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Autore: Kikiletoway    24/02/2024    0 recensioni
Chiunque, dal Principe di Pentos al semplice contadino nell’Altopiano, sapeva che Re Viserys aveva fatto sposare il suo secondogenito maschio col suo secondo nipote in un ultimo tentativo di ricucire la vociferata frattura tra le due fazioni in conflitto della sua famiglia.
 
I pettegolezzi suggerirebbero che i due principi si odino a vicenda e che il matrimonio non avesse fatto nulla per cambiare tale circostanza.
 
È esattamente per quel motivo che uno dei misteri più inafferrabili nell’intero mondo conosciuto rimane il come abbia fatto un’unione così volubile a generare così tanti figli.
 

 
Costretti in un matrimonio che nessuno dei due voleva o si aspettava, Aemond e Lucerys dovranno esplorare i dolori del crescere, dell’innamorarsi, del matrimonio e del diventare genitori — anche se non necessariamente in quell’ordine.
 
Aemond/Lucerys.
Tags: Kid Fic, Molteplici POV, Matrimonio Combinato, mpreg, incesto zio/nipote, il canon è un misto: ha parti sia dello show HOTD sia del libro Fire and Blood, Nessuna Danza dei Draghi tra Aegon II e Rhaenyra!
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aemond Targaryen, Alicent Hightower, Jacaerys Velaryon, Lucerys Velaryon, Rhaenyra Targaryen
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incest, Mpreg
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Avvertenza di Corviids: nel capitolo c’è un riferimento implicito ad un aborto spontaneo avvenuto in passato. Nulla di grafico, ma credo sia importante menzionarlo.

 
- In caso ve lo siate perso, nell’ultimo periodo ho tradotto delle altre storie di Corviids che fanno parte dell’universo di questa fic…

una raccolta di drabble : https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4070753&i=1

e una one-shot: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4073137&i=1 

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Quando sono nati, Aenys era il più piccolo dei gemelli. Era stato quasi impossibile separare Lucerys dal neonato all’inizio, ma una volta che era stato tolto dalle braccia di suo nipote per essere posato tra le sue, Aemond si era reso conto di quanto suo figlio fosse piccolo.
 
 
Saera era paffuta e chiassosa, i suoi polmoni erano contenti di annunciare la sua buona salute a tutta la Fortezza Rossa, ma Aenys era l’opposto. Era sembrato così minuscolo tra le braccia di Aemond — dal viso tozzo e fragile, senza fare alcun rumore a parte l’occasionale lamento sommesso. Una tale cosina così piccola, Aenys sembrava essere sul punto di volare via dalla stretta di suo padre ad una minima raffica di vento. Anche Aemond era così piccolo quand’è nato. Nonostante il fatto che lui è il più alto e il più grosso dei suoi fratelli, da neonato lui era grande solo la metà di Aegon. Ma era anche chiassoso ed esigente quanto Saera.
 
 
Aemond si domanda se sua madre avesse mai avuto per lui lo stesso livello di preoccupazione che lui prova per Aenys — che i suoi piccoli polmoni e cuore non fossero in grado di sostenere il resto del suo corpo e avrebbero ceduto da un momento all’altro.
 
 
Fin troppo di Aenys è simile a lui; i suoi occhi, i suoi capelli, la sua pelle e le sue labbra — quelle cose sono tutte di Aemond. L’unica parte di Lucerys presente nel loro figlioletto è nel modo in cui la punta del suo nasino si piega leggermente verso l’alto.
 
 
Lucerys amava ricordargli di quella straordinaria somiglianza. 
 
 
“Lui assomiglia tutto a te. È davvero il degno figlio di suo padre.” Suo nipote ripeteva in continuazione dal suo letto, la sua voce era gentile come se stesse parlando a un bambino. Aemond non sa se Lucerys stesse mirando a rasserenare Aenys o lui. 
 
 
Lui non aveva bisogno di farsi ricordare quel fatto. Nonostante i pettegolezzi a corte in seguito all’annuncio della condizione delicata di Lucerys, Aemond non aveva mai dubitato, nemmeno una volta, che il bambino che stava crescendo nel ventre di suo nipote fosse suo. Quelle dicerie infondate si erano finalmente placate una volta nati i bambini. 
 
 
Aenys è identico a lui. Tutti possono vederlo. Negarlo sarebbe semplicemente da sciocchi privi di vista. 
 
 
“Me lo ricordo il giorno in cui sei nato.” Aegon gli dice un giorno, un paio di mesi dopo la nascita dei bambini, con l’alito che gli puzzava ancora di vino. “Credo che quello sia stato il primo giorno in cui mi era stato permesso di respirare per davvero. Era stato piuttosto piacevole, anche se ero ancora un marmocchio io stesso, vedere finalmente Otto e nostra madre dirigere la loro attenzione da un’altra parte.” 
 
 
Aegon dà una pacca sulla spalla di Aemond. “Ma è quello il destino dei secondogeniti maschi, non è vero? Prendersi l’attenzione indesiderata via dagli ambiti primogeniti.” Lui sorride, mostrando in bella vista i suoi denti macchiati di vino. “Suppongo, però, che quella sia un’esperienza condivisa solo da te e nostro nipote.” 
 
 
Suo fratello sventola un dito verso il corpicino addormentato di Aenys nella sua culla. “I nostri figli non capiranno mai questa roba, vero fratello? Che vite indulgenti che avranno. Senza conoscere mai discordia o fatica. Nessun sacrificio.” 
 
 
“Sei venuto nella stanza dei bambini meramente per blaterare come un idiota, fratello?” Aemond replica a bassa voce, attento a non disturbare i neonati addormentati. “Tu non sai niente di cosa sia il sacrificio, né sai che tipo di uomo voglio far diventare mio figlio, quindi non darmi lezioni su nessuna delle due cose. Dubito che i tuoi stessi figli ti riconoscano come il tizio che li ha procreati, figuriamoci come loro padre.” 
 
 
L’espressione arrogante di Aegon vacilla solo per un istante. “Sto facendo loro un favore standomene alla larga.” È la risposta di suo fratello. “Preferisco lasciare che i mocciosi siano allevati dalle loro balie e dalle domestiche, perché sappiamo bene che nessuno di noi — né io, né Helaena, né tu, siamo qualificati a farlo.” Aegon ride senza umorismo, coi denti gialli e degli occhi scavati. “Se non altro, questo mi dà molto più piacere di quanto la paternità potrebbe mai darmene.”
 
 
“Cosa ti dà piacere?” Aemond sbotta. 
 
 
“Vedere che anche dopo tutti gli anni che hai passato a baciare il culo di nostra madre e a fare il cagnolino di Otto, sei finito esattamente dove sono finito anch’io.” Aegon sibila come una vipera riscattata. “A sfornare bambini con qualsiasi giumenta ci sia stata imposta, condannati a una vita di sofferenza senza senso.” 
 
 
Detto quello, lui sorride in modo ampio, facendogli un occhiolino. “Bè, in effetti non è esattamente la stessa situazione. Helaena non mi ha mai cavato un occhio.” 
 
 
“Io non sono te.” Aemond stringe i pugni ai lati del suo corpo. Il suo fratello maggiore è una piaga che incombe sul mondo — un parassita che striscia sotto la pelle di tutto ciò che tocca, infettando fino a quando tutto ciò che resta della volontà di quella persona è marcio quanto lo è lui. 
 
 
Aegon ridacchia senza umorismo ancora una volta. “Eppure guarda dove siamo finiti entrambi.” Indica Aenys e Saera. “Anche per quanto riguarda i nostri primogeniti.”
 
 
Aemond non riesce a evitare di sentirsi turbato dalle similitudini. Due fratelli, che hanno entrambi generato dei gemelli con una sposa più giovane. L’unica cosa che riesce a sperare è che Lucerys non consideri il modo in cui Aemond lo tratta simile a come Aegon tratta Helaena. Non c’è alcun affetto tra Aemond e suo nipote, ma lui non è crudele. 
 
 
Almeno non intenzionalmente. 
 
 
“Vorresti un piccolo consiglio, fratellino?” 
 
 
Aemond si rifiuta di guardare suo fratello, nel timore che la sua pazienza possa dissiparsi, finendo per esporre i suoi figli infanti a della potente violenza prima che abbiano addirittura tre mesi di vita. 
 
 
“Non particolarmente.” Lui risponde con freddezza, permettendo a Saera di afferrargli il dito in un piccolo pugnetto.
 
 
“Vattene a Summerhall.” Aegon sembra improvvisamente sobrio, e Aemond gli lancia un’occhiata con la coda del suo unico occhio. Col viso smunto, suo fratello appare insolitamente cupo, prendendo alla sprovvista Aemond. “Gioca a fare il lord, ondeggia quella tua splendente nuova spadina, e scopati il nostro nipotino a tuo piacimento.” Appoggia la mano sulla spalla di Aemond e — nonostante il fatto che è più basso di lui di parecchi centimetri, e nonostante il fatto che gli mancano tutti i muscoli che Aemond si è fatto crescere nel corso di dieci anni — riesce a strattonarlo verso il basso così che possano guardarsi negli occhi. 
 
