Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: SeleneMarino    14/03/2024    2 recensioni
A prima vista sembravano sandali, ma fatti di legno e metallo, e sotto la suola avevano… lame?
— A cosa servono? — Chiese un bambino in prima fila.
— A camminare sul ghiaccio. — Rispose Gretel.

Che cosa succederebbe se Jean e Connie provassero dei pattini? Una storia leggera post canon.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conny Springer, Jean Kirshtein, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quasi come volare

 

 

 

Jean si svegliò con i piedi freddi. Il terzo inverno dopo la Battaglia tra cielo e terra aveva immerso il campo dei superstiti in uno strato di ghiaccio e di neve che non accennava a sciogliersi da settimane. Il clima era diventato imprevedibile, dopo la marcia dei Colossali, e non restava che fare scorte di cibo nei mesi più miti e di santa pazienza negli altri. Solo che Jean, di santa pazienza, ne aveva sempre avuta poca. 

Qualcosa di freddo e compatto lo colpì in piena faccia e gli si sbriciolò sgradevolmente addosso. Una testa molto rotonda sbucava, ridendo, dall’apertura della tenda.

— Connie, ma che cazzo! Mi hai bagnato tutto il letto!

— E tu sei sempre il solito viziato. Muoviti, che sono le undici passate! — Una seconda palla di neve volò in direzione di Jean, che stavolta la deviò mandandola a spiaccicarsi per terra.

— Arrivo, zucca vuota. — Si alzò e iniziò a vestirsi.

Avrebbe dovuto essere contento. Certo, stava passando l’inverno più freddo di cui avesse memoria in una tenda gelida e umida, ma a parte questo poteva solo ringraziare di essere vivo e tutto intero, e di avere addirittura degli amici lì fuori.

La verità, però, era che da quando era finita la guerra e i giganti erano spariti un senso di vuoto gli si era insinuato dentro e lui non sapeva come liberarsene. 

Non che gli fosse mai piaciuto granché affettare giganti: avrebbe preferito di gran lunga una bella casa nei sobborghi di Mitras, ma poi le cose erano andate diversamente. Non gli era mai interessato granché nemmeno della politica, e tuttora non capiva come fossero finiti tutti loro a uccidersi a vicenda per motivi così futili. Non era come quel pazzo di Eren, che non vedeva l’ora di morire e infatti ci era riuscito benissimo, che fossero stramaledetti lui e il Fondatore. Tutto per ritrovarsi a tirare avanti in un unico campo della stessa terra devastata: Eldiani, Marleyani, non importava più. Questo almeno era un lato positivo: nel disastro generale era meglio aiutarsi a vicenda che continuare a sbranarsi. 

Ma allora perché sentiva quel vuoto, quella mancanza? Non lo avrebbe ammesso con nessuno, ma gli mancavano gli anni da cadetto e persino quelli con quel Corpo di ricerca che, ormai sinonimo di genocidio, era stato bandito insieme a tutte le sue armi e ai dispositivi di manovra tridimensionale. Ecco che cosa gli mancava. Anche avendone uno, d’altronde, su cosa avrebbe potuto sparare i rampini? Tutto era piatto, fatta eccezione per le tende, qualche edificio di fortuna a un piano solo e gli alberelli che con pazienza i sopravvissuti andavano piantando lì intorno. Ma lui, senza volare, si sentiva schiacciato per terra. Non c’era niente da fare. 

Scacciando questi pensieri, uscì dalla tenda e si guardò intorno: Connie si sbracciava da lontano. Un capannello di gente si era radunato di fronte al magazzino dei rifornimenti. Jean si avvicinò.

— Che cosa c’è? —  Chiese, ancora un po’ imbronciato.

— La squadra rifornimenti ha trovato dei cosi strani! — Rispose Connie, in punta di piedi per vedere meglio attraverso la folla. 

Jean approfittò della sua altezza per sbirciare fra le teste. Hans e Gretel, due giovani marleyani incaricati di orientarsi nella piana desolata scovando rovine qua e là, stavano tirando fuori da un sacco degli oggetti singolari. A prima vista sembravano sandali, ma fatti di legno e metallo, e sotto la suola avevano… lame?

