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Autore: Deilantha    20/01/2024    3 recensioni
L'amore ha tante facce e a volte può mostrarsi nell'aspetto di una mano pronta a spazzolare i capelli dell'amato. Che sia un figlio, un compagno o se stessi, poco importa. Raccolta di One Shot legate da un filo conduttore: il desiderio di pettinare dei particolari capelli argentati (e nodosi).
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, izayoi, Kagome, Kikyo | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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6)     Inuyasha









Quel mattino il sole splendeva alto nel cielo e poche nuvole vaganti non riuscivano ad oscurare la sua luce. Era una splendida giornata e Inuyasha aveva sperato che fosse un segno che il pozzo mangia ossa avrebbe riportato Kagome da lui. Si recò in quel luogo speciale pieno di speranza, e attese.

Attese per ore.

Attese finché il sole alto a picco nel cielo, iniziò a fargli male.

E poi, a malincuore, quando l’astro diurno prese il suo percorso discendente, Inuyasha si arrese.

Anche quella volta le sue speranze non sarebbero state esaudite.

Erano ormai tre anni che si recava al pozzo, ogni tre giorni, per cercare un segno che il passaggio temporale tra le due epoche si fosse riaperto. Ma, purtroppo, dal pozzo emergeva solo una spietata oscurità.

Innumerevoli volte era saltato dentro quel tunnel oscuro, con la speranza di ritrovarsi in un Giappone lontano cinquecento anni in avanti e ogni volta, invece, si era ritrovato sulla nuda terra del Sengoku, intento a guardare un cielo che dal pozzo di casa Higurashi non poteva essere visibile.

Si allontanò, frustrato, con le ossa doloranti per l’eccessiva immobilità.

«Be’, tanto meglio, così ho il tempo di sistemarmi i capelli.»

L’hanyou cercava di farsi coraggio, nonostante quelle continue delusioni gli togliessero sempre un pizzico di speranza. Ma lui aveva fiducia in Kagome e nei sentimenti che li legavano. Quando si era ritrovato nel Meido, aveva affermato, sicuro, che loro due erano destinati a incontrarsi, e lo credeva ancora: tra loro non era ancora finita, nonostante quella separazione di tre anni, nonostante quella separazione temporale di cinquecento anni.

E proprio perché sapeva che sarebbe tornata, e non voleva ricevere i rimproveri di Kagome, aveva tenuto fede alla sua promessa di prendersi cura dei propri capelli.

Per fortuna la signora Higurashi gli aveva dato quel foglio con le istruzioni per prepararsi un impacco, così anche in assenza dei prodotti moderni della ragazza, avrebbe potuto mantenere i suoi capelli morbidi e districati.

Lo zaino di Kagome era stato messo nella capanna di Kaede e l’hanyou sapeva che lì dentro c’erano tutti i prodotti che la ragazza portava con sé per prendersi cura del corpo e dei capelli: avrebbe potuto usufruire sia della spazzola che della crema. Ma si era detto che l’unica ad aprire quello zaino sarebbe stata la sua proprietaria, e così sarebbe stato: aprire quello zaino personalmente avrebbe significato darsi per vinto e quella era una possibilità inammissibile.

Sapeva che anche Sango e Rin usavano delle erbe per i loro capelli, ma non si era mai unito a loro in quel momento di cura personale: era qualcosa che aveva condiviso solo con Kagome e voleva che restasse una faccenda privata tra loro due. L’unico a cui ne aveva fatto parola era stato Jinenji, perché aveva bisogno di un esperto che l’aiutasse a trovare e riconoscere le erbe.

Sorrise, pensando alla signora Higurashi: era stata davvero gentile con lui, l’aveva fatto sentire parte della famiglia sin dal primo giorno in cui si erano incontrati. Non aveva urlato spaventata nel vedere un mezzo demone nella sua cucina, né si era dimostrata ostile al pensiero che sua figlia passasse tanto tempo con lui in un’altra epoca. Era stata accogliente e gentile, era facile capire da chi avesse preso Kagome.

Un po’ gli mancava la famiglia Higurashi, persino il nonno strampalato, che credeva di essere un sacerdote.

