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Autore: Farkas    02/02/2024    1 recensioni
Per salvare la vita di sua zia Peter non ha altra scelta che fare un patto col diavolo. Non deve vendere l'anima, ma il suo matrimonio con MJ che verrà cancellato dalla storia, in modo che Mefisto possa cibarsi dell'infelicità che i due proveranno per l'amore perduto. Peter accetta e ottiene anche che tutto il mondo esclusa MJ scordi la sua identità, mentre lui e la rossa dimenticheranno di aver stipulato il patto. Ma Mefisto, vuole di più. E per ottenerlo fa leva su quello che è forse il sentimento più potente in grado di provare qualunque creatura senziente: l'amore.
Il demone dunque fa un'offerta ulteriore a Mary Jane: se entro un anno riuscirà a riconquistare Peter lui renderà loro il matrimonio, in caso contrario prenderà l'anima della rossa. Ma un uomo d'affari prudente sa che conviene diversificare gli investimenti e quindi Mefisto fa la stessa proposta anche a Felicia, permettendole di ricordare la vera identità di Peter ed eliminando tutti gli impedimenti a una sua storia con lui, garantendole una chance di successo.
Spinte dall'amore entrambe accettano. Chi vincerà questa diabolica scommessa?
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Curt Connors, Felicia Hardy, J. Jonah Jameson, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Un nuovo giorno

 

Capitolo 21: Assalto alla roccaforte (parte II)

 
Flash Thompson e il resto del suo plotone avanzavano disposti a ventaglio verso il covo dei terroristi. Le informazioni erano state verificate, i guerriglieri si trovavano lì.
Il silenzio era assoluto. Troppo. Non era impossibile che sapessero del loro arrivo, ma ormai non si poteva più tornare indietro.
 
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Eddie Brock era euforico. Gli pareva di camminare a un palmo da terra. Era sano. Guarito. Non aveva più il cancro. NON AVEVA PIU’ IL CANCRO! Si sentiva il re del mondo, pur essendo un senzatetto.
Avrebbe dovuto trovarsi un lavoro pensò. Ora che stava bene poteva e doveva mantenersi. Certo, tornare a fare il giornalista era impensabile, non solo per la gaffe sul Mangiapeccati* di tanti anni prima, ma dopo tutto quello che aveva fatto come Venom… era stata proprio la fine della sua carriera a spingerlo a fondersi con l’alieno, ma adesso che era guarito dal cancro non gliene importava più niente. Rischiare la vita ti fa mettere tutto in prospettiva. Gli sarebbe andato bene anche pulire pavimenti o mettere roba su degli scaffali. Ne avrebbe parlato a Mister Li. Avrebbe di sicuro provato a trovargli qualcosa.
Eddie si diresse verso il F.E.A.S.T. del tutto ignaro che l’alieno a cui era stato fuso corpo e mente per anni e il suo nuovo ospite si avvicinavano a gran velocità.
 
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Peccato che la medicina non potesse guarire i cuori spezzati. Questo si diceva il dottor Julius Howens pensando a suo genero. Il marito di sua figlia Harriet, morta di parto un anno prima. Julius ne soffriva ancora come un cane, ma Alfred pareva esserne rimasto annientato. Usciva di casa solo per necessità ed era diventato sempre più solitario e taciturno. Ovviamente gli dispiaceva vedere un uomo di nemmeno quarant’anni fare la vita di un ottantenne, ma soprattutto si chiedeva come sarebbe cresciuta sua nipote nelle mani di quel padre che viveva come un sonnambulo. In quanto medico ne aveva viste di persone che dopo aver subito una perdita parevano morire anche loro. Alfred non faceva mancare nulla alla figlia, ma una bambina ha bisogno di più che un tetto sulla testa e la pancia piena.
Certo c’erano lui e sua moglie, ma non sarebbero durati in eterno... entrambi i genitori di Alfred erano venuti a mancare anni prima e lui era figlio unico, mentre l’altra figlia di Julius aveva seguito il marito in Colorado e tornava in città solo per le feste. I visi degli altri suoi nipoti l’anziano medico se li ricordava a stento.
Quasi, quasi avrebbe voluto che Alfred si trovasse un’altra donna e procurasse a Martha qualche fratello. Temeva per sua nipote un’esistenza triste e solitaria. Gli amici erano una bellissima cosa, per carità, ma come sarebbe stata una vita senza parenti?
In una grande casa vuota, una bimba di un anno piangeva sola in una culla. Suo padre non sarebbe tornato. Era diventato preda come tanti altri prima di lui.
 
