Cosa vuoi da me? Un’ora di cedimento è veleno, lo so, e tu non puoi essere l’antidoto.
Eppure. Stasera indugio nelle tue stanze più di quando dovrei, non m’allontano quando t’avvicini, e quando mi baci lascio che accada.
Voglio semplicemente guardarti, e che tu guardi me – così, come stai facendo adesso, con gli occhi limpidi e fiduciosi, come se lo meritassi, come se in fondo non fossi un mostro. 
E non lo sono, forse, non ancora.
“Domani fingeremo che nulla sia successo?”
Nel tuo sorriso nervoso c’è comunque una certezza granitica: che il sole domani sorgerà. 
A volte invece no, a volte ci sono soltanto tenebre.
“Lo scopriremo domani”



Domani il mondo esplode.
L’ho fatto esplodere io con un Avada Kedavra: occhi azzurri che implorano, un corpo che cade, e io divento un traditore.
Scappo, da vigliacco quale sono, e mi meraviglio quando mi vieni a cercare. 
Non mi accusi; sogghigno incredulo perché tu vuoi soltanto capire. Mi guardi con gli occhi di sempre e non so dove nascondermi. Potrei quasi dirti tutto – di Lily, della missione – se tu mi guarda così, se ti muovi.
“Ho ucciso Silente, cos'altro devo fare per provarti cosa sono?”
Per farmi odiare da te, penso, e so di apparire più disperato che cattivo.
“Niente, non mi farai niente, Severus”.



Niente è quello che sono chiamato a fare, in effetti, mentre tu ti muovi ancora e ancora, ma in modo sbagliato – sospesa al centro di una tavolata di Mangiamorte, davanti a me. 
Mi guardi ancora, e i tuoi occhi sono sempre gentili, perfino adesso. Perfino mentre stai per morire e io devo costringermi a sopprimere l’ultima parte di vita che soltanto tu sei stata capace di trovare.
Ero pronto a vedere i tuoi occhi riempirsi di disprezzo e orrore, ma non posso tollerare di vederli svuotarsi per sempre. Non so come potrei mai farlo, allora chiudo i miei.
“Nagini, la cena”.
Quando li riapro, tu non ti muovi più.