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Autore: Gatto1967    31/01/2024    2 recensioni
Un giorno Candy incontra un bellissimo principe... Chi sarà mai?
Subito dopo un maggiordomo di una ricca e nobile famiglia le fa una proposta...
E invece NO!!!
Come sarebbe a dire "NO"? Questo è l'inizio della storia di Candy Candy come la conosciamo tutti. Che razza di storia sarebbe senza questi due eventi fondamentali che danno il "La" a tutte le sfighe della nostra bionda eroina?
Semplice: è la storia di Miss Candy, la direttrice della Casa di Pony.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Suor Anna finì di consumare la sua frugale colazione nell’ufficio della direttrice, e poi diede inizio alla sua giornata lavorativa.
Anzitutto doveva preparare la colazione per quella masnada di indemoniati che avrebbero meritato l’intervento di un esorcista autorizzato dal Vaticano, poi svegliare e far vestire il prima possibile gli indemoniati stessi, e infine trascinarli in aula dove dovevano iniziare la loro lezione quotidiana.

Quando dopo una faticosa mattinata la giovane suora riuscì a riposarsi per un po’, mentre i bambini giocavano fuori, dal paese arrivò un trafelato e sudante signor Marsh.
-Bambini…- disse affannosamente -Dov’è Suor Anna?-
-È andata a riposare un po’ poverina.- rispose Maggie -In questi giorni lavora così tanto…-
-Lo immagino… ma dovete andare a chiamarla… è importante…-
-Sono qui signor Marsh. Cosa c’è di così importante?-
L’anziano postino porse qualcosa alla suora, un giornale.
La ragazza lo aprì e poco mancò che stramazzasse a terra svenuta.
-Mio Dio…- disse portandosi la mano alla bocca e impallidendo mortalmente.
-Ma… come…-
-Forse è meglio se entriamo in casa Suor Anna.-
-Sì certo… bambini: continuate a giocare.-

-Ma come può essere? Candy arrestata per tentato omicidio? È assurdo!-
-Lo so sorella. Conosco bene Candy e so che sarebbe incapace di fare del male a una mosca, ma quel giornale parla chiaro. Candy è stata trovata in possesso dello stesso veleno che ha quasi ucciso quel William Andrew.-
-Io… devo andare a Chicago, ma non posso lasciare i bambini e poi non ho i soldi per il viaggio.-
-Oh, per quello non si preoccupi: tre signore del paese stanno per arrivare qui e penseranno loro ai bambini. Inoltre il sindaco sta organizzando una colletta, ed entro stasera vi porterà i soldi per il viaggio. Candy ha bisogno di lei: è in prigione e sola in una città dove non conosce nessuno.-
-Di… di quando è questo giornale?-
-È dell’altro ieri, quindi Candy è stata arrestata tre giorni fa.-

In realtà Candy non era sola a Chicago. Proprio in quel momento in carcere riceveva una visita inaspettata.
-Terence!-
A vederla in quel modo, umiliata con la divisa da carcerata, Terence Graham ebbe un moto di compassione, ma subito si scosse: se voleva aiutare quella ragazza doveva mantenere il controllo.
-Ciao Candy, come stai?-
-Insomma… non era certo il sogno della mia vita finire con questo pigiama addosso.-
-Coraggio Candy, sono sicuro che tutto si sistemerà.-
-Io… io non ho fatto niente…- disse lei piangendo. -Non ho idea di come quel veleno sia finito nelle mie tasche.-
-Lo so Candy, sei sempre stata accanto a me e poi quella bustina era intatta.-
-Secondo loro mi sarei disfatta della bustina usata per avvelenare quel poveraccio… a proposito… come sta?-
-Poi andrò a trovarlo all’ospedale. Ieri dormiva ma sembrava in via di guarigione.-
-Bene, non ho niente contro quell’uomo che anzi, si è dimostrato sensibile e umano.-
-Secondo l’ispettore Barnaby potresti essersi sbagliata: volevi avvelenare Neal Legan o magari sua sorella, ma quel bicchiere è finito in mano al signor Andrew… che razza di imbecille!-
-Ma sono sempre stata con te! Quando accidenti l’avrei avvelenato quel dannato bicchiere di champagne?!?!?-
-Io ho provato a spiegarlo a quel dannato ispettore, ma c’è una cosa che dobbiamo capire se vogliamo provare a risolvere questo mistero: come diavolo ha fatto quella bustina di arsenico a finire nella tua tasca?-
-Non lo so accidenti! Non so neanche dove si compri l’arsenico!-
-Candy, io ti credo, ma dobbiamo capire cosa è successo. Pensaci bene: dove hai preso quel vestito? Non te lo sei certo portato dall’Indiana!-
-No, certo che no. È un regalo di William Andrew, proprio per andare a quello stupido ricevimento!-
-Quindi era la prima volta che lo indossavi.-
-Sì certo.-
-Quel vestito, dove lo hai custodito prima di indossarlo?-
-Nella mia stanza alla pensione di Nonna Marta. Ma Nonna Marta e Patty O’Brien sono persone al di sopra di ogni sospetto.-
-Conosco Patty O’Brien e sono propenso a darti ragione. E poi che motivo avrebbero avuto lei e sua nonna di incastrarti?-
-Terence… io…-
-Coraggio Candy. Giuro che ti farò uscire da qui. Sii forte!-
Lei ricacciò indietro le lacrime a fatica.

