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Autore: Milly_Sunshine    22/01/2024    2 recensioni
Oliver Fischer, professione giornalista divenuto ghost writer, si è rifugiato in un piccolo paesino dove non succede mai nulla, per stare lontano dal caos che in passato ha fatto parte della sua vita professionale. Subito dopo avergli fatto una proposta di lavoro, tuttavia, un suo passato collega viene assassinato. Il delitto è circondato da un alone di mistero più totale, gli unici elementi su cui indagare sono una canzone trap cantata da un'artista sconosciuta, il risultato di una gara automobilistica e un caso di pornografia non consensuale. Oliver si vede costretto a investigare in proposito, affiancato da due donne ugualmente affascinanti: Dalila Colombari, fotografa con la quale ha collaborato in passato, e Tina Menezes, stella dell'automobilismo a ruote scoperte. // I PERSONAGGI DI OLIVER E TINA SONO COMPARSI IN ALTRI MIEI LAVORI, MA "MISS VEGAS" È UNA VICENDA A SÉ STANTE.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Carissimi, ci siamo quasi! Questo è il penultimo capitolo e tra un paio di giorni "Miss Vegas" arriverà alla sua conclusione e condividerò qualche aneddoto sulla sua stesura. Preferisco limitarmi a salutare Swan Song e Nerve senza aggiungere altro. Tutto quello che ho da dire come nota a margine lo dirò con il prossimo capitolo. Buona lettura! *-*


Il discorso di Oliver era finito, qualcuno si era già allontanato, altri stavano per allontanarsi. Tina avrebbe voluto lasciarli andare via, ma sapeva di avere qualcosa di importante da fare. Ryan Harvey si era appena alzato in piedi, aveva ancora qualche istante a disposizione per fermarlo. Gli si avvicinò con decisione e si limitò a dirgli: «Dobbiamo parlare.»
Amber Thompson la fissò con freddezza, obiettando: «Hai già detto abbastanza. Come hai potuto anche solo pensare...»
Ryan la interruppe: «Per favore, Amber, lasciaci soli. Ho alcune cose da chiarire con Tina.»
La Thompson si allontanò, seppure controvoglia.
Tina rimase in silenzio a fissare Ryan, il quale la invitò: «Dimmi quello che devi dirmi.»
«Mi dispiace» mormorò Tina. «Mi dispiace davvero per il casino che ho fatto.»
«Dispiace anche a me» replicò Ryan. «Spero che, almeno tu, possa arrivare a un tuo equilibrio personale, adesso che sai tutto. Per me non sarà più possibile, grazie alla tua idea del video di qualche settimana fa.»
«Cercherò di sistemare tutto» gli assicurò Tina. «Non so come riuscirò a convincere il grande pubblico, ma...»
Ryan non la lasciò finire: «Non lo convincerai mai, il grande pubblico. Hai detto che sono una persona da cui è meglio stare alla larga ed è stato sufficiente per rendere inaccettabile il fatto che io possa non solo apparire in pubblico, ma anche avere sposato la persona che amo. Le tue accuse mi hanno tolto tutto quello che avevo, adesso sono costretto non solo a lavorare nell’ombra, ma anche a vivere nell’ombra la mia vita insieme a mia moglie. Spero che ti renda conto che rischia di andarci di mezzo anche lei. Ci siamo sposati in segreto, ma quando la notizia verrà alla luce sarà un altro casino. Magari gli sponsor la abbandoneranno. La sua carriera potrebbe finire per questo. Proprio tu, che corri il rischio di vedere la tua vita privata gettata in piazza da un momento all’altro, hai deciso di ricorrere all’online shaming, senza alcuna prova contro di me.»
«Sono stata raggirata» si giustificò Tina. «Mi rendo conto perfettamente di averti provocato un danno enorme. Cercherò di rimediare in tutti i modi possibili, magari mi inventerò una storia credibile, che non sia infamante nei tuoi confronti.»
«Del tipo?»
«Del tipo che mi piacevi, ma non mi hai fatto capire che non mi ricambiavi.»
«E pensi che sia sufficiente?»
«Credo proprio di sì. Quelle teste di cazzo che vogliono controllare la nostra esistenza solo perché siamo personaggi pubblici vedono malissimo ogni tipo di inciucio sentimentale che non abbia la loro approvazione. Mi crederanno. Qualcuno penserà che tu ti sia comportato male nei miei confronti nel privato, qualcuno magari dirà che volevi cornificare Amber con me... ma ne usciresti pulito, completamente pulito.»
Inaspettatamente, Ryan ribatté: «Ci conto.»
Tina spalancò gli occhi.
«Davvero saresti d’accordo, se lo facessi?»
«L’alternativa è dire la verità» replicò Ryan. «Vuoi andare a dire che la tua personal trainer ha fatto in modo di farti credere che io avessi tentato di stuprarti? Spero vivamente di no, perché ci sarebbe qualcuno che crederebbe alla tua personal trainer, anche se venisse accusata di omicidio. Magari direbbero che è tutto un mio complotto. Non me lo posso permettere. La mia immagine è già stata rovinata dalle tue chiacchiere e ti sarei grato se non facessi altri danni.»
«Non farò altri danni» rispose Tina. «Anzi, sai cosa ti dico? Potremmo farlo insieme, questo video. Potremmo spiegare che abbiamo avuto delle incomprensioni legate al fatto che tu mi piacessi e non sia stato abbastanza chiaro nei miei confronti, ma che adesso ci siamo chiariti. Nello stesso video, tornerei a scusarmi per le mie dichiarazioni passate. Vedrai, saremo credibili.»
Ryan ribatté: «Ti suggerisco anche di concludere con una precisazione del tipo “so che qualcuno di voi dirà che siamo stati costretti a fare questo video, ma vi assicuro che non è così e, se questo è il vostro pensiero, vi consiglio vivamente di trovarvi un lavoro e di rendervi utili, invece di passare il vostro tempo a inventare cazzate su persone che non conoscete e con cui non avrete mai a che fare nella realtà”.»
Tina accennò un sorriso.
«Magari sarà meglio evitare di essere così diretti.»
«Non mi dispiacerebbe se tu lo fossi» ribadì Ryan, «Ma mi rendo conto che il video potrebbe risultare un po’ troppo sguaiato. Sarà bene non suscitare ulteriore indignazione, ormai abbiamo fatto abbastanza danni, ti pare?»
«Abbiamo?»
«Hai.»
Tina sospirò.
«Davvero, mi dispiace un sacco.»
«Bene, allora, se ti dispiace così tanto, vediamo di rimediare subito» la esortò Ryan. «Prendi il tuo telefono e fai quel video.»
Tina prese fuori il cellulare che utilizzava da qualche giorno, quello che le aveva prestato Dalila Colombari.
«Ho rotto il mio» mentì, «Non sono sicura che la qualità del video sia uguale.» Le sembrava uno smartphone che costava poco, probabilmente passato tra le mani di un parente anziano della fotografa che aveva le idee non troppo chiare su come andasse utilizzato. «Purtroppo non posso fare di meglio.»
Ryan mise in chiaro: «Non me ne importa niente della qualità, quello che conta è che questo video venga pubblicato e che la mia disavventura possa giungere a una conclusione.»
«La tua sicuramente.»
