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Autore: Padmini    11/03/2024    0 recensioni
Il Professor Charles Xavier ha vissuto una vita lunga e piena di gioie ma anche di dolori, i suoi poteri gli permettono di entrare nella mente delle altre persone, ma il suo corpo lo frena.
Se potesse avere una seconda possibilità e l'occasione di essere di nuovo felice?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il prologo è stato breve, ma volevo lasciarvi con il dubbio, anche se immagino che abbiate intuito come andrà avanti la storia. Per farvi capire meglio del contesto in cui ci troviamo, ci troviamo alla fine di “Giorni di un futuro passato”, dove sono tutti vivi e felici, quindi senza tenere conto di ciò che è successo in “Dark Phoenix” (il cui finale non ho capito come si incastri con il futuro visto in “Giorni di un futuro passato”)  e Charles Xavier ha l’aspetto di Patrick Stewart … almeno all’inizio.

Ci sono altre cose che ho cambiato, altre me le sono inventate così, dal niente, per esempio Wanda non dovrebbe avere l’età di una studentessa ma qui avrà meno di 30 anni.

Buona lettura.




 

2. Di nuovo giovane



 

La notte era trascorsa, l’alba era arrivata, il sole era alto nel cielo, una nuova giornata era iniziata.

Nonostante molti studenti avessero fatto le ore piccole, in quel momento erano tutti svegli e intenti a far colazione.

Hank, che si trovava in cucina insieme a Jean, Scott e Logan, sembrava preoccupato.

“Qualcosa non va, Hank?” chiese Jean “Non serve leggerti nel pensiero per capire che sei turbato.”

Hank si passò una mano sul peloso viso blu.

“Sarà la stanchezza” ipotizzò Scott “Sei stato di nuovo sveglio tutta la notte per lavorare a qualche progetto?”

“Tieni” disse Logan, porgendogli una birra “Non fa mai male.”

“No, no, ti ringrazio” rispose lui “Non ho voglia di bere birra in questo momento. Sì, sono stanco perché ho passato la notte a leggere delle ricerche degli studenti, ma non è quello. Qualcuno di voi ha visto Charles?”

“In effetti non è ancora sceso” disse Jean “Di solito è il primo a svegliarsi.”

“Dannazione!” esclamò Hank “Troppo spesso ci dimentichiamo che, sebbene sia un telepate potentissimo e che sia la colonna portante di questa scuola, è pur sempre un uomo anziano che non è fisicamente autosufficiente!”

“Hank, ti stai preoccupando per nulla!” lo rassicurò Jean “Come hai detto tu, è un telepate, se avesse bisogno di aiuto ci avrebbe chiamato.”

“Se fosse caduto, avesse sbattuto la testa e fosse svenuto?” rispose lui, mentre l’ansia cresceva “Devo andare a controllare.”

“Veniamo con te” disse Jean, che ora capiva perché Hank fosse così preoccupato “Potresti aver bisogno di aiuto.”

Logan posò la bottiglia.

“Andiamo.”

Tutti lasciarono ciò che stavano facendo e si avviarono a passo spedito verso la camera dove dormiva il Professore, quando arrivarono fu Hank a bussare.

“Charles?” chiamò “Charles? Sei sveglio?”

Nessuna risposta.

“Charles!” gridò Hank, battendo sul legno, ma ancora nessuno rispose.

“Dobbiamo sfondarla?” chiese Logan, che iniziava a diventare davvero nervoso.

“Non serve” lo rassicurò Hank “Non si chiude mai a chiave, basta aprirla …”

Dicendo così, Hank abbassò la maniglia e, lentamente, aprì la porta, intimorito da ciò che avrebbe potuto trovare all’interno della stanza: si immaginava Charles steso a terra, magari vicino alla sua sedia, caduto nel tentativo di salirci, invece ciò che vide lo fece allarmare ancora di più.

Erano entrati tutti, la stanza era deserta, così Hank si era diretto subito nel bagno e lì vide, in piedi di fronte allo specchio, un uomo girato di spalle che si osservava.

“CHI CAZZO SEI TU?” chiese Logan, con la sua solita grazia “Dov’è il Professore? Cosa gli hai fatto?”

L’uomo si voltò lentamente e li osservò, aveva gli occhi lucidi per il pianto e sembrava sconvolto.

Logan avrebbe voluto gridare ancora, ma l’aspetto di quell’uomo gli era in qualche modo familiare, perciò si limitò ad osservarlo e ad aspettare una risposta.

Hank gli posò una mano sulla spalla per calmarlo, anche Jean, Scott e Ororo sembravano averlo riconosciuto.

“Non ci posso credere …” disse, osservando Hank.

L’uomo che stava di fronte a loro era alto, aveva dei folti capelli castani e due occhi d'un azzurro straordinario e, cosa più importante, indossava il pigiama del Professore.

“Cosa è successo?” chiese Hank, avvicinandosi.

