Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: MelaniaTs    06/02/2024    0 recensioni
I Keller sono una facoltosa famiglia di Boston. Thomas Keller è il primogenito di Tobias e Rosalie, uomo di successo ha sparso gloria, fama e figli per il mondo- Ciò che gli è mancato è stato però esaudire il suo desiderio d'amore. Riuscirà Thomas ad essere felice?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
COPYRIGHT: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!
Vi ricordo inoltre che: Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

ATTENZIONE: ©
Questa è una saga di famiglia; i capitoli sono costole della storia di si svolge in contemporanea con la storia di Gabriel e Gellert Keller in Liberi di essere se stessi e di Thomas e Diamond Il tesoro più prezioso. In pratica per chi volesse leggere la storia di Thomas sr e Sapphire dall'inizio senza interruzioni. Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

La la KCG è ispirata alla BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale del Massachusetts con sedi in quasi tutti gli Stati europei (2 almeno in Italia) l’ho usata ma con nomi e storia diverse, quindi anche in questo caso è tutto di mia invenzione.
Il microstato del Keinsten non esiste, ne ho inventato uno a somiglianza del Lietchsten.
MAPPA DI BOSTON così da rendervi tutto più chiaro Mappa della Gran Bretagna e Nord Europa INFORMATIVA ARRIVATA FINO AD ORA SULLA SERIE -Albero Genealogico:I Thompson - I Keller

___________________________________________________________________________________________________________________________



SAPPHIRE
Le giornate trascorrevano via più lentamente da quando i ragazzi avevano intrapreso la via dell'indipendenza. Ancora di più da quando Diamond era partita, quello era stato la dimostrazione che erano definitivamente cresciuti. Lo avvertivo nelle mie giornate, nonostante Diamond cercava di scrivermi costantemente aggiornamenti sulla sua quotidianità. Lento e inesorabile il tempo trascorreva. Avevo compiuto 47 anni, da sola,  e mi stavo rendendo conto che effettivamente la mia vita stava volando via. La ragione della mia esistenza fino a questo momento, erano stati i miei figli. Tutte le azioni, i sacrifici e le rinunce erano state per loro. Ma adesso erano cresciuti. Thomas finalmente aveva riconosciuto di amare Eleonora, aspettavano un bambino stavano decidendo la loro vita insieme. Le prime avvisaglie erano arrivate quando due anni prima si era trasferito a casa sua. O quando Joel aveva deciso di restare a Monaco, dove avrebbe lavorato nella società dei Keller come responsabile delle risorse umane. O ancora Samuel che aveva deciso di avere un figlio nonostante fosse solo, aveva preso una decisione per se stesso. Infine Diamond era partita per un viaggio da cui non sapevo quando sarebbe tornata.
Mi sentivo decisamente vuota e sola.
"Ehi mamma Sapphire."
Ritornai alla realtà fissando Rafael di fronte a me. Lo amavo! Non era mio figlio, ma lo amavo come tale da quando aveva solcato la porta di casa mia quattro anni prima. Credo sarebbe stato difficile per tutti non amare Rafael, era un ragazzo genuino empatico e soprattutto che dava amore. Era riuscito a dare amore a Samuel nonostante egli si sentisse escluso dalla nostra famiglia da quando aveva capito di non essere mio figlio. Era riuscito a dare amore ad Isaak, che scettico cercava di tenersi lontano dalla nostra famiglia. Ma Rafael cercava sempre un modo per includerlo in tutto ciò che faceva, con insistenza. Infine Rafael aveva amato incondizionatamente senza che qualcuno glielo chiedesse Diamond.
Loro due avevano subito trovato un legame che andava aldilà di tutto, prima che scoprissero di essere fratelli. Mi aveva subito chiamato mamma, ancor prima di scoprire che ero stata la compagna di suo padre. Anche Rafael però, stava spiegando le sue ali. Aveva accettato il compromesso di Isaak di aprire un'altra sede del coffee and books, era stato fermo su questo, doveva essere lo stesso posto e dovevano esserci tanti libri da leggere. Lui doveva fare il suo lavoro, spronare la gente a leggere. Probabilmente avrebbero scelto un posto che fosse la Scozia o peggio l'Australia , paese di origine di Rafael.
Lui era il mio angelo, in realtà tutti i miei figli erano angeli, avevano tutti i nomi di angeli Thomas Uriel, Joel Jophiel, Samuel, Diamond Ariel. Poi c'era Rafael.
Lo guardai posando la tazza di tè che non avevo bevuto. "Dimmi caro?"
"Sei pensierosa." Mi disse poggiando il vassoio sul mio tavolino e sedendosi al lato opposto, la sedia che un tempo era stata di Thomas, suo padre.
Scossi la testa. "Niente di che!" Gli risposi. "Temo di sentire la mancanza di Diamond, tutto qui! La sua allegria riempie le mie giornate."
Rafael annuì. "Sai, manca anche a me, senti che ne dici se la raggiungiamo dove si trova?  Lasciamo qui Isaak e Patty, così forse concluderanno qualcosa." Mi disse eccitato.
"In che senso concluderanno qualcosa?"
Chiesi osservando di sottecchi la cuoca mentre portava dei dolci al bancone del bar. Alta, elegante e poco formosa, capelli ramati, occhi verdi come il prato. "Ti ricordo che ha accettato di lavorare qui, proprio perché non faceva orari con Isaak. Non vuole avere a che fare con lui."
"Ma si amavano." Mi rispose Rafael. "Lo vedo quando si guardano. Se quel cretino di Isaak non l'avesse lasciata per tornare in Scozia adesso starebbero insieme." Mi disse. "Oh andiamo mamma! Non hai visto suo figlio? È identico a Isaak." Mi disse, di nuovo qualcuno mi nominò quel bambino senza volto.
