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Autore: Gatto1967    27/01/2024    1 recensioni
Un giorno Candy incontra un bellissimo principe... Chi sarà mai?
Subito dopo un maggiordomo di una ricca e nobile famiglia le fa una proposta...
E invece NO!!!
Come sarebbe a dire "NO"? Questo è l'inizio della storia di Candy Candy come la conosciamo tutti. Che razza di storia sarebbe senza questi due eventi fondamentali che danno il "La" a tutte le sfighe della nostra bionda eroina?
Semplice: è la storia di Miss Candy, la direttrice della Casa di Pony.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I bambini giocavano allegramente fuori dalla Casa di Pony, mentre al suo interno la direttrice cercava di mettere un po’ di ordine nei conti di quella struttura che lei caparbiamente cercava di mandare avanti.

La giornata primaverile tendeva ormai all’estate e la campagna tutt’intorno era un rifulgere di colori freschi e vivaci.
D’un tratto una delle bambine cadde a terra e si mise a piangere. Una giovane donna in abito monacale che stava stendendo i panni lì vicino subito accorse.
-Santo cielo bambini! Possibile che non sappiate giocare senza farvi male?- disse spazientita mentre si chinava sulla bambina caduta a terra.
-Fà vedere Margaret!-
La bambina chiamata Margaret, una bimbetta sui sei anni di età, con lunghi capelli castani, smise di piangere, quasi che il tocco della giovane suora avesse poteri taumaturgici.
-Non è niente Maggie! Ti sei soltanto sbucciata il ginocchio. Adesso entriamo in casa e ti pulisco la ferita, d’accordo?-
Maggie fece cenno di sì e si alzò seguendo la suora verso l’ingresso della casa.
-Maggie è una piagnona! Maggie è una piagnona!- 
A intonare l’antipatico motivetto era stato un bambino poco più grande di Maggie.
-Dì un po’ Steve, vuoi che ti faccia diventare un “piagnone” anche a te?-
Lo sguardo severo della giovane suora, più che la sua minaccia, mise in soggezione il bambino.
-No Suor Anna.-
-Bene, allora riprendete a giocare, possibilmente senza ammazzarvi.-

Entrate in casa, Suor Anna condusse Maggie nell’ufficio della direttrice, la cui porta era aperta.
-È permesso Miss Candy?-
-Sì sorella.- disse la giovane donna bionda seduta alla scrivania, alzando per un istante lo sguardo dai suoi conti.
-Che diavolo hai combinato Maggie?- disse poi dopo aver visto la Bambina che zoppicava. 
-Niente di grave.- la tranquillizzò Suor Anna. -Si è soltanto sbucciata un ginocchio. Come al solito i nostri bambini non sanno giocare senza farsi male.-
-Siediti Maggie!- disse Miss Candy con uno sguardo a metà fra l’insofferente e il severo. 
Poi aprì un mobiletto-farmacia dentro il quale teneva custodito un modesto kit di primo soccorso e ne tirò fuori un flacone di disinfettante con una garza.

-Non è niente Maggie!- disse mentre finiva di pulire la modesta ferita della bambina -Solo dovresti imparare a correre senza cadere.-
-Grazie Miss Candy.- cinguettò Margaret prima di alzarsi.
-Torna pure a giocare con gli altri, ma stai attenta, va bene?-
-Sì Miss Candy.-
-Benedetti bambini…- disse poi la giovane direttrice alla suora -Ma in fondo li capisco. Io non ero certo da meno. Gradisci un caffè Anna?-
-Sì Miss Candy.-
-Oh andiamo! Ho soltanto ventitre anni, non sono mica tua nonna! Potresti anche chiamarmi Candy!-
La giovane suora, che aveva gli stessi anni della sua interlocutrice, sembrò pensarci su.
-Va bene Candy! In fondo hai ragione, noi due abbiamo la stessa età, siamo entrambe orfane e abbiamo dedicato la nostra vita a questi bambini. Non c’è motivo per cui non dovremmo considerarci amiche.-
-Ben detto sorella! E non nel senso di religiosa bada bene!-