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Felicia aveva frugato in qualche ufficio, ma non aveva trovato proprio niente di utile. Non si era certo illusa di trovare un album pieno di fotografie di Norman Osborn che seviziava quei poveracci, ma cominciava a pensare che fosse meglio raggiungere il ragno. Non aveva fatto altro che dirle quanto Osborn fosse pericoloso. Una cosa ovvia, ma a pensarci bene Felicia non aveva mai avuto a che fare con Goblin se non quella volta in cui aveva scatenato i Sinistri Dodici contro lei e Spider-Man, e si era trovata in quella faccenda per richiesta di quest’ultimo. Magari Osborn pensava che lei non contasse abbastanza per Peter? La credeva un capriccio passeggero, la ragazzaccia con cui condividere qualche notte eccitante e morta lì?
“Ma è assurdo! Mi dispiace che uno psicotico non mi prenda di mira, per la mia relazione col ragno? Che centra come mi considera la sua nemesi nella sua vita?”.
Non che lei avesse bisogno di conferme. Peter le aveva mostrato più e più volte quanto tenesse a lei. Però… lui teneva a tutti.
“Piantala! Non è il momento di pensare a queste cose!” si rampognò l’albina.
Di colpo il suono di una sirena, risuonò per tutto l’edificio e poco dopo gli scalpiccii provocati dal movimento di numerose persone riempirono l’edificio.
 
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Un’ombra calò dall’alto e afferrò Eddie per la collottola immobilizzandolo. Un attimo dopo un braccio gli si strinse attorno al collo
-Finalmente ti abbiamo trovato! Non puoi più sfuggirci… - iniziò l’ex-Scorpione, prima avvicinare alla faccia il suo prigioniero e capire chi aveva afferrato. -Brock?! Non so che farmene di questo sfigato! - ruggì scaraventando l’ex-giornalista contro un muro. –Hai trovato il vecchio ospite sbagliato! Questo fallito non mi serve a nulla! -.
Il simbionte non doveva pensarla così, o forse non gli piacevano i metodi di MacGargan perché numerosi filamenti tentarono di staccarsi dal suo corpo e di legarsi ad Eddie.
-NO! NON DI NUOVO! PER FAVORE NO! - urlò disperato il biondo.
-Sentito?! Non ti vuole! -.
-Ti prego non voglio più fare quelle cose! Non ce la faccio più… voglio solo essere normale! -.
Ma la normalità non era nel destino di Eddie Brock; da tutti gli orifizi del suo corpo cominciò a colare un liquido bianco che in breve lo ricoprì completamente… bruciando al contatto il simbionte, che si ritrae, mentre il suo ospite urlava di dolore e l’ex ospite di sorpresa.
Eddie adesso aveva un aspetto abbastanza simile a quello di Venom, ma era più smilzo e a colori invertiti, con il simbolo del ragno nero, su un torace bianco e neri erano i contorni degli occhi.
-Che storia è?!- urlò inferocito MacGargan.- Non dovresti essere nessuno ora!-.
-E invece pare che sia… un Anti-Venom!- urlò Eddie passando al contrattacco.
 
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Niente. Perlustrando quel maledetto edificio, Peter non aveva trovato nulla. Un maledetto senso di sconfitta si stava impadronendo di lui. Possibile che dovesse risolversi in un buco nell’acqua? Possibile che Osborn dovesse passarla liscia anche per quelle sue ultime malefatte?
Una parte di lui voleva sfondare le pareti a pugni, fino a trovare quei poveri derelitti, vittima di chissà quali torture, ma un’altra gli ricordò che sarebbe stata follia.
Rumore di passi. Spidey balzò sul soffitto e vide Osborn che camminava nel corridoio. Tanto valeva pedinarlo. Forse, l’avrebbe condotto in laboratorio.
 