"No! Non l'ho visto. Me ne ha parlato però Eleonora. Easter giusto?" Gli chiesi.
Rafe assentì. "Si!  Ed è stupendo mamma, è la prima volta che vedo una persona con i tratti e i colori di papà, ma con gli occhi verdi come il prato." Mi disse puntualizzando più volte la frase: è stupendo mamma. Io ebbi un tuffo al cuore quando mi disse che assomigliava a Thomas. Poteva essere quindi più figlio suo due si Isaak il bambino. In fondo Thomas aveva seminato un bel po' in giro per il mondo.
"Vorrei che mi chiamasse zio e quel cretino di Isaak ancora non ha capito che Patty aveva messo da parte la carriera di chef per prendersi cura del figlio. Me lo ha raccontato Eleonora che è in confidenza con lei. Tre anni fa, quando scoprì la gravidanza decise di laurearsi e mettere da parte i suoi sogni per seguire suo figlio. La proposta di Isaak di venire a lavorare qui per lei e stato un compromesso facile da accettare , avrebbe avuto un l'acoro che amava fare e con i turni del mattino, tempo per stare con Easter."Mi raccontò.
"Quindi quale sarebbe il tuo piano? Se Patty non ha detto nulla a Isaak si vedrà costretta a rinunciare al suo sogno." Gli dissi.
"Il mio piano..." Mi rispose. "È partire. Nel momento stesso in cui partirò, Isaak dovrà fare anche il turno di mattina. Così  loro due avranno modo di stare insieme, di parlare e di potersi avvicinare Se poi in tutto ciò fortuitamente Isaak incontrasse il bambino, non può non capire che è suo tutto ti torna?" Concluse.
Era un piano che poteva effettivamente funzionare. "Ok! Capisco il tuo ragionamento, ma che io sappia Patty non ha mai fatto voce sul bambino. Noi ne conosciamo l'esistenza grazie a Eleonora. Quando Liam ha fatto l'assunzione, Patty non ha chiesto agevolazioni per la maternità. Sarà  quindi molto difficile che Isaak scopri del bambino."
"Hai ragione." Disse Rafael pensieroso. "Devo trovare un modo,  ci penso io prima di partire."
Concluse. "Dirò a Patty che ho visto Easter con Eleonora e che se vuole può farlo venire qui tutte le volte che vuole." Disse sempre più concentrato. "Poi dirò a Isaak che ho dato il permesso a Patty di portare Easter, senza dirgli che è il figlio,  al locale, così gli metterò la pulce nell'orecchio. Potrebbe chiedersi chi sia Easter, un amico o un fidanzato? Glielo potrebbe chiedere, che ne dici?"
Guardai Rafael. "Ci può stare." Sussurrai. "Quindi raggiungiamo le tue sorelle?" Chiesi.
"Dove sono?" Chiese alzandosi.
"A Creta." Risposi.
"Allora andiamo a scriverle. Le diremo che la raggiungi e poi da lì andrete nel Kleinsten."
Assentii. Era un bel programma. Così senza pensarci troppo seguii Rafael nell'ufficio, aprii la mia mail e scoprii che Diamond era di ritorno.
"Oh scrive che si sta annoiando e torna a casa." Dissi a Rafael.
"No! Così il nostro piano non funzionerà. Prendi tempo, scrivile che vuoi raggiungerla." Mi disse Rafe.
"Ok." Dissi rispondendo alla mail di Diamond. "Le ho scritto che sto raggiungendola in Grecia, le ho anche detto che le porto un cambio più pesante e che andremo in Germania." Mi voltai verso Rafael raggiante. "Raggiungiamo Joel a Monaco è tanto che non lo vedo. Poi da lì andremo nel Kleinsten." Spiegai a Rafael.
"È un piano perfetto."
"Oh si! Sai io non ho mai viaggiato, questa cosa mi piace. Chiederò a Diamond quando saranno a Santorini così le faremo una sorpresa e ci faremo trovare al porto." Proposi al mio figlioccio.
"Dio se mi piace. Prenoto l'aereo, prima partiamo e prima la raggiungiamo. Poi procedo col parlare con Patty e dirò ad Isaak che tornerò almeno tra una settimana." Concluse.
Ci preparammo quindi a quel viaggio, appena Diamond mi scrisse che sarebbero attraccato ad Athinios, il porto di Santorini il ventuno novembre, avvertii Rafael.
Il venti eravamo sull'isola greca, cercai di godermela per bene. Tirava un bel vento, ma il clima mite rendeva le giornate piacevoli. Feci un giro per i negozi di prodotti tipici, assaggiai l'ouzo e ballai il sirtaki con Rafael e gli isolani.
Il giorno dopo, poiché non avevamo un orario facemmo colazione nei pressi del porto, dopodiché ci avviammo ad attendere lì lo yacht. Diamond mi aveva detto che era lungo quindici metri, avremo quindi dovuto vederlo da lì. Quelle che potevo vedere io oltre la costa però erano solo dei nuvoloni grigi. Non mi spaventava il vento forte che tirava, gli isolani tutti avevano detto che il vento era all'ordine del giorno da quelle parti.
Eppure più il tempo trascorreva, più le nubi nere, ora accompagnate dalla pioggia, mi preoccupavano. Eravamo lì già da mezz'ora, tanto che non resistetti. Intanto che Rafael aspettava all'arrivo delle navi, io raggiunsi la costiera.
"Mia figlia doveva tornare oggi. Si può cercare la sua barca attraverso le radio. Potete mandare qualcuno a controllare?" Chiesi.