 
“E domandati, Aemond,” Il tono crudele che Aegon spesso aveva nella voce quando erano entrambi bambini e prendeva in giro Aemond torna improvvisamente.
 
 
“Tu vorresti averti come padre?” 
 
 
 

 
 
 
Negli ultimi sette anni, Aenys è cresciuto parecchio rispetto al piccolo neonato che era stato. 
 
 
Quando è in piedi accanto ad Aemond, la parte superiore della testa del ragazzino adesso gli arriva proprio sotto lo sterno, e non c’è alcun dubbio che un giorno Aenys raggiungerà l’altezza di suo padre. Il figlio di Aemond sta crescendo bene — intelligente e determinato, e anche se ha un’indole irascibile, sta diventando proprio un ragazzo perbene.
 
 
Un figlio di cui qualsiasi padre sarebbe orgoglioso.
 
 
Ma è ancora così piccolo. 
 
 
Aenys piagnucola dal dolore quando Aemond lo solleva tra le sue braccia. Prova a prestare particolare attenzione facendo appoggiare suo figlio contro il proprio petto, ma qualsiasi tipo di movimento sembra irritare la sua ferita. Al suo fianco, Luke culla il retro della testa appena ricucita di Aenys con un fazzoletto ammassato, tentando debolmente di supportarla e di catturare il sangue che sgocciola dai punti di sutura. Il viso di suo nipote è rigato dai segni delle lacrime, ma i suoi occhi sono spalancati e vigili, quasi senza sbattere le palpebre nel modo in cui sta fissando intensamente il loro bambino. 
 
 
Insieme, camminano con attenzione verso l’uscita della stanza. 
 
 
Dopo così tanto caos, il totale silenzio che li circonda è sia gradito e sia del tutto opprimente. L’unico rumore che interrompe il loro finto senso di calma è quello dei piccoli suoni di disagio provenienti da uno dei bimbi più piccoli o i lamenti di dolore di Aenys. 
 
 
Escono dalla stanza ed è solo per rispetto verso Lucerys che Aemond non esplode immediatamente alla vista del resto delle loro famiglie, in piedi lì fuori immobili. 
 
 
Vorrebbe infuriarsi — gridare contro di loro e chiedere che vogliono. Desiderano delle scuse o che le loro scuse siano ascoltate? Se non fosse per il gentile battito del cuore di Aenys contro il suo, Aemond non sa come avrebbe reagito in quel momento. Lui vorrebbe essere irrazionale. Vorrebbe far provare ai mocciosi frignanti di Aegon e Rhaenyra un briciolo della paura e della sofferenza che hanno causato ai suoi bambini. 
 
 
La mano libera di Lucerys stringe il braccio di Aemond, e così lui si limita ad espirare con attenzione.
 
 
“Fate preparare una carrozza per la mia famiglia il prima possibile.” Non è certo di sapere a chi si sta rivolgendo. Non è sicuro che gli importi. “Ce ne andremo all’alba.”
 
 
“Mio Principe, forse dovresti considerare di rimanere fino a sera.” Aemond si volta per fronteggiare Maestro Orwyle, e l’uomo più anziano passa il peso da un piede all’altro nervosamente sotto lo sguardo del suo unico occhio. 
 
 
Stando adesso di fronte a loro, Aemond scorge la sua sorellastra, suo zio, e la propria madre ancora in piedi in mezzo alla folla che era stata cacciata dalla stanza. Li fissa brevemente, osservando il modo in cui lo guardano male o distolgono lo sguardo, prima di reindirizzare la propria attenzione di nuovo su Aenys e Lucerys. 
 
 
“La mia famiglia non trascorrerà qui altro tempo oltre quello necessario. Verrà preparata una carrozza insieme a tutto l’occorrente che potrebbe servire per assicurare a mio figlio un sicuro ritorno a Summerhall.” Lucerys preme il petto contro l’avambraccio di Aemond — un piccolo tentativo di calmare sia se stesso che Aemond. Aenys si muove con disagio e Lucerys si allontana di colpo, affrettandosi quietamente a calmare il bambino fino a quando non si rilassa di nuovo. 
 
 
Maestro Orwyle si acciglia leggermente, ma non dice nient’altro, limitandosi meramente a chinare il capo e a voltarsi. Aemond riesce a vedere la preoccupazione e il disappunto sui volti di sua madre e di sua sorella, ma non gli importa proprio — la sua mente è concentrata sul tenere la sua famiglia al sicuro e lontana da occhi indiscreti. 
 
 
“Vieni,” Lucerys dice gentilmente, guidando via Aemond con una mano sulla parte inferiore della sua schiena. Valerion si lamenta scontento da dov’è tenuto nel braccio libero di Luke, contrariato per l’essere stato svegliato, mentre Saera e Naerys li seguono quietamente alle loro spalle tenendosi per mano, con Gaemon issato sul fianco della sorella. 
 
 
È umiliante — essere fissato dai residenti della Fortezza Rossa, mentre la sua famiglia è costretta a ritirarsi nelle proprie stanze perché Aemond non era stato in grado di proteggere e difendere come si deve i suoi bambini dai loro stessi parenti. Gli ricorda in modo inquietante di quando era stato un piccolo ragazzino a Driftmark, osservando passivamente le persone che spalancavano la bocca con interesse e orrore verso il suo sfiguramento e verso la pura incompetenza della casata regnante. 
 
 
Dopo quella notte, Aemond si era ripromesso che non avrebbe mai più permesso di essere ridotto a sentirsi così debole e patetico. Potrà anche aver perso un occhio, ma aveva ottenuto il drago vivente più grosso al mondo. Si era allenato ogni giorno il doppio e più duramente dei ragazzi della sua età per compensare per la propria disabilità, e quella fatica si sarebbe dimostrata fruttuosa. Si era morso la lingua, sopportando gli sguardi e gli insulti non detti perché non voleva apparire mai più così pietoso. 
 
 
Aemond aveva lavorato per tutto ciò che aveva. Aveva sacrificato più di quanto chiunque nella sua famiglia fosse disposto ad ammettere, eppure si azzardavano a guardarlo dall’alto in basso. Si azzardavano a mancargli di rispetto davanti non solo ai suoi figli, ma anche davanti a tutto il reame con noncuranza. 
 
 
Loro non si meritano la sua famiglia. Non si meritano la dolcezza di Naerys o l’incrollabile coraggio di Aenys. Non si meritano neppure di poter posare gli occhi sui loro visi incantevoli — o di ascoltare la risata gioiosa di un neonato che avevano guardato di traverso come se fosse fatto dal peccato. 
 
 
Lui vorrebbe tenerli tutti alla larga. La vita è migliore dentro le mura sicure di Summerhall. Tutto il resto può bruciare per quanto concerne Aemond. 
 
 
“Sul letto,” Aemond si volta e guarda Lucerys aggrottando la fronte. Suo marito inarca un proprio sopracciglio, indicando il letto di piume. “Posa Aenys sul letto — voglio controllargli la ferita.”
 
 
Annuendo, Aemond cammina verso il letto e posa loro figlio sul materasso il più delicatamente possibile. Aenys sembra spaventosamente piccolo sopra le coperte di pelliccia, reso solo più evidente dalla semplice camicia da notte macchiata che indossa come pigiama. 
 
 
“Prendilo.” Lucerys non aspetta il suo permesso prima di spingere Valerion tra le braccia di Aemond, prendendo posto accanto ad Aenys. Suo marito è veloce nell’ispezionare la ferita di Aenys, separando i chiari capelli sporchi di sangue e facendo una smorfia osservando i punti di sutura che gli ricoprono lo scalpo. 
 
 
Voltandosi via da suo marito, Aemond abbassa lo sguardo sulle sue figlie e sul suo altro figlio. Naerys si sta dondolando avanti e indietro sui talloni — un’abitudine di quando è nervosa o spaventata, e Gaemon sta trotterellando accanto a lei con un’espressione confusa. Saera, per quello che vale, ha ancora un aspetto preoccupato e pieno di vergogna. Aemond odia vedere sua figlia così stravolta, ma una parte di lui spera che lei stia finalmente iniziando a capire il peso che possono avere le sue decisioni. 
 
 
Abbassandosi su un ginocchio, Aemond posa con attenzione Valerion tra le braccia di Saera, poggiando una mano sulla testa della piccola. “Prendi Valerion e andate a riposare nell’altra stanza. Ce ne andremo all’alba.” Il labbro inferiore di Saera trema, ma lei annuisce comunque. “E per favore, Saera — non fare niente che possa causare altro stress a tua madre.” 
 
 
“Sì, Padre.” La voce di Saera è ancora piena di lacrime. “Lui… Aenys starà bene?” 
 
 
Aemond sospira. “La tua muña si sta prendendo cura di lui. Ma lui ha bisogno di spazio e di tranquillità. Se vuoi aiutare, lo farai comportandoti bene, capito?” Saera tira su col naso, annuendo con fervore. “Bene. Ora va’ a riposare, tala (figlia).” 
 
