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Autore: fiorediloto40    02/03/2024    3 recensioni
E' quel tipo di bellezza che puoi vedere una volta sola nella vita...che puoi trovare in luoghi inaccessibili o recandoti alla fine del mondo..
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Saga x Mu (femm.) Aiolos x Shura (femm.) Kanon x Milo
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I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gemini Kanon, Gemini Saga, Sagittarius Aiolos, Scorpion Milo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il destriero purosangue attraversò la ressa, facendosi largo tra il pubblico incuriosito dall’inaspettato arrivo di qualcuno ben protetto dalle guardie. Sebbene fosse giorno di mercato, la gente abbandonò qualunque interesse per la mercanzia in bella mostra sui banchi per stringersi e spingersi, tendendo il collo nel tentativo di vedere chi fosse appena arrivato in paese. 
 
- Permesso...fate attenzione! - le guardie tentavano di arginare i curiosi soprattutto per la loro incolumità. Il cavallo in groppa al quale il nuovo arrivato stava avanzando non amava affatto il contatto ravvicinato con la gente, ed era più che comprensibile, avendo sempre vissuto in boschi e accampamenti militari.
 
Da una delle finestre del palazzo reale, Aiolos osservò la scena sorridendo.
 
- Cos’è che ti diverte tanto? -.
 
Senza bisogno di voltarsi, Aiolos allargò ancora di più il sorriso, accarezzando le mani che, da dietro, gli cinsero amorevolmente la vita.
 
- Niente amore mio...niente...è solo che sono sempre stupito da come un evento comune come l’arrivo di un cavaliere agiti la curiosità della folla -.
 
- È comprensibile - Shura sorrise discretamente accompagnando il marito - nel nostro paese le grandi novità sono rare, la vita scorre abbastanza tranquilla... -.
 
- Cosa della quale non sarò mai abbastanza grato ad Atena - le fece eco Aiolos avvertendo il capo di Shura annuire sopra la sua spalla.
 
- Ad Atena...e ai nostri soldati - gli ricordò Shura - molti sono stati lontani dalle loro case per anni, per proteggerci -.
 
Aiolos concordò con le parole di Shura e, dopo essersi voltato senza perdere il contatto con le sue mani, la strinse a sé, affondando il naso nella sua lunga chioma corvina.
 
- È molto saggia la mia regina... - e sebbene il tono fosse ironico, il senso delle sue parole era più che sincero e motivato.
 
- Non sono una regina - lo corresse Shura sorridendo - ma la moglie del sovrintendente...-.
 
- Per me sei la mia regina - la interruppe serio - una giudiziosa... - pose un bacio sulla sua mano - assennata... - si spostò sul collo - bellissima...regina - concluse sfiorando le labbra della donna con le sue.
 
Se qualcuno avesse chiesto ad Aiolos cosa ne pensasse della sua vita la risposta avrebbe potuto essere solo una. Era felice. Tanto felice. Aver incontrato Shura era stata la fortuna più grande che gli fosse capitata. Soprattutto dopo quello che aveva passato. Quando, un paio di anni prima, un nobile spagnolo era giunto in paese in cerca di un posto tranquillo in cui vivere con la sua giovane figlia, Aiolos non aveva avuto nulla da ridire, tutt’altro...l’idea di guidare un paese considerato sicuro era per lui motivo di grande orgoglio, e se un uomo venuto in Grecia dalla Spagna aveva scelto proprio quel luogo per stabilirsi, significava che stava adempiendo in maniera efficiente al suo ruolo di sovrintendente. Per di più quell’uomo, di nome El Cid, sebbene all’apparenza sembrasse rigido ed inavvicinabile, era una persona molto seria ed affidabile, e per provvedere alle esigenze sue e di sua figlia, aveva dato lavoro a molte persone del posto, sia in casa che nei campi che aveva acquistato.
 
Per i primi tempi Aiolos aveva avuto contatti solo con El Cid e prevalentemente per questioni inerenti i raccolti, le tasse, e i lavoratori, ma quando, durante una cena organizzata al palazzo aveva conosciuto sua figlia, una bellissima ragazza mora, con la pelle candida e gli occhi verdi, non aveva capito più nulla...da quel momento in poi la giovane era entrata nella sua mente e nonostante fosse di poche parole, desiderò che fossero tutte rivolte a lui. Non era stato semplice corteggiarla anzi...Shura aveva un aspetto serio proprio come quello di El Cid, ed anche caratterialmente gli somigliava molto, tuttavia, la caparbietà di Aiolos era stata più forte di qualunque resistenza facendo capitolare la spagnola. Alla fine, Shura aveva accettato l’interesse di Aiolos e non solo...perché la gentilezza di quell’uomo con gli occhi più dolci che avesse mai visto, ed il suo sorriso caldo e amorevole, avevano sgretolato la sua apparente freddezza.
 
- Dobbiamo andare... - tornando alla realtà, Shura si allontanò leggermente prima di perdersi nelle loro abituali effusioni.
 
Dopo aver brontolato un po', Aiolos si ricompose e si preparò per andare ad accogliere i soldati rientrati, non prima, però, di aver rubato un ultimo bacio veloce alla sua regina. Dopodiché, finalmente, partì, e mentre scendeva le scale in direzione dell’ingresso del palazzo, non poté evitare che un pensiero si facesse largo nella sua mente, facendolo sorridere teneramente.
 
Se lei non lo avesse rifiutato, ora non avrebbe Shura. Aveva compreso prima di lui che non erano fatti l’uno per l’altra, preferendo rinunciare ad una vita di agi e comodità per dare ad entrambi la possibilità di trovare il proprio destino. Era una donna straordinaria... 
 
                                                                                                                                                                ****
 
- Bentornato Capitano! - il sovrintendente accolse il nuovo arrivato con un saluto formale, dirigendosi verso di lui tra le guardie che sorvegliavano l’ingresso - Bentornato amico mio... - gli sussurrò ad un orecchio, quando fu vicino, sciogliendosi in un abbraccio fraterno che gli mancava da molto tempo.
 
- Grazie Aiolos - Saga ricambiò l’abbraccio con affetto - è bello essere a casa! - dopodiché fece un piccolo inchino alla donna che era accanto all’amico, immaginando che fosse sua moglie. Come lo stesso gli confermò subito dopo. 
 
Quando Aiolos e Shura si erano sposati, Saga era ancora via per la sua missione. Quando gli giunse la notizia delle nozze, gli dispiacque sinceramente non poter essere presente, ma non avrebbe mai potuto abbandonare l’accampamento lasciando i suoi uomini senza una guida. L’unica cosa che poté fare, non essendogli possibile rientrare, fu inviare all’amico di sempre una lettera di felicitazioni, esprimendogli i suoi più sinceri auguri.
 
- Fratello! - prima che qualcuno potesse dire altro, una figura identica a quella di Saga irruppe sulla scena, correndogli incontro, abbracciandolo quasi fino a farlo cadere per l’impeto con il quale si era gettato su di lui - Finalmente sei tornato! -.
 
Rischiando di soffocare tra le braccia del suo gemello, Saga non riuscì a dire nulla ma ricambiò il suo gesto d’affetto nel medesimo modo, stringendolo forte. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli era mancato molto.
 
- Se continui così non durerò a lungo... - gli fece notare in tono ironico dopo qualche istante, e venendo prontamente liberato solo per vedere di fronte a sé un enorme sorriso.
 
- Bene, vi lascio soli - divertito dall’intrusione, Aiolos si mosse insieme a Shura indicando la loro partenza per lasciare un po' di privacy ai due gemelli - ci vediamo a cena, così potrai ragguagliarmi meglio sulla missione - aggiunse rivolgendosi a Saga e vedendolo annuire, prima di rientrare all’interno del palazzo.
 
- Allora fratellone...come stai? - il sorriso di Kanon andava da un orecchio all'altro. Era davvero felice di rivedere il suo gemello. In dieci anni di missione militare passati lontano dal villaggio gli era mancato da morire, e da ormai troppo tempo non vedeva l’ora di riabbracciarlo.
 
