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Autore: k_Gio_    24/02/2024    1 recensioni
Riflessioni di Inej sulla sua vita, di quello che poteva perdere e quello che ha.
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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Passi Liberi

 

C’era stato un periodo della sua vita in cui aveva temuto di aver perso per sempre la sua libertà. La libertà di ritrovare la sua famiglia, la libertà di ricalpestare la terra nella quale era nata. La libertà di poter vivere la vita che le era stata concessa.

Aveva visto il dolore, provandolo sulla sua pelle, lo aveva trovato negli occhi di chi aveva salvato dal destino che era spettato a lei quando era solo una ragazzina.
Aveva sopportato la nostalgia della lontananza dei suoi genitori quando era nel Serraglio; di Kaz quando era per i mari; dei suoi Santi quando nei momenti più bui pensava l’avessero abbandonata.

E aveva avuto paura di perdere tutto.

Tutto ciò che si era riconquistata lo proteggeva e lo custodiva come il più prezioso dei tesori. Nessuna minaccia esterna avrebbe vinto contro le sue lame.
Chiunque si fosse frapposto tra lei e la sua famiglia ne avrebbe pagato il prezzo. Kaz l’avrebbe aiutata in qualsiasi cosa.

Ora, mentre calpesta l’erba dei campi che percorreva da bambina, con il sole che le bacia la pelle e il vento leggero le scompiglia i capelli sa di essere amata. Che lo è sempre stata, anche quando la speranza le dava una debole luce per poter andare avanti.

Ora non riesce a pensare di aver potuto solo immaginare di aver creduto, anche solo per un istante, che i suoi genitori non l’abbiano amata, non l’abbiano cercata quando era stata portata via. Perché sa che loro hanno pregato ogni giorno che lei tornasse.

Osserva la fonte di tutto quel calore che le preme nel petto. Sente gli occhi lucidi, se Kaz fosse accanto a lei in quel momento probabilmente non la prenderebbe in giro con una delle sue pungenti battute. Perché sarebbe nelle sue stesse condizioni.

Lui è da qualche parte dietro di lei, non può affermare di avere la sua stessa abilità nel percepirlo, ancora non ha capito come fa e dopo tutti questi anni non le interessa scoprirlo. Le piace questa magia. Ma ora anche lei può sentire i suoi occhi che le seguono in questi vasti campi gialli dove i fiori selvatici spuntano indomiti.

Non si gira a cercarlo. I suoi occhi sono puntati a non perdere mai di vista quella chioma scura che si diverte a saltare e a sparire nei cespugli più alti. Sa che un giorno dovrà lasciarla andare, ma né lei né Kaz sono pronti ad affrontare ora quell’argomento, non c’è bisogno di pensare ad un futuro che è ancora molto lontano.

I suoi viaggi in mare sono diventati più saltuari, continua a farli perché sente che è il suo dovere, le fa bene allo spirito, è un sentimento che la muove a fare del bene in questo mondo che è ancora troppo buio. Con sua figlia questo desiderio di fare il più possibile per evitare che ciò che è capitato a lei si ripeta si è solo acuito. Il solo pensarla un giorno nelle stesse condizioni in cui è capitata lei non la fa dormire la notte. Kaz le è vicino in quelle lunghe ore, non le dice nulla, sa in che mondo vivono. Le sta accanto, la stringe e non serve che le dica frasi scontate, lei lo sa che metterebbe a fuoco il mondo se qualcuno dovesse far male alla loro bambina. A volte però le servono quelle frasi scontate, quelle rassicurazione, le serve sentire la sua voce che le assicura che ucciderà ogni uomo o donna che proveranno anche solo a sfiorare loro figlia.

In questi giorni pigri e caldi in cui sono a Ravka dai suoi genitori, la sua paura un po’ si placa. Sa che è qui che l’hanno rapita, ma non è più la bambina ingenua che non sapeva difendersi. Ora è pericolosa, è lo Spettro,  è un capitano. E ha le sue lame. E Kaz è con lei.

Vede sua figlia correre da un cespuglio all’altro, si ferma a cogliere i fiori che le piacciono di più; osserva i piccoli insetti che camminano sugli steli d’erba, a volte se li fa camminare sulle dita; sale su un sasso e prova a stare in equilibrio finché non salta giù atterrando il più lontano possibile.  

Poi torna da lei, le dice che i fiori che ha raccolto sono per lei e per papà e poi quando ha di nuovo le mani libere corre libera nei suoi passi che si fanno sempre meno incerti ogni giorno che passa.

È terrorizzata dagli imprevisti che potrebbero presentarsi ma sa di non essere impreparata. Ma sono quei momenti di pura felicità che le ricordano chi è, cosa ha passato e cosa poteva non avere. Quindi sorride grata di tutto quello che ha, di quello che avrà e di tutti i giorni che ha ancora a disposizione per crescere sua figlia, per vederla scoprire il mondo, per vederla cadere e rialzarsi.

Potrebbe continuare a pensare a qualsiasi cosa ma guardarla felice e spensierata le rasserena l’anima e poi la sente ridere.

E la sua risata è il canto più bello che abbia mai sentito in tutta la sua vita.


 

  
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