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Autore: RKM    15/03/2024    3 recensioni
Dopo il secondo mancato avvento, la sfida più difficile per Crowley e Aziraphale è costruire la quotidianità: finalmente insieme nel loro cottage nel Sussex, alle prese con la vita di tutti i giorni, i due scoprono l'importanza di sorprendere il partner giorno dopo giorno.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '50 sfumature di...tartan'
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Crowley ha quasi trovato tutto quello che aveva in mente ma si sta lasciando ispirare dagli allestimenti del negozio per nuove idee. Torna da Debbie in cassa.

 

“Mi piacerebbe mettere delle lanterne in giardino, creare un percorso o dei punti luce”, inizia Crowley, ripensando al vialetto illuminato a casa dei Dowling che gli ha sempre fatto molto effetto. L’attenzione del demone viene attirata da uno stand con dei portachiavi e inizia a giocherellare con un serpente nero dagli occhi rossi, attaccato ad un piccolo moschettone.

 

“La trovo un’idea bellissima per valorizzare un’area verde. Ha un giardino molto grande?”.

 

Crowley sta per rispondere ma si ferma all’improvviso e la punta della sua lingua sbuca appena tra gli incisivi: “Sta arrivando! Non deve vedermi qui, altrimenti mi rovinerà la sorpresa!”.

 

“Chi sta arrivando?”, chiede Debbie, turbata dall’improvviso cambio di tono del cliente.

 

“Il mio...la persona a cui voglio fare la sorpresa”, dice Crowley, abbassandosi sotto il bordo del bancone.

Il demone ha ragione: la sagoma beige di Aziraphale solca l’ingresso del negozio, salutando con calore all’indirizzo degli avventori. Sembra non aver notato Crowley.

 

“Debbie, mi aiuti! Non deve vedermi!”. Crowley si inginocchia dietro un divanetto in rattan e spia verso l’ingresso.

 

“Non si preoccupi! Ci penso io! Lei torni nella corsia delle luci da esterno”: Debbie va incontro ad Aziraphale sorridendo, divertita e curiosa di conoscere il destinatario delle attenzioni romantiche di quel cliente tanto buffo.

 

Crowley sguscia via, cercando di mettere quanta più distanza possibile tra sé e Aziraphale. “Maledizione, angelo...di tutti i negozi che ci sono, dovevi entrare proprio qui?”, sbuffa il demone con un ghigno, chiedendosi cosa ci faccia Aziraphale in un negozio del genere: il giardinaggio e i lavori di fatica in generale non sono mai stati di suo interesse.

 

Debbie va incontro ad Aziraphale con il suo miglior sorriso da venditrice: “Buongiorno...come posso aiutarla?”, chiede, inclinando la testa da un lato.

Aziraphale si illumina vedendo la ragazza venirgli incontro: “Buongiorno a lei! Mi ha mandato qui Danny, un uomo delizioso che lavora nel negozio di animali più avanti. Ha detto che posso chiedere a voi!”, chiede l’angelo, gesticolando con le mani in un modo molto simile a quando interpreta il Magnifico Mr. Fell e si prepara a far comparire Harry fuori da un cilindro.

 

Debbie rimane immediatamente conquistata dagli occhi chiari e pieni di entusiasmo dell’angelo: “Va bene! Mi dica pure cosa le serve”.

 

“Sto cercando della fibra di cocco, credo si chiami così”.

 

“Certamente! Per cosa le serve?”.

 

Aziraphale abbassa la voce e parla con tono cospiratorio, eccitato come una ragazzina: “Sto allestendo un terrario per ospitare un serpente del grano!”.

A qualcun’altro Aziraphale potrebbe sembrare un po’ inquietante in quel frangente ma Debbie è abituata a vedere clienti di tutti i tipi ed è ben disposta verso di lui per via della conversazione gradevole avuta fino a quel momento con Crowley: “Benissimo! Mi segua pure, le mostro cos’abbiamo!”.

 

Nel tragitto verso la corsia, i due scambiano convenevoli e Aziraphale spiega che il terrario che sta preparando è una sorpresa. Gli occhi di Debbie si spalancano: “E’ una sorpresa per qualcuno di...speciale?”.

