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Autore: C_Totoro    12/02/2024    2 recensioni
Bellatrix è una strega purosangue, il percorso della sua vita è sempre stato spiegato davanti a sé: il matrimonio con Rodolphus Lestrange, i figli, le apparenze... Ma è questo ciò che lei vuole davvero e ha sempre auspicato? Sarà l'incontro con il mago oscuro Lord Voldemort a rimettere in discussione tutto, ad aiutarla a ridare forma alla propria vita, riprendendone in mano le redini. In questa storia si ripercorrerà tutto il rapporto tra Bellatrix e Voldemort e di come questa relazione abbia impattato in primis su Bellatrix ma anche su tutte le persone che hanno sempre gravitato intorno a lei. Il filo conduttore? Le canzoni di Taylor Swift.
(La storia prevede all'incirca 32 capitoli)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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ENCHANTED (Bellamort’s Version)
 
“Bella, chérie, sei pronta?”
Rodolphus si affacciò alla porta della sua stanza, una linea gli increspava la fronte, partendo dall’attaccatura dei capelli fino a raggiungere la cima del naso, facendogli aggrottare le sopracciglia nella sua espressione tipica di quando qualcosa non stava andando secondo ciò che aveva prestabilito. Bella aveva imparato ormai a decifrarlo benissimo, ogni espressione di quel viso a lei familiare; avevano frequentato Hogwarts insieme, si erano fidanzati ancora prima che fossero anche solo in grado di capire cosa ciò significasse, che cosa avesse comportato. A diciassette anni che cosa si comprende della vita? Dell’eternità che viene col matrimonio? Ma Bella non aveva avuto il tempo di porsi quelle domande, non ne aveva avuto modo: Rodolphus, il matrimonio… era sempre stata l’unica opzione. Non aveva mai avuto un piano B, un’alternativa che potesse prendere in considerazione.
Con Rodolphus erano stati amici, lui era stato il Capitano della squadra di Quidditch, uno dei maghi più puri che c’erano in circolazione, uno dei più popolari. Era l’opzione migliore che Bellatrix potesse desiderare ma una scelta obbligata nondimeno e dunque aveva sempre avuto il retrogusto amaro di essere stata imposta, voluta prima da altri e poi da lei.
Avesse potuto scegliere, fosse stata libera, si sarebbe sposata subito dopo il diploma?
No.
Quella era l’unica e vera risposta.
Ma non c’era tempo per soffermarsi su certi pensieri, pensieri che non portavano nulla di buono se non un nodo allo stomaco che le faceva venire mal di pancia, nausea.
Era immobile, pietrificata, senza una via d’uscita.
Pietrificata nella vita che qualcuno le aveva messo davanti senza chiederle il permesso.  
“Ancora cinque minuti, Rod” rispose Bella sforzandosi di sorridere, di non mostrargli ciò che da mesi stava scombussolando il suo animo.  
Rodolphus annuì e chiuse la porta.
Bellatrix lo sentì borbottare che avrebbero fatto tardi, poi riportò la sua attenzione verso l’immagine riflessa nello specchio e si domandò come fosse possibile che il marito, l’amico di una vita, non vedesse tutta la sua infelicità. Lei, da una ruga in più sulla fronte, poteva capirne il disappunto, lui invece non scorgeva la tristezza nel suo sguardo? Bella si morse le labbra cercando di sopprimere le lacrime che dal suo cuore lottavano per raggiungere gli occhi e tentavano di trovare poi spazio tra le palpebre, come le onde del mare che non si fanno intimidire da una diga. Ma non poteva permetterselo. Non poteva permettersi di piangere.
Forse Rodolphus non era mai stato abituato a dover scorgere i pensieri, le emozioni altrui nelle espressioni di chi gli stava di fronte; al contrario di lei che era stata cresciuta con l’insegnamento costante di dover compiacere il prossimo, la famiglia, la società.
Compiacere chiunque tranne sé stessa.