Nel frattempo, nella filiale della Banca di Chicago diretta da Neal Legan, due uomini di età compresa fra i cinquanta e i sessanta elegantemente vestiti, venivano ricevuti proprio da Neal nel suo ufficio.
Fred Johnson e Alan Dickart sedettero proprio davanti a Neal.
-Miss Reagan, ci porti tre caffè, e faccia in modo che nessuno ci disturbi.-
-Certamente signor Legan.- rispose Miss Reagan, una ragazza sui trent’anni dai lunghi capelli castani.
Poco dopo, mentre sorseggiavano i loro caffè, i tre uomini vennero subito al dunque.
-Non dovete preoccuparvi per quei finanziamenti signori, adesso lo zio William è fuori gioco per un po’, e quei controlli che mi aveva minacciato di far svolgere tarderanno. Se nel frattempo potesse versare alla banca almeno una parte di quei soldi, questo mi aiuterebbe a far quadrare i conti. Poi sarà mia cura di recuperare il resto magari stornandolo da altre fonti meno… come dire… importanti di voi.-
-Dici che William Andrew è fuori gioco per un po’- disse Johnson 
-Certo, l’arsenico che mi avete fornito ha fatto il suo lavoro, lo zio William ne avrà per un paio di settimane almeno.-
-Potevate osare di più.- disse Dickart -Non volete prendere voi le redini della Banca di Chicago?-
-Troppo rischioso. Non siamo ancora pronti per scalzare la famiglia Andrew dai vertici della banca, ma lo saremo in pochi anni. Questa azione è servita solo per darci un po’ di tempo per risolvere le nostre questioni.-
Johnson e Dickart fissarono Neal per un lunghissimo istante, poi Dickart sbottò battendo i pugni sul tavolo.
-SEI UN IMBECILLE LEGAN!-
Neal trasalì e tremò sinceramente di paura.
-Avevamo un accordo Legan!- disse ancora Dickart afferrando Neal per la giacca e sollevandolo dalla sedia.
-Noi vi favorivamo nella scalata ai vertici della Banca di Chicago grazie ai nostri “agganci”, e tu ci facevi carte false per quei finanziamenti.-
-E… e l’ho fatto! Avete avuto quei soldi!-
-E adesso li rivuoi indietro…-
-Solo una parte! Per aiutarmi a riappianare quel buco di bilancio! Io…- 
Dickart mollò la giacca di Neal lasciandolo ricadere sulla sua sedia
-Scordatelo! Quei soldi sottraili a fondi di investimento, rubali dai conti degli spiantati, fai come ti pare! Ma soprattutto affretta i tempi della dipartita del tuo caro zio, sono stato chiaro?-
Poi fece cadere due bustine di carta sulla scrivania di Neal
-A-arsenico?-
-No, digitale. Sai cos’è?-
Neal fece cenno di sì
-il contenuto di una sola di queste bustine provocherà al tuo amato zio un infarto fulminante. Una morte che tutti imputeranno a una conseguenza dell’avvelenamento già avuto, e del quale è stata accusata quella bionda.-
Neal non rispose. Eseguire quell’ordine avrebbe significato saltare definitivamente il fosso, ma non aveva scelta.
Fece cenno di sì con la testa.