La risposta fu che era in arrivo una tempesta e che non potevano uscire in mare. Sicuramente, anche lo yacht di mia figlia era fermo da qualche parte.
Una tempesta?
"Rientri anche lei Kyria." Mi disse l'uomo.
Scossi la testa uscendo dalla casupola della guardia costiera. Raggiunsi Rafael e gli riferii ciò che mi avevano detto.
Lui sospirò. "Torniamo al bar, pranziamo e teniamo d'occhio l'orizzonte. Da lì si riesce a vedere il porto."
Mi parve la soluzione migliore. Pranzammo, intanto che un temporale si era scatenato oltre le mura. Preoccupata controllai più volte la mail. Diamond forse mi aveva scritto che non erano partite o se si erano fermati al sicuro. Ma niente.
Quando nel primo pomeriggio il temporale terminò ritornammo al porto e questa volta fu Rafael a cercare la guardia costiera, che terminata la tempesta si riservò in mare alla ricerca del panfilo che avevo loro indicato.
"Si chiama Caroline, è lungo 15 metri e prodotto dalla Hoffman Boats." Riferii.
Restammo ancora ad aspettare. Dello yacht non c'era traccia in mare e la costiera non ci fece avere notizie.
Al calar del sole un elicottero iniziò a solcare i cieli distraendoci dai nostri pensieri. Lo fissammo allontanarsi verso il mare.
"È bianco rosso! Appartiene alla guardia costiera." Disse Rafael allarmato.
No! No assolutamente no. Presi il cellulare iniziando a chiamare Diamond, doveva rispondermi. Ma l' utente chiamato non era al momento raggiungibile.
"Prova a chiamare Micaela. Stupida me che non le ho mai chiesto il numero."
Rafe annuì, come un automa fece ciò che gli dissi. Digitò il numero della sorella più di una volta, ma niente. Poi ne fece un altro, mi disse apparteneva ad Alaska. Ma anche in quel caso non ottenne risposta.
Si allontanò continuando a parlare a telefono, forse chiamava altre forze dell'ordine o non immaginavo chi altro.
Finalmente qualcosa accadde, in lontananza le luci di una barca testimoniavano che stava arrivando qualcuno.
"Può essere lo yacht di Diamond, Rafe?" Chiesi speranzosa.
Lui mi strinse forte, sentivo il suo cuore battere all'impazzata, i pensieri in tumulto scoprimmo che era la barca della guardia costiera solo quando attraccò. Delle ambulanze stavano arrivando alle nostre spalle.
Dopo un po' iniziarono a scendere dalla barca, avvertivo qualcuno che piangeva. E qualcun altro che diceva: "dovete cercarli. Erano lì con noi, per favore."
Era la voce di Diamond.
"Signorina è notte adesso. I soccorsi saranno sospesi fino all'alba, appena sarà un po' visibile." Rispose l'uomo.
"Quando sarà visibile, sarà tardi." Rispose Diamond. "E se ci sarà un'altra tempesta? La prego, li cerchi." Supplicò lei.
"Diamond... Diamond..." la chiamai lasciando andare Rafael.
Mi diressi alla nave dalla quale stavano scendendo aiutate da uno dei marinai. Mia figlia si ammutolì guardando nella mia direzione.
"Mamma... Oh Dio mio! Mamma..." disse trascinandosi dietro la ragazza a cui era abbracciata. Mi venne incontro e si strinse a me. "Mamma... Oh Dio mamma..." piangeva. Mia figlia piangeva.
"Diamond.... Micaela..." le chiamò Rafael circondandoci tutte bel suo abbraccio. "Dio ti ringrazio. Cosa è successo."
"Rafe... oh Rafe..." piangeva la seconda ragazza. "Rafe... Alaska è caduta in mare durante la tempesta."
Gelai a quell'affermazione. Alaska era l'altra compagna di viaggio delle ragazze.
"Come è caduta in mare? E adesso dove si trova? L'hanno soccorsa con l'elicottero?" Chiese Rafael.
Lei scosse la testa. "No... la stavano cercando. È caduta dal gommone di salvataggio con il marinaio che ha cercato di salvarla." Spiegò Micaela.
"Siete tutte bagnate." Dissi. "Dovete asciugarvi e bere qualcosa di caldo, siete sotto shock." Dissi alle ragazze.
"Kyria venga, c'è l'ambulanza che le aspetta." Disse un agente. "Stiamo stilando il verbale, dovrebbe venire a firmare la sua richiesta di soccorso." Concluse poi.
Annuii. "Rafael vai tu con le ragazze, io vi raggiungo." Dissi prendendo il viso mia figlia tra le mani. Le lacrime erano asciutte e tremava. Le diedi un bacio stringendola forte. "Arrivo subito."
Dopodiché feci altrettanto con la figlia di Thomas, la strinsi forte e la baciai. "Vedrai che andrà tutto bene." La rassicurai.
Attesi che partissero e mi diressi nello stabile della guardia costiera.
Nel verbale era riportato che la mattina del ventuno novembre mi ero recata da loro a chiedere informazioni della Caroline, barca della Hoffman boats, dal momento che doveva attraccare in mattinata. Dopo aver atteso qualche ora e che passasse la tempesta, avevamo sollecitato il ritrovo e la guardia era partita alla ricerca della citata barca.
La barca era stata trovata semi affondata alle 18.13 ore locali al largo di Santorini. Fortunatamente gli ospiti non c'erano, trovati dalla guardia intorno le 19.00 circa avevano preso un gonfiabile di salvataggio.
Purtroppo durante la tempesta un marinaio Mike Thorn e un civile Alaska Thompson, erano caduti dalla scialuppa di salvataggio. Al momento la guardia, supportati da personale aereo ancora non aveva trovato i corpi dei due dispersi.