Poco dopo le due giovani donne sedevano alla scrivania di Candy, quella che era stata la scrivania della cara Miss Pony morta cinque anni addietro, intente a sorseggiare il loro caffè.
-Tutto bene con le tue scartoffie Candy?- chiese Suor Anna sorridendo.
-Sì, ormai ho preso la mano con questi conti. Sono quattro anni che ci litigo, qualcosa avrò imparato, no?-
-Certo, ci passi giornate intere!-
-Non me ne parlare! Sapessi quanta nostalgia ho dei tempi in cui potevo correre fino sulla collina e arrampicarmi sul grande albero…-
-Non sei più una bambina Candy! Cosa direbbero i nostri bambini a vedere le sottane della loro direttrice che si arrampica sugli alberi?-
-Sorella! Nel senso di religiosa adesso, ma che linguaggio è questo?-
Si misero a ridere insieme.

-Sono un po’ preoccupata per quella questione della dilazione.-
-Non ti hanno risposto dalla Banca di Chicago?-
-Ancora no, e gli ho scritto ormai da due mesi.-
-Non hanno motivo di negartela, sei una buona cliente per la loro Banca e in fondo gli hai chiesto solo una dilazione di pochi mesi.-
-Già, ma in assenza di una loro risposta dovrò recarmi a Chicago, ed è un bel viaggio.-
-Vedrai che ti risponderanno presto.-

Il giorno dopo dalla strada che proveniva dal vicino paese di Laporte, un uomo camminava diretto verso la Casa di Pony, era il signor Marsh, il postino del paese.
Arrivato in vicinanza della costruzione, salutò Suor Anna che attingeva l’acqua dal pozzo.
-Buongiorno Suor Anna!-
-Buongiorno a lei signor Marsh, Miss Candy è in casa.-
-Vado da lei allora, devo consegnarle un po’ di posta.-
-Vada pure, la troverà nel suo ufficio.-

Entrato in casa, il signor Marsh si diresse verso l’ufficio della direttrice, dopo tanti anni che frequentava la Casa di Pony sia pure solo per portare la posta, conosceva a memoria quel vecchio edificio che tanti anni prima le sue vecchie direttrici avevano ristrutturato per farne una casa per i bambini orfani.
Ora Miss Pony e Suor Maria non c’erano più, entrambe morte. La prima di vecchiaia, la seconda per una polmonite soltanto pochi mesi dopo Miss Pony. In quei tristissimi giorni la Casa di Pony aveva rischiato seriamente la chiusura, e i suoi piccoli ospiti avevano rischiato di essere separati e spediti chissà dove, in grigi orfanotrofi di città.
Ci era voluto tutto il coraggio e tutta la determinazione di quella ragazza per impedirlo. Lei da sola si era sobbarcata sulle spalle tutto il peso di quell’impresa titanica: tenere in vita la Casa di Pony, mandarla avanti nel ricordo delle sue benefattrici, delle sue mamme, della sola famiglia che avesse mai avuto.

-Buongiorno Candy.- disse il signor Marsh entrando dalla porta lasciata aperta dell’ufficio di Candy.
-Buongiorno signor Marsh.- rispose lei alzando lo sguardo dal suo lavoro e sorridendo all’anziano postino.
Lo conosceva da sempre. Il signor Marsh era un’istituzione a La Porte, ne era il postino da prima che lei e Annie fossero ritrovate da Miss Pony e Suor Maria e costituiva anche lui, pur con le sue sporadiche presenze, un riferimento importante nella sua vita.
-Si accomodi prego, adesso le preparo un caffè.-
-Grazie Candy.- disse lui sedendosi su una delle sedie a disposizione degli ospiti. -Intanto metto la posta sulla tua scrivania.-
-Quella può aspettare: saranno tutte rogne di lavoro. Figuriamoci se qualcuno scrive a me.-
Il signor Marsh non rispose. Povera ragazza! Era sempre stata sola nella sua giovane vita. La più grande delle ospiti della Casa di Pony, mai adottata per via del suo carattere ribelle e peperino.
Erano passati ventitre anni da quando le due antiche direttrici della Casa di Pony, i cui ritratti vedeva appesi alla parete dietro la sedia di Candy, l’avevano trovata lì fuori insieme ad Annie.
Ed erano passati almeno tredici anni da quando Annie e Tom, gli unici suoi coetanei, erano stati adottati lasciandola sola.
Tom ogni tanto passava alla Casa di Pony, ma ormai era anche lui un giovane uomo indaffarato con la sua fattoria, dopo che l’uomo che lo aveva adottato era morto un paio d’anni addietro.
E Candy era rimasta sempre più sola…

