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Autore: Yuki Delleran    04/01/2024    1 recensioni
Anche se si sforzava il più possibile di non darlo a vedere e di trascorrere giorni spensierati finchè ne aveva la possibilità, quella situazione lo faceva sentire stranamente instabile. Aveva appena iniziato ad accettare la possibilità di vivere in pace e costruirsi un futuro tranquillo, quando erano giunti gli incubi. Non appena la sua mente cessava di essere all’erta e costantemente sul chi vive, immagini del passato la travolgevano, riportando a galla episodi dolorosi che gli spezzavano il respiro.
[WangXian e ZhuiLing post-canon novel]
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jin Ling/Jin Rulan, Lan Wangji/Lan Zhan, Lan Yuan/Lan Sizhui, Wei Ying/Wei WuXian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1

Era buio. Dopotutto era stato lui a decidere che fosse meglio muoversi di notte. Meno rischio di incontrare qualcuno, di essere scoperti. Dovevano essere prudenti, erano dei ricercati. Nessuno doveva sapere, nessuno doveva vedere. Mettere nelle mani di qualcun altro la propria vita e, soprattutto, quella del proprio fratello, faceva paura, ma non c’erano alternative. Era stata una sua decisione. Era per il bene dell’unica persona che gli era rimasta. Non aveva importanza se faceva male, se bruciava più del fuoco, se era come sentirsi lacerare corpo e anima. Se il dolore era talmente intenso da impedirgli persino di perdere i sensi, nonostante fosse stremato, nonostante si sentisse svuotare di ogni forza, ogni linfa vitale, ogni sospiro. Non sentiva più nemmeno la propria voce che urlava, la gola bruciava, il respiro era solo un ansito spezzato. Non importa, non importa. Non era importante cosa ne sarebbe stato di lui, non era importante se non riusciva a respirare, se dove prima c’era un uragano non sarebbe rimasto altro che una pozza d’acqua morta.

Morta.

 

«Wei Ying!»

 

Aprì gli occhi di scatto e subito li richiuse, accecato dal debole bagliore che filtrava dalla finestra. Respirava affannosamente e tremava dalla testa ai piedi, come se fosse stato reduce da una doccia gelata. La sua mano stringeva convulsamente qualcosa.

Quando si azzardò a sollevare di nuovo le palpebre, scoprì che si trattava della manica della veste di Lan WangJi. Faticosamente, costrinse le proprie dita a lasciare la presa.

«Come ti senti?»

Le parole di Lan WangJi raggiunsero il suo orecchio in un sussurro morbido e preoccupato. La sua mano si era sollevata ad accarezzargli la schiena in modo rassicurante.

«Sto… bene.» disse Wei WuXian, senza riuscire a impedire alla propria voce di spezzarsi.

«Non è vero.»

Wei WuXian si raggomitolò tra le braccia del compagno, appoggiando la testa al suo petto. Il battito del cuore di Lan WangJi gli trasmise sicurezza, permise al suo respiro di regolarizzarsi e alle mani di smettere di tremare.

Andava tutto bene. Stava bene. 

«È stato solo un incubo.» disse. «Non è niente di grave. Se mi abbracci me lo scorderò in un secondo.»

Lan WangJi lo strinse a sé, ma non lasciò comunque cadere il discorso.

«Racconta.»

Wei WuXian sorrise appena, il volto affondato tra le pieghe della veste bianca del compagno. Era trascorsa poco più di una settimana da quando avevano fatto ritorno ai Meandri delle Nuvole e già era tornato a essere una seccatura per chi gli stava vicino.