 
Con quello, i restanti figli di Aemond escono dalla porta andando nel salottino, lasciandolo da solo con suo marito e il suo figlio maschio più grande. Lucerys sta parlando con Aenys con dei sussurri sommessi, accarezzandogli gentilmente i capelli mentre il bambino prende dei respiri leggeri. C’è una nuova benda intorno alla testa di Aenys — il materiale usato sembra piuttosto simile alle lenzuola del letto, ora stracciate. 
 
 
“Non avevo idea che tu sapessi farlo.” Lucerys allontana il viso da dove l’aveva affondato accanto ad Aenys per guardarlo con un’espressione confusa. “Come fasciare una ferita.” Lui chiarisce. 
 
 
Lucerys rilascia una risatina, ma è una risatina piena di dolore e non scherzosa. “Non lo so fare.” Risponde, asciugandosi il viso. “Non so come fasciare correttamente una ferita, e non so come prendermi cura del mio bambino.” Le sue parole pugnalano Aemond. “Non so fare niente.” La rassegnazione nella voce di suo nipote fa torcere lo stomaco di Aemond. Lucerys è una buona madre per i loro figli. Tra tutti i dolori inflitti dalla loro famiglia quello che disturba di più Aemond è che abbiano fatto dubitare Lucerys di quella verità. 
 
 
“Lo sai che quello è falso, Lucerys. Tu sei buono coi nostri figli.” 
 
 
“E a che serve se non riesco a proteggerli?” Lucerys sibila a se stesso. 
 
 
“Basta.” Aemond sbotta, e Lucerys sobbalza all’indietro come se fosse stato colpito. “Sia tu che io sappiamo di chi è la colpa di ciò che è avvenuto, quindi smettila di crogiolarti in un senso di colpa che non spetta a te addossarti.” 
 
 
Lucerys lo fissa con occhi pieni di lacrime, prima di rilasciare un respiro tremante. “Voglio solo che siano al sicuro, Aemond. Non credevo che fosse un desiderio egoista quando Aenys era nato, eppure sembra che gli Dèi in persona desiderino strapparmi via i miei bambini. È come se il mondo non approvi che io li abbia.” 
 
 
Aemond si acciglia, perché non aveva mai pensato che suo nipote fosse un uomo religioso. Anche se frequentava spesso il parco degli dèi, Lucerys non passava molto tempo nel tempio di Summerhall — apparendo occasionalmente solo quando Naerys desiderava pregare con lui. 
 
 
“Gli Dèi non hanno niente a che fare con questo, Lucerys. Non lasciare che gli dèi si prendano il merito dei torti che la nostra famiglia continua a compiere contro di noi.” 
 
 
A quel punto, Lucerys ridacchia, e il cipiglio di Aemond si accentua. 
 
 
“Quindi adesso lo vedi?” Luke domanda.
 
 
“Vedo cosa?” 
 
 
Suo nipote sorride tristemente. “Tutto quello che ho dovuto sopportare per tanti anni. Siamo sposati da un bel po’ di tempo ormai, Aemond, ma non sei sempre stato dalla mia parte. Ci sono molti fardelli che ho portato da solo.”   
 
 
Aemond si muove per dire qualcosa — per negare o mettere in discussione quello che Lucerys sta insinuando — ma un piccolo rumore proveniente da Aenys fa in modo che tutta l’attenzione venga di nuovo reindirizzata su di lui. 
 
 
 Muña? ” Aenys dice con voce gracchiante, i suoi occhi precedentemente chiusi in modo stretto, si aprono sbattendo le palpebre e mostrando delle annebbiate pozze viola. “Dove…”
 
 
Lucerys si siede sul bordo del letto e si sporge per cullare il viso di Aenys con le mani. “Shh, tesorino. Sono qui — Muña Kēpa (mamma e papà) sono qui. Sei al sicuro.” Preme un bacio sulla fronte di Aenys. Quasi immediatamente, dei piccoli attacchi singhiozzanti irrompono da Aenys, e lui si accoccola nel tocco di Lucerys.
 
 
È facile dimenticare che Aenys è solo un bambino. Lui è soltanto un paio d'anni più piccolo di quanto lo era stato Aemond quando l’innocenza dell’infanzia gli era stata rubata dalla stessa persona che adesso sta cullando tra le braccia il loro bambino in modo così gentile. Una parte di sé si sente piena di rancore per tutto ciò. Quando Aemond aveva perso l’occhio, sua madre gli aveva mostrato del calore inconsueto, anche se solo per un breve periodo di tempo. Era stato bello. E ciò aveva reso il suo dolore anche peggiore quando lei non era più riuscita a mostrarlo.
 
 
I suoi stessi figli non avrebbero mai conosciuto quella sensazione. Lucerys preferirebbe darsi fuoco se ciò significasse che i loro bambini non conosceranno mai la dura freddezza del mondo. 
 
 
 Kēpa? ” La sorpresa nel tono di voce di Aenys non dovrebbe ferirlo nel modo in cui invece fa. 
 
 
Lentamente, Aemond si avvicina al letto e resta in piedi accanto ad esso, fissando suo figlio. “Sono qui, tresy (figlio).” Appoggia una mano sulla testa di Aenys, attento a non toccare la zona vicina alla sua ferita ricucita. “Ti sei comportato bene, ma adesso devi riposare.” 
 
 
Aenys lo osserva per un lungo istante, prima che un singhiozzo sgorga dal profondo del bambino. “ Voglio andare a casa. Vi prego portatemi a casa .” Lui piange, il petto gli rantola per via dell’intensità dei suoi singhiozzi. “Questo posto mi fa paura.” 
 
 
“Oh, amore mio.” Lucerys sussurra, cullando il bambino più vicino a sé. “Andremo a casa presto, non preoccuparti. E poi sarai di nuovo nel tuo caldo lettino e sarai perfettamente al sicuro, com’è giusto che sia.” C’è della disperazione nella voce di Lucerys — come se stesse implorando che ciò che ha appena detto diventi realtà il prima possibile. “Non è vero, Valzȳrys (marito)?”
 
 
Aemond deglutisce. “Sì. Ce ne andremo all’alba.” 
 
 
I tristi occhi stanchi di Aenys lo fissano con intensità. “Grazie.” Lui sussurra.
 
 
Non ringraziarmi, Aemond vorrebbe dirgli. Sono tuo padre — proteggerti è il minimo che io possa fare. 
 
 
“Mi fa male la testa, Muña.” Le parole di Aenys sono leggermente sbiascicate. “Sono… sono stanco.”
 
 
Lucerys allontana una ciocca di capelli chiari dalla fronte di loro figlio. “Lo so, amore mio. Riposati.” 
 
 
Alle loro spalle, la porta della camera da letto cigola, e la mano di Aemond vola subito a dove One-Eye gli è ancora allacciata alla vita. 
 
 
Rhaenyra ha un aspetto orribile da dove se ne sta in piedi sull’entrata. I suoi capelli argentati sono un disastro e lui riesce a vedere una macchia rossa che le sporca il vestito, anche se quel tessuto è di un marrone scuro. Vedere le occhiaie violacee date dallo stress sotto i suoi occhi gli dà una piccola ondata di soddisfazione, per tutto il simile stress che lei ha contribuito a causare a Lucerys — anche se solo in parte. 
 
 
L’espressione di lei diventa immediatamente un’espressione di sorpresa quando vede Aemond, come se lei non si aspettasse che lui fosse al fianco del suo marito terrorizzato e del suo figlio sofferente. 
 
 
“Vattene.” Aemond non tenta nemmeno di provare a nascondere il disprezzo che gli fuoriesce dalla voce. Rhaenyra deglutisce nervosamente, gli occhi le guizzano oltre la spalla di Aemond e verso il proprio figlio. Istintivamente, Aemond fa un passo di lato per bloccarle ancora di più la vista. “Non hai alcun diritto di essere qui. Vattene.” 
 
 
 Aemond .” Lucerys dice con un tono di voce fermo che lo fa voltare di scatto per guardare suo nipote. Accanto a Lucerys, gli occhi di Aenys si sono finalmente chiusi e il suo respiro si è stabilizzato. 
 
 
Non adesso , Gli occhi di suo marito lo implorano.
 
 
Lucerys ha degli occhi incantevoli. Anche quando Aemond non voleva altro se non cavargliene uno facendo contorcere suo nipote, poteva almeno ammirare il loro aspetto. Non erano così unici o suggestivi come le vivide iridi viola di Casa Targaryen, ma erano bellissimi a modo loro. Uno strano miscuglio di marrone, blu e verde, gli occhi di Lucerys erano capaci di catturare delle emozioni che Aemond non era capace di esprimere nemmeno a parole. 
 
 
Erano incantevoli e, certi giorni, Aemond li odiava. Di solito era quando l’orbita vuota gli pulsava per via di cambiamenti climatici, ma altre volte era come in questo stesso momento. Quando gli occhi di Lucerys si spalancavano e diventavano tristi, e la stessa anima di Aemond non riusciva a resistergli. La sua risolutezza crollava sempre quando Lucerys lo guardava in quel modo. Lo rendeva debole — addirittura patetico
 
 
Vorrebbe cavargli gli occhi così da non doversi sentire mai più così vulnerabile.
 
 
Vorrebbe cullare il viso di Lucerys tra le mani e osservare i suoi occhi inumidirsi dalle lacrime di piacere, mentre erano nel mezzo del fare l’amore. 
 