Quello che lei realmente voleva o avrebbe voluto non era mai stato contemplato, non aveva importanza.
Non aveva importanza per gli altri, non aveva importanza per lei.
Bellatrix raddrizzò le spalle e si alzò in piedi. Si sforzò di sorridere, di rilassare i lineamenti del viso: dubitava che qualcuno potesse scorgere la sua sofferenza se anche Rodolphus ne era così sprovvedutamente inconsapevole ma non poteva permettersi mormorii, non poteva permettersi dei gossip. Cosa avrebbero detto sua madre e suo padre? Era importante che lei fosse perfetta, almeno all’apparenza, almeno esternamente doveva essere tutto ciò che gli altri si aspettavano di vedere: la sposina entusiasta di Rodolphus Lestrange. Aveva importanza se dentro di sé si sentiva la più miserabile delle persone esistenti? Aveva importanza se ciò che la società aveva programmato per lei non fosse niente di ciò che lei desiderava?
No, non ha importanza. Non ha mai avuto importanza per i miei genitori che avrebbero dovuto amarmi… perché dovrebbe avere importanza per me?
Bella deglutì, chiuse gli occhi e fece un ultimo profondo sospiro tremolante. Contò fino a dieci, poi aprì le palpebre e fissò la sua immagine riflessa nello specchio: una ragazza raggiante di diciotto anni le stava sorridendo.
Sono perfetta.
“Eccomi, Rod, tesoro. Ci sono!”
 
*
 
Bella si strinse con più forza al braccio di Rodolphus, ogni volta che sentiva come se volesse disassociarsi dal posto in cui era, cercava di nuovo il contatto col marito per potersi riportare alla realtà, per potersi sentire di nuovo ancorata all’ambiente circostante.
Si erano sposati subito dopo la fine di Hogwarts, nessuno aveva voluto aspettare un secondo di più per celebrare quell’unione. Nessuno se non Bellatrix avrebbe voluto aspettare, ma sapeva bene come il suo parere non avesse davvero importanza. Aveva ingoiato ogni parola che potesse far intuire la sua infelicità, deglutito ogni sospiro sintomo di avversione a quel futuro che era ormai scolpito indelebile nella pietra.
Non c’era nessuna alternativa. Quello era ciò che l’aspettava, se voleva vivere, non c’erano altre opzioni. Nessuna opzione se non il matrimonio con Rodolphus.
“Siete ancora più belli di quando vi siete sposati” sospirò sua madre Druella facendo dardeggiare il suo sguardo dal viso raggiante di Rodolphus a quello di cera di Bellatrix “Certo, questi nipotini si stanno facendo attendere…”
Bellatrix si sentì arrossire. Rodolphus coprì la mano di Bella con la propria in una sorta di conforto, consapevole di come quei commenti facessero indispettire la moglie.
“Via, Druella, nemmeno un anno… siamo giovani, c’è tempo…”
Tempo” ripeté Cygnus con un rimbrotto “La società inizia già a chiacchierare…”
“Lasciamoli chiacchierare” rispose Rodolphus sempre sorridendo ma con tono più duro. Non voleva sentire parole che avrebbero causato un’inutile dispiacere a Bella.  
“Ci state provando, almeno?”
“Non voglio discutere la mia vita sessuale con voi due” intervenne stizzita Bella, incapace di trattenersi. Non lo sopportava, non sopportava come l’unica questione che interessasse i suoi genitori fosse quella, i loro eredi, nipoti da piegare al loro volere come era stata piegata lei. Neanche si accorgevano di come quell’argomento la indisponesse, la facesse stare male… e già erano pronti ad appropriarsi di una nuova vita? Di una nuova anima? Neanche fossero famelici dissennatori pronti a prendersi tutto…
Sì, certo che ci stavano provando. Non era forse quello lo scopo di tutta la sua vita? Eppure… eppure era incapace di portare a compimento l’unico compito che sembrava avere importanza nella sua vita.
Non ci riuscivano.
Lei non ci riusciva.
