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Autore: OmegaHolmes    02/01/2024    1 recensioni
Fin dall'inizio qualcosa ha attirato Aziraphale come una calamita ad un angelo dai capelli rossi, continuando quell'attrazione anche quando quell'angelo divenne Crowley.
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Molti capitoli in cui Aziraphale ama segretamente Crowley e uno in cui il demone svela le sue carte.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MESOPOTAMIA, IL GRANDE DILUVIO

 

La pioggia non cessava la sua caduta, battendo arrogante e scrosciante contro il legno spesso dell’arca. Aziraphale aveva contato più volte gli animali, per essere certo di non averne dimenticato nessuno, anche se… avevano perso un unicorno.

Il giro di perlustrazione richiedeva tutta la sua forza e la sua capacità di non patire il mare burrascoso, trovandosi spesso aggrappato a qualche colonna in legno per restare in equilibrio. Aveva compiuto un miracolo sugli animali per farli restare tranquilli, evitando così terribili inconvenienti.

Quando calò la notte, l’arca restò buia, con qualche timida lanterna appesa solo per permettere di vedere dove si mettevano i piedi.

Era certo di aver portato a termine il suo compito, quando delle risa di bambini attirarono la sua attenzione.

Nessun bambino era stato portato sull’imbarcazione, di questo era sicuro, forse erano le iene?

Stava per voltarsi e tornare insieme a Noè al piano superiore, quando lo stesso suono lo colpì più forte.

Incuriosito e con il fiato sospeso, percorse un lungo tragitto, continuando a seguire quella risonanza, sempre più confuso e preoccupato.

Intravide, in un angolo, tra un mucchietto di paglia, un piccolo gruppetto di bambini avvolti da un enorme serpente dal manto nero e lucente.

L’angelo balbettò nell’aria, conscio di riconoscere quel rettile ovunque.

“B-bontà divina… Crawley!” disse a bassa voce, guardandosi con aria furtiva in torno.

Il serpente si voltò ad osservarlo, sibilando con la punta della lingua: “Azzzziraphale… che ci fai qui?”

I bambini nel frattempo continuavano a giocare con la sua coda, ridacchiando di tanto in tanto.

“Beh…” iniziò l’angelo: “Dovevo controllare gli animali… è la mia missione…ma tu piuttosto! Sei impazzito?” quasi si strozzò con l’aria nei polmoni nel dirlo.

Il serpente sospirò prima di trasformarsi nel demone dai capelli fiammeggianti; con uno schiocco di dita, fece addormentare i bambini, per poi avvicinarsi silenzioso verso l’angelo: “Impazzito? Io? Piuttosto lo è Dio…”

“Non--!” lo fermò il biondo, chiedendo perdono al cielo per quelle parole.

“Vuoi darmi torto, angelo? Hai visto cosa ha fatto? Ha ucciso migliaia di persone, non potevo… non potevo lasciare che ciò accadesse a tutti i bambini… non sono molti, ma… sono gli unici che sono riuscito a prendere…” sospirò, osservando quelle testoline riposare sulla paglia.

Nell’osservare il profilo aquilino illuminato dalla luce calda della lanterna, il cuore di Aziraphale si sciolse nel ricordare il suo amico angelo, che un tempo aveva amato.

Anche se era un demone, quale anima malvagia avrebbe mai potuto fare un gesto tanto nobile?

“Oh Crawley, sei stato davver-”

“Non osare dire una parola!” ringhiò di scatto, spaventandolo leggermente: “Sono un demone, sono malvagio e l’ho fatto solo per fare un dispetto a Dio…”

Gli occhi celesti dell’angelo osservarono quelli fiammeggianti del demone, cercando la verità in quelle parole.

Sospirò, abbassando lo sguardo: “Ti porterò del cibo, appena riuscirò a reperirne… tienili nascosti e al caldo… verrò a cercarvi quando tutto sarà finito.”

Aziraphale voltò le spalle, incamminandosi verso la direzione da cui era giunto.

“Aziraphale!” lo richiamò ansioso il demone.

“Sì?”

“...non lo dirai ai tuoi, vero?”

Per un attimo parve tentennare, poi abbassò lo sguardo: “Non posso parlare di ciò che non ho visto.” e così dicendo quasi fuggì, con le lacrime pungenti ai bordi degli occhi: sarebbe diventato anche lui un demone se avesse continuato a dar retta a quel Crawley.

 

***

 

ROMA

 

Erano passati secoli dal loro ultimo incontro nel cercare di salvare Giobbe e la sua famiglia dalle loro disgrazie.

Da quella lunga notte insieme, Aziraphale aveva scoperto il potere dissuasivo del demone, capace di tentare con un incredibile perspicacia, inducendolo a mangiare il cibo degli umani!