«Anche la tua finirà.»
«Ne sei convinto?»
«Certo che ne sono convinto. Non ce la vedo proprio, Claudia mentre uccide, però sono abbastanza propenso a credere che abbia fatto tutto il resto.»
Tina ammise: «Lo penso anch’io.»
«Che non sia stata lei a uccidere De Rossi?»
«Non ce la vedo nemmeno io, mentre uccide a sangue freddo.»
Ryan azzardò: «Magari ti stai facendo influenzare dall’averla conosciuta, e anche piuttosto bene. Non deve essere facile, per te, accettare l’idea di avere avuto a che fare con una persona simile.»
Tina abbassò lo sguardo.
«Non è facile affatto. Già è stato difficile accettare che potesse essere stata lei ad architettare tutto quello che mi è successo.»

***

«Ottimo lavoro, Fischer» disse Dalila.
Furono le prime parole che poté rivolgere a Oliver, quando rimasero soli, fuori dall’area hospitality della Pink Venus.
«Grazie, ho cercato di fare del mio meglio» rispose il giornalista.
Rimasero soli, ma non molto a lungo.
«Ottimo lavoro anche da parte mia» intervenne una voce, alle loro spalle. Parlava in inglese, ma doveva avere capito perfettamente le parole di Dalila.
Girandosi di scatto, accolse il nuovo arrivato esclamando: «Quindi anche lei conosce l’italiano, signor Roberts!»
«Ha detto soltanto “ottimo lavoro”» ribatté l’ex pilota. «Questo non significa che io possa avere scritto degli articoli in italiano che screditano Tina Menezes.»
Dalila ridacchiò.
«Ci siamo capiti al volo.»
«Ho capito che lei ha troppi sospetti, signorina Colombari» rispose Edward Roberts. «Si concentri su quelli giusti.»
«Dalila» lo pregò. «Non mi piacciono le formalità, almeno quando ho a che fare con persone della mia età, invece che con dei vecchi decrepiti.»
«Hai troppi sospetti, Dalila» si corresse Edward, «E ovviamente mi aspetto di non essere più chiamato “signor Roberts”, anche se, a intuito, dovrei avere quasi dieci anni in più di te.» Si rivolse a Oliver. «Tu non dici niente, Fischer? Mi sembra di averti fatto i complimenti per la tua messinscena.»
«Messinscena?» obiettò Oliver. «Lo ammetto, sono stato un po’ troppo teatrale, ma mi sono lasciato trascinare dall’atmosfera.»
«Ho visto perfettamente» ribatté Edward, «E non me la racconti giusta.» Guardò Dalila. «Forse non la raccontate giusta nessuno dei due, ma non mi permetto di giudicarti.»
Oliver replicò: «Io, invece, posso essere giudicato?»
«Te l’ho già detto qualche settimana fa, quando ci siamo rivisti in Austria» puntualizzò Edward. «Tu hai il desiderio innato di farti ammazzare e prima o poi ci riuscirai. Mi auguro che tu non abbia tirato troppo la corda.»
«Claudia Leonardo non era qui presente ad ascoltarci.»
«Appunto.»
«Cosa vuoi insinuare?»
«Non sto insinuando niente» replicò Edward, «Ma credo che tu abbia capito. Spero che tu abbia la situazione sotto controllo, anche se mi viene spontaneo dubitarne.»
«Uomo di poca fede» intervenne Dalila. «Da quando ci sono io a tenerlo sotto controllo, Fischer non si mette più nei guai.»
«Ecco un’altra cosa di cui mi viene spontaneo dubitare.»
Aveva appena pronunciato quelle parole, quando Selena comparve al suo fianco.
«Andiamo?» gli chiese. «Le bambine ci stanno aspettando.»
«Le bambine sono con la baby-sitter» le ricordò Edward. «Non hai nulla da dire al nostro detective?»
«Ormai gli ho già detto tutto» ribatté Selena. «Forse dovrei fargli i complimenti, per essere riuscito a incastrarmi.»
«Incastrarti è una parola grossa» si difese Oliver.
«Quando mi hai chiesto di spiegare davanti a tutti quello che avevo scoperto» precisò Selena, «Mi sono sentita un po’ come nei gialli, quando il detective smaschera gli scheletri nell’armadio di tutti i presenti, a cominciare da quelli che non c’entrano niente con il delitto.»
«Abbiamo appurato, quindi, che non sei stata tu a uccidere Mirko De Rossi.»
«Anche perché, vorrei ricordartelo, non avevo alcun motivo logico per commettere il delitto.»
«Su questo devo darti ragione» convenne Oliver, «Anche se, devi ammetterlo, non è che ci sia qualcuno che avesse un motivo logico per commetterlo.»
Selena suggerì: «Il testamento. Tina ti ha detto quanti soldi verrebbe a ereditare, la sua preparatrice atletica?»
«Si tratta di un fondo sul quale, negli anni, ha versato qualche decina di migliaio di euro» spiegò Oliver. «Non mi ha detto la cifra esatta, però potrebbe essere una bella somma, che potrebbe fare gola alla Leonardo.»
«Caso risolto?» azzardò Selena.
«Per niente» replicò Oliver. «Come Tina ha detto, Claudia non ne sapeva niente.»
Dalila rifletté qualche istante, chiedendosi se stesse per pronunciare un’assurdità. Non le sembrava un’obiezione del tutto insensata, quindi osservò: «Tina non ha detto niente a Claudia, a proposito del testamento, ma la Leonardo potrebbe averlo scoperto da sola.»
Oliver scosse la testa.
«Ho provato a insistere, con Tina, ma non c’è stato niente da fare. Dice la verità, ne sono certo.»
«Tante volte ne sei stato certo, eppure ti ha nascosto un bel po’ di cose, prima di essere messa alle strette» replicò Dalila. «Come hai la certezza che non stia nascondendo di nuovo dei dettagli?»
Oliver chiarì: «Tina ha nascosto dei dettagli a proposito di argomenti di cui non voleva parlare. Non mi ha raccontato subito le vicende che coinvolgevano Manuel Serrano, ma proprio perché sperava di non doverlo fare mai. Si tratta di una ferita ancora aperta, per lei, che difficilmente si chiuderà. Si sente colpevole per quello che è successo al suo ex ragazzo, per questo non ha voluto dirmi niente, finché ha potuto evitarlo. Il testamento, però, è un’altra questione: immagino che non ne parlasse volentieri per scaramanzia, ma non aveva ragione per nascondermi qualcosa. Se dice che è l’unico argomento di cui non ha mai parlato con Claudia, allora le credo.»
Aveva senso. Dalila, tuttavia, ribadì: «Potrebbe averlo scoperto di nuovo. Abbiamo suggerito a Tina di non usare più il vecchio cellulare perché temevamo che la Leonardo avesse installato a sua insaputa qualche applicazione per tenerla sotto controllo. Magari l’ha scoperto così.»
«Non sono uno sprovveduto, Dalila. Ho chiesto a Tina, e più di una volta, se ci fossero dei modi in cui Claudia aveva potuto scoprirlo, tramite il suo telefono, tramite un’agenda... e Tina sostiene, molto convinta, che non sia stato possibile in alcun modo.»
«L’ha detto a qualcuno?»
