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Autore: Gatto1967    28/01/2024    3 recensioni
Un giorno Candy incontra un bellissimo principe... Chi sarà mai?
Subito dopo un maggiordomo di una ricca e nobile famiglia le fa una proposta...
E invece NO!!!
Come sarebbe a dire "NO"? Questo è l'inizio della storia di Candy Candy come la conosciamo tutti. Che razza di storia sarebbe senza questi due eventi fondamentali che danno il "La" a tutte le sfighe della nostra bionda eroina?
Semplice: è la storia di Miss Candy, la direttrice della Casa di Pony.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Candy uscì dalla stazione, e come accadeva sempre quando si recava in quella grande città, rimase disorientata.
-Mi scusi…- chiese timidamente ad una giovane donna che le passava vicino. -Mi sa dire dove trovo questo indirizzo?- aggiunse mostrando alla ragazza che sembrava dimostrare suppergiù la sua età, la busta delle dame di carità.
Ma questa, una tipa dai lunghi capelli rossi raccolti in tanti boccoli che le scendevano sulle spalle, la squadrò con un’occhiata altezzosa e senza degnarla d’uno sguardo tirò dritto per la sua strada entrando in una macchina la cui portiera era stata aperta apposta per lei.
-Tante grazie!- disse Candy fra sé dopo che la macchina se ne fu andata
-Faccia vedere signorina.- risuonò una voce dietro di lei. 
-Come dice?- disse Candy voltandosi
-Mi faccia vedere quell’indirizzo signorina.- le disse una ragazza abbastanza alta con lunghi capelli neri e lisci e un paio di occhiali a decorarle il volto quasi inespressivo.
Candy diede la busta alla ragazza, e lei letto l’indirizzo disse:
-Sì, conosco quel circolo. Sta a poca distanza dal mio ospedale.-
-Dal suo ospedale?-
-Sì, io sono un’infermiera e lavoro al Santa Johanna Hospital, e quel circolo si trova a un centinaio di metri dal Santa Johanna. Prego, mi segua. Sto andando al lavoro.-
-La ringrazio signorina…-
-Flanny Hamilton.-
-Molto lieta, io sono Candy White.- disse lei tendendo la mano alla sua interlocutrice, ma lei la ignorò e tirò dritto.
Pur interdetta Candy seguì l’infermiera in direzione del suo ospedale.
Camminarono per una ventina di minuti, e l’infermiera ignorò ogni tentativo di conversazione intavolato da Candy, al punto che la bionda direttrice della Casa di Pony alla fine lasciò perdere.

Dopo una ventina di minuti arrivarono davanti all’ospedale dove lavorava la taciturna infermiera.
-Eccoci Miss Candy, io sono arrivata, il suo circolo è un po’ più avanti su questo lato della strada. Lo troverà facilmente, è proprio di fianco ad un albergo molto appariscente, non può sbagliare.-
-La ringrazio Miss Flanny, spero di rivederla.-
-E perché mai?- rispose freddamente l’infermiera prima di attraversare la strada.
-Non c’è che dire.- disse Candy fra sé -Tutti simpatici e gioviali gli abitanti di questa città. Beh, almeno è stata più gentile di quella zoticona dai capelli rossi.-

Si incamminò verso la direzione indicatale poc’anzi da “Miss Flanny” e in pochissimo tempo arrivò davanti all’albergo appariscente di cui parlava l’infermiera, e subito accanto vide la porta di uno stabile di gran lusso, e fra le diverse targhe affisse al suo ingresso, una riportava proprio il nome “Circolo delle dame di carità di Chicago - primo piano.”.
-Eccomi, sono arrivata.-
Ciò detto entrò nel portone e salì le scale fino ad arrivare al primo piano.
Riconobbe ad una porta del pianerottolo la stessa targa esposta sotto e bussò alla porta.
