Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Onda nel silenzio    12/03/2024    1 recensioni
Guardi Zoro. E lui guarda te. Senti che c'è un filo invisibile eppure solido a unirvi, un filo che ti parla di una crescita spirituale, di una forza che non ha niente a che fare con i muscoli e gli allenamenti fisici, ma che è tutta interiore, fatta di cicatrici sottopelle.
"Una volta mi hai detto che la tristezza ti arricchisce" mormori con gli occhi rivolti alla falce di luna, "a cosa ti riferivi?"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il cielo e il mare sono un'unica distesa di profondo buio senza confini, c'è solo qualche piccolo spiraglio di stelle a inargentarli, per questo la persona di vedetta è particolarmente sorpresa di vederti raggiungere la coffa. 
Non sapresti dire quale fase della notte sia iniziata. Sei rimasta ingabbiata nei tuoi vuoti a fissare il nulla per un tempo inquantificabile, forse minuti, forse ore, prima di accettare che non avresti più ripreso sonno e decidere di alzarti dal letto. 
Un'occhiata fugace, l'accenno di un sorriso sgualcito, mani che frugano svelte nella busta che hai portato con te non appena ti siedi – sono questi i gesti di saluto che rivolgi a chi ti guarda confuso di rimando.
"Chi ti ha dato il permesso di salire?"
Scrolli le spalle. "Nessuno, me lo sono preso." 
"Era una notte fin troppo tranquilla, avrei dovuto immaginare che prima o poi sarebbe venuto qualcuno a scocciarmi." 
Dietro quel tono severo riconosci un'ironia sottile, familiare, avente spesso te come unica destinataria. Il solo ascoltarlo ti fa sentire un po' meglio. 
"Scocciare, eh?" Tiri fuori due bottiglie di rum dalla busta di carta, il tuo sorriso che sotto la viva luce della lanterna poggiata ai vostri piedi si fa ampio, furbo, spogliandosi per alcuni istanti della sua malinconia. 
Nel giro di mezzo secondo quelle bottiglie non sono già più nelle tue mani. Zoro se ne appoggia una sulle gambe e stappa velocemente l'altra, bevendo di gusto. Gli resti a fianco senza fare nient'altro, lasciandoti inghiottire dalla riposante oscurità della natura, il suo sguardo che di tanto in tanto si posa sul tuo profilo, indugiandovi qualche volta più a lungo, come in attesa di una tua reazione prevista, ma inespressa. Non ti accorgi di quella silenziosa indagine, impegnata come sei a cercare di decifrare il malessere che ti infesta. 
"Tu non bevi?" ti senti chiedere dopo un po'. 
"Non mi va."
Piuttosto inusuale, lo sapete entrambi. Così come sapete anche che il tuo raggiungere la coffa non è stato soltanto un pretesto per beneficiare di una vista panoramica, non con l'oceano avvolto in tenebre indistinte. 
"Che ci fai ancora sveglia?" 
Scrolli di nuovo le spalle. "Non ho sonno." 
Anche volendo, non sapresti come spiegarti. Ci sono troppi pensieri che si fanno la guerra nella tua testa, troppi fantasmi che si agitano tormentosamente, costringendoti a tenere gli occhi aperti e la mente attiva, in bilico. 
"Tu pensi troppo." 
A volte hai l'impressione che Zoro semplifichi la realtà in modo eccessivo, finché non ti ricordi che semplificare e andare dritto al punto sono due cose diverse. Ti mordi le labbra, rigirandoti distrattamente fra le dita il bracciale che ti ha lasciato Nojiko. "Forse hai ragione." 
"Io ho sempre ragione." Una risposta altrettanto familiare, solitamente irritante, ma che stavolta non ti premuri di smentire con alcuna battuta pungente. "Vuoi parlarne?" 
Volgi gli occhi su Zoro, incrociando il suo sguardo scuro e caldo, attento e quieto. Anche se è nato prima di te di un solo anno, ti sembra che ne abbia molti di più di differenza. Sei vecchio dentro, gli dici spesso per scherzare, e è vero, ti risponde sempre lui con ovvietà, senza offendersi, con una consapevolezza fiera, quasi gelosa. Sotto sotto anche tu sai di fargli un complimento in quelle occasioni. Ci pensi ora più che mai, al cospetto del suo sguardo diretto che promette discrezione e rispetto. 
Parlarne con lui? 