 
Voleva tutto e niente a che fare con loro. 
 
 
“Desidero parlare con mio figlio.” Rhaenyra dice, continuando a guardarli.
 
 
Aemond non si volta a guardarla. “Non hai alcun diritto di fare richieste a mio marito.” Lucerys si acciglia dal suo posto accanto al letto. 
 
 
“E tu non hai alcun diritto di parlare per lui.” Sua sorella risponde. 
 
 
Sta per voltarsi di scatto per fronteggiare Rhaenyra, quando Lucerys finalmente parla.
 
 
“Va tutto bene, Valzȳrys. Le parlerò,” Lucerys gli rivolge un piccolo sorriso. “ Da solo .” Lui enfatizza. Il ‘per favore’ è implicito.
 
 
Aemond si prende l’opportunità di osservare suo marito. La mano di Lucerys sta giocherellando con quella di Aenys — si sta mordendo il labbro inferiore con preoccupazione. Ha troppe cose per la testa. Lucerys sarebbe irrequieto per giorni, se non settimane, se non gli desse questa possibilità. 
 
 
Reprimendo un sospiro, Aemond si volta e fissa nel vuoto in modo assente davanti a sé. “Mi assicurerò che stiano venendo fatti i preparativi adeguati a consentirci di poter partire all’alba.” Si muove per lasciare la stanza, ma non prima di fermarsi per gettare un’occhiata a sua sorella. Rhaenyra incontra il suo sguardo e impallidisce leggermente. 
 
 
“Faresti meglio a ricordare una cosa, cara sorella.” Aemond abbassa la voce fino a farla diventare un basso sussurro. “Lucerys non porta più il nome Velaryon. Lui è un Targaryen, e lui porta il mio nome.” 
 
 
Con quello, Aemond esce dalla stanza senza guardarsi indietro.
 
 
 

 
 
 
Se la madre di Lucerys si aspettava che lui si scusasse per il comportamento di suo marito, nasconde bene la sua delusione. 
 
 
Aemond è arrabbiato, proprio come Lucerys — non devono più giustificare la loro rabbia. 
 
 
“Viserys sta bene?” Sua madre sembra sorpresa che lui abbia parlato per primo. Lui si volta e la guarda. “Nonostante tutto, non vorrei mai che fosse fatto del male a un bambino. Figuriamoci mio fratello.” *
 
 
Rhaenyra si acciglia. “Perché dovrei mai pensare quello di te?” 
 
 
“Non so più quello che la gente pensa di me.” Sua madre sospira, pizzicandosi la parte superiore del naso. Lei sembra più vecchia — più stanca e affaticata. 
 
 
Ciò rattrista Lucerys, ma in modo più strano, adesso lui comprende la stanchezza di sua madre a livello personale. Lucerys ha tanti fratelli proprio come ha tanti figli, ed Aemond è fin troppo simile a Daemon per far sì che quell’ironica somiglianza non venga notata. Anche se ha la metà dei suoi anni, Lucerys è già diventato una strana immagine riflessa della sua stessa madre. 
 
 
Si chiede se anche lei riconosca quel fatto. 
 
 
“Viserys sta bene. La sua,” Gli occhi di sua madre slittano verso la figura addormentata di Aenys, e Lucerys stringe istintivamente la manina del bambino. “Ferita era superficiale, era solo un graffio. I maestri lo hanno ricucito e adesso sta riposando. E lui si scusa per le sue azioni — tuo fratello non voleva fare niente di male, davvero.”
 
 
Lucerys respira piano attraverso il naso per impedirsi di sbottare contro sua madre. 
 
 
“Ho già reso noto il mio punto di vista su questa questione, Madre. Le sue scuse sono apprezzate, ma non importano.” Lucerys scuote la testa, gli occhi gli pizzicano mentre fissa sua madre. “Mio figlio è ferito e per cosa? Perché Viserys — un bambino che era a malapena grande quanto il mio piccolo Valerion quando sono stato fatto sposare con Aemond — crede che il mio onore sia qualcosa che deve ancora essere difeso?” Luke digrigna i denti. “Perché tutti quanti voi fate finta di non capire come siamo arrivati a questo punto?”  
 
 
Sua madre abbassa lo sguardo sulle proprie mani. “Ho tanti rimorsi, Lucerys. Permettere che tu fossi fatto sposare con mio fratello, soprattutto così giovane… è tra quelli più grossi.” 
 
 
“E’ questo ciò di cui tutti voi discutete a Roccia del Drago in mia assenza? I vostri rimorsi riguardo me? Come se io sia morto, e non a distanza di un corvo.” 
 
 
Sa di essere irrazionale. Ma non gli importa.
 
 
“Sei cambiato, Lucerys.” La gentile asserzione di sua madre blocca in modo brusco la sua linea di pensiero. All’improvviso, Luke si sente di nuovo un bambino piccolo che veniva calmato da un pianto disperato dopo aver scoperto un giocattolo rotto. Serve sia a placarlo e sia a irritarlo — che ci si rivolga di nuovo a lui come se sia un bambino e non un uomo. Lei continua, “Sei così riservato. Parli raramente di mio fratello. Mi rattrista e mi preoccupa in egual misura che tu non ti confida più con me come facevi un tempo.” 
 
 
Lucerys abbassa lo sguardo su Aenys, e si ricorda di com’era stato lui stesso così tanti anni prima — a letto malato, con lo Sconosciuto al suo fianco mentre del veleno gli distruggeva il corpo. Aveva scritto a sua madre di quella questione nella speranza di ricevere conforto, e con la sciocca convinzione che ciò che era destinato ad essere una cosa privata sarebbe rimasta tale. Ma non era stato così, e quelle settimane — quelle che infestavano ancora i sogni di Lucerys con immagini degli occhi della sua dolce bambina che diventavano ciechi mentre lei piangeva cercando la sua mamma — gli erano state rigettate in faccia da uomini con degli ego troppo grossi da sopportare. 
 
 
E, non per la prima volta, Lucerys si sente grato di non aver mai parlato ad anima viva del sangue di luna che gli era improvvisamente venuto quando era stato avvelenato — troppo denso e dal flusso troppo pesante, dopo due mesi di assenza di mestruazioni, per essere interamente usuale. 
 
 
Ai tempi, non era stato abbastanza lucido da capire cosa stesse accadendo, e le sue domestiche avevano ripulito quel macello senza una parola. Lucerys non era nemmeno sicuro che Aemond l’avesse mai scoperto. Ed è meglio così.
 
 
“Certe cose è meglio che restino private.” Le lancia un’occhiata. “Sono sicuro che quello tu lo capisca.” 
 
 
Rhaenyra sospira, distogliendo lo sguardo. L’aria sembra fredda e tesa — due cose che Luke non avrebbe mai pensato di associare con la sua stessa madre. “Tu lo ami.” 
 
 
Non è una domanda, il modo in cui sua madre glielo chiede.
 
 
Luke passa il pollice sulle nocche di Aenys. Alla fine, lui annuisce.
 
 
“Lo amo da morire.” 
 
 
La donna più grande si stringe le braccia intorno, accarezzandosi i fianchi nello stesso modo in cui lo fa Luke quando cerca di darsi conforto. “Perché?” Non c’è malignità nella voce di lei — soltanto della curiosità e un po' d’incredulità. 
 
 
Luke riesce ad ammettere che Aemond non è il più facile da amare. A suo zio non piace mai rendersi le cose facili. C’è una durezza in Aemond che di certo è in grado di spiazzare gli altri; lui è dolorosamente schietto, e certe volte è inutilmente testardo. Ma Aemond è anche capace di essere dolce, anche se lui direbbe il contrario. Luke ne era stato testimone in numerose occasioni — dal tenergli la mano sotto al tavolo in maniera spontanea, alle innumerevoli ore che aveva passato guardando Aemond seduto nel suo studio, col loro figlio neonato che riposava sul suo petto mentre lavorava. 
 
 
Aemond non è gentile di per sé, ma è buono. Lui ha i suoi modi di tenerci alle persone — bisogna solo avere la pazienza di impararli. 
 
 
“Mi sento al sicuro con lui. E a lui… a lui importa che io mi senta al sicuro.” 
 
 
Gli sembra strano dirlo ad alta voce. Se qualcuno chiedesse ad Aemond quello che provava per Luke, Luke non ha dubbi che il suo zio-marito risponderebbe con una tangente riguardo il dovere. Lucerys è un suo dovere e i loro figli, una sua responsabilità. È tanto semplice. Certe volte, Aemond vedeva le cose così in bianco e nero e in modo così lapidario, che ciò non smetteva mai di meravigliare Luke su come un uomo così stoico potesse anche lasciar trasparire le sue emozioni così apertamente — anche se lui stesso non se ne rendeva conto. Aemond è come un libro aperto; un semplice sbuffo col naso era abbastanza da far sapere a Luke come suo marito si sentisse. 
 
 
E’ piuttosto carino.
 
 
“Lui non mi ha mai trattato in modo crudele, anche se entrambi sappiamo che ho fatto delle cose che si meritano la sua ira.” 
 
