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Autore: De33y    13/01/2024    3 recensioni
Ci sono esperienze che lasciano un segno indelebile sulla pelle e sull’anima. Ci sono creature che strisciano nell’ombra che si nutrono di queste cicatrici. Un semplice caso di bambini scomparsi pone i fratelli di fronte a scelte impossibili, scelte che aprono vecchie e nuove ferite e che mettono alla prova il loro legame.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Quarta stagione
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Disclaimer: Non possiedo i diritti di Supernatural né dei personaggi riconoscibili presenti in questa storia. L'idea originale è merito di Eric Kripke ed i diritti, al meglio delle mie conoscenze, appartengono allo studio CW. Le Algea sono state introdotte da Esiodo nella Teogonia, ma data la scarsità di fonti ho lavorato di fantasia per la loro caratterizzazione e attualizzazione. Questa storia è scritta per puro divertimento e non ha scopi di lucro.
Spoiler warning: La storia contiene spoiler sul finale della stagione 3 e alcuni elementi dalla stagione 4.
Triggers: La storia contiene elementi di violenza, non estremamente grafici e linguaggio volgare, entro i canoni della serie.
N.d.A: Ed eccoci finalmente all’incontro tra Dean e Sam.
 
Dean spense l’auto davanti casa di Bobby. Era notte fonda, ma le luci erano ancora accese. L’idea di vedere Sam, di assicurarsi che stesse bene, lo aveva spinto durante tutti quei chilometri, ma adesso che era lì non era più sicuro di… beh di niente. Il disegno di sangue e carne stava tornando a dominare i suoi pensieri. La sua schiena bruciava come se fosse in fiamme. Ricordi e memorie che voleva, anzi doveva tener sepolte, non lo abbandonavano.
Sospirò lasciando cadere la testa contro il sedile e scrutò le ombre al di là delle finestre illuminate. Né riconobbe una alta con le spalle scolpite. Sammy era sveglio. Sicuramente aveva già riconosciuto il rumore familiare del motore dell’Impala, e anche se non l’avesse riconosciuto non c’erano molte auto che entravano allo sfasciacarrozze, soprattutto nel cuore della notte. Dean realizzò a malincuore che si era giocato la sua ultima possibilità di prendere tempo un paio di chilometri fa, quando sarebbe stato ancora in tempo per fermarsi.
Non era pronto ad affrontare Sammy, non finché non fosse stato in grado di mettere un coperchio ai ricordi dell’inferno. Non dopo quello che gli aveva fatto.
“Vuol dire che torni? Lo prometti?La voce speranzosa di Sam echeggiava ancora nella sua testa dalla telefonata. Aveva promesso.
Soppesò tra le mani la colt, l’impugnatura in madreperla rifletteva la fioca luce dei lampioni. La fissò per un istante quasi interminabile, poi aprì il vano portaoggetti e ve la ripose con cura. Senza pensarci troppo, prese il coltello che portava sempre con sé e fece altrettanto. Scese dall’auto, appena si alzò la mancanza del peso dei due oggetti fu ancora più evidente. Prima di avere il tempo di ripensarci, fece il giro dell’auto prese i due borsoni dal bagagliaio e si incamminò verso la porta d’ingresso.
Lungo il tragitto si accorse di quanto si sentisse nudo senza le armi, chiuse gli occhi per un istante cercando di allontanare quella sensazione. Memorie rosso sangue lo avvolsero.
Lo scricchiolio degli scalini di legno anticipò il suo ingresso e Sam gli aprì la porta prima ancora che avesse l’opportunità di bussare. Il tempo sembrò fermarsi. Sam era sano. Non ci credeva, niente sangue, niente cicatrici, neanche un livido. L’immagine cozzò tremendamente con l’ultima volta che l’aveva visto, nel letto coperto di tagli, immobile come morto.
Sam gli fece segno di entrare, Dean attraversò la porta e allungò un braccio per toccarlo, per provare a se stesso che quella vista era reale, che quello davanti a sé era veramente suo fratello e in salute.
Sam sussultò e si ritirò di scatto.
Sammy ha paura di me. Quel pensiero gli fece più male di tutte le ferite che portava sulla schiena. Era ovvio che Sam avesse paura, cosa si era aspettato? Che si abbracciassero, avessero un momento da femminucce e dimenticassero all’istante che l’aveva torturato?