-Bene.- disse Candy dopo aver dato una sommaria occhiata a un paio di quelle lettere. - due donazioni sono sempre ben accette!-
-Di chi sono quelle donazioni?-
-Una è di quel circolo filantropico di dame di carità di Chicago, e l’altra… è anonima.-
-Beh, l’importante è che i soldi ti entrino, no?-
-Già, ma vorrei proprio sapere chi è che manda queste donazioni anonime. Se non altro per ringraziarlo.-
-Saranno illustri magnati che per qualche motivo non vogliono apparire.-
-Sospetto che siano opera della stessa persona. Arrivano a cadenze più o meno regolari e sono sempre della stessa cifra, più o meno.-
-A caval donato non si guarda in bocca Candy. Ah dimenticavo: ti ho portato i tuoi soliti giornali.-
-La ringrazio signor Marsh.- disse lei prendendo i giornali che l’uomo le porgeva.
-Wow! Che notiziona!- commentò ironicamente Candy dopo aver letto un titolo su uno di quei giornali -“Sensazionale! Terence Graham divorzia da Susanna Marlowe!”-
-Terence Graham… non è quel famoso attore di Broadway?-
-Sì proprio lui. Anni fa si era sposato con Susanna Marlowe, dopo che lei gli aveva salvato la vita.-
-Ah sì, ora ricordo: un riflettore stava cadendo addosso a lui durante le prove di Romeo e Giulietta, e lei lo scansò facendosi cadere addosso il riflettore.-
-Dovettero amputargli una gamba, povera ragazza…-
-E adesso divorziano…-
-Correva voce che il loro non fosse un matrimonio felice, che lui l’avesse sposata solo per un malinteso senso dell’onore e della gratitudine. Si vede proprio che non sono quelle le basi di un rapporto duraturo.
Beh, Ho altro da pensare che ai casini sentimentali dei divi di Broadway! Devo sfamare delle bocche io! Vediamo cosa vuole la Banca di Chicago piuttosto!- disse lei posando il giornale e aprendo l’ultima lettera portatale dal signor Marsh.
Dal canto suo lui non poté evitare di intristirsi sentendola parlare così. È chiaro che la giovane donna era insoddisfatta della sua vita.
Leggendo la lettera Candy aggrottò la fronte.
-Maledizione!- esclamò con un gesto di insofferenza.
-Che c’è Candy?-
-Ricorda quell’ipoteca che ho dovuto mettere sulla proprietà della Casa di Pony?-
-Sì certo, poco dopo la morte di Miss Pony e Suor Maria se non vado errato.-
-Sono in ritardo con il pagamento di un paio di rate. Ho scritto alla Banca di Chicago chiedendo una dilazione.-
-Non possono certo negartela.-
-L’hanno appena fatto!-
-Cosa? Ma che razza di persone sono queste? Come possono negare una dilazione a una cliente come te? Hai spiegato che di recente hai avuto nuovi arrivi e che…-
-E che avrei saldato tutto nell’arco di pochi mesi? Certo che l’ho fatto! Ma il signor… Neal Legan mi manda a dire che se non pago l’arretrato con tanto di interessi entro la fine del mese, cioè fra venti giorni, l’istituto di credito da lui rappresentato provvederà al pignoramento della proprietà.-
-Cosa pensi di fare Candy?-
-Non posso certo presentarmi a questo signor Legan vestita da angioletto come feci col signor Cartwright, che Dio l’abbia in gloria!-
-Potresti chiedere aiuto alla gente del paese o ai tuoi donatori.-
-Sì potrei, ma la povera gente di Laporte fa già abbastanza, e chiedere aiuto ai nostri donatori abituali richiederebbe troppo tempo, e non ne ho di tempo!-
-Quindi dovrai chiudere la Casa di Pony.-
-Certo, a meno che…-
-A meno che?-
-…Non mi rechi io stessa a Chicago.-
-E pensi che questo signor Legan ti riceverà? Se si tratta di quella famiglia Legan di cui ho sentito parlare anni fa, temo proprio di no Candy.-
-Non ho altra scelta! Dovrò delegare per qualche giorno Suor Anna alla gestione della casa.-
-Oh, non preoccuparti per questo: Suor Anna sa il fatto suo. E ogni giorno io verrò qui a dare un’occhiata. Vedrai che se la caverà benissimo.-
-Mi preoccupano quelle pesti! Sono capacissimi di approfittarsene.-
-Non preoccuparti…- disse l’anziano postino ridacchiando. -Vedrai che la nostra suorina saprà tirar fuori gli artigli. E poi puoi sempre responsabilizzare i bambini più grandi.-
-Buoni quelli!- disse lei ridendo, e in quella risata scaricava le sue angosce e le sue preoccupazioni.
-Piuttosto: vorrei darti un consiglio per quando sarai a Chicago.-
-La ascolto signor Marsh.-
-Non andare direttamente da questo Neal Legan, perderesti tempo. Cerca piuttosto appoggi presso persone che potrebbero aiutarti.-
-La fa facile lei signor Marsh! Io a Chicago ci sono stata diverse volte, ma è una città enorme. Un altro po’ non riesco neanche ad attraversarci la strada!-
-Guarda questa busta.-
-Quella delle dame di carità?-
-Sì, c’è il loro indirizzo vedi? E si trovano proprio a Chicago.-
-Non posso chiedere loro di saldare quelle rate con tanto di interessi! È una forte cifra e loro hanno fatto già tanto.-
-Non dico questo: dico di prendere tempo. Quel tipo di persone, parlo dei Legan, temono più di ogni altra cosa gli scandali. Minacciare di montargli contro uno scandalo servirà se non altro a farti guadagnare un po’ di tempo.-
-Ma prima o poi si arriverà al dunque. Non potrò tirarla troppo in lungo, e alla fine la Banca di Chicago avrà ogni buon diritto di riscattare l’ipoteca.-
-Tu cerca comunque di prendere tempo. Ogni giorno che guadagnerai potrà fare la differenza tra il finire in mezzo a una strada e il non finirci. Certamente tutti i tuoi sforzi potrebbero non bastare a salvare la Casa di Pony, però in questo poco tempo potrai comunque trovare una nuova sistemazione per i tuoi bambini. Magari… una nuova Casa di Pony.-
Candy appariva pensierosa, il signor Marsh aveva ragione.