“Sei sempre così permalosa, Bellatrix!” la riprese suo padre “Non dovresti rispondere così, soprattutto in pubblico. E cerca di stare dritta con quelle spalle, il portamento! Deve essere quello di una Black. Per cosa credi ti abbia sposato Rodolphus?”
Bellatrix si sentì come paralizzata, colpita sul vivo per quella critica, ancora una volta non all’altezza del cognome che portava, non all’altezza dei suoi genitori.
“Lasciali perdere, Bella” le sussurrò Rodolphus mentre si allontanavano da Cygnus e Druella “Non ti ho di certo sposata per come tieni le spalle!”
Bellatrix gli lanciò un’occhiata obliqua. Le labbra di Rodolphus erano incurvate all’insù, come se la sola idea che lui l’avesse sposata per il portamento fosse qualcosa di sciocco che non aveva alcun senso.
E perché, allora, mi hai sposata?
Quella domanda morì ancora prima di vedere la luce, seppellita dalla paura della risposta. Non c’era risposta che potesse compiacerla, Bella lo sapeva bene. Anche se Rodolphus fosse stato innamorato di lei… conosceva la vera Bellatrix? Come poteva conoscerla, se neanche lei si conosceva sino in fondo?
Lo osservò allontanarsi per andare a salutare Evan Rosier e a Bella venne all’improvviso voglia di vomitare nel guardare quelli che erano stati i suoi compagni a Hogwarts battersi la mano sulla spalla, pensando alla vita che li aspettava e che non vedevano l’ora di vivere. Ma allora perché invece lei ne era così spaventata? Perché lei quella voglia di vivere non la sentiva?  
“Bella, per Salazar, prova almeno a fingerti contenta”
Bellatrix sorrise spontaneamente per la prima volta quella sera.
“Rabastan”
“Hogwarts senza di te è una noia” rispose Rabastan circondandole le spalle con un braccio per portarsela al petto in una sorta di abbraccio “Non c’è più nessuno da battere al Club dei Duellanti…”
“Non ero l’unica a essere brava…”
“Non fingere la modestia, Bella, non ti appartiene”
Bellatrix si zittì, senza sapere cosa dire, come se non fosse più abituata a parlare con Rabastan. Da quando non andava più a Hogwarts non aveva avuto poi molto modo di rapportarsi con altre persone che non fossero Rodolphus o vecchie carampane con cui prendere il tè. Nessuno dei loro argomenti la interessava, parlavano di marmocchi, degli ultimi scoop sul Settimanale delle Streghe, dei prossimi matrimoni che si sarebbero tenuti. Eppure, Bella lo vedeva chiaramente negli sguardi di tante streghe della sua età, non a tutte interessavano quelle cose. Ma che scelta avevano se non sopprimere il proprio essere e fingersi le streghe che le loro famiglie si aspettavano fossero?
Sopprimere il proprio io, sopprimere i pensieri, i desideri, i sogni, le illusioni.
Appiattirsi, sottomettersi, scomparire.
Questo ci si aspettava da loro.
Con un singulto si ricordò di come fosse una degli studenti più promettenti di Hogwarts, di come eccellesse in ogni materia, della magia che scorreva potente in lei in quanto Purosangue, quella magia che in quel momento lottava per venire fuori. Ma dove poteva canalizzarla? La sua bacchetta smaniava per essere usata, smaniava di essere impugnata e utilizzata in un duello, in una pozione complessa, in un incantesimo arzigogolato.
“Allora, questa vita da sposata com’è?”
Bellatrix si strinse nelle spalle, non sapeva cosa dire. Non sapeva se volesse dire qualcosa. Rabastan, prima di essere suo amico, era il fratello di Rodolphus.
“Una vita normale”
“Ed è la vita che vorresti? È la normalità che cerchi?”
“Non lo so che vita vorrei, Rab” rispose sinceramente Bella “Non penso di poter desiderare meglio di Rodolphus”
E non era una menzogna.