Lan XiChen li aveva accolti con piacere nonostante il periodo di lutto che ancora stava attraversando e SiZhui era stato felice di avere di nuovo accanto le uniche figure genitoriali che avesse mai avuto. Il vecchio Lan Qiren, ovviamente, non era stato d’accordo e aveva suo malgrado accettato la presenza di Wei WuXian sul suolo del clan, a patto che quest’ultimo stesse lontano dagli studenti e non causasse problemi. Il fatto stesso che vivesse nel Jingshi gli causava disturbo, ma Lan WangJi era stato irremovibile su quella soluzione e lo zio non si era opposto oltre, forse nel timore che lasciassero entrambi nuovamente Gusu per tornare a vagabondare chissà dove. Tuttavia non bastava vivere lì per avere un ruolo tra le file del clan Lan. Anche se si sforzava il più possibile di non darlo a vedere e di trascorrere giorni spensierati finchè ne aveva la possibilità, quella situazione lo faceva sentire stranamente instabile. Aveva appena iniziato ad accettare la possibilità di vivere in pace e costruirsi un futuro tranquillo, quando erano giunti gli incubi. Non appena la sua mente cessava di essere all’erta e costantemente sul chi vive, immagini del passato la travolgevano, riportando a galla episodi dolorosi che gli spezzavano il respiro. Quando succedeva e si svegliava di soprassalto madido di sudore, tentava di essere il più discreto possibile. Lan WangJi non meritava che anche il suo riposo fosse turbato, ma spesso, nonostante tutti i suoi sforzi, l’altro si svegliava al minimo tremito inusuale. Wei WuXian aveva provato già altre volte a sviare il discorso e a distrarlo, anche con battute e atteggiamenti maliziosi, ma questa volta non ne aveva la forza.

«Ho sognato la notte in cui mi è stato sottratto… anzi, no, ho ceduto il mio nucleo dorato.»

A quelle parole sentì il corpo di Lan WangJi irrigidirsi, come ogni volta che si accennava a quel discorso. Wei WuXian sapeva che conoscere quella parte della sua storia l’aveva fatto soffrire ed era il motivo per cui avrebbe voluto tenergliela nascosta per sempre. Purtroppo le cose erano andate diversamente.

«Scusami.» mormorò. «Non volevo metterti a disagio. Davvero, va tutto bene.»

«Non scusarti.»

Lan WangJi lo strinse di più. 

Tra quelle braccia si sentiva al sicuro, avrebbe davvero voluto rimanere lì per sempre, senza far preoccupare più nessuno, ma sapeva che non avrebbe funzionato.

«La tua energia è diversa.» sentì dire Lan WangJi accanto al suo orecchio. «Posso sentirla.»

«Intendi dalla mia vita passata? Mo XuanYu era un cultore meno addestrato, quindi immagino sia normale che io ora sia meno potente di un tempo. Inoltre il suo corpo è notevolmente più debole.»

L’aveva ripetuto mille volte per scherzo o per farsi coccolare da Lan WangJi, ma in fondo era vero: quando era stato il Patriarca di Yiling la sua forza era stata senza ombra di dubbio maggiore.

Lan WangJi scosse appena la testa.

«Nella tua scorsa vita sentivo che la tua energia vitale era compromessa, ma non avrei saputo dire perchè. Non avevo capito.»

Ancora incolpava sé stesso per quell’incapacità.

«Ora scorre libera, come un tempo.»

Wei WuXian si portò una mano al petto: questo corpo non era stato straziato e privato della sua fonte vitale, gli era stato dato in dono integro e funzionante, l’aveva capito dal primo istante, eppure non aveva osato davvero farne uso. Forse non ne era più nemmeno in grado.

«Non credo che potrei…»

S’interruppe, mordendosi un labbro, indeciso. Non era da lui arrendersi senza nemmeno provare. Eppure la sola idea era un rischio: una speranza che poteva essere disillusa lo spaventava più che affrontare una vita senza speranza alcuna.

«Lo faremo insieme.» disse Lan WangJi, stringendogli una mano e fissandolo con occhi luminosi.

Wei WuXian si sporse in avanti e baciò quelle labbra serie.

«Grazie di essere sempre al mio fianco, Lan Zhan!»

«Mn. Non serve ringraziare.»