Le dita di Aziraphale si intrecciano strette e si accarezzano: “...sì!”, esclama, sorridendo a 32 denti.

 

Debbie è eccitatissima: la mattinata le sta regalando un po’ di pettegolezzi da scambiare con i colleghi e soprattutto tanta ma tanta tenerezza. Guida Aziraphale di fronte alla corsia dei substrati per i vasi e lo consiglia, per poi portare in cassa un grosso sacco da 5 kg di fibra di cocco.

 

Mentre batte il codice prodotto in cassa, non sfugge a Debbie che Aziraphale sta giocando distrattamente con uno dei portachiavi appesi sullo stand di fianco a lei: un serpente nero.

 

“Le piace? Lo prenda pure, glielo regalo!”.

 

“Dice sul serio?”: gli occhi di Aziraphale brillano deliziati e quando Debbie annuisce, lui la ringrazia con calore. “Signorina, lei è davvero un angelo”.

 

Dopo che l’angelo – quello vero – lascia il negozio, Crowley torna al bancone e si rivolge di nuovo a Debbie: “Che cos’ha comprato il mio…”.

Debbie si volta a guardarlo, maliziosa: “Il suo compagno?”.

“Ngk-”: gli zigomi di Crowley prendono immediatamente una sfumatura purpurea.

“Non credo di poterglielo dire ma ha parlato di una...sorpresa”, continua lei, sempre più divertita.

 

Le iridi del demone si allargano dietro alle lenti scure: “Una sorpresa?”.

 

“Sì. Per lei”.

 

Crowley si sente il petto esplodere dallo sciame di farfalle che iniziano a sbattere le ali tutte assieme: il suo angelo gli sta preparando una sorpresa. A lui. A un demone. Al demone che vive con lui, con cui mangia, con cui dorme.

Crowley non sa se potrà mai fare l’abitudine a queste attenzioni e in fondo non gli importa: si sente solo stupidamente felice.

 

Il demone si schiarisce la voce: “Benissimo. Dunque, vorrà dire che mi impegnerò di più con la mia sorpresa”.

Debbie sorride incantata: questi due uomini tanto strambi e tanto diversi tra loro si amano da pazzi, è palese. Le sembra di essere stata catapultata in una commedia romantica e vuole contribuire alla loro felicità, in qualche modo. “Conti pure su di me!”, esclama infine.


 

Crowley sta caricando tutti i suoi acquisti nella Bentley. Sul sedile posteriore, di fianco ad anonime scatole di cartone, ben chiuse con del nastro da pacchi, fa bella mostra di sé una meravigliosa Monstera adansonii, dalle foglie enormi e costellate di asole, che donano loro l’aspetto di fette di formaggio svizzero.

 

Crowley è’ molto soddisfatto: ha trovato tutto quello che cercava e ben di più. Si sfrega i palmi delle mani come a spolverarli e si guarda intorno: non resta che raggiungere Aziraphale al ristorante. Il demone s’incammina con le mani nelle tasche.

 

Strada facendo, Crowley passa davanti all’erboristeria e un pensiero gli attraversa rapido la mente: Aziraphale avrebbe voluto prendere qualcos’altro ieri. Il demone ghigna malizioso, mentre fa una piccola deviazione per infilarsi nell’ingresso del negozio.

 

Aziraphale è seduto ad un tavolino fuori dal ristorante dove si è dato appuntamento con Crowley. Una piccola rosa rossa è adagiata in un vasetto dalla base quadrata. Una bottiglia di vino e due calici attendono sul tavolo. Gli orli della tovaglia bianca ondeggiano piano, mossi non dal vento, ma dal ginocchio ballerino dell’angelo che attende ormai da un po’.

 

Aziraphale ha ordinato degli stuzzichini e il cameriere gli ha portato un piattino rettangolare costellato di olive verdi, cubetti di formaggio infilzati pigramente con un paio di stuzzicadenti, cetriolini e piccole fette tozze di un qualche salame d’importazione. L’angelo mangia distrattamente e ogni tanto lancia un mugolio soddisfatto.