L’uomo, che in realtà sembrava poco più di un ragazzo, si asciugò le lacrime.

“Non lo so, non ne ho la più pallida idea!” disse, uscendo dal bagno “Sono andato a dormire e stamattina mi sono svegliato così. Mi sembrava un sogno, un sogno strano, ma all’improvviso ho cominciato a sentire le gambe, mi sono toccato la testa e c’erano i capelli … non capisco …”

Logan lo osservò con attenzione.

“Charles?” chiese “Sei davvero tu?”

Lui annuì.

-Mi hai visto da poco così, non è vero?- chiese a Logan, telepaticamente - Quando ci siamo incontrati nel passato avevo solo dieci anni in più rispetto a quelli che dimostro ora.-

Logan si limitò ad annuire in risposta mentre Hank gli si avvicinò, incuriosito.”

“Sì, è davvero lui” confermò Jean “è davvero il Professore, anche se nemmeno io capisco cosa sia successo …”

Charles si passò le mani sul viso per asciugarsi le lacrime.

“Esatto. Sono proprio io. Tutto questo è straordinario. Mi sento benissimo, come quando avevo vent’anni!”

“Sarà bene indagare su ciò che è successo, Charles” disse Hank, che temeva che ci fosse dietro qualcosa di negativo.

“Lo so bene” rispose Charles “Per il momento, se non vi dispiace, vorrei vestirmi e fare colazione, dovevo incontrare la signorina Maximoff, ma temo che dovrò rimandare il nostro colloquio, almeno fino a quando non capiremo cosa è successo.”

Hank, sollevato, annuì.

“Sono felice che anche tu la pensi così. Ciò che ti è successo è troppo strano, potrebbe avere qualche conseguenza su chi ti sta attorno, per ora …”

“Uscite di qui” concluse Charles per lui “Devo cambiarmi.”

Tutti restarono in silenzio, imbarazzati. Nonostante l’aspetto giovanile, quello che avevano davanti era pur sempre Charles Xavier, il suo sguardo li indimidì, perciò uno alla volta uscirono dalla stanza.



 

Wanda era emozionata, stava per incontrare il Professor Xavier, il Professor X! Pietro le aveva parlato così tanto di lui, sapeva che si trattava di un mutante potente e saggio che, ne era certa, l’avrebbe aiutata a gestire i suoi poteri.

Era appena uscita dalla sua stanza, si era vestita con cura per fare una buona impressione con il Professore, elegante ma non formale, colori e forme semplici, per contrastare la complessità del suo potere: una gonna rossa, una camicia bianca e un maglioncino rosso come la gonna. Si sentiva bene, si sentiva padrona di se stessa, delle sue emozioni e del suo potere e non vedeva l’ora di cominciare ad imparare a gestirlo al massimo.

Il Professore le aveva dato appuntamento nel suo studio, perciò era lì che si stava dirigendo, quando venne intercettata dalla Dottoressa Jean Gray.

“Oh, Wanda, cercavo proprio te.”

Wanda tremò, cosa poteva volere da lei?

“Hem … veramente dovrei incontrare il Professor Xavier …” iniziò, leggermente a disagio, dal momento che era già in ritardo di qualche minuto.

“No, non potrai vederlo, per oggi è meglio di no, mi dispiace. Lui …”

“Sta male?” chiese Wanda e, senza volerlo, la sua mente andò a ciò che aveva detto la sera precedente. Qualcosa dentro di lei, in qualche modo, le diceva che lo stato del Professore aveva a che fare con ciò che aveva detto. Cosa aveva detto di preciso? Se avesse lo stesso corpo di quando non era ancora paraplegico? Qualcosa del genere? Non ricordava …

“Wanda, cosa è successo ieri sera?” chiese Jean che, intuendo la preoccupazione della ragazza, si era permessa di leggerle nel pensiero, forse era proprio lei la chiave per scoprire cosa era successo.

Wanda non rispose ma sembrava in imbarazzo.

“Non preoccuparti” la rassicurò Jean “Però ora vorrei che tu venissi con me dal Professore, potresti rispondere a qualche domanda.”

 

Charles si sentiva bene. Benissimo. Alla grande. Era felice della situazione, sebbene la parte pessimista di lui gli suggerisse che non sarebbe durata a lungo. La felicità era tanta ma non abbastanza da placare l’ansia dovuta al non sapere perché e come era successo. Stava iniziando a valutare le possibili dinamiche che lo avevano portato ad avere quel corpo, quando Jean entrò seguita da Wanda.

Wanda si agitò, nella stanza c’era un uomo che non assomigliava per niente al Professor Xavier, era giovane e, soprattutto, camminava.

“Non ora, per favore” disse “Jean, sai benissimo che …”

Charles si interruppe, osservando le due capì che erano lì per lui.

Si era vestito con cura, scegliendo abiti adeguati alla sua nuova età apparente; aveva trascurato il solito completo grigio e aveva tirato fuori i suoi vecchi abiti, più informali e comodi, adatti per camminare. Notando che Wanda lo osservava dubbiosa le sorrise.