Ora, quel demone non si chiamava più Crawly, bensì Crowley e se ne stava di fronte a lui a mangiare ostriche.

L’angelo era su di giri al semplice pensiero di poter mangiare ostriche in compagnia di qualcuno di familiare (nonostante ovviamente fosse il male assoluto, il nemico in persona, un male da annientare), conversando e sorseggiando vino allegramente.

“Alla fine lo hai assaggiato…” iniziò divertito Crowley, puntando con il dito la bottiglia di vino.

Un sospiro rassegnato uscì dalle labbra dell’angelo: “Beh, se voglio stare sulla Terra, devo adattarmi ai costumi degli uomini no? E di questi tempi c’è più vino che acqua in giro… allora, come ti sembrano?” chiese indicando i crostacei.

Il demone arricciò il naso: “Non fanno molto per me… ma non male.”

Di tutta risposta Aziraphale ne prese un paio, ingurgitandole con gusto: “Celestiali… davvero celestiali!”

“Credevo che la golosità fosse un peccato, angelo…” disse, con un lieve sorrisetto ed il mento poggiato sul dorso delle mani congiunte.

Uno sguardo colmo di insicurezza saettò dallo sguardo dell’angelo: “Avevi detto che gli angeli sono immuni…”

“Beh, sì, ma… devo ammettere che riesci sempre a stupirmi.”

“Lo prendo per un complimento!” esclamò, ripulendosi la bocca con soddisfazione: “Allora, adesso che si fa?”

Sorpreso il demone alzò le sopracciglia: “Da quando hai così tanta voglia della compagnia di un demone?”

“Da quando ho iniziato ad annoiarmi, credo… e poi non stiamo lavorando… giusto?”

“Beh, giusto. Tregua, mi piace. Allora… che ne dici delle terme?”

“Oh, non ci sono mai stato!” sorrise: “Sembra carino.”

Un sorriso malizioso si allargò sulle labbra del fulvo: “Oh ti piacerà un mondo.”

 

Giunti alle terme, l’angelo quasi rischiò un collasso per le temperature e l’umidità soffocante, mentre Crowley camminava a testa alta, con l’aria di uno che nel fuoco ci sguazza senza problemi.

“Non fa… un po’ caldo qui?” chiese annaspando il biondo, allargandosi l’accollatura della tunica.

“Certo, perché bisogna spogliarsi per stare qui… sai completamente nudi.” disse tranquillamente il fulvo, guardandosi attorno soddisfatto: “Lussuria allo stato puro questo posto!”

Aziraphale boccheggiò: “N-nudi? Io… io non credo di poterlo fare.”

Crowley si avvicinò, guardandolo di sottecchi: “Cos’è… hai paura, angelo?”

“No… certo che no.” rispose stizzito, lisciandosi il petto: “E’ che… i miei genitali non sono quelli che ci si aspetterebbe per la mia corporatura.”

Il demone per poco non si strozzò con la sua lingua: “Come scusa?”

“Ecco… potendo scegliere, ho dei genitali femminili. Sono più leggeri, puliti e meno sporgenti. Quindi… no, non posso spogliarmi.”

Il cervello impiegò alcuni istanti prima di metabolizzare quella risposta, poi alzò le spalle: “Beh, tieniti un telo in vita… nessuno ci farà caso.”

“Ne sei certo?”

“Nessuno lo noterà, tranquillo.”

 

Fu così, che un’ora dopo se ne stavano immersi tra le acque termali, avvolti dal calore naturale di quelle sorgenti salutari.

L’angelo se ne stava seduto in un angolo, a contemplare i piaceri del proprio corpo a contatto con l’acqua, mentre Crowley nuotava pigramente, godendosi la vasca vuota.

Lo sguardo di Aziraphale iniziò a soffermarsi sulla figura longilinea, sugli arti lunghi, sulle spalle larghe e sui muscoli tonici della schiena che risaltavano ad ogni movimento, mentre le scapole si aprivano e richiudevano ad ogni bracciata.

La parola lussuria iniziò ad echeggiare nella testa di Aziraphale, sentendosi sempre più rapito nell’osservare il fisico dell’altro, lasciando che la pressione sanguigna nel proprio cervello aumentasse ad ogni pulsazione.

Non era la prima volta che si ritrovava a studiarlo con attenzione, ed essendo un angelo non nutriva alcun impulso sessuale, ma di fronte alla bellezza tentatrice del fulvo, iniziava a cedere.

Con ampie bracciate a rana, Crowley si avvicinò a lui, osservandolo intensamente: “Qualcosa non va angelo?” chiese, andando a sedersi al suo fianco.

“N-no… perché?”