Immagini abbia già i suoi fantasmi con cui fare i conti, non gliene servono altri. Ti basta stargli vicino per sentirti di nuovo in equilibrio, al sicuro. 
"Finirei per annoiarti. O per deprimerti." 
"Tsk, annoiarmi? Deprimermi?" Ti fissa con un sopracciglio inarcato, le labbra incurvate in un piccolo, sprezzante sorriso storto. Sprezzante non verso di te, ma nei confronti della noia e della depressione stesse, alle quali, lo sai bene anche tu, sembra – è – immune. 
Lo sai, eccome se lo sai, eppure non puoi comunque fare a meno di voler proteggere Zoro dal tuo dolore. 
"Avanti" allarga lui un attimo le braccia in un gesto di contrariata sorpresa, la bottiglia stretta fra le dita, "mi sfrutti in tutti i modi possibili e poi non ti approfitti di me proprio quando potresti trarne il vantaggio maggiore?" 
Sarà per il tuo stato mentale traballante, o magari per il tuo senso dell'umorismo andato in letargo, ma non capisci a cosa si stia riferendo, perciò ti limiti a lanciargli un'occhiata interrogativa. 
"Io non mi lascio scalfire dal malessere altrui, Nami" ti ricorda allora. 
Giusto, non poteva essere che questo ciò che voleva dirti – parlami di dolore finché ti pare. 
Una volta, quando vi siete ritrovati soli con la notte come adesso, spettatori di un mare privo di pericoli e in compagnia di una bottiglia di rum condivisa, Zoro ti ha rivelato qualcosa di ancora più sorprendente. La tua memoria ha smarrito il motivo per cui siete entrati in quel discorso, ma non la riflessione che ne è scaturita – io con la tristezza ci convivo ogni giorno, è una mia vecchia amica, parole che ti avevano colpita, che ti colpiscono tutt'ora, mentre ripensi anche al resto di quell'ammissione – non la temo, l'accolgo a braccia aperte. 
Perché?, gli avevi chiesto in un sussurro confuso, incerto, tu che di contro la tristezza cerchi sempre di evitarla, di soffocarla, se non puoi tenerla lontana.
Zoro ti aveva risposto mentre ti era di profilo, lo sguardo rivolto in alto, verso un cielo povero di stelle come quello di stanotte, assorto in ricordi suoi, ricordi che avevi sentito bruciare nei suoi occhi scuri senza tempo – nessuna cicatrice, sì, ne è passato di tempo da allora, eppure a te sembra che sia successo solo il giorno prima. 
Perché mi arricchisce. 
Ti era sembrato sincero e fiero come non mai. Tormentato, ma grato. 
Quella risposta non l'avevi capita, né avevi avuto modo di chiedergli spiegazioni, forse non te l'eri sentita di domandargli cos'è che ti rende triste? per capire meglio – troppo invadente, troppo indiscreta – o forse non ne avevi avuto modo, forse un'intrusione inaspettata vi aveva distratti e vi aveva fatto mettere la questione da parte. L'unica cosa di cui eri e sei tutt'ora certa è che a te la tristezza fa paura. Ma sei curiosa di natura, lo sei sempre stata, e se c'è qualcosa che non temi è proprio la saggia sincerità di Zoro, un vero idiota, come lo apostrofi spesso, ma un idiota dal quale al tempo stesso puoi anche imparare tanto. 
"Una volta mi hai detto che la tristezza ti arricchisce" mormori con gli occhi rivolti alla falce di luna, "a cosa ti riferivi?" 
Ti lasci cullare dal rollio della nave che viaggia nel cuore dell'oceano, mentre la persona seduta al tuo fianco beve lentamente, prendendosi del tempo per trovare il modo migliore di spiegarsi. 
"Al suo rendermi più forte" è la sua risposta che ti sembra perlopiù un altro enigma. 
Forte? Come, se ogni volta che si manifesta spegne, soffoca, mette spalle al muro? 
"Esistono solo due strade: evitarla, fare i deboli e restare prigionieri..." 
Prigioniera. 
Sì, ti senti proprio così, adesso, per tutte le volte in cui non le hai permesso di sfogarsi come meritava e lei ti ha punito mettendo su radici più robuste. 
"... oppure affrontarla, accettare che fa parte della vita e crescere giorno dopo giorno." 