«Ah, maledizione, perché ci mette tanto tempo?» lanciò un sasso tra l’erba, frustrato, e iniziò a cercare le erbe per l’impacco.

In realtà, non era solo per Kagome che si dedicava ai suoi capelli. Dopo aver parlato con la signora Higurashi si era reso conto di una verità scontata quanto importante: sua madre l’amava e voleva che lui fosse sempre curato perché doveva volersi bene a sua volta.

Nei pochi anni in cui erano stati insieme, Izayoi aveva fatto del suo meglio per proteggerlo, dargli amore e sicurezza, perché voleva che lui crescesse forte e sicuro di sé. Ma, col tempo, quell’amore materno era diventato un ricordo sempre più doloroso e il senso di quel sentimento si era perso nell’amarezza di una vita di solitudine e di rabbia.

E quando la mamma di Kagome aveva condiviso con lui i suoi sentimenti di madre, qualcosa si era risvegliato dentro la sua anima, come se le parole della donna fossero state dette per lui da sua madre attraverso la voce di un’altra madre.

L’amarezza si era messa da parte per far spazio all’affetto, al calore di un abbraccio e di una parola dolce: la piccola attenzione che a lui sembrava solo tortura era un gesto d’amore, una coccola che doveva curare anche la sua anima. Non se n’era mai reso conto prima perché non aveva ancora imparato ad accettarsi. Perché il pensiero che lui fosse degno d’amore si era perso nel tempo, coperto da strati di sofferenza.

Kikyo era riuscita a scalfire la corazza con cui si proteggeva dal dolore, dandogli la speranza che anche lui, forse, sarebbe potuto essere amato. Ma il tempo a loro concesso non era bastato a dargli fiducia in se stesso, soprattutto dopo il tragico finale del loro amore.

E poi era arrivata Kagome, che gli aveva insegnato la forza della gentilezza, la generosità, la compassione e gli aveva fatto vedere cosa c’era di buono in lui così com’era, senza dover diventare interamente umano o demone. Che gli aveva fatto ricordare che lui era meritevole di amore come ogni essere vivente.

Per questo non fuggiva sugli alberi, per questo motivo continuava a lavorare con Miroku, a far visita a lui e Sango e sopportava le loro gemelline che gli si arrampicavano addosso. Per questo motivo ora sapeva di essere accettato e benvoluto dalla gente del villaggio, che anni prima fuggiva terrorizzata alla sua vista.

Lui era meritevole di amore e doveva prendersi cura di sé.

Perciò, ora che si accettava e si piaceva così com’era, le attenzioni verso i suoi capelli non erano più un problema.

Lo doveva a sua madre, a Kikyo e a Kagome, che gli avevano donato amore, ma, soprattutto, lo doveva a se stesso.

E poi non poteva di certo sfigurare di fronte a Sesshomaru!

Erano figli di Toga, il Generale Cane, e dovevano esserne entrambi degni, sia nella forza che nell’aspetto.

«Vedrai Kagome, quando tornerai sarai fiera di me per aver mantenuto i miei capelli in ottimo stato.» sorrise e, rinvigorito dall’orgoglio e dalla speranza, decise di combattere l’immobilità della giornata con una corsa tra gli alberi.













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E con questa One Shot si chiude la mia raccolta. 
Sono un po' triste perché non avrò un appuntamento con la pubblicazione la settimana prossima, ma sono contenta di essere riuscita a scrivere qualcosa in questo fandom, e averlo fatto dopo anni di inattività.
Spero che la mia musa mi sorrida e mi lasci produrre ancora qualcosa, ma nel frattempo vi ringrazio per avermi accompagnato in questa pubblicazione, soprattutto Sunnydafne, Solandia e Lady__94, sempre puntuali nel lasciare i propri pensieri relativi ai singoli capitoli. 
Spero che questa ultima OS vi sia piaciuta e che sia un degno finale di questa raccolta. 
Io ho adorato scriverla e mi auguro sia stata una lettura altrettanto piacevole. 
A presto, spero. ^^

   
 
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