Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    22/02/2024    1 recensioni
Quando Scarlett si presenta all'ospedale in veste di assistente sociale, non può credere al caos in cui tre semplici omega hanno gettato il personale medico. Ma quando la giovane riesce ad avvicinare i tre, è come se il mondo improvvisamente si rovesciasse.
Non è normale che i suoi pensieri vortichino costantemente attorno a loro.
E non è normale che loro siano terrorizzati dal mondo intero eccetto che... da lei.
La ricercano, la rincorrono, non sembrano capaci di allontanarsi da lei. E, quando finalmente permette loro di ricongiungersi con il branco che amavano tanto e da cui erano stati brutalmente separati, tutto inizia ad avere senso.
OMEGAVERSE AU
QUESTA STORIA NON FA PARTE DEL JU E NON È QUINDI IN ALCUN MODO COLLEGATA CON LE ALTRE STORIE GIÀ ESISTENTI.
Genere: Angst, Fluff, Omegaverse | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era riuscita ad addormentarsi quella notte. 

 

Se ne accorse quando aprì le palpebre incrostate dal sonno residuo che cercava di richiuderle con insistenza. Il suo corpo sembrava aver dimenticato la scomodità del materassino perché pareva non volersi allontanare dal piccolo bozzolo che si era creata per sé. Ma forse era stato il calore che la circondava a rendere il suo sonno più piacevole. 

 

La prima cosa che vide quando i suoi occhi iniziarono a osservare effettivamente ciò che stava di fronte a lei, fu il viso di un cherubino addormentato nell'espressione più pacifica che avesse mai visto. La fronte distesa, le labbra carnose appena arricciate, le guance arrossate e i capelli leggermente scompigliati, che scendevano delicatamente sul volto per accarezzare la pelle. Doveva essere a poco più di un palmo da lei e Scarlett ebbe come la sensazione di sentire un accenno del suo respiro colpirle il collo. 

 

Si voltò leggermente, cercando di non fare rumore. Dietro di lei, un cucciolo di tigre stava rannicchiato nella sua coperta con la bocca appena contratta in un broncio e capelli selvaggi sparati in ogni direzione. Trattenendo uno sbuffo divertito, si sollevò per scrutare ai suoi piedi. Il terzo corpo, seppur più massiccio degli altri, stava raggomitolato in posizione fetale, abbracciando il cuscino contro cui strofinava dolcemente la guancia con l'espressione più innocente che gli avesse mai visto fare. Le ci volle qualche istante per notare il tocco di nero che emergeva da sotto il cuscino. 

 

La sua maglia. 

 

La sua attenzione fu velocemente riportata davanti a sé quando una presa delicata le circondò il polso. L'angelo sembrava ancora immerso nel suo sonno a giudicare dagli occhi chiusi ma le sue mani parevano essersi protese istintivamente, attirando la sua verso di sé. Scarlett osservò curiosamente il ragazzo addormentato portare la sua mano alla bocca, posando le labbra sulla pelle. E rimase lì, fermo con le labbra premute sul suo palmo, incapace di lasciarla andare. 

 

Quello che Scarlett non si aspettava, però, fu il secondo attacco che la sorprese alle spalle. Un respiro sconosciuto, infatti, iniziò a colpire il retro del suo collo, portandola a irrigidirsi. Un naso iniziò a strofinare pigramente la pelle, percorrendo pochi centimetri alla volta. 

 

La ragazza si schiarì la gola. 

 

-Buongiorno belli addormentati. È ora di alzarsi. 

 

Scarlett provò a sollevarsi in posizione seduta, ma la mano che le teneva il polso non sembrò intenzionata a lasciarla andare e il corpo che si era avvicinato alle sue spalle aveva fatto passare un braccio attorno alla sua vita. Dei versi accennati trascinati dal sonno segnalarono la loro protesta. 

 

-Non sapevo di essere andata a dormire in mezzo a tre sconosciuti. Chissà come saranno arrivati qua...- pronunciò con tono ironicamente accusatorio Scar. Due occhi si schiusero lentamente davanti a lei, posandosi all'istante sul suo viso e scrutandola con placidità, come se il suo rimprovero non li toccasse minimamente. Con improvvisa spudoratezza, invece, si avvicinarono ancora di più, sollevandosi appena in un placido sorriso.

 

Il corpo dietro di lei, alla stessa maniera, si era ormai incollato alla sua schiena, emettendo bassi versi arrochiti dal sonno. 