 

Non era mai stato tentato nulla di simile prima, mai si era sentito di qualcuno che avesse perso il nucleo dorato e poi l’avesse recuperato. Non esistevano testi che contenessero nozioni tecniche sull’argomento e di conseguenza nessuno aveva mai studiato un tipo di addestramento adatto alla situazione. La coltivazione effettuata da persone prive di nucleo che sfruttava l’energia risentita era sempre stata considerata un tabù, un'eresia capace di corrompere corpo e spirito. Per questo veniva chiamata “demoniaca”, sebbene non fosse il termine corretto. Wei WuXian ci aveva riflettuto parecchio ed era giunto alla conclusione che, in questa nuova vita, la lucidità della sua mente non aveva vacillano nonostante l’utilizzo ad alto livello dell’energia risentita proprio grazie al nucleo di Mo XuanYu che, in qualche modo, era in grado di gestirne il flusso. La differenza stava tutta lì, quindi quello che avrebbe dovuto fare era imparare nuovamente a gestire il flusso dell'energia vitale e non di quella risentita. A parole sembrava semplice, ma nei fatti era tutt’altra cosa.

Lan WangJi gli aveva suggerito di seguire il programma di addestramento dei giovani discepoli ma l’idea non si era rivelata del tutto vincente. Un conto era imparare a usare un’energia che il corpo possedeva naturalmente, tutt’altro era disimparare a usarne una che ormai per lui era come respirare. Richiedeva disciplina, fatica e concentrazione, tutte doti in cui Wei WuXian era consapevole di non brillare. Lan WangJi gli aveva offerto il suo aiuto e insieme avevano stilato un programma che gli avrebbe permesso di procedere per gradi e riprendere confidenza con l’uso dell’energia vitale senza sottoporre sia il corpo che la mente a uno sforzo eccessivo. 

C’era voluto del tempo ma, piano piano, si iniziavano a intravedere i primi risultati. 

Anche SiZhui si era accorto che i suoi genitori adottivi stavano lavorando su qualcosa di importante e si era offerto di dare una mano. Wei WuXian era stato piuttosto riluttante all’idea, tutt’altro che desideroso di mettere al corrente il ragazzo della condizione che l’aveva portato a un simile allenamento, ma SiZhui si era dimostrato come sempre molto sensibile e aveva evitato di fare domande che sapeva essere scomode. I suoi padri lo avrebbero informato se e quando lo avrebbero ritenuto opportuno, nel frattempo lui avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per supportarli ed essere d’aiuto.

Era successo un paio di settimane dopo l’inizio dell’allenamento. Quella notte Wei WuXian aveva sognato Wen Chao che lo trafiggeva con la sua spada e lo gettava dalla rupe che dava sui Colli dei Sepolcri. Si era svegliato urlando.

«Wei Ying!»

Lan WangJi lo aveva abbracciato immediatamente.

«Sto bene.»

«Non è affatto vero.»

«D’accordo, non è vero.» si era rassegnato a rispondere. «Ma sono solo sogni, non ci si può fare niente. Passeranno.»

Lan WangJi lo aveva tenuto stretto per il resto della notte ma il suo riposo non era più stato sereno.

L’indomani si era allontanato dal solito luogo dove si allenava per appartarsi in un angolo solitario. SiZhui si era offerto di seguirlo per dare una mano, mentre Lan WangJi era occupato con pratiche riguardanti il clan, ma Wei WuXian aveva gentilmente declinato. Il ragazzo aveva le sue lezioni da seguire, non poteva stare tutto il tempo dietro a lui. Inoltre voleva provare a fare qualcosa da solo.

Aveva portato con sé Suibian ed era deciso a manovrarla. Non aveva ancora provato a farlo ma si era convinto che, se fosse riuscito a utilizzare la sua spada come faceva un tempo, almeno parte della sua ansia si sarebbe dissolta. Sarebbe stato come riparare ciò che era stato rotto e reso inutilizzabile in passato.