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Eddie Brock non aveva idea del perché o di come fosse successo, ma si stava godendo la sensazione di combattere sferrando colpi superefficaci. Il simbionte artificiale creato dal suo corpo aveva effetti devastanti su quello normale. Altro che usare i tipi avvantaggiati nei videogiochi dei Pokémon! Con un urlo, Gargan afferrò un bidone dell’immondizia e glielo scaraventò contro approfittando dell’attimo di smarrimento dell’Anti-Venom per scappare.
-Non te la caverai così! Sei un cancro per questa società, Gargan… ed io sarò la cura! - ruggì Eddie gettandosi all’inseguimento. Non gli ci volle molto per raggiungere il nemico e gli si fiondò addosso con un catch che avrebbe reso orgoglioso Flash Thompson.
Le urla del vendicatore oscuro, squarciarono l’aria e il simbionte per sfuggire all’abbraccio mortale del suo ex-ospite, colò via dal corpo dell’ospite attuale.
Eddie avrebbe anche potuto distruggere il simbionte, ma qualcosa lo bloccò. Tutto quel tempo insieme, tutti quei discorsi… e quella volta che si era quasi sacrificato per salvargli la vita? *
-Ti lascio andare. Abbiamo condiviso tanto. Anche cose belle, ma ho capito che tiravi fuori il peggio di me. Non voglio più fare quelle cose, non voglio più essere ammorbato dal tuo veleno. Se non ti piace questo pazzo, trovati qualcun altro, ma non me. Fra noi due è finita. Chiaro? -.
Il simbionte annuì e strisciò verso un tombino in cui s’infilò. Per qualche istante, Eddie rimase a guardarlo, poi si voltò e se ne andò sparando una ragnatela. Sarebbe tornato ad essere il protettore letale. E avrebbe difeso più di tutto il F.E.A.S.T.
 
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Osborn tramite una parete che si era aperta era entrato nel laboratorio, con tanto di ragno alle spalle.
Peter si sentì ribollire il sangue. Il momento era arrivato!
-Credo che quello che stiate facendo qui violi… no. Non vi meritate battute, psicopatici che non siete altro!- ruggì saltando addosso ad Osborn. In un attimo venne sommerso da uomini della sicurezza, ma li respinse con calci e pugni talmente violenti da lasciarli privi di sensi.
-Pensi di cavartela Arrampicamuri?! Questi non sono sgherri di un gangster, ma agenti federali! Avrai la pena di morte! - ringhiò Osborn saltandogli addosso.
-Dubito che manterrai il posto, quando si saprà quello che fai qui dentro! -.
Un attimo dopo i due superesseri erano avvinghiati in un violentissimo catch. Osborn ne approfittò per azzannare il fianco di Spidey che si lasciò sfuggire un urlo.
Il morso umano è micidiale su un altro umano. Se poi è dato con superforza, be’… non è un’esperienza che siete ansiosi di fare ve lo garantisco. Ma Peter Parker aveva imparato a lottare malgrado il dolore molto, molto tempo prima e reagì sferrando una ginocchiata sotto il mento di Osborn. Ovviamente il discorso sul dolore valeva anche per lui che reagì, con un poderoso diretto allo stomaco.
C’era un che di animalesco nello scontro, scaturito non solo dalla ferocia dei contendenti, ma anche dall’odio che inserivano nei colpi.
Due uomini dotati di intelligenza geniale che per un incidente scientifico avevano guadagnato anche doti sovrumane. Due esseri così simili e così diversi erano ormai impegnati nell’equivalente super di una rissa da bar.
-Aliante 2-47 codice 4-5-1- abbaiò Osborn. Un attimo dopo si aprì uno scomparto nel soffitto da cui uscì un aliante con tanto di lama affilata che puntò verso Spider-Man. Quest’ultimo lo schivò grazie al senso di ragno, proprio come aveva fatto il giorno della morte di Gwen… ma stavolta Osborn era pronto e con un balzo vi si aggrappò, salendoci sopra e facendo piovere bombe-zucca sull’antagonista.
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Privo del simbionte, MacGargan si trascinava verso la Oscorp. Lo scontro e la fuga dell’alieno lo avevano molto indebolito. Osborn gli avrebbe fatto una bella lavata di capo, ma come avrebbe potuto prevedere che Brock tirasse fuori un trucco del genere? Inoltre, in teoria non avrebbe neppure dovuto affrontarlo.
Era ormai in vista della meta, quando un rombo terribile squarciò l’aria. Incredulo vide l’edificio che in quella penosa mezz’ora era aveva cercato di raggiungere, sbriciolarsi come un biscotto tenuto troppo a lungo nel latte.
 