 

Crowley lo vede da lontano e sente lo stomaco stringerglisi. Si schiarisce la voce, si tira su con la schiena e si approccia al tavolo con la propria falcata più seducente. Aziraphale lo sente e apre gli occhi, notandolo: un sorriso gli illumina il volto, mentre si alza in piedi per salutare l’amato.

 

“Ciao, angelo”, saluta Crowley, con la sua voce più calda, colorata di sfumature color bronzo.

Aziraphale sente le sue interiora farsi liquide e colargli fin nelle dita dei piedi: “Mio caro...vieni, siediti pure”, aggiunge felice, indicando la sedia di fronte a lui con un gesto della mano destra.

 

“Ti ho preso una cosa”: Crowley appoggia sul tavolo una borsa di carta con il logo dell’erboristeria, con un piccolo tup.

 

“Che cos’è?”, chiede Aziraphale, guardando ora lui, ora la borsa.

 

“Una cosa che avevi notato ieri”, soggiunge il demone, sedendosi e allungando una mano verso la bottiglia di vino; versa da bere per l’angelo e per sé, mentre Aziraphale mette curioso una mano nella borsa.

 

“Oh, Crowley! Non dovevi!”, esclama Aziraphale contento, estraendo un bel pezzo di sale rosa dalla borsa. E’ una lampada, corredata di supporto di legno e di un lungo cavo bianco, annodato da un chiudipacco, anch’esso bianco.

 

Il demone osserva di sottecchi il compagno di dormite che soppesa l’oggetto e ne accarezza le venature bianche: un brivido gli scende tra le scapole, quando nota come le dita dell’angelo seguano i contorni spigolosi del blocco di sale. Ruba un sorso di vino dal bicchiere, mentre l’usuale rossore gli si cosparge sugli zigomi. “Un piccolo presente per il mio angelo preferito”.

 

“Oh mio caro”, s’intenerisce Aziraphale. L’angelo rimette la lampada nella borsa e la sistema sulla sedia al suo fianco. “Più tardi avrò modo di...ringraziarti a dovere”, lo imbecca, con un luccichio malizioso negli occhi.

 

“Ngk!”: Crowley quasi si strozza con il sorso di vino che stava cercando di inghiottire.

 

“Santo cielo caro, cerca di non discorporarti proprio oggi!”, lo stuzzica ancora l’angelo.

Crowley ridacchia, cercando di non morire. Non oggi.

 

§ § § § § § §

 

Non appena la Bentley s’infila agile nel vialetto d’ingresso, Aziraphale nota dallo specchietto retrovisore un furgone che parcheggia appena fuori dal loro cancello. Svicolando, scende subito dall’auto e va incontro all’autista, che sceso dal furgone, sta leggendo qualcosa da un plico di fogli bianchi pinzati assieme.

 

Crowley fa finta di niente e allunga un occhio verso lo specchietto, sbirciando a sua volta: è un furgone grigio e azzurro, gli ricorda qualcosa che hanno visto di recente. Soppesa per un attimo le opzioni: andare a curiosare e cercare di scoprire la sorpresa dell’angelo? Correre a nascondere nella serra i pacchetti che ha comprato?

 

Alla fine, per quanto muoia dalla voglia di sapere cosa stia combinando l’angelo, il demone decide che non sarebbe giusto rovinare la sorpresa che gli sta preparando: con un solo movimento fluido, Crowley esce dalla Bentley e si prepara a scaricare i suoi acquisti.

 

I due passano il pomeriggio separati, sempre secondo il loro tacito accordo di non interferenza: hanno deciso subito, non appena messo piede nel loro cottage nel Southdowns, che avrebbero ritagliato spazi privati che l’altro avrebbe rispettato. Avendo passato l’eternità vivendo in buona parte da soli, era sembrata a entrambi una soluzione sensata per evitare di esacerbare conflitti inutili e rischiare di rovinare il loro idillio.

 

Crowley si mette subito all’opera, tirando fuori tutti i suoi acquisti dalle scatole e disponendoli sul lungo tavolo nella serra. La creatività inizia subito a guidare le sue azioni e il demone vede già il risultato davanti agli occhi.

 

Anche Aziraphale si mette subito all’opera: dopo aver fatto portare tutte le scatole nel proprio studio e aver dato una generosa mancia al corriere, si è chiuso la porta alle spalle e si è tolto lo spolverino, pronto a sporcarsi le mani.