- Bene - rispose Saga con lo stesso sorriso - Anche se ora sto molto meglio... - aggiunse ammiccando.
 
- E non hai ancora visto niente! - non smettendo per un attimo di sorridere, Kanon avvolse le spalle di Saga con un braccio per portarlo all’interno del palazzo - Non hai idea della sorpresa che ti aspetta! -.
 
- Cosa vuoi dire?! - mostrandosi fintamente spaventato, Saga aggrottò le sopracciglia incuriosito. Kanon era una fucina di idee...non sempre buone a dire il vero, ma la sua allegria non poteva che metterlo di buonumore. Sì. Decisamente gli era mancato.
 
Entrarono a palazzo, una struttura in pietra fortificata da imponenti mura. Continuando a tenersi abbracciati, salirono diverse rampe di scale che, partendo dall’atrio illuminato dalle luci delle lampade ad olio, conducevano ai piani alti lasciando gradualmente il posto alla luce naturale che filtrava dalle grandi finestre in vetro decorato. Saga notò come anche all’interno del palazzo la sorveglianza presidiasse i punti più strategici, complimentandosi internamente con Kanon che, in qualità di suo vice, garantiva la sicurezza in modo impeccabile. 
 
Uscì tuttavia dai suoi pensieri, quando, dopo aver attraversato l’ennesimo corridoio, il suo gemello si fermò davanti ad una massiccia porta di legno scuro. Finti colpi di tosse richiamarono la sua attenzione facendolo accigliare leggermente.
 
- Eccoci qua...ti attende una sorpresa Saga! Beh...ad onor del vero - assunse un’aria di sufficienza - l’avrei meritata più io ma d’altronde...sei il maggiore...il capo delle guardie...quindi è più che comprensibile che sia stata destinata a te... - concluse strizzando un occhio in direzione del gemello.
 
Convinto che Kanon lo stesse accompagnando nella sua camera da letto, Saga, perplesso, avrebbe voluto sapere di cosa accidenti stesse parlando, tuttavia, non ebbe il tempo di controbattere né di fare domande, quando lo vide aprire la porta e mostrargli il grande spazio che c’era oltre. Le sopracciglia alzate e la bocca semiaperta, per diversi istanti Saga rimase in silenzio e, dopo qualche tentativo, andato a vuoto, in cui mosse soltanto le labbra, scosse la testa incredulo facendo ridere il suo gemello.
 
- È un appartamento...Saga! Ed è tutto tuo! -.
 
- Un appartamento...per me...ma perché? -.
 
Saga non comprendeva. Aveva immaginato che, tornato a palazzo, avrebbe condiviso la stanza di Kanon, o, al massimo, che ne avrebbe avuta una per sé, ma non avrebbe mai immaginato un posto così grande.
 
- Perché sei il capo Saga... - Kanon strizzò un occhio - Aiolos ha voluto che avessi i tuoi spazi...d’altronde...dopo dieci anni di campi militari te lo sei meritato...e io sono più che d’accordo con lui...-.
 
- Starai qui con me immagino -.
 
- Non ci penso nemmeno fratellino! - Kanon allungò un sorriso malizioso scuotendo la testa in segno di diniego.
 
- Perché?! - Saga si accigliò al rifiuto.
 
- Per due ragioni...primo... - il gemello minore alzò il dito indice - sto meravigliosamente bene dove sto e non ho intenzione di muovermi dalla mia umile e confortevole stanza...e secondo... - alzò anche il medio - prima o poi dovrai sposarti e condividerai questa casa con la fortunata... - sottolineò l’ultima parola ridendo - e dubito che la tua futura moglie voglia avermi tra i piedi o rendermi partecipe della vostra intimità...voglio dire...sarebbe imbarazzante anche per me...metti il caso che ti capitasse una donna rumorosa? .
 
- Rumorosa? - Saga lo guardò confuso.
 
- Sì rumorosa...a letto! -.
 
Imbarazzato, Saga si coprì il viso con le mani, facendole poi scorrere lentamente e riportando lo sguardo su Kanon che rideva. Sempre diretto. 
 
- Per tua informazione Kanon... non ho intenzione di sposarmi...quindi puoi toglierti quelle idee dalla testa... -.
 
- Perché no? - Kanon allargò le braccia perplesso - Non desideri una moglie che ti accolga di sera quando rientri stanco? Che ti faccia trovare un pasto caldo? E magari anche il letto... -.
 
- Ho capito il concetto! - Saga lo interruppe prima che cominciasse con le sue solite sciocchezze - E comunque no, al momento non ho alcuna intenzione di prendere moglie, e a questo proposito...perché ti concentri tanto su di me? Per caso il fatto di non voler vivere insieme a me è solo una scusa perché sei tu a volerti sposare? - Saga lo schernì - Anche se, a dirla tutta, non ci sarebbe nulla di strano! -.
 
Troppo concentrato sul prenderlo in giro, Saga non notò quando il sorriso che accompagnava il diniego di suo fratello divenne una smorfia malinconica...Kanon avrebbe tanto voluto parlargli, confidarsi, ma Saga era appena tornato, e meritava un po' di tranquillità prima di essere coinvolto nelle sue vicende personali.
 
- Ti lascio in pace - uscendo dai suoi pensieri, Kanon decise di congedarsi per dare modo a Saga di ambientarsi nella sua nuova dimora - Vengo a prenderti più tardi per andare a cena e mi raccomando...cerca di non perderti! - disse mostrando la sua abituale smorfia maliziosa, che si guadagnò il solito complimento...
 
- Idiota! -.
 
Rimasto solo nel suo nuovo alloggio, Saga cominciò a perlustrarlo, per curiosità e soprattutto con la speranza di ambientarsi in fretta. A prima vista il posto era semplice e non troppo grande, ma, non essendo abituato ad avere molti lussi, era più che sufficiente. Inoltre sembrava ben accessoriato. Lo spazio in cui si trovava, l’ingresso, era in realtà un piccolo soggiorno, arredato con un tavolo e sedie di legno ed un divano posto di fronte al caminetto, ai lati del quale si intravedevano due aperture. Una entrava direttamente in cucina, piccola ma funzionale, ed un’altra si apriva su un corridoio che conduceva a due stanze. La prima, più piccola, era senza mobili, mentre l’altra, posta ad una certa distanza, doveva essere la camera padronale, arredata con un letto matrimoniale, due comodini, un comò ed un grande armadio, tutto rigorosamente costruito nel legno scuro degli alberi che da secoli popolavano i boschi del villaggio. Saga rimase sorpreso quando, sporgendosi per osservare un’altra piccola stanza, dalla parte opposta del corridoio, si accorse che si trattava di un bagno. Rudimentale, essenziale, ma pur sempre un bagno. Rarissimo da trovare nelle case comuni. 
 
Sorrise, ringraziando dentro di sé Aiolos per quelle attenzioni che avrebbero reso la sua vita più confortevole.
 
Quando anche i suoi bagagli, che consistevano in poco più di un paio di borse, furono portati nel suo alloggio, Saga sistemò velocemente le sue cose per riposarsi e rinfrescarsi prima di andare a cena. Man mano che il tempo passava apprezzava sempre di più la possibilità di avere un alloggio tutto suo, ed infatti, quando Kanon tornò per chiamarlo e andare insieme nella sala principale, lo trovò davanti al caminetto, seduto comodamente sul divano a godersi il calore del fuoco.
 
- Ti sei ambientato in fretta... - gli fece notare con l’usuale sorriso ironico.
 
Una presa in giro alla quale Saga non rispose, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo e a lasciare l’appartamento, seguito dal suo gemello.
 
