Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: OmegaHolmes    06/01/2024    2 recensioni
Fin dall'inizio qualcosa ha attirato Aziraphale come una calamita ad un angelo dai capelli rossi, continuando quell'attrazione anche quando quell'angelo divenne Crowley.
o
Molti capitoli in cui Aziraphale ama segretamente Crowley e uno in cui il demone svela le sue carte.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SPAGNA, XV SECOLO

 

Le strade deserte nella zona periferica della capitale odoravano di sterco d’equino a causa del gran numero di soldati che erano stati stipati in quella zona.

Leggermente inorridito da tutto quello spargimento di sangue dovuto all’Inquisizione Spagnola, Aziraphale cercò riparo per i suoi nervi in una cupa locanda, accerchiata da stalloni intenti a ruminare nelle stalle vicino.

Aperta la porta, una coltre di calore, odore acre di sudore e uomo lo colpì in pieno volto, ringraziando il cielo di non avere il necessario bisogno di respirare per sopravvivere.

Con timidezza, lo sguardo saettò fra quegli omoni rozzi intenti a bere vino e birra a secchiate, alla ricerca d’un tavolo libero.

Entrò, cercando di attirare l’attenzione della locandiera, ma questa era talmente indaffarata che quasi gli passò sui piedi, piena di bevande per i soldati.

L’angelo arricciò il naso, provando ancora, in vano. Decise di servirsi da solo, incamminandosi tra i tavoli colmi, in cerca del suo angolo di paradiso solitario.

Si stava ormai arrendendo a fare dietro front, quando scrutò in un angolo buio, un tavolo con un solo uomo, riversato sul tavolo, con la testa nascosta negli avambracci di fronte a sé. Al suo fianco una ventina di bottiglie di vino vuote, quasi stesse bevendo da giorni.

Nell’avvicinarsi con delicatezza, Aziraphale scorse lunghe ciocche rosse sul suo viso e un simbolo accanto al suo orecchio.

“...Crowley?” chiese insicuro, sfiorando la spalla dell’uomo con la punta delle dita: “Sei tu?”

Un verso gutturale fuoriuscì da quella figura singolare, che si alzò di pochi centimetri solo per scorgere chi l’avesse chiamato.

Quando entrambi constatarono chi fosse l’altro, un espressione di confusione si dipinse sui loro visi.

Aziraphale si mise a sedere di fronte a lui, con preoccupazione: “Mio caro Crowley… cosa ti ha portato a ridurti in questo stato?”

Il demone si tirò sù a fatica, scostandosi dal viso la lunga chioma, mettendo in mostra la pessima c’era: “… non lo sai che qui… qui è l’inferno?”

L’angelo corrugò la fronte: “… di cosa stai parlando?”

Crowley scoppiò a ridere, ma ben presto le sue risa si fecero amare, simili a gemiti di dolore: “… ho avuto… una promozione… per l’inquisizione Spagnola… peccato che io non sapessi nemmeno che cos’era questa roba spagnola … allora sono venuto a fare un giro qui… e…” un conato gli salì alla bocca, che fermò con un gesto secco, allarmando il biondo che con premura si protrasse in avanti per sostenerlo.

“Crowley…” sospirò con preoccupazione: “...sono così desolato che ti abbiano promosso proprio per questa barbaria… oggi sono riuscito a fare un paio di miracoli per salvarne alcuni, ma non ho potuto fare molto… caro, cosa ne dici di uscire da qui?”

“...no…” deglutì, prendendo un’altra bottiglia di vino: “Voglio bere… fino a...dimenticare ciò… che ho visto…”

“Ma così ti ucciderai! O meglio, discorporerai…”

“Beh… al diavolo… all’inferno… sono meno disgustosi…”

Una stretta di disperazione contrasse il cuore dell’angelo: “Ma io… come farei senza le nostre chiaccherate?”

Gli occhi fiammeggianti del demone si posarono sul viso dell’altro: “… vivresti benissimo… senza di me…”

“Beh certo sei un demone, ma… non sopporterei mandassero qualcun altro al tuo posto…” mugolò, abbassando lo sguardo.

Quelle parole parvero colpire il demone, tanto che decise di tornare sobrio, riducendosi ad una lieve sbornia.

“Va meglio?” chiese con un sorriso lieve l’angelo.

“...ngh… che ci fai tu qui? In questo buco dimenticato da Satana?”

