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Autore: NyxTNeko    23/01/2024    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 159 - C'è più verità in una lettera che in cento discorsi -

19 luglio

- Delle lettere da parte di Bonaparte? - domandò Josèphine in salotto, stava degustando un po' di pasticcini milanesi sul suo triclinio; seppur non fossero uguali a quelli parigini, ammetteva a sé stessa che erano davvero una delizia, non la appesantivano nemmeno, vi era ancora l'influenza austriaca nella loro cucina - Infatti mi ero un po' stupita che non fossero giunte sue missive negli ultimi giorni - aggiunse tra sé sottovoce. Si era quasi illusa di potersi godere un po' di tranquillità con la lontananza del marito, e invece quell'uomo non voleva proprio saperne, appena aveva ricevuto la sua lettera, Bonaparte non aveva esitato a risponderle.

- Sì il corriere è corso tutto defilato - riferì uno dei paggi che il generale aveva incaricato per servirla al meglio. Il giorno della partenza Napoleone era stato molto chiaro con il duca Serbelloni e la sua corte: dopo averli ringraziati per la continua e gradevole ospitalità offerta, ci tenne particolarmente a ribadire che, la sua adorata moglie, fosse stata affidata alle loro cure e premure e che sarebbe stata trattata con ogni riguardo - E mi ha comunicato se ci sono vostre lettere da far spedire, cittadina...

- Non ce ne sono, lo sapete bene mio caro - rispose la donna con nonchalance, con un gesto della mano indicò all'uomo di posare le lettere e di andarsene - Prima di far ripartire il corriere fatelo riposare un po', sarà sicuramente molto stanco, conoscendo l'esigenza di mio marito - riferì rapidamente, poco prima di sentire la porta chiudersi delicatamente. Solo allora la creola poté emettere un lungo respiro - E pensare che ho insistito con Hippolyte affinché mi lasciasse un po' da sola - si avvicinò alla poltroncina che era stata riservata al suo carlino, che si era addormentato a causa del caldo, la creola lo accarezzò sul pelo pulito. Dopodiché rivolse lo sguardo alle due lettere, sapeva che con Napoleone le sorprese non finissero mai, perciò poteva aspettarsi di tutto dai suoi scritti.

Prese la prima, datata il 29 messidoro, ossia il 17 luglio, vergata alle 9 di sera dal quartier generale di Marmirolo, la aprì, notò che non fosse particolarmente lunga, cominciò a leggerla 'Ho ricevuto la tua lettera, adorabile amica; esso ha riempito il mio cuore di gioia' era esattamente il tipo di frase che si sarebbe aspettata di leggere come apertura, conoscendo quanta importanza Bonaparte desse alle poche e brevi lettere che gli spediva, quando aveva voglia e si ricordava di farlo 'Ti sono obbligato della pena che ti sei data per darmi tue nuove; la tua salute ora deve essere migliore; sono sicuro che sei guarita. Ti prego caldamente di montare a cavallo, poiché questo non può mancare di farti bene'.

Nel leggere quel consiglio la donna emise un altro sospiro, prima di rimettersi alla testa delle sue truppe, il marito le aveva rivolto una marea di domande, in quanto aveva affermato, una sola volta, quanto si sentisse stanca e accaldata, pur avendo passato delle notti intense. Comprendeva il suo lato premuroso, tuttavia, lo percepiva in modo decisamente asfissiante, soprattutto quando assumeva un atteggiamento quasi paterno, eppure era più giovane di lei: sentiva quasi il dovere di proteggerla, in ogni occasione, persino da lontano. Alla lunga tale atteggiamento le procurava fastidio, per fortuna che, con la ripresa delle azioni belliche, sarebbe stata un po' più libera di muoversi dove e come voleva.

'Da poi che ti ho lasciata, sono sempre stato melanconico. La mia felicità è di esserti vicino. Incessantemente ritorno coll'immaginazione ai tuoi baci, alle tue lagrime, alla tua amabile gelosia; ed i vezzi dell'incomparabile Joséphine accendono senza posa viva e ardente fiamma nel cuor mio, nei miei sentimenti'. Nella mente della donna risuonava la voce asciutta, a tratti aspra, ma profonda del marito, con quell'accento corso molto spiccato e gli errori di pronuncia che si riversavano anche nella scrittura, che risultava, a tratti, incomprensibile da leggere e capire 'Quando mai, libero da ogni inquietudine, da ogni affare, potrò io passare tutti i momenti vicino a te, altro non fare che amarti, e non pensare che alla gioia di dirtelo e di provatelo?' Era un quesito che probabilmente non avrebbe mai avuto risposta, la creola conosceva i militari, era già stata moglie di un ufficiale: non avevano un attimo di tregua, di pace, perennemente affamati di gloria e di imprese memorabili; non erano come i soldati, i quali volevano soltanto vivere e divertirsi.

