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Autore: Swan Song    05/01/2024    8 recensioni
Il vecchio Edmund Windsor ha invitato amici e parenti per festeggiare il suo centesimo compleanno al Windsor Chalet, una baita isolata tra le montagne.
In un giallo che si rispetti, tale riunione non può presagire nulla di buono.
Intrighi, segreti sepolti ed oscuri colpi di scena saranno dietro l'angolo: prepararsi ad immergersi in un'atmosfera misteriosa, dove la montagna nasconde più di quanto si possa immaginare.
Genere: Comico, Mistero, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Nono Atto







«Ma cosa diavolo...» esclamò Adam.
Steve aprì la porticina e si trovò di fronte ad un corridoio segreto deteriorato dal tempo.
La luce fioca filtrava attraverso le vecchie lanterne che penzolavano dal soffitto basso, gettando ombre spettrali lungo le pareti di pietra.
Immaginarono tutti e tre che, ad ogni passo, l’atmosfera sarebbe diventata sempre più tetra, incitandoli a procedere con cautela.
Questa volta, la domanda dello pseudo detective fu ovvia: «Adam, lei sapeva di questo...»
Non lo lasciò neppure finire «No! Certo che no. Non ha notato la mia reazione sconvolta?»
Steve annuì, non staccando gli occhi dal passaggio segreto «E non credo che reciti, questa volta.»
«Non lo faccio mai.»
«Che cosa facciamo, papà?» domandò Susan con il batticuore.
Steve cominciò ad entrare «Vediamo cosa c’è dall’altra parte.»
Adam e Susan lo seguirono, quest’ultima lasciò la porta socchiusa, in modo da riuscire a tornare lì al ritorno.
Quando Adam notò la pistola nella cinta dei pantaloni di Steve, strillò «Sheppard! Lei è armato!»
«Il fucile questa volta era troppo scomodo. Inoltre, vuole avere salva la pelle o no, Windsor?»
«Bè, se ci fosse davvero un pazzo omicida dall’altra parte...non credete più che sia stato io, vero?»
A Susan venne spontaneo ammetterlo «Ero convinta della colpevolezza di tutti voi, tutta la famiglia. Anche se ora...» un sospiro «A meno che non l’abbiano esclusa dal piano, cosa possibilissima...»
«Come osi, ragazzina? Ecco, con te non ci uscirei, poco importa se hai meno di venticinque anni. Sei troppo antipatica.»
«Quale perdita, signor libertino. Me ne farò una ragione.»
«Mi prendi anche in giro, adesso?»
«Silenzio.» intimò Steve, procedendo «Fate silenzio.»
Le pareti si restringevano, creando un senso di oppressione sinistro. La traversata non durò molto: alla fine del corridoio c’era un’altra porta, nascosta nell’ombra.
A quel punto, i tre si trovarono di fronte ad una scelta: aprirla per scoprire cosa si nascondeva al di là o voltare le spalle a quel mistero inquietante.
Susan lo sapeva. Nei gialli, l’istinto di scoprire la verità è inarrestabile. Quindi, superato suo padre, afferrò la maniglia e spinse delicatamente la porta, pronta a scoprire ciò che si celava dietro di essa.
Dopo aver accertato il “via libera” i tre scesero silenziosamente, ritrovandosi davanti agli occhi una stanza parecchio conosciuta.
C’era un tavolo da biliardo, un armadietto per le palline, il tavolo per i gessetti ed altri accessori, un caminetto…
Adam Windsor si grattò la testa con enfasi «No, aspettate… abbiamo fatto il giro? Siamo tornati al punto di partenza?»
Quella volta, Susan fu più svelta di suo padre: si piazzò proprio davanti al camino e, attirata da un dettaglio in particolare, rispose «Al contrario. Siamo dall’altra parte.»
«Che dici? Questa è la sala da biliardo!»
Susan alzò l’indice verso il trofeo montato sopra il caminetto, il famoso (quanto orrendo) bufalo.
Steve non credette ai propri occhi. Ma prima che potesse fiatare, Adam Windsor lo superò con una delle sue brillanti battute «Quello è un culo!»
«Esatto.» controbatté Susan «Nella sala da biliardo che conosciamo noi, c’è la testa.»