La cena fu, tutto sommato, piacevole, e anche se l’unica cosa che Saga avrebbe desiderato dopo la lunga giornata di viaggio era un meritato riposo, la serata trascorse amabilmente. Aiolos volle sapere tutto sulla missione militare, e soprattutto sulla condizione degli accampamenti e quanto fossero in grado di arginare gli attacchi delle terre asservite ad Hades. Negli anni in cui Saga era stato a capo dell’esercito la situazione era stata sotto controllo, e Aiolos era convinto che il suo ritorno a casa avrebbe inevitabilmente indebolito la loro difesa. Tuttavia, avendo già trascorso dieci anni lontano dalla sua patria, non era giusto che Saga si trattenesse oltre, e, per questa ragione, aveva inviato suo fratello Aiolia a sostituirlo nel presidio del territorio. Pregando che andasse tutto bene.
 
La serata fu allietata anche da musica e balli, eseguiti con grazia da alcune giovani del villaggio, e per quanto Kanon non perdesse occasione per punzecchiare suo fratello sull’attenzione che la maggior parte di queste gli rivolgeva, l’unico risultato che ottenne fu il suo brontolio e il divertimento di Aiolos.
 
                                                                                                                                                          ****
L’indomani mattina, Saga si svegliò presto, come sua abitudine. Avrebbe potuto alzarsi con calma, come la vita più tranquilla del villaggio permetteva rispetto agli accampamenti militari, ma aveva premura di conoscere quelli che, da questo momento in poi, sarebbero stati i soldati al suo comando. Dopo una veloce colazione si preparò, impaziente di conoscere la sua nuova guardia.
 
Il giorno prima aveva cercato di dare un’occhiata, e, sebbene al primo colpo d’occhio nessuno avesse la scaltrezza di Deathmask, la forza di Aldeberan o l’astuzia di Dohko, dovette ammettere che Kanon aveva fatto un lavoro più che egregio, dato che, pur non essendo militari da fronte, garantivano brillantemente la difesa interna. Sospirò...i suoi compagni gli mancavano, avevano passato troppo tempo insieme per non sentire la mancanza di ognuno di loro, ma era anche contento di essere tornato a casa, ed il forte bussare alla sua porta gli ricordò che nessuna nostalgia era mai stata più forte di quella provocata dalla lontananza dal suo gemello.
 
- Mi auguro che tu abbia passato una buona notte nel tuo nuovo letto, anche se...devo confessarlo...speravo che lo facessi in piacevole compagnia! - né buongiorno, né un convenevole, ma la solita raffica di sciocchezze uscì dalla bocca di Kanon nel momento in cui Saga aprì la porta. Con aria fintamente rassegnata, il gemello maggiore si chiuse la porta alle spalle, e, con un leggero colpo alla nuca del fratello, mise fine alle sue chiacchiere.
 
Quando giunsero nel cortile, trovarono le guardie già pronte per il saluto al Capitano. Da lì, in breve tempo, arrivarono spediti nella zona dedicata alla formazione.
 
Il campo di addestramento si trovava dietro al palazzo, nell’enorme spazio che lo separava dai boschi che circondavano il paese, costruito proprio in quel punto al fine di presidiare eventuali attacchi provenienti dalle terre circostanti. Il villaggio guidato da Aiolos era uno dei pochi, confinanti con le terre di Hades, a non essere ancora caduto sotto al suo dominio. 
 
Devoto, fin dalla notte dei tempi, al culto della dea Atena, la sua lunga tradizione militare aveva consentito ai soldati ben addestrati di respingere, fino a quel momento, gli insidiosi attacchi dei popoli assoggettati al giogo del dio della guerra. Ovviamente non era facile, non lo era mai stato, e aveva comportato molti sacrifici, non da ultimo la lontananza degli uomini per la difesa del territorio...
 
Kanon si preoccupò di presentare a Saga i due Comandanti che lo aiutavano nell’addestramento, Shaka e Milo, che, dopo i convenevoli di rito, si preoccuparono di metterlo al corrente dello stato di forma del corpo di guardia e delle loro abitudini di addestramento.
 
In quel primo giro di perlustrazione, Saga dovette ammettere di essere piacevolmente colpito. Apparentemente, ma era certo che non si trattasse solo di un’impressione, Kanon e i suoi Comandanti avevano svolto un ottimo lavoro nel garantire la sicurezza, inoltre, l’intesa che sembrava esserci tra di loro, soprattutto tra Kanon e il Comandante Milo, rendeva il lavoro di tutti molto più fluido.
 
Non da ultimo, e questo lo fece quasi sorridere portandolo a sollevare un sopracciglio in segno di approvazione, le corazze e le armi di ognuno dei soldati sembravano essere impeccabili. Anche quelle di Kanon, Shaka e Milo rasentavano la perfezione. Al contrario, lui, che avrebbe dovuto rappresentare il comando superiore, peccava un po' sotto questo punto di vista, ma d’altronde, non avrebbe potuto essere diversamente, considerato il luogo in cui aveva vissuto negli ultimi anni.
 
E proprio mentre Saga era assorto nei suoi pensieri, Shaka gli si avvicinò tanto quanto bastava per rendersi discreto alle orecchie dei suoi subordinati, richiamando l’attenzione del superiore con leggeri colpi di tosse.
 
- Capitano...se permettete... - vide Saga accigliarsi leggermente - la vostra armatura sembra avere qualche problema... - tuttavia non poté continuare, venendo prontamente interrotto da qualcuno che intercettò il suo tentativo.
 
- Shaka...piantala! - con voce fintamente esasperata, Kanon sospirò profondamente - Ti ha già detto di no, quindi smetti di cercare scuse per girarle intorno...e, per l’amor del cielo, trovati una fidanzata! - mantenne il tono volutamente basso perché non arrivasse alle orecchie dei soldati, tuttavia, arrivò perfettamente a quelle di Saga, che assunse un’espressione perplessa.
 
- Poi ti spiego... - si limitò a dirgli Kanon, lasciandolo momentaneamente nell’incomprensione.
 
Senza controbattere, Shaka tornò al suo posto, non prima, però, di aver lanciato al gemello un’occhiata beffarda, che lo fece leggermente sobbalzare. Un piccolo rivolo di sudore freddo, germogliato dal nulla sulla sua pelle, percorse l’incavo della spina dorsale fino alla cintura dei pantaloni, facendolo tremare. Shaka sapeva. Allo stesso tempo, un barlume di lucidità lo riportò immediatamente alla ragione, restituendogli la sua solita espressione sarcastica. Sapeva...ma non avrebbe mai parlato...e non per fare un favore a lui, dato che, come era evidente, non c’era reciproca simpatia, ma perché non avrebbe mai tradito il suo migliore amico.
 
Il resto della mattinata proseguì tranquilla, tra gli allenamenti già programmati e le osservazioni di Saga. Gli uomini erano in un ottimo stato di forma, ma si ripromise di discutere con suo fratello di alcune varianti da apportare alle esercitazioni per renderle più mirate. Non era sulla forza che avrebbero dovuto puntare, perché la numerosità del nemico li metteva in posizione di svantaggio, bensì sulla tecnica, ma soprattutto, sull’astuzia e l’improvvisazione. In quel momento Saga sentì forte l’assenza di Dohko. Sorrise nostalgico. Il “vecchietto” era un maestro nell’arte di ribaltare le sorti di una battaglia, battendo il nemico con la sua fine intelligenza...
 
                                                                                                                                                            ****
- Allora? Puoi spiegarmi cosa significava il siparietto che avete messo in scena oggi tu e il Comandante Shaka? - Saga chiese le spiegazioni promesse da Kanon poche ore prima.
 
Era finalmente sopraggiunta la sera, e, soli nell’alloggio di Saga, seduti di fronte al caminetto, i due gemelli stavano sorseggiando un bicchiere di vino dopo la sostanziosa cena che da poco avevano finito di consumare.
 
- Sei stato scortese con lui - Saga continuò, mentre il fratello si limitava ad alzare un sopracciglio con aria di sufficienza - Lo hai schernito sul piano personale... -.
 