Civili e personale militare trovato.
Philip Hoffman
Mary Louise Summer
Diamond Ariel Davis
Micaela Keller
Capitano di corvetta Paolo Morelli.
Firmai, avevo le mani che tremavano e immaginano che al posto di Alaska poteva esserci Diamond anche Micaela.
Nelle mail di mia figlia, Alaska era la migliore amica di Micaela. Erano cresciute insieme e avevano dei progetti per il futuro insieme.
Adesso invece sembrava che lei due non avessero più nulla. Aveva bisogno di respirare e di pregare.
Pregare affinché quelle due persone fossero vive e che il mare non se le fosse prese.

Mi svegliai nel letto del mio albergo, ero stata irrequieta tutta la notte. Micaela che dormiva accanto a me più volte si era svegliata urlando il nome di Alaska in lacrime.
L'avevo accolta nel mio letto quando disperata aveva preso a piangere come una disperata. Così si era calmata un po' ed era riuscita ad addormentarsi. Al contrario Diamond sembrava non riuscire a dormire. Più volte le avevo chiesto di raggiungermi.
Ma era come indemoniata, si era messa a computer e farneticava. "Lo denuncio! Dio se lo mando in galera." Parlava tra se e se.
Mi aveva raccontato come erano andati i fatti. Da quando avevano lasciato Otranto ad allora.
"Ogni volta voleva portare lo yacht e non ha un cazzo di patentino." Disse isterica.
Non sapevo come fare per aiutarla. Quando mi svegliai già non c'era più.
Mi soffermai a guardare però la ragazza che mi dormiva accanto. Le guance olivastre avevano il segno delle lacrime ormai asciutte. I capelli erano di un bel castano cioccolato, le sopracciglia scure e arcuate, sapevo che gli occhi erano grigi scuri, come quelli di Diamond e Isaak, e sapevo che spesso prima di quel giorno, erano raggianti.
Mi tirai su quando bussarono alla porta. Presi la vestaglia e indossandola andai ad aprire non prima di essermi aggiustata un po' i capelli.
Probabilmente erano Rafael e Diamond.
Aprii e invece mi trovai di fronte l'unica persona che non mi sarei mai aspettata di incontrare.
Alto, capelli neri ingrigiti alle tempie, occhi grigi scuri, volto cesellato, coperto da qualche piccola ruga espressiva dovuta agli anni. Dopo ventidue anni rividi Thomas.

MAR EGEO
La mia barca abbandonò il piccolo antro dove l'avevo ormeggiata, appena avevo notato che i venti non erano favorevoli alla navigazione. Era un piccolo veliero che mi consentiva di fare avanti e indietro dal golfo di Kymi alla mia piccola isola privata. Ogni giorno dal lunedì al venerdì percorrevo sempre lo stesso tragitto, lavoravo nell'azienda di papà e avevo racimolato abbastanza da poter comprare una delle piccole isole abbandonate dell'arcipelago delle Sporadi. Il mio sogno era quello di creare un paradiso terrestre, dove potessi trovare pace la sera dopo ore di lavoro. Amavo lavorare alla compagnia di papà, ancora di più andare a trovare i nonni contadini da generazione e coltivare qualcosa con loro e per loro. Amavo tanto anche navigare, mettere tutte queste cose insieme era per me il massimo della pace interiore. Stava per tramontare, fortunatamente la tempesta era passata, ci avrei messo un po' in più a tornare a casa. Ma sarei tornato. Davanti a me l'orizzonte era immenso, i piccoli massi che spuntavano erano le isole che ci circondavano, tutto l era tranquillo, qualcuno stava facendo il bagno e... qualcuno faceva il bagno? Abbassai la vela e presi il binocolo. Guardai in direzione del bagnante.
C'era qualcuno che si stringeva forte ad un remo.
"Cazz... non è un bagnante, ma un naufrago." Mi riservai verso quella persona e cercai subito di aiutarla. Era una ragazza e sembrava aver perso i sensi. L'aiutai a salire a bordo e quando fu su cercai di svegliarla. Respirava, non aveva bevuto acqua fortunatamente.
L'adagiai sulla poppa e abbassai la vela, misi in moto lo scafo, dovevo rincasare presto. Far asciugare la ragazza e capire cosa le era accaduto.

DIAMOND
Non mi davo pace. Il giorno prima dopo che Alaska era caduta in acqua io e Micaela avevamo urlato tutto il tempo il suo nome. Volevano richiamare la sua attenzione, Paolo aveva anche lanciato un paio di fuochi di soccorso per farsi notare. Ma Alaska non rispondeva, le sue richieste di aiuto non arrivavano più e noi non l'avevamo più vista.
Eravamo dispersi in mezzo al mar mediterraneo e non potevo fare nulla se non consolare Micaela.
Ciò che mi dava più sui nervi era che Alaska stava salendo sulla barca accanto a me. Ma quella frignona di Mary aveva deciso diversamente per tutti. Perché doveva essere la prima a salvarsi. Non contenta aveva voluto poi Philip accanto a se, ma facendo spostare Alaska in precedenza non avrebbe dovuto proprio parlare. Invece no! Insistente aveva pianto fino a quando paziente Alaska non si era spostata.
Il capitano lo aveva detto. Nessuno avrebbe dovuto muoversi dal suo posto. E invece per amore di pace Alaska si era slacciata.
Non era stata in grado di riallacciarsi perché Philip da perfetto cretino aveva perso tempo.
Tanto lui alla fine si era salvato.
Aveva avuto anche l'ardire di lamentarsi delle nostra urla. "Smettetela di chiamarla. È andata."