Il biondo sospirò: “Avevo bisogno di calmare i miei nervi… e questa era l’unica locanda…”

“Che ne dici di andarcene insieme, da qualche parte?” propose il fulvo, facendo arrossire il biondo fino alla punta delle orecchie: “C-Crowley… i-io… i-io n-non…”

“Andiamo… questo posto è una feccia… torniamo in Inghilterra o andiamo in Francia…dove vuoi tu…”

Aziraphale voleva rifiutare, era pronto a farlo, anzi era convinto nel dirlo, ma quando osservò quel viso magro, dai grandi occhi dorati, le labbra socchiuse in una supplica e l’espressione triste, non riuscì a dire di no.

“Beh… magari potremmo mangiare delle Crepes a Parigi...”

 

***

 

VIENNA, XVIII SECOLO

 

Amava il ‘700! I vestiti, il cibo, l’eleganza, tutte quelle deliziose parrucche e la musica!

Aveva avuto finalmente una benedizione da compiere a Vienna, la città dei musicisti, ritrovandosi allegramente a passeggiare tra le strade della capitale austriaca in cerca di concerti a cui assistere, in quanto era tristemente conscio del destino di quei compositori, insomma non li avrebbe di certo uditi suonare in Paradiso, ed era un tale peccato!

Dopo aver acquistato un elegante parrucca candida ed un capotto davvero delizioso dai colori dorati, si era recato alla pasticceria più in voga della città per assaporare la famosa sacker.

Aziraphale era un guazzabuglio di emozioni euforiche al suo interno, eccitato come un bambino nel ricevere il suo primo giocattolo.

Forse, proprio a causa della sua incredibile gioia, la sua aura angelica era arrivata ai confini della Francia, attirando a sé non poche attenzioni indesiderate.

Crowley non era l’unico demone sulla terra e di quei tempi la Germania stava brulicando di servi degli inferi, ma per qualche strano motivo Aziraphale era ingenuamente certo che nessuno avrebbe mai potuto recargli alcun problema.

Così, quando allegramente si mise a passeggiare verso l’opera, nel calare della sera, non si rese conto dei due oscuri individui alle sue spalle, uno zoppicante e l’altro senza un braccio, intenti a seguirlo.

L’angelo, non conoscendo la città, si ritrovò a sbagliare strada, finendo in un vicolo lurido e scuro, accorgendosi troppo tardi di non essere solo.

“Ehi...Argur…” iniziò il zoppicante: “Hai visto cosa abbiamo qui? Un angioletto… non lo sai che questo non è posto adatto a te?”

Il biondo sospirò: “Vogliate scusarmi, non cerco guai, ho solo sbagliato strada, vi dispiacerebbe farmi passare?”

I due demoni mostrarono le zanne sporche: “Credevi non ci saremmo resi conto della tua presenza? ...e ora verrai con noi… Belzebù ci darà una bella ricompensa per uno come te…”

Stizzito, Aziraphale continuò: “Si da il caso che io sia un Principato, di conseguenza sono intoccabile…”

Argur rise profondamente: “Sì, se sei a Londra, ma qui… sei fuori dalla tua area.”

Ed in quel momento, l’angelo si rese conto di aver commesso un passo falso. Improvvisamente spaventato, porse le mani avanti: “A-andiamo signori… eravate anche voi angeli un tempo… u-un po’ di… comprensione…”

I demoni lo spinsero contro al muro, pronti ad inferirgli il sigillo infernale, quando un fischio alle loro spalle li fece voltare.

“Ehi zucche vuote, cosa diavolo ci fare qui?” arrivò decisa la voce di Crowley, che con rabbia si avvicinò ai due demoni di rango inferiore: “Non sapete che quella è roba mia?”

“Lord Crowley… noi non sapevamo che-”

“Sta zitto razza d’imbecille!” ringhiò, andando a prenderne uno per il bavero della giacca: “Credi che tu possa pensare? Non è questo il tuo posto, non dovresti nemmeno essere in città… sono io nella sezione tentazioni e questo pennuto me lo sto lavorando da secoli, vuoi per caso far scoppiare un Guerra, imbecille?!”

“Ma Lord Belzebù--”

“Lord Belzebù ha assegnato a me questa missione… smammate prima che vi incenerisca… e non fate parola di quello che stavate facendo o vi farò tagliare la lingua!” li minacciò, puntandogli il dito contro.

I due demoni, intimoriti dalla rabbia del grande Crowley, si dileguarono nell’ombra lasciandoli soli.