 
“Luke—“
 
 
“E’ vero. Non mi pentirò mai d’aver difeso Jace quella notte, ma non potevo sopportare un matrimonio con un uomo che ce l’aveva con me. Quindi ho scelto di non odiarlo, e non credo che ciò sia un crimine.” Le parole gli escono fuori di fretta. Luke è così stanco di essere arrabbiato — vuole solo andare a casa. Gli manca disperatamente Summerhall. Gli manca il suo caldo letto insieme ad Aemond, e il sedersi con Naerys mentre lei si esercitava con la sua arpa.
 
 
Dal momento in cui era arrivata quella maledetta lettera che richiedeva la sua presenza ad Approdo del Re, Luke si era sentito come se stesse trattenendo il fiato. Lui non ne può più. Tutti gli altri sono liberi di giocare ai loro giochetti, ma Luke non vuole averne parte. 
 
 
“Tutti voi potrete continuare a nutrire il vostro senso di colpa e i vostri rimorsi, ma io non voglio più portare sulle spalle quel peso. Sono felice. Voglio bene ai miei figli,” Luke passa una mano tra i capelli di Aenys e sorride. “E amo mio marito.” 
 
 
“Lui ti ama.” 
 
 
Luke si volta per guardare sua madre, aggrottando la fronte. “Cosa?” 
 
 
Sua madre è entrata di più nella stanza, e adesso se ne sta in piedi non molto distante dai piedi del letto. Lei sta parlando con lui, ma i suoi occhi sono concentrati sulla figura addormentata di Aenys, come se sia assorta nei propri pensieri. 
 
 
“Conoscendo… gli uomini nella nostra famiglia, dubito che lui te l’abbia detto, ma li conosco bene gli uomini come mio fratello. Lui ti ama — e ti ama anche da parecchio tempo, se posso permettermi la presunzione.” La voce di sua madre è così sicura che l’unica cosa che Luke può fare è ridere nervosamente.
 
 
“N-no, non devi confortarmi-“
 
 
 Lucerys .” Lei dice in modo fermo, facendo sì che Luke richiuda subito la bocca, distogliendo lo sguardo timidamente. 
 
 
Un altro sospiro irrompe da sua madre, e Luke ascolta i suoi passi leggeri mentre lei gli si avvicina. All’improvviso, le sue mani calde gli afferrano il viso e lei gli preme un bacio sulla fronte. 
 
 
“Sciocco ragazzo. Sei così facile da amare.” 
 
 
Luke lascia che lei gli culli la testa sul proprio petto. È caldo — il tipo di conforto che potrebbe venire solo da una madre. È una sensazione che Luke vuole offrire anche ai suoi stessi figli. 
 
 
“Voglio andare a casa.” Luke sussurra, sporgendosi verso il suo tocco. 
 
 
Sua madre abbassa lo sguardo su di lui. “A… a Roccia del Drago?” Lei chiede, quasi speranzosa — come se volesse che Luke diventi di nuovo un bambino piccolo, così che lei possa trascinarlo via. 
 
 
Lucerys rilascia una risatina piena di lacrime. “A Summerhall.” 
 
 
“Ah,” Sua madre tira su col naso e annuisce. “Certo.” Lei gli passa le dita tra i capelli, armeggiando con le ciocche scure inconsciamente. “Ma tu avrai sempre una casa in me. Sarai… sarai sempre il mio adorato tesorino, non importa quanto tu ti creda cresciuto.” Lei gli preme un altro bacio sulla testa. “Non dimenticarlo mai, amore mio.” 
 
 
Qualcuno si schiarisce la gola alle loro spalle, ed entrambi sobbalzano dalla sorpresa. 
 
 
Aemond se ne sta in piedi in silenzio sull’uscio, con le mani strette dietro la schiena. La sua espressione è composta, ma Luke riesce a sentire l’imbarazzo che suo marito sta irradiando. 
 
 
Sua madre fa un favore ad entrambi quando è la prima a rompere il silenzio. “Vi darò della privacy.” Lei si asciuga il viso, prima di sistemarsi la parte frontale del vestito in un tentativo di ricomporsi. Prima di andarsene, si sporge in basso e bacia la guancia di Luke ripetutamente. “Ti voglio bene, dolce ragazzo. Non dimenticarlo mai.” 
 
 
Luke le stringe i polsi e si appoggia contro la sua guancia, solo per sentire il calore della sua pelle. “Avy jorrāelan, Muña (ti voglio bene, mamma).” 
 
 
Quando alla fine si allontana, lei e Aemond condividono un’occhiata. Lui non riesce a dire cosa significhi quello sguardo tra i due, ma sua madre se ne va senza un’altra parola. 
 
 
Luke la osserva andarsene in silenzio. Si sono salutati, ma gli sembra molto più di quello. Non riesce a descriverlo.
 
 
Una mano — forte, callosa e calda — si appoggia sulla sua spalla. Quasi immediatamente, la tensione abbandona Luke, e si sente finalmente in grado di rilasciare un respiro tremante. 
 
 
Grato, posa una mano su quella di suo marito, e gliela stringe. 
 
 
 

 
 
 
Quando la carrozza arriva finalmente davanti alle porte della Fortezza Rossa, è abbastanza presto e quindi ci sono soltanto un paio di servitori a girovagare mentre iniziano le loro mansioni mattutine. Ma mentre Luke se ne sta in piedi accanto alla porta della carrozza, riesce lo stesso a sentire ogni singolo sguardo curioso su di lui.
 
 
Con l’arrivo del mattino, le voci di quello che è accaduto nel castello solo poche ore prima inizieranno a circolare, ma Luke si rifiuta di essere presente quando avverrà. Chiamatelo un codardo, non gli importa — i suoi figli hanno già sopportato abbastanza. Non ha intenzione di esporli ai vili pettegolezzi del popolino annoiato. 
 
 
Tra le sue braccia, Valerion balbetta in modo assonnato, e Luke ride prima di baciare la sua morbida testolina. 
 
 
“Hai fame, tesorino?” Lui sbadiglia e Valerion lo imita, strofinando il suo piccolo faccino nel collo di Luke. “Appena arriverà Kēpa, andremo a casa e potrai mangiare fino a quanto il tuo piccolo pancino riuscirà a sopportare, va bene?” Valerion soffia dell’aria attraverso le labbra, facendo un piccolo suono che sembra un ‘bbb’. 
 
 
I suoi altri quattro figli sono profondamente addormentati nella carrozza, essendosi appisolati durante l’attesa per andarsene. Saranno di certo irritati quando si sveglieranno da un sonno così agitato, ma Luke suppone che si meritino di fare un po' i monelli. Hanno sopportato più di quanto qualsiasi bambino così piccolo dovrebbe. 
 
 
Appoggiandosi contro la carrozza, Luke fa fatica a non appisolarsi lui stesso, lì dov’è in piedi. 
 
 
“Luke?” Una voce che non si era aspettato di sentire lo fa scattare sull’attenti. 
 
 
Rhaena ha un aspetto sorprendentemente composto nonostante sia così presto, anche se sembra un po' stanca. La sua ex promessa sposa si ferma davanti a lui e gli rivolge un sorriso gentile. “Sono felice di essere riuscita a vederti prima della tua partenza. Non abbiamo mai avuto l’opportunità di parlare, solo noi due, con… tutto quello che è successo.” 
 
 
Luke ride quietamente, annuendo per concordare.
 
 
“Bè, suppongo non solo noi due.” Lei abbassa lo sguardo sul punto dove Valerion si è rintanato nel collo di Luke. “Ciao, piccolino. Tu devi essere Valerion.” 
 
 
Valerion la fissa per un istante, i suoi enormi occhi viola sono scettici, prima di riaffondare il suo viso di nuovo nel collo di Luke. 
 
 
Massaggiando la schiena di suo figlio, Luke rivolge un piccolo sorriso a Rhaena. “Mi scuso per lui. È piuttosto timido.” 
 
 
Rhaena scuote la testa. “No, lo capisco. Devo davvero visitare Summerhall un giorno, così da poter conoscere per bene tutti i miei nipotini e le mie nipotine. Sarà un buono allenamento se diventerò mai madre.” 
 
 
“Se?” Luke piega la testa di lato. “Presto sarai sposata — mi aspetto che poco dopo arrivino dei figli, no?” 
 
 
La sua cugina-sorella ride rumorosamente. “Joffrey ed io non ci sposeremo.” 
 
 
La certezza nelle sue parole sorprende Luke. “Ma durante l’istanza…” 
 
 
“Joffrey non vuole diventare il Lord di Driftmark, Luke. E io non voglio essere la sua Lady.” Rhaena allontana i propri ricci argentati — liberi dalle loro solite trecce — via dal suo viso. Rhaena si è fatta ancora più bella nel corso degli anni, e la sua permanenza nella Valle le aveva dato una sicurezza regale con cui un tempo aveva avuto difficoltà. Se qualcuno era nato per essere Lady delle Maree, quel qualcuno era Rhaena. Lei era destinata ad essere vicina al trono di legno più di quanto Luke non fosse mai stato. 
 