- È stato lui a metterla sul piano personale - lo interruppe Kanon, vedendo Saga accigliarsi con aria interrogativa - A Shaka non importa un accidente della tua armatura...a nessuno degli idioti là fuori importa nulla delle loro armi e corazze... - la voce era beffarda - l’unica cosa che interessa loro è avere una scusa per vedere Mu... -.
 
Saga alzò le sopracciglia, ancora più confuso di prima. Chi diavolo era Mu? Ma non fu necessario esprimere i suoi dubbi a parole, dato che Kanon lo anticipò intuendo facilmente i suoi pensieri.
 
- Mu è la figlia di Shion...il fabbro...colui che si occupa di forgiare e prendersi cura di tutti i nostri armamenti... - continuò, avendo tutta l’attenzione di Saga - Sono arrivati subito dopo la tua partenza per la missione, dieci anni fa. Provengono da un recondito paese del Tibet, dal quale sono andati via a causa dei dissidi con il popolo cinese, ma pur non essendo originari di qui non hanno avuto alcun problema ad integrarsi anzi...Shion è stata una benedizione per il nostro esercito! Vive poco lontano dal palazzo, proprio al centro del Paese, la sua casa è facilmente riconoscibile perché la fucina è sempre accesa e puoi vedere il fumo uscire dal comignolo a qualunque ora...del giorno e della notte...in inverno ed in estate...Mu è la sua giovane figlia, e, da quando ha raggiunto l’età per prendere marito, molti fanno avanti e indietro tra il palazzo e la fucina solo per vederla, ricorrendo alle scuse più disparate...-.
 
- Per questa ragione le armature sono perfette? - domandò Saga sinceramente stupito, vedendo Kanon annuire in modo deciso.
 
- Sì. Te l’ho detto, qualunque scusa è buona -.
 
- Dunque...considerato quanto accaduto oggi...mi stai dicendo che anche il Comandante Shaka è tra questi? -. 
 
Saga faticava un po' a crederlo. Non perché conoscesse il Comandante, tutt’altro, lo aveva visto per la prima volta quel giorno stesso, ma Shaka aveva un’espressione così seria e compassata che faceva davvero fatica a vederlo nelle vesti di spasimante tenace. Tuttavia, l’espressione che Kanon gli rivolse non lasciò spazio a dubbi.
 
- Shaka è uno di quelli che non si arrendono. Sebbene Mu gli abbia già fatto capire in più di un’occasione di non essere interessata -.
 
- È strano - gli fece notare Saga - Shaka occupa una posizione rilevante, inoltre, è di bell’aspetto...non vedo perché una giovane donna dovrebbe rifiutarlo -.
 
- Perché non conosci Mu! - rispose Kanon infastidito - Se fosse stata interessata a queste cose, ti garantisco che avrebbe avuto ben altro da scegliere oltre al Comandante... - si fermò, pentendosi subito dopo di quello che aveva detto. E non perché ci fosse qualcosa da nascondere, semplicemente...era passato molto tempo e la vita era andata avanti per tutti. Ormai non aveva più senso parlarne.
 
Ma aveva sottovalutato la curiosità di Saga, che ora lo stava guardando con un sopracciglio alzato, in attesa che continuasse. Sbuffò, ponderando il da farsi con un rapido ragionamento. In fin dei conti non era un segreto per nessuno, oltre al fatto che le cose si erano risolte per il meglio...dunque, non c’era niente di male nel fatto che anche Saga ne fosse al corrente.
 
- Aiolos... - per qualche istante l’unico suono udibile nella stanza fu il crepitio del fuoco - anche Aiolos ne era innamorato ma, come chi lo ha preceduto e tutti quelli che, fino ad oggi, lo hanno seguito, è stato rifiutato -.
 
Saga rimase comprensibilmente sorpreso, e la sua espressione mostrava tutto il suo stupore.
 
- Ma...ma come? Lui...Shura... -.
 
- È stato poco tempo prima che Shura si trasferisse qui con suo padre - rispose Kanon - Non lo negherò, e non è un segreto...Aiolos ha sofferto per il rifiuto di Mu, ma, quando ha conosciuto Shura, è davvero rinato, innamorandosene perdutamente...da quel momento in poi, tutto è passato nel dimenticatoio, com’era giusto che accadesse, lasciando ognuno libero di andare avanti con la propria vita -.
 
Saga poté solo annuire alle parole di Kanon. Ne erano accadute di cose durante la sua assenza...ma era più che comprensibile. Dieci anni non erano pochi, le persone erano cambiate, le situazioni mutate. Gli dispiaceva sinceramente di non aver potuto aiutare il suo migliore amico in un momento così difficile della sua vita, tuttavia, non avrebbe potuto rimproverarsi nulla, avendo sempre agito per il bene della loro gente.
 
- Mi dispiace per Aiolos e di non essere stato qui... - disse Saga sinceramente dispiaciuto - però sembra che le cose siano andate per il meglio, ora ha Shura e sembra esserne completamente innamorato - vide Kanon annuire in maniera decisa - evidentemente si è lasciato alle spalle questa Mu e i suoi capricci... - non poté continuare. Non quando vide gli occhi del suo gemello stringersi in una fessura.
 
- Non parlare di lei in questo modo Saga...non te lo permetto... - sibilò Kanon palesemente infastidito.
 
- Ah no? - gli fece eco Saga non capendone la stizza - Quale ragione...se non un capriccio...spingerebbe una ragazza del popolo a rifiutare un matrimonio con il sovrintendente, un matrimonio che chiunque sognerebbe, rinunciando ad una vita comoda e agiata? -.
 
- L’amore...Saga...l’amore... - rispose Kanon malinconico - Ti è mai passato per l’anticamera del cervello che anche una, come l’hai definita tu, “ragazza del popolo” abbia il diritto di sposarsi per amore e non per convenienza? -.
 
Diversi istanzi di silenzio riempirono lo spazio tra le loro parole. Saga si prese del tempo, osservando il suo gemello da capo a piedi, soffermandosi sull’espressione indecifrabile del suo volto. Pensieroso, spostò lo sguardo sulla fiamma che ardeva nel caminetto il tempo necessario per mettere insieme i suoi pensieri, per poi portarlo nuovamente su Kanon.
 
- Devi tenere davvero tanto a questa donna - lo vide annuire senza alcuna indecisione - Kanon...sei innamorato di lei? - e con altrettanta certezza lo vide scuotere il capo in segno di diniego. Questo comportamento però, invece di chiarire la situazione, lo gettò ancora di più nella confusione. A questo punto Saga non capiva più nulla. Pensava che l’atteggiamento protettivo del suo gemello nei confronti di questa ragazza fosse dovuto ad un sentimento romantico nei suoi confronti, invece...a quanto sembrava, l’amore non c’entrava nulla. 
 
- Non sono innamorato di Mu...non lo sono mai stato...e non lo sarò mai... - rispose deciso.
 
- Allora non comprendo il tuo atteggiamento Kanon -.
 
- Non lo capiresti comunque...Saga... - lungi dal mostrare l’atteggiamento beffardo che solitamente sfoggiava, Kanon appariva malinconico, abbattuto - Non capiresti... - ripeté più per convincere se stesso che il suo gemello.
 
- Cosa non capirei? Kanon...per favore...mi stai facendo preoccupare -.
 
- Lascia stare - sollevò lievemente un angolo della bocca abbozzando un mezzo sorriso - Fa’ conto che non abbia detto nulla - continuò alzandosi - Ti lascio riposare...sarai stanco...ci vediamo domani Saga... - concluse, lasciando il bicchiere che aveva in mano sul tavolo del soggiorno e avviandosi rapidamente verso l’uscita.
 
- Aspetta! -.
 
Kanon fece solo pochi passi, quando la voce di Saga lo pregò di fermarsi. Non si voltò, continuando a dargli le spalle e sentendo lo sguardo del suo gemello attraversarlo da capo a piedi, attendendo che parlasse.
 
- Per favore... - ripeté Saga con voce implorante - cosa...cosa non posso capire? Se sei innamorato non c’è nulla di male, non vedo perché dovrei prendermela... -.
 