Ad aprire fu una ragazza dai capelli a caschetto e con un paio di vistosi occhiali a riempirle un viso simpatico.
-Buongiorno. Desidera?-
-Buongiorno. Mi chiamo Candice White e sono la direttrice della Casa di Pony, un orfanotrofio di La Porte nell’Indiana.-
La ragazza sembrò fare mente locale.
-Sì certo, prego signorina White si accomodi. Il mio nome è Patricia O’Brien e lavoro qui come segretaria. Adesso non c’è nessuno, le signore del circolo arriveranno nel pomeriggio, ma intanto può dirmi il motivo della sua visita.-
-La ringrazio signorina O’Brien, ma volevo parlare direttamente con una delle responsabili del circolo. Si tratta di una questione abbastanza… delicata. Nel frattempo potrebbe essere così gentile da darmi qualche indicazione su dove mangiare e alloggiare a poco prezzo?-
-Certamente signorina. Può recarsi da “Nonna Marta”.-
-E dove la trovo… “Nonna Marta”?-
-Posso accompagnarcela io signorina. Sto per staccare, il circolo aprirà nel pomeriggio e la mattina io vengo solo a smistare la posta e a dare una pulita all’ambiente. Se ha la pazienza di aspettarmi qualche minuto stavo giusto finendo di pulire.-

Una volta che Patricia O’Brien ebbe finito quanto doveva, le due ragazze si incamminarono per la strada.
-Mi scusi signorina, ma che cos’è esattamente “Nonna Marta”?-
La ragazza sorrise
-È la pensione di mia nonna, che si chiama per l’appunto, Marta.-
-Ah capisco.- 
Dopo una mezz’ora di cammino arrivarono alla pensione di “Nonna Marta”. Era un fabbricato a due piani con vista sul lago Michigan, un fabbricato che sembrava aver visto tempi migliori ma che tutto sommato somigliava non poco alla sua amata Casa di Pony.
Entrando trovarono una vecchietta dall’aria arzilla al bancone della reception.
-Ciao nonna, sono a casa.-
-Ciao Patty. Buongiorno signorina.-
-Nonna questa è Candice White, cerca una sistemazione per passare la notte.-
-Benvenuta signorina. Per quante notti pensa di fermarsi?-
-Io… ancora non lo so, ma dovrebbe trattarsi di pochi giorni.-
-Bene… vediamo un po’…- disse l’arzilla signora consultando una specie di registro che teneva sul bancone della reception.
-Patty, puoi accompagnare la signorina alla stanza n. 7?-
-Certo nonna. Prego signorina, mi segua.-
Salirono le scale e si fermarono davanti ad una stanza a metà del corridoio.
-Ecco signorina, questa è la stanza e questa è la chiave. Può accomodarsi. Dopo che si è sistemata per favore passi da mia nonna: dovrebbe pagare almeno due notti anticipate.-
-Senz’altro signorina.-

-Ecco signora, le ho pagato due notti anticipate, e spero di non dovermi fermare molto di più. Comunque appena possibile mi recherò in banca a prendere qualche soldo, per stare tranquilla.-
-Non c’è premura signorina, prima faccia quel che deve fare a Chicago e poi penserà al resto.-
-La ringrazio signora. E mi dica: per mangiare dove posso…-
-Con un piccolo sovrapprezzo può consumare qui i suoi pasti signorina. La colazione è inclusa nel prezzo, pranzo e cena sono a parte.-
-Bene, credo proprio che farò così. Potrei avere qualcosa per pranzo? Ho una fame da lupo!-

Poco dopo Candy sedeva a un tavolo nella sala che fungeva da refettorio della pensione, in attesa del suo pasto.
Arrivò Patty recando un vassoio.