“No, certo… nessuno è perfetto come Rod
Bellatrix conosceva troppo bene Rabastan per non scorgere, dietro all’affetto che provava per il fratello, anche una punta d’invidia. Lasciò passare il commento, non sottolineò che sì, Rodolphus fosse l’uomo perfetto, ben più perfetto di Rabastan. Non se la sentiva di ferire l’amico e allontanare l’unica persona che sembrava essere interessata a lei in quanto Bella, prima di essere interessata a lei in quanto pedina di una società distorta che pretendeva da lei senza darle nulla in cambio.
Prendendosi tutto della sua anima e delle sue aspirazioni.
“Ma non riesce a renderti felice” proseguì Rabastan con una punta di appagamento, quasi che la consapevolezza che il fratello stesse fallendo in qualcosa non potesse che compiacerlo almeno in parte.
“Non è lui a dovermi rendere felice” rispose Bella, all’improvviso stizzita.
Perché Rabastan continuava a insistere su quell’argomento? Non poteva lasciarla in pace come tutti gli altri? Non poteva fingere che tutto andasse bene e che lei stesse bene e che tutto fosse normale?
“Non mi va di parlarne”
Rabastan si morse le labbra, poi si strinse nelle spalle “Come vuoi, Bella” le disse dopo un attimo di esitazione “È penoso, comunque… una strega così brillante ridotta a indossare gonnelle e a prendere il tè delle cinque parlando del prossimo matrimonio purosangue tra un pasticcino e l’altro”
“A me diverte” si difese Bella, perché non accettava lezioni da nessuno. Tanto meno da Rabastan che continuava a comportarsi da ragazzino invece che accettare il proprio destino e iniziare a essere uomo.
“Sì, certo” rispose Rabastan con un ghigno “Contenta tu, chérie
Bella venne lasciata da sola mentre Rabastan raggiungeva il fratello Rodolphus ed Evan Rosier. Si sentì abbandonata nel vedere i tre uomini chiacchierare sorridenti. Ignari del privilegio che vivevano. Loro potevano avere tutto, essere Purosangue, sposarsi oppure no, lavorare, utilizzare la magia.
Loro avevano in mano il mondo.
Si volse perché quella vista le era troppo penosa e il suo sguardo cadde sulle sue due sorelle mentre chiacchieravano sedute con altre streghe. In passato Bella non avrebbe avuto problemi a unirsi a loro, in passato, quando ancora credeva che il matrimonio fosse un proforma e lei avrebbe potuto continuare a vivere la vita come più desiderava… ma in quel momento…
La testa di Bella prese a girare, non le era mai capitato di sentirsi tanto fuori posto, non c’era nulla che la facesse sentire a casa, lei non apparteneva a nessuno di quei due mondi.
Donna di nascita, uomo negli interessi e nelle aspirazioni.
Incapace di accedere a entrambi i mondi, incapace di poter entrare in quel club riservato a chi in mezzo alle gambe aveva un pene.
Avrebbe voluto mettersi a urlare, perché nessuno la vedeva?
Io ti vedo.
Perché nessuno era disposto a lanciarle un salvagente, a mostrarle una via d’uscita, un’alternativa… qualsiasi cosa.
Io sono qui… la via d’uscita… la tua via d’uscita.
Bella batté le palpebre, confusa. Stava impazzendo? Sentiva le voci?
Si guardò intorno e si rese conto di come all’improvviso la folla fosse concitata.
“Non pensavo che sarebbe venuto qua!”
“Si dice che qualche tempo fa sia stato a Hogwarts… per chiedere il posto di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure”
“Certo, sarebbe un passo avanti, dopo aver fatto il commesso da Magie Sinister”
“Shshsh! Sei pazzo a dire cose del genere? Se ti sente!”
“Dai, una battuta…”
“Lord Voldemort non apprezza le battute”
Lord Voldemort.
Dei brividi scesero lungo la spina dorsale di Bella.
Non aveva mai sentito quel nome ma per la prima volta nella vita la sua anima parve trovare senso alla sua esistenza.