In fondo, non può essere una cosa così complicata: gli umani costruiscono e assemblano in continuazione, fin dalla notte dei tempi.

 

L’imbrunire sta scurendo il pomeriggio.

Crowley si frega le mani, soddisfatto: le luci delle candele si riflettono nelle sue pupille sottili, mentre osserva la propria opera, in piedi, con le mani sui fianchi.

Pensa che decisamente si merita una bella lavata. Prima però, decide di avvisare Aziraphale che ha in serbo qualcosa per lui.

 

I passi del demone rimbombano nella casa in penombra, mentre questo si dirige verso lo studio di Aziraphale. La grande porta a vetri, a doppio battente, è illuminata dall’interno ma il vetro smerigliato nasconde alla vista i dettagli di quanto avvenga all’interno della stanza.

Crowley bussa piano alla porta dello studio: non gli sembra opportuno entrare.

 

La voce titubante di Aziraphale, un gran trapestio, rumore di qualcosa che cade malamente e quella che sembra quasi essere un’imprecazione arrivano alle orecchie del demone, che non fa nemmeno in tempo a razionalizzare: una delle eleganti maniglie in stile liberty si abbassa e la porta corrispondente si apre appena, giusto uno spiraglio. Aziraphale ha i capelli arruffati e i vestiti stropicciati e sembra affaticato: “Crowley, caro...tutto bene?”.

 

“Io sì, angelo...tu, invece…? Hai bisogno di una mano?”. Crowley fa per allungare il collo ma Aziraphale alza una mano, nervoso: “Va tutto a meraviglia”, insiste l’angelo.

 

“Va bene, certo. Volevo solo dirti…”.

 

“Cosa, caro?”, chiede Aziraphale con un sorriso tirato.

 

“Ecco, pensavo...avrei preparato una cosa e...vorrei…”: il demone s’interrompe, incerto su come spiegare ad Aziraphale quello che ha in mente.

 

“Hai...hai preparato qualcosa?”: la voce dell’angelo tradisce una nota di stupore.

 

“Sì, io...ho...ho una sorpresa per te”.

 

L’angelo guarda Crowley a bocca aperta: Crowley ha preparato una sorpresa per lui? Gli occhi di Aziraphale si addolciscono e un sorriso timido gli piega le labbra. “Che tipo di sorpresa?”, chiede infine con voce dolce.

 

“Beh, è una...sorpresa”, ridacchia il demone, abbassando lo sguardo.

 

I due ridacchiano. Crowley riprende a parlare.

 

“Che ne dici di trovarci in salotto fra una mezz’ora?”.

 

“Va benissimo!”, esclama l’angelo con entusiasmo.

 

“Bene. Allora...a dopo”.

 

Crowley si volta e si allontana. Aziraphale chiude la porta dello studio, felice; il suo entusiasmo però si spegne subito quando osserva le pietose condizioni in cui il suo studio è ridotto: il mobiletto giace obliquo nel mezzo, incapace di mantenere un equilibrio e le ante si chiudono sbilenche, per via delle cerniere registrate male; il terrario è un rigurgito di arredi, con il tappetino che non vuole saperne di stare piatto e si arrotola malissimo, ribellandosi persino alla forza di gravità; le sonde del termometro sbucano da posti dove non dovrebbero stare; lo spruzzino rotola macilento in un angolo, sopraffatto e incapace di stare dritto; c’è fibra di cocco ovunque, compresi in posti tra i vestiti di Aziraphale dove lui giurerebbe non potrebbe proprio entrarci. Eppure…

 

L’angelo si mette le mani tra i capelli, disperato: niente di quello che aveva in mente sta andando secondo i piani e adesso ha mezz’ora per rimettere a posto tutto e dare una parvenza di serietà alla propria sorpresa. Cosa fare?

 

L’angelo sbuffa, rassegnato, le spalle cadenti: voleva a tutti i costi fare questa cosa alla maniera degli umani, senza usare miracoli ma decisamente va oltre le sue possibilità.