«Non gliel’ho chiesto.»
Selena intervenne: «Perché non gliel’hai chiesto?»
«Perché il caso è ben lontano dall’essere chiuso» rispose Oliver, «Ma potrebbe farmi comodo se tutti lo pensassero.»
Dalila dedusse: «Sai già chi ha ucciso Mirko, vero?»
Oliver scosse la testa.
«Non so niente. Però chi l’ha fatto potrebbe tradirsi.»
«Cinquanta euro su Ryan Harvey.»
«Come prego?»
«Ho detto che scommetto cinquanta euro su Ryan Harvey» ripeté Dalila. «Non me la racconta giusta. E poi nei romanzi va sempre a finire così: il bravo ragazzo sospettato di essere un criminale viene assolto dalle accuse per poi, all’ultima pagina, essere smascherato come effettivo criminale. Non mi stupirebbe se funzionasse così anche nella realtà.»
«Sarebbe sicuramente un bel colpo di scena» ammise Oliver, «Ma siamo nella vita reale. E sai cosa ci dice la realtà?»
«Cosa?»
«Che Ryan Harvey non ha mai avuto a che fare con Mirko De Rossi, per quanto ne sappiamo.»
«Mirko De Rossi, però, stava preparando quel post, in cui c’era scritto di un’aggressione immaginaria di Harvey nei confronti della Menezes» gli ricordò Dalila. «Questo fa sì che Harvey avesse un movente.»
«Effettivamente, dopo che quella roba era uscita sul sito di De Rossi, non mi stupirebbe se Ryan avesse formulato per almeno una frazione di secondo il pensiero di ucciderlo. Peccato che Mirko fosse già stato ammazzato da tempo, in quel momento.»
Dalila propose: «Magari De Rossi, prima di pubblicare quel post, intendeva sentire la versione dei fatti di Harvey. Potrebbe essersi messo in contatto con lui, avergli chiesto se fosse vero...»
Oliver la interruppe: «E, a quel punto, Ryan Harvey l’avrebbe ucciso, invece di chiedere delucidazioni su chi fosse la persona che intendeva infamarlo? Non mi sembra molto probabile.»
Dalila sospirò.
«E va bene, mi arrendo, non abbiamo alcuna prova contro Harvey, per il momento, e neanche alcun sospetto. È un vero peccato, ce l’avrei visto bene come assassino.»
A sorpresa, Edward Roberts si intromise: «Mi sembra che tu stia prendendo tutto molto alla leggera. Sbaglio o lavoravi con De Rossi?»
«Non sbagli.»
«Mi sembri un po’ insensibile, nei suoi confronti.»
Dalila gli strizzò un occhio.
«Ti assicuro che sono molto migliore di come sembro.»
«Però anche la femme fatale che uccide è un cliché» ribatté Edward. «Sei sicura di non essere stata tu a farlo fuori?»
Dalila sorrise.
«Grazie per la “femme fatale”, sempre ammesso che lo consideri un complimento.»
«Non ho ancora deciso se considerarlo un complimento» rispose Edward.
Sembrava sincero, mentre sua moglie non sembrava interessata a intervenire in quella conversazione, dal momento che gli ripropose: «Andiamo dalle bambine?»
Se in precedenza Edward si era opposto, stavolta concordò: «Andiamo dalle bambine. Ormai Ella si sarà stancata di stare con la baby-sitter.»
Oliver salutò i Roberts, che poi si allontanarono.
Dalila aspettò che non potessero udirla, prima di sbottare: «Secondo te potrei essere una potenziale colpevole?!»
«Non offenderti per quello che ha detto Edward» le suggerì Oliver. «Ci siamo lasciati andare tutti. Nessuno di noi sa con certezza chi abbia ucciso Mirko.»
«Nessuno» obiettò Dalila, «A parte te. Tu hai capito tutto, vero? Non vuoi ancora esporti, perché magari non ti è ben chiaro il movente, ma hai capito.»
«Mi dispiace deluderti, ma è qualcos’altro che non ho ben capito» ribatté Oliver. «Il movente mi è ben chiaro.»
Dalila ribadì: «È stata la Young, vero?»
«Scoprirai tutto al momento giusto» rispose Oliver. «Adesso è meglio pensare ad altro. Hai detto che il cellulare che hai dato a Tina era di un tuo zio che soffriva di amnesie, giusto? Sei sicura che quell’applicazione di cui mi hai parlato funzioni?»
«Assolutamente» gli assicurò Dalila. «Purtroppo fa scaricare la batteria più in fretta, dobbiamo solo sperare che non accada niente di irreparabile, che costringa Tina a tenere il telefono lontano dalla carica per troppe ore. Le hai già spiegato che, non appena lascerà il circuito, dovrà attivarla?»
«Gliel’ho spiegato.»
«E sei sicura che lo farà?»
Oliver alzò gli occhi al cielo.
«Questo, lo ammetto, è molto più difficile da controllare. Spero che abbia ben chiari i rischi che corre.»
«I rischi che corriamo.»
«Sì, certo, anche noi ne corriamo, ma lei è quella che ne corre di più, visto che l’ultimo giorno per eliminarla ed ereditare è lunedì.»
Dalila azzardò: «Quindi torna in scena Claudia.»
Oliver sentenziò: «Tutti possono tornare in scena al momento giusto. Non bisogna sottovalutare nessuno.»

***

Tina guardò Ryan Harvey con soddisfazione, prima di mettergli davanti agli occhi il telefono.
«Guarda, il caricamento è completato. Presto la gente inizierà a vedere il nostro video e a condividerlo ovunque. Stai per tornare a essere una persona rispettabile.»
«Sono sempre stato una persona rispettabile» ribatté Ryan, con un filo di freddezza che agli occhi di Tina appariva comprensibile.
«Spero davvero che tutto si sistemi, per te.»
«Lo spero anch’io, ma non c’è più niente che possiamo fare. Ormai la cosa non è più sotto il nostro controllo.»
Tina ribadì: «Sono davvero dispiaciuta per l’equivoco. Mi dispiace tanto per com’è andata. Se potessi tornare indietro, sarei senza dubbio molto più accorta. Inoltre cercherei di non essere così ferma sulle mie convinzioni, mi chiederei se ci fossero delle altre possibili soluzioni.»
«Lo spero davvero» rispose Ryan, «Spero che tu possa andare avanti senza rovinare altre persone sulla base di sensazioni.»
Tina avrebbe voluto ribadire che era desolata, ma non avrebbe avuto molto senso. Ormai il danno era fatto e poteva solo sperare che il lato più estremista del fanbase potesse mettere fine alla propria crociata contro il marito di Amber Thompson.
Prima di allontanarsi, si preoccupò anche di andare a rassicurare Veronica.
«Ho sistemato tutto» le disse.
Veronica le scoccò un’occhiata di fuoco.
«Non so cosa tu abbia sistemato, ma non mi fido della tua capacità di sistemare.»
Tina abbassò lo sguardo.
«Lo so, faccio più danni che altro.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire» ammise Veronica, «Ma mi auguro che sia tu sia il tuo amico Fischer ve ne stiate buoni e calmi fino alla fine del weekend. Quel rompicoglioni non ha neanche spiegato cosa intenda fare.»