Fischi e applausi invasero la stanza, Bella si guardò intorno, i suoi occhi dardeggiavano da un angolo all’altro cercando l’origine di tutta quell’improvvisa emozione.
“Siete troppo gentili”
Era una voce bassa e sibilante, eppure Bella la sentì forte e chiara quasi come se quelle parole fossero state sussurrate al suo orecchio.
“La vostra assenza si è sentita”
“Dove siete stato, tutti questi anni?”
“Un po’ qui… un po’ lì…”
“Rimarrete a Londra?”
“Sì” la risposta era chiara, netta “Il Regno Unito ha bisogno di una guida decisa per riprendere ciò che ci è stato tolto. Tutta questa Babbanofilia… deve finire, non possiamo continuare a dimenticarci chi siamo, le nostre origini…  i nostri poteri
Bella provò ad avvicinarsi per poter sentire meglio la conversazione. Aveva la sensazione che tutto si fosse fermato per potersi concentrare sull’arrivo di quel mago. Era alto, incredibilmente alto, più alto di Rodolphus di almeno quindici centimetri. Aveva un viso pallido, affilato… il profilo del suo viso era confuso, sembrava che qualcuno si fosse avvicinato con una candela e ne avesse fuso il contorno per renderlo poco chiaro. Era vestito con una veste scura da mago, un po’ fuori moda, poco consona a una festa di quel tipo; eppure, nessuno sembrava curarsi del suo vestiario, nessuno lo stava riprendendo per non essersi messo qualcosa di più appropriato, di più elegante. Chi era quell’uomo in grado di far dimenticare alla società purosangue l’etichetta, le maniere? Perché tutti sembravano conoscerlo e ammirarlo?
I suoi occhi si fissarono all’improvviso su di lei e a Bella sembrò di stare guardando un basilisco: il suo cuore mancò un battito, stava morendo? Si poteva morire così, solo perché si viene guardati dritti nell’anima? Aveva gli occhi screziati di rosso, ma il suo sguardo… il suo sguardo sembrava appartenere a un essere sovrannaturale, a qualcuno di proveniente da un altro mondo, un mondo di cui lei non poteva fare parte anche se lo desiderava con ogni fibra del proprio essere. Bella lo vide liberarsi di tutte le persone che lo circondavano per poi avvicinarsi a lei.
L’essere sovrannaturale si stava avvicinando a lei.
Lui che era così tanto di più, si stava interessando a lei… Bellatrix…
“Ci siamo già incontrati?”
Glielo domandò inclinando il capo di lato, un sorriso freddo gli alzava un angolo della bocca.
Bella batté le palpebre.
Si stava rivolgendo a lei? Perché?
“Io… no, non credo” distolse lo sguardo perché si sentiva perforata da lui, la sua presenza nella testa, non si era mai sentita tanto aperta, disponibile, per qualcuno.
Era incredula.
Non c’era scampo, non c’era via d’uscita.
“Mi sembrava… mi era sembrato di averti riconosciuta, come se ci fosse qualcosa di te che mi chiamava”
Bellatrix fece una smorfia per quella sfrontatezza eppure, la infastidiva molto meno di quanto avrebbe dovuto. Perché ne era invece compiaciuta? Qualsiasi cosa la potesse legare a quell’uomo la stava facendo vibrare come una corda di violino.
“Effettivamente, sei molto giovane” proseguì lui “Sono andato via vent’anni fa…”
“Avevo due anni”
Bellatrix lo interruppe, pur sapendo fosse qualcosa di maleducato da fare. Gli occhi dell’uomo brillarono di rosso e Bella lo fissò ipnotizzata. Ne era attratta, era come essere entrata in un campo magnetico e ora era legata a lui, calamitata a lui.
Non c’era via d’uscita.
Ed era successo tutto all’improvviso, senza avere un senso, senza essere preparata. Esistevano davvero le anime gemelle, dunque? Non c’era altra spiegazione che quella, perché Bellatrix dentro di sé sentiva di aver aspettato quell’uomo per tutti i suoi diciotto anni passati.