Guardi Zoro. E lui guarda te. Senti che c'è un filo invisibile eppure solido a unirvi, un filo che ti parla di una crescita spirituale, di una forza che non ha niente a che fare con i muscoli e gli allenamenti fisici, ma che è tutta interiore, fatta di cicatrici sottopelle. Cicatrici che non si possono rimarginare del tutto. Cicatrici con le quali bisogna imparare a convivere. 
Cominci a capire qual è il problema. 
"Sai, Zoro" inspiri profondamente, come se ti stessi preparando ad affrontare una lunga salita, "ogni volta che vecchi incubi tornano a farmi visita, io sento di avere fallito. Mi ripeto che..." ti mordi il labbro, cercando le parole adatte, "sono questioni ormai superate, cose che fanno parte del passato, quindi non capisco come mai continuino a bussare alla mia porta." 
Lo sguardo posato su di te si fa aspro, contrariato. 
Raccogli le ginocchia al petto, espirando dalle narici con fastidio, gli occhi bassi, la fronte corrucciata. "Ogni volta che non riesco a impedire loro di prendere il sopravvento, mi arrabbio con me stessa così tanto... perché non ho voglia di sprecare tempo a parlarne, né a pensarci. Vorrei solo che se ne andassero il più in fretta possibile." 
"Quindi fai di tutto per evitarli." 
Annuisci stancamente.
Un sospiro. 
Zoro ha smesso di bere, te ne accorgi quando volgi gli occhi su di lui e lo trovi unicamente concentrato a fissarti con espressione inflessibile. "Sbagli" ti dice senza mezzi termini. 
Immaginavi che ti avrebbe dato una risposta del genere. 
"È proprio soffocare certe emozioni che ti impedisce di stare bene" il suo sguardo si vela di una consapevolezza stoica, decisa, "lasciale sfogare, lasciale prendersi il loro spazio, e loro lasceranno in pace in te." 
Assecondarle? 
Il tuo volto si fa più incerto. 
E se così non mi liberassi più di loro? Non lo dici, lo pensi soltanto, ma lui ti osserva come se quella tua paura la stesse leggendo comunque, perché scuote la testa, abitato dalla stessa consapevolezza di prima. 
"Niente dura per sempre."
Buffo come quelle parole, che di solito gli senti dire quando vuole fare il guastafeste, assumano ora un significato positivo. 
"E non è vero che fallisci con te stessa se gli incubi ritornano" Zoro incurva le labbra in un sorriso lieve, un sorriso amaro, ma al tempo stesso rassicurante, "i ricordi spiacevoli fanno parte della tua vita come quelli piacevoli, a volte riaffiorano quelli che vogliamo, altre no. Tutto qui." 
Forse è vero che semplifica parecchio la realtà. Ma ti piace il modo in cui lo fa. 
"Sei troppo severa con te stessa." 
Ancora più buffo è sentirsi dire una frase del genere proprio da colui che reputi l'emblema del rigore e dello spirito di sacrificio. 
"A tutti capita di avere dei momenti no. Se non vuoi parlarne è okay, ma non fingere a forza che vada tutto bene, ti faresti soltanto del male." 
Ha ragione. 
Zoro ha dannatamente ragione.
Non hai permesso alla tristezza di liberarsi, per questo i tuoi fantasmi non ti lasciano in pace da giorni, per questo stanotte ti hanno tenuta sveglia – per chiederti di ascoltarli, esausti di essere evitati. Finalmente lo stai capendo appieno, tu che sei solita portare allegria e risollevare gli animi altrui, ma non abituata a mostrare il tuo lato malinconico, quell'altra parte di te che ti definisce nel profondo. 
"Tu sei un'eccezione, lo so" mormori rassicurata, gli occhi dirottati altrove, verso una striscia di cielo ancora scura, "ma non voglio far preoccupare gli altri, per questo preferisco mascherare il mio vero stato d'animo." 
Zoro stappa l'altra bottiglia, tracanna un generoso sorso di rum e tace, finché non gli senti dire qualcos'altro in tono meno serio, a tratti derisorio. "Col cuoco saprei io come risolvere." 
Accenni a un sospiro a metà strada fra il divertito e il rassegnato, presentendo l'arrivo di una battuta di cattivo gusto. 
"Potrei buttarlo in mare per distrarlo." 
