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Autore: Swan Song    06/02/2024    9 recensioni
Steve e Susan Sheppard, in vacanza a New Orleans per assistere al Carnevale, finiranno per indagare sull'omicidio di una ragazza avvenuto durante la festa di Perla O' Neill, una vera e propria icona vivente della città.
Perla è convinta che chiunque abbia ucciso la ragazza, in realtà volesse uccidere lei.
[Mini indagine degli Sheppard, introdotti nel racconto "The Windsor Chalet"]
Genere: Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Secondo Tempo









Le porte dell’ascensore si riaprirono all’arrivo di Steve, Susan e Chuck nella stanza.
Il corpo di Kate Bell giaceva sotto le coperte, senza vita.
«Devo dire che la prima domanda sorge spontanea: cosa ci fa una cameriera nel letto della contessa?» esclamò Steve, mentre sua figlia Susan dava un’occhiata in giro con fare sognante.
«La contessa stessa afferma di aver dato il permesso alla ragazza di dormire nel suo letto. Nessuno lo aveva mai fatto prima…oh, a parte gli uomini, ovvio!» spiegò Chuck.
«Ma era una cameriera! Perché mai?» domandò Susan.
«La donna, inoltre, sostiene che la ragazza era come una figlia per lei, e che alle tre ha dato l’ordine al guardiano/guardia del corpo di salire per vedere se dormiva. Così è stato trovato il corpo.» Chuck non aveva più fiato.
Steve Sheppard si strofinò una mano sulla fronte, la faccenda era piuttosto chiara «Quindi il colpevole…»
«Semplice, può essere uno qualsiasi dei duecento invitati!» lo completò Susan.
«Io non lo definirei “semplice”, figliola.»
Difatti, Chuck sbuffò «Sentite, dovete per forza prendere le testimonianze degli invitati. L’ispettore lo avrà già fatto, ma occorre un secondo giro, è ovvio. Quello lì non capisce niente. Certo, tutti diranno di non aver visto niente perché casualmente erano al bagno, ma...»
Steve sospirò «Ti rendi conto che non abbiamo mezza qualifica per farlo, vero?»
Chuck Solo fece spallucce «Chi ce l’ha è un incompetente totale, e poi siete così famosi...non credo ci saranno problemi. Finirete in prima pagina!»
«Chi è l’ispettore?» chiese allora Steve.
«Uhm, un certo Doyle qualcosa...Jim, forse.» rispose il ragazzo.
Susan sbatté le palpebre ripetutamente, incredula. Aveva capito bene?
Da un lato, sperò che Chuck si sbagliasse «Doyle? Come in “Assassinio sul Nilo?”»
Va bene credere alle coincidenze, ma quella era già la seconda volta in cui l’ispettore di turno portava il nome di un personaggio nato dalla penna della Christie e successivamente divenuto famoso.
«Un idiota.» berciò Chuck.
«Abbiamo capito come lo reputi, non c’è bisogno di sottolinearlo ulteriormente, grazie.» disse Steve, avvicinandosi al letto «Figliola, in tutta onestà, ciò che più m’incuriosisce attualmente è il come. Vediamo se sai fornirci una spiegazione, sono tutto orecchi.»
Lei annuì, piegandosi sul corpo «Una vera fortuna che non l’abbiano ancora portato via…»
«Colpa del temporalone della scorsa notte. Hanno preferito aspettare. Sai dirci com’è morta?» chiese Chuck, impaziente.
«Niente colpi d’arma da fuoco: il corpo non ha nessun foro d’entrata né d’uscita. Nessuna ferita d’accoltellamento od altro oggetto contundente, nessuna ferita da difesa…questa ragazza è impeccabile!»
«E…?» Steve si aspettava una continuazione.
Quello che ascoltò, fu tanto strano quanto curioso.
«E…insomma, tolto il fatto che sia morta, questa ragazza è in ottime condizioni!» si disperò Susan.
«Stai scherzando, spero.» ribatté il marine «Non sai com’è morta?»
«Papà, qui non c’è niente! Il suo cuore si è fermato, è come una vecchia che muore nel sonno.»
«Non può esserle venuto un infarto, è troppo giovane.» ragionò Sheppard «Come mai si è fermato il cuore, allora?»
«Se la causa non è esteriore…è interiore.» spiegò Susan «Può essere stata avvelenata.» prese la bottiglia d’acqua che c’era sul comodino «Occorrerebbe imbustarla.»
«Sì, e occorrerebbe un’autopsia. Analizzando il contenuto del suo stomaco, di certo sapremmo di più. Come facciamo, senza farci scoprire dal vero investigatore?»
Chuck sollevò le sopracciglia ed ammiccò, fissando Steve «Lasciate fare a me.»
Susan prese a guardarsi intorno, realizzando che ogni sorta di gioiello lì c’era. Afferrò un braccialetto in smeraldo, luccicante, e si meravigliò: «Accidenti! Se un uomo mi regalasse una bellezza simile, lo sposerei!»
«Quanto costa?» chiese apposta Chuck.
Susan naturalmente lo sentì, ma assottigliò lo sguardo e ribatté «Dovremmo fare due chiacchiere con la contessa.»
Malauguratamente per Steve, a Chuck il denaro non mancava. Ricordava bene a quale famiglia apparteneva!