Per la prima volta, aveva una direzione, uno scopo… una ragione, un significato.
Si poteva trovare il proprio essere in qualcun altro? Era giusto trovare la propria realizzazione fuori di sé e non dentro di sé?
“Non so chi lei sia” si decise a dire infine Bella, curiosa di capirne di più, curiosa di poter scoprire chi fosse quell’uomo che con la sua sola presenza stava già sovvertendo la sua intera esistenza.
“Lord Voldemort”
Lord Voldemort” ripeté Bellatrix, cercando di fare mente locale e provare a ricordare tra tutti i vari tomi che aveva letto sull’alta aristocrazia inglese una famiglia che si chiamasse Voldemort.
Non le venne in mente nulla e sapeva che un nome tanto particolare le sarebbe rimasto impresso se solo lo avesse letto.
“Non vi conosco”
“Mi conoscerai… Bellatrix
Bella sgranò gli occhi, come sapeva il suo nome?
“Io sono un signor nessuno, Bellatrix… ma la primogenita di Cygnus e Druella Black, sposa di Rodolphus Lestrange… la tua foto e il tuo nome erano ovunque, qualche mese fa, per il matrimonio”
Bellatrix si sentì di nuovo sprofondare. Quello, dunque, la rendeva famosa? Il matrimonio col marito?
Ma c’era altro di più? C’era altro che lei potesse volere, desiderare… ambire?
“Io penso di sì, Bellatrix” annuì Voldemort “Penso ci sia altro a cui tu possa ambire” s’interruppe e si passò la lingua sulle labbra sottili con fare meditabondo “La tua anima parla… chiama… cerca… cerca risposte a domande che non tutti si pongono, desidera cose che alla maggior parte della comunità magica fanno ribrezzo…”
“Sono sbagliata?” chiese Bella.
Perché si sentisse così attratta da quell’uomo che non conosceva stentava a capirlo, perché si sentisse compresa da un uomo col quale stava parlando da cinque minuti non riusciva a intuirlo… eppure… eppure…
Sbagliata!” ripeté Voldemort con tono oltraggiato “Oh, giammai. Non c’è nulla di sbagliato a desiderare la magia e che questo mondo faccia sentire anime magiche, nobili come te, sbagliate…” Voldemort scosse la testa “Questo è il vero sbaglio, questa è la vera blasfemia… questa è la vera e proprio offesa. Una beffa” s’interruppe, inspirò profondamente dal naso e si lasciò andare a una risata quasi imbarazzata “Perdonami, non ci conosciamo e già faccio proselitismo… deformazione professionale”
Bellatrix rimase sorpresa per quel cambio repentino ma il suono della sua risata le fece nascere qualcosa nello stomaco, così diverso da quel nodo opprimente che invece era abituata a provare, qualcosa che mai aveva provato prima e che la fece sorridere a sua volta in un modo tanto naturale che ne rimase sorpresa.
“Beviamo qualcosa?”
Senza aspettare risposta, Voldemort la condusse verso il piano bar, ordinando un gin tonic anche per lei. Non era mai stata in presenza di qualcuno di così… uomo, assertivo, dominante. Le leggeva dentro, sapeva le sue risposte ancora prima che lei potesse darle, si sentiva compresa.
“Posso chiederle dove è stato?” domandò Bellatrix, incuriosita all’inverosimile da quel mago sui generis, unico nel suo genere “Diceva che ha viaggiato…”
“Sono stato in molti posti, sapevi che la magia è diversa in ogni luogo della Terra?”
Bella socchiuse le labbra, incredula di poter parlare di magia, rituali, sciamani, streghe, maghi di continenti e Paesi sconosciuti. Era quello che si stava perdendo? Pendeva dalle labbra di Lord Voldemort come se non esistessero che loro due, come se non esistesse altro che lui, la sua voce sibilante e il suo sguardo dagli occhi rossi che le perforava l’anima e le arrivava dritto al cuore.