«Non c’è niente che possa fare» replicò Tina. «Io, comunque, parlavo di Harvey. È tutto a posto, o almeno così spero.»
«Nulla sarà mai a posto, con Harvey» obiettò Veronica. «Hai fatto un casino enorme e non hai idea di quanto mi faccia incazzare sapere che l’hai fatto senza alcuna prova contro di lui, solo perché te lo sentivi.»
«Mi dispiace, l’ho detto a lui e lo dico anche a te.»
«Sai qual è il tuo problema? Che prima fai e distruggi, poi ti metti delle preoccupazioni in un secondo momento. È andata così anche con Serrano? Ti sei detta “chi se ne frega se si schianta di nuovo e si fa male, quello che conta è la mia gara”, non è vero?»
«Sei ingiusta» la accusò Tina. «Sai benissimo che non mi sacrifico mai per gli altri. Ho fatto valere le mie ragioni. Manuel sapeva a cosa andava incontro, sapeva che non poteva proseguire in quella gara. Avrebbe dovuto rientrare ai box e ritirarsi.»
«Tu l’avresti fatto, al posto suo?»
«Non lo so.»
«Allora non puoi dare tutte le colpe a Manuel» concluse Veronica. «Serrano non sarebbe morto, se tu avessi accettato di rinunciare alla tua gara.»
«Lo so, non sarebbe morto» ribadì Tina, «E so di avere fatto degli errori, ma non è giusto che Claudia li abbia utilizzati contro di me per danneggiarmi. Io ho sempre creduto in lei, mi sono fidata di lei per tutti questi anni...»
«E invece, come una discendente qualsiasi di un Lord inglese degli anni Quaranta, ha iniziato a pensare al testamento a suo favore» osservò Veronica. «Invece di stare qui a pensare a Harvey o a Serrano, non ti converrebbe andare a rintanarti in un posto in cui non possa trovarti, almeno a quando la tua morte non le porterebbe più alcun vantaggio?»
«Non riesco a credere che Claudia possa arrivare a uccidermi» affermò Tina. «Davvero, è un pensiero che non posso concepire. Sono sicura anche che non avrebbe avuto il coraggio di spaccare la testa a Mirko De Rossi.»
«Forse il coraggio di farlo no» ribatté Veronica, «Ma quello di bussare alla sua porta e convincerlo ad aprire? Rifletti, Tina: cosa sarebbe successo? Probabilmente De Rossi avrebbe aperto la porta e accolto Claudia. L’avrebbe fatta passare, poi si sarebbe girato, per farle strada dentro casa. Magari, dietro a Claudia, c’era qualcuno che il coraggio di rompergli la testa ce l’aveva.»
Tina si limitò a non replicare e la Young non disse più nulla. Mettere fine a una conversazione scomoda era più facile del solito e le venne da sperare che fosse altrettanto semplice non iniziare ulteriori conversazioni con altri.
Se ne andò da sola, come aveva già convenuto con Oliver, con l'obiettivo in precedenza dichiarato di non incontrare più nessuno fino all'indomani. Ma poi? Tina se lo chiese, più di una volta. Cosa sarebbe successo il giorno dopo? Non era possibile che il discorso di Fischer non avesse alcuna conseguenza.
Quella sera decise che aveva bisogno di vederlo. Uscì dalla stanza d'albergo nella quale di lì a un paio d'ore avrebbe dovuto dormire. Sapeva che Oliver si trovava all'interno dello stesso stabile, doveva raggiungere la sua camera e sperare che non ci fosse Dalila Colombari con lui.
Non c'era, il giornalista era solo e anche piuttosto sorpreso di vederla.
«Perché sei qui?»
«Non ce la facevo più ad aspettare.» Tina richiuse la porta alle proprie spalle e fece scattare la chiave, che si trovava nella toppa. «Come andrà a finire, adesso?»
«Non lo so come andrà a finire» ammise Oliver. «Sei pentita di quello che abbiamo fatto?»
Tina scosse la testa.
«No, sono pentita solo di tutto quello che non ho fatto. Tra poco potrebbe essere troppo tardi.»
Oliver la fissò con i suoi occhi che sapevano essere penetranti.
«Credi davvero che Claudia possa venire a cercarti prima che, per lei, la tua morte divenga insignificante?»
Tina abbassò lo sguardo.
«Credo che ci sia chi non ha bisogno di cercarmi.»
«Nessuno sa che sei qui con me.»
«Non potrò restare qui dentro per sempre.»
«Possiamo andarcene, se vuoi» suggerì Oliver. «Possiamo nasconderci da qualche parte, finché il 14 agosto non sarà finito. Mancano solo due giorni.»
Tina alzò gli occhi.
«E dopo?»
«Dopo sarai libera.»
«Non è così che funziona» replicò Tina. «Se so tutto, rischio comunque di fare una brutta fine.»
«Non hai prove, non puoi incastrare nessuno» puntualizzò Oliver. «Nessuno di noi può farlo. Non sarai più un pericolo.»
«E tu?»
«Io non ho fatto testamento a favore di nessuno.»
Tina sospirò.
«Non fare finta di non capire. Stai indagando sull'omicidio di De Rossi e su quello che mi è successo. Non pensi che ci sia chi vorrebbe metterti a tacere una volta per tutte?»
Oliver non rispose. Andò a sedersi sul bordo del letto e rimase in silenzio, come se stesse riflettendo.
Tina andò ad accomodarsi al suo fianco.
«Ho fatto un casino, vero? Non avrei dovuto ingaggiarti per...»
Oliver non la lasciò finire: «Nella mia vita non succedeva niente di emozionante da anni e anni. Mi ero rassegnato a vivere nell'ombra, a limitarmi a scrivere cose già dette e ridette, solo cercando di essere più concreto e meno attiraclick di molti miei colleghi. Poi sei arrivata tu ed è cambiato tutto. Non so se tu vorresti tornare indietro, ma ti assicuro che non lo vorrei io. È vero, non mi sei stata molto d'aiuto, a volte mi hai tenuto nascosti dei dettagli che avrebbero potuto essere fondamentali. Mi hai messo in mano le redini, ma poi pretendevi di essere tu a decidere la direzione da seguire. Non è stato facile starti dietro, ma sono ancora qui e ci resterò fino alla fine.»
«E dopo?»
«Anche dopo, se lo vorrai.»
Tina azzardò: «Cosa ne pensa la tua amica fotografa?»
«Non so cosa ne pensi Dalila, ma sa benissimo che tra me e lei non c'è mai stato futuro» rispose Oliver. «Lo accetterà come è giusto che sia.»
«Mi dispiace essermi messa tra di voi.»
«Non ti sei messa tra nessuno. Non frequentavo Dalila da anni, fino a poco tempo fa. Sono contento di averla incontrata di nuovo, ma per me è solo un'amica.»
«Un'amica con cui andavi a letto.»
«Perché, tu non andavi a letto con Jung? Eppure, da un certo punto in poi, siete tornati a essere solo amici.»
A Tina sfuggì una mezza risata.
«Jung. Quanto tempo è passato da allora. Mi sembra così ridicolo, adesso, pensare a quello che ho fatto con lui, per non parlare di quando te l'ho raccontato.»
