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Autore: NonLoSo_18    27/02/2024    3 recensioni
Nel mondo di Vanyan, il Continente, ci sono due categorie di persone: gli Elementali, in grado di comandare le forze della natura e degli elementi a proprio piacimento, e quelli che non lo sono.
E i primi comandano sui secondi, considerandoli alla stregua di oggetti di cui disporre senza rispettarne la volontà. È un mondo duro, dove domina la forza, e se non ce l’hai, devi soccombere. È sempre stato così, da quando gli Elementali hanno conquistato la terra dove gli altri vivevano, e si sono imposti. Ma ora tutto questo sta per cambiare: guidati dal misterioso Borea, un uomo con la maschera bianca, i non Elementali stanno facendo sentire la loro voce, riprendendosi tutto ciò che è stato loro tolto, e mettendo il mondo sull’orlo del collasso. Toccherà proprio a Vanyan, un Fireal, un Elementale del fuoco, cercare di riportare l’equilibrio nel Continente. Ma Vanyan ha un motivo ben più personale per agire: Borea è l’uomo che, dieci anni prima, ha ucciso suo padre davanti ai suoi occhi…
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legami

 
Alys uscì dalla cella di Vanyan a grandi falcate, e per poco non rischiò di far finire la parrucca per terra. Una delle guardie di scorta la vide, e apparentemente provò a chiederle qualcosa, ma quando alzò lo sguardo quello fece un balzo indietro.
Così Alys prese un bel respiro, e cercò di assumere l’espressione più neutrale possibile. «Grazie per avermi accompagnata» Disse, accennando un inchino con il capo.
 
Le buone maniere non andavano mai dimenticate, Alys a questo ci teneva molto. Nemmeno in un momento di rabbia.
E il fatto che le avesse perse parlando con Vanyan era stato solamente uno spiacevole inconveniente, dettato dal fatto che il suo compagno, o per meglio dire, ex compagno, fosse un tale idiota da farle perdere la ragione.
 
La accompagnarono lungo il corridoio, il vestito che frusciava ad ogni passo, mentre era circondata da busti umani, così austeri da metterle i brividi lungo la schiena. Facce severe come quelle non le aveva mai potute sopportare, le ricordavano cose che invece avrebbe preferito sparissero dalla memoria. E, soprattutto, vederle con quel particolare stato d’animo non giovava per nulla al suo umore.
 
Alla fine di quel corridoio, arrivarono ad una maestosa porta intagliata a motivi di fiamme intarsiate in oro. La aprirono, e la accompagnarono all’interno. Alys fece appena in tempo a sentire il rumore del chiavistello che si chiudeva, e le guardie che si appostavano appena fuori la porta.
 
Nemmeno stare rinchiusa le piaceva, o meglio, alla sua claustrofobia non piaceva, troppi brutti ricordi, tanto che sentì l’ansia strisciarle sotto la pelle come un migliaio di piccoli vermi, ma si impose di mantenere la calma.
 
La stanza, quantomeno, era maestosa, come tutto il resto lì dentro: un’enorme camera color rosso porpora, con un’altrettanto enorme finestra che dava sul giardino, una magnifica toletta bianca in marmo, un armadio a due ante in legno bianco, solo quello grande quanto la stanza in cui viveva da piccola, e, soprattutto, un baldacchino tra i più lussuosi che avesse mai visto, anche quello ovviamente color porpora, sia mai che di quei colori ci si stancasse.
 
In un'altra situazione, forse Alys avrebbe esplorato quella stanza, aperto gli armadi, saggiato la consistenza del letto, ma quel giorno non ne aveva proprio voglia. Perciò, si sedette al suolo, spalle contro la porta, scaraventò la parrucca per terra, in un moto di rabbia.
 
Poi, poggiò la testa tra le ginocchia.
 
Era frustrata, e delusa, ancora più che arrabbiata: le parole di Vanyan continuavano a risuonarle in testa.
Possiamo anche fare finta di non esserci mai conosciuti!” Con quel tono di rabbia, e quel gesto eclatante che la invitava ad andarsene.
 
Dovette ripetersi che la cosa non le importava: Vanyan era solo funzionale al raggiungimento del suo obiettivo, non certo un amico.
E poi, da quando si conoscevano non aveva fatto altro che metterla in pericolo con il suo carattere avventato ed irascibile, in più aveva le maniere di un animale e sembrava non voler andare oltre l’igiene di base. Senza contare i suoi capelli così disordinati. Chi avrebbe mai voluto essere amico di una persona così? Meglio perderlo che ritrovarlo!
 
E poi, l’aveva accusata di rallentarlo, quando lui era stato il primo ad affermare che in due si era più sicuri… Beh, a dire la verità, era stata una sua idea, però lui aveva detto sì praticamente subito, che diamine!
 
Ma allora… perché sentiva quel fastidio all’altezza del petto? Perché quelle parole le avevano fatto così male?
 
Perché ci aveva creduto, ammise con sé stessa in un moto di stizza. Aveva creduto che, per una volta, le cose sarebbero andate diversamente.
 