La contessa Perla era una donna di rara bellezza. Nonostante l’età, amava portare i capelli biondo cenere lunghi fino alla schiena, in modo da acconciarli come più adorava in base alle grandi occasioni.
Adesso sfoggiava una treccia disordinata e sedeva su un divano interamente rosa fenicottero, in lacrime.
«Signora O’ Neill?» salutò Steve.
La donna alzò la testa «Va’ pure, Jerard.»
Il guardiano si fece da parte.
«Ci dispiace per la sua cameriera.» proseguì Sheppard.
«Era come una figlia per me. Oh, Dio, non ci posso credere!» pianse.
«E’ per questo che l’ha fatta dormire nella sua stanza?» chiese Susan.
«Sì…perdonate, ma voi chi siete?»
«Uhm, detective privati. Ci ha ingaggiati Chuck Solo, che presumo lei conosca.» rispose Steve.
Perla alzò lo sguardo su Chuck «Solo? Sei il figlio di Harper Windsor? Oh, nemmeno sapevo fossi qui...invito sempre così tanta gente, che spesso perdo il conto e mi gira la testa!» ammise, imitando qualcuno che sta per avere un mancamento.
Chuck storse il naso, odiava essere messo da parte.
«Ah. Bè, hai fatto bene, pasticcino.» ammiccò la contessa «Quell’ispettore mi è sembrato un vero imbecille. Mi ha fatto delle domande così assurde...oh, spero voi sappiate fare di meglio, detective!»
Gli Sheppard tossicchiarono dopo essersi scambiati uno sguardo «Ci vuol poco, signora.»
Ma prima che riuscissero a fare altre domande, Perla singhiozzò «Sono loro, lo sapevo! È la fine.»
«Loro chi?» proseguì Susan.
«Ma non capite? Ero io l’obbiettivo! La stanza era mia, e chiunque abbia ucciso Kate, in realtà voleva uccidere me! Perché credeva di trovare me! Mon Dieu
«Questo può essere vero. Ma, Perla, lei aveva dei nemici?» domandò a bruciapelo Chuck.
La donna lo fissò intensamente «Come hai detto che ti chiami, pasticcino?»
«Chuck.» rispose lui, gonfiandosi come un pavone.
La mano della contessa afferrò il primo libro di una pila infinita che stava sopra un tavolino rotondo, posto accanto al divano.
«L’ho scritto io…è il mio ultimo capolavoro.» lo aprì ed impresse una dedica sulla prima pagina «Te lo regalo. E bada bene che i regali li faccio solo a chi m’interessa particolarmente…» disse, facendo l’occhiolino.
«Grazie, signora.»
«Può rispondere alla domanda, cortesemente, grazie!» subentrò Susan, irata «Io non ho tempo da perdere.»
Perla fissò la detective improvvisata e sorrise «Gelosa?»