Bastando figlio di buona donna. Lo avrei denunciato. Avevo sfilato una relazione di tutto ciò che era accaduto.
Mamma era riuscita a calmare Micaela, non me che mi sentivo l'adrenalina in circolo. Bastardo! Ecco cos'era.
Quando finalmente albeggiò in silenzio abbandonai la stanza. Scesi al piano di sotto e mi scoprii a trovare Philip già lì con le autorità e la guardia costiera e un paio di uomini.   
Stava raccontando delle frottole su quanto era accaduto ieri e non potevo permetterlo.
"Ho afferrato Alaska, ma mi è scivolata dalle mani."
"Bugie." Intervenni raggiungendo il gruppo. "Hai toccato Alaska solo per sfiorarle il sedere pervertito." Lo accusai puntando il dito verso di lui. "Stavi dicendo che il capitano ci ha dirottato la barca, ma anche qui non è vero. Hai preteso che ti lasciasse navigare e quando ha detto di no, lo hai licenziato."  Raccontai.
"Lui non naviga ragazzina." Intervenne l'uomo che era accanto ai poliziotti.
"Sono un avvocato, non una ragazzina. È stato segnalato il licenziamento alle autorità tramite radio prima che Philip iniziasse a navigare." Dissi. "Lo ha preteso da quando abbiamo iniziato la traversa da di navigare e avevo chiaro anche se avesse il patentino nautico."
L'uomo biascicò. "Non so chi tu sia, ma vattene. Non sai contro chi ti stai mettendo ragazzina."
Fissai il gruppo, poco distante da noi su una poltrona c'era una donna dai capelli scuri e la pelle mulatta che piangeva, un uomo biondo sulla cinquantina la abbracciava consolandola.
Un uomo alto e moro fissava invece noi ascoltando come erano andati i fatti. Dove lo avevo già visto?
"A me non importa chi siete tutti voi. Forse non avete capito che non mi farete stare zitta, non quando Philip ha quasi ucciso tutti noi." Affermai.
"Attenta a come parli ragazzina." Disse l'uomo accanto a Philip.
"Philip è un esaltato. Recuperate la scatola nera dello yacht e riparliamone." Dissi a tutti, soprattutto alle autorità.
"Non staremo a sentire questa ragazza? Posso sapere chi è?" Disse intanto che l'uomo dai capelli neri ci raggiungeva, mani in tasca se ne stava tranquillo ad ascoltarci.
"Un'amica di Micaela, si è intrufolata alla nostra gita senza essere invitata." Rispose subito Philip.
Restai basita. Senza essere invitata? "Tu non eri previsto." Precisai. "Io dovevo essere in questo viaggio dall'inizio, poi tu ti sei aggregato a noi quando è venuto anche Dallas. Invece di andartene con lui, hai continuato con la scusa che avevi una barca." Conclusi riportando i fatti.
"Lui non era invitato?" Rispose sarcastico quello che forse era o il padre o l'avvocato di Philip. "Signorina lui aveva tutto il diritto di esserci, in quanto amico e compagno di tutta la compagnia. Lei invece non mi sembra di averla mai vista alla Boston Latin e soprattutto essendo un avvocato deve essere anche più grande."
"Viene da Londra papà." Disse soddisfatto Philip. Davvero pensavano con queste premesse di farmi stare zitta. Ecco svelato l'arcano, era il padre.
"Quindi è uscita così all'improvviso... tsk! Vi prego mandatela via." Ordinò Hoffman serio.
Feci per ribattere ma l'uomo accanto a me fece un passo avanti coprendomi la visuale. "Mia figlia non si muove da qui Roland." Disse deciso.
Ebbi un tuffo al cuore. Mia figlia?! Quell'uomo era... quell'uomo era Thomas Keller?
"Tu-tua fu-figlia?" Balbettò l'uomo.
Lui annuì. "Mia figlia si! Cosa vuoi fare adesso? Al limite ricordarti chi sei tu e chi sono io? Oppure chi sono i Thompson che hanno lasciato che la figlia partisse con la tua barca?" Chiese all'uomo di fronte a sé. Erano alti uguali, ma nella stanza si percepiva subito chi era il predatore e chi la preda.
"Ha accusato..." balbettò ancora Hoffman.
"Tuo figlio, in quanto testimone dei fatti." Rispose mio padre. "Diamond si è laureata a pieni voti alla London university, seguendo  cause con degli esercenti in questi anni. Sa bene come funzionano queste cose, quindi non farebbe mai accuse infondate." Precisò a Hoffman.
"Staremo a vedere. Sentiremo cosa dice il capitano." Biascicò Hoffman.
"Prima di sentirlo." Intervenne finalmente anche il terzo uomo fissando Roland Hoffman. "Ditegli che avrà un lavoro sul mio yacht armeggiato a Genova." Disse guardando poi le autorità. "Non voglio che non parli con nessun altro se non con voi e in nostra presenza oltre un vetro separatore."
Furbo! Pensai.
"Andiamo Simon. La stai facendo una questione di stato adesso." Disse Hoffman.
"Scusami Roland! Ma non è stato tuo figlio ad essere sballottato fuori  dalla scialuppa e ad essere ora disperso in mare. È stata mia figlia! La mia piccola Alaska." Precisò l'uomo dai gelidi occhi azzurri. "Non sorvolerò su questo e tu non incontrerai il capitano. Non permetterò che la tua autorità gli faccia chiudere la bocca su come sono andati i fatti." Concluse avvicinandosi.
