«Dove andiamo?» domandò Leo con il solito sorriso, e Travis lo guardò con attenzione. Qualcosa in lui era cambiato, ma non capiva cosa.

«È una festa a sorpresa.» gli ricordò Travis, e il figlio di Efesto annuì divertito.

«Oh, giusto. Certe volte me lo dimentico.» Leo si passò una mano tra i riccioli scuri, lanciando un'occhiata alla porta di casa. Si sentiva osservato, ma non c'era nessuno nei dintorni, a parte Travis.

«Come stai?» chiese Travis, cominciando a camminare. Dovevano uscire dal Campo per poter cominciare la festa.

«Sto bene.» sorrise Leo, pensando al bambino. «Sono al settimo cielo. Non vedo l'ora di sposarmi, dico davvero. »

Travis aggrottò la fronte. «E Solace? Hai chiuso definitivamente con lui?»

«Sì.» annuì Leo, senza smettere di sorridere. «È una storia finita. Amo solo Calipso.»

«Sei felice?»

«Con Calipso molto, Trav. Non avrei dovuto farmi distrarre da nulla. Ora per me c'è solamente lei. Lei e i nostri bambini.»

«Ami già così tanto Bryan?» Leo gli aveva parlato della loro intenzione di adottare il figlio di Apollo.

«Già.»

Leo si morse la lingua per non dire al suo migliore amico di Calipso. Gliene avrebbe parlato dopo il matrimonio. Pensò a Solace, al fatto che sia Cal che Travis gli avessero chiesto di lui. Qualsiasi cosa ci fosse stata tra di loro, ormai era passata. Forse aveva avuto una ricaduta, e se ne pentiva. Era fortunato ad essersi innamorato di una donna come Calipso, che lo aveva perdonato e aveva deciso di sorvolare sul suo tradimento per l'amore che provava nei suoi confronti. Leo si rese conto di non meritarla. Avrebbe fatto in modo di non farle pentire della sua scelta, amandola ogni giorno di più, per l'eternità.

 

 

Erano quasi le dieci di sera quando finalmente Will riuscì ad uscire dalla cabina. Teneva una borsa sulla spalla, e Grant gli prese l'altra. Nate era già andato a recuperare la macchina, e li aspettava ai confini del Campo.

«Puoi salutare tutti gli altri per me, domani?» domandò Will, avviandosi verso l'auto.

«Certo.» sorrise tristemente Grant, dandogli una pacca sulla spalla. «Però potresti...»

«Non credo, no.»

Grant annuì e non aggiunse altro. Will si avvicinò per primo alla macchina, infilando la borsa nel bagagliaio. I fratelli lo avrebbero accompagnato fino alla fermata del pullman in città. Non voleva che facessero troppo tardi, e che venissero rincorsi dai mostri a quell'ora, nonostante ormai portassero tutti gli amuleti dei figli di Ecate con sé.

Will si guardò attorno per il Campo, con un sorriso amaro sulle labbra. Gli sarebbe dispiaciuto non svegliarsi più lì, senza la possibilità di andare in spiaggia a qualsiasi ora del giorno e della notte. Però, forse un giorno, avrebbe avuto di nuovo il coraggio di tornare.

Salì in macchina, preferendo i sedili posteriori, lasciando i fratelli davanti. Non aveva nemmeno voglia di guidare, voleva solo deprimersi e guardare il mondo scorrere attraverso il finestrino. Infilò la cintura, e appoggiò il mento alla mano, mentre Nate cominciava a guidare.

Grant e Nate parlarono di una partita a pallavolo che avrebbero giocato il giorno successivo, e Will rimase ad ascoltarli, felice che avessero deciso di chiacchierare tra loro senza includerlo. Non aveva la forza di parlare. Non aveva nemmeno la forza di ascoltare. Chiuse gli occhi, pensando che avrebbe schiacciato un pisolino per ingannare l'attesa, e non pensare a quel vuoto nel petto.

«Ma che cazzo è quello?!»

Il grido di Grant gli fece spalancare di nuovo gli occhi. Will si spostò di lato, per poter guardare anche lui dal parabrezza mentre Nate frenava di colpo. Will aggrottò la fronte alla vista di un paio di scheletri che li fissavano.

«Dite che... li manda un... mostro?» mormorò Grant, lanciando un'occhiata ai fratelli.

«Non credo.» disse Nate, lanciando un'occhiata allo specchietto retrovisore. Will si voltò direttamente, trattenendo un sorriso alla vista di Nico Di Angelo che si avvicinava alla macchina senza fretta, con la borsa sulla spalla.

Nate si affrettò ad aprire il bagagliaio e Nico lanciò la borsa al suo interno, sedendosi poi accanto a Will. I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi Nico guardò Nate.

«Ora ci siamo tutti.» disse il figlio di Ade, mentre gli scheletri ricadevano come mucchi d'ossa davanti a loro, sparendo nel terreno. «Ora puoi partire.»

Nate annuì, divertito, e Grant lanciò un'occhiata a Nico, un po' dubbioso e ancora spaventato.

«Dove stiamo andando?» chiese Nico a Will, dopo un minuto di silenzio.

«Da mia sorella Wendy.»

«Ottimo.»

Nico si guardò le unghie in silenzio e Will non riuscì a togliergli gli occhi di dosso.

«Smettila.» disse il figlio di Ade, dopo un po'.

«Scusa, è che non capisco.»

Nico lo guardò perplesso. «Cosa non capisci?»

«Cosa fai qui?»

«Sei davvero un idiota, Solace.» disse Nico, fissandolo dritto negli occhi. «Sei il mio dottore. E ho bisogno di cure. Non posso restare senza dottore.»

«Oh, giusto.» annuì Will, trattenendo un sorriso, mentre Nico si allacciava la cintura dopo la prima curva larga di Nate. Il figlio di Apollo si era distratto ascoltandoli. «Non ci sono altri medici al Campo.»

Nico si sistemò la cintura e chiuse gli occhi, appoggiando la testa al finestrino. «No.» rispose semplicemente.

Will continuò a guardarlo per un po', obbligandosi poi a puntare lo sguardo fuori dal finestrino. Il dolore era ancora forte nel suo petto, al pensiero di Leo, ma lo rincuorò sapere che, prima o poi, sarebbe guarito.

   
 
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