“Non è possibile che tutto ciò esista e noi siamo… siamo qui a bere, a curarci delle apparenze quando… quando tutto il mondo sta andando verso la decadenza totale, il nulla…”
“È per questo che dopo i miei viaggi sono tornato, Bellatrix” rispose Voldemort “Non possiamo lasciare che il Mondo Magico cada in declino, no?”
“No” rispose Bella infervorata. Avrebbe voluto aggiungere altro, donarsi a quell’uomo, alle sue idee, alla sua politica ma i suoi occhi vennero catturati dai suoi genitori, da suo marito… dai Purosangue, da tutta quella società che la opprimeva “Ma cosa posso io?” mormorò afflitta, consapevole che nulla avrebbe potuto svegliarla da quell’incubo che stava vivendo, consapevole che neanche Lord Voldemort poteva nulla di fronte a quel cammino che le era stato messo davanti ancora prima che nascesse.
“Io posso tutto, Bella”
Bella.
Quel vezzeggiativo sibilato da quell’uomo, in quel modo, in quel momento, le fece tremare il sangue nelle vene.
Io ti vedo… e sono qui… la tua via d’uscita”
Voldemort inclinò il capo di lato, le sorrise “È stato un piacere conoscerti, Bella” poi si allontanò da lei, veloce come era arrivato.
“Il piacere è stato mio” rispose Bella allo spazio vuoto di fronte a lei.
 
*
 
Non sapeva neanche che cosa Rodolphus stesse dicendo. Continuava a parlare ma la voce di lui non raggiungeva il suo cervello, non aveva significato. Tutto di lei gridava solo Lord Voldemort, ogni pensiero era rivolto a quel mago tanto più grande di lei e con così tanto da dire. Le ciarle di Rod non avevano senso, nessun significato, nessuna importanza. Cosa le importava dei pettegolezzi del Ministero della Magia quando con Lord Voldemort aveva parlato di Rituali Oscuri per il raggiungimento dell’immortalità? Cosa le importava del Wizengamot quando con Lord Voldemort avevano parlato di rituali magici per l’ampliamento della propria potenzialità magica? Il connubio perfetto tra mago e strega, riusciva a pensare solo a quello, a come lui fosse la sua perfetta metà.
Si sorprese, Bella, quando sentì la bocca del marito sfiorarle il collo, le mani che percorrevano le curve, il corpo, come se gli appartenessero.
Ma è sbagliato. Io non gli appartengo, non  a lui.
“Rod” lo chiamò, ma il marito male interpretò il tono della sua voce, scambiando l’urgenza con voglia, e si fece più audace.
Bella alzò gli occhi al cielo, in altre occasioni sarebbe rimasta zitta… ma non quella sera, non quella sera che davanti a lei si era spianata una via d’uscita. Non quella sera in cui aveva avuto di fronte a sé un’anima affine alla propria.
“Non… sono stanca, perdonami”
Rodolphus si staccò da lei con una smorfia di disappunto in viso “Buonanotte, allora, chérie”
Non le diede modo di ribattere, si allontanò da lei e il senso di colpa si fece strada nel suo cuore ancora prima che lei potesse capirne il perché… ma quella sera non le importava di essere la moglie perfetta, non le importava di aver indisposto il marito. Tutto ciò che c’era nella sua testa era solo quell’incontro con Lord Voldemort. Era possibile che la propria esistenza potesse cambiare così, all’improvviso, da un momento all’altro senza nessun preavviso? Un attimo prima era una donna senza aspirazioni, desolata, sconsolata a una vita di sofferenza, priva di prospettiva, avvolta nella depressione… e ora… all’improvviso…
Si sentì arrossire mentre si avviava verso le sue stanze. Avrebbe dovuto fare di più? Avrebbe potuto dire di più? Si chiese se lui lo sapesse… sapesse che anche per lei era stato un piacere conoscerlo.