"Stiamo parlando della vita di Alaska e anche delle altre ragazze che avrebbero potuto morire." Intervenne anche la donna avvicinandosi al marito. La fissai, viso rotondo, grandi occhi castani dal taglio felino, naso piccolo a patata, pelle mulatta e capelli scuri. Nonostante l'età sembrava una giovane donna, senza alcun bisogno di ritocchi. Proprio come mamma. Ed era stupenda.
"Quindi valla raccontare a qualcun altro la storia:  andiamo Simon!" Riprese l'uomo biondo. Anche lui era molto affascinante, il fatto che con la moglie fossero agli opposti li rendeva una coppia bellissima. "Noi non siamo amici." Continuò a parlare. "Avremmo potuto esserlo in più occasioni, ma non siamo amici. Metti  sempre il tuo tornaconto avanti. Adesso mia figlia non c'è più e questo perché qualcuno si è intrufolato nella vacanza di sole ragazze che era stata organizzata." Concluse fissandomi. "Non era lei l'intrusa e non dire che non è così. Dallas è rientrato a metà ottobre e Philip sarebbe dovuto tornare con lui."
"Philip aveva diritto di esserci come le altre ragazze." Si impuntò Hoffman.
"Philip è partito per Dallas, quindi doveva tornare a casa con Dallas. Non doveva restare con le ragazze, noi non lo avremo mai permesso." Disse la signora Thompson.  "Le ragazze avrebbero continuato il viaggio attraverso l'Italia." Spiegò rivelandomi così che mi ero persa un tranquillo viaggio nel paese più bello del mondo.
"Invece no!" Disse battagliero il papà di Alaska. "Philip si è intromesso in questo viaggio, ha offerto la sua barca gettando fumo negli occhi alle ragazze che avrebbero dovuto fare un viaggio in Italia. Dovevano arrivare in Toscana dove c'era la casa di Thomas invece no sono andata da tutt'altra parte in Grecia." Sbottò decisamente arrabbiato. Feci un passo avanti per poter seguire meglio, ma venni afferrata per le spalle. Mio padre mi stava stringendo con fare protettivo. Sollevai lo sguardo verso di lui che stava seguendo attento la discussione.
"Mi stai accusando di qualcosa Simon?" Lo attaccò Roland Hoffman.
Thompson fece spallucce. "No! Saranno le autorità a chiarire i fatti. E spero che riescano anche a trovare mia figlia e il marinai scomparso." Concluse con le mani a pugni, sua moglie gli stringeva un braccio, forse per calmarlo.
"Non credo che far indagare le autorità sia necessario." Continuò Hoffman.
"Ancora!" Sbottò papà. "Ti rendi conto che sono scomparse due persone o no? Le autorità le cercheranno comunque. Adesso sta a te decidere di collaborare o meno. La scatola nera verrà presa comunque in carica."
"Se penso che Alaska aveva programmato
Il viaggio in Italia con minuzia. Voleva specializzarsi nella lingua italiana, andare a vedere la Scala a Milano.,  a conoscere le etoile. Perché voleva aprire una cazzo di scuola di danza con Micaela." Raccontò Simon Thompson. "Ti prego Roland, non rompere il cazzo adesso. È così che andrà." Concluse.
Mi sentii stringere il cuore a sentire i genitori di Alaska parlare in quel modo della figlia. Dei suoi progetti per il futuro e della passione per la danza che già lei e Micaela mi avevano raccontato.
"Alaska è viva! Cioè io sento che è viva. Non può essere morta." Dissi con un groppo alla gola. Non mi sarei arresa in merito. Crollasse il cielo io l'avrei ritrovata. "È stata colpa mia! Quando siamo salite sulla scialuppa avrei dovuto insiste ad averla seduta vicina." Dissi prendendo a piangere. "Invece no! Lei magnanima si è spostata per dare posto a Mary che aveva fretta di salire. Dopo è stato un susseguirsi di eventi, avrei dovuto tenere Alaska vicino a me e non lasciarla andare come ho fatto con Michaela perdonatemi." Li supplicai cercando di far capire loro come era andata la situazione. Non volevo più accusare nessuno, ero stanca e non volevo raccontare com'erano andati i fatti. Di come Mary e Philip fossero stati egoisti era inutile.  Avevo capito che Philip viveva nella bambagia, il padre gli lasciava passare tutto ciò che faceva. Probabilmente la stessa cosa era con Mary, di cui non vedevo i genitori o la presenza. Però volevo che i genitori di Alaska capissero e mi perdonassero
Sua madre si avvicinò a me prendendomi il viso tra le mani, mi asciugò le lacrime scuotendo la testa. "Anche io avrei protetto mia sorella e me ne sarei fregata di tutti gli altri." Mi disse schietta. "Non devi scusarti Diamond."
Sorpresa la guardai e lei annuì. "So come ti chiami, durante il vostro viaggio Alaska mi ha tenuta aggiornata e anche Dallas c'ha parlato di te. Io e Simon sappiamo chi sei, sappiamo che hai insistito molto sul non fare portare la barca a Philip, e che hai reso questo viaggio qualcosa di indimenticabile portando le ragazze a esplorare e imparare la storia di questi posti. Non devi perdonarti nulla sappiamo anche che tu volevi tornare a casa, che come Alaska ti eri stancata della traversata." Mi raccontò.
"Purtroppo le cose sono andate diversamente." Intervenne Simon. "Ma adesso rimedieremo." Concluse.
Scrollando le spalle Roland Hoffman afferrò il figlio decidendo di lasciarci perdere. "Basta! Noi andiamo a fare colazione." Disse allontanandosi.
Scossi la testa. "Io voglio restare qui. Non mi darò pace finché non ritroverò Alaska." Affermai.
"Tua madre vuole partire per Monaco." Intervenne papà. "Poi da lì andremo nel Kleinsten, È ciò che faremo."
