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Autore: NyxTNeko    26/02/2024    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 160 - Il Diavolo è nei dettagli -

Marmirolo, 20 luglio

Il generale Bonaparte stava camminando inquieto fuori dalla tenda, stava aspettando delle notizie importanti circa gli spostamenti dell'armata di Wurmser e, come se non bastasse, non riusciva a concedersi i suoi brevi pisolini giornalieri. Il caldo soffocante, inoltre, lo rendeva ancora più agitato, irrequieto e preoccupato sulla situazione; ma non doveva perdere la concentrazione e la calma. Ricordava a sé stesso che la guerra era anche una questione di resistenza militare, fisica e soprattutto mentale. Seppur fosse la sua prima vera esperienza come comandante di un'intera armata, se la stava cavando egregiamente, però non doveva mai sottovalutare il nemico e doveva valutare ogni circostanza e approfittare di qualsiasi occasione per ottenere vantaggio.

- Ora faremo a modo mio - aveva riferito Bonaparte a Murat, dopo l'insuccesso del piano ideato dal suo aiutante di campo. Era disposto a tutto pur di ottenere la vittoria e sconfiggere il nemico, in guerra anche una scorrettezza o un sotterfugio poteva essere adoperato per la riuscita della campagna - Anche se la vostra idea del travestimento può essere ancora una volta utilizzata, Murat - lo aveva fissato negli occhi intensamente. E infatti aveva fatto travestire alcuni soldati da braccianti di qualche fattoria, prendendo in ostaggio le mogli dei contadini, senza in permetterne l'abuso - In questo modo sarà più facile per me analizzare ciascuna notizia ed informazione

Ed ecco che il suo viscerale desiderio di controllare qualsiasi cosa stava emergendo sempre più prepotentemente, il travestimento non era il solo metodo per arrivare alla verità: vi erano gli interrogatori di disertori e prigionieri, l'invio di pattuglie a cavallo, seguendo la precisa direttiva di Bonaparte, per mano del capo di stato maggiore, di 'Perlustrare con cura gole e guadi di ogni sorta. Procurarsi delle guide su cui poter contare. Interrogare il prete e l'ufficiale postale. Stabilire rapidamente una buona intesa con gli abitanti. Sguinzagliare spie. Intercettare lettere pubbliche e private. Insomma saper rispondere a ogni domanda del comandante in capo quando arriva in testa all'esercito'.

- Ordini semplici, ma categorici e precisi, nulla deve sfuggirmi, generale Berthier, anche l'informazione più insignificante può risultare preziosa per noi - sentenziò dopo la dettatura, fermandosi improvvisamente a scrutare il cielo, come se volesse cercare delle risposte tra le nuvole e i raggi di sole - Fatelo spedire immediatamente, non possiamo sprecare ogni singolo secondo - il metodico generale annuì e fece quanto il comandante aveva detto.

- Non vi fidate delle informazioni che avete ricevuto fino ad adesso, comandante? - Napoleone ripensò alla conversazione che aveva avuto prima con Berthier stesso. Questi era in grado di comprendere, in modo implicito, i suoi più reconditi timori ed era un uomo dalla grande intelligenza e dalla mente sveglia - Non è questione di fidarsi o meno, generale, quanto di avere tra le mani notizie incomplete o corrotte...

- Corrotte? - aveva emesso Berthier, osservandolo decisamente sorpreso stavolta - Intendete dire che...

- Che le spie o gli ufficiali di perlustrazione tendono spesso a scambiare dei corpi d'armata per distaccamenti, oltre a ripetere ciò che hanno sentito da fonti e persone poco affidabili, in quanto impanicate o spaventate, distorcendo il fatto di cui sono stati realmente testimoni - lo aveva interrotto Napoleone, appollotando un foglio che conteneva proprio quel tipo di rivelazioni, ai suoi occhi, considerate come inutili e pericolose - Per questo devo essere io ad analizzarle personalmente, senza intermediari, e valutare quale sia quella a cui dare importanza e credito

Il capo di Stato Maggiore aveva annuito, sempre più colpito dalla lucidità che quel giovane generale dimostrava, ancora una volta era arrivato al punto della situazione con estrema facilità; era una persona che ragionava, esaminava e soppesava qualsiasi situazione, evento e parola con attenzione. Anche se era un po' turbato, perchè il comandante si sarebbe fatto carico del lavoro che di solito spettava a lui e alla sua squadra di informatori "Forse Bonaparte non è così tranquillo come vuole far credere" aveva dedotto Berthier riflettendo sulle sue parole "Ma ho comunque piena fiducia, sin dai primi mesi ha dimostrato di avere le doti necessarie per essere un comandante degno di questo nome, senza dover avere anni ed anni di esperienza".