Ovviamente sulle prime non era stato affatto semplice. La lama si lasciava sfoderare, riconoscendolo come il suo proprietario, ma quando si trattava di muoversi era tutto un altro discorso. La concentrazione necessaria era di molto maggiore rispetto a quella richiesta per il semplice scorrimento dell’energia e occorsero svariati tentativi anche solo per farla sollevare da terra.

Era stato un procedimento lungo e frustrante, Wei WuXian aveva sentito le gocce di sudore imperlargli la fronte e scivolare dietro il collo per lo sforzo di mantenersi focalizzato sull’obiettivo. L’energia risentita che aleggiava nei paraggi lo attirava come api con il miele, ma era consapevole che non sarebbe servita al suo scopo, al contrario avrebbe mandato all’aria giorni interi di impegno. Per questo quando finalmente Suibian si era sollevata da terra con un tremolio, aveva lanciato un’esclamazione entusiasta e si era abbandonato a una giravolta, completamente su di giri. Ce l’aveva fatta! Poteva tornare a essere quello di un tempo! Ora doveva solo riuscire a salirci sopra e tutto sarebbe tornato a posto. Un gioco da ragazzi.

Era stato con questo incontenibile entusiasmo che aveva posato un piede sulla lama, a non più di mezzo metro da terra, ed era stato quello il suo errore.

Forse per via della concentrazione insufficiente o forse per l’instabilità del suo potere, la lama si era inclinata da un lato facendolo scivolare e, tutto d’un tratto, si era sentito mancare il terreno sotto i piedi.

In un istante era stato come essere di nuovo là, sul ciglio di quel dirupo, con una ferita insanguinata che gli impediva di respirare e due occhi crudeli che lo scrutavano decretando la sua fine. Una spinta, la roccia che franava. Il vuoto sotto di sé che faceva gelare il sangue. Il suo cuore perse un battito. 

Un istante dopo due braccia forti lo strinsero, impedendogli l’impatto con il terreno.

Stava tremando.

«Wei Ying!»

Lan WangJi era sopraggiunto a salvarlo ancora una volta.

«Sto…»

«Non dire che stai bene.»

No, non stava bene per niente. Cosa gli era appena passato per la testa?

«Pensavo stessi lavorando.» disse invece.

«SiZhui mi ha chiamato, era preoccupato perché volevi allenarti da solo e a quanto pare aveva ragione.»

Alle sue spalle SiZhui aveva un’espressione spaventata.

«Baba, per favore…» iniziò.

Wei WuXian sospirò nel tentativo di riprendere il controllo.

«Scusami, A-Yuan, non volevo farti spaventare. Non è successo niente di grave. Anche se fossi caduto non mi sarei fatto niente.»

«Baba, sei pallido. Dovresti riposare.» continuò il ragazzo. «Se ti sforzi troppo otterrai l’effetto contrario.»

«SiZhui ha ragione. Dormi male ogni notte e di giorno ti prosciughi di energia. È normale crollare.» rincarò Lan WangJi.

Non era stato esattamente quello il problema, ma Wei WuXian non ritenne opportuno parlarne in presenza del ragazzo.

«Va bene.» capitolò. «Per oggi andiamo a casa.»

Rientrarono al Jingshi dopo aver salutato SiZhui e averlo rassicurato, nonostante il ragazzo non fosse ancora del tutto tranquillo.

«Passerò più tardi a vedere come state, se non vi disturba.» disse, mentre si congedava sulla porta.

«Non disturbi mai, ravanello!» esclamò Wei WuXian facendolo arrossire.

Una volta soli, Lan Wangji tornò a sedersi al proprio tavolo dove si trovavano i rapporti di cui si stava occupando.

«Riposa, è ancora presto per la cena.» disse. «Stasera la farò servire qui.»

Wei WuXian fu sul punto di protestare che non era affatto necessario, che non era così stanco da non poter adempiere ai suoi doveri di ospite e cenare con suo fratello e suo zio come facevano sempre, ma un’occhiata all'espressione del compagno lo fece desistere: era davvero preoccupato per lui.