Kanon non rispose, ma il modo in cui strinse i pugni non passò inosservato a Saga, che si zittì, comprendendo come il silenzio di suo fratello nascondesse un segreto doloroso.
 
- Te l’ho detto...non potrei mai amare Mu! -.
 
- Perchè?! -.
 
- PERCHE’ SONO GIA’ INNAMORATO! - Kanon si voltò di scatto.
 
Saga spalancò gli occhi, indietreggiando di un passo. L’urlo di Kanon, inatteso e violento, lo colpì come uno schiaffo in pieno viso, soprattutto perché ciò che aveva detto non giustificava affatto il suo tono arrabbiato. Cosa c’era di male nell’essere innamorato? Mancava un pezzo...c’era qualcosa che non comprendeva, questo era chiaro, e finché non l’avesse compresa non avrebbe avuto pace. Kanon era la sua famiglia, si augurava per lui tutto il bene possibile, ed il fatto che stesse soffrendo, perché di questo si trattava, gli arrecava un dolore immenso.
 
- Kanon...fratello...non c’è niente di male nel fatto di essere innamorato - avanzando con cautela verso di lui, Saga mise una mano sulla sua spalla, scuotendola per portarlo a guardarlo negli occhi - credo che sia una delle cose più belle che possa capitare nella vita di un uomo...io non ho mai avuto questa fortuna, ma se tu ce l’hai, non dovresti viverla con sofferenza, a meno che...non ci siano degli ostacoli...oppure si tratti di una donna già impegnata...oppure... -.
 
- È un uomo -.
 
Saga si interruppe. Tuttavia, la sua mano rimase dov’era.
 
- È.…un...uomo...Saga... - la voce di Kanon tremava, mentre gli occhi iniziarono a brillare per il dispiacere - sì...io...tuo fratello, il tuo gemello...sono un deviato, un dannato scherzo della natura! - non riuscì a trattenere due lacrime, che scivolarono dai suoi occhi rotolando sul suo bellissimo volto - Io...il gemello del Capitano, il vice Capitano che governa le guardie in tua assenza, sono un’anomalia aberrante...e adesso odiami pure se vuoi, disprezzami, allontanami dalla tua vita, ma non mentirò mai davanti a te...né fingerò di essere quello che non sono davanti all’unica famiglia che mi resta... -.
 
Kanon avrebbe continuato ad offendere se stesso, se la forte stretta di Saga, che lo abbracciò contro il suo petto, non avesse messo fine alla sua agonia.
 
- Cosa diavolo stai blaterando?! - lo strinse forte prima di liberarlo e circondare con le mani il viso bagnato di lacrime - In quale luogo recondito della tua folle mente hai potuto pensare che ti avrei odiato per una cosa del genere?! - chiese scuotendolo leggermente prima di stringerlo nuovamente a sé.
 
- Sei la persona che amo di più Kanon...e non mi importa se chi dorme con te porta la gonna o i pantaloni...l’unica cosa che conta è che ti renda felice... -.
 
Kanon si aggrappò a suo fratello, lasciando finalmente scorrere via dal suo cuore le lacrime che, per anni, aveva trattenuto temendo che il suo stesso sangue lo biasimasse, lo rifiutasse, lasciandolo definitivamente solo. E Saga lo tenne contro il suo petto, accarezzando i suoi capelli e stringendolo con affetto, lasciandolo libero di rimuovere il peso che lo opprimeva e gli arrecava tanto dolore. Era vero...la lontananza era stata per lui un peso difficile da sopportare, ma solo ora si rendeva conto di quanto anche Kanon avesse sofferto per quella distanza forzata. Quando gli spasmi, a poco a poco, si furono calmati, Kanon sentì Saga allontanarsi leggermente, ma solo per poterlo guardare negli occhi.
 
- Ricambia il tuo amore? -. Non c’era scherno, né malizia negli occhi di Saga. Solo, una sincera e onesta preoccupazione.
 
Kanon annuì, non perdendo lo sguardo del suo gemello.
 
- Sì, per mia fortuna, mi ricambia - e non riuscì ad evitare di sorridere. Persino in una situazione come quella, il pensiero di essere amato con la stessa intensità che provava, lo rendeva tremendamente felice.
 
- Posso sapere chi è.…o vuoi continuare a tenertelo per te? - vedendo l’espressione di Kanon anche Saga sorrise, mentre con i pollici asciugava le lacrime residue che ancora rigavano il suo volto.
 
- Certo... - Kanon annuì, sentendo finalmente sparire il peso che gli mordeva il petto - È Milo...uno dei Comandanti... -.
 
- Avrei dovuto immaginarlo - gli fece eco Saga - La vostra intesa è piuttosto evidente... - aggiunse riaccompagnando Kanon sul divano per farlo sedere nuovamente. Poi, quando un pensiero attraversò la sua mente, tornò serio, ponendo una questione che non avrebbe mai voluto sollevare, ma che era necessaria. 
 
- Kanon...se dipendesse da me, potresti urlare il tuo amore ai quattro venti, ma... -.
 
- Non temere... - Kanon lo anticipò, intuendo le preoccupazioni del suo gemello - Nessuna delle guardie ne è al corrente...so perfettamente di dover essere discreto, non voglio crearti imbarazzo... -.
 
- Kanon... - lo interruppe Saga - non mi interessa un accidente di me! Credi che, dopo anni passati ad arginare gli attacchi degli spettri di Hades, non sappia come far tacere un manipolo di pettegoli? Solo...non voglio che ti feriscano... -.
 
- Shaka lo sa - disse Kanon dopo aver riflettuto per qualche istante - Non ne ho la certezza matematica, ma sospetto di sì -.
 
- A maggior ragione dovresti essere prudente con lui, ed evitare di prendertene gioco come hai fatto oggi - lo biasimò Saga.
 
- Non parlerà, di questo sono certo - gli fece eco Kanon - Milo è il suo migliore amico e, anche se non ci sopportiamo, non farebbe mai nulla che possa nuocergli o fargli dispiacere -.
 
- Allora...se, da quello che mi stai dicendo, Shaka non è una cattiva persona, perché ce l’hai tanto con lui? - domandò Saga perplesso.
 
- Te l’ho detto...deve smetterla di infastidire Mu! -.
 
Saga roteò gli occhi al cielo. Questa storia stava diventando stancante, oltre a non riuscire a comprendere quale fosse il nesso, e cosa c’entrasse questa fantomatica Mu in tutta la faccenda. Intuendo la sua difficoltà, fu Kanon ad offrirgli una mano per uscire dal guado. Anche perché non avrebbe di certo potuto farlo da solo.
 
- Mu è al corrente della relazione tra me e Milo anzi...a dirla tutta... - Kanon sorrise leggermente - credo che lei lo abbia capito prima di noi - vide Saga aggrottare le sopracciglia confuso e scosse lievemente il capo continuando a sorridere - È stato meno di un anno fa...io e Milo ci trovammo contemporaneamente nella fucina di Shion per riparare le nostre armi...io ero nervoso...Saga...talmente nervoso da non riuscire a proferire parola...e tu sai quanto questo sia quasi impossibile per me! - vide Saga sorridere - La sua vicinanza mi inibiva, non capivo perché ogni qualvolta mi trovassi solo con lui fossi completamente bloccato, e quel giorno non fu diverso...Shion non era in casa, ma a Mu bastò solo un attimo per capire cosa stesse accadendo - si fermò un attimo, ripensando con tenerezza a quel giorno - con la discrezione che la caratterizza ci lasciò soli, dandoci la possibilità di aprirci e confessare i nostri sentimenti, inoltre...da allora, da quel momento, ha sempre protetto il nostro segreto... - si fermò solo un momento per guardare suo fratello negli occhi - come potrei non volerle bene? -.
 