Aziraphale stava per aprir bocca, quando l’altro si voltò di scatto: “Dimmi, ti sei bevuto il cervello?” ringhiò mostrando i canini appuntiti.

“Come prego?”

“Volevi farti ammazzare forse? Non puoi andartene in giro per il mondo senza copertura, angelo! La tua aura si sentiva a miglia di distanza!” disse, strozzando la voce per non urlare.

“Per l’amor del cielo, non era mia intenzione-”

“Se non fossi arrivato in tempo avresti fatto una fine molto molto dolorosa, e io-” la voce gli morì in gola, tradendo un lieve luccichio nello sguardo.

Gli occhi dell’angelo si sgranarono nel rivedere in quel momento la sua disperazione di molti secoli prima nella paura di perdere il suo Starmaker.

“Crowley…” mormorò con voce carezzevole, andando a posare una mano sul braccio dell’altro: “...mi dispiace… io non-”

“Non importa.” rispose secco il demone, facendo un passo indietro: “Dove devi andare?”

“Oh… io… all’opera, volevo andare a sentire Mozart…”

Il fulvo sospirò: “Seguimi…”

 

Per tutto il tragitto restarono in silenzio, mentre Aziraphale poteva scorgere i nervi tesi del collo dell’altro allungato verso l’avanti. Si prese anche del tempo necessario per osservare gli indumenti alla moda ed eleganti del fulvo, così perfetti sul suo corpo longilineo da renderlo un vero gentiluomo.

Giunti alle porte del teatro, Crowley lo salutò: “Bene, buona serata angelo.”

“A-aspetta!” lo richiamò il biondo, con timidezza: “P-perchè non… non ti lasci offrire il biglietto? Te lo devo, non fosse stato per te-”

“Non credo sia una buon idea, angelo.” sospirò tristemente, ancora arrabbiato.

“Per favore…” lo supplicò, guardandolo mestamente.

Crowley volse lo sguardo altrove, soppesando la proposta per alcuni istanti: “...e va bene.”

“Oh grazie, mio caro! Ti piacerà vedrai!”

Così dicendo s’incamminarono al suo interno, uno a fianco all’altro.

Aziraphale non si rese mai conto che Crowley stava tremando.

 

***

 

SOHO, 1941

 

Dopo il salvataggio dai Nazisti, lo spettacolo di magia nel West End e averla fatta franca con FurFur, angelo e demone avevano bevuto così tanto alcool, da ritrovarsi riversati uno nella propria poltrona e l’altro sul divano di stoffa, in maniche di camicia.

Aziraphale doveva ammetterlo, era decisamente su di giri, tutto quel brivido gli stava dando alla testa e non sapeva se era la vicinanza del demone o del vino in corpo.

Seduto nella sua poltrona, con la sua posizione composta, osservava il petto del fulvo alzarsi lentamente, avvolto in quella camicia grigio scuro e le bretelle dello stesso colore della cravatta. Crowley era intento a bere pigramente, perso nei suoi pensieri, mentre gli occhi dell’angelo non riuscivano a smettere di studiare quel corpo che per secoli l’aveva tentato. Doveva ammettere che gli indumenti degli anni ‘40 gli donavano particolarmente.

Più lo osservava, più desiderava toccarlo, sfiorarlo, essere abbracciato da quelle braccia sottili, ma forti. Non riusciva a smettere di pensare al forte sentimento che aveva provato poche ore prima nel vederlo giungere in chiesa, solo per salvarlo…

Ma che cos’era lui per quell’enigmatico demone dall’aria sempre indifferente?

Non erano amici, non erano nemici… che cos’erano?

O forse erano entrambi, ma non poteva ammetterlo a sé stesso…

“Crowley…” iniziò d’un tratto, alzandosi di scatto: “Che ne dici di mettere un po’ di musica?”

Il fulvo parve trasalire, alzandosi pigramente un un gomito: “Sì… ‘okay…”

Con un ridolino l’angelo scomparve alla ricerca del suo grammofono, suonando un vinile di musica swing in voga in quegli anni.

Nel frattempo Crowley si era alzato, andando a poggiarsi ad una delle colonne del negozio, fissando l’altro in mezzo alla stanza: “Non male…”

Aziraphale, forse troppo ubriaco, prese il boa bianco del teatro e con un ridolino andò ad infilarlo intorno al collo del demone: “Hai sempre un aria così imbronciata…” iniziò, tirandolo leggermente verso il centro della stanza: “Perchè non sorridi un po’?”

“...perchè dovrei?” deglutì rumorosamente il fulvo.