«Dio, è insopportabile!» continuava a ripetere Susan mentre camminava per i corridoi infiniti della villa, corridoi nei quali ci si poteva perdere.
«Non è vero. E’ così gentile, povera signora.» la difese Chuck «E poi ha detto che non ha idea di chi la voglia morta, ha anche risposto alla domanda.»
«Sì, l’ha fatto per ultimo. Ma proprio ultimo. Dopo due ore. Era così difficile dire: “No, sì…forse”?»
Chuck si mise a ridere, Susan proseguì «E comunque a me sembra che abbia perfettamente idea di chi la voglia far fuori. Ha detto “Sono loro, è la fine”. Loro chi? Poi pensa a se stessa, non alla vera vittima. Perché sembra che stia meglio di me!»
«Era preoccupata perché poteva esserci lei all’obitorio, giustamente la camera è sua…l’obbiettivo era lei.» disse Chuck.
«Ah, ti sta simpatica solo per le lusinghe e il regalo, in realtà è una serpe. È odiosa.» proseguì, sempre più irritata, Susan «“Come hai detto che ti chiami, pasticcino?”» la imitò.
Chuck si fermò di colpo «Oh, dolce Susan, grazie.»
Lei si fermò a sua volta, confusa «Come?»
«Non c’è bisogno che ti arrabbi per una vecchia che mi sta dietro, io sono tuo, lo sai!»
«Io non...»
«Lo so, non c’è bisogno che spieghi. Torniamo sulla scena?»

«Dentro non teniamo le telecamere di videosorveglianza perché la contessa dice che non ce n’è bisogno.»
A quella spiegazione del guardiano, Steve Sheppard trattenne una risatina, una risatina esplicativa del suo pensiero.
Sapeva che il periodo post-bellico aveva visto un aumento pazzesco alla domanda di sicurezza in molti settori.
Stazioni ferroviarie, banche, aeroporti. Le telecamere erano preziose, ma c’erano, servivano a monitorare le grandi folle e a prevenire crimini.
Certo, la capacità di registrazione era limitata e spesso occorreva una presenza umana, ma Steve non fece a meno di pensare a quel pazzo fondatore del Windsor Chalet e a quanto si sarebbe divertito se all’epoca il mondo fosse stato dotato di telecamere di sicurezza.
A possederle sarebbero stati i grandi ricconi, come in questo caso, ma avrebbero facilitato ogni cosa.
«Mi sarebbe utile visionare i filmati di quelle piazzate fuori.»
Jerard annuì «E’ già passato un altro detective, prima, mi ha chiesto la stessa cosa.»
«Collega.» s’inventò sul momento Sheppard «Anche se siamo rivali, quindi potrebbe, qualora si ripresentasse, evitare di fare il mio nome o anche solo accennare alla mia presenza?»
«Nessun problema.»
«La ringrazio molto. Allora, lei ha trovato il corpo alle tre della scorsa notte, giusto?»
«Sì, la contessa è andata in bagno qui sotto circa alle due e trenta, e mi ha detto che mancava il sapone. Io l’ho portato, dopodiché mi ha chiesto di controllare se Kate dormiva, e a quel punto ho trovato il corpo.» spiegò il guardiano.
«Il corpo era nella stessa posizione di quando siamo arrivati noi?»
«Certo, non ho toccato niente e ho chiamato subito la polizia!»
«D’accordo, grazie.» e sempre ripensando agli Windsor, Steve si allontanò.

