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Autore: Fiore di Giada    11/03/2024    0 recensioni
[Partecipante alla challenge "i giorni della merla", indetta sul gruppo facebook "Non solo Sherlock: gruppo eventi multifandom. Prompt proposto da Darlene Stilinski]
− Che… Che vuoi farci? − chiese Kaidan.
La giovane sospirò e i suoi occhi si rifletterono nelle iridi del guerriero.
− Lo libererò io. Guidami. −
Genere: Angst, Azione, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia cadeva dal cielo, grigio di nubi, e, di tanto in tanto, un lampo illuminava la città di Gormara, accendendola di riflessi lividi.
Lo sguardo di Kaidan, Roran e Shannon, inquieto, vagava sulle strade.
Decine di corpi di demoni, dilaniati da orribili ferite, si ammucchiavano sulle strade, e l'odore forte di carne marcia ammorbava l'aria.
Ad un tratto, le ginocchia di Roran si piegarono e il giovane, con un gemito, si accasciò sulla strada. Kaidan e Shannon, d'istinto, si girarono e si gli si avvicinarono. D'istinto, la giovane strinse la vita del compagno e lo aiutò a poggiare la testa sulle sue ginocchia. Gocce di sudore nero, ad un tratto, coprirono il viso del giovane principe e il suo corpo si irrigidì, come fosse diventato di marmo. A quella vista, Kaidan strinse il pugno e un ruggito rabbioso risuonò sulle sue labbra. − Maledizione! Avrei dovuto capirlo prima! − esclamò poi, il tono vibrante di collera.
− Cosa stai dicendo? Che cosa ha? − domandò Rhiannon.
− Questo è avvelenamento da Dullalah. Il loro sangue può risultare mortale per le creature viventi. − spiegò, lugubre.
Cauto, posò un dito sul collo di Roran.
Di scatto, il giovane principe aprì gli occhi e un debole lamento salì sulle sue labbra livide.
− Fa… Fa male… − mormorò, la voce flebile.
Kaidan scosse la testa, poi lanciò uno sguardo a Shannon. − Scusami. Ma non preoccuparti, posso salvarti. Non diventerai uno di loro. Ma non possiamo restare qui. − lo rassicurò.
Ad un tratto, una fitta di dolore, come un forte diretto, colpì il petto dell'uomo e il sangue arrossò le sue labbra.
− La maledizione? − domandò Shannon, preoccupata. Quel combattimento si era prolungato per troppo tempo.
Ne era sicura, il dolore della maledizione di Morrigan straziava il pur forte corpo di quel guerriero coraggioso.
A quella domanda, un debole sorriso sollevò le labbra del mago guerriero.
− Niente di nuovo. Non preoccuparti. − mormorò.
Kaidan cinse le spalle del principe con un braccio, ma Rhiannon gli strinse una mano con la propria.
− Lo porterò io. Tu guidaci. − affermò.
Lei salmodiò alcune parole e, qualche istante dopo, un'aura verde circondò il suo corpo.
Poi, con un movimento cauto, sollevò Roran tra le braccia.
Il principe, come sopraffatto, si abbandonò inerte, la testa posata contro il suo petto.
Brava., si disse Kaidan, compiaciuto. Rhiannon, nonostante l'età, aveva mostrato un controllo eccellente della sua energia animica.
Girò le spalle e, a passo rapido, si incamminò, seguito dalla guerriera.

Si fermarono davanti ad una casa a due piani, a pianta rettangolare, medie dimensioni.
Il tetto, triangolare, era coperto di tegole rossastre e, a destra, c'era un camino.
Rhiannon, d'istinto, avanzò verso la casa.
− Ferma. − mormorò Kaidan, serio.
Lei si bloccò e si girò, stupita.
− Che cosa succede? − domandò, stupita.
Un'ombra, per alcuni istanti, velò lo sguardo del guerriero.
− Ancora senti le anime degli sventurati uccisi da quelle creature demoniache? − mormorò, cupo.
Un brivido attraversò la schiena di lei.
− Come posso aiutarti? − chiese poi.
Per alcuni istanti, Kaidan tacque, lo sguardo fisso davanti a sé.
− Proteggilo. Ti prego. −
Risoluta, la guerriera annuì.