Poteva sembrare paradossale che una persona più anziana si fosse messa al servizio di una molto più giovane, ma alla fine era sempre il nuovo a spazzare via il vecchio. Come stava avvenendo con la Rivoluzione, che stava dando un volto nuovo alla Francia ed era intenzionata ad estendere questo nuovo modello in tutta Europa e, probabilmente, in tutto il mondo. Un progetto decisamente ambizioso, non impossibile però; quella stessa smania, brama che risplendeva negli occhi chiari, rapaci del generale Bonaparte. Seppur nessuno sapesse ancora con certezza quali fossero le sue vere intenzioni e i suoi piani, erano guidati dal suo indubbio carisma, sarebbero stati capaci di combattere persino all'Inferno, contro un'orda di diavoli immortali, se glielo avesse comandato, di questo ne era certo.

- Allora faccio mandare immediatamente il vostro dispaccio, comandante - Berthier si era alzato in piedi e stava per uscire dalla tenda, quando vide Bonaparte cominciare a sistemare le sue robe; intuì che sarebbero partiti da lì a breve.

- Sì fatelo spedire immediatamente, anche se dovremo spostare il quartier generale - riferì trafelato, muovendosi come un fulmine da una parte all'altra della sistemazione provvisoria; quell'ansia trepidante, che lo contraddistingueva, non lo stava abbandonando nemmeno in una situazione del genere - Lo so che ci siamo insediati da pochi giorni, ma la vita militare è simile a quella del nomade, dovreste saperlo meglio di me questo o mi sbaglio?

Berthier non si sorprendeva più di queste sue domande retoriche - Non vi sbagliate affatto, comandante, anzi non avrei saputo trovare un paragone migliore - la differenza che intercorreva tra il nomade e il militare era una sola: il primo non aveva alcuna pretesa di conquistare il territoio, in cui si accampava momentaneamente. Questa era una sottigliezza che Napoleone conosceva perfettamente, altrimenti avrebbe utilizzato il termine uguale e non simile - Qual è la destinazione che avete in mente di raggiungere, comandante?

- Castiglione delle Stiviere, generale Berthier - fu l'immediata risposta del corso, dopo aver dato ordine di sistemare la tenda e di preparargli il destriero, anziché la carrozza che aveva usato negli ultimi tempi - La sua posizione centrale tra Peschiera, Mantova e Brescia ci sarà davvero utile per la nostra tattica, ma anche per comprendere al meglio la portata della calata di Wurmser - aggiunse, celando ogni minimo segno di apprensione e tormento interiore, il pallore evidente tradiva l'intenzione di mostrare serenità e controllo.

Berthier se n'era accorto, intelligentemente, però, non glielo fece presente, comprendendo il suo disagio, in fondo era la sua prima reale esperienza del genere. Era consapevole che molte tattiche o strategie si imparavano sul campo di battaglia, pur commettendo piccoli errori dovuti all'età estremamente giovane. Bonaparte si stava rivelando un tipo incredibilmente sveglio e preparato, per questo il Capo di stato maggiore era convinto che sarebbe riuscito ad uscire da questa faccenda brillantemente, una volta analizzata.

Eseguiti i soliti convenevoli, si era allontanato per compiere il proprio dovere "È meglio che il comandante stia a riflettere tra sé, dopo una chiacchierata, la solitudine è utile per schiarirsi le idee..."

Castiglione delle Stiviere, 22 luglio

Bonaparte, dopo essersi riposato adeguatamente, riacquistata la lucidità necessaria, aveva finalmente compreso la situazione e confermato quanto gli era stato riferito, in particolare da un informatore prezzolato, ovvero venduto al nemico. Le voci erano vere: Wurmser stava calando dal Tirolo con 32.000 uomini e che si erano stanziati lungo la sponda orientale del lago di Garda e 18.000 da Quasdanovich, che costeggiavano la sponda occidentale. Per questo aveva ordinato a Sérurier di mantenere l'assedio a Mantova con 10.500 soldati, la sua esperienza sarebbe stata molto utile in quel contesto.