Oliver osservò: «Non penso sia ridicolo. Non volevi condividere con altri il tuo passato e Shin ne era già al corrente. Magari non sapeva tutto, ma aveva capito quanto stessi male, dopo la morte di Manuel. Non mi stupisce che tu ti sia appigliata a lui, quando non c'erano altri che potessero comprenderti.»
«È stato così anche per te, vero?» volle sapere Tina.
«A cosa ti riferisci?»
«A Dalila. Anche tu hai un passato che ti tormenta, anche se forse non tanto quanto il mio. Dalila ha sempre saputo che hai cambiato vita solo perché ti sei sentito costretto, che per te c'era di più che stare chiuso in casa a scrivere articoli.»
«Non mi dispiace stare a casa a scrivere articoli» mise in chiaro Oliver, «Ma quando c'è qualcosa di più preferisco non limitarmi a un semplice articolo.»
«Come hai capito che c'era qualcosa di poco chiaro nell'incidente in cui morirono Herrmann e Harrison?»
«Preferisco non rispondere.»
«Fonti segrete?»
«Diciamo che difficilmente potresti capirmi. È una storia molto lunga e molto poco credibile.»
«Va bene, non indago, ma conto sulla speranza che un giorno me ne parlerai.»
«Per il momento ti basta sapere che c'è di più, rispetto a quello che vediamo.»
Tina rabbrividì, e non fu per l'aria condizionata, puntata a una temperatura ragionevole invece che a quei diciotto gradi che in certi luoghi erano la prassi.
«Parli di paranormale?»
Oliver scosse la testa.
«No, non scomoderei il paranormale.»
Tina insisté: «Hai avuto un incidente, da ragazzino. Ricordi qualche esperienza extracorporea?»
«Non ricordo niente di quando sono stato in coma» replicò Oliver, «Ma comunque non mi sono risvegliato com'ero prima.»
Tina insisté: «Pensi di avere avuto qualche rivelazione, mentre non eri in te?»
Oliver si limitò a rivelarle: «Il mio incidente è successo contemporaneamente alla morte di Patrick Herrmann.»
«Quindi» dedusse Tina, «Adesso mi dirai che la figura di Herrmann ti affascinava per questa ragione e che non c'è niente di più. Va bene, lo accetto, se non ti senti pronto per parlarmene non voglio forzarti. Certo, è strano che poi tu sia stato insieme proprio a Selena Bernard, che a quei tempi era fidanzata con Herrmann.»
«Succedono un sacco di cose strane» ribatté Oliver. «Il mondo è pieno di coppie improbabili.»
Tina sussultò.
«Non me ne parlare.»
«Quando l'hai capito?» volle sapere Oliver. «Non voglio sapere quando l'hai accettato, ma proprio quando l'hai capito.»
C'erano argomenti di cui, nonostante tutto, Tina non riusciva a parlare. Cambiò discorso: «Perché hai litigato con De Rossi, quando è uscito il tuo libro su Patrick Herrmann?»
«Avevamo collaborato ad alcune parti» rispose Oliver. «Sapeva che avevo omesso di raccontare certe vicende. Mirko le considerava scabrose abbastanza da aumentare l'interesse per il libro. Io mi sono opposto.»
«E la tua passione per la verità?»
«Ci sono certe verità utili, mentre altre servono solo per permettere ai guardoni di sbavare. Ho preferito evitare di coinvolgere persone che avrebbero dovuto restarne fuori.»
«Selena?»
«Selena non è nominata nel libro.»
«Lo so.»
«L'hai letto?»
«Quando sono stata in Brasile» rivelò Tina. «Mi sentivo lontanissima da te, in quel periodo, ma ho voluto averti in qualche modo più vicino.»
Oliver affermò: «Selena non è nominata nel libro perché non ha a che fare con le vicende sportive. Ho preferito non scrivere né di lei né di altre persone che le stavano intorno, perché volevo approfondire la carriera di Herrmann come pilota, non raccontare dei gossip su di lui.»
«E a Mirko non stava bene?»
«È stato lui a incoraggiarmi a scrivere, quando io avevo ormai messo da parte il progetto. Gli ho raccontato anche dettagli che non erano mai venuti alla luce. Se da un lato Mirko mi ha sempre incoraggiato, dall'altro voleva valorizzare quella storia. Io non me la sono sentita.»
«E Mirko non l'ha mai raccontata da solo?»
«Avrei potuto smentirlo, sarebbe stata la sua parola contro la mia. Come è emerso oggi, non voleva mai correre il rischio di pubblicare notizie che potessero essere smentite.»
«Mi è parso di capire che Selena abbia un figlio sui vent'anni. È figlio di Herrmann?»
Oliver sospirò.
«Fai troppe domande, Menezes.»
Tina dedusse: «Sì, Thomas Bernard è figlio di Patrick Herrmann.»
Oliver le ricordò: «Non hai risposto alla mia domanda. Quando hai capito la verità su di loro?»
«Loro» ripeté Tina. «Nemmeno tu hai il coraggio di pronunciare i loro nomi insieme. Che cosa significa questo, se non che non ci credi davvero nemmeno tu?»
«Vorrei non crederci» ammise Oliver, «Ma non abbiamo altre possibili soluzioni. Arrivati a un certo punto, dobbiamo accettarlo. Credimi, avrei tanto desiderato poterti dimostrare che il colpevole era Ryan Harvey...»
«E magari scopriremo che lo è» ribatté Tina. «Anche se, lo ammetto, mi dispiacerebbe se succedesse proprio adesso che ci siamo chiariti.»

***

Dalila aveva poche certezze, ma una di queste era la consapevolezza che le occasioni non capitavano da sole, bisognava farle accadere. Se avesse fatto ciò che aveva concordato con Oliver Fischer, restando chiusa in camera fino all’indomani, non avrebbe mai avuto modo di schiarirsi le idee, possibilità che invece le era stata data dall’essersi intromessa più del dovuto negli affari dei coniugi Harvey/ Thompson.
Nella sera ancora calda, Ryan e Amber passeggiavano da soli, senza dubbio pensando di essere destinati a restare indisturbati. Dalila aveva altri programmi per loro, quindi valutò una traiettoria da seguire per incontrarli e, con aria indifferente, a poco a poco si avvicinò ai due.
Non avrebbero fatto caso a lei, se non fosse stata Dalila a interpellarli.
«Anche voi qui.»
Ryan e Amber si guardarono l’uno con l’altra, come colti di sorpresa. Se erano spiazzati, tuttavia, non lo rimasero molto a lungo.
«Dalila Colombari?» chiese Ryan.
«Proprio io» rispose Dalila. «È stato davvero un piacere fare la vostra conoscenza.»
Si aspettava un “anche per noi”, da parte di almeno uno dei due, ma non ebbe quella soddisfazione. Del resto era stata convocata da Veronica Young come aiutante di un investigatore dilettante che indagava su un caso di omicidio e uno di pornografia non consensuale in cui, per quanto le probabilità stessero calando a vista d’occhio, potevano essere implicati.
Amber, tra i due, fu la prima a parlare: «Conosco il tuo nome. Una delle mie foto migliori, mentre guido una Formula 3 sotto la pioggia a Misano, porta il tuo copyright.»
A Dalila sfuggì un sorriso.