-Ecco signorina. Questo è il suo pranzo, sono sicura che le piacerà.-
-Vedo che c’è un altro piatto.-
-Sì, è il mio pranzo. Mia nonna ha cucinato anche per me.-
-Allora le va di mangiare insieme a me?-
-Certamente signorina, ne sono onorata.-
-Andiamo! Non potremmo chiamarci per nome? Abbiamo la stessa età noi due!-
Patty sorrise 
-Va bene allora: io sono Patty, e tu sei…-
-Chiamami pure Candy, mi chiamano tutti così.-
-Bene Candy, vedrai che ti piacerà la cucina di mia nonna!-
In effetti la cucina di Nonna Marta piacque assai a Candy, che dopo due giorni di viaggio si sarebbe mangiata anche il tavolo a cui era seduta.

-Posso chiederti una cosa Patty?-
-Certo, dimmi pure.-
-Di dove siete tu e tua nonna? Il vostro accento è… particolare.-
Patty sorrise
-Siamo inglesi Candy, veniamo da Londra.-
-Wow! E come mai siete venute a Chicago?-
Patty sembrò intristirsi, ma poi disse:
-Sono venuta qui per amore. A Londra frequentavo un prestigioso collegio, la Royal Saint Paul School, e lì conobbi l’amore della mia vita… un ragazzo meraviglioso…-
-Questo è molto bello, e se non sono indiscreta: parlami di lui. Che tipo è? Dev’essere un ragazzo davvero speciale per farti trasferire dall’altra parte dell’Oceano!-
-È… è morto…-
-Io… io… mi dispiace Patty… sono una stupida.-
-Figurati.- disse lei asciugandosi le lacrime -Non potevi certo saperlo.-

-Lui si chiamava Alistear Cornwell, ma tutti lo chiamavano Stear. Era una specie di genio appassionato di meccanica e di scienza. Inventava i marchingegni più disparati, anche se poi non ne funzionava nemmeno uno.-
Il triste sorriso di Patty commosse sinceramente Candy.
-Allo scoppio della Grande Guerra, ancora prima dell’intervento americano, si arruolò come volontario nell’aviazione francese, e fu ucciso al suo primo combattimento.-
-Mi dispiace Patty.-
-Io lo avevo già raggiunto qui negli Stati Uniti. Cercai di trattenerlo, di farcelo ripensare, ma lui fu irremovibile e si arruolò.
Dopo la sua morte mi trasferii per un po’ in Florida insieme a mia nonna, ma poi decidemmo di tornare a Chicago. Rilevammo questa pensione, o meglio la rilevò mia nonna intestandola a mio nome.-
-Ma allora perché lavori presso le dame di Carità?-
-Perché i guadagni di questa pensione non sono sufficienti Candy. Tu sei la prima cliente da oltre un mese, e siccome non voglio tornare a Londra mi sono trovata anche quel lavoro.
A proposito: sarà meglio che rientri, fra poco arriveranno le signore.-
-Vengo con te allora. Così potrò parlare con qualcuna delle responsabili di quel posto.-
-Di cosa devi parlare esattamente Candy?-
-Te lo spiegherò strada facendo.-

-Soltanto Neal Legan può fare una cosa del genere!- fu il commento di Patty dopo che Candy ebbe spiegato il motivo della sua presenza a Chicago. 