"Non mi sento di festeggiare con ciò che è accaduto." Dissi cocciuta.
Lui sospirò. "Diamond non puoi salvare tutti. Questo devi capirlo." Mi disse deciso.
"Non posso andare! Non è questo." Conclusi. Se voleva discutere io ero pronta. "Lei è lì fuori." "Come hai detto anche tu. Alaska non è morta." Precisò Simon. "Restiamo noi per ora qui, cerchiamo di non calamitare troppo i media altrimenti le ricerche verranno boicottate da barche ed elicotteri di giornalisti." Mi disse.
"Ti terremo informata cara, ma per ora Micaela ha bisogno di lasciare la Grecia." Mi disse la signora Thompson. "Anche io credo sia viva, lo sentirei se non ci fosse più. Voi andate."
Mi sentii stringere per le spalle. "Vieni, anche tu hai bisogno di mangiare." Mi suggerì. "Simon dimmi quando ci dicono che parlano con il capitano." Concluse poi trascinandomi via.
"Non ho fame." Dissi. Se voleva conoscere il lato peggiore di me, lo avrebbe fatto. Mi sarei imputata.
"Va bene." Rispose lui tranquillo.
Come? Cioè finiva lì? Pensai, eppure stava portandomi verso la sala colazione. "Chi ti ha detto che mamma vuole andare a Monaco?" L'aveva incontrata? Cosa era successo e quando?
"Me lo ha detto Rafael quando è partito." Disse fermandosi fuori la sala ristoro. "Adesso però fa silenzio." Concluse.
Non capii, feci per parlare ma mi mise le mani sulla bocca. dalla sala ristoro si si fosse comportato diversamente da come aveva progettato.all'inizio non capì poi parola dopo parola mi tutto chiaro.
"Dovevi andare a Otranto sedurre Alaska." Diceva Roland Hoffman. "Tu dovevi iniziare una relazione con lei, non con Mary Summer. Ti rendi conto sì o no che questa era l'ultima occasione per non perdere la Hoffman."
"Si papà l'ho capito. Ma Dallas mi ha minacciato, ha detto che mi faceva il culo se toccavo Alaska e lui ha fatto l'addestramento militare." Si lamentò il figlio.
"Me ne frego di Dallars. Tanto Dallas il culo te lo farà lo stesso adesso che hai perso la sua adorata gemella nel bel mezzo del mar Mediterraneo."
"Lo so papà !" Piagnucolò lui.
"Complimenti genio!" Disse Hoffman. "Una sola cosa avresti dovuto fare, sedurla e chiederti di fidanzarvi. Invece no! Il tuo cervello ragiona con l'uccello, sei andato dalla prima che te l'ha data."
"No... no non è vero! Prima c'ho provato anche con Diamond, ma lei non l'ha voluto." Spiegò lui. Feci una smorfia disgustata.
"Dio santo! Ma ti ascolti quando parli? Ti avevo detto Alaska! Adesso invece tutto salta. Con un matrimonio la Hofmann boats sarebbe  stata ancora nostra. Mentre invece adesso Simon assorbirà la nostra compagnia e noi non avremo più un cazzo."
"Ma papà abbiamo le stesse compagnie è impossibile che lui sia più ricco di noi e possa prendersi tutto. Fatti valere! La nostra azienda lavora anche qui nel Mediterraneo." Disse sbrigativo Philip.
"Può farlo. perché tu non ragioni con la testa. Simon si è associato con un società marittima italiana quindici anni fa, si trova a Genova. La differenza tra me e lui e che i figli c'hanno le palle e ci sono dentro nell'azienda paterna. Il maggiore dopo essersi laureato in economia e commercio ha lanciato le quote della Thompson & sons. in borsa con successo. Il secondo si e laureato in meccanica e lavora nel settore delle macchine restando a contatto con gli operai. Inoltre hanno avuto le pale anche di muoversi individualmente." Spiegò al figlio amareggiato.
"Una soluzione ci sarà no papà?" Chiese Philip. "Adesso che Alaska non c'è più non posso sposarla."
"Stolto. Tu e tuo fratello non riuscite a combinare un cazzo. Ronal si è fatto soffiare Adelaide da Gabriel Keller, il padre è uno dei nostri finanziatori. Tu invece vai a farmi morire l'ultimogenita di Thompson. Bravo, complimenti genio."
"È capace che oggi la ritrovino e sia ancora viva." Disse Philip.
"E tu credi che se è viva lei accetterà di sposarti? Nel bene o nel male, che sia viva o morta, Simon si prenderà l'azienda. Se sua figlia non si trova, se la prenderà senza spillarmi neanche un soldo. Questo perché una denuncia per omicidio mi costerà molto di più. Ti rendi conto che stiamo perdendo tutto per le tue cazzate?"
"Cosa posso fare papà?" Chiese umilmente Philip. Finalmente l'aveva capita.
"Andare di là e chiedere scusa ai Thompson. Purtroppo le figlie di Keller sono sveglie e quella Diamond è tosta... fatti vedere umile e chiedi scusa. Offriti di partecipare ai soccorsi. Questa storia non deve uscire dalla Grecia, altrimenti ci rovineremo completamente." Rispose l'uomo.
"Va bene papà. Farò come mi dici."
"E sta lontano dalla figlia dei Summer per ora. Se ritroviamo Alaska dovrai essere irreprensibile." Accanto a me papà sospirò. "Hai sentito Simon?" Chiese.
Sollevai il capo così da notare che era al telefono. «Tutto! Con sti cazzi che gli avrei consegnato Alaska su un piatto d'argento. Ho fatto l'errore pensando che potessimo fare qualcosa con Adelaide e Ronald. Dallas non mi ha mai parlato bene di Philip e ora sono convinto avesse ragione.»