“Mi dispiace.” Disse Sam quasi in automatico.
“è..è okay. “ rispose Dean cercando di nascondere le sue emozioni. Avrebbe voluto dire a Sam che non aveva niente di cui scusarsi, anzi che aveva tutto il diritto di odiarlo come lui odiava sé stesso, ma non ci riusciva. Lasciò cadere il braccio lungo il fianco e fece attenzione a passare a una certa distanza da Sam mentre andava a posare le borse vicino al divano. Nel percorso vide Bobby che guardava torvo nella loro direzione e gli rivolse un breve cenno di saluto che fu risposto in modo altrettanto stentato.
Lo sguardo di Dean precipitò verso il pavimento, mentre restava inerme, insicuro su cosa fare.
“Vieni qua.” Lo chiamò Sam. Quando Dean si voltò fu sorpreso di vedere che il fratello lo stava invitando per un abbraccio. Sam era teso, stava lottando contro tutti i suoi istinti per tenere le braccia allargate e fare un passo verso di lui, ma non aveva intensione di desistere. Dean voleva abbracciarlo con tutta la forza che gli era rimasta, ma aveva anche il terrore che Sam si sarebbe tirato indietro all’ultimo.
“Stai tranquillo, non c’è bisogno.” Dean cercò di minimizzare.
“Lo so.” La determinazione sul viso del piccolo- non più tanto piccolo- quasi gli portò un sorriso alle labbra. Quindi fece un passo avanti lentamente aprendo le braccia nel modo meno minaccioso possibile. Sfiorò appena le spalle di Sam per non farlo sentire intrappolato. Sam sta bene. Strinse i denti quando le braccia del fratello si chiusero sulla sua schiena. I muscoli di Sam erano tesi e controllati, quel piccolo gesto di affetto gli stava costando tutta la concentrazione che aveva per non allontanarsi di nuovo. Dean stava per interrompere quell’abbraccio forzato, quando Sam lo anticipò.
“Stai bruciando.”
“Non è niente.”
Bobby che fino a quel momento era rimasto in disparte si fece sentire.
“Balle, idiota levati la camicia e mettiti a cavallo della sedia. È l’ora che ti fai d’are un occhiata.”
“Sto bene ho solo bisogno di riposare un po’.” Rispose Dean, rabbrividendo al ricordo dell’ultima stronzetta che gli aveva chiesto di spogliarsi. Sapeva che le intenzioni di Bobby erano ben diverse. Non voleva la loro pietà dopo quello che aveva fatto a Sam. Fece un paio di passi indietro, aprì uno dei borsoni e passò il laptop a Sam sperando di cambiare argomento. Sam si avvicinò, teso come una corda di violino, prese il computer dalle mani di Dean, ma lo abbandonò immediatamente sul divano continuando a fissare il fratello.
“Dean…ora!” lo richiamò Bobby, come un padre che perde la pazienza con il figlio.
“Cosa c’è che non va con la tua schiena?” Chiese Sam, la tensione di essere vicino a Dean ancora papabile sotto alla preoccupazione nella sua voce.
“L’idiota si è fatto flagellare o qualcosa del genere. Quindi inculcagli un po’ di buon senso e convincilo a farsi dare un occhiata visto che si è perso il pronto soccorso angelico.”
“Cosa hai fatto?” Sam chiese incredulo, i suoi occhi erano grandi di paura, come se non avesse da poco subito di peggio lui stesso.
“Ho solo bisogno di una camicia pulita e di un po’ di riposo.” Voleva lasciar correre, non voleva che Sam si preoccupasse per quello, tantomeno che ne vedesse i risultati. Non aveva bisogno della loro pietà, non aveva diritto alla loro pietà. Nel silenzio che seguì, negli occhi di Sam la paura fece spazio alla preoccupazione e infine tutto svanì in una supplica silenziosa. Quei dannati occhi da cucciolo.
Giuro che un giorno imparerò a resistere.
Dean mise da parte il suo orgoglio e cedette, dopo tutto, la schiena gli stava facendo passare le pene dell’inferno.
“Sammy non c’è bisogno che tu lo veda.” Disse dolcemente. La stanchezza del viaggio iniziava a farsi sentire. Sperò che Sam ricevesse il messaggio e lasciasse la stanza, ma Sam non si mosse.
  
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