Ecco, non era di cattivo gusto, ma –
"Se poi dovesse scambiare un dugongo per una sirena potremmo lasciarlo lì a morire d'infarto, almeno una parte del suo corpo se ne andrebbe contenta." 
Come non detto
"Zoro?" 
"Cosa?" 
Il tuo viso è disteso in un sorriso mesto, ma sincero. "Grazie."  
Lui risponde a quel sorriso incurvando solo un angolo della bocca, l'espressione compiaciuta di chi al tempo stesso è ancora in vena di infierire. "Per così poco? Stavo giusto pensando a un rimedio più sicuro, tipo farlo direttamente a fette prima di buttarlo giù dalla nave."
"Sai che non mi riferivo a quello!" 
"Ah, no?" 
"E comunque non ne saresti capace, rimpiangeresti troppo le sue ricette." 
"Nah, non sono poi così eccezionali." 
"Bugiardo." 
"Io non mento mai." 
"Tranne su Sanji!"
"Oh, sì, devo confessarti che ho una cotta segreta per lui." 
"Lo sospettavo." 
Zoro perde di colpo la sua espressione sarcastica, assumendone una schifata.
"Troppo da digerire anche solo per scherzo?" 
"Troppo."
"Sei stato tu a istigarmi." 
"Ogni tanto anche i migliori compiono passi falsi." 
Se il tuo senso dell'umorismo non fosse ancora in letargo, replicheresti con una battuta di spirito, come fai di solito, ma a Zoro sembra andare bene anche il tuo silenzio. Non pretende nulla da te. 
Ed è riposante. 
Per un po' non dite niente, rimanete ad ascoltare il mare fianco a fianco, lui solido e incrollabile come la roccia che ti appare sempre, tu più tranquilla e alleggerita, finché non ti sorge spontanea una domanda che ti porti dietro da un po'. Una domanda personale che non credi otterrà risposta, ma che non puoi comunque a fare a meno di rivolgergli. 
"Tu come la gestisci la tristezza?" 
Lo spadaccino non ha ancora finito di sorprenderti, questa notte. Perché nel suo volto, quando lo cerchi con curiosa esitazione, non leggi un rifiuto, ma un invito. "Guarda dove mi trovo. Guarda con chi sto viaggiando."
La comprendi bene quella sua risposta. E per te vale più dell'oceano.
"È una cosa molto carina da dire." 
"Non ti ci abituare." 
Il tuo sorriso saputo lo porta a distogliere lo sguardo, che gli ricade sulla busta al tuo fianco. "Cos'altro c'è lì dentro?" 
Pensa, te ne eri quasi dimenticata. 
"Il mio rimedio passeggero" ammetti con un'alzata di spalle. 
Zoro ti guarda estrarne il contenuto e poggiarti un piatto sulle gambe con un tovagliolo, un cucchiaino e un mandarino. Non dice nulla mentre sbucci il frutto, ma quando ti vede tirare fuori un vasetto di crema al cacao e spalmarne un po' sugli spicchi che hai separato emette un verso disgustato. A lui la cioccolata dà il voltastomaco, non può capire la meraviglia del dolce cremoso che si mescola alla succosa freschezza del mandarino. 
"Non sai che ti perdi." 
"Lieto di non saperlo."
Ti gusti uno spicchio dopo l'altro, mentre lui beve il rum con il viso girato in direzione opposta, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto un verso contrariato in risposta ai tuoi mugugni di apprezzamento.
"Saranno gli zuccheri che ho in circolo" dici a un certo punto, gli occhi rivolti al cielo che inizia lentamente a schiarire, "ma sì, forse c'è qualcosa di buono anche nella tristezza" ti concedi di pensare a me, il gusto leggermente acidulo e dissetante del mandarino ancora sul palato, mischiato al dolce del cacao, "ci ricorda di dare maggiore valore ai bei momenti, rendendoli ancora più preziosi." 
"Mah, vedila così, se ti aiuta." 
Ti fermi con uno spicchio di mandarino vicino alle labbra, fissandolo incuriosita. "Tu non la pensi allo stesso modo?" 
Scuote la testa, osservando l'orizzonte con scrupolosa attenzione malgrado l'assenza di pericoli. "So dare ai bei momenti il massimo valore che si meritano anche senza di lei." 
Non c'è presunzione nelle sue parole. Solo onestà. E autoconsapevolezza. 
È sempre un passo avanti a tutti, pensi con segreta ammirazione. 