Kaidan allargò un poco le gambe, quasi a compasso, poi sollevò le braccia.
− O regina della luce, libera i miei occhi e risana il mio cuore. − pregò.
Come riesce a non cedere?, si chiese Rhiannon, stupita. Oltre la sua maschera di calma, riusciva a sentire la dilaniante pena del suo corpo.
Poco dopo, forti raffiche di vento spazzarono le strade, mentre la pioggia, implacabile, cadeva sulla città.
Un'aura dorata circondò l'alta figura di Kaidan, sollevando i lunghi capelli ramati e, sotto i suoi piedi, si materializzò un ampio cerchio trasparente, simile ad uno specchio.
E' degno della sua fama…, si disse ancora Rhiannon, sempre più ammirata. La sua volontà era pari alla sua forza.
Un'onda di energia, repentina, la investì.
Rhiannon, sopraffatta, cadde inginocchiata e la sua aura tremò. Le sembrava di essere investita da una potente onda marina.
Ha fiducia in me. Non posso arrendermi., pensò. Non poteva essere indegna della forza di quel leggendario guerriero.
Strinse le labbra, poi salmodiò una breve formula di difesa.
L'aura verde, vigorosa, verdeggiò attorno al corpo di lei e a Roran.
Lei, cauta, si sollevò e girò la testa verso destra.
Non arrenderti., si disse, angosciata. Quasi sentiva sulla sua carne la sofferenza di quella maledizione crudele.

Ad un tratto, centinaia di spiriti, dall'aspetto umano, si materializzarono.
I loro corpi erano dilaniati da ferite ampie, da cui ruscellava sangue, e i loro visi, macchiati di nero, erano distorti in una maschera di disperazione.
Le loro braccia e le loro gambe erano fermate da catene nere, percorse da scosse elettriche.
Povere anime…, pensò Kaidan, gli occhi velati di lacrime. Le loro pene, apparentemente silenziose, giungevano al suo orecchio.
Rhiannon sbarrò gli occhi e schiuse le labbra. Quell'uomo, tanto valoroso quanto pietoso, avrebbe sopportato il peso di quella sfida?

Di scatto, Kaidan sollevò il braccio destro, armato di spada.
Ad un tratto, le nubi si aprirono, rivelando un frammento di cielo stellato.
Che gli dei lo proteggano…, si disse la ragazza, il cuore stretto in una morsa d'angoscia. Avrebbe voluto aiutarlo in quel rituale, ma Roran, in quel momento, era vulnerabile.
Poco dopo, una fiamma dorata scese verso il basso, come il fulmine durante un temporale, e percorse la lama della spada.
Un'accecante luce aurea si irradiò dall'arma e circondò l'intero villaggio.
Rhiannon si piegò un poco, poi strinse gli occhi. Perfino la sua magia difensiva faticava a contenere quell'energia immensa…
Poco dopo, Kaidan abbassò la spada all'altezza delle spalle.
− Io vi libero! − scandì, risoluto. Il dolore bruciava le sue viscere, ma non poteva cedere.
Poco dopo, diverse fiamme sprizzarono dalla lama e si posarono sugli spiriti, come farfalle.
Queste, inesorabili, si ingrandirono e avvolsero gli spiriti.

Diverso tempo dopo, il silenzio, come un manto sepolcrale, coprì la cittadina.
A poco a poco, le nuvole si diradarono, rivelando sempre più ampi spazi di cielo stellato, e la pioggia cessò di cadere.
Kaidan, d'istinto, appoggiò la spada e si lasciò cadere in ginocchio, mentre le lacrime cadevano dai suoi occhi. Quelle anime, finalmente, erano state ricondotte al loro destino. Non soffrivano più quell'atroce agonia.
Rhiannon, cauta, gli si avvicinò. Quello sforzo era stato dilaniante per il suo pur forte fisico.
L'uomo, sentendo lo scalpiccio dei suoi passi, si girò e la guardò.
Poi, i suoi occhi si posarono su Roran, ancora privo di sensi, e un debole sorriso sollevò le sue labbra. La maledizione dei Dulallah non si era allargata…

− Ti sono grato del tuo coraggio, Rhiannon… Stai bene? − domandò poi. Aveva sentito la sua energia animica indebolirsi.
Lei gli sorrise, incoraggiante.
− Sì, sto bene. Ma dobbiamo salvare Roran. − affermò.
Kaidan, senza alcuna parola, girò le spalle e si incamminò.
Lei, pochi istanti dopo, lo seguì.
Si fermarono vicino ad una casa di medie dimensioni, a pianta rettangolare.
Sulla facciata anteriore si apriva una porta lignea e sul tetto, coperto da tegole di terracotta, era collocato un camino.
Kaidan, per alcuni istanti, si appoggiò alla porta, il corpo contratto in uno spasimo di dolore.
Gocce di sudore sanguigno caddero sul suo viso e il suo cuore, d'improvviso, accelerò i battiti, quasi volesse spaccargli la cassa toracica.
Poi si scosse, aprì la porta ed entrarono.