«Possiamo chiedere a SiZhui di venire.» gli concesse Lan Wangji, guadagnandosi immediatamente un enorme sorriso. 

«Però, Lan Zhaaan! Lo sai che non riesco a dormire nel letto da solo!» si lagnò Wei WuXian lasciandosi cadere sulle lenzuola fresche. «Vieni a farmi compagnia!»

Allungò le braccia verso di lui in un infantile gesto di ricerca di attenzioni. 

«Devo lavorare.» sospirò Lan WangJi.

«Solo per poco! Daaaaiii! Solo finchè non mi addormento!»

Sapeva che l’avrebbe avuta vinta a breve: l’altro non era davvero in grado di negargli nulla.

«Mn.» fu infatti la risposta, prima che Lan WangJi si alzasse e lo raggiungesse sul letto.

Soddisfatto, Wei WuXian gli si raggomitolò contro. Avrebbe voluto scherzare ancora un po’ su quanto fosse felice di essere viziato in quel modo, ma si rese conto di essere più stanco di quanto pensasse e di sentire le palpebre pesanti. Lasciò che un braccio di Lan WangJi lo cingesse, appoggiò la testa sulla sua spalla e si lasciò cullare dal suo respiro fino a sprofondare nell’oblio del sonno.

 

Correva nel buio, braccato da qualcosa di invisibile e oscuro, che lo circondava come una nebbia malevola. Non riusciva a vedere niente del luogo in cui si trovava, ma sapeva che si trattava di qualcosa di malvagio. Sentiva male dappertutto, per la ferita, per la caduta, per la mancanza di forza, per le ultime energie che se ne stavano andando attraverso il sangue che gocciolava sul terreno. Qualcosa se ne stava nutrendo, si stava nutrendo di lui e avrebbe continuato finché non ne fosse rimasto più nulla. Doveva trovare la forza di reagire… doveva… se solo avesse avuto un po’ più di energia… se solo non avesse fatto tanto male… se solo non avesse sentito crescere il panico… se solo tutto quello che c’era dentro di lui non fosse morto.

Bastò un minimo cedimento perché l’oscurità lo raggiungesse, lo avvolgesse e lo soffocasse, gli addentasse la carne e si abbeverasse al suo sangue. L’avrebbe distrutto. Di lui non sarebbe rimasto più nulla. Nessuno lo avrebbe aiutato. Nessuno. Nemmeno…

«Lan Zhan!»

 

Allungò istintivamente una mano e si ritrovò a stringere la stoffa bianca di un’ampia manica posata lì accanto.

Lan WangJi si chinò subito su di lui, con espressione preoccupata.

«Sono qui. Cos’era questa volta?» chiese, aggrottando le sopracciglia.

Un altro dannato incubo, ecco cos’era.

Wei WuXian spostò lo sguardo di lato e notò la serie di fogli sparpagliati sul pavimento. Lan WangJi era davvero rimasto accanto a lui mentre dormiva, portandosi dietro il lavoro che doveva finire e che chiaramente aveva lasciato cadere quando lui lo aveva afferrato in quel modo.

Una mano delicata scostò i ciuffi che gli ricadevano sugli occhi e si posò sulla sua fronte.

«Non vuoi dirmelo?»

«Erano… i Colli dei Sepolcri. Prima che diventassero un luogo familiare, quando la loro energia risentita ha rischiato di uccidermi.» mormorò Wei WuXian, il volto affondato nella stoffa della manica. «Ero debole, avevo appena perso il nucleo dorato, Wen Chao mi aveva ferito e buttato di sotto. Ero certo che non sarei sopravvissuto.»

«Ma l’hai fatto.» disse Lan WangJi, circondandogli le spalle con un braccio e inducendolo ad alzare lo sguardo.