Alys non aveva mai avuto amici, ed essere un’Iceal non aveva aiutato. Quando sapevano chi era, la gente guardava con disprezzo, ricordando quello che gli Iceal avevano fatto alla gente, elementali e non, anche se nulla di tutto ciò era colpa sua.
 
E, a dirla tutta, inizialmente non voleva davvero legare con Vanyan. Avrebbe solo voluto saldare il suo debito, fare quello che avrebbe dovuto fare, e andarsene. Sarebbe stato controproducente fare amicizia. Voleva solamente qualcuno con cui scambiarsi i turni di guardia e che le permettesse di non essere importunata per strada. Niente di più.
 
Però, con il tempo, per quanto si sforzasse di non farlo, aveva iniziato a cambiare idea sul Fireal.
 
Vanyan era stato il primo a non averla giudicata, e ad averla trattata come una persona nonostante i suoi pessimi modi di fare.
Addirittura, l’unico ad averla salvata, anche se era Iceal. E ad essersi preso cura di lei quando stava male, rudemente, certo, ma aveva tenuto in considerazione anche lei, ed era la prima volta che succedeva. L’unico ad averla trattata con gentilezza.
Era stato inoltre l’unico che non aveva voluto allontanarla, e, forse, avrebbe potuto finalmente avere un amico, o quantomeno qualcuno con cui passare il tempo.
 
Ma era tutto finito. Lui le aveva rinfacciato il suo essere stata quasi un peso. E anche di essere irritante, e questo nonostante l’avesse salvato dal finire in galera molto prima di quel giorno. Dopo una cosa del genere, non c’era amicizia che teneva.
 
Dopotutto, considerò, e fu quasi un pugno nel petto pensarci, chi mai avrebbe voluto essere amico di qualcuno come lei? Glielo avevano ripetuto fin troppo spesso.
 
Alys, nessuno ti vorrà, io invece ti ho accolto, dovresti essermene grata… Perché io sono come te” ricordava quando lui glielo diceva, mentre le metteva una mano sulla sua testa accarezzandole i capelli.
 
Alys voleva tanto dirgli che si sbagliava, ma, a giudicare da quello che era successo, non aveva tutti i torti. Lei non meritava amici, dell’amore neanche a parlarne, e sarebbe rimasta sempre da sola.
 
Quanto a Vanyan, meglio non pensarci mai più. Avrebbe detto che per quella missione non era adatta, si sarebbe presa il biasimo che ne derivava, ma non avrebbe più dovuto rivederlo.
 
E sarebbe stato solo un bene. Sarebbe stata la cosa più logica, dopotutto.
Nemmeno era colpa sua, no? Era stato Vanyan a dirle di non farsi più vedere, peggio per lui che si sarebbe fatto ammazzare.
 
…Solo che una parte di lei non riusciva ad accettarlo.
 
§§§
 
Tre giorni dopo, vennero a prenderla, tre giorni da incubo, a dirla tutta, annunciandole che lei e suo “cugino” erano stati esiliati a vita da Terrarossa, in più, suddetto “cugino” sarebbe stato fustigato sulla pubblica piazza per aver mancato di rispetto al lord di Fireal.
Ah, e forse avrebbero giustamente dovuto pagare il costoso tappeto di manifattura che quel genio aveva danneggiato. Logicamente.
 
Alys si disse che non le importava, dopo aver lasciato Terrarossa avrebbe congedato Vanyan e l’avrebbe lasciato andare per la sua strada. Che se le curasse da solo, le ferite. Alys rimpiangeva tutte le volte in cui aveva usato il suo potere per alleviargli il dolore. Soprattutto visto quanto la stancava farlo.
 
Anzi, a Vanyan nemmeno voleva pensarci troppo.
 
Le guardie che erano giunte erano un uomo e una donna, giovani, con la celata dell’elmo che ne nascondeva il viso, e due alabarde alte quasi il doppio di loro, tanto che Alys si chiese come facessero ad usarle.
Probabilmente erano lì solo per fare scena.
Poi c’era un altro, che a giudicare dai blasoni sulla divisa doveva essere il capo delle guardie.
 
Dall’altra parte c’era Vanyan, circondato da altre due guardie, scarmigliato, con la maglia sporca e gli occhi di uno che non aveva dormito bene per almeno tre giorni. Alys dovette ricordare a sé stessa che la cosa non le interessava.
Anzi, fece del suo meglio per evitare perfino il suo sguardo. Le sembrò che lui volesse dirle qualcosa, ma lei tenne lo sguardo basso e seguitò ad ignorarlo. Alla fine, anche lui si stancò.
 
Nel frattempo, la guardia stava spiegando a Vanyan quello che sarebbe successo da quel momento in poi: «Nella pubblica piazza, subito sotto la statua dell’Eroe, cinquanta frustate, senza medicazione alcuna, poi potrai prendere le tue cose e non ti farai più vedere a Terrarossa, né tu, né tua cugina» Parole a cui Vanyan rispose con un grugnito. Sempre gentile, quel ragazzo. Alys doveva ammetterlo.
 
…Per poi decidere che non le importava. Ed era colpa di Van, non sua.
 
