Non ci vuole tanta forza!

Quel giorno d’estate il campo di addestramento era una distesa di polvere. Il capo istruttore Shadis si aggirava fra i cadetti formando le coppie.

— Braun, con Jaeger. Ackerman: Kirschtein.

Annie fece per avvicinarsi a Berthold: di solito nel corpo a corpo lavoravano insieme. 

— Leonhart! Con Arlert. 

Il volto della ragazza rimase impassibile come sempre, ma le sue spalle si irrigidirono in quello che ad Armin parve un moto di sdegno.

— Pugni e parate. Lavorare! — Furono le uniche indicazioni di Shadis.

Per quanto si sforzasse, Armin non ne parò neanche uno. I pugni di Annie sgusciavano via fra i suoi tentativi di bloccarli e lo colpivano senza tregua. Sembrava che la ragazza ci provasse gusto.

— È inutile, non ci riesco. — Ansimò Armin massaggiandosi una guancia. 

Annie lo scrutò come chi esamina un insetto prima di decidere se schiacciarlo o no.

— È perché io sono più forte di te. — Rispose pragmaticamente.

— Grazie tante, lo so! Tutti sono più forti di me! — Sbottò Armin, con gli occhi enormi frementi di rabbia e umiliazione. Annie indugiò, studiandolo. Poi si guardò intorno: Shadis stava sgridando una coppia di cadetti al lato opposto del campo.

— Lascia perdere quello che ha detto lui. — Fece Annie accennando al capo istruttore. — Se uno ti tira un pugno, non devi fare così. — E mimò una parata energica. 

— In che senso? — Chiese Armin confuso.

— Tirami un pugno. — Armin esitò — Muoviti!

Armin caricò, colpì a vuoto e si ritrovò a terra, con Annie che incombeva su di lui tendendogli dolorosamente il braccio. — Co... come hai fatto?

Annie lo tirò su. — Rifacciamolo, però piano. Tu mi tiri il pugno e io uso la tua forza per sbatterti a terra. 

Armin si portò avanti lentamente, mimando il gesto di colpirla. Annie lasciò che il colpo partisse, gli afferrò il braccio con una mano e il bavero con l’altra, lo strattonò verso di sé e si fermò. Armin era finito in punta di piedi, completamente alla mercè della ragazza. 

— Vedi? Ho rubato il tuo equilibrio usando la tua forza. E adesso ti proietto. — Aggiunse a bruciapelo, mentre con un’oscillazione ampia della gamba spazzava via da dietro quelle di Armin, che cadde di schiena, mentre lei teneva con entrambe le mani il braccio con cui lui avrebbe dovuto colpirla.

Armin era di nuovo a terra, ma questa volta aveva capito. 

— Da qui posso colpirti, vedi? — Spiegò lei. — E tu non ti puoi muovere, perché se ti muovi... — Annie intensificò la tensione sul braccio di Armin — ...io faccio leva e rompo. 

— Ho capito, ho capito! — Armin sgranò gli occhi, spaventato. — Quando la leva fa troppo male, batti una mano per terra e io mi fermo. Capito? — Concluse Annie. Armin non l’aveva mai sentita parlare così tanto. 

— Posso provare? — Le chiese. 

Gli ci vollero diversi tentativi che gli valsero altrettante occhiatacce di Annie, ma alla fine riuscì a farla cadere. 

— Non ci vuole tanta forza! — Sorrise lui. 

— Arlert! Leonhart! Cosa state facendo? — Shadis torreggiava su di loro. — Lavorare!

— Sì, signore! — Armin scattò sull’attenti con aria colpevole.

Annie si rialzò flemmaticamente e si spolverò i pantaloni. Un angolo della sua bocca si sollevò appena.