I 31.000 rimasti sarebbero stati disposti in questa maniera: il generale Sauret con 4400 si sarebbe recato a Salò, tra Brescia e il Garda al fine di rallentare il generale croato al servizio degli austriaci Quasdanovich; il generale Masséna con i suoi 15.400 sarebbe rimasto sul lato orientale del lago; le due divisioni, passando per Rivoli, si sarebbero unite, lungo il fiume Adige, ai 4700 di Despinoy, messi a protezione della linea Peschiera-Verona; Augereau, con la sua ala destra, avrebbe tenuto sotto stretta sorveglianza le strade provenienti da est con i suoi 5300 uomini, tra Ronco e Legnago, mentre come riserva dispose ben 1500 soldati di cavalleria di Kilmaine. Il comandante dell'Armata d'Italia era consapevole di dover combattere contro ufficiali dalla lunga carriera militare e dall'impeccabile preparazione, tuttavia sperava di avere dalla sua soprattutto la fortuna e, soprattutto, il coraggio. Non avrebbe gettato la spugna facilmente, non serviva a nulla disperarsi inutilmente, ripeteva tra sé per tranquillizzarsi. Eppure non era affatto sereno.

Nel mentre attendeva che l'esercito seguisse gli spostamenti previsti, Napoleone pensò di inviare l'ennesima lettera alla sua adorata moglie, quasi come risposta a quella che il giovane aveva mandato il giorno prima, di prima mattina, nella quale aveva espresso il desiderio di volerla raggiungere nuovamente a Milano, per poter ricevere da lei anche solo un piccolo e amorevole bacio. E quindi ad assicurarsi della sua salute, che sembrava essere migliorata da quando era giunta in Italia e confidava nel fatto che potesse accompagnarlo nuovamente al suo quartier generale. In quelle ultime ore, Bonaparte aveva cambiato idea, riflettendo sulla pericolosità di una simile richiesta, non c'era ancora abbastanza sicurezza. "Probabilmente è l'ultima che manderò prima della prossima battaglia" pensò un po' amareggiato.

Dopo aver preso il necessario, cominciò a mettere giù le prime righe, riportò come sempre la data e il luogo da cui stava scrivendo, intinse nuovamente la piuma d'oca nell'inchiostro, passando al vero contenuto 'I bisogni dell'armata esigono la mia presenza in questi contorni, ed è impossibile che mi possa allontanare tanto, da venire a Milano; mi abbisognerebbero cinque o sei giorni, e potrebbero accadere in questo tempo dei movimenti, a cagion dei quali la mia presenza fosse qui urgente' riportò tra tanti sospiri, ma non aveva alternative, il dovere veniva prima dei suoi desideri e passioni.

Tuttavia aveva pensato ad un modo per vederla, prima di passare alla battaglia che non gli avrebbe concesso neppure un attimo di tregua, di respiro 'Tu mi assicuri che la tua salute è buona, in conseguenza ti prego di venire a Brescia. Ora subito mando Murat per prepararti un alloggio nella città come desideri', era un piccolo compromesso con il quale auspicava un fugace incontro, come se volesse non soltanto rassicurare lei, ma anche rincuorare, rigenerare se stesso. Gli bastava solamente questo per tornare in forze e avere l'energia giusta per affrontare qualsiasi difficoltà, persino la più insormontabile.

'Penso che farai bene ad andare a dormire il 6 (24 luglio) a Cassano partendo tardissimo da Milano e di venire il 7 (25 luglio) a Brescia, ove il più tenero degli amanti ti aspetta'. Il giovane neanche stavolta tralasciò un dettaglio, aveva pensato che Brescia fosse il luogo perfetto per un loro incontro: Joséphine non si sarebbe allontanata troppo da Milano e lui dal proprio quartier generale e da una parte della guardia personale, così in caso di pericolo la fuga sarebbe stata veloce per entrambi. 'Sono disperato se tu puoi credere che il cuor mio possa aprirti ad altri che a te; egli t'appartiene per diritto di conquista, ed essa sarà solida, eterna. Non so perché mi parli della signora T..., di cui mi curo pochissimo, come di tutte le donne di Brescia'. Da quando si era sposato con quella vedova, nessun'altra donna, escludendo quelle di famiglia, era penetrata nel suo cuore e nei suoi pensieri, persino le più belle, le più provocanti, le più facoltose erano insignificanti, noiose, del tutto prive di fascino e mistero, alla sua vista.