'Ti manderei il tuo cavallo, ma spero che potrai raggiungermi presto. Vari giorni sono credeva bene di amarti, ma dappoi che ti ho veduta, sento che ti amo mille volte ancor di più. Dappoi che ti conosco ogni di più ti adoro; e ciò prova come sia falsa la massima di La-Bruyére, che l'amore giunge ad un tratto. Tutto in natura ha un corso, e differenti gradi di sviluppo' Le faceva un po' sorridere il modo con cui Bonaparte passava da frasi smielate e pompose, costruite in modo artificioso, ad altre chiare, limpide come il sole, in grado di esprimere i concetti immediatamente. Rispecchiavano l'anima di Bonaparte, la sua personalità teatrale e spontanea, al pari della sua mente 'Ah te ne prego, lasciami vedere qualcuno dei tuoi difetti; sii meno bella, meno graziosa, meno tenera, meno buona sopra tutto; non essere mai gelosa, non piangere mai, poiché le tue lagrime mi privano della ragione, ed accendono il mio sangue'.

- Gli piacciono proprio queste composizioni - ridacchiò un po' divertita, era sempre buffo Bonaparte, non le era mai capitato di incontrare una persona di quel tipo, lo doveva ammettere. Per certi versi non le pareva reale, non vi era pervesione in lui, anche quando si spingevano un po' emergeva un lato innocente, fanciullesco quasi. Se solo non fosse così disillusa dalla vita e dall'amore lo troverebbero davvero tenero... 'Credimi che non è più in me lo avere un pensiero che non sia a te rivolto, una idea che non ti sia sommessa. Riposati, Ristabilisci presto la tua salute. Vieni a raggiungermi; e almeno, che prima di morire, possiamo dire: Fummo tanti giorni felici! Un milione di baci, come pure a Fortunè, a dispetto della sua cattiveria, BONAPARTE'.

Proprio in quel momento il cane apri gli occhietti e sbadigliò, come se avesse percepito quel saluto quasi rassegnato da parte del generale - In fondo Bonaparte ti vuole bene, tesoruccio mio - diede un bacino sulla testa di Fortunè ridacchiando un po' - Dovresti ricambiare un po' questo sentimento anche tu, non pensi? - Fortunè abbaiò energicamente, come risposta, non ci sarebbe stata nessuna tregua tra loro due - Povero il mio maritino, dovrà sempre avere un rivale come te, eppure mi ama follemente e per questo mio amore è disposto ad accettarti e sopportarti - continuava la donna tra un bacetto e l'altro. Poi piegò la lettera appena letta, la mise sul tavolino, afferrò l'altra ancora chiusa e la spiegò - Questa è stata scritta ieri, il 30 messidoro, 2 ore dopo il mezzogiorno, sempre molto preciso con i numeri il caro Bonaparte

Rimembrò quando le aveva confidato che la base, la fonte dei suoi successi militari non erano solamente merito della fortuna, quella agiva incondizionatamente, ma soprattutto frutto di calcoli e di numeri, assieme allo studio indefesso delle carte e di ogni condizione "Nulla dev'essere lasciato al caso, non si deve avere una strategia immutabile, al contrario si deve possedere, in ogni caso, un margine di cambiamento, per adattarsi a qualsiasi situazione inaspettata" lo affermava con una lucidità che la lasciava senza parole, nonostante fosse la sua prima vera esperienza come comandante di un'intera armata, era perfettamente cosciente di cosa stesse facendo e in che direzione stesse andando "Ma la matematica è fondamentale per avere tutto sotto controllo ed essere capaci di adattarsi, devo tutto alla matematica, non sarei diventato artigliere e non sarei qui, senza di essa" aveva colto il grande amore che provava per una disciplina tanto complicata, ne era appassionato al pari di uno scienziato/matematico, per Napoleone non era uno strumento pratico per calcolare i soldi guadagnati e spesi, era un'arte vera e propria.

La creola non riusciva ancora ad inquadrare bene quel giovane, di una cosa era certa però: non era come tutti gli altri uomini, poteva scorgere una luce intensa nello sguardo, sulla sua intera persona, che difficilmente aveva trovato in altri, anche tra gli uomini facoltosi e potenti. Era come se vivesse costantemente nel suo obiettivo, il quale pareva un vero e proprio sogno, che la donna doveva interpretare tra i discorsi rivelati. In queste ultime lettere si era aperto maggiormente, ma in presenza non si era fatto molti problemi nel rivelare certi particolari e nel chiedere anche qualche consiglio o parere. Si accorse di essersi imbambolata e, ridestata da quei pensieri, prese a leggere la seconda missiva 'Ho passata tutta la notte sotto le armi. Avrei avuta Mantova con un colpo ardito e felice, ma le acque del lago si sono abbassate improvvisamente, cosicché la mia colonna che già era imbarcata, non ha potuto giungervi.'