Seguì il silenzio.
L’emozione palpabile si fondeva con una fredda angoscia nel petto, che aumentava ed aumentava, come una mano invisibile che si stringe fermamente intorno ad un cuore.
Restarono a fissare suddetto culo per sei minuti consecutivi.
Poi Steve si girò e notò che il resto dell’arredamento era piazzato in maniera identica alla sala da biliardo che conoscevano, solo…
«E’ a specchio. Questa stanza è lo specchio dell’altra.»
«Ha senso, dato che abbiamo attraversato il corridoio.» disse Susan.
La sorpresa, mista ad una sorta di agitazione nervosa, scosse i tre esploratori, mentre la loro mente si affollava di domande senza risposta.
Chi aveva creato quel passaggio segreto? Per quale motivo era stato tenuto nascosto? E quali segreti oscuri avrebbe potuto rivelare l’esplorazione di quell’intreccio di corridoi dimenticati?
Il terrore si mescolò alla trepidazione. Susan si chiese se sarebbe stata in grado di affrontare le terribili verità che sarebbero potute emergere da quelle tenebrose profondità.
Si rese conto, a quel punto, che quel “racconto giallo” aveva assunto un tono completamente diverso, trasformandosi quasi in una sfida personale per scoprire la verità dietro quell’intricato mistero.
«Questa stanza è sempre stata qui...» balbettò Adam.
Steve lo fissò «Accidenti, è proprio sconvolto. Ora le credo.»
«Non riesco a capire se è serio o dannatamente ironico, Sheppard.»
«Oh, mi creda. Sono serio. Serio come non lo sono mai stato.» tutto ciò metteva i brividi, oltre a non avere senso «Perché creare una stanza identica a quella da biliardo? Ce ne sono altre?»
Adam scosse le spalle «Se volete, mi appoggio a qualsiasi cosa per scovarle. Sono sicuro che questa stanza non dia l’accesso solo a quella da biliardo.»
«Ne sono sicuro anche io.» disse Steve cominciando a guardarsi intorno.
«Q-questa è follia. Pura follia. Ho i brividi.» aggiunse Susan «L’assassino si nasconde in queste stanze segrete di cui nessuno sapeva l’esistenza?»
Bingo.
Quella frase della ragazza fece illuminare Steve come non mai «Oh no, no, no...qualcuno che, presumibilmente, sapeva della loro esistenza, c’era.»
E allora fu chiaro anche alla figlia «Maggie.»
«La vecchia cameriera, colei che lavorava qui dall’alba dei tempi.»
A gran sorpresa, dopo quell’esclamazione di Steve, fu Adam a completare il tutto «E’ stata uccisa per evitare rivelasse questo preciso segreto.» disse.
«Allora lo conosce anche l’assassino. Allora...» Susan puntò lo sguardo su ogni angolo della stanza «Allora...l’assassino potrebbe nascondersi...»
«Non potevamo trovarlo.» annuì Steve.
Era andata bene che non si trovasse in quella stanza in quel preciso momento. Anche se da un lato, lo avrebbero visto in faccia e quella terribile vicenda sarebbe giunta al termine.
«Mio padre conosceva questo segreto dell’hotel?» si chiese allora Adam, cominciando a curiosare ovunque, nel tentativo di aprire altri passaggi segreti.
«Direi che la risposta è ovvia, Adam.» parlò Steve «La mia teoria è che questo segreto ci sia dalla fondazione dello chalet.»
«A saperlo erano solo i proprietari: padre e figlio, padre e figlio, e via dicendo, fino ad arrivare ad Edmund.» disse Susan.
«Gli ospiti non si sono mai accorti di nulla durante i soggiorni qui, e come avrebbero potuto? Adam ci è finito a caso su quel candelabro, spingendolo con parecchia forza. Ci si è aggrappato per non cadere. Suppongo che anche le altre leve siano altrettanto resistenti.»
«A nessun ospite viene in mente di spingere un candelabro sul camino.» confermò Adam stesso.
A Steve venne in mente di porre una domanda alla quale, in realtà, aveva già la risposta «Signor Windsor, chi si occupa delle pulizie della stanza da biliardo?»