«Mi fa davvero piacere che tu ti sia scomodata di leggere il mio nome.»
«È una delle foto che preferisco» le riferì Amber. «Ne ho una copia a dimensione poster incorniciata in soggiorno.»
Sarebbe stato un vero peccato se una persona che apprezzava il suo lavoro fosse stata colpevole dell’assassinio di Mirko De Rossi, ma Dalila non l’aveva mai presa in seria considerazione. Se tra i due c’era qualcuno che aveva qualcosa da nascondere, doveva essere Harvey. Decise, tuttavia, di mostrarsi accomodante nei suoi confronti.
«Mi dispiace per i sospetti che la Menezes aveva sul tuo conto.»
«È una questione chiusa.»
«Chiusa o aperta che sia, è sempre una cosa sgradevole. Ho provato a convincerla a non dire nulla del genere davanti a tutti, ma non c’è stato verso.»
«Hai provato a convincerla?» si stupì Ryan. «Perché avresti dovuto farlo?»
«La stessa Tina aveva già capito che non c’entravi niente» gli spiegò Dalila. «Era del tutto inutile parlare di accuse in cui lei stessa non credeva più, non credi?»
«Credo sia meglio che abbia parlato, arrivati a questo punto» la smentì Ryan, «Almeno ho potuto convincerla a ritrattare anche quello che aveva detto tempo fa, nel suo video.»
«Vedrai, il tuo nome sarà presto riabilitato.»
«Ho già visto qualche commento positivo.»
«Del resto, che cosa c’è di più importante che essere apprezzati dal pubblico?»
Il tono di Ryan Harvey si fece freddo, mentre affermava: «Ci sono molte cose più importanti, per quanto mi riguarda, ma non sono io a fare le regole. Purtroppo la mia vita, così come quella di Amber, si basa fin troppo su quello che la gente comune pensa di me. Non importa che sia vero o che non lo sia. Forse tu non te ne rendi conto, sei solo una fotografa - con questo non intendo sminuirti, ma semplicemente ricordarti che sono in pochi a leggere il tuo nome, dato che non ti citano nemmeno nei credits quando ripubblicano le tue fotografie sui loro profili. Prova a chiedere a Fischer, quanto sia difficile essere ammirati e rispettati, se dei coglioni qualsiasi dicono che sei il male assoluto.»
Dalila obiettò: «Non riesco a immaginare Oliver Fischer come il male assoluto.»
«Ti assicuro che i suoi articoli non sono andati giù a molte persone, qualche anno fa» replicò Ryan, «E che tuttora fa fatica a farsi prendere sul serio. Questo non perché sia stato invischiato in un caso di cronaca nera come potenziale colpevole, quanto piuttosto perché lavorava insieme a quella povera giornalista assassinata. Fischer non ha fatto nulla di male, ha semplicemente cercato di portare alla luce dei misteri mai risolti, ritrovandosi nel mezzo di un vespaio del quale non aveva alcun controllo. Hai visto cosa si è scritto di lui, di recente.»
Dalila annuì.
«Già, si è parlato pure di uno scandalo con la Roberts.»
«Non ho l’abitudine di intromettermi nella vita privata altrui» mise in chiaro Ryan, «Ma mi risulta che Fischer sia stato brevemente fidanzato con la Roberts prima che lei si mettesse insieme a Edward. Oliver e Selena non erano impegnati in altre relazioni, quando sono stati insieme e, addirittura, inizialmente è stata Selena quella al centro di critiche varie per averlo lasciato ed essersi messa insieme a un altro. Adesso, così dal nulla, c’è stato chi ha scritto di uno scandalo.»
Dalila puntualizzò: «Quelle chiacchiere sono l’effetto diretto degli articoli scritti - molto probabilmente - da Claudia Leonardo sotto falso nome. Non voleva davvero prendersela con Oliver, voleva solo che Tina si allontanasse da lui... e non aveva tutti i torti, dato che Fischer è stato in grado di smascherarla.»
«In grado di smascherarla fino a un certo punto» obiettò Ryan. «Fischer non ha niente contro di lei, né la Menezes ha dato segno di volere sporgere denuncia per la vicenda del video erotico.»
«La Menezes ha fatto le proprie valutazioni» obiettò Dalila. «Certo, non ti posso dire che avrei fatto lo stesso, se fossi stata al posto suo, ma questo è un altro discorso, che non ci tocca minimamente. È Tina a decidere per sé, tutto quello che posso fare è cercare di aprirle gli occhi. Però, come puoi facilmente intuire anche tu, aprire gli occhi alla Menezes è tutt’altro che semplice.»
Inaspettatamente, Amber Thompson intervenne a sostegno della collega: «Nessuno di noi si trova nella stessa situazione di Tina. Non dobbiamo giudicare così severamente le sue scelte. Chissà, magari avremmo fatto di peggio.»
Dalila annuì.
«Parole sagge, devo ammetterlo. Peccato che Tina non abbia alcuna ammirazione nei tuoi confronti, proprio tu che parli a suo favore.»
«Tina ha detto cose sgradevoli su di me, ma l’ha fatto solo perché pensava che Ryan...» Amber non completò la frase, era chiaro che non volesse pronunciare certe parole ad alta voce accanto al nome di suo marito. «Sono sicura che tutto si sistemerà. Le dirò sicuramente che non avrebbe dovuto permettersi di fare certe insinuazioni, quando capiterà l’occasione, ma per me tutto si chiuderà dopo che l’avrò fatto.»
«Ti ammiro» disse Dalila. «Se qualcuno osasse tacciare mio marito di essere un potenziale stupratore, quel qualcuno finirebbe molto male.»
«Il problema non si pone» ribatté Amber. «Ti hanno chiamata “signorina Colombari”, oggi, quindi non ce l’hai, un marito.»
Dalila avvampò.
«Per ora, almeno.»
Salutò Ryan e Amber, poi si allontanò. Pensava avrebbe trascorso il resto della serata da sola, invece, una decina di minuti più tardi, mentre si trovava seduta su una panchina, udì una voce alle proprie spalle.
«Buonasera signorina Colombari.»
Dalila alzò lo sguardo, girando la testa di lato.
«Signor Franzoni, buonasera a lei.»
Donato fece il giro della panchina.
«Posso?»
Dalila si fece da parte.
«Certo, c’è posto anche per lei.»
Donato Franzoni si accomodò al suo fianco e, per lunghi istanti, rimasero entrambi in silenzio. Fu l’uomo, infine, a parlare: «Quando ci siamo incontrati al supermercato, credo di essere stato troppo duro con lei. Inizio a comprendere perché le piaccia Fischer.»
Dalila si irrigidì.
«Se Fischer mi piaccia o meno, non credo sia affare suo.»
«Ha ragione, mi rendo conto di essere invadente» ammise Donato, «E fa bene a farmelo notare. Mi permetto soltanto di dire un’ultima cosa: Fischer le somiglia, è determinato come lei.»
«Come fa a sapere che sono determinata?»
«Intuito. Io non sbaglio mai, sulle persone.»
«Davvero?» Dalila rifletté. «In effetti, anche professionalmente, credo sia andata proprio così. Ha capito subito il potenziale di Tina, vero?»