“Beh… il trucco è andato bene, FurFur non ci ha incastrato e… siamo insieme!”

Il sorriso luminoso dell’angelo parve bloccare il demone, i cui occhiali scuri scivolarono lungo la punta del naso.

A ritmo di musica Aziraphale continuò a muoversi attorno al demone, tenendolo vicino a sé tramite il boa.

“A-angelo… forse sarebbe meglio sé…” balbettò il fulvo, cercando di fermare l’altro prendendolo per le spalle.

Ma il biondo non si fermò, anzi si avvicinò ulteriormente, fino a che non avvolse le braccia intorno al collo dell’altro, affondando il viso nella sua spalla, respirando la forte colonia a pieni polmoni.

Aziraphale lo strinse a sé, con calore, come se per la prima volta tutto fosse tornato al suo posto.

Ciò che non sapeva, però, era che il cuore del demone stava quasi esplodendo nella sua cassa toracica, pietrificato di fronte a quello slancio d’affetto.

“A-angelo io…dovrei… a-andare…”

Come scottato da quella voce vicino al suo orecchio, il biondo indietreggiò quasi spaventato: “S-scusami, io… io non so cosa mi è preso, s-sarà stato tutto quello che-”

“N-no…” si schiarì la voce il demone: “N-no va bene… bene, sì…” si voltò a prendere la giacca, indossandola frettolosamente: “...a-allora… ngh… sì… ciao.”

“C-ciao… Crowley…”

Il demone scomparve e lui si sentì terribilmente solo.

 

***

 

LONDRA, 1999

 

Dal Diario di A. Z. Fell.

 

Caro diario,

Sono attanagliato dalla più terribile constatazione: mi manca Crowley.

Ciò crea in me sentimenti contrastanti che non riesco a domare!

Io sono un angelo, lui un demone, non dovrei nutrire nei suoi confronti alcuna stima reciproca, alcuna ammirazione, alcun affetto!

Eppure, nonostante io sia conscio di ciò, quanto profondamente batte il mio cuore al sol pensiero di lui.

Ultimamente ogni qualvolta che il telefono squilla, spero sia lui che mi chiama per propormi una cena…

Invece non mi offre nulla dal 1789…

Certo, potrei farlo io… ma per dirgli cosa?

Si prenderebbe gioco di me, ne son certo…

Ma quanto è profondo il desiderio che nutro per lui, l’’amore che non si è mai spento da quando eravamo angeli.

Alle volte il solo guardarlo mi fa male alle ossa tanto vorrei poterlo toccare, accarezzare, stringere nelle mie braccia. Ammetto che ogni tanto ho ceduto, sfruttando la sua condizione da ubriaco per sorreggerlo a me o sfiorarlo con un palmo… ma le sue espressioni sono sempre così difficili da decifrare!

So che se mai venisse a conoscenza del mio affetto nei suoi confronti riderebbe di me… e io ne morirei.

Ma quanto lo amo, caro diario, tanto che a volte non faccio altro che pensare a tutte le volte che ci siamo incontrati…

E mi struggo per la mia condizione, chiedendo perdono ogni giorno al Creatore per questa mia folle debolezza.

Eppure so che lui, come me, siamo fatti della stessa luce, della stessa sostanza, dello stesso dolore.

Citando Cime Tempestose:

 

“Non gli dirò mai quanto lo amo, e non perché sia attraente, ma perché è per me più di quanto lo sia io stessa”.

 

A.Z Fell.

 

***

 

LONDRA, 2023

 

Travolto dalla stanchezza, si lasciò andare nella poltrona di velluto, sprofondando nel tessuto in un mesto sospiro.

Jim, al piano di sopra, dormiva nel suo letto singolo, russando con tanta enfasi da udirlo fino a sotto.

Con la punta dei polpastrelli si strinse la radice del naso, massaggiandola, cercando di alleviare quel tornado di pensieri senza soluzione nella sua mente.

Continuava a chiedersi come mai avesse perso la memoria, perché era nudo, perché avesse scelto di andare proprio nel suo negozio e perché Crowley fosse così ostinato ad odiare Gabriel.

Anche se forse l’ultimo punto lo intuiva…

Chiuse gli occhi, in cerca di calma, quando il tintinnio della porta d’entrata lo fece voltare.

“Ehi angelo…” lo salutò con calore il fulvo, entrando a grandi falcate con la sua suadente camminata dinoccolata.