«Maggiore Price! Come te la passi? E Odette?»
Furono queste le parole che Steve sentì non appena mise piede fuori dal bagno. Dopo quella giornata folle aveva pensato che una bella doccia rilassante fosse essenziale.
«Sì, in effetti è stata una sorpresa. Sapevate il numero di telefono perché ve l’ha detto mio padre, o...ah, capisco. Sì, è sempre il solito. Comunque mi fa piacere sentirvi.»
Steve cominciò allora ad improvvisare gesti strani ed insonorizzati «Price?» dopodiché fece andare anche la bocca, ma parlò sottovoce «Fammi capire. Invece che chiamare tua madre, nonché mia moglie, chiama Price?!»
Susan coprì la cornetta con una mano e sussurrò a sua volta, seduta sul letto «Sta imprecando perché non gli hai lasciato il numero dell’hotel. Ha detto che un amico non si comporta così.»
Steve alzò le sopracciglia e si strofinò i capelli bagnati con l’asciugamano «Un amico? Lui sta diventando un maniaco, altroché! Sapeva che sarei venuto al carnevale con te!»
Susan riprese la conversazione «Sono contenta che Odette stia bene. Salutamela! Sì, un secondo e te lo passo.»
«Non è che dobbiamo sentirci tutti i giorni.» brontolò Sheppard «Ma questa, poi.»
«Stiamo seguendo un caso, sai?» Susan poggiò nuovamente le mani sulla cornetta, per mutarla «Dice che è fiero di me!»
«Di me no. Bell’amico. Sì, proprio bell’amico.»
«Smettila, che sembri sposato con lui, anziché con mamma! Sì? Sì, ci sono. Dicevo che ti ringrazio molto. Adesso te lo passo. Saluti anche a te, Jonathan.»
A quel punto, Susan passò la cornetta al padre, il quale si accomodò sul letto accanto al comodino e cominciò a discutere con il Maggiore come se fossero davvero una coppia di sposati rincoglioniti.
«Ma scusa, nemmeno mia moglie mi cerca così tanto. Il caso? Abbiamo tutto sotto controllo. Devo ammettere, però, che è assurdo. Non quanto lo chalet, ben intesi, ma è assurdo. A tratti, intendo.»
Susan sorrise.
«In che senso, serviresti tu? Fammi il favore, Jonathan, l’altra volta è stato più utile Adam Windsor.» ricordò Steve «Ti indigni? E indignati, cosa ti devo dire.»
In quel preciso momento, bussarono alla porta.
Mentre Steve era impegnato ad esclamare «Un neanderthal? Io sarei un neanderthal? Mi dipingete sempre come un insensibile…a me non pare.» Susan si diresse ad aprire.
Chi mai poteva essere, se non lui?
Susan trattenne un violento respiro, incrociando le braccia al petto «Non so se hai realizzato che mio padre è un marine.»
Chuck infilò le mani nel sontuoso completo di chissà quale marca e la squadrò «Il caro paparino prima o poi dovrà permetterti di lasciare il nido...»
Susan alzò gli occhi al cielo ma si scostò, in modo che avanzasse dentro la camera.
«Spero tu sia qui perché hai novità importanti sul caso. Sono le nove di sera e sono stanca morta. Alla faccia che questa avrebbe dovuto essere una vacanza.»
Come lo vide, Steve riattaccò «Devo lasciarti, Jonathan, a presto.»
Quindi si alzò, si passò le mani sui capelli bagnati e le poggiò sui fianchi, studiando il signorino Solo con circospezione.
Chuck, dal canto suo, si sporse verso Susan per sussurrarle all’orecchio «Perché mi guarda sempre come se fossi il colpevole?»
«Devo davvero rispondere?»
Lui avanzò e ricambiò senza problemi lo sguardo di Steve «L’hai messo al corrente della nostra analisi sulla scena del crimine?»
«Certo.» rispose Susan «Piuma e tutto il resto.»
«So perfettamente che mentre io ero ad interrogare il guardiano, voi avete trovato un’impronta digitale sull’ascensore e una piuma.» certificò Steve «E, sinceramente, spero ci sia altro.»
Chuck sorrise diabolicamente «Per quanto adori la tua cara figlioletta, Sheppard, non faccio tutta questa strada dal mio hotel al vostro senza motivo.»
«Ebbene?»
«Ve l’ho detto che mi sarei reso utile. Ho sedotto la patologa e mi sono fatto dire tutto. La donna, non quello che è venuto sulla scena.»
Susan sbuffò «E poi io dovrei uscire con...con questo ammaliatore!»
«Dunque sono questi i tuoi dubbi? Il mio essere ammaliatore?»
«Non ho detto questo.»
«Dolce Susan, faceva parte del piano. Almeno ora sappiamo che la vittima...»
«E’ stata avvelenata, giusto?» saltò su Steve «E ti consiglio di non chiamare più così mia figlia in mia presenza.»