-Dunque è così.- disse Suor Anna -Rischiamo di perdere la nostra casa.-
-Sì Anna, il pericolo c’è. A Chicago cercherò di fare del mio meglio ma intanto dovremo attrezzarci per trovare una nuova sistemazione, anche se questo… potrebbe voler dire separare i nostri bambini.-
-Dio non voglia Candy…-
-Purtroppo non basteranno le preghiere a risolvere la situazione, il Signore sarà anche con noi, ma adesso ci servono aiuti ben più concreti, e vado a Chicago per trovarli.-
-Candy!-
-Scusami sorella! Ma davanti a questi problemi faccio fatica a mantenere salda la mia fede…-
Si mise a piangere e la giovane suora l’abbracciò. Nella sua sensibilità capiva fin troppo bene qual era il vero problema di Candy: la solitudine.
Lei non aveva preso i voti, e le mancava qualcuno al suo fianco. Sicuramente adorava i suoi bambini e soffriva tantissimo ogni volta che ne vedeva andar via uno, ma tutta la sua vita si stava consumando in quella casa e lei non se lo meritava.
-Mi raccomando Anna: non farti mettere sotto da quelle pesti.- disse scuotendosi dal suo momento di fragilità.
-Sta tranquilla.- rispose lei sorridendo -Anche se sembro un angioletto di bianco vestita, posso assicurarti che nel momento del bisogno so tirar fuori il peggio di me!-
Candy ridacchiò fra sé.
-Adesso andiamo a dormire Candy. Domani dovrai svegliarti molto presto.-
 
   
 
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