“Sembra che tu abbia visto un fantasma…”

“E’ il caldo!” esclamò, alzandosi di scatto per uscire dalla vasca: “E… e mi sono appena ricordato di… di una missione che devo fare… m-meglio che vada. E’-è stato bello, Crowley… a-a presto!” con l’affanno si allontanò verso i propri vestiti, chiedendo mentalmente perdono al suo Dio per i pensieri che aveva sviluppato.

 

***

 

INGHILTERRA, MEDIOEVO

 

Musica di liuti e cornamusa rimbombava nell’ampio androne del castello dai colori scuri e l’aria ammuffita. La luce zampillante del fuoco proiettava le lunghe figure degli ospiti sulle pareti, mentre Re Artù banchettava al proprio tavolo. Sir Aziraphale camminava a larghe falcate lungo la sala, osservando con interesse le mille sfumature degli abiti delle dame. Era così felice che finalmente avessero tenuto un ballo, dopo tutte quelle guerre!

Arrivato ad un lungo tavolo colmo di prelibatezze, prese un grappolo d’uva, iniziando a mangiarlo pigramente, battendo un piede a ritmo di musica.

Era vissuto abbastanza a lungo da conoscere ogni albero genealogico degli invitati a quella festa, restando sorpreso di scorgere una figura sconosciuta parlare con enfasi insieme alla moglie del Re, Ginevra: era un uomo alto, dal viso nascosto sotto un cappello a punta, avvolto in abiti neri ed una lunga treccia rossa che ricadeva sulla schiena.

Aziraphale assottigliò lo sguardo per poterlo mettere a fuoco, ma le figure in costante movimento di fronte a sé rendevano difficile individuare con certezza i lineamenti dell’uomo. Era di bell’aspetto, su questo non c’era dubbio ed anche il suo portamento aveva un qualcosa di regale se non quasi sensuale. Il modo in cui le sue gambe si allungavano avvolte dalle calzamaglia nere, le pieghe delle proprie braccia lungo il busto magro, tutto attirava l’attenzione dell’angelo.

Quando d’un tratto l’uomo misterioso si voltò verso di lui, mettendo in mostra un paio di occhiali tondi sulla punta del naso ed un sorriso furfante, il cuore dell’angelo sobbalzò nel riconoscere Crowley.

Si voltò di scatto appena lo vide avvicinarsi con la sua camminata suadente, continuando a mangiare l’ uva come se nulla fosse.

“Angelo… non sapevo ci fossi anche tu a questa festa.” iniziò il demone, circondando il biondo con la sua camminata serpentina.

“Beh, si da il caso che sia uno dei cavalieri della tavola rotonda.” proferì con serietà il biondo: “ E come tale debba servire il mio Re.”

Un’espressione divertita di dipinse sul viso del demone: “Aaaah, ma tu guarda, un cavaliere! Un vero peccato che tu non abbia la tua bella armatura stasera.”

“Piuttosto.” iniziò serio l’angelo, guardandolo negli occhi: “Che cosa ci fai tu qui?”

“Missione.”

“Missione?”

“Esatto, tentare un’anima, vecchia storia.”

“E chi per giunta?”

Crowley fece cenno negativo con il capo: “Segreto professionale.”

“Oh andiamo!” sbuffò l’angelo.

“Tu non accetti il mio accordo, io continuo il mio lavoro…” alzò le spalle non curante il fulvo, continuando a fissare la folla di fronte a sé.

“Mentire sul mio operato non è il mio stile, Crowley.” ribattè stizzito.

Gli occhi fiammeggianti si posarono sul viso angelico: “Sappiamo entrambi che non si tratterebbe di mentire… solo, omettere di non intralciarci.”

Aziraphale restò in silenzio ad osservare i reali ballare.

Con un movimento lento, il demone si avvicinò al suo orecchio, iniziando a sussurrare con voce calda: “Non trovi strano che ogni volta ci ritroviamo sullo stesso posto senza essere mai a conoscenza del piano dell’altro? E che ogni volta ci ritroviamo a fare delle scelte? Non sarebbe il nostro ruolo farle… dovremmo solo ubbidire… ma nemmeno tu ci riesci, angelo.” terminò, sottolineando l’ultima frase con un lieve schiocco della lingua.

“E va bene!” sbottò Aziraphale, disperato: “Ci sto…” si voltò a porgergli la mano: “Ora però mi dici che sei venuto a fare.”

Il demone sorrise, stringendola saldamente: “Temo tu non possa più fare molto… ormai la tentazione è affondata nell’animo della mia vittima.” e così dicendo fece cenno verso Ginevra che con dolcezza porse un libro al Cavaliere Lancillotto.

Aziraphale trattenne il fiato, sconvolto, mentre il demone sorrideva con gusto: “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse, no?”

 

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