“Non preoccuparti, Wanda” le disse “Sono Charles Xavier, sono proprio io. Dimmi, Wanda, i tuoi poteri modificano la realtà, è corretto?” le chiese.

Wanda annuì.

“Le ho letto il pensiero, prima” disse Jean e, ignorando l’espressione risentita di Wanda, continuò “Quando le ho detto che non avrebbe potuto incontrarla perché era indisposto ha pensato a qualcosa che aveva fatto ieri sera.”

Charles le sorrise, rassicurante, come avrebbe fatto con un qualsiasi suo studente che aveva combinato un guaio.

“Non preoccuparti, Wanda” le disse “Siediti …o stai in piedi, come preferisci. Non fare caso a me, starò in piedi, ora che ne ho la possibilità.”

Wanda si sedette.

“Sono stata io” disse, prima che qualcuno potesse farle una domanda “Stavo spiegando i miei poteri agli altri studenti e, per fare un esempio, ho detto che avrei potuto riportare il suo corpo a com’era prima che diventasse paraplegico. Non pensavo che avrebbe funzionato, per far avverare ciò che dico devo metterci l’intenzione, ma ogni tanto mi capita di perdere il controllo e, anche se non voglio davvero, succedono le cose che dico …”

Jean sospirò di sollievo e Charles rise di gusto.

“Allora devo ringraziarti, Wanda” le disse “Non capivo cosa mi fosse successo, temevamo il peggio, ma a quanto pare mi hai aiutato. Certo, le conseguenze sono decisamente estreme, ma non posso dire di essere dispiaciuto.”

Wanda, rassicurata, sorrise.

“Sono felice per lei, Professore.”

“Questo, però, è un punto su cui dovremo lavorare” proseguì il Professore, diventando improvvisamente serio “Se davvero non hai il controllo su ciò che fai accadere, potresti anche fare qualche danno. Non fraintendermi” disse subito, vedendola a disagio “Nel mio caso mi hai fatto un favore, ma non puoi sapere se, in futuro, parlando per caso, potresti fare invece del male a qualcuno.”

Wanda arrossì, nonostante lei fosse più grande degli studenti del Professore e lui in quel momento dimostrasse poco meno della sua età, si sentiva intimidita da lui, forse per il suo sguardo, forse per la sua reputazione o per la situazione in generale.

“Non devi preoccuparti” la rassicurò lui “Tutti i poteri, in modi diversi, possono essere pericolosi o possono portare benefici, dipende da come vengono sfruttati. Non devi sentirti diversa rispetto a tutti gli studenti che sono venuti qui.”

La voce del Professore era calma e rassicurante, perciò anche lei si rilassò.

“Jean” disse lui, rivolgendosi alla telepate “Vai dagli altri e riferisci che abbiamo risolto la situazione e che ci troveremo nel mio ufficio oggi pomeriggio verso le quindici per discuterne in modo più approfondito. Per ora” disse, guardando Wanda “Devo iniziare la mia lezione con lei.”

Jean annuì.

“Non preoccuparti” disse a Wanda “Il Professore sa quello che fa, saprà aiutarti.”

Wanda sorrise.

“Lo so.”




 

Erano trascorse due ore da quando Wanda era entrata nel suo ufficio e gli aveva rivelato che era lei la causa del suo mutamento fisico.

All’inizio si era spaventato, poi si era commosso, poi aveva iniziato a fare un elenco delle possibili cause e ora che sapeva si era tranquillizzato: era giovane ed era sano e la cosa non sarebbe cambiata, quindi valeva la pena che se la godesse appieno.

Sebbene fosse impaziente di godersi il suo nuovo corpo, aveva pazientemente atteso la fine della sessione con Wanda, le aveva parlato concentrandosi unicamente su di lei e sul suo affascinate potere, le aveva fatto fare qualche esercizio e poi le aveva suggerito degli esercizi di meditazione da fare ogni giorno per essere sempre consapevole delle proprie parole e dei propri pensieri. Non sarebbe stato facile, almeno all’inizio, ma aveva visto che Wanda era motivata e da quel punto di vista si sentiva tranquillo.

Congedò Wanda con la solita gentilezza e, quando lei fu uscita, anche lui la seguì fuori dal suo ufficio e corse nella sua stanza, dove riesumò dall’armadio alcuni abiti ancor più comodi, adatti alla corsa.

Guardò l’orologio: era da poco passato mezzogiorno.

Andò in cucina, preparò velocemente un panino, lo incartò e se lo mise in tasca. Sembrava incredibile come il suo corpo si fosse adattato rapidamente alla nuova situazione, non sentiva fatica, era pieno di energia. Chiuse la tasca della giacca, in modo che il panino non cadesse e si diresse verso l’uscita sul retro per farsi una corsa e tornare in tempo per l’incontro con gli altri.

 
   
 
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