«Sì, l’ho fatto. A un prezzo che non pensavo avrei mai pagato.» Sorrise. «Però ora sono qui, non ha senso rivangare tutto questo.»

«Forse la tua mente sta solo cercando di elaborare tutto quello che è successo.» ipotizzò Lan WangJi. «Non è poco.»

«Non è più di quello che avete sopportato tu e altri.»

Ma quelle non erano le parole giuste da pronunciare in quel momento. L’espressione di Lan WangJi si oscurò, mentre si tratteneva chiaramente dal rimproverarlo. Wei WuXian sapeva bene quanto lo disturbasse sentirlo sminuire sé stesso e le proprie sofferenze.

«Passerà, Lan Zhan, passerà. Ne sono sicuro. Sono solo sogni, non c’è niente che possiamo fare.» disse quindi, lasciando vagare lo sguardo sulla stanza.

Imbruniva, quasi si dispiaceva di aver dormito così tanto, eppure sentiva ancora gli arti pesanti, come se non si fosse riposato affatto.

«La cena verrà servita tra poco.» disse Lan WangJi. «Ho chiesto che portassero anche una tisana che favorisca un sonno tranquillo. E anche SiZhui sarà qui a momenti, è passato mentre dormivi ma ha preferito non disturbarti.»

Wei WuXian balzò a sedere sul letto, in un impeto di nuova energia, mentre un sorriso si dipingeva spontaneo sulle sue labbra.

«Se A-Yuan sta arrivando allora dobbiamo darci una mossa! Non posso certo farmi trovare in questo stato!»

Lan WangJi si scostò per lasciarlo scendere dal letto e lo osservò mentre si rassettava le vesti e legava di nuovo i lunghi capelli scompigliati.

«Hai intenzione di dirglielo, prima o poi?»

Wei WuXian scosse piano la testa, facendo ondeggiare la coda appena legata.

«Non ce n’è motivo. È una faccenda del passato, finirebbe solo per farlo intristire e preoccupare. Non è qualcosa su cui possa intervenire e sai com’è fatto il nostro bambino, vuole sempre essere d’aiuto.»

«Se verrà a saperlo da altri sarà peggio.»

«Qui non c’è nessuno a parte te e me che possa dirglielo, e non è esattamente il mio argomento di conversazione preferito…»

Lan WangJi annuì e lasciò cadere il discorso.

La cena venne servita poco dopo e SiZhui li raggiunse quasi subito, accolto da entrambi con gioia. Wei WuXian era sempre estremamente felice di passare del tempo in compagnia di quello che considerava un figlio ritrovato. Era una  condizione insolita, visto che non si trattava del suo vero figlio e il tempo che avevano trascorso insieme quando SiZhui era piccolo era stato poco. Gli anni trascorsi a Gusu e la cura che Lan WangJi aveva avuto di lui erano stati indubbiamente maggiori. Eppure, da quando erano tornati, quando parlava con lui SiZhui aveva iniziato a usare quel nomignolo, “baba”, al posto del consueto “Wei-qianbei” e Wei WuXian si era sentito sciogliere d’amore.

Quando si furono seduti tutti al tavolo della cena, subito il ragazzo s’interessò alla sua salute.

«Sei riuscito a riposare un po’, baba? Ti senti meglio?»

«Sono in forma smagliante!» esclamò Wei WuXian con un largo sorriso. «Non devi preoccuparti di niente.»

Eppure SiZhui aveva uno sguardo teso.

«C’è qualcosa che non mi state dicendo?» chiese in tono basso e preoccupato. «Se è così, vi prego, non tenetemi all’oscuro di qualcosa che vi fa soffrire. Sapete che, se posso, farò tutto il possibile per essere d’aiuto.»

Ed eccolo, il suo A-Yuan, pronto a farsi in quattro per dare una mano.

Lan WangJi gli posò una mano sul capo, in una sorta di carezza rassicurante.

«È una vecchia storia. Il tuo baba ha solo bisogno di tempo per venire a patti con quello che gli è successo in passato.»