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Spider-Man era riuscito a raggiungere Osborn sull’aliante, e la scazzottata era ripresa ancora più violenta.
Di colpo Osborn fu afferrato per il collo da dietro. Felicia avendo seguito la sicurezza era entrata in campo.
-Ma bene, ti sei portato un’amica… ci saranno due condanne a morte, allora! -.
-Scordatelo pazzo! - ruggì Peter. La cosa avrebbe potuto far piacere all’albina, se non si fosse appena buscata un calcio nello stomaco. Ansimando ripartì alla carica, ma i suoi colpi non erano molto pericolosi per uno come Goblin, malgrado la sua maestria nel combattimento corpo a corpo. La sua superforza rendeva i colpi della gatta dolorosi, ma sopportabili… viceversa per Felicia venire centrata dagli attacchi di Osborn era decisamente doloroso. Pertanto decise di ricorrere a un piccolo trucco tipico dei corsi di autodifesa*: mirare agli occhi. Tese la mano e i suoi artigli, lasciarono il guanto, ficcandosi nell’occhio destro di Osborn. Il folle urlò di dolore e fece fare un loop all’aliante. Stava attaccato grazie ai sostegni per i piedi, mentre Peter rimase a bordo grazie ai suoi poteri adesivi, ma Felicia cadde… ritrovandosi proprio sulla traiettoria della lama dell’aliante.
Urlando Peter si lanciò contro quest’ultima colpendola con tanta forza da staccarla, malgrado Goblin gli si fosse lanciato addosso, tempestandogli la schiena di pugni.
“Anche Felicia no!” si disse, prima di scrollarsi di dosso la sua nemesi e spingerla giù dall’aliante che andò a schiantarsi contro un muro. La gatta lo raggiunse e i tre superesseri si trasformarono in un unico vortice di colpi.
Alla fine Goblin dovette ammettere di essere troppo svantaggiato, quindi premette un pulsante nella sua cintura e un attimo dopo l’edificio prese a vibrare.
-Sequenza di autodistruzione. Che farete ora? Resterete a combattermi… o aiuterete tutta la gente che c’è qui dentro a uscire? -.
Imprecando fra i denti, Peter rifilò un ultimo cazzotto a Norman e si diresse verso l’uscita.
Felicia lo seguì. Non si era mai creduta buona al pari di Peter, ma tra prendere uno psicotico e salvare centinaia di persone, sapeva bene qual era la scelta giusta.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Eddie Brock prima di diventare Venom, era un giornalista del Daily Globe. Quando la città venne scossa dagli omicidi del serial killer Mangiapeccati, venne contattato da un uomo di nome Emil Gregg che gli confesso di essere il Mangiapeccati e lui cominciò a raccontarne la storia portando alle stelle le vendite del Globe. Alla fine su consiglio legale rivelò l’identità della sua fonte, e fu una bomba… fino a quando Spider-Man catturò il vero assassino il poliziotto Stan Carter. Gregg era solo uno psicolabile che a causa di una serie di coincidenze si era convinto di essere il Mangiapeccati, così il Globe perse credibilità mentre Brock fu licenziato ed ebbe la carriera rovinata. Anziché ammettere che aveva sbagliato credendo ciecamente alle farneticazioni di quel poveraccio (e soprattutto aveva preferito pubblicare articoli che facevano impazzire i lettori piuttosto che provare a fermare un serial killer), Eddie in modo molto maturo diede la colpa a Spider-Man e prese a odiarlo.
 
 
  • Il simbionte una volta assorbì la scarica mortale del supercriminale Styx per proteggere la vita di Eddie.
 
  • Come per molte altre cose le opere narrative non sono precise sui corsi di autodifesa: in quelli veri insegnano cose alla portata di chiunque, non le arti marziali. Per padroneggiarle in modo accettabile servono anni di pratica, poi è necessario anche essere in ottima forma fisica, perché il colpo può anche essere perfetto, ma se non si ha abbastanza forza non servirà a molto. Tuttavia sono molto più scenografiche, quindi le si preferisce a una donna che tira una gomitata nello stomaco a qualcuno e fugge chiamando aiuto, anche se nei veri corsi di autodifesa che durano qualche mese, consigliano di fare cose del genere insegnando come mettere più forza nel colpo o dove colpire.
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ho aggiornato con un po’ di ritardo, ma ultimamente non ho molto tempo per EFP.
Stranamente Goblin non se l’è mai presa con la Gatta Nera. Certo, a differenza di Gwen e MJ, Felicia potrebbe difendersi molto meglio, ma Osborn non è tipo da farsi intimidire. Eppure, a quanto ne so mai una volta la gatta è finita nel suo mirino. Strano.
Volevo inserire anche la parte successiva al crollo dell’edificio, ma temevo di allungare troppo il capitolo… pare che Osborn l’abbia fatta franca di nuovo… o no?
A presto.
Farkas.
  
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