La donna non poteva conoscere i dettagli riguardo la faccenda: l'idea di attraversare le acque di uno dei laghi artificiali di Mantova di notte, con i suoi uomini travestiti da soldati austriaci, era stata di Murat. Questi, infatti, gliel'aveva proposto quando si era accorto della preoccupazione del comandante circa lo spostamento delle truppe di Wurmser, alla testa di ben 50.000 soldati, in aiuto di Beaulieu. In quel modo Murat sperava di poter tenere aperte le porte della città di Mantova, per il tempo necessario a far entrare la colonna del comandante. Era un azzardo, un vero colpo di mano, come aveva riferito Napoleone al Direttorio, ma gli era sembrata la soluzione perfetta per assicurarsi il dominio di Mantova, senza dover sfruttare le proprie risorse. L'aveva paragonata alla vicenda delle oche capitoline che avevano salvato Roma, con il loro starnazzare, durante sacco della città da parte di Brenno nel 390 a.C.

'Questa sera incomincio in un'altra maniera; ma questa non mi darà così soddisfacenti resultati'. Nonostante la brevità della descrizione, Josèphine percepì l'amarezza che il marito aveva sicuramente provato, quando il piano messo in atto non era aveva portato al risultato sperato, ci teneva alla vittoria definitiva contro un esercito potente come quello asburgico. Sicuramente avrebbe trovato la soluzione, anche se non lo amava, la moglie era sempre più convinta delle sue capacità, le stava dimostrando ampiamente "Persino il Direttorio comincia a temerlo, seppur non lo riveli ampiamente". Chissà come sarebbe continuata e, soprattutto, finita quella tacita lotta tra il marito e il governo.

Riprese a leggere 'Ricevo una lettera da parte di Eugène, che ti mando. Ti prego di scrivere da parte mia a questi cari fanciulli, e mandar loro qualche regalo'. Aveva allegato alla sua quella del figlio, ma questa l'avrebbe letta in seguito. Il suo bambino era così diligente e maturo, quando era dovuta partire le sembrava un ometto, nonostante per lei restasse un fagotto. Ringraziava il destino che non avesse ereditato nulla da Alexandre, nonostante lo rispettasse. In fondo era contenta che si fosse legato a Bonaparte e viceversa, sin dalla prima volta in cui gliene aveva parlato, aveva percepito l'ammirazione che Eugène provava per lui. Era stato questo, in parte, ad averla spinta ad avvicinarsi a quel buffo generale, che stava diventando sempre più popolare.

'Assicurali bene che li amo come miei figli. Ciò che è tuo o mio si confonde così fattamente nel mio cuore, che non vi ha alcuna differenza veruna. Sono inquieto per non sapere come tu stia, che cosa fai' Le ultime frasi la fecero sorridere di nuovo, era davvero pazzo di lei; nessuno le aveva mai parlato, scritto così, nessuno si era legato ai suoi figli con tale trasporto. L'essere cresciuto assieme a molti fratelli piccoli, senza un padre, aveva portato alla luce un naturale istinto paterno - Di solito risponde senza problemi ad Eugène, ma se non riesce vuol dire che ha trovato a malapena il tempo per scrivere a me - Pensava a cosa il destino aveva riservato loro, non poteva prevederlo di certo, si chiedeva sempre cosa avesse in mente Bonaparte...

'Sono stato nel villaggio di Virgilio, sulla spiaggia del lago, al chiaro argenteo lume della luna, e non un solo momento senza pensare a Joséphine!' Alla creola non dispiaceva affatto questo lato poetico del marito, lei era la sua musa ispiratrice, come erano state molte donne nella storia e nella letteratura. Lo immaginava fissare quelle acque in silenzio, scortato da alcuni dei suoi uomini, ma che lo seguivano a distanza, aveva intuito sin da subito la sua indole solitaria e appartata. Nel mentre Bonaparte aveva contemplato i riflessi lunari che al minimo alito di vento quasi increspavano, aveva pensato alle parole che voleva dedicarle, a come metterle su carta, magari facendo riferimenti proprio alle sue bucoliche composizioni.