Camminarono di nuovo, per quei lunghi corridoi, e Alys vide che Vanyan non era ammanettato, aveva solo il bracciale in osso di drago. Poi si rese conto che quelle erano le manette, e che il ragazzo doveva averle rotte. La catena ancora penzolava inerte dal braccio.
 
Di nuovo, non le importava.
 
Per tutto il tragitto, qualcosa non le tornava. Non era qualcosa di tangibile, era più una sensazione a pelle. O meglio, un qualche dettaglio che le saltava all’occhio e la faceva sentire a disagio. Qualcosa nell’incedere della guardia donna, o almeno credeva. Le sembrava familiare, in qualche modo.
Alys per esperienza sapeva di non dover mai sottovalutare il suo istinto, ma in quel momento era nervosa, e stanca, quindi pensò di essersi immaginata tutto.
 
Forse la sua mente le aveva giocato un qualche scherzo.
 
Ma quella sensazione probabilmente era la stessa che stava provando Vanyan: erano arrivati in una sala, che, tanto per differenziarsi dal resto di quella reggia, era enorme, e piena di stucchi dorati, con vetrate altrettanto enormi sulle pareti che mostravano Vanyan l’eroe, intento a lanciare fiammate tali da incenerire un drago, e da farle constatare quanto cattivo gusto i Fireal avessero in generale.
 
Vanyan, che all’andata sembrava essere così infastidito da tutto, in quel momento invece quasi non guardava intorno a sé.
 
Guardava la donna, ma soprattutto, il giovane vicino a lei.
 
Infine, mentre erano davanti alla porta, e il capo delle guardie si preparava ad aprire con una massiccia chiave a forma di fiamma anch’essa, tanto per cambiare, Vanyan mosse due grandi falcate e si fermò davanti alla donna: «Ti conosco, per caso?»
 
Lei rimase impassibile «Non credo proprio, ragazzone» Gli rispose, ma si percepiva una sfumatura nella voce, che Alys giudicò canzonatoria. E poi, quale guardia chiamava un prigioniero semisconosciuto ragazzone?!
 
Quel tono, però, le suonava familiare, e anche il suo modo di parlare… e quando capì chi fosse lei, sentì un brivido gelido lungo la spina dorsale. Oh, no…
 
Vanyan manteneva un’espressione neutrale, gelida, quasi «Io invece credo di sì. Lo riconosco dal tuo odore, l’ho già sentito da qualche parte» Disse, e con un sol colpo tirò via l’elmo dalla testa della donna… rivelando una cascata di capelli rossi, lentiggini, e divertiti occhi castani su un viso che non poteva avere di più di sedici anni.
 
«Sei perspicace, ragazzone» Disse la ragazza che avevano incontrato in miniera, ma se era impaurita o arrabbiata per essere stata scoperta, non lo diede a vedere. Anzi, il ghigno sulla sua faccia sembrava suggerire tutto l’opposto.
«Beh, mi sa tanto che siamo stati scoperti, giusto, Nai?» Fece un cenno alla guardia vicino a lei, il quale, sotto lo sguardo atterrito del comandante, si tolse a sua volta l’elmo, mostrando sotto una pelle bronzea, capelli spettinati color argento, e luminosi occhi violetti che fissavano Vanyan con intensità. Per nulla tratti da Fireal. A differenza della compagna, lui non sembrava tanto divertito.
 
«Mi sa tanto che Leon aveva ragione su di te» Continuò la rossa, ridacchiando. «Non avrei voluto arrivare a tanto subito, ma…» Mise le dita alle labbra e fischiò. Un fischio acuto, prolungato.
 
Alys stava ancora guardando la scena, cercando di capire cosa sarebbe successo di lì in poi, quando sentì qualcosa venirle addosso, e strattonarla con forza. Si ritrovò attaccata al petto di Vanyan, con il suo avambraccio a circondarle la vita e la parrucca ramata per terra.
 
Nel punto in cui stava prima, c’era conficcata una freccia. Alys non l’aveva vista arrivare, e se non si fosse scansata, o meglio, se Van non l’avesse afferrata e trascinata via, sarebbe stata uccisa di sicuro.
 
Fece appena in tempo a formulare questo pensiero, che le vetrate esplosero.



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Angolo autrice
Non c'è modo migliore di far finire il capitolo se non con un bel cliffhanger con tanto di vetrate esplosive. Ma sarà l'influenza di Undead Unluck, e degli shonen in generale, quindi l'azione non guasta mai. XD
In ogni caso, i prossimi saranno i più caotici, e, siccome gli impegni mi impediscono di guardarli per bene, la settimana prossima non ci sarà pubblicazione, e probabilmente bisognerà aspettare un po' per le pubblicazioni. Preferisco un lavoro fatto per bene, e spero che siate pazienti con me ç.ç
Per farmi perdonare, vi ho messo su le immagini della bella rosha e del Targaryen wannabe, sia lodata l'AI di Microsoft perché il cielo solo sa quanto mi sto divertendo a fargli fare i miei OC ahah.
Spero che continuerete comunque a seguirmi.
Alla prossima❤️
   
 
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