 
“E’ già stato decretato, Rhae. E io, più di chiunque altro, so che non è qualcosa a cui si può facilmente disobbedire.” Non aveva intenzione di parlare in modo così amareggiato, ma quello è abbastanza da fare in modo che Rhaena gli rivolga uno sguardo triste. “E credevo che tu andassi d’accordo con Joffrey. Siete entrambi stati sotto la custodia di Lady Arryn da così tanto tempo.” 
 
 
Rhaena getta la testa all’indietro per fissare il cielo. “Voglio bene a Joffrey come una qualsiasi normale sorella vorrebbe bene al suo fratellino. Ma il mio cuore non è con Joffrey e il suo cuore non è con Driftmark.” 
 
 
Luke fa un verso d’assenso, osservando mentre lei tiene lo sguardo fisso verso l’alto. C’è qualcosa di familiare nel barlume nei suoi occhi. 
 
 
“Il tuo cuore appartiene già a un altro.” Non è una domanda. 
 
 
Rhaena riabbassa la testa di scatto, le sue guance sono tinte di un rosso acceso. Luke inarca un sopracciglio e lei sospira. “Lui si chiama Ser Corwyn Corbray. È un cavaliere al servizio di Lady Jeyne Arryn e… ed è così tanto affascinante.” 
 
 
C’è una nota sognante nella sua voce. Vedere sua cugina così felice riscalda il petto di Luke. Non era stato solo il suo futuro ad essere sconvolto quando era stato fatto fidanzare con Aemond. Rhaena e Luke erano stati cresciuti sapendo che un giorno si sarebbero sposati e avrebbero ereditato Driftmark come marito e moglie. Ma oltre ad essere stati promessi sposi, loro erano amici — migliori amici. Non c’era nulla di spiacevole nel pensiero di passare la sua vita con Rhaena come moglie. Lei è gentile e dolce, e più bella di qualsiasi ragazza che Luke avesse mai visto. 
 
 
In un’altra vita, loro si sarebbero sposati. Luke non può dire se avrebbe preferito quella vita a quella che ha ora, ma una parte di lui la rimpiange. 
 
 
“Mi dispiace.” Luke non sa per cosa si sta scusando, ma gli sembra che sia la cosa giusta da dire. 
 
 
Rhaena sospira, la frustrazione le deturpa il suo viso incantevole. “Troppe cose sono cambiate, Luke. E non posso evitare di credere che ciò non finirà tanto presto.” Lei si guarda intorno nervosamente, controllando che non ci siano dei possibili ascoltatori indiscreti, prima di sporgersi più vicino. “Le cose non vanno bene tra Jace e Baela. La dolce Laena, lei non sta bene, e quella situazione pesa gravemente su entrambi. Jacaerys si ammazza di lavoro, e Baela è costantemente al limite, ma sono entrambi troppo testardi per parlarsi e affrontare la situazione insieme.” 
 
 
Lei sbatte rapidamente le palpebre, le lacrime le rendono gli occhi lucidi. “Vorrei solo che le cose tornassero a com’erano quando eravamo bambini. Tutto sembrava così semplice allora.” 
 
 
Tra le sue braccia, Valerion si agita e un po' della sua saliva bagna il collo di Luke. Il senso di colpa, solo in piccola parte, gli vortica nel petto, perché lui non può concordare con quell’affermazione. Luke non scambierebbe la sua vita insieme ad Aemond e i suoi bambini con niente al mondo. 
 
 
“Ma,” Rhaena prende un profondo respiro. “Non sono venuta qui solo per lamentarmi.” Lei poggia le mani sulle spalle di Luke. “Mi sei mancato, Luke. Perdonami per non averti scritto.” 
 
 
Luke sorride. “Altrettanto. Anche se devo dire, essere ignorato perché un altro uomo ti ha rubato il cuore? Sono ferito.”
 
 
Rhaena ride. Dietro di lei, Luke può vedere Aemond uscire dal castello, a passo svelto. La sua cugina-sorella si volta per vedere cosa sta osservando, e sospira prima di tirarlo in un abbraccio. 
 
 
“Spero di rivederti presto, Luke.” Lei gli bacia la guancia. “Stammi bene. E sta’ sempre all’erta.” 
 
 
Luke vorrebbe chiederle cosa intende, ma Aemond li raggiunge troppo presto. Suo marito ha un aspetto raffinato, ma la sua espressione è tesa e all’erta. Col suo petto ansante, Luke potrebbe pensare che Aemond avesse appena avvistato un fantasma per poi scappare qui preso dal panico. Suo zio non prende nemmeno atto della presenza di Rhaena, prima di afferrare Luke per un braccio, spalancando la porta della carrozza. 
 
 
Tirato all’interno della carrozza, Luke riesce solo a farfugliare un frettoloso saluto verso Rhaena, prima di trovare Aemond seduto tra lui e la finestra. 
 
 
Sta per sbottare contro Aemond per l’essersi comportato in maniera così scortese, quando suo marito colpisce il tetto e la carrozza inizia a muoversi. C’è qualcosa che non va nel modo in cui suo marito si sta muovendo; è come se fosse così perso nei propri pensieri, che non è conscio di ciò che il suo corpo sta facendo. 
 
 
Preoccupato, Luke gli posa una mano sul gomito.
 
 
“Aemond?” Lui chiede a bassa voce, conscio dei bambini che stanno dormendo nel piccolo ambiente dall’altro lato della carrozza. Suo zio non reagisce, quindi prova di nuovo. “ Valzȳrys .” 
 
 
Le mani di Aemond gli stanno tremando sul bacino, chiudendo e riaprendo rapidamente le dita. 
 
 
Valerion cambia posizione tra le braccia di Luke, guardando verso Aemond con curiosità. Il loro figlioletto allunga una mano e ridacchia, avendo in modo ovvio appena notato la presenza di suo padre, ed entusiasta nel vederlo. Luke prova ad acquietare Valerion, più preoccupato riguardo Aemond, ma il neonato si limita a ridacchiare di nuovo. 
 
 
 Epa ( apà) ” Valerion balbetta allegramente. 
 
 
Immediatamente, la testa di Aemond scatta verso di loro, e Luke sobbalza. Il suo singolo occhio si apre e richiude rapidamente, Aemond finalmente si risveglia da qualsiasi stato di catalessi si fosse trovato, e fissa Valerion prima di alzare lo sguardo su Luke. Il cuore di Luke gli sta battendo all’impazzata in petto. Non aveva mai visto Aemond così… spaventato prima d’ora.
 
 
“Aemond?” Lui ripete con attenzione. Suo zio lo fissa per quella che sembra un’eternità, prima di schiarirsi la gola. 
 
 
“Perdonami.” La sua voce è così bassa e rauca — così priva della sua solita schiettezza. “Non intendevo spaventarti.” 
 
 
Luke scuote lentamente la testa. “N-no. Va tutto bene. Tu stai,” Le mani di Aemond continuano a tremare leggermente. “Tu stai bene?” 
 
 
Aemond deglutisce e annuisce. “Sì. Avevo solo la testa da un’altra parte. Non preoccuparti per me.” 
 
 
È un pessimo tentativo di mentirgli, ma è inutile insistere. Suo marito poggia la testa contro la parete di legno della carrozza alle loro spalle, chiudendo il suo occhio. Qualsiasi cosa gli ronzi per la testa, Aemond non ha intenzione di condividerla. 
 
 
Invece di cercare di ficcare il naso e farlo parlare, Luke si ritrova ad osservare in silenzio i tratti del suo zio-marito. Lui sembra stanco e irritato, ma comunque bellissimo. Sporgendosi verso di lui, Luke posa la testa sulla spalla di Aemond. All’inizio, suo marito si irrigidisce, ma si rilassa gradualmente al suo tocco.
 
 
“Quanto durerà il viaggio verso casa?” Luke domanda, le sue parole sono già biascicate per via della stanchezza. 
 
 
Aemond emette un sospiro. “Durerà una giornata. Se saremo fortunati, arriveremo prima che scenda la notte.” 
 
 
Luke fa un verso d’assenso in risposta. “Mi sveglierai prima del nostro arrivo?” Aemond è caldo e solido sotto di lui. Non è comodo quanto un materasso di piume, ma è comunque piuttosto piacevole. 
 
 
“Riposa, Lucerys.” 
 
 
Valerion gli sbadiglia nell’orecchio e, finalmente, Luke lascia che i propri occhi si chiudano mentre il sonno prende il sopravvento. 
 
 
Quando si sveglia, Luke non si trova più nella carrozza, e sta invece fissando il familiare baldacchino rosso scuro sopra il suo letto a Summerhall. Inizialmente, il suo cervello vuole pensare che tutto sia stato solo un terribile incubo, ma nel profondo sa che è una bugia. Cambiando posizione, Luke nota che è stato cambiato e non ha più addosso i vestiti con cui ha viaggiato, e che adesso indossa una delle tante camice da notte presenti nel suo armadio. La sua pelle, però, sembra ancora sporca, come se non si sia ancora fatto il bagno. 
 
 
Luke rotola sul fianco, strofinandosi il sonno dagli occhi fino a quando può intravedere la sagoma di una persona seduta sul bordo del letto, con la schiena nuda rivolta verso di lui.
 
 
“Aemond?” Lui farfuglia, con la lingua pesante e la voce piena di sonno. 
 