“Crowley! Pensavo fossi tornato a casa…”

“Ngh…” non mi va di lasciarti da solo… con quello.” disse a bassa voce, poggiando gli occhiali sulla statua del cavallo all’entrata: “Ho comprato del cinese. Che ne dici?”

Gli occhi dell’angelo si illuminarono: “Oh meraviglioso! Avevo davvero voglia di un buon cibo cinese!” e così dicendo si alzò, andando a curiosare nel sacchetto pieno di portate dal profumo invitante.

Controllando il contenuto, intercettò lo sguardo carezzevole del demone che lo stava osservando con un lieve sorriso affettuoso. Aziraphale gli sorrise: “Mio caro, mi conosci davvero bene.”

“Solo il meglio per il mio angelo.”

A quelle parole le gote del biondo arrossirono di piacere, lasciando il fulvo a balbettare nella consapevolezza di cosa aveva detto.

“Oh Crowley sei così---”

“Sta zitto.” sgusciò via, andando a cercare un paio di bicchieri e posate.

 

Aziraphale doveva ammetterlo, avere Crowley attorno lo faceva sentire al sicuro.

Il suo modo di parlargli, quella sua postura seducente anche mentre mangiava, le piccole fossette che gli si formavano sotto gli zigomi ad ogni sorriso, tutto portava il biondo a considerarlo la sua casa.

Certo, la libreria era importante, lo era stata dal 1801, ma Crowley… c’era sempre stato.

Dopo aver mangiato due porzioni, Aziraphale si asciugò le labbra, gongolandosi appena: “Ti sono davvero molto grato per tutto ciò che stai facendo… l’aiuto che mi stai dando con Gab- Jim… non so cosa avrei fatto senza di te…”

Crowley restò immobile a fissarlo, con un espressione enigmatica, prima di sospirare e guardare altrove: “Ne riparleremo quando ne usciremo entrambi vivi da questa storia…”

“Sai oggi…” continuò civettuolo il biondo: “Maggie mi ha chiesto se stiamo insieme.”

“Chi?” chiese confuso il fulvo.

“Io e te.”

Un’altra espressione impassibile scese su quel viso, tanto che parve pietrificarsi.

“… Crowley?” lo guardò preoccupato l’angelo.

Il fulvo prese un lungo respiro: “aaaah… umani, vedono amore ovunque.”

Gli occhi del biondo si spensero appena: “Già… temo tu abbia ragione… sarebbe davvero assurdo se noi-”

“E poi noi siamo un angelo e un demone insomma non possiamo-”

“Sì, giusto, probabilmente esploderemmo--”

“Però loro non lo sanno quindi pensano-”

“C-certo… l’ho solo trovato… curioso…” terminò l’angelo, schiarendosi la voce.

Quando posò nuovamente lo sguardo sul viso di Crowley, lo ritrovò perso ad osservare il vuoto, con malinconia.

“Crowley… ti senti bene?” chiese preoccupato.

“…sarebbe così strano se capitasse…?”

“Che cosa?”

“Che un angelo e un demone si… si amassero…?” il suo sguardo restava perso nel vuoto, travolto dall’angoscia.

Aziraphale si agitò leggermente sulla sedia: “I-io… io credo che-”

“Non ha importanza!” esclamò il demone, alzandosi di scatto: “Bene, devo andare. Chiamami se Mr Smemorato si risveglia… notte angelo!”

Il biondo lo salutò con un sussurro, osservandolo scomparire oltre la porta del suo negozio, porgendosi altre mille domande.

 

***

 

Diario dal Paradiso, Giorno 52

 

Caro Diario,

credo di star perdendo la luce della ragione.

Lavorare in Paradiso mi sta mandando fuori di senno, credo di non aver mai faticato tanto in vita mia!

Tutte queste riunioni, discussioni, missioni, scadenze… mi sento esausto.

Ma non è questa la natura del mio esaurimento… è che mi manca.

Non riesco a smettere di pensare a lui, alle sue labbra sulle mie, al colore dei suoi occhi, al suo respiro contro la mia guancia, al suo profumo sempre presente in libreria… e ora…

Lui non ha scelto me. E’ scappato, come ogni volta, non capendo la difficoltà del mio gesto.

So che ho fatto la cosa giusta.

Il Paradiso è sempre la cosa giusta, no?

Devo aver fatto la cosa giusta…altrimenti…

Oh Crowley, quanto mi manchi… ma ti sto proteggendo, anche se non lo sai, io non smetto di amarti…

Solo… vorrei di più di ciò che ho.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: OmegaHolmes