-Crescendo non è affatto cambiato!-
-Tu… lo conosci?-
-Purtroppo sì. Anche lui ha frequentato la Royal Saint Paul School. Da ragazzo era un fetente, ma adesso è addirittura peggiorato: pignorare un orfanotrofio per un semplice ritardo nel pagamento di due rate! Vedrai che le signore ti aiuteranno.-
-Oh ma io non voglio denaro. Quelle donne fanno già tanto per i miei bambini. Voglio far ragionare questo Neal Legan, capire se si può far pressione su di lui, magari minacciando uno scandalo.-
-Non illuderti Candy. Puoi minacciare fuoco e fiamme, ma Neal Legan se ne fregherà, e alla fine sarai comunque costretta a lasciare quella casa.-
-Visto che lo conosci, che tipo è questo… Legan?-
-Lui e la sorella sono due boriosi intriganti, convinti di appartenere a una razza superiore solo perché figli di una famiglia ricca! Intendiamoci: questo potrebbe essere il ritratto di tantissimi ricchi e nobili del mio paese, ma Neal e Iriza Legan sanno rappresentare il peggio della grande borghesia americana!-
-Accidenti, non ne hai certo un’idea molto lusinghiera.-
-Un giorno o l’altro magari ti racconterò quello che combinavano quei due alla Royal Saint Paul School, ma adesso non c’è tempo: adesso ti serve aiuto e le dame del circolo potranno dartelo. Ecco: siamo arrivate. E laggiù vedo arrivare anche due delle signore.-
Come le signore si furono avvicinate Candy ebbe come un tuffo al cuore: riconosceva una delle due donne!
-Signora Brighton, Signora Carter. Lasciate che vi presenti Miss Candice White, direttrice della Casa di Pony.-
-Molto lieta Miss White.- disse la signora Carter tendendo la mano a Candy.
Candy non riusciva a proferire parola: l’altra donna, la signora Brighton, era la donna che tanti anni addietro aveva adottato Annie.
Notando il silenzio e lo stato quasi di shock di Candy, Patty intervenne.
-Ehm… Miss Candy…-
-Oh certo, mi scusi. Signora Carter, Signora Brighton, è un vero piacere fare la vostra conoscenza.-
-Siamo liete di conoscerla di persona Miss White.- disse di nuovo la signora Carter. -Ma prego, accomodiamoci sopra.-

-Quel Neal Legan!- sbottò la signora Carter dopo aver sentito la spiegazione di Candy circa i motivi della sua presenza a Chicago.
-Soltanto lui può pensare una roba del genere! Non si preoccupi per quelle due rate Miss White, ci penseremo noi.-
-Oh, ma io non voglio questo! Voi avete già fatto tanto signora Carter, e non voglio approfittare oltre. Inoltre questo non risolverebbe il problema. Di recente abbiamo avuto nuovi arrivi alla Casa di Pony, e fra pochi mesi rischieremmo di essere di nuovo insolventi. Vorrei piuttosto rinegoziare le condizioni del prestito che sottoscrissi a suo tempo. Ottenere più flessibilità per il pagamento delle rate. 
Santo cielo! La Casa di Pony non è un’impresa milionaria, è un orfanotrofio!-
-Questo noi lo sappiamo bene. Purtroppo è inutile portare questi argomenti a Neal Legan, suo padre era un uomo ragionevole, pur sempre un banchiere, ma un uomo giusto tutto sommato. Purtroppo lui è morto da pochi mesi e suo figlio è subentrato come direttore della filiale che lui presiedeva. Ha già buttato in strada più d’una famiglia che non riusciva a stare appresso ai debiti contratti e non ha mai concesso una dilazione. 
Viceversa con industriali e affaristi privi di scrupoli come lui, diventa una pecora!
Miss White…-
-Oh, mi chiami pure Candy signora.-
-Come preferisce… Miss Candy. Stavo dicendo: noi saremmo pure disposte a prenderci l’onere di saldare queste rate e le sue future, ma come ha riconosciuto anche lei, questo non risolverebbe il problema. Prima o poi Neal Legan farebbe carte false pur di appropriarsi del suo orfanotrofio, ne farebbe una questione personale ne sia certa!
E poi se aiutassimo così totalmente il suo orfanotrofio, dovremmo levare aiuti ad altre realtà, lo capisce?-
-Sì signora Carter, lo capisco molto bene.-
-Ma forse c’è qualcuno che potrebbe farlo ragionare… anche se è difficile arrivare fino a lui…-
-Lui chi?- chiese Candy incuriosita.