 

Con uno scatto, si sollevò a sedere allontanando lo sguardo dai due Omega. 

 

-Forza forza! Non ho neppure idea di come abbiate fatto a dormire sul pavimento... 

 

Dei brontolii contrariati emersero alle sue spalle ma Scar li ignorò. Scivolò via dalla presa dei due, rizzandosi in piedi come se fuoco liquido le scorresse nelle vene. Attenta a non calpestare Jungkook, superò il suo corpo con una larga falcata prima di marciare verso il bagno e rinchiudersi all'interno. 

 

 

 

 

-Scar? 

 

La ragazza piegò leggermente il capo, voltandosi per rivolgere lo sguardo verso gli occhi di tigre che la guardavano ansiosamente. 

 

-Sì?

 

Le pupille di Taehyung saettarono da una parte all'altra. Non sembravano conoscere riposo nell'osservare l'ambiente attorno a sé e, al tempo stesso, apparivano quasi voler nascondere il loro frenetico nervosismo. 

 

-Noi non... andiamo... lavoro? 

 

Scarlett sollevò gli angoli della bocca. Tutti e tre gli Omega la stavano fissando con apprensione crescente, passando gli occhi sul corridoio sconosciuto. Il suo sorriso non sembrava essere in grado di nascondere la verità. 

 

-Oggi no, farete una chiacchierata con Iris. È la persona che ci ha portato la colazione ieri, è molto brava, vi troverete bene. 

 

Gli Omega studiavano il suo volto con occhi apprensivi e fiati sospesi, ma continuavano nonostante ciò a seguirla nella sua placida camminata. Forse, neppure lei avrebbe voluto arrivare così in fretta. Forse stava cercando di ritardare, anche solo di qualche secondo. 

 

-Perché? 

 

Scarlett guardò il resto del corridoio mentre apriva la strada al gruppo. 

 

-Iris vi aiuterà a iniziare a sbrogliare i complicati sentimenti che sicuramente state provando in questo momento. O, almeno per ora, vi aiuterà a capire in che stato è la vostra mente dopo tutto quello che vi è successo. L'omegaspace... vi sta proteggendo ma vi sta anche trattenendo dal tornare alla vostra piena potenzialità. 

 

Per qualche istante, solo il cigolio delle loro scarpe sul pavimento riempì il silenzio. Poi, una voce fece fermare Scarlett sui suoi passi. 

 

-Non... bisogno... di... lei per... questo. Noi abbiamo Scar. 

 

La ragazza abbassò lo sguardo al terreno. Si voltò lentamente, osservando Taehyung per primo, per poi scivolare sui due Omega restanti, che continuavano a fissarla con lo stesso mix di timore e impenetrabile fiducia che alimentava una scintilla incessante negli occhi. 

 

Guardandosi appena attorno, Scarlett constatò velocemente che non c'era nessuno a parte loro nel corridoio. Solo allora permise alla sua mano di sollevarsi, facendo incontrare il palmo con la guancia del ragazzo. Lui non esitò un istante ad accoccolarsi contro di essa, abbandonando il suo viso alla sua carezza. 

 

-So che vi fidate di me e sono molto grata di questa fiducia. Ma esistono anche cose in cui io non vi posso aiutare. Non ho gli strumenti per farlo. Vi posso sorreggere e posso essere lì per voi nei momenti in cui avrete paura o in cui non riuscirete a fare altro che piangere. E potrò essere il vostro rifugio quando non saprete a chi rivolgervi. Ma ci sono ferite che non possono essere guarite solo con carezze e parole rassicuranti. Quello che avete passato... non oso neppure immaginare che cosa vi abbia fatto o il modo in cui abbia segnato la vostra mente. È come se il vostro corpo avesse subito un incidente stradale. Non basterebbe un cerotto e un bacio della buona salute a far sparire le ossa rotte o le emorragie interne. Per questo, avete bisogno di andare da qualcuno che saprà riconoscere quelle ferite e ricucirle, una dopo l'altra. In questo modo, potrete ricominciare a camminare senza provare dolore. 

 

Scar non abbandonò nemmeno per un istante lo sguardo tremante di Taehyung, che la contemplava con ciglia sfarfallanti. Quando guardò i due Omega al suo fianco, vide il viso di Jungkook abbassato verso il pavimento mentre una solitaria lacrima solcava la guancia di Jimin. L'angelo si afferrò l'avambraccio sinistro con la mano destra, stringendo appena come se volesse riscaldarsi. 