Adam puntò lo sguardo nel vuoto, poi rispose «Bè, Maggie, naturalmente.» si accorse del collegamento subito dopo «Oh.»
Steve guardò con allusione sua figlia «Un ospite non può accorgersi di nulla, ma una cameriera che lavora qui da anni, prima o poi...»
Susan lo completò «Qualcosa di sbagliato lo tocca.»
«Ha! E noi della famiglia, allora?» berciò il libertino «Non veniamo anche noi qui da anni?»
«Fatemi il favore, che ci state fino al primo dell’anno e poi non tornate fino all’anno successivo!» disse Steve.
Profondamente offeso, Adam rizzò la schiena «Questo non è vero. Veniamo anche per Pasqua, per il ringraziamento e per il quattro luglio.»
«Ah, allora...» ironizzò il marine.
«La domanda ora è: Edmund Windsor era davvero d’accordo con l’assassino? E’ lui stesso l’assassino? Ha finto di morire?»
«Bisogna dare un’occhiata al corpo nella stanza dei prosciutti, è ovvio.» tuonò Adam.
Poggiò le mani sul pavimento, accovacciandosi tipo cane, ma niente. Diede qualche pugnetto sul muro, ma niente.
Spostò le varie stecche da biliardo, ma niente.
«Ah, non avrò più la stessa fortuna.»
Mentre cercavano un’altra porta segreta, Susan fissò quella da dov’erano entrati e disse «Ha telefonato da qui. L’assassino ha telefonato da qui. Ma dov’è il telefono?»
Steve lo individuò accanto ad un divano logoro e lo sollevò.
Allora la figlia portò indietro la testa «Diavolo.» mentre Adam commentava con «Sta diventando tutto parecchio inquietante, lo sapete?»
«Ed ecco spiegato come ha fatto ad agire in così poco tempo.» disse Steve «In un certo senso, più metaforico, è passato davvero attraverso le pareti.»
«Gli è bastato attraversare il corridoio, accoppare Liam e tornare qui.»
Adam strinse i pugni con rabbia.
Per quanto litigasse con suo fratello, era sempre suo fratello. Il suo sguardo venne attirato dall’alto specchio che prendeva la parete opposta a quella d’entrata «Un tantino fuori luogo uno specchio così grande in una sala da biliardo, non trovate?»
Steve non perse tempo e cercò l’interruttore; lo trovò nella parte alta della cornice, che scattò con un “Clic” identico a quello precedente.
Prima di addentrarsi in quel corridoio, Adam domandò «Vi ricordate la strada per tornare indietro, vero?»
Dato che Steve non lo degnò nemmeno di una risposta, Susan disse «E’ un marine.» come se volesse dire tutto.
Il passaggio era identico a quello precedente, e aveva una porta alla sua fine.
«Non ci posso credere.» commentò Adam «Il resto della famiglia penserà che diamo di matto, quando glielo racconteremo!» una pausa, poi «E ora dove sbucheremo?»
Steve aprì la porta: la stanza degli sci.
«Ah!» trillò Adam alle sue spalle «Questa la conosco.»
«Non è questa che mi interessa.» disse Sheppard, uscendo e cercando l’ennesimo passaggio segreto.
«Aspettate, siamo tornati nella zona “visibile”.» disse Adam «Qui c’è il corridoio e qui la sala da biliardo.» si sporse e vide la testa del bufalo sopra il camino.
«Senza una mappa dei passaggi segreti è impossibile esplorare questo posto!» sbuffò Susan, esausta. Iniziava a girarle la testa «Forse dovremmo fermarci a riflettere, e...»
«No.» ma Steve sembrava più determinato che mai «Da questo momento in poi, si va fino in fondo.»
«E come facciamo, senza mappa?» ripeté la figlia «Andiamo a caso?»
Steve toccò qualsiasi cosa nella sala dell’attrezzatura da sci. Alzò lo sguardo sulla statua che raffigurava uno sciatore provetto, posta sopra una colonna accanto agli scarponi da sci «Bingo.»
Casualmente, ci azzeccò. Un altro “Clic”, un altro corridoio.
«Ha. Sheppard, lei è un genio!»