Doveva saperlo, sapere che quell’incontro aveva cambiato la sua vita, la sua anima, il suo cuore.
Avrà già qualcuno? Il suo cuore è già impegnato?
Quelle frasi le martellavano la testa perché non era possibile che un uomo di quella portata non avesse nessuno nella vita, che fosse solo e disponibile… poco importava che lei non lo fosse, disponibile, perché per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa e il pensiero di non avere neanche un’opportunità le straziava il cuore.
Chi ama?
Il miscuglio di domande le vorticava in testa, facendola rimanere sveglia, senza riuscire a prendere sonno. Continuava a rigirarsi nel letto senza sosta, ma il suo cuore batteva all’impazzata ogni volta che la sua mente si soffermava a ripensare a quegli occhi rossi che la fissavano, scavandola dentro, nel profondo, fino in fondo.
Bella si mosse un’ultima volta nel letto, mettendosi supina a fissare il soffitto. L’orologio segnava le due di notte. Decise di alzarsi in piedi, incapace di contenere le proprie emozioni, il suo cuore pompava con forza, sentiva il battito addirittura nelle orecchie.
Come era successo?
Com’era possibile?
Tutta quell’emozione per un incontro tanto breve, a ben vedere, non era successo niente di speciale, niente di particolare. Che cosa aveva Lord Voldemort di tanto diverso da chiunque avesse incontrato prima?
Prese a misurare la stanza come un’anima in pena in cerca della propria assoluzione. La sua mente continuava a lavorare febbrile, immaginandosi mille scenari e tutti finivano con Voldemort lì alla porta per parlare, per dirle che era stato un piacere conoscerla… per sussurrarle all’orecchio che quella notte era stata solo l’inizio e non la fine.
Che si sarebbero visti altri mille volte.
Che avrebbero continuato a parlare di magia in altri mille modi.
Che avrebbero praticato la magia insieme, un mago e una strega, portando avanti tradizioni millenarie.
Bella si bloccò al centro della stanza.
Non poteva pensare che tutto fosse finito così, ancora prima d’iniziare, non poteva pensare sarebbe tornata a essere la moglie di e non una strega.  
La sua strega.
Bellatrix chiuse gli occhi dalle palpebre pesanti mentre nella sua testa l’eco di Lord Voldemort continuava a ripetersi, senza sosta.
La sua mente non avrebbe più smesso di pensare a lui, volere lui, desiderare lui, venerare lui.
È stato un piacere conoscerla.
Perché non gliel’aveva detto?
Perché la sua lingua non aveva formato le parole prima che lui se ne andasse?
Doveva saperlo.
Doveva sapere che per lei era stato un piacere conoscerlo… e che avrebbe passato l’intera eternità a ripeterglielo, a volerlo, a trovare in lui lo scopo della propria vita.
 
This night is flawless
Don't you let it go
I'm wonderstruck
Dancing around all alone
I'll spend forever
Wondering if you knew
I was enchanted to meet you
Please don’t be be in love with someone else
Please don’t have somebody waiting on you

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Voi direte, ma che ci azzecca Taylor Swift con la Bellamort? Bear with me, perché con me quando si tratta di Bellamort tutto è possibile. Ho già tutte le canzoni scelte, tutta la storia nella mia testa. Si tratta sola di buttarla giù (non credo i capitoli saranno molto lunghi). Poi, se ha senso oppure no... la sentenza ai posteri, o a voi lettori... a voi il giudizio ;)

Vorrei dedicare tutta questa storia a Black Beauty, mia compagna di scleri alle ore più impensabili. Non importa quanto l'idea che abbiamo avuto sia bizzarra, sappiamo che nel momento in cui la diremo all'altra non solo saremo comprese ma è molto probabile che anche lei abbia fatto lo stesso pensiero. Spero che questa storia ti possa piacere, è un compendio serio (più o meno) della mia versione della Bellamort, qualcosa che ti ho promesso da tanto. Un bacio, cuore. 

A presto a tutti voi!
Clo
  
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