Aziraphale unisce tre dita della mano destra e con un movimento di polso esegue un miracolo: ora il mobiletto si erge dritto sulle proprie quattro rotelle, con le ante perfettamente dritte; sopra di esso, il terrario, con tappetino, igrometro, termometro e sonde in posizione, nonché tutte le varie tane e tronchi al loro posto; un bello strato di fibra di cocco copre il tutto; il libro e tutte le varie ed eventuali sono all’interno, in ordine, sui ripiani del mobiletto.

 

L’angelo fissa la propria opera soddisfatto, con le mani sui fianchi e il mento in alto: ora sì che si comincia a ragionare; esce dallo studio sorridendo e si prepara per l’appuntamento con il suo amato.

 

Aziraphale fa il suo ingresso in salotto: i riccioli biondi sono di nuovo impeccabili e si è cambiato d’abito, indossando un completo che sfodera nelle – ormai rare – uscite di gala, di un color tortora chiaro, abbinato ad una camicia bianca e ad un papillon tartan in pendant.

 

Crowley è in piedi e gli da le spalle, sorseggiando distrattamente un rosso nel tentativo di calmarsi: è buffo come si conoscano da così tanto tempo, vivano insieme ormai da qualche mese eppure ancora gli vengano le farfalle nello stomaco al pensiero che faranno qualcosa di bello, insieme.

 

Aziraphale si schiarisce la voce e Crowley si volta verso di lui: il suo volto, privo degli occhiali, si distende in un’espressione di ammirazione, mentre con gli occhi vaga sulle forme dell’angelo. Improvvisamente il demone si sente la bocca secca.

 

Anche l’angelo è molto colpito dall’outfit di Crowley: il demone ha scelto un look total black, con un completo lucido, la giacca con i risvolti in raso e la camicia satinata, che balugina appena quando Crowley si muove per la stanza.

 

“Angelo...stai benissimo”, sussurra Crowley, con un filo di voce.

 

Aziraphale abbassa lo sguardo, arrossendo appena: “Anche tu stai davvero bene. Ti dona molto quel completo”.

 

“Ngh-”: il demone si schiarisce la voce e guarda altrove, completamente porpora in volto.

 

Aziraphale copre la distanza tra loro e prende tra le sue la mano libera di Crowley, che abbassa lo sguardo e osserva le dita dell’angelo che accarezzano il dorso della sua mano. Gli occhi dei due si incontrano; il demone sorride, svuota in un sorso il bicchiere e riacquista un po’ di coraggio.

“Pronto, angelo? Ti porto in un bel posto stasera”.

 

“Sono sempre pronto per andare con te, Crowley, dovunque tu voglia”.

 

Dovunque io voglia. Il demone si sente girare la testa a queste parole. Quante volte le ha dette lui stesso all’angelo e questi si è sempre schermito; ora invece, è proprio Aziraphale a dirle con nonchalance.

 

“Vieni con me, allora”: Crowley conduce l’angelo in cucina e i due si fermano vicino al tavolo.

 

Aziraphale guarda Crowley interrogativo e il demone si posiziona di fronte a lui e gli prende le mani tra le sue: “Angelo, devo chiederti una cosa e ho bisogno che tu la faccia”.

 

Aziraphale annuisce e Crowley continua: “Dovresti chiudere gli occhi e lasciarti guidare da me”.

 

L’angelo è un po’ interdetto: “Chiudere...gli occhi?”. Aziraphale non ama non avere il controllo della situazione e si irrigidisce un poco alla richiesta del demone.

 

“Sì. So bene che tu...non ami lasciare il controllo agli altri ma prometto che sarà per poco...soprattutto, prometto che ne vale la pena”.

 

Aziraphale fissa gli occhi dell’amato e vi trova solo fiducia, sincerità, forse un po’ d’apprensione ma soprattutto tanto amore; si decide così ad accettare. “Va bene”, risponde sorridendo e chiudendo gli occhi docile.

 

Crowley è sollevato e felice: stringe le mani di Aziraphale e il tono della sua voce si alza, sulla scia dell’entusiasmo. “Perfetto, così va benissimo. Ora vieni con me. Ti tengo io”.