«Eccome se l’ho capito» ribatté Donato. «Quando sono stato promosso ad assistente di Dalma Hernandez, in Brasile, ho compreso fin dal primo momento che Tina avrebbe fatto molta più strada di Manuel Serrano. Mi sono schierato dalla sua parte finché ho potuto, ma ovviamente certe decisioni non spettavano a me. Non aveva molto senso mettermi contro alla proprietà, anche perché la mia posizione non sarebbe stata intaccata da una vittoria finale di Serrano. Anzi, per quanto Tina fosse a mio parere più promettente, in quella stagione era molto più plausibile che Manuel potesse lottare per il titolo. Era l’obiettivo che Hernandez si era prefissato e Dalma era dello stesso parere di suo zio. Se avessimo vinto il campionato, sarei rimasto con il team Hernandez. Se Tina fosse rimasta per una terza stagione, avremmo senz’altro potuto ripeterci.»
«E invece» concluse Dalila, «Nulla di tutto ciò è stato possibile.»
«Già» convenne Donato. «Purtroppo è finito tutto in un disastro.»
«Se Serrano non fosse morto...»
«Già, se Serrano non fosse morto. Però è inutile piangere sul latte versato.»
Dalila azzardò: «Si potrebbe dire che l’incidente in cui Serrano ha perso la vita sia stato la disgrazia che ha stroncato la sua carriera.»
Donato obiettò: «Non sarei così esagerato.»
«Perché no?» replicò Dalila. «Era una posizione di un certo spessore e, chissà, se davvero fossero stati vinti due campionati consecutivi, avrebbe potuto addirittura puntare a un ruolo più importante. In fondo Dalma Hernandez era giovane e inesperta, non ci voleva qualcuno che la aiutasse?»
«Sì, ci sarebbe voluto qualcuno al suo fianco, specie considerato che era un periodo difficile della sua vita.»
«Se ho ben capito, si era innamorata di un ragazzo che credeva essere il suo fratellastro.»
«Come lo sa?»
«Quel ragazzo era il fratello di Tina.»
«Gliel’ha riferito la Menezes?»
«So giocare bene le mie carte, quando voglio farmi dire qualcosa.»
Donato realizzò: «È stato Fischer, allora. È molto scaltro e sa fare il suo lavoro, qualunque esso sia, ma si perde in dettagli di poco conto.»
Dalila ribatté: «Non proprio di poco conto, come dettaglio. Alla fine Dalma Hernandez ha scoperto chi fosse il suo vero padre... e non era Leo Menezes.»
«Tutti pensavamo che il padre di Dalma fosse Leo Menezes» chiarì Donato. «È stato solo un enorme equivoco.»
«Certo, un perfetto susseguirsi di equivoci» osservò Dalila. «Dalma era in crisi perché pensava che Christian Menezes fosse il suo fratellastro, nel frattempo si trovava a dovere gestire, dal nulla, una squadra che lottava per il campionato, con contrasti interni tra i suoi due piloti... Ci credeva, vero, signor Franzoni? Non aveva dubbi, sul fatto che prima o poi Dalma le avrebbe affidato un ruolo più importante, che non si sarebbe accontentata di averla come consulente.»
Donato annuì.
«Sì, certo, ero convintissimo che avrei fatto strada. Purtroppo il caso ha voluto che non andasse così.»
Dalila evitò accuratamente di osservare come non fosse stato il caso, quanto piuttosto una serie di decisioni errate avessero provocato la morte di Manuel Serrano e come la colpa di tutte le disgrazie fosse indirettamente caduta sulla testa di Tina Menezes, che non si era fatta da parte cedendo l’auto al compagno di squadra.

***

Oliver si era addormentato, quando Tina raccattò i propri indumenti sparsi per il pavimento. Non riusciva ancora a crederci, mentre, completamente nuda, con gli abiti in mano, entrava in bagno. Cercò di legarsi i capelli come meglio poteva, per non bagnarli, e si infilò sotto la doccia. Lasciò che l’acqua le scrosciasse addosso per qualche minuto, poi si asciugò e si rivestì. Sopra la biancheria, si sistemò la canottiera e la gonna.
Andò ad affacciarsi alla finestra. Era tardi, ormai, e l’umidità iniziava a farsi sentire. Non aveva altro con sé, con l’eccezione delle infradito che aveva lasciato accanto al letto. Mentre le andava a raccattare, frugò tra gli effetti personali di Oliver. Trovò una camicia a quadri, la mise sopra alla canottiera e uscì dalla stanza, senza fare rumore per non svegliarlo. Avrebbe voluto lasciargli un biglietto, per comunicargli che quello che era successo era stato bellissimo, ma non aveva a propria disposizione né una penna né un foglio su cui scrivere. Non importava, tanto ne avrebbero parlato, o almeno era quello che sperava vivamente.
Era tardissimo, iniziava a chiedersi se fosse ancora in tempo per ciò che doveva fare. Non aveva detto nulla a nessuno e senz’altro, aveva fatto bene a non dire nulla a Fischer. Avrebbe cercato di bloccarla, o almeno avrebbe chiesto di accompagnarla. Tina non lo voleva con sé, in un momento così complicato.
Non voleva e non poteva credere ai sospetti del giornalista e presto avrebbe avuto la doverosa smentita. Poteva accettare l’idea che Claudia Leonardo avesse scoperto del testamento e avesse deciso di agire contro di lei, ma doveva esserne venuta a conoscenza per puro caso, messa al corrente da chi non credeva avesse cattive intenzioni.
Tina scese le scale, sperando di non incontrare nessuno. Non che eventuali persone di passaggio potessero sapere cosa le passasse per la testa, ma preferiva di gran lunga non essere vista. Uscì dall’hotel passando per un’uscita secondaria - per fortuna non suonò alcun allarme - e si diresse verso il parcheggio.
Riconobbe subito l’auto dell’uomo che la stava aspettando.
Aprì la portiera e si piazzò sul posto del passeggero.
«Scusami, Donato, sono in ritardo.»
«Non fa niente» rispose colui che le era stato accanto ai tempi della Formula 3 Brasiliana. «Se avevi qualcosa di più importante da fare...»
«Oh, no» lo smentì Tina. «Cioè, sì, in realtà.»
«Eri con Fischer?»
«Io non...»
«Eri con Fischer» concluse Donato. «Non c’è bisogno che tu ti nasconda. Anche quando ha detto che non state insieme veramente, ho capito che ti piace.»
«Sì, mi piace» ammise Tina. «Non posso dire che tra me e lui nascerà qualcosa di importante come quello che c’era tra te e Luz, ma non tutti possono arrivare ai livelli tuoi e di Luz.»
«Già, Luz era la donna della mia vita.»
«Quindi non c’è più stata nessun’altra dopo di lei.»
«No, nessuna.»
Tina non notò nulla di inconsueto, nella sua voce. Sembrava sincero, come lo era sempre stato nei suoi confronti. Oliver non poteva sapere fino a che punto l’avesse sostenuta, i suoi sospetti potevano avere senso soltanto da parte di un estraneo, che non conosceva la verità. Stavano già uscendo dal parcheggio, quando decise di confidargli: «Fischer pensa che tu stia insieme a Claudia.»
«Io insieme a Claudia?» ripeté Donato. «Come gli è venuta una simile idea?»