-William Andrew.-
-E… chi sarebbe?-
-Il capo della famiglia Andrew, lo scapolo più ambito di Chicago.- spiegò la signora Carter -Il direttore di tutta la Banca di Chicago, fra l’altro anche parente dei Legan, sia pure alla lontana.-
-Beh, se è un parente di Neal Legan non vedo perché dovrebbe mettersi contro di lui.-
-Perché a differenza di Neal Legan, è un uomo di cuore, non resterà indifferente alle tue ragioni.-
-Non farla così facile Helen.- intervenne la signora Brighton -William Andrew è sì un uomo giusto, ma non può mettersi contro i suoi direttori di filiale senza fondate ragioni. Se la questione arrivasse al Consiglio di Amministrazione rischierebbe di trovarsi in minoranza, e sarebbe costretto alle diMissioni.-
-Non hai certo torto Jane…-
-Signore…- riprese Candy -Avevo previsto tutto questo e non mi illudo di far ragionare diversamente un banchiere di Chicago, o di immischiarmi in presunti complotti familiari, a me interessa soprattutto guadagnare tempo. So bene che prima o poi saremo costretti a lasciare la nostra casa, quello che voglio evitare è che i miei bambini siano separati e mandati chissà dove. Vorrei avere il tempo di trovare una nuova sistemazione per la Casa di Pony.-
-Molto ragionevole direi…- disse la signora Carter.
-Facciamo così Miss Candy! Noi salderemo le tue rate arretrate e anche la successiva. Questo ti darà un po’ di respiro, e nel frattempo ti aiuteremo a cercare una nuova sistemazione per i tuoi bambini. Anche se non posso proprio garantirti che non vengano separati.-
-Grazie signora Carter… signora Brighton…-

Il giorno dopo Candy e la signora Carter si presentarono alla filiale della Banca di Chicago presso cui era accesa l’ipoteca sulla Casa di Pony, e si misero in fila allo sportello.
Dopo mezz’ora di attesa entrò in banca una ragazza che Candy riconobbe benissimo.
-Ma quella è la cafona di ieri!- esclamò a voce alta facendo scendere il gelo fra clienti e impiegati.
-Candy! Cosa dici?- bisbigliò Helen Carter vicino a lei.
-A quanto pare le ha trovate le buone dame di carità.-
-Certo, malgrado la sua scortesia signorina…-
-Legan, io sono Iriza Legan.- rispose la ragazza dai boccoli rossi prima di avviarsi verso gli uffici oltre gli sportelli.
-Quindi quella cafona è la sorella di Neal Legan…-
-La conosci?-
-L’ho incontrata ieri alla stazione. Le ho chiesto dov’era il vostro indirizzo e lei non mi ha degnata d’uno sguardo tirando dritto.-
-Tipico di Iriza Legan! Oltre che un’arrogante e maleducata, è un’intrallazzatrice quanto e peggio del fratello.-
-Buono a sapersi. Beh, mi onoro del fatto di non conoscerla.-
Finalmente arrivò il loro turno e Candy fece vedere all’impiegato i documenti relativi alle rate del prestito che intendeva pagare.
-Sì.- disse l’impiegato -Sembra tutto in regola. Come intende pagare signorina? In contanti?-
-Saremo noi dame di carità a pagare queste rate, con un bonifico dal nostro conto.-
-Capisco signora Carter. Un attimo di pazienza che preparo i moduli necessari.-
Sbrigate le questioni formali la signora Carter chiese se fosse possibile parlare con il direttore. 
-Non è così facile. Il signor Legan è sempre molto occupato. Comunque vedo se può ricevervi o se può fissarvi un appuntamento.-
L’impiegato, un uomo sulla sessantina con tutta l’aria di chi non vede l’ora di andare in pensione, si avviò nel retro della filiale, dove c’erano gli uffici amministrativi.