 

Camminando all’indietro per poter continuare a stringere le mani dell’angelo, Crowley conduce entrambi fuori dalla porta finestra, sul portico posteriore; facendo attenzione, fa scendere all’angelo i gradini del portico e i due camminano sull’erba, già umida nel fresco della sera.

Girato l’angolo della casa, da dietro le palpebre chiuse Aziraphale intravede un chiarore indistinto e si chiede cosa lo aspetti.

 

Ad un certo punto, Crowley spinge le mani di Aziraphale, facendogli capire che deve fermarsi: l’angelo esegue docile la richiesta del demone e smette di camminare. Crowley scioglie l’intreccio delle proprie dita sulle mani dell’angelo e si posiziona al suo fianco, cingendogli la schiena con un braccio.

 

“Ecco angelo, ora puoi aprire gli occhi”.

 

Aziraphale apre piano gli occhi e quello che vede non è paragonabile a niente che possa aver mai immaginato, pensando ad un appuntamento romantico con Crowley.

Per tutto il giardino sono sparse lanterne bianche, di ferro battuto, di diverse dimensioni, con dentro grosse candele bianche, tutte accese. Agli alberi sono appesi fili di piccole lucine colorate che si accendono e si spengono piano, alternate.

 

In mezzo a tutto questo, una struttura di legno con un pianale, quattro travi verticali e quattro travi orizzontali staziona, decorata di luci calde che scendono disordinatamente e si accendono e spengono ritmicamente, mosse appena dal vento. Sul pianale, una coperta in fantasia tartan e quelli che sembrano essere cuscini da giardino, semi rigidi, fatti apposta per sedersi e godersi un picnic senza stare scomodi, in diverse fantasie. Un tavolino rotondo di vimini con un cestello pieno di ghiaccio, una bottiglia e due bicchieri sta esattamente nel mezzo. Un cestino da picnic giace in un angolo. Altre lanterne più piccole, di fianco alle travi, completano la scena.

 

Aziraphale sgrana gli occhi, la bocca semiaperta e la meraviglia gli ruba la voce; una mano si alza a cercare Crowley e lo trova, appoggiandosi sul suo petto; per tutta risposta, il demone lo stringe a sé e lo porta a voltarsi verso di lui. I due si guardano negli occhi.

 

“Oh, Crowley…”. L’angelo non sa da dove cominciare: è rimasto senza parole dalla bellezza dell’allestimento e dal romanticismo dell’idea.

 

“Angelo…”. Il demone guarda Aziraphale e lo trova bellissimo, nella luce tremolante delle candele e nei bagliori delle lucine da esterno; alza una mano per accarezzargli una guancia e l’angelo chiude gli occhi, godendo del tocco delicato.

 

I due si prendono per mano e si dirigono infine sotto il gazebo virtuale, accomodandosi sui cuscini. Aziraphale continua a guardarsi intorno, colpito, mentre Crowley stappa con un botto la bottiglia di champagne e versa le bollicine nei due calici; i due brindano e sorseggiano insieme, guardandosi negli occhi.

 

Dopo qualche minuto, Aziraphale infine esclama: “Sembrano quasi delle lucciole!”.

 

Crowley sorride inorgoglito: “Dici sul serio?”, chiede divertito.

 

“Assolutamente”, replice l’angelo, sorridendo felice.

 

Crowley si schiarisce la voce: “Angelo, tu dici di non ricordarlo, ma questa notte, a quanto pare, tu hai sognato delle lucciole”.

 

Aziraphale sgrana gli occhi: “Come puoi saperlo?”.

 

“Perchè lo hai detto”, spiega il demone, con un ghigno. “Hai proprio detto qualcosa tipo ‘Ci sono le lucciole’!”.

 

L’angelo si porta una mano al volto: “Non ne avevo idea, proprio no!”.

 

“Beh, io sì e mi sembrava giusto celebrare il tuo primo sogno...rendendolo realtà”, conclude Crowley, con un gesto teatrale delle mani, che si alzano e si aprono a indicare tutto quel che c’è intorno a loro.

 

Aziraphale sente che il proprio cuore potrebbe balzargli fuori dal petto e galoppare via, lontano da tutto e da tutti, su nel cielo, fino alle stelle. La sorpresa che ha immaginato lui per il demone