Saga annuì, comprendendo le parole di Kanon. A dire il vero non poteva capirle fino in fondo, e non per il fatto che fosse innamorato di un uomo...l’amore era amore, indipendentemente dal fatto che fosse rivolto al proprio o all’altro sesso, ma semplicemente perché non era mai stato innamorato in vita sua. Tuttavia, gli fu sufficiente vedere l’espressione di Kanon per capire che fosse felice, e non ebbe bisogno di altro.  
 
- E quindi hai deciso di ricambiare il favore prendendoti cura di lei e proteggendola dai corteggiatori indesiderati...giusto? - Saga poté facilmente intuire, a questo punto, il sentimento di affetto e lealtà che lo legava a questa donna, e non impiegò molto a trarne le conclusioni, pur non comprendendone fino in fondo il senso - L’unica cosa che non capisco è.…accidenti! Questo villaggio è pieno di ragazze giovani e belle, e onestamente non capisco cosa possa esserci di così speciale in questa fanciulla da tenervi tutti così... - non continuò. Non quando vide Kanon allargare un sorriso sornione...uno di quei sorrisi che mostrava solo quando, a detta sua, vedeva giocare un gatto con il topo.
 
- Perché non l’hai mai vista...Saga...ecco perché parli così - asserì Kanon con sicurezza.
 
- Avanti Kanon...credi che non abbia mai visto una bella donna in vita mia?! -.
 
- Sì, lo credo, d’altronde...sei mio fratello, il mio gemello, è normale che tu sia circondato da splendide donne! - lo punzecchiò strizzando un occhio - Quella di Mu è una bellezza diversa - disse tornando serio, perdendo il suo sguardo tra le fiamme del camino - è quel tipo di bellezza che puoi vedere una volta sola nella vita...che puoi trovare in luoghi inaccessibili o recandoti alla fine del mondo...che è esattamente il posto dal quale lei proviene... -.
 
Saga lo guardò scettico. Storie! Aveva avuto incontri fugaci con donne stupende, era stato amato alla follia anche in terra straniera, persino da donne che avrebbero dovuto spalleggiare il nemico, ma nonostante la loro bellezza, nessuna di loro aveva lasciato un vuoto nel suo cuore, o almeno nella sua memoria...
 
Tutto questo avrebbe voluto replicare a suo fratello, ma nel momento in cui aprì la bocca la richiuse immediatamente, perplesso da ciò che vide di fronte a sé. Vedere Kanon allegro e beffardo era una cosa normale...vederlo arrabbiato era stancante...vederlo sofferente era doloroso. Ma vederlo serio incuteva rispetto, un rispetto che imponeva solo silenzio.
 
                                                                                                                                                             ****
- Allora, ci sono novità? -.
 
Picchiettando con le dita sul bracciolo dello scranno, Minosse si rivolse ai suoi parigrado, non nascondendo l’impazienza di avere buone notizie.
 
- Sì, ci sono - rispose Rhadamanthys - e sono pessime! - aggiunse con evidente malumore.
 
Il volto di Minosse si accigliò ed anche il movimento delle dita cessò in attesa di avere maggiori spiegazioni. Anche se era chiaro che qualunque cosa avesse sentito non gli sarebbe piaciuta.
 
- I nostri uomini sono caduti in un’imboscata - fu Aiacos a parlare, comprendendo l’insoddisfazione del compagno e mostrando chiaramente la sua - Hanno aspettato che scendesse la notte per attaccare...ma non appena si sono mossi, la piena del fiume li ha travolti... -.
 
- E la cosa più assurda è che non aveva neanche piovuto! - aggiunse Rhadamanthys - Ero convinto che, con Saga fuori dai piedi, sarebbe stato più facile circondarli e farli cadere...è vero che Aiolos ha mandato suo fratello minore a sostituirlo...ma è più giovane, inesperto, e pensavo che sarebbe stato tutto più semplice...  - 
 
- Dohko... - Minosse non impiegò molto a riconoscere la mano di chi aveva respinto l’attacco - Non importa chi ora è a capo della divisione... Dohko agisce a suo piacimento, e questa è chiaramente opera sua... -.
 
- Cosa dobbiamo fare? - domandò Aiacos.
 
- E poi ci sono anche Aldebaran e Deathmask... - Minosse sembrò ignorare la domanda - Anche loro agiscono da soli, soprattutto quest’ultimo, poco avvezzo a prendere ordini da chiunque non sia Saga o Dohko... -.
 
- Quindi? Continueranno ad opporsi al volere di Hades come hanno fatto finora? Non c’è nulla che possiamo fare? - Rhadamanthys si innervosì ancora di più. Non sapeva fino a quando il loro padrone avrebbe tollerato i loro fallimenti nel ricondurre sotto il suo dominio i popoli devoti ad Atena. Prima o poi si sarebbe stancato, ed i primi a pagarne le conseguenze sarebbero stati i guerrieri a lui più vicini. I suoi giudici. Cioè loro.
 
Minosse non si scompose e, ricominciando a picchiettare le dita sul bracciolo dello scranno sul quale era seduto, allargò sul suo volto un sorriso compiaciuto che ne distorse i lineamenti, inquietando i compagni.
 
- Pazienza amici miei...pazienza... - disse scostando una ciocca di capelli dolcemente poggiata sui suoi occhi e rivolgendo lo sguardo agli altri giudici - Non è con la forza che li prenderemo ma giocando d’astuzia, proprio come fanno loro...e cadranno - sorrise maliziosamente - cadranno come barattoli di latta... -.

                                                                                                                                                         **** 
La serata era piacevole. Sebbene la temperatura fosse ancora piuttosto rigida a causa della primavera che tardava ad arrivare, l’aria frizzante accarezzava la pelle in modo delizioso mantenendo i sensi all’erta. L’ideale per piantonare il palazzo reale.
 
Almeno era quello che pensava Saga. Anziché riposarsi, aveva scelto di essere di guardia quella sera stessa, pensando così di ambientarsi il prima possibile e prendere confidenza con il posto e l’ambiente circostante. Ricordava vagamente i punti di forza, ma soprattutto, quelli meno sicuri della struttura, ripromettendosi di tenere bene a mente soprattutto questi ultimi considerato il ruolo che avrebbe ricoperto da quel momento in poi. Essere stato lontano per molti anni lo aveva indubbiamente svantaggiato sotto questo punto di vista... in tutto quel tempo, infatti, c’erano stati cambiamenti tali da rendergli irriconoscibili quasi tutte le zone del parco e alcune delle strade che dal centro abitato conducevano al palazzo. Fortunatamente, almeno i punti d’ingresso al paese erano rimasti gli stessi, consentendo così all’ampia cinta muraria di isolarli e proteggerli da attacchi esterni.
 
La sua zona di guardia era la parte sud, dalla quale il declivio naturale della collina conduceva ai campi di addestramento e poi, più in là, nella fitta boscaglia che circondava il palazzo. Di certo uno dei punti più sensibili, perché, nonostante le arene fossero recintate, la vegetazione permetteva ad eventuali nemici di muoversi più o meno indisturbati. Almeno fino ad un certo punto.
 
Aveva già terminato i primi due giri di ronda e, dopo aver rassicurato il Comandante Shaka, che presidiava la parte est, che non ci fosse alcun cenno di pericolo, si accingeva a portare a compimento anche il terzo, se qualcosa non avesse attirato la sua attenzione.
 
Un movimento talmente repentino e silenzioso da eludere qualunque tipo di ronda, o quantomeno una ronda che avesse un buon livello di affidabilità. Saga, tuttavia, non era un soldato qualunque, e tutti quegli anni passati a dover difendere se stesso e i suoi amici da ogni tipo di nemico gli avevano consentito di sviluppare una capacità di osservazione fuori dal comune. Oltreché dei riflessi invidiabili...che furono proprio ciò che lo destarono dalla sua momentanea inerzia, portandolo a muoversi con uno scatto felino in direzione di ciò che aveva già catturato con la coda dell’occhio.
 