 
Suo marito gli lancia un’occhiata oltre la spalla. Le occhiaie sotto il suo occhio sembrano peggiorate. 
 
 
“Hai dormito?” Luke prova a mettersi a sedere, ma il suo corpo gli sembra debole e fiacco. “Aenys sta bene? E Naerys? E i bambini più piccoli-“
 
 
“Aenys sta riposando nelle sue stanze con Maestro Anson a tenerlo d’occhio. Naerys sta dormendo accanto a Saera nella sua camera, e i più piccoli sono stati sfamati e poi messi a dormire.” Aemond si muove così che le sue gambe siano ora sul letto, con la schiena appoggiata alla testata. “Tu, d’altra parte, sei stato poco più che un sacco di carne per le scorse dodici ore.” 
 
 
Luke sente il proprio viso arrossire, spingendolo nel cuscino per nascondersi dallo sguardo di Aemond. 
 
 
“Grazie.” Mormora nel tessuto, tirandosi le ginocchia al petto. Aemond si limita a grugnire come risposta, così Luke gli lancia un’occhiata fugace. “Perché non stai dormendo?” Si rialza spingendosi sulle braccia. 
 
 
Aemond non dice niente, anche quando Luke gattona in avanti fino a quando non sono fianco a fianco. Allungando una mano, Luke culla la mascella di suo marito, costringendolo a guardarlo. “Ti prego, Aemond. Sono qui per te — preoccupazioni e tutto.” 
 
 
Suo zio non dice nulla, ma il suo occhio scende sulle labbra di Luke. 
 
 
Luke sa che Aemond sta per baciarlo ancora prima che lo faccia. È una sensazione strana farsi baciare da Aemond in modo così dolce — così attento. Suo marito fa scivolare una mano sotto l’orlo della sua camicia da notte e gli afferra una coscia, usandola come leva per tirarsi Luke più vicino. Adesso, con Luke sul suo bacino, Aemond spinge verso l’alto il retro della sua camicia da notte, passandogli le mani sulla schiena, facendo in modo che l’uomo più giovane gli annaspi contro la bocca. Luke si struscia verso il basso, e il suo annaspare diventa un gemito quando sente il membro di suo zio premersi contro di lui. Solo a quel punto Luke si accorge di essere senza biancheria intima.
 
 
“Mi hai spogliato interamente mentre dormivo?” Aemond lascia dei baci lungo la superficie del collo di Luke, facendolo gemere. “Aemond, questo non mi distrarrà. Lo scoprirò cosa ti sta turbando.” 
 
 
Aemond si ferma e si allontana leggermente. Luke si aspetta che suo marito abbia una risposta tagliente pronta sulla punta della lingua, ma invece di scambiarsi degli insulti d’effetto, Aemond si limita a fissarlo con una strana espressione. Per l’ennesima volta negli ultimi giorni, Luke si ritrova senza parole. 
 
 
C’è qualcosa di inspiegabilmente straziante nel modo in cui Aemond lo sta osservando. È uno sguardo combattuto e completamente perso. 
 
 
“Aemond?” Luke cerca di tenere il suo tono di voce leggero e giocoso. “Stavo… stavo solo scherzando. Se non vuoi dirmelo, non devi farlo, ma-“
 
 
 Ti prego ,” Le parole fuoriescono dalla bocca di Aemond con una disperazione che Luke non aveva mai sentito prima d’ora. “Ti prego, lascia solo che io ti stringa.” 
 
 
Luke sbatte le palpebre lentamente con incredulità, prima di avvolgere con attenzione le braccia intorno al collo di suo zio, annuendo. Aemond sembra rilasciare un sospiro di sollievo mentre stringe la sua presa su Luke, invertendo le loro posizioni, così che l’uomo più giovane sia steso di schiena. 
 
 
I baci di Aemond continuano ad essere insolitamente gentili, ma c’è ancora la stessa disperazione latente in loro. 
 
 
“Non mi sono fatto il bagno.” Luke sospira senza convinzione contro le labbra di Aemond. 
 
 
Aemond grugnisce, con le mani sotto la camicia da notte di Luke, facendogli dei cerchi coi pollici sulla pelle dei fianchi. “Non m'importa.” 
 
 
Bacia Luke di nuovo — i suoi denti gli mordono il labbro inferiore, e gli si preme contro ancora di più, fino a quando non riesce a coprire tutto il corpo di Luke col proprio. Aemond si aggancia una delle gambe di Luke sulla vita, approfondendo il bacio fino a quando Luke non è costretto a tirarsi indietro per poter respirare. 
 
 
“Stai cercando di divorarmi?” Lui boccheggia. 
 
 
Basandosi sul modo in cui Aemond lo sta guardando, Luke conosce già la risposta. 
 
 
“Tu sei mio.” Aemond gli mormora contro le labbra. “Dillo.” 
 
 
Quella richiesta è in parte per possessività, e in parte una supplica di rassicurazione. È strano, ma manda un fremito lungo tutta la pelle di Luke. 
 
 
Lui annuisce con la testa. “Tuo. Sono tuo — sempre.” 
 
 
 

 
 
 
Il colloquio con sua madre è andato come si aspettava. Né Helaena e né Aegon, e nemmeno i loro figli, si erano scomodati a mostrare le loro facce, ma anche quello era prevedibile. Addirittura Daeron — che era insolitamente nobile rispetto ai suoi fratelli — era di nuovo svanito come un fantasma. 
 
 
Il figlio di Aemond si era quasi spaccato il cranio in due, e la sua intera famiglia era stata gravemente insultata, ma non ci sarebbero state scuse o ammissioni di colpa da parte di nessuno. Almeno, non da parte dei familiari di Aemond. 
 
 
Sentire la preoccupazione di sua madre per l’incolumità di Aenys era servito un minimo a placare la rabbia di Aemond. Lei non era mai stata la più calorosa delle madri, ma vederla comportarsi come una nonna piuttosto affettuosa coi suoi figli, dava ad Aemond della soddisfazione. Qualsiasi angoscia mentale avesse bloccato la Regina dal permettersi di amare apertamente i propri figli, non si estendeva ai suoi nipoti, e ciò era sufficiente per lui. 
 
 
I bambini affamati di Fondo delle Pulci non potevano essere schizzinosi coi pochi avanzi che gli venivano concessi. 
 
 
La maggior parte delle farneticazioni di sua madre sul dovere e l’autocontrollo erano poco più che rumore di sottofondo nelle orecchie di Aemond, ed era stato solo quando la voce di Otto si era intromessa che lui aveva sentito la propria mente iniziare finalmente a prestare attenzione. 
 
 
“Il principe Aenys. Lui è un bambino intelligente. Ci sono dei problemi comportamentali, ma niente che non possa essere corretto con una guida adeguata.” Otto aveva detto, con le mani intrecciate dietro la sua schiena tesa. 
 
 
Aemond aveva lanciato un’occhiata a sua madre, confuso, ma lei aveva meramente evitato il suo occhio. “Sì. Supervisiono io stesso i suoi studi. Lui ha mostrato un particolare acume per la storia, anche se è ugualmente bravo anche coi numeri. Sarà un ottimo Lord di Summerhall quando arriverà il momento.” 
 
 
“O un re.”
 
 
Suo nonno aveva la schiena rivolta verso di lui, ma Aemond riusciva comunque a sentire gli occhi perennemente in disapprovazione del Primo Cavaliere a trafiggerlo.
 
 
“Chiedo scusa? Io non,” Aemond aveva deglutito, tentando di calmarsi i nervi. “Non sto seguendo.” 
 
 
Otto lo aveva finalmente guardato. “Il Re, che gli Dèi possano proteggerlo, diventa sempre più debole con ogni giorno che passa. Presto, sarà tempo che qualcun altro si sieda sul trono.” 
 
 
Aemond aveva guardato la Regina, aspettandosi che sua madre sembrasse presa alla sprovvista dalla conversazione corrente tanto quanto lui, ma invece l’aveva trovata a fissarsi le dita, che si punzecchiavano nervosamente. 
 
 
“Sì,” Aemond aveva risposto lentamente — con attenzione. “Rhaenyra è stata la Principessa Ereditaria fin da prima che io nascessi. Quel fatto è sempre stato affermato molto chiaramente.”
 
 
Otto aveva annuito, quasi facendo finta di essere assorto nei propri pensieri. “E quali solo le tue opinioni in merito?” 
 
 
Lui si era accigliato. Erano da soli nella torre del Primo Cavaliere, ma le mura della Fortezza Rossa non erano mai senza orecchie. “L’opinione di un Lord come me è di poca importanza.” 
 
 
“Una risposta diplomatica.” Il Lord Primo Cavaliere aveva fatto un verso d’assenso. “La Principessa Rhaenyra è di poca importanza per te, ma sono certo che la questione del suo erede non lo sia.” 
 
 
Ai propri lati, Aemond aveva stretto i pugni, mentre il terrore aveva iniziato a farsi strada in lui. “Il Principe Jacaerys?” 
 
 
“Lui ha la tua età, ma ha avuto solo un figlio — una piccola bambina malaticcia che non arriverà a superare il suo primo compleanno.” 
 