 

-Farà... male?

 

Scar attese un momento per racimolare il coraggio di ricominciare a parlare. 

 

-Tutte le ferite fanno male all'inizio. Poi, con il passare del tempo e con il giusto trattamento, non diventano che ricordi lontani, piccoli dolori occasionali che riemergono solo nei giorni di pioggia. 

 

La ragazza si costrinse a piegare la bocca all'insù. Sollevando la mano libera, sfiorò la guancia diafana dell'angelo, spazzando via con una carezza del pollice la singola lacrima. 

 

-Un giorno vi guarderete indietro e non sarà rimasta che la cicatrice sbiadita di questa ferita. Potrete parlarne come di un lontano passato che appena ricordate. Ve lo prometto. 

 

L'istinto di Scar le diceva di protendersi in avanti e posare le labbra sulla fronte di tutti e tre. Sentiva che loro volevano la stessa cosa, che lei li rassicurasse con la sua presenza fisica. Sperava, però, che in quel momento la loro fiducia in lei bastasse come rassicurazione. 

 

Il suono di una porta che si apriva alle sue spalle le fece abbassare le mani dai visi degli Omega. 

 

-Scar? Siete pronti? 

 

Il caschetto scuro della psicologa emergeva da oltre la soglia, circondando il viso sorridente della donna che la guardava in attesa. La ragazza, dopo aver risposto al suo sguardo, tornò a rivolgere la sua attenzione ai tre. 

 

-Iris è molto brava. Se siete a disagio, fateglielo sapere, ma non abbiate paura di lei. È una persona fidata. 

 

Jungkook, sobbalzando appena, spalancò gli occhi. Con le sue folte ciglia scure a contornare le pupille scintillanti, pareva quasi assomigliare a un cerbiatto, un contrasto così netto con il predatore che sembrava far emergere talvolta. 

 

-Aspetta... Scar non... Scar non viene?

 

Scarlett tese la bocca per un istante. Deglutendo, cercò di rilassare la sua espressione. Arrivava finalmente la nota dolente. 

 

-Almeno per questa volta, non posso venire. Legalmente, non devono esserci influenze esterne che possano modificare il risultato di questo colloquio. Se un giorno verrete chiamati a testimoniare in tribunale riguardo a quello che è successo, la mia presenza oggi potrebbe diventare un'arma per invalidare le vostre parole. 

 

Scarlett vide i tre Omega iniziare a respirare sempre più velocemente, guardandola con apprensione crescente prima di scambiarsi sguardi angosciati. 

 

-Ehi, andrà tutto bene. Ve l'ho promesso, no? Resterò fuori dalla porta perciò non sarò troppo lontana. E se succede qualcosa che vi mette a disagio potrete sempre andarvene e io sarò lì ad aspettare. Allora, che ne dite? 

 

I tre la guardarono con denti affondati in labbra arrosate e sguardi incerti. Nonostante ciò, dopo qualche momento annuirono lentamente, avvicinandosi con piccoli passi alla porta dove la psicologa li attendeva con un sorriso. Un uomo asiatico magro come uno stecco, probabilmente sulla sessantina e i cui capelli erano stati trasformati in un semicerchio scuro a causa della imperante calvizie, emerse silenziosamente alle sue spalle, salutando gli Omega con un semplice inchino. 

 

-Vi presento il signor Cho. Tradurrà la nostra conversazione in modo da facilitare il nostro scambio- disse la donna, indicando l'uomo magro con un'espressione conciliante. I ragazzi si inchinarono a loro volta, ma Scarlett poteva vedere come i loro occhi continuassero a saettare con frenesia attorno a sé. Prima che i loro corpi sparissero oltre la porta, vide i tre sguardi posarsi ansiosamente su di lei. La ragazza sorrise debolmente, mostrando loro con un lento movimento mentre si accomodava sulla fila di sedie al lato opposto. Posando la schiena, mantenne lo sguardo su di loro senza dire una parola. 

 

"Non mi muoverò da qui." 

 

Era quello che gli stava dicendo. 

 

Loro, fortunatamente, sembrarono capirla perché, seppur con un velo di esitazione negli occhi, le voltarono le spalle, entrando lentamente nello studio.