Chuck sospirò «Mi sono preso una bella gatta da pelare.» sussurrò tra sé e sé «Comunque, se mi avessi lasciato finire, neanderthal, ti avrei rivelato che no, non è stata avvelenata.»
«Pure tu ti ci metti?! Aspetta, che hai detto?» Steve si bloccò di colpo.
«La patologa dice che nella bottiglia non c’è alcuna traccia di veleno.» Chuck si allontanò leggermente dal marine, dato che ancora una volta scrollò i capelli per liberarsi delle goccioline d’acqua «Fai attenzione, questo è un Westwood.» disse, indicandosi il completo.
«Neanche veleno sul rossetto?»
«Perdonami, ti credi un grande detective e non hai fatto caso che la vittima non aveva rossetto?»
Steve scosse la testa, confuso «E’ vero, hai ragione. È che questo caso sembra una banalità e invece è così assurdo da diventare intricato. E questo per due dettagli: il titolo di cameriera e l’ignota causa della morte.»
«Contenuto dello stomaco?» chiese allora Susan, aprendo la finestra per fare uscire il fumo della sigaretta che si era accesa.
Chuck spostò lo sguardo su di lei «Nullo. Non aveva assolutamente niente nel suo stomaco, come se non mangiasse da giorni. Insomma, niente di nuovo...questa ragazza è morta e basta.»
Steve si passò alcune dita sugli occhi stanchi «No, io non ci credo.», Chuck si svaccò sulla poltrona libera, portando le mani sulla nuca e chiudendo gli occhi, rilassandosi «Comunque ho iniziato a leggere il libro della contessa e devo dire che è esilarante. Per esempio, lo sapevate che Perla ha incontrato il suo futuro marito, ormai morto, a nove anni? Come Dante con Beatrice.»
Padre e figlia si scambiarono un’occhiata rassegnata, ma fu Susan ad esprimere il pensiero che condividevano «No, Chuck, e non ce ne frega niente.»
«Ho un’idea a riguardo, però, senti qua: visto che la contessa mi fa il filo, io la sposo, così il patrimonio aumenta.»
«Quanti soldi vuoi, ancora?» starnazzò Steve, intromettendosi «Mi sembra che voi buffoni Windsor ne abbiate abbastanza, no?»
«Sono un Solo, ti ricordo. E dissento. I soldi non sono mai abbastanza.» rispose Chuck «Poi divorzio e qualcosa mi verrà pure. È sempre questione di soldi. Di conseguenza, sposo te, cara Susan. E vissero per sempre felici e contenti!»
«Che bella idea, certo!» lo prese in giro la ragazza.
Steve, per pietà, finse di non sentire «Abbiamo una ragazza morta nella stanza della contessa per la quale lavorava, che molto probabilmente non era neanche la vittima predestinata e che è morta così, come se le fosse apparso un angelo a recitare: “Guarda Kate, è la tua ora, però muori addormentandoti!”»
«Alieni? Miracolo?» ipotizzò Chuck.
«Questo caso non ha assolutamente senso, a partire dal fatto che la ragazza abbia dormito dove, diciamolo, non doveva dormire.» ragionò Steve «Uno non può morire così…semplicemente.»
«Niente colpi d’arma da fuoco, niente avvelenamento, niente sangue! Dove non trovi il sangue su una scena del crimine? Kate era impeccabile, come un angelo addormentato su un letto di seta.» continuò Susan «Eppure è morta!»
«Bè, il sangue stona in un paradiso come quella villa, non trovate?» disse Chuck.
«Non è questo il punto, ragazzo. In qualche modo deve essere morta, e se non lo scopriamo noi, ce lo dirà il suo assassino come ha fatto.» concluse Steve.
«La prossima mossa, papà?» chiese dunque Susan.
«Facciamo alla vecchia maniera. Troviamo l’assassino con le prove che abbiamo.»








 

Angolo Autrice:

Cari lettori, bentrovati! ^^
Anzitutto, ci tengo a ringraziare chi ha deciso d'imbarcarsi in questa nuova avventura e chi è arrivato fin qui *-*
In particolar modo jessicalocke, Milly ed Eleonora, che hanno lasciato recesioni fantastiche! <3
Siamo già a metà storia e mi sembra incredibile, dato che solitamente sono negata a scrivere storie brevi xD

Alcuni chiarimenti che mi sono scordata di fare la scorsa volta: il titolo è tratto da un episodio di "CSI - Scena del crimine" e da lì mi è venuta l'ispirazione per parte della trama (ci sono infatti vari riferimenti, come il libro regalato dalla vecchia riccona). Trama che, ovviamente, si discosta da quella della serie tv ed è di mia invenzione.

Che dire, nuovamente grazie, è bello vedere che qualche appassionato di gialli esiste ancora <3

Prossimo aggiornamento nel week end o lunedì ^^

Besos

SwanXSong



 

  
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