"Ne vuoi uno?" 
Zoro ti guarda perplesso, finché non si accorge dello spicchio di mandarino che gli stai tendendo. "Neanche per sogno."
"Prova, magari scopri che ti piacciono di più proprio con la cioccolata."
"Impossibile" arriccia il naso con una smorfia "e non insistere, odio-" 
"Sì, sì" tagli corto al posto suo, "odi chi insiste." 
Ti porti alla bocca lo spicchio che è stato rifiutato, lo sguardo di Zoro che insegue i tuoi movimenti e si ferma sulle tue labbra, lasciando il posto a un'assorta, tranquilla concentrazione mentre lo addenti. 
"Li preferisco al naturale" gli senti dire piano, con voce roca. 
Per un istante smetti di masticare, il respiro interrotto, il battito accelerato, le guance accaldate. La sensazione che non si stia affatto parlando degli spicchi di mandarino ti spinge a guardare da un'altra parte. Non ti è mai capitato di sentirti così, in balia di un disagio piacevole, lusinghiero. Non hai la più pallida idea di come gestirlo. 
"Visto che sembra tutto tranquillo, ti spiace darmi un attimo il cambio?" 
"Il cambio?" mormori distrattamente. 
"Sì, devo pisciare." 
Rilassi le spalle, deglutendo il boccone rimasto in sospeso, sospirando a occhi chiusi. Mai come prima d'ora sei grata ai modi rozzi di Zoro, che ha spezzato all'istante quell'improvvisa, allettante ma pericolosa tensione nata dentro di te. 
"Allora?" 
Ti scappa quasi da ridere. Probabilmente hai frainteso tutto, immaginando qualcosa che non c'è stato. "Vai, vai." 
Non se lo fa ripetere due volte, lasciandoti in sola compagnia di un principio di alba all'estremo orizzonte. 
Rimani lì seduta a osservare il cielo tingersi di luce in lontananza, pensando che quel cambiamento naturale rifletta curiosamente il tuo, e mentre il sole si prepara a sorgere abbracci la tua tristezza, permettendole di abitarti, di prendersi il suo spazio, conscia che lei tramonterà ancora, proprio come quel sole non ancora nato. Ti approfitti della solitudine per pensare, per pensarmi, e finalmente, dopo giorni di forzata negazione, piangi. Sorridi e piangi, chiedendoti se io possa vedere almeno qualche scorcio di ciò che stai vedendo tu in questo tuo viaggio, se io sappia quanto sei felice in compagnia delle persone che hai avuto la fortuna di incontrare. 
Ti vedo, Nami, vedo dove sei adesso, così come ho visto tutti i posti in cui sei stata e vedrò i prossimi in cui porterai i tuoi compagni di ciurma – e anche se non posso fartelo sapere, sono certa che tu sia felice, so che queste persone faranno il possibile per non privarti mai del sorriso. 
Quando Zoro ritorna sulla coffa hai l'impressione che se la sia presa comoda di proposito, ma intuisci che l'abbia fatto per te, per darti modo di sfogare la tua tristezza. Non t'importa di celare le tue lacrime, lasci che continuino a scorrerti silenziosamente sulle guance, certa che lui non le tema, che le rispetterà a una a una, senza invaderle. 
Non sbagli.
Quando sorge l'alba non sei più sveglia già da un po', la testa poggiata alla sua spalla in un declino naturale di cui non ti sei accorta. Lui non accenna a muovere un muscolo per non darti fastidio, rimane lì a farti da sostegno, a te che ti sei addormentata di sasso, russando profondamente a bocca aperta. 
Tu non russi mai, Nami. C'è un motivo preciso se ti sta succedendo ora, un motivo che solo io conosco. Significa che stai particolarmente bene vicino a questo ragazzo, che ti senti al sicuro come non mai, ma forse lo sa anche Zoro, che ogni tanto ha l'impulso di ridere e si trattiene soltanto per non rischiare di svegliarti.
Zoro che col suo animo pesante e pieno di buio vede in voi esuberanti, folli compagni di ciurma la luce che gli permette di non diventare cieco. Che in te identifica il sole che lo fa sentire vivo, qualcosa che un giorno non sarò più la sola delle due a sapere. 
Così come so che finché sarete insieme, a poter contare l'una sull'altro nella gioia e nel dolore, niente potrà spegnervi. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Onda nel silenzio