 
“Padre.” La madre di Aemond aveva finalmente parlato, ma una semplice occhiata da parte di Otto era stata abbastanza da farla desistere. 
 
 
Suo nonno aveva continuato, “Se le voci sono vere, è improbabile che lui e Lady Baela accoglieranno un altro figlio nel prossimo futuro. La Principessa Rhaenyra ha parecchi figli — ma il Principe Jacaerys no. E non dobbiamo fare altro se non guardare al Re e al Principe Daemon per sapere cosa succede quando un re non ha un figlio da poter chiamare erede.” 
 
 
La successione passa al successivo figlio. Al secondogenito maschio.
 
 
“Luke.” Aemond aveva sussurrato. “Luke sarebbe l’erede di Jace.” 
 
 
Otto non era un uomo che mostrava emozioni, figuriamoci dei sorrisi, ma Aemond può giurare che aveva potuto vedere qualcosa luccicare negli occhi dell’anziano uomo. “Vista la sua… stranezza, non sono certo che il Principe Lucerys sarebbe consacrato come Lord Protettore del reame, ma considerando la forza della sua discendenza, la successione passerebbe sicuramente attraverso lui. Attraverso te, Principe Aemond.” 
 
 
Quello che suo nonno stava insinuando lo aveva colpito come dell’acqua gelida versatagli in testa. 
 
 
Aenys. Aenys sarebbe il prossimo in linea di successione per diventare re. E se non lui, allora Gaemon o Valerion. Il marito e i figli di Aemond sarebbero per sempre legati alla corona — lontani da Summerhall. Lontani da lui. 
 
 
“Perché,” La voce di Aemond si era incrinata, e gli era sembrata un tuono nelle proprie orecchie. “Perché me lo stai dicendo? Intendi mettere mio figlio sul trono?” Stava stringendo i pugni con così tanta forza che credeva che le dita gli si sarebbero spezzate da un momento all’altro. 
 
 
“No.” Suo nonno aveva risposto senza difficoltà. “Volevo solo ricordarti di quel fatto così che tu possa ricordarti di questa conversazione quando arriverà il momento di prendere una decisione.” 
 
 
Rabbia — pura rabbia incandescente aveva pulsato sotto la pelle di Aemond. Se Vhagar non fosse già stata mandata in anticipo verso Summerhall, è certo che la sua dragonessa avrebbe gridato dalla rabbia, esternando quello che lui stava provando. 
 
 
“Che decisione?”
 
 
“Di chi dovrà salire al trono dopo tuo padre.” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note della traduttrice:
 
 
 
 
 
--- Per chi non lo sapesse, Aemond (almeno nel canon del libro) è nato prematuro, a soli 7 mesi di gravidanza, e appena nato era veramente piccolo e debole, come citato anche in questo capitolo. Dubitavano che potesse sopravvivere, ma alla fine ce l’ha fatta. E volete sapere perché la gravidanza in cui Alicent aspettava Aemond era stata così difficile, almeno nel libro?
 
Bè…tutta colpa, come sempre, di quel maniaco di Viserys. Non gli era bastato tenere gravida quella povera donna di Aemma per un intero decennio, partendo da quando la poveretta aveva solo 13 anni, finendo col farla morire di parto con un corpo distrutto e stanco, ma stava combinando lo stesso guaio con Alicent! Non aveva per niente imparato la lezione.
 
Alicent aveva partorito Aegon, e ok. Ma subito dopo era rimasta incinta di Helaena, partorendola un anno dopo Aegon, e subito dopo era rimasta incinta di Aemond, partorendolo un anno dopo Helaena, è assurdo! Alicent aveva partorito tre figli in tre/quattro anni. Ecco perché quando portava in grembo Aemond era sfinita e distrutta, finendo per avere una gravidanza difficile finita con un parto prematuro. Solo a quel punto i maestri erano intervenuti, preoccupati per la salute di Alicent, e implorando Viserys di smettere di ingravidarla per un po'. Infatti, per fortuna, quel maniaco si è trattenuto per qualche anno. Daeron era nato ben 4 anni dopo Aemond, nello stesso periodo in cui Rhaenyra stava partorendo anche il suo primogenito, Jace.
 
 
 
* La cosa divertente di quella frase nel capitolo, è che Rhaenyra non può proprio dire lo stesso.
Forse quella era una frecciatina intenzionale da parte di Luke, o forse no. Ma è innegabile che Luke si sia comportato da vero signore nell’intera faccenda di Aenys ferito, rispetto soprattutto al comportamento avuto da Rhaenyra a Driftmark.
 
Non possiamo dimenticare, infatti, che Rhaenyra non si era minimamente interessata alla salute del suo fratellino di 10 anni nel vederlo senza un occhio e, non contenta, aveva anche richiesto che venisse torturato per poter sapere da dove Aemond avesse sentito dire che i suoi figli erano bastardi (che è un po' come dire che Aemond doveva essere torturato perché aveva detto che il cielo è blu).
 
 
 
--- Corviids aveva scritto che se Aemond non fosse stato così scosso durante il viaggio in carrozza verso la fine di questo capitolo, sarebbe al 100% scoppiato a piangere per il fatto che Valerion aveva detto “ ’apà ” (perché non riusciva a dire “papà”), rivolgendosi a lui. Era la prima parola del piccolo Val. Chi ha letto la raccolta di drabble sa che Aemond ci era rimasto un po' male che la prima parola di Aenys era stata “Muña ”, ma Val lo ha reso contento.
 
 
 
--- In questo capitolo vediamo apparire Aegon, e questo aveva fatto in modo che alcune persone domandassero a Corviids dei dettagli sul suo rapporto con Aemond e Luke. Una delle domande era stata:
 
“Viene menzionato molto spesso che Lucerys è davvero molto molto bello, non solo dal punto di vista (di parte) di Aemond, ma anche Daeron ad esempio lo ammette. Ed Aegon, nel complesso, è uno stronzo crudele a cui piace stuzzicare e far incavolare Aemond. Per caso, Aegon ha mai insinuato davanti a suo fratello che se Aemond non fosse stato attento, lui si sarebbe intrufolato nel letto di loro nipote? Perché credo che quella sarebbe stata proprio la tipica cosa che avrebbe fatto imbestialire Aemond, anche ai primi tempi del loro matrimonio, e Aegon probabilmente lo sapeva.”
 
La risposta di Corviids: “La situazione tra Aemond, Aegon e Luke è più una minaccia non detta. Aemond sa quanto suo fratello sia terribile, ma alla fine non era un suo problema. Ma per quanto riguarda il loro nipotino, Luke è interamente una sua responsabilità invece. Quindi, anche se Aegon non ci ha mai provato in modo esplicito con Luke, Aemond si preoccupa lo stesso e non vuole che gironzoli intorno a suo marito.
 
Aemond non si fida per niente di suo fratello. Non lo vuole intorno a Luke o ai loro figli, per lo più perché in quel modo si sentono più tranquilli loro in primis, ma anche perché Aegon spesso fa delle battute crudeli sulle capacità di Aemond come padre. È una questione d’orgoglio, ma anche una preoccupazione che ha delle fondamenta. Potete ringraziare Aegon per il fatto che Aemond è così aggressivamente protettivo nei riguardi della sua famiglia, lol.
 
In questa storia non vediamo davvero Aegon e Luke interagire, perché Aemond gira intorno a Luke tutto il tempo come un cane da guardia, ma non riesco nemmeno a immaginare quanto disagio deve esserci stato nelle loro interazioni quando Luke viveva ancora nella Fortezza Rossa. Mi immagino che Aegon sia vagamente sconcertato da Luke perché: 1) Luke è riuscito ad avere Aemond in pugno. 2) Aegon sa di cos’era stato capace il piccolo Luke bambino quando Jace era stato in pericolo, ed Aegon probabilmente pensa che Luke sia uno squilibrato che gli taglierebbe la gola se arrivasse anche solo a pensare che Aegon possa essere un pericolo per i suoi pargoletti.
 
D’altro canto, Luke pensa solo che Aegon sia un maniaco inquietante, che prenderebbe subito a calci nel sedere se dovesse guardare in modo strano le sue figlie.”
 
 
 
--- Altra piccola curiosità raccontata da Corviids:
 
Tutti gli altri pargoletti sono esclusivamente più legati alla loro muña, ma Valerion ha bisogno sia della sua muña e sia del suo kepa per avere supporto emotivo. Se lui è arrabbiato, si calmerà solo quando Luke ed Aemond si prenderanno cura di lui insieme. Questo comporta che Val abbia degli speciali privilegi dove può condividere il loro letto, perché sennò non la smetterebbe mai di piangere come un indemoniato. Del tipo che magari sta piangendo all’infinito perché qualcosa l’ha spaventato, e Luke prova a calmarlo, ma senza successo. Ma poi Aemond arriva a controllare cosa c’è che non va, e Valerion inizia subito a calmarsi. Da una parte è una cosa molto tenera, ma dall’altra è anche estenuante, perché Aemond deve starsene in piedi per ore ad abbracciare Luke che culla Valerion, oppure Val inizierà a piangere di nuovo.
 
 
 
 
 
   
 
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