All’ospedale Santa Johanna, Flanny Hamilton entrava nella stanza numero zero.
-Buon giorno signor Andrew. Venivo a comunicarle che entro pochi giorni si libererà un posto letto fra le stanze private, e quindi potremo trasferirla lì. Sua zia Elroy ha fatto il diavolo a quattro con il direttore dell’ospedale, il dottor Leonard.-
-Già, immagino. E comunque qui non mi trovo per niente male. Si vede che ho un feeling particolare con questa stanza.-
Flanny sorrise sotto i baffi, il che era un evento decisamente inusuale per lei. In pochi l’avevano vista sorridere da quando lavorava a Chicago.
-Nella stanza privata si troverà meglio vedrà.-
-Miss Hamilton, io… oh al diavolo! Posso chiamarti Flanny?-
-Se… le fa piacere…-
-E tu chiamami Albert.-
-A-Albert?-
-Il mio nome completo è William Albert Andrew, e tutti i miei amici mi hanno sempre chiamato Albert. Anche la mia povera sorella maggiore mi chiamava sempre così.-
-Signor Andrew io… io sono un’infermiera e lei è un mio paziente. Che direbbe il dottor Leonard? Lui tiene molto alla forma.-
-Già immagino… e io non voglio certo metterti in imbarazzo.-
Proprio in quel momento qualcuno entrò nella stanza.
-Ciao Zione! Hai fatto l’abbonamento a questa stanza, eh?-
-Ciao Archie, è solo una sistemazione temporanea. Posso presentarti la signorina Flanny Hamilton?-
-Onoratissimo signorina.- disse Archie tendendo la mano alla fredda infermiera.
-Io… io devo andare adesso. A più tardi Albert. Ti porterò il pranzo alle 11.30.-
-Va bene Flanny, a più tardi.-
-Simpatica la moretta! Un altro po’ mi morde la mano.-
-Non prendertela Archie, è una brava ragazza ma ama stare sulle sue.-
-Piuttosto: come stai?-
-Molto meglio, certo, è stata una bella batosta e mi ci vorrà un po’ per riprendermi.-
-Sai che hanno arrestato una persona per il tuo avvelenamento?-
-No, non lo sapevo. E chi sarebbe?-
-Una certa… Candy White… Una tipa che stando a quello che dicono i giornali sarebbe stata invitata al ricevimento proprio da te.-
William o Albert, o in qualunque modo volesse essere chiamato, sgranò gli occhi.
-Cosa? Ma è assurdo! Che motivo avrebbe avuto di…-
-Questo non è chiaro. La Polizia pensa che potrebbe essersi sbagliata. Io non ci ho capito granché dai giornali…-
Il giovane magnate si agitò
-Io… io devo andare subito alla Polizia… io…-
-Sta calmo zio! Non devi agitarti! Ascoltami bene: raccontami tutta la storia e andrò io alla Polizia: te lo prometto. Ma tu non agitarti.-
Proprio in quel mentre entrò Flanny Hamilton.
-Cosa succede qui?-
-Mio zio si è un po’ agitato, tutto qui.-
-Vado subito a chiamare il dottore. Lei cerchi di calmarsi signor Andrew!-
-L’infermiera “pezzo di ghiaccio” ha ragione zio, devi calmarti. Poi mi racconterai che cosa è successo con quella ragazza.-

Candy entrò nella sala dei colloqui, era la seconda volta in due giorni.
-Anna!- 
Cercò anche di correre ad abbracciare la sua sorella della Casa di Pony, ma le guardie del carcere la fermarono.
-Mi dispiace White! Non possiamo permetterlo.-
-Oh andiamo! Suor Anna è come una sorella per me: permettetemi di abbracciarla per qualche secondo, dopo mi potrete sempre perquisire.-
Le due donne che l’avevano accompagnata in sala si scambiarono uno sguardo d’intesa.
-Va bene White, ma solo per un  po’.-
Le due ragazze si abbracciarono in lacrime sotto lo sguardo commosso delle due guardie carcerarie, ma dopo un po’, fedeli alla parola data, si staccarono e Candy si lasciò perquisire.
-Ma che accidenti ti è capitato Candy!- esclamò la giovane suora -Escludo che tu abbia voluto avvelenare chicchessia!-
-Infatti non ho fatto niente! Non ho idea di come quel veleno sia finito nel vestito che mi aveva regalato proprio William Andrew.-
-Candy io ti credo, ma giudice e giuria saranno molto meno inclini a crederti, lo capisci?-
-Sì, so bene quello che rischio. Ma piuttosto dimmi dei bambini.-
-Oh non preoccuparti: quelle piccole pesti sono guardati a vista da tutto il paese. Le donne di La Porte si alternano a custodirli. Ovviamente non posso assentarmi troppo a lungo e fra pochi giorni dovrò tornare a casa.-
-Il processo sarà fra due settimane. Rischio una lunga condanna e io non ho fatto niente!- scoppiò a piangere e una delle guardie perse una lacrima. E quella ragazza sarebbe stata una criminale?

-Una storia davvero strana zio.- disse Archie dopo aver sentito il racconto dello zio William. 
-Trovo quanto meno inverosimile che questa Candy White abbia cercato di avvelenarti. Tu l’hai aiutata, perché avrebbe dovuto farti del male? E anche l’ipotesi dell’errore di persona mi sembra alquanto strampalata. Dovrebbe essere una cretina integrale per commettere un errore del genere.-
-Già, e non lo è credimi. È una brava ragazza che ha dedicato la sua vita ai bambini orfani, e lei stessa è un’orfana.-
-Ascoltami bene: ti prometto che parlerò io con questo ispettore Barnaby e cercherò di capirci qualcosa. Sicuramente è stato un attentato contro di te, e qualcuno ha voluto incastrare quella ragazza. Resta da capire perché.-
-Già, è proprio questo il punto: chi può odiare una direttrice di orfanotrofio al punto di volerla incastrare in un modo così perfido?-
-E soprattutto… quella persona deve odiare anche te, o almeno avere un motivo per ucciderti.-
-Il veleno!-
-Come dici?-
-Chi ha avuto la possibilità di mettere quel veleno nell’abito di Candy? Quel vestito lo avevo comprato io il giorno prima e non può essere passato per troppe mani.-
-Quindi quel veleno deve essere stato messo lì proprio il giorno del ricevimento.-
-Devi parlare con quella ragazza! Devi ricostruire con chi si è vista, chi le è stato abbastanza vicino da poterle mettere quel dannato veleno in tasca!-
 
   
 
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