«Pà se non vuole fare uscire le cose dalla Grecia adesso ci penso io!» intercede una seconda voce che non conoscevo. Doveva essere uno dei fratelli di Alaska. «Mi libero di un paio di cose qui a Boston, passo per Monaco e poi ti raggiungo a Santorini. Ci prendiamo la Hoffman che è in Grecia.» concluse la voce, probabilmente doveva essere stato tutto il tempo a telefono con uno dei genitori mentre papà era a telefono con l'altro.
Era un genio anche lui.
"Adesso entriamo. Così manteniamo l'alibi di essere venuti a fare colazione." Li saluto papà.
Era un genio indubbiamente.
Alla fine mi convinsero a partire con loro per Monaco. Rafael venne con noi, ma giustamente sarebbe sarebbe rimasto per poco.
Quando atterrammo ad accoglierci in aeroporto c'era Joel. Se all'inizio per lui doveva essere una sorpresa, adesso tutto era cambiato.
Sorprendendoci la prima persona verso cui si rivolse il mio fratello maggiore fu Micaela. Le andò incontro e abbracciandola le chiese come stesse cercando il suo sguardo. Solo quando si accertò che stesse bene si rivolse a noi altri, mi chiese come stavo e varie cose. Però percepii che la sua priorità fosse Micaela, mi chiedevo quanto sarebbe andata avanti questo ignorarsi tra di loro. Joel non era intenzionato a mettersi con Micaela, almeno non ancora. Vuoi per il rapporto che aveva con papà, vuoi perché lei era troppo piccola, lui non si lasciava andare.
Rafael partì qualche giorno dopo tornando a Londra da Isaak. Mentre io, mamma e Micaela fummo concentrate a fare spese. Eravamo senza in guardaroba e per ora Micaela metteva ciò che mamma mi aveva portato dietro, poca roba in confronto a ciò che avevo lasciato e perso sulla barca.
Eravamo state a casa di Joel qualche giorno, il tempo di andare in giro a trovare lo zio Taddheus e la zia Inga, fare un salto alla KCG e aggiornarsi su come procedeva la società. Poi papà aveva optato per non disturbare e tornare in Italia, nel casale che aveva a Firenze. 
"Tanto era già pronto ad accogliervi e Giovanna ancora ti aspetta Micaela." Disse papà.
In quell'occasione conoscemmo i nonni materni e gli zii di Micaela, decisamente somigliava alla famiglia materna se non fosse stato per gli occhi.
Non sapevo come fossero i rapporti tra mamma e papà. Li trovavo spesso a confabulare tra di loro. Quando arrivavamo io o Micaela però cambiavano discorso, mantenendosi su qualcosa di generico. Ciò che ci sorprendeva era che comunque si parlavano tanto.
Per Natale come promesso ci ritrovammo tutti nel Kleinsten. Samuel mi fece da accompagnatore, mentre Rafael per via delle prenotazioni al coffee and books non potetti venire. Non mi stupii quando notai che l'accompagnatore di Micaela era Joel. I miei due fratelli maggiori  sembravano essere di casa lì, Eleonora era splendida nel vestito che non nascondeva il pancione evidente ed era una degli ospiti più gradevoli che avessi conosciuto. Per la prima volta ella non fu la nostra amica, ma la principessa del Kleinsten e Thomas ne era il principe consorte.
Il ballo di Natale fu spettacolare, come anche la festa dell'ultimo dell'anno col brindisi. Occasione in cui Tom es Eleonora annunciarono di aspettare un maschietto.
Terminate quelle vacanze papà mi avverti che i Thompson erano rientrati a Boston per il Natale, periodo in cui Dallas poteva contattarli. Mi informò anche che di Alaska non c'era stato alcun ritrovo.
"Perché me lo dici solo adesso?" Gli chiesi nervosa.
"Perché sei come tua madre Diamond. Testarda e buona, lotti per le persone che ami. Se ti avessi detto che non avevano trovato Alaska, tu saresti partita a cercarla." Mi rispose.
Ero così trasparente.  "È quello che farò." Gli dissi.
Lui sospirò. "Lo so! Però prima sei riuscita a passare il Natale con tutti noi. Per me è stato importante che Tom avesse vicino almeno voi in queste settimane." Mi disse.
Tirai su gli occhi per evitare di piangere. Mi ero sorpresa a scoprire che Gabriel non c'era. Ma adesso collegai, la moglie di Gabriel era la sorella maggiore di Alaska. Ovviamente le era accanto, non a fare una festa sfarzo da quando solo un mese prima Alaska era scomparsa nel mar mediterraneo.
"Dallas come sta?" Chiesi.
"Dice che Alaska sta bene." Mi disse papà.
"Io la troverò." Affermai.
Lui annuì. "Promettimi che sarai prudente." Annuii, lo sarei stata, ma dovevo andare. "Ok." Disse papà. "Andrai nel golfo di Kymi in Eubea. Lì ci sono i cantieri Poseidon, una società associata con la ex Hoffman e adesso della Thompson & sons." Mi disse e capii che aveva organizzato già tutto per la mia partenza. "Avrai a disposizione una barca, con un capitano. Il capitano Morelli si è offerto e io ho accettato. Lui sa come deve muoversi, se c'è vento o qualche rischio si fermerà. La barca ha comunque una cabina dove potrai riposare, ti lascio infine anche la mia American express. Ci sono domande?"
Lo fissai stupita, aveva organizzato tutto  nei minimi particolari.
"No! È tutto chiaro." Gli dissi.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: MelaniaTs