'Quanto alle lettere per te che ti dispiace che io apra, questa sara l'ultima; poiché la tua non è ancora giunta'. Il suo desiderio di controllo non era indirizzato solamente nel lavoro, ma pure per quanto riguardava la vita privata ormai. Non era la prima volta che aveva sotto mano la corrispondenza di sua moglie e si era già scusato in un'altra lettera di qualche giorno prima. Ciò lo spaventava un po', perché non sapeva cosa avrebbe potuto fare, se fosse caduto vittima della gelosia. Però doveva fermarsi, farlo il prima possibile e dare retta alla ragione, anziché all'istinto, poiché quest'ultimo portava sempre alla sofferenza, mentre il primo indirizzava l'uomo verso la verità e la felicità. Ci sarebbe riuscito lo stesso? Forse non era più in grado di sopportare la solitudine, ora che il cuore era pieno dell'amore verso la sua donna, la sua Joséphine, che lui aveva scelto e non la famiglia.

Stava cambiando senza nemmeno accorgersene? Per quanto fosse capace di autodominio, i sentimenti erano in grado di travolgerlo senza freni, portandolo a minacciarla bonariamente e a renderlo pazzo di lei ogni secondo di più. "Adesso le lettere, ma in futuro?" Sospirò, si era fermato un attimo a riflettere 'Addio mia tenera amica, dammi spesso tue nuove. Vieni presto a raggiungermi, e sii allegra e senza inquietudini; tutto va a meraviglia, ed il mio cuore è tuo per tutta la mia vita'. Quella figura leggiadra e affascinante, esotica e provocante animava le sue fantasie giovanili, la sua risata beffarda e al tempo stesso musicale, colmavano quelle crepe del cuore che non sarebbero mai guarite, ma che comunque erano meno laceranti. Si augurava soltanto che non fossero sue illusioni e che, in realtà, non stesse facendo altro che acutizzarle, l'amore poteva rivelarsi crudele e alimentare il dolore umano.

'Abbi cura di rendere all'aiutante Miollis la scatola delle medaglie che egli mi scrive averti data. Gli uomini sono così maledici e cattivi, che è necessario mettersi in guardia sopra ogni cosa'. Per Napoleone era talmente naturale pensare all'ancestrale cattiveria umana da non farsi alcun problema nell'inserirla in un contesto estraneo dall'argomento; il cinismo e la diffidenza, accresciute dalla vita e dagli ultimi avvenimenti personali, lo tenevano sempre all'erta, allontanandosi ogni giorno di più da Rousseau, che era stato uno dei filosofi che aveva apprezzato nell'estrema gioventù, quando era ancora protetto dal mondo, sulla sua isola.

'Salute, amore, e sollecito arrivo in Brescia. Ho a Milano una carrozza tanto per città che per campagna; ti servirai di quella per venir qui'. Eppure una parte di quella che gli uomini definirebbero bontà, non si era ancora dissolta dal suo animo e riusciva ad emergere nei confronti delle persone a lui care e a cui teneva particolarmente 'Porta teco la tua argenteria e una parte degli oggetti che ti sono necessari. Viaggia a piccole giornate, e pel fresco per non affaticarti. La truppa non mette che tre giorni per venire a Brescia. Vi sono quattordici ore di cammino per la posta' E ripeté ancora quanto aveva riferito in precedenza 'Ti invito a dormire il 6 a Cassano e ti verrò incontro il 7 il più tardi possibile' Per poi concludere come al suo solito 'Addio mia Joséphine. Mille teneri baci. Bonaparte'.

Solo dopo aver piegato la lettera, si accorse di essersi sporcato, con l'inchiostro, sui pantaloni, involontariamente l'aveva asciugato su di essa, preso com'era dalla foga di volerle scrivere - Dannazione! - emise soffocando un'imprecazione blasfema - E siamo a corto di uniformi - rimproverò a sé stesso, doveva cambiare quest'abitudine in fretta - Pensiamo alla lettera da far spedire e inoltre dovrò cercare di trovare un po' di tempo anch'io per la data stabilita, non posso pretendere che altri la rispettino se sono il primo a non farla - poi sorrise teso, stando a braccia conserte - Se non dovessi riuscirci, be', darò l'autorizzazione alla mia vecchietta di sgridarmi e di darmi dell'immaturo - ridacchiò nervoso, chiamando il corriere che era, ormai, pronto a scattare per esaudire la richiesta del comandante.
 

 

   
 
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