-Figuriamoci se quel serpente ci riceverà!- disse la signora Carter
-Saprei ben io cosa dirgli!-
-Ascolta Candy, capisco i tuoi sentimenti nei riguardi di quell’uomo, ma se ci dovesse ricevere stai bene attenta a quello che dici. Non sempre si possono esternare i propri sentimenti.-
-Già. Devo essere meno impulsiva. Me lo dicevano sempre anche le mie mamme.-
-Le tue… “mamme”?-
-Io non sono soltanto la direttrice della Casa di Pony, sono stata anche una delle sue ospiti. Sono stata abbandonata lì quando ero neonata, e lì ho sempre vissuto. Miss Pony e Suor Maria, le vecchie direttrici, mi hanno cresciuta come due mamme.-
Helen Carter provò un profondo senso di commozione: quella ragazza così giovane e sfortunata aveva reagito alla sfortuna dedicandosi completamente a bambini sfortunati come lei.
L’impiegato fece ritorno.
-Signora Carter, Miss White. Da questa parte prego.-

Entrarono nell’ufficio di Neal Legan, dove lui le stava aspettando stando alla finestra rigirato di spalle. Da una parte della stanza stava in piedi Iriza Legan, che le squadrava con un’espressione mista fra severità ed esplicito disprezzo.
Neal Legan si voltò verso di loro.
-Signora Carter… lieto di rivederla. Anche se ogni volta rischiamo di stare ai lati opposti di una barricata.-
-Signor Legan…-
-Lei deve essere… Miss Candice White… dico bene?- disse poi rivolgendosi direttamente a Candy.
-In persona signor Legan.-
-È molto giovane per essere direttrice di un orfanotrofio…-
-Così come lei è molto giovane per essere direttore di banca. Certo se si è di buona famiglia è tutto più facile.-
-Ma come si permette?!!!- disse Iriza Legan, mentre il fratello sembrò prendere bene la stoccata velenosa di Candy.
-Lascia stare Iriza, apprezzo le persone schiette, e la nostra amica direttrice sicuramente lo è.
Ma prego signore, accomodatevi.-
Candy e Helen Carter presero posto alla scrivania, davanti a Neal Legan che si sedette su una poltrona più alta di lui.
-Miss White, voglio venire subito al dunque: lei adesso ha saldato il suo debito con l’istituto da me rappresentato, ma francamente credo proprio che la situazione che lei ha temporaneamente risolto, non tarderà a ripresentarsi.-
-La Casa di Pony ha sempre onorato i suoi obblighi verso questa banca signor Legan. Negli ultimi tempi abbiamo avuto delle difficoltà in più lo riconosco. Ci sono stati nuovi arrivi e i nostri donatori fanno quello che possono.-
-Non vedo come tutto questo possa riguardare il nostro istituto Miss White.-
Candy si trattenne a stento dal riempire di schiaffi quel ceffo da galera seduto davanti a loro.
-Vorrei chiederle di rinegoziare i termini del nostro contratto signore. Se potessimo avere delle rate leggermente più basse o magari una scadenza più ampia fra una rata e l’altra, posso garantirle che non avremmo più difficoltà nel rispettare le scadenze. Come le scrivevo nell’ultima lettera che le ho mandato…-
-Oh andiamo Miss White!- la voce era quella sgradevole di Iriza Legan -Ma le pare che mio fratello perda tempo a leggere tutte le sciocchezze che scrivete voi pezzenti?-
-MA COME SI PERMETTE!!!!!- gridò Candy alzandosi in piedi e guardando la sua interlocutrice con un odio autentico.
-Avanti Iriza! Non c’è bisogno di offendere, e lei Miss White: si sieda ho qualcosa da proporle.-
-Coraggio Candy.- le disse Helen Carter trattenendola dal suo evidente desiderio di saltare alla gola di quella vipera
-Ascoltiamo quello che vuole dirci il signor Legan.-
-La nostra banca non è certo un istituto di beneficenza Miss White, abbiamo degli azionisti, un consiglio di amministrazione a cui rendere conto e un bilancio da far quadrare. Per quanto possa rincrescermi non possiamo permetterci di essere generosi.-
-E allora cosa vorrebbe propormi signor Legan?- chiese Candy, e il giovane uomo d’affari estrasse da un cassetto un foglio.
-Questo è un contratto di vendita del suo orfanotrofio. Noi Legan saremmo disposti a comprarlo al giusto prezzo qui riportato.-
Candy scorse rapidamente il documento.
-Ma… ma questa cifra è meno di un terzo del reale valore di quella casa! Per non parlare del terreno circostante!- 
-Se le concedessi la rinegoziazione che chiede, dovrei fare lo stesso con tutti i nostri debitori, e la rovina della nostra banca e dei risparmiatori che ci affidano i loro soldi sarebbe cosa fatta.-
-Già!- intervenne aspra Helen Carter -Peccato che questi discorsi li facciate alla povera gente che vi chiede un po’ di respiro, ma poi con gli speculatori e gli intrallazzatori della vostra risma ci andate praticamente a braccetto!
Chissà cosa verrebbe fuori da una seria ispezione dei vostri conti!-
Lo sguardo di Neal Legan si indurì.
-Uscite immediatamente dal mio ufficio.-
-Andiamocene Candy! È stato tempo perso cercare di parlare con questo pescecane!-
-Miss White! Il mio istituto è stato fin troppo generoso con lei concedendole tutto questo tempo per ripianare il suo debito. Ma devo avvisarla: al prossimo ritardo, anche solo di un giorno, ricorreremo immediatamente all’autorità giudiziaria per espropriare la sua proprietà.-
-Buono a sapersi signor Legan! Signorina…-
Mentre stavano uscendo dalla stanza udirono di nuovo la perfida voce di Iriza Legan.
-Ci saluti i suoi mocciosi pezzenti Miss White.-
A quelle parole Candy non ci vide più: tornò sui suoi passi e stese Iriza a terra con un pesante manrovescio sul volto.
-I miei rispetti Miss Legan!-
Uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Patty si mise a ridere dopo aver sentito il racconto di Candy.
-Iriza Legan presa a schiaffi! Avrei voluto vedere la scena!-
-Avresti dovuto vedere me! Avevo gli occhi letteralmente fuori dalle orbite.-
-Non è stato un comportamento molto astuto Candy.- intervenne Nonna Marta. -Quella vipera vorrà vendicarsi dell’affronto subito.-
-Cosa potrà fare mai peggio che pignorarmi la Casa di Pony? Ormai lo hanno deciso da un pezzo. Quella casa con pochi lavori potrebbe essere trasformata in una villa di gran lusso e rivenduta a un prezzo esorbitante. Un affare troppo lucroso per quei bastardi!-
-Ma… Candy! Che linguaggio è questo?!!!- disse Patty arrossendo come un peperone.
Candy ridacchiò.
-Se mi sentisse la cara Suor Maria… credo proprio che mi sculaccerebbe come quando ero piccola…-
-E farebbe bene sai? Una vera signorina non parla in questo modo.-
-Dimmi un po’ Patty, io ti sembro una vera signorina? Io?
Comunque ho solo avuto conferma di quanto già avevo già immaginato: presto o tardi dovrò lasciare la mia amata casa, e devo sbrigarmi a trovare un’altra sistemazione prima che sia troppo tardi e i miei bambini vengano separati.-
-Quanti bambini ospiti nel tuo orfanotrofio Candy?-
-Attualmente sono ventiquattro. E ricoprono un arco di età che va dai tre agli undici anni. Farli mangiare tutti i giorni è faticoso, sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista economico. Per questo ho saltato quelle due maledette rate.-
-Vedrai che le signore del circolo ti aiuteranno. Certo, sarà difficile salvare la Casa di Pony, ma sono sicura che troverai un altro edificio che faccia al caso tuo.-
   
 
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