«Dice che Claudia deve avere scoperto da te del testamento» rispose Tina, «E questo, in effetti, lo penso anch’io. Gliel’hai detto inavvertitamente, vero? Pensavi ne fosse già informata...»
«Mi dispiace per quello che ti ha fatto Claudia» replicò Donato, «Ma Fischer dovrebbe tornare alla realtà. Ha incastrato lei, non può pretendere che tutto ciò che respira sia un potenziale colpevole.»
«Mi piace il tuo modo di pensare.»
«E a me è sempre piaciuto il tuo.»
Rimasero in silenzio, si stavano allontanando, lungo una strada buia dalla quale Fischer le avrebbe suggerito di stare lontana.
Non era la prima volta che vagavano insieme a vuoto, senza meta, semplicemente confidandosi ciò che passava loro per la testa. Per quanto Claudia avesse sempre insistito a definire loro due, come due parti di un binomio vincente, c’era una sola persona con cui Tina si sentisse davvero a proprio agio in quella definizione.
Glielo disse: «Io e te eravamo due parti di un binomio vincente.»
Si aspettava che Donato concordasse, eppure continuò a non parlare.
Indecisa sul da farsi - insistere, oppure fare finta di niente? - Tina restò in attesa. Solo quando le fu chiaro che Franzoni non avrebbe risposto ripeté: «Eravamo due parti di un binomio vincente, lo pensi anche tu?»
«Quello che penso non ha importanza» replicò finalmente Donato. «Cosa importa se fossimo un binomio vincente oppure no? Tutto ciò che conta è il risultato finale e, come ben sai, abbiamo fallito miseramente.»
«Non è stata colpa nostra.»
«Oh, sì, è stata colpa tua.»
Tina si sentì come trafitta da una lama gelida.
«Come puoi dirlo?»
«Come potrei non dirlo, invece?» obiettò Donato. «Io credevo in te, credevo avremmo potuto lavorare insieme per portare la squadra in alto. Dovevi solo accettare che Manuel Serrano fosse più veloce di te, pazientare ancora qualche mese. Avrebbe vinto il titolo, se ne sarebbe andato e dopo Dalma Hernandez avrebbe dovuto puntare su di te.»
«Sarebbe stato il mio terzo anno nella Formula 3 Brasiliana» replicò Tina. «Se avessi vinto al terzo anno, tutti mi avrebbero tacciata di avere battuto dei ragazzini inesperti. Non potevo aspettare. Sapevo che non avrei potuto vincere, ma dovevo far capire di che pasta ero fatta. Avevo bisogno che gli sponsor continuassero a credere in me e che mi consentissero di passare in una categoria più importante.»
«Eri una ragazzina ingenua, pensavi di potere dettare legge» la accusò Donato, «Invece hai saputo solo fare danni. Hai messo i tuoi interessi davanti a tutto e te ne sei fregata di chi avevi accanto. Manuel è morto per colpa tua e, prima che tu ti lasci prendere dai rimorsi, ci tengo a metterlo in chiaro: se la sua morte non mi avesse danneggiato personalmente, adesso non saremmo qui. Invece ci ho rimesso in prima persona.»
«Non è possibil-...»
Tina si interruppe, vedendo Donato allungare una mano verso di lei. Sentì un panno bagnato passarle sul naso e sulla bocca, poi tutto divenne buio.
...
...
...
Quando riprese i sensi, si rese conto di avere i polsi e le caviglie legati. Era gettata su una sedia pieghevole malandata, che tremava sotto di lei, e qualcosa le teneva la bocca tappata.
Aveva commesso un errore, un errore madornale. Non aveva voluto credere alla semplice realtà dei fatti, perché era troppo dolorosa.
Udì qualcuno muoversi, accanto a lei.
«Sono qui, Menezes» mormorò la voce subdola di Donato, puntandole una torcia davanti al volto. «Sono qui, ma non rimarrò qui a lungo, diversamente da te. Sei finita, come era finita la mia carriera quando Serrano è morto per colpa tua. Prima, però, ho ancora qualcosa da fare. Anzi, abbiamo ancora qualcosa da fare.»
Si avvicinò.
Tina era stordita, non aveva idea di cosa sarebbe successo.
Sentì una mano - che non era quella di Donato - afferrarle la coda, un paio di forbici che tagliavano ciocche a caso.
«Ci tenevi, a non tagliarli più» sibilò Claudia Leonardo, dietro di lei. «Ma non spetta più a te prendere queste decisioni. Sei finita, Tina, sei finita come avresti dovuto esserlo molto tempo fa. Hai resistito più di quanto pensassi, ma presto non sarai più un problema, né per me né per Donato.» Di colpo tutto assumeva un senso, perfino il disprezzo malcelato di Claudia per Luz Franzoni. «Purtroppo ci hai reso le cose difficili e probabilmente non riusciremo a entrare in possesso del denaro che volevi lasciarmi, ma ormai non importa più. Ricominceremo una nuova vita, mentre tu raggiungerai Serrano sottoterra.»
Era finita, e solo perché aveva continuato, imperterrita, a fidarsi delle persone sbagliate. Era finita perché quei due volevano che finisse e avrebbero inventato qualsiasi scusa, per giustificare le proprie azioni.
«Addio, Miss Vegas.»
Quella era la voce di Donato, un attimo prima che la torcia si spegnesse. Il colpo alla testa arrivò subito dopo, lasciando Tina a sprofondare ancora una volta nell’oblio.
...
...
...
Era sola, ma avvertiva una presenza.
Era al buio, ma intravedeva un fascio di luce.
Qualcuno si avvicinava a lei, passo dopo passo.
«Chi sei?» sussurrò Tina. «Tirami fuori da qui.»
«Non posso, l’ho già fatto una volta» rispose una voce che Tina conosceva bene. «Non riuscirò a salvarti di nuovo.»
«Mi hai... salvata?»
«Non c’erano speranze, il rollbar si era frantumato e avevi battuto la testa.»
«Quell’incidente? C’eri tu? Sei stato tu a farmi uscire di strada?»
La voce assunse un tono seccato: «Credi davvero che ti volessi morta? Ti sto accanto da quasi quindici anni, e ti assicuro che non è facile visto il modo in cui ti cacci abitualmente nei casini.»
C’era un che di ingiusto in quell’accusa, ma Tina preferì non replicare.
«Quindi mi hai salvata?»
«Sì, e ti ho pure esortata a vivere la tua vita senza pensare al passato, ma non c’è stato niente da fare, a quanto pare.»
Tina allungò una mano, cercando di sfiorarlo.
Manuel Serrano arretrò.
«No, non ancora. Non è il tuo momento. Non posso fare niente per te, ma non puoi arrenderti così. Certo, se tu non avessi lasciato il tuo telefono nella stanza di Oliver Fischer, forse adesso saprebbe rintracciarti!»
«Il telefono... nella stanza di Oliver?»
Manuel le assicurò: «Non sono rimasto lì a guardare, se è questo che ti preoccupa. Anche se avresti ben altro di cui preoccuparti, in questo momento. E comunque io l’avevo capito subito che Donato era un gran figlio di puttana.»
Furono le ultime parole che Tina udì, prima di sprofondare di nuovo nel buio, convinta che non avrebbe rivisto mai più la luce.

   
 
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