«Ne so così poco.» continuò SiZhui. «E anche quello che ricordo è così frammentario. So che si tratta di vostre questioni private ma, vi prego, se posso fare qualcosa, qualsiasi cosa, fatemelo sapere.» Si rivolse direttamente a lui. «Non voglio più vederti stare male, per nessun motivo al mondo.»

Wei WuXian avrebbe voluto abbracciarlo. Era così simile a Lan WangJi da fare male.

«Facciamo così.» disse invece. «Continuerai ad assistermi negli allenamenti con la spada finché non avrò raggiunto un grado di controllo decente. Sono sicuro che se ci sei tu anche Lan Zhan sarà più tranquillo.»

«Mn.» fu il solo assenso di conferma, e SiZhui annuì.

«E adesso mangiamo prima che si raffreddi tutto!»

 

La cena era stata consumata all’insegna delle chiacchiere incessanti di Wei WuXian e degli aggiornamenti di SiZhui sui suoi studi. L’indomani sarebbe iniziato un nuovo ciclo e nuovi studenti sarebbero giunti ai Meandri delle Nuvole. Tra questi, lo sapevano tutti, ci sarebbe stato anche Jin Ling, il nuovo capo del clan Jin di Lanling che non aveva ancora un’età adeguata per prendere le redini del potere. Avrebbe studiato a Gusu per un periodo e, per gli anni che mancavano alla sua maggiore età, il Clan Jin sarebbe stato sotto la supervisione del suo parente più prossimo, suo zio, il capoclan Jiang di Yunmeng. 

Lan WangJi ricordava fin troppo bene come fosse andato il loro ultimo incontro con Jiang WanYin, le accuse urlate e le scuse quasi sussurrate che ne erano seguite. Non era certo di come Wei WuXian avrebbe reagito alla presenza di quello che ormai non poteva più considerare un fratello. Alzò lo sguardo per assicurarsi che fosse tutto sotto controllo e si sorprese di vederlo sorridere con calore a SiZhui.

«Sono contento che Jin Ling venga a stare qui.» disse. «Gli farà bene allontanarsi per un po’ dal caos e dalle malelingue e poi potrete stare di nuovo insieme come durante la caccia notturna. Andavate d’accordo, sono sicuro che vi divertirete!»

Il sorriso di risposta di SiZhui esitò un attimo di troppo e il ragazzo deviò lo sguardo di lato.

«Sì, andavamo d’accordo…» disse.

Lan WangJi si chiese che genere di problema potesse mai esserci tra suo figlio, che non aveva mai discusso con nessuno in vita sua, e il giovane maestro Jin. Sperava solo che non si trattasse di qualcosa che aveva a che fare con una certa parentela indesiderata. Parentela che era, in realtà, la vera fonte delle sue preoccupazioni.

«E mi fa piacere che venga anche Jiang Cheng.» disse Wei WuXian in quel momento, come leggendogli nel pensiero. «Certo, magari non vorrà nemmeno vedermi, ma se per caso capitasse di incrociarci non scapperò. Magari avremo modo di parlare con calma.»

Sembrava tranquillo, ma dal modo in cui tamburellava con le dita sul ripiano del tavolo Lan WangJi capì che la sola idea lo rendeva ansioso. Qualsiasi cosa fosse successa, si ripromise, sarebbe stato al suo fianco e l’avrebbe protetto sia dalla frusta che dalle parole sferzanti del capoclan Jiang. Non avrebbe permesso che lo ferissero ancora.

SiZhui si congedò poco dopo augurando a entrambi un sereno riposo e dando loro appuntamento l’indomani per l’allenamento e l’accoglienza dei nuovi studenti. Wei WuXian non poté trattenersi dal salutarlo con un abbraccio rapido ma carico di affetto.

Quando tornò a voltarsi verso di lui, aveva un’espressione serena, completamente diversa da quella con cui si era svegliato e Lan WangJi desiderò vederlo sempre così.