L'ambiente, rettangolare, era illuminato dalla luce di una stella, che filtrava da una finestra, che si apriva sulla parete destra.
Alla parete destra, era appoggiato un letto e, al centro, era collocato un tavolo circondato da sedia.
Al lato opposto, era collocata una credenza di legno di quercia e, a poca distanza da questa, era presente una cassapanca.
Cauta, Rhiannon appoggiò il corpo di Roran sul letto.
Il principe, quasi sentisse l'impatto, si agitò.
Kaidan, per alcuni istanti, fissò ancora la figura inerte del principe di Namida.
Poi, aprì un sacchetto, che portava alla cintura, e ne trasse una pepita d'oro, grossa quanto un dito umano.
La sua mano destra, però, tremò e questa cadde sul pavimento con un tonfo.
Un conato di vomito, poi, lo colpì e il sangue montò sulle sue labbra.
Rhiannon scosse la testa, poi si chinò e prese l'oro.
− Che… Che vuoi farci? − chiese Kaidan.
La giovane sospirò e i suoi occhi si rifletterono nelle iridi del guerriero.
− Lo libererò io. Guidami. −

Kaidan, per alcuni istanti, tacque, poi, con un cenno del capo, annuì. Odiava ammetterlo, ma il dolore lo stava sopraffacendo.
La guerriera prese la pepita e, per alcuni istanti, se la rigirò tra le dita.
− Posalo sul suo petto. A contatto della sua pelle. − affermò.
Lei, con movimenti cauti, aprì il farsetto di Roran e scoprì un petto muscoloso, coperto di macchie nerastre, da cui esalava un pesante odore dolciastro.
A quei tocchi, il corpo del principe si irrigidì, come una sbarra di ferro, e i suoi occhi si sbarrarono.
A stento, Kaidan frenò un'imprecazione. In quel momento, non contava la pietà.
Poi, Rhiannon posò la pepita sul petto del giovane.
Kaidan, a fatica, si collocò dietro di lei e le strinse la mano.
Poi, la appoggiò sul petto di Roran.
Lei si girò e fissò sul combattente uno sguardo sorpreso.
− Ho ancora forza. Non ti permetterò di sprecare energia inutilmente, se posso aiutarti. − rispose, un sorriso ironico sulle labbra.
La guerriera, pur dubbiosa, annuì e tornò a fissare il corpo rigido del principe di Namida.
− Concentra la tua energia. L'oro purifica, ma non può agire da solo.−

Poco dopo, una forte aura luminosa dorata circondò i due guerrieri.
Ad un tratto, la bocca del principe si aprì, come se stesse emettendo un urlo, la sua testa si mosse a scatti, ora a destra, ora a sinistra.
Un fiotto di sangue nero eruppe, come il getto di una fontana.
Rhiannon, d'istinto, strinse le mani attorno all'oro. Quasi poteva sentire il dolore del principe irradiarsi nel suo braccio.
All'improvviso, Roran si alzò a sedere, lo sguardo fisso nel vuoto, poi si portò le mani alla gola.
Kaidan strinse le labbra. Per quanto ancora sarebbe durata quell'agonia?

Diverso tempo dopo, provato, Roran si abbandonò sul letto.
Una macchia nera, simile a inchiostro, si addensò a poca distanza dal letto.
Poi, avanzò verso di loro.
Kaidan, di scatto, prese l'oro. Lo lanciò nella pozzanghera.
Un grido d'agonia, simile ad un lamento, riempì l'ambiente.
Debilitato, il guerriero barcollò, come un ubriaco.
− Rhiannon... Scaccialo! Evoca il potere della luce. − gridò Kaidan
Lei allungò le braccia e il flusso d'energia dorata fluì dalle sue palme.
− Signora della luce, possa il tuo potere rischiarare le ombre! − scandì, decisa.
Un po' di tempo dopo, l'ampia macchia nera si dissolse.

Qualche minuto dopo, Kaidan si afflosciò sul pavimento.
Rhiannon gli si avvicinò, gli cinse le spalle e lo aiutò a poggiare la schiena contro il muro.
Poi, gli appoggiò la mano sulla fronte.
− Ma scotti. − affermò lei, gli occhi sbarrati. Come aveva sopportato quella pena?
Lui sollevò le labbra in un sorriso divertito.
− Niente che non si possa risolvere. Per fortuna, non sono stato ferito… Pensa a Roran. Di sicuro, si è molto indebolito. − mormorò.
Lei lanciò un breve sguardo al principe addormentato, poi fissò il guerriero.
− Non perderò nessuno di voi. Saremo in tre, ancora. − dichiarò lei, risoluta, mentre la luce delle stelle filtrava dalla finestra.
   
 
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