La figura eludeva agilmente le zone illuminate dalla luce delle fiaccole e della luna, spostandosi nel buio con una dimestichezza impressionante. Saga riuscì ad avvicinarsi senza che se ne accorgesse, tuttavia, mentre riduceva la distanza, si accorse anche di come si muovesse in totale assenza di rumore, proprio come lui, inducendolo a pensare di avere a che fare con un nemico abile. Sebbene si trovassero in una parte completamente buia, la leggera penombra creata dalla luna in alcuni punti gli permetteva di scorgere una sagoma celata da un pesante mantello. Un profilo sottile e leggero e non avrebbe potuto essere altrimenti...data la facilità con la quale sgattaiolava furtivamente.
 
L’intruso sospirò di sollievo. Aveva quasi raggiunto una delle entrate posteriori del palazzo, o meglio, più che un’entrata vera e propria, un piccolo ingresso del quale quasi nessuno sapeva l’esistenza, e che dalle stalle portava agli appartamenti attraverso un complesso reticolo di corridoi. La fioca luce che filtrava dalla fessura verticale della sua altezza, lasciava facilmente intuire che fosse leggermente socchiusa. Perfetto.
 
Ebbe solo il tempo di allungare la mano e aprire un po' di più la porta, dopodiché fu tutto così veloce da non avere neanche il tempo di respirare. Sentì due braccia immobilizzare le sue in una morsa di acciaio, ma non ebbe il tempo di realizzarlo, né tantomeno di provare a scappare, ritrovandosi, nel giro di qualche istante, a terra, con le spalle incollate al pavimento freddo ed un corpo imponente che schiacciava il suo impedendogli quasi di respirare.
 
- Chi sei? - la voce di Saga suonò grave, come il suo peso su quel corpo - E perché ti intrufoli nel palazzo di nascosto? Chi ti manda?! -.
 
Pur non riuscendo a muoversi, l’intruso mantenne la testa bassa, tacendo e permettendo alla mantella di continuare a coprire il suo volto, pur intuendo con facilità ciò che sarebbe accaduto subito dopo. E infatti...
 
- Ti ho chiesto...chi sei?! -  con un movimento brusco, Saga strattonò il copricapo della mantella, tirando via la parte che copriva il suo viso e permettendogli di guardare in faccia il suo nemico.
 
- Ma...che... - sgranò gli occhi, mentre l’espressione dura e risoluta del suo volto lasciava gradualmente il posto allo sgomento per ciò che stava guardando.
 
Due occhi grandi lo fissarono più sorpresi che spaventati, mentre morbide ciocche color lavanda scendevano dal capo incorniciando un volto pallido e delicato. Una donna. Una giovane donna.
 
Negli istanti successivi, l’unico suono udibile fu il respiro della ragazza, difficoltoso per la posizione in cui era, prima che Saga tornasse in sé per liberare il suo corpo leggero da sotto il suo peso. Quando poté riacquistare la mobilità si ritirò allontanandosi, accigliandosi mentre fissava chi l’aveva atterrita con così poco riguardo. Saga non si era ancora ripreso dallo stupore, quando la donna parlò, lasciandolo, se possibile, ancor più perplesso di prima.
 
- Kanon...ma che ti è venuto in mente di... - non poté continuare, la sua voce dolce si zittì davanti a quella che comprese essere un’illusione. Sebbene, infatti, i suoi occhi le rimandassero l’immagine di qualcuno che conosceva bene, qualcosa le diceva che non era Kanon quello che aveva davanti. Socchiuse leggermente lo sguardo acuendo la vista su chi le stava di fronte...l’espressione seria, la mascella contratta, lo sguardo severo...no, decisamente quell’uomo non era Kanon. Ed il modo stupito ed estraneo con cui la stava fissando non faceva altro che confermare i suoi dubbi.
 
- Voi non siete Kanon - disse quasi sottovoce.
 
Dal canto suo, Saga, che non si era ancora ripreso dallo stupore di aver braccato una donna, si ritrovò ad essere più confuso di prima. Kanon...
 
Dunque questa ragazza conosceva Kanon? E se lo conosceva, come era chiaro dalla confidenza con la quale aveva parlato pensando che fosse suo fratello, perché stava entrando nel palazzo di nascosto?
 
Il suo cervello stava lavorando ad una velocità impressionante, cercando di trovare una spiegazione che avesse senso, non trovandola. E proprio mentre stava per chiederla all’unica persona che in quel momento potesse dargliela, qualcosa attirò la sua attenzione, facendolo tacere nuovamente.
 
La luce che filtrava dalla porta semiaperta illuminava debolmente la figura slanciata della giovane, tingendo la sua pelle pallida di riflessi corallo e facendo risaltare i suoi occhi smeraldini grandi e belli dal taglio decisamente esotico. I capelli, lunghi e sciolti, ricadevano sul petto e sulla schiena in modo deliziosamente disordinato, incorniciando un viso dai lineamenti dolci e delicati...il naso perfetto, la bocca piccola e carnosa, e quei segni al posto delle sopracciglia che le conferivano un’aura misteriosa. Era bellissima.
 
Durante gli anni passati in missione Saga aveva conosciuto donne di ogni tipo, ma mai una bellezza del genere.
 
È quel tipo di bellezza che puoi vedere una volta sola nella vita...che puoi trovare in luoghi inaccessibili o recandoti alla fine del mondo...
 
Le parole di Kanon attraversarono la sua mente colpendolo come uno schiaffo, e riportandolo immediatamente alla realtà. Poteva essere che questa donna fosse...tuttavia, non ebbe neanche il tempo di elaborare fino in fondo la domanda, che qualcuno fugò rapidamente ogni residuo dubbio.
 
- Mu...stai bene? - in piedi, accanto all’ingresso, Shura fissava accigliata la scena davanti a sé. Mu, semidistesa sul pavimento grezzo, a pochi centimetri da Saga nella stessa posizione. Avvicinandosi, porse alla donna una mano, aiutandola a tirarsi su e controllando rapidamente che non si fosse fatta male.
 
- Capitano...perché avete fatto questo a Mu?! - domandò rivolgendosi a Saga piuttosto irritata - Aspettavo la sua visita! -.
 
- Ho visto qualcuno entrare furtivamente in un ingresso secondario del palazzo... - Saga rispose con voce decisa, rialzandosi anch’esso da terra e ignorando la stizza della donna - È normale che lo abbia fermato -.
 
Shura annuì leggermente. Saga aveva perfettamente ragione ma...dannazione! Avrebbe preferito che nessuno avesse saputo della visita di Mu. Sospirò. Ormai il guaio era fatto, quindi, l’unica cosa sensata da fare era congedare il Capitano con la scusa della visita di un’amica, sperando che non desse rilievo all’avvenimento, e soprattutto che lo tenesse per sé...ma proprio mentre stava per aprire la bocca, qualcun altro si unì a loro tre, mandando all’aria ogni suo proposito. Tra l’altro, l’unica persona che non avrebbe mai dovuto sapere del suo appuntamento con Mu.
 
- Che sta succedendo? -.
 
Calma, ma esigente, la voce di Aiolos risuonò nella stalla, sorprendendo i presenti, e facendo raggelare Shura. Agendo d’impulso, rivolse a Mu uno sguardo nervoso, uno sguardo che non passò inosservato a Saga, che vide la ragazza rispondere con la stessa irrequietezza.
 
- Cosa ci fai qui? - domandò al marito.
 
- Ti cercavo, e quando ti ho vista scendere in direzione delle stalle ti sono venuto dietro. Ma non hai ancora risposto alla mia domanda...che succede? - Aiolos si rivolse a Shura, poi a Saga, sussultando leggermente quando si accorse della terza persona presente. 
 
- Mu... - la guardò sorpreso e un po' dubbioso - che ci fai qui? -.
 
L’interpellata rivolse nuovamente lo sguardo a Shura, in cerca di suggerimenti, e infatti fu proprio quest’ultima a parlare in sua vece.
 