Napoleone era molto più vicino al tipo di militare uscito dai romanzi e dai vecchi libri di storia, che non al soldato semplice. Era pur sempre un esponente dell'aristocrazia, anche se della piccola nobiltà di provincia e di un rango leggermente inferiore a lei, che era stata viscontessa. Bonaparte aveva ricevuto un'educazione molto completa dal punto di vista culturale e militare, ma aveva ancora grosse lacune per quanto riguardava l'approccio mondano.

'L'inimico ha fatta una sortita generale il 28, ci ha uccisi o feriti dugento uomini, ed egli ne ha perduti cinquecento rientrando precipitosamente. Io sto bene. Sono tutto di Joséphine, e non ho nè piacere, nè felicità, che in sua compagnia'. "Per questo ha dovuto raggiungere il fronte con la rapidità del fulmine, neppure il tempo di metterci piede che ha subito dovuto gestire un combattimento nemico" la guerra non era soltanto un lavoro sporco, era uno sforzo continuo. In quel momento si sentiva fortunata nell'essere nata donna, non sarebbe mai riuscita a sopportare simili ritmi, sarebbe impazzita al solo pensiero di dover gestire ogni aspetto della guerra. Anche perché erano già tanti i problemi che una donna doveva affrontare nella vita di tutti i giorni, almeno la guerra era un affare da uomini ed era meglio lasciarla a loro.

'Tre reggimenti Napoletani sono giunti a Brescia; essi si sono separati dall'armata austriaca, in conseguenza della convenzione che ho conclusa con Pignatelli' La donna chiuse gli occhi e li riaprì divertita, lo immaginava vantarsi di tale risultato, dicendolo a quante più persone possibili. Era comunque un ottimo traguardo quello ottenuto, era riuscito in poco tempo ad isolare il nemico principale, ovvero l'Austria, come gli aveva rivelato nei pochi giorni trascorsi insieme "Potevo scegliere di combattere nel fronte principale, quello sul Reno, in cui sono concentrate le forze maggiori e vi sono anche i pezzi migliori dell'esercito sia francese, sia nemico, lì la gloria è facile da conseguire, ma è l'Italia il mio obiettivo, il fronte secondario, con un'armata composta da pezzenti, privi di tutto, quello sul quale nessuno scommetteva davvero, tranne il sottoscritto, da anni progetto questa spedizione ed ora che ne ho l'opportunità, sto iniziando a dimostrare come l'impossibile possa diventare non soltanto possibilità, ma vittoria!"

Quelle affermazioni così ardenti la lasciavano senza parole, era scossa da brividi, probabilmente perché percepiva la grandezza che si nascondeva dietro quelle parole. Non aveva mai incontrato una persona così determinata, avrebbe potuto trovare una strada facile per raggiungere il suo scopo, come lui stesso aveva riferito, invece era disposto a compiere sacrifici, pur di voler mostrare che la sua scelta fosse la migliore, persino del Governo. Come poteva dimenticare quegli occhi che le mettevano soggezione? Non importava che quello sguardo fosse durato un istante, tanto le bastava per farla impallidire e sentirsi schiacciata.

Nonostante il caldo asfissiante si era sentita gelata d'un tratto, al ricordo di quella conversazione - Meglio riprendere la lettura, per fortuna mancano poche righe - prese il ventaglio e lo aprì 'Ho perduta la mia scatola; ti prego di scegliermene una un poco piatta, mettervi i tuoi capelli, e farvi scrivere qualcosa di grazioso. Mille baci tanto infuocati quanto sei fredda. Amore senza limiti, fedeltà a tutta prova'. Sospirò - Con tutto ciò che ha da fare, pensa ai miei capelli - doveva nuovamente tagliarsi uno dei suoi bei boccoli per lui, ci aveva messo un po' tempo per farli ritornare lucenti e curati, da quando aveva rischiato di perdere la testa sotto la lama della ghigliottina. 'Prima che Giuseppe parta, desidero parlargli' e terminò come la precedente lettera, con la sua firma secca e diretta. Joséphine le richiuse delicatamente le e le ripose nel cassetto apposito, nel quale erano contenute tutte quelle spedite dal marito.

- Ottima notizia quella da far comunicare a mio cognato - con un colpo d'anca chiuse il cassetto, decisamente sollevata. Era aggiornata riguardo le nuove mansioni che avrebbe ricoperto Giuseppe - E via un altro Bonaparte... ah... - si accasciò elegante sul divanetto - Potrò frequentare più liberamente il mio Hippolyte, senza dover badare troppo alle apparenze... - sorrise soddisfatta - Prima che arrivi dalle sue commissioni e di rispondere alla lettera di Eugène, mi preparerò per fare una passeggiata, osservare la vita cittadina milanese renderà il caldo decisamente più sopportabile - e andò entusiasta, canticchiando, a farsi bella.

 

   
 
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