«Non devi vedere Jiang WanYin se non vuoi.» disse.

Wei WuXian alzò le spalle, fingendo noncuranza. «Forse un po’ lo voglio, non posso evitarlo per sempre. Ma non cercherò guai, te lo prometto. Se capiterà gli parlerò, se no sarà per la prossima volta.» 

Avanzò verso di lui, mentre le sue ciglia si abbassavano lentamente sui grandi occhi grigi e lo sguardo si faceva più intenso.

«Adesso che siamo soli dobbiamo proprio parlare di Jiang Cheng?» disse in tono basso e allusivo.

«Certo che no.» rispose Lan WangJi mentre lo accoglieva tra le braccia.

Con dita sicure sciolse il nastro rosso che gli legava i capelli e affondò le mani in quelle onde corvine, mentre Wei WuXian gli circondava il collo con le braccia, per raggiungere le sue labbra. Bastò quel contatto per accendere un fuoco dentro di lui, che lo portò a sollevare il compagno e trasferire entrambi sul grande letto del Jingshi. Mentre lo baciava con impeto crescente, sfilò il proprio nastro frontale e le parole smisero di avere un significato.

Wei WuXian si avvolse il nastro attorno alle dita. Sembrava che gli piacesse averlo tra le mani, giocarci e tenerlo stretto. Questo ogni volta provocava a Lan WangJi una fitta al cuore. Era quel tipo di intimità che andava oltre il mero atto fisico e che lo faceva sentire legato all’altro per la vita. Lo aveva aspettato così tanto che averlo lì tra le sue braccia sembrava ancora un sogno. Per lui sarebbe stato disposto ad andare di nuovo contro tutto e tutti, persino al senso comune e alla morte.

Con un gesto deciso sfilò la fascia che gli cingeva la vita e le falde della sua veste si aprirono davanti ai suoi occhi, rivelando pelle candida e invitante. Lan WangJi si chinò sull’incavo del suo collo, baciandolo con passione e poi affondandovi i denti. Wei WuXian strillò senza vergogna.

«Lan Zhan! Quante volte te lo devo dire di non mordere?! Sei un cane? Il grande e stimato Hanguang-jun che si comporta in questo modo spudorato! Chi l’avrebbe mai detto che tutta la disciplina dei Meandri delle Nuvole nascondesse in realtà un’indole così lasciva! A quanto pare non sono sufficienti tremila regole scolpite nella pietra per un’esistenza come questa…»

Da quando si erano ritrovati, Lan WangJi non aveva mai saputo cosa significasse amarsi in silenzio e non aveva la minima intenzione di lamentarsene. Amava la sua voce, come amava tutto di lui, e per troppo tempo ne aveva patito la mancanza. Anni di dolore, di battaglie, di pochi scontri verbali carichi di rabbia e rancore. E poi anni di silenzio mortale che credeva sarebbero proseguiti per sempre. Poterlo stringere ora era qualcosa di incredibile, potersi intossicare del calore del suo corpo e del suono della sua voce lo mandava in estasi.

«Lan Zhan! Dove stai toccando? Non ti ho mai dato il permesso di… Oh, non fermarti! Non fermarti! Ripensandoci non hai davvero bisogno del mio permesso. Puoi farmi tutto quello che vuoi, basta che non ti fermi! Ah, no, non posso farcela! Abbi pietà di me! Dammi un attimo di respiro! Fai più piano, insomma!»

E Lan WangJi quasi avrebbe voluto ridere se tutta la sua concentrazione non fosse volta a mantenere un minimo di lucidità tra le ginocchia che gli cingevano i fianchi, le braccia che gli circondavano il collo, le labbra affamate che cercavano le sue e quel torrente di chiacchiere ininterrotte che lo stordivano. 

Riusciva solo a rispondere un unico nome sussurrato ancora e ancora.

«Wei Ying… Wei Ying…»

   
 
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