 

 

 

 

 

 

Iris sorrise non appena i tre Omega si appoggiarono rigidamente sulle sedie, posando occhi attenti su di lei e sull'uomo che stava seduto al suo fianco. Pupille fisse, irremovibili, caute la seguivano in ogni micro espressione. Era curioso. La presenza di Scarlett doveva far sembrare che l'omegaspace fosse regredito più di quanto effettivamente avesse fatto. Le loro menti erano ancora impregnate di quell'istinto animale di fuga, pronti a scattare a ogni segno di pericolo. Vivevano in punta di piedi, sul filo del rasoio, pronti a essere attaccati da cattive sorprese a un batter di ciglia. Doveva essere stata quella la loro vita per tutto l'anno precedente. 

 

L'unico luogo che li faceva sentire al sicuro da tutti i mali del mondo erano le braccia in cui il destino li aveva portati. 

 

-Non abbiate timore. Voglio solo conoscervi un po' meglio, tutto qua. Prima che ve ne accorgerete, avremo finito e potrete tornare da lei- li rassicurò la donna, piegando leggermente il capo mentre cercava di infondere calore nella sua voce. L'insistenza dei tre sguardi parve rompersi per un istante alla menzione della persona che li attendeva fuori dalla porta. Li osservò voltarsi istintivamente verso di essa, con labbra protese in una smorfia come se avessero sperato di riuscire a vedere la ragazza nonostante il muro che li separava. 

 

Mentre il signor Choi traduceva le sue parole, Iris cercò di ricordare alla sua mente di fermarsi a ogni frase per dare il tempo all'uomo di stare al passo. 

 

-Sono contenta che l'abbiate trovata. Vi meritate una persona come lei. E sono sicura che voi siete meritevoli di lei. 

 

Con un velo di ilarità, notò che non appena la traduzione delle sue parole li raggiunse, i loro visi si abbassarono per nascondere il leggero rossore che sembrava nascere sulle loro guance e le loro spalle si sollevarono in un gesto di improvvisa timidezza. Un sorriso genuino sorse sulle labbra della donna. Essendo shifter a sua volta, sapeva bene quali meravigliose emozioni stavano vivendo i tre Omega in quel momento. Poteva solo sperare che questa grande felicità fosse l'ancora che poteva sorreggerli nella tempesta che li attendeva. 

 

-E il vostro branco? Pensate che si meritino una come lei?

 

Iris avvolse la sua voce in un tono leggermente canzonatorio. Ma quello non era che un involucro all'obbiettivo che la sua domanda nascondeva. I suoi occhi studiarono attentamente l'espressioni sui tre volti reagire alla menzione del branco. Sopracciglia contratte, smorfie soffocate, guance scavate dai denti. Era pronta a captare qualsiasi segnale di sconforto. 

 

I tre volti, però, si accesero improvvisamente come le luci di una città al tramonto. La diffidenza aveva lasciato posto a sguardi persi in dolci ricordi, la cautela era stata spazzata via da sorrisi estasiati. Uno di loro, quello che doveva chiamarsi Taehyung, iniziò a cicalecciare concitatamente. Il più massiccio dei tre lo seguì poco dopo, sciorinando un fiume di parole nonostante sembrasse il più timido. Il ragazzo al centro, quello più magro e dai tratti delicati, restava in silenzio. 

 

La donna si voltò verso il signor Choi con un sorriso divertito. 

 

-Un riassunto di quello che hanno detto? 

 

L'uomo annuì seccamente. 

 

-Dicono che il branco la adorerà. Jin la tratterà come una principessa e Namjoon la adulerà con le parole più belle che esistano al mondo. Hobi la farà ridere ogni giorno della sua vita e Yoongi scriverà centinaia di canzoni per lei. 

 

Iris annuì. Tutti e quattro i membri mancanti erano stati citati. La sua mente tornò alle raffigurazioni nei disegni che Scarlett le aveva mostrato. Tutto coincideva. Con un sopracciglio appena sollevato, però, riportò lo sguardo sul ragazzo al centro, che ancora non aveva pronunciato una parola. Bizzarro. La sua postura era dritta, quasi regale. I suoi occhi erano imperscrutabili nella loro fermezza. Finalmente, quando ebbe appurato di avere la sua piena attenzione, anche lui iniziò a parlare. 

 

Le parole lasciarono la sua bocca chiare e nette, quasi affilate. Non vi era l'inflessione un po' infantile che riempiva le voci dei suoi due compagni. 