«Onorato, signor Windsor, inizia a starmi più simpatico.»
Adam sorrise e lo seguì come un pulcino segue la mamma «Sono sempre stato simpatico, è lei che non se n’è mai accorto.»
Susan spalancò le braccia «Ma non possiamo andare a caso!»
«E’ l’unico modo.»
«Prima o poi becchiamo la stanza dell’assassino.»
«Sono armato. E poi, che problema ci sarebbe? Potremmo vederlo in faccia, finalmente!»
Giunsero alla biblioteca. Altra ricerca. Un libro segreto che Steve posizionò in modo particolare sulla libreria, rivelò una leva che aprì il passaggio segreto.
Attraversarono il corridoio, percependo il ticchettio dell’orologio che scandiva il tempo e il battito dei loro cuori.
Steve non sapeva che stanza fosse quella, ma sentì – dentro di sé – che ci aveva preso.
Assomigliava ad una sala di monitoraggio, con parecchie porte disposte a cerchio, una dietro l’altra, e dei curiosi campanelli piazzati sulla loro sommità.
Adam alzò la testa e notò che anche nella porta in cui erano entrati c’era un campanello «Ma cosa diavolo...»
Il luogo era buio e silenzioso, rivestito in legno e coperto da una moquette morbida.
C’erano alcune sedie al centro, dove l’assassino poteva accomodarsi per monitorare le attività all’interno della struttura.
Steve analizzò la situazione. Mentre sua figlia Susan si domandava «A che servono i campanelli?» rifletteva.
Aveva il quadro quasi completo, ora.
Un campanello che suonò all’improvviso, producendo un trillo metallico, fece sobbalzare Susan ed Adam, ma non lui.
Osservò la porta di riferimento e disse «Qualcuno degli ospiti deve essere entrato in qualche stanza.»
Se avesse avuto una mappa, sarebbe stato in grado di dire quale.
«Vuole spiegarsi, signor Sheppard?»
Steve non guardò Adam, non quella volta. Sembrò continuare a parlare tra sé e sé «E’ ingegnoso...è davvero molto ingegnoso!»
Sembrava quasi...affascinato dalla faccenda.
«Papà...» Susan lo toccò su una spalla «Papà, potresti...»
«Ogni volta che una persona entra in una stanza, il campanello della porta del passaggio segreto che conduce a quella stanza trilla. Ecco come so dove sono piazzati tutti ad ogni ora. Ecco come spio l’intero chalet.»
Dopo quel discorso, cadde il silenzio.
Susan spalancò gli occhi, Adam smise direttamente di respirare per qualche secondo, rischiando di provocarsi da solo la morte.
La ragazza scosse la testa «Spiegati meglio.»
«Il campanello deve funzionare come un circuito elettrico. Quando una persona entra in una stanza, il campanello della porta del passaggio segreto che conduce a quella stanza trilla.» ripeté «Questo grazie ad un meccanismo di interruzione del circuito. Il campanello funziona come interruttore. Quando la porta si apre, il dispositivo viene attivato, completando il circuito elettrico e facendo suonare il campanello. Diamine, questo hotel è stato costruito appositamente così!»
«Quindi poco fa, quando è suonato un campanello...»
Steve annuì «Uno dei nostri è entrato in una stanza. Ma senza mappa, non so quale.»
«Invece l’assassino ha la mappa di questo posto ben stampata in testa.» disse Susan.
«Buon Dio.» esclamò Adam, che stava impallidendo «Buon Dio, siamo sorvegliati. Siamo sempre stati sorvegliati, il grande occhio è sempre stato puntato su di noi! E papà era a conoscenza di tutto questo? Dio!»
«Lui e Maggie.» confermò Steve «L’assassino agisce indisturbato spostandosi in questo labirinto di corridoi e stanze secondarie come un topolino silenzioso. Conosce ogni angolo, e viene aiutato dai campanelli. Quando uno suona, sa che è il segnale. Una persona è entrata nella stanza. Allora si muove.»
Adam stava andando in paranoia «Dio, Dio, Dio...sono in un sogno. Sto sognando, sono in un sogno.»
«Signor Windsor, si calmi.»