- Mu è qui perché le ho chiesto io di venire - disse Shura ostentando tranquillità - ci siamo incontrate in paese qualche giorno fa...e poiché mi ha chiesto dei consigli le ho dato appuntamento a palazzo per poterne parlare con calma... -.
 
L’espressione di Mu fu più che eloquente. Davvero qualcuno avrebbe mai potuto credere a questa sciocchezza? Per fortuna però, Saga fu l’unico a notarla.
 
- Consigli? - Aiolos aggrottò le sopracciglia - A proposito di...? -.
 
- Cose di donne! - Shura deglutì a secco - Ha bisogno di consigli da qualcuno che...sì...beh...che sia più grande ed abbia un po' più di esperienza! -.
 
Mu si accigliò. Stava passando un messaggio alquanto strano...tuttavia, non aveva altra scelta che sperare che Aiolos ci credesse.
 
Aiolos rifletté per qualche istante, e, per quanto trovasse molto strano ciò che sua moglie gli stava dicendo, non avendo mai saputo dell’esistenza di un legame di amicizia tra lei e Mu, decise di non approfondire la questione. D’altronde...era anche vero che Mu aveva perso sua madre quando era molto piccola, e non ci sarebbe stato nulla di strano se si fosse rivolta a qualcuno più grande di lei per chiedere consigli su questioni delicate. Un momento...poteva essere che...Mu fosse innamorata?! Si dette mentalmente uno schiaffo. Non erano affari suoi. Non lo erano mai stati.
 
- D’accordo... ma non vedo perché entrare dal retro invece che dall’ingresso principale? - stavolta Aiolos si rivolse direttamente a Mu - Le guardie ti conoscono e ti avrebbero lasciata passare senza sollevare questioni... -.
 
Mu sudò freddo. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Che nessuno, soprattutto lui, avrebbe dovuto sapere della sua visita a Shura? Rifletté per qualche istante in cerca di una scusa che potesse anche solo lontanamente giustificare la sua presenza a palazzo, tuttavia, proprio mentre stava arrivando alla conclusione che non ce n’erano, un guaio ancora più grande attirò l’interesse di Aiolos, minacciando di riversarsi sulla sua testa e su quella di Shura.
 
- Ma che...? - mentre attendeva pazientemente una risposta, Aiolos urtò qualcosa con un piede, facendola tintinnare con un chiaro suono cristallino e attirando la sua attenzione. Abbassò lo sguardo e, dopo aver notato per terra un piccolo contenitore di vetro, lo raccolse per portarlo ad una certa distanza dai suoi occhi e fissarlo in controluce, nel tentativo di capire di cosa si trattasse. Riparato dalla boccetta trasparente, un liquido giallognolo ondeggiava tra le sue dita assecondando il suo sguardo curioso.
 
- Che cos’è questo? -.
 
Se Aiolos non fosse stato momentaneamente distratto dalla sua scoperta, non avrebbe potuto evitare di assistere allo scambio di occhiate inquiete che sua moglie e la sua ospite si scambiarono...tuttavia, se lui era concentrato a rigirare il contenitore tra le sue dita, Saga era ben ancorato alla realtà, non perdendo nulla del panico che faceva muovere nervosamente gli occhi di Shura e dell’apparente calma che sfoggiava Mu. Molto apparente in realtà, perché il saliscendi inquieto del suo petto che tentava di soffocare in un respiro calmo era più che evidente alla vista attenta di Saga. 
 
Era difficile che gli sfuggisse qualcosa, questo era ovvio, anche se...lui stesso, qualche istante dopo, trasalì quando, rialzando lo sguardo, trovò gli occhi di Mu a fissarlo...così belli, così indecifrabili e limpidi al tempo stesso. 
 
- Cos’è questo? - Aiolos ruppe nuovamente il silenzio, riportando tutti alla realtà.
 
- È mia... - la voce di Mu richiamò l’attenzione su di sé - È un rimedio naturale che ho preparato per Shura - un suono dolce si diffuse nella stanza, né alto né basso, confortante per le orecchie di tutti - per curare dei piccoli malesseri -.
 
Aiolos assentì a malapena, vedendo sua moglie annuire energicamente alle poche parole di Mu. 
 
- Malesseri? Shura...di cosa sta parlando Mu? C’è qualcosa che non va? - Aiolos si rivolse direttamente a sua moglie, allarmato all’idea che potesse esserci qualcosa che non andava in lei.
 
- Niente di particolare solo...ho avuto una leggera indisposizione ultimamente, e sapendo che Mu è brava con le preparazioni officinali le ho chiesto un rimedio... - rispose sperando di convincerlo. Ma non andò come avrebbe sperato.
 
- Dunque Mu è qui perché aveva bisogno di consigli o perché sei tu ad aver bisogno di lei? - fu la logica domanda di Aiolos. Senza particolari difficoltà, aveva sentito odore di bruciato sin da subito, e gli sguardi inquieti che le due donne si lanciavano a vicenda non lasciarono spazio alla possibilità che si fosse sbagliato.
 
- Cosa succede? -.
 
Come se già quel piccolo raduno non fosse stato sufficiente a creare un caso, la sfortuna ci mise ulteriormente lo zampino, decretando l’arrivo di una quinta persona, attirata dalle voci nella stalla e nel timore che qualcuno fosse entrato nel palazzo. Una persona di cui tutti, a parte Aiolos, avrebbero fatto volentieri a meno. Soprattutto Mu che, ormai giunta al limite di quella scena grottesca, alzò gli occhi al cielo.
 
- Shaka...come mai sei qui? - domandò il sovrintendente.
 
- Stavo presidiando la parte est quando ho sentito delle voci provenire da quest’ala e sono venuto a controllare... - rispose Shaka con la sua solita serietà, e quando si accorse dell’insolita presenza non poté evitare di sgranare gli occhi - Mu?! -.
 
Mu rispose annuendo leggermente, sfuggendo al contatto visivo. Shaka era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare, persino Aiolos era preferibile. E non perché fosse scortese o pericoloso tutt’altro...Shaka era gentile, ma insistente, oltreché spesso arrogante...non accettava un no come risposta, e questo era stato più che sufficiente per Mu per capire che non sarebbero mai potuti andare d’accordo. Muovendo nervosamente gli occhi nello spazio necessario a sfuggirlo, trovò sollievo solo qualche istante dopo, quando incrociò lo sguardo fermo del Capitano. Fermo e incredibilmente rassicurante.
 
- Beh...dato che sei qui non ti dispiacerà farmi una cortesia... - Aiolos riportò tutti alla realtà, decidendo di approfittare della presenza di Shaka per fugare alcuni dubbi che gli stavano passando per la mente - So che sei un esperto di piante officinali della tua terra d’origine... - vide Shaka annuire - e anche se le piante che crescono qui non sono le stesse che puoi trovare in India, sono certo che potrai aiutarmi a capire cosa c’è qui dentro - disse porgendogli il flaconcino che, fino ad allora, aveva continuato a tenere in una mano.
 
Né lento né pigro, Shaka prese la boccetta e, con un movimento preciso, rimosse il tappo di sughero per annusare l’odore della sostanza all’interno. Rifletté, aggrottando leggermente le sopracciglia, per poi riavvicinare il naso e annusare nuovamente.
 
- Artemisia - affermò con sicurezza, mentre Mu evitava persino di respirare.
 
- Artemisia? - gli fece eco Aiolos - Non la conosco - disse alzando le spalle - A cosa serve? -.
 
- Beh...principalmente la usano le donne - rispose Shaka - nel mio Paese viene utilizzata in caso di gravidanze indesiderate... -.
 
Per diversi istanti il silenzio nella stanza fu talmente pesante da rendere udibile ogni singolo respiro, mentre l’aria circostante andava lentamente caricandosi di quella particolare tensione che, di solito, precede il manifestarsi di eventi spiacevoli.  
 
Mu abbassò le palpebre rassegnata, intuendo con facilità ciò che sarebbe accaduto da lì a qualche istante.
 
Ed infatti...
   
 
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