 

Iris, in quel momento, sentì una realizzazione accenderle finalmente il cervello. 

 

-Dice che il branco è un posto sicuro e che nessuno di loro ha nulla a che fare con quello che è successo. Di non provare ad accusare il loro branco di nulla, o ce la vedremo con lui. 

 

 

 

 

 

 

 

Un piede saltellava nervosamente su e giù, su e giù, su e giù. Tutto il suo gomito, poggiato sul ginocchio, veniva scosso di conseguenza dal movimento. Quando la porta davanti ai suoi occhi si aprì, il suo corpo scattò in piedi come se una scossa di elettricità l'avesse attraversato. Fece appena in tempo a vedere le tre figure emergere dalla porta che già si ritrovava avvolta da un involtino di Omega, strofinata da ogni lato da guance e nasi e voci che la chiamavano. 

 

-Scar ci è mancata! 

 

-Scar non ci lascia più soli! 

 

Trattenendo un sorriso, sentiva improvvisamente l'attenzione delle due persone che stavano sulla soglia della porta. Degli elementi esterni, fu come li catalogò il suo cervello. Degli alieni al loro gruppo. 

 

-Siete stati bravi con Iris? 

 

Sapeva ancora prima di guardare chi fosse ad aver afferrato il suo polso per portare la sua mano su una guancia morbida. 

 

-Siamo... stati... braaaaaavissimiiii...- replicò con tono cantilenante Jimin, sollevando le labbra in un sorriso innocente. Scarlett strinse appena le palpebre, scrutandolo per qualche istante. Poi sollevò lo sguardo su Iris, anche se il sorriso sornione della donna fece nascere un'improvvisa ondata di imbarazzo in lei. 

 

-Tutto bene?- chiese Scar con tono, sperava, leggero. La psicologa, per un momento, posò lo sguardo sull'angelo che stava accarezzando il suo polso con il naso. Poi, tornò a guardarla come se nulla fosse. 

 

-Tutto bene. E...

 

Scarlett cercò di ignorare le voci attorno a sé, rivolgendo tutta la sua attenzione alla psicologa. 

 

-... puoi chiamare il branco. 

 

La ragazza spalancò gli occhi. 

 

Inspirò. 

 

Ma certo. Poteva... finalmente.... Chiamare il branco...

 

Era quello che loro stavano aspettando. 

 

E allora perché... 

 

...sentiva come se il terreno stesse crollando sotto i suo piedi? 

 

 

 

 

***

Lui era la notte. 

 

Era l'oscurità che la avvolgeva, era polvere di stelle e fredda luce lunare. 

 

Lei non poteva che sollevare lo sguardo e ammirarlo in silenzio. 

 

Le sue dita accarezzavano il corpo di lei con la delicatezza con cui sfioravano il suo pianoforte. Stuzzicavano le sue corde con l'esperienza con cui pizzicava la sua chitarra. 

 

Il plettro che teneva appeso al collo era una visione ipnotica che la catturava, e quando dondolava sul petto di lei sentiva centinaia di brividi nascere come fiori in un campo. E allora lo afferrava, tirandolo come un guinzaglio fino a quando il suo padrone non era costretto a piegare il capo per lei. 

 

Era così tra loro due. Un gioco di sottomissione e ribellione, una continua lotta di prevaricazione che li faceva impazzire. 

 

In lui non c'era alcuna parola. 

 

Solo un ringhio selvaggio le riempì le orecchie. 

 

Proprio come la sua musica, lui era istinto, puro e privo di repressioni.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

Indovina indovinello, chi è lo shifter misterioso con il plettro appeso al collo? (Ok, questo non è poi così criptico, con la descrizione del prossimo forse vi sorprendo un po' di più). Dunque, buone notizie perché manca davvero poco al momento che state aspettando. Un altro pochino di pazienza e avrete quello che desiderate. Sto cercando di pensare se fare un doppio aggiornamento per il prossimo capitolo oppure per quello dopo, non sono sicura su quale cliffhanger posso lasciarvi XD forse vi lascerò in sospeso ancora il prossimo capitolo e poi per quello dopo vi regalo il seguito senza farvi aspettare due settimane.

 

E COMUNQUE volevo ringraziarvi tantissimo per l'attenzione che questa storia sta ricevendo! Spero che potrà esserne all'altezza essendo iniziata un po' così, per capriccio. Cercherò di soddisfare le vostre aspettative al meglio! 🫡

   
 
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