«Calmarmi?! Calmarmi?! Invece che arrivare a destinazione, stiamo tornando indietro! Siamo daccapo, può essere chiunque di noi! Crollano tutti gli alibi, crolla tutto!»
«Lei sta delirando, Adam. Non crolla affatto tutto, anzi, stiamo per arrivare alla soluzione finale.»
«Lei era in funivia, all’inizio, ricorda?» cercò di calmarlo Susan «Questo alibi è ancora forte.»
«Sono arrivato dopo. Sono arrivato dopo, e lo sapete! Sono stato l’ultimo a raggiungervi, ora direte che sono stato io, ma non sono stato io, e poi l’assassino mi ucciderà, mi ucciderà come ha ucciso Liam!»
«Si calmi, o le do uno schiaffo!» gridò Steve «Deve rimanere lucido. È stato lei a scoprire i passaggi, ora se ne faccia una ragione.»
Adam si calmò.
«Lo so cosa dirà, signor Sheppard. Dirà che, essendo arrivato per ultimo, ho avuto il tempo di uccidere mio padre e poi raggiungervi alle funivie, fingendo di essere arrivato in quel momento. Invece ho usato i passaggi segreti.»
Steve Sheppard si congelò sul posto. Sembrava terrorizzato, invece aveva un sorriso stampato sulle labbra.
I suoi occhi si illuminarono di gioia e la sua postura divenne più rilassata.
«Che cos’ha detto, Windsor?»
Adam sollevò entrambe le sopracciglia «Come sarebbe a dire, che cosa ho detto? Ha sentito benissimo. Ho detto che potrei aver finto di raggiungervi alle funivie quando invece ero già passato ad uccidere il vecchio usando i passaggi segreti. Insomma, se tiriamo in ballo i passaggi segreti, ci si impiega molto meno tempo, no?»
Il sorriso sul volto di Steve Sheppard si ampliò maggiormente «“Ho letto di omicidi avvenuti in dieci minuti”.» citò.
«Come?»
«Sei stata tu a dirlo, figliola.»
«Sì, e allora?»
«Io ti ho poi chiesto se fosse possibile sforare nell’orario, e tu mi hai risposto “tieni conto non più di dieci minuti, quindi massimo le sei e dieci”.»
«E’ vero.» confermò Susan.
«Che mi dici delle quattro e cinquanta, invece?» domandò il marine.
Ella scosse la testa «Bè, è possibile. I dieci minuti possono valere sia in eccesso che in difetto.»
«Dunque il signor Edmund Windsor può essere morto a dieci alle cinque?»
«Sì.»
«Non mi serve sapere altro.»
«Sheppard! Che cosa intende?» chiese Adam curioso, inseguendolo verso una delle porte con i campanelli «E ora dove va?»
«Che domande, finisco di esplorare questo labirinto!» aprì una porta a caso e ci si addentrò «Vediamo dove sbuchiamo.»
«Ma ha risolto il caso?!» Adam era impaziente «Sheppard, ha risolto il caso?!»
Susan gli andò dietro «Papà!»
Sbucarono nella stanza personale di Evelyn Windsor. E questa volta fu Aisha a sentire un grido disumano. Era stato Adam quando aveva visto il cadavere di sua madre dentro la vasca da bagno.






Angolo Autrice:

Cari lettori, buongiorno :)
Siamo giunti ormai all'atto nono, il prossimo capitolo sarà il finale, e spero che abbiate gradito questo viaggio nella fredda quanto inquetante Aspen.
Ci tengo a ringraziare, ancora una volta, tutti voi: chi legge, chi segue, chi recensisce.
Come vi avevo detto nello scorso capitolo, di fatto il passaggio segreto non è per nulla una novità, nei gialli; anzi, è stato sovente utilizzato. Quello che ho inventato io è il meccanismo dei campanelli. Sapendo di non poter inserire la tecnologia che abbiamo oggi con le varie telecamere alla "grande fratello", ho escogitato questo metodo che magari già esiste, ma che è frutto della mia immaginazione. 
Ho anche aggiunto il dettaglio che ogni sala segreta è lo specchio di un'altra.

Grazie ancora a tutti e ci sentiamo lunedì con il finale! *-*

SwanXSong



 
  
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