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Autore: Danail    06/01/2024    0 recensioni
Karlach&Wyll Ravengard.
"Wyll è disperato per essere diventato una sorta di diavolo, ma Karlach gli mostra quanto quel corpo possa essere piacevole."
-Wyll-
-Karlach, vattene- singhiozzò lui, fra le lacrime.
-No, Wyll. Io resto con te-
Lui tirò su col naso, ma non si oppose quando Karlach aprì il sacco a pelo, né quando lei si sdraiò accanto a lui per abbracciarlo con amore. Il dolore era ancora vivo in lui, ma il tocco gentile di lei e le sue carezze lungo la schiena
Dopo qualche notte qualcosa cambiò. Wyll continuava a piangere, anche nel sonno.
Odiava sé stesso, ma amava il calore che Karlach sapeva dargli con un semplice abbraccio.
Amava i dolci baci sulla fonte, amava l'affetto delle sue carezze sulle guance, i grattini dietro le orecchie, i lunghi baci sulle labbra in cui Wyll desiderava perdersi per l'eternità.

[Questa fic partecipa alla 17esima edizione del P0rnFestival, su Lande Di Fandom]
Genere: Erotico, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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“Sono un mostro”.

Queste erano le uniche parole che gli rimbombavano nella mente ogni volta che si guardava allo specchio.

“Sono un mostro. Un fottuto mostro”.

Già Wyll riusciva a malapena a guardarsi in faccia dopo esser stato cacciato di casa come un cane rognoso, ma almeno riusciva ancora ad apprezzarsi un minimo.

Anche con quelle grosse cicatrici sulla faccia. Anche con un occhio mancante.

“Mostro. Mostro mostro mostro”.

Dopo la punizione di Mizora non riusciva più a pensare ad altro. Era felice di aver salvato Karlach, ma non capitava notte in cui pensava alle pesanti corna sulla sua fronte.

All'occhio buono diventato nero e rosso come l'Inferno.

Alle scarificazioni sul collo. A...

-Per non parlare di qualche bozzo e rebbio in punti che non si possono nominare...!-

-Beh, Wyll, io vedo comunque un bellissimo diavoletto, sai?-

Quando tremava dentro il sacco a pelo la notte, a piangere sommessamente per l'orrore che era diventato, le parole di Karlach ogni tanto gli tornavano in mente.

Forse la tiefling faceva la scemotta solo per farlo ridere e tirarlo su con il morale. Ma non importava, perché le frasi dolci della tiefling lo calmavano davvero, almeno un pochino.

 

Ma dopo qualche notte qualcosa cambiò.

Aveva ritrovato i tiefling rifugiati nelle Terre dell'Ombra: voleva tornare dai loro bimbi per portare loro un po' di conforto, ma questi lo accolsero con un nuovo pizzico di terrore istintivo negli occhi invece che con la loro solita gioia.

Naturale: come potevano riconoscere la Lama della Frontiera, se questa era conciata come uno dei mostri che aveva trascinato Elturel nell'Avernus?

Quel momento di paura passò, Wyll aveva ingoiato il rospo e li aveva accolti con la sua consueta gentilezza. Il giorno era passato senza altri incidenti, ma nella notte la visione della loro paura tornò per lacerargli la mente.

Solo che, oltre alla vergogna e al dolore, quella notte lui sentì qualcosa di nuovo. Una mano molto familiare -e calda- posarsi sulla sua spalla, coperta dal tessuto del sacco a pelo in cui s'era imbozzolato per non farsi sentire.

-Wyll-

-Karlach, vattene- singhiozzò lui, fra le lacrime.

-No, Wyll. Io resto con te-

Lui tirò su col naso, ma non si oppose quando Karlach aprì il sacco a pelo, né quando lei si sdraiò accanto a lui per abbracciarlo con amore. Il dolore era ancora vivo in lui, ma il tocco gentile di lei e le sue carezze lungo la schiena lo rilassarono il giusto per favorire il sonno.

Dopo qualche notte qualcosa cambiò. Wyll continuava a piangere, anche nel sonno.

Odiava sé stesso, ma amava il calore che Karlach sapeva dargli con un semplice abbraccio.

Amava i dolci baci sulla fonte, amava l'affetto delle sue carezze sulle guance, i grattini dietro le orecchie, i lunghi baci sulle labbra in cui Wyll desiderava perdersi per l'eternità.

 

Odiava sé stesso, ma amava la passione che Karlach gli portava di notte in notte, e che Wyll provava timidamente a ricambiare.

 

Odiava sé stesso, ma amava la sensibilità delle sue scarificazioni quando Karlach scendeva con i baci dalle guance fino al collo, fermandosi su di esse con ammiccante desiderio. Sentire le sue labbra e la sua lingua esplorare quelle zone facevano fremere il corpo di Wyll in modi che non ricordava, con sensazioni molto più piacevoli e dirompenti dell'autocommiserazione.

 

Odiava sé stesso: ma amava più come Karlach toccava i suoi fianchi, la sua schiena; amava come baciasse lentamente la linea di piccoli rebbi sulla spina dorsale, i bozzi sull'inguine, i piccoli rilievi sul membro, con una sensualità tale da farlo tremare per l'eccitazione.

 

Odiava un po' sé stesso per il mostro che era diventato, ma amava i brividi di desiderio che quelle zone da mostro sapevano dargli: le corna incastrate dopo un bacio appassionato, i rebbi dritti e turgidi quando baciava i seni nudi di Karlach, i bozzi che sfregavano contro il corpo di lei, pelle contro pelle.

 

Si odiava? Perché amava il piacere che quelle zone sapevano dare anche a Karlach: amava quando affondava il volto dentro il suo sesso umido e caldo, e come lei d'istinto rispondesse afferrandogli le corna e lo guidasse nella foga del momento, ansimando per il piacere.

Amava Karlach quando lui entrava dentro di lei, e la esplorava a colpi di bacino e strusciate, di rotolate, di baci, di ansimi e versi che sembravano un canto primordiale, seguendo un ritmo noto solo a loro due.

Wyll non si odiava più: amava visceralmente Karlach, amava la sua gioia e il suo amore per la vita, così come amava come i loro corpi potevano intrecciarsi e fondersi quando facevano l'amore, in modi che Wyll non avrebbe mai potuto immaginare.

L'amava profondamente, così come amava sé stesso.

   
 
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