— A cosa servono? — Chiese un bambino in prima fila.

— A camminare sul ghiaccio. — Rispose Gretel.

— Non mi sembra una grande idea. — Mugugnò da dietro un uomo barbuto. 

— Tutti i canali di irrigazione sono ghiacciati da più di un mese e nei campi c’è quasi un metro e mezzo di neve: i pattini sono il mezzo più facile per spostarsi. — Argomentò la ragazza. — Chi vuole provare?

— Ce ne sono di diverse misure. — Aggiunse Hans allungando un paio di quei cosi a una bambina saltellante.

Quasi tutti i ragazzini e qualche adulto curioso seguirono Gretel e Hans verso il canale sul retro del magazzino.

— Muoviti, Jean, andiamo anche noi! — Fece Connie spingendolo energicamente.

Arrivarono sull’argine del canale e si sedettero su un cumulo di neve. Hans passò accanto a loro col sacco in mano, li squadrò come per misurarli, poi rovistò ed estrasse due paia di aggeggi.

— Che cosa ci dovremmo fare? — Chiese Jean con diffidenza.

— Metteteli sotto ai piedi e chiudete le cinghie. — Spiegò sorridendo. — Che fortuna, avete gli scarponi alti! Ex soldati, eh? Stringete bene anche quelli fino in cima, sennò ciao ciao, caviglie. — Aggiunse con disinvoltura.

Connie e Jean eseguirono, poi si fecero strada goffamente fra la neve battuta e provarono a fare quello che aveva detto Gretel: camminare sul canale ghiacciato. Bastarono pochi secondi a ritrovarsi con le chiappe per terra e capire che non si trattava esattamente di camminare. Jean si alzò in ginocchio e si guardò intorno. Quei pochi che sembravano avere idea di che cosa fare sembravano più oscillare che camminare, lasciandosi scivolare in avanti. 

Connie tentò di muovere ancora dei passi, finendo di nuovo per terra. 

Uno spruzzo di ghiaccio polverizzato li investì in pieno.

— E piantala con questa neve, Connie! — Sbottò Jean.

— Non sono stato io. — Rispose Connie assorto guardando al di là dell’amico.

Gretel si era arrestata in un lampo con una curva spezzata, piantando di sbieco le lame a pochi centimetri da loro. Si accovacciò e sorrise. 

— Tiratevi su, vi faccio vedere. — Sollevò un ginocchio, vi fece pressione con entrambe le mani e si rialzò.

I due ragazzi la imitarono e in un attimo furono in piedi. 

— Ginocchia piegate, peso in avanti e piedi a papera. Sì, bravi, così. E adesso spostate il peso a destra e a sinistra, a destra e a sinistra… — Si avviò con una lieve sventolata del suo cappotto rosso. — Tirate gli addominali. — Aggiunse voltandosi. Connie e Jean la seguirono. 

Così era decisamente meglio. Il ghiaccio scivolava sotto di loro, l’aria fredda li accarezzava. Destra, sinistra. Destra, sinistra.
Peso a destra, girare il bacino, lanciare, ritirare. Peso a sinistra, girare il bacino, lanciare, ritirare”. 

— Ma siete sicuri di non averlo mai fatto prima? — Li apostrofò Gretel dopo un po’. — Ora vediamo come si curva. — Prese velocità, fermò le gambe e girò dolcemente a sinistra. — Vedete? I piedi non fanno niente: comandano le spalle. 

“È il bacino che guida. Il resto segue. Rilassate gli addominali e siete morti. Fermo con quelle braccia, Jaeger! Kirschtein, vieni qui e fagli vedere come si fa.” 

Jean si diede la spinta, fermò le gambe e girò le spalle: funzionava.

Sorrise e guardò Connie. Forse era quasi come volare.

 


Nota dell’autrice
Grazie per essere qui!
Come forse avrà capito chi ha qualche annetto sulle spalle, i nomi di Hans e Gretel rimandano ai due protagonisti del romanzo Pattini d’argento.
L'idea che il movimento 3D abbia qualcosa di simile al pattinaggio mi ronzava già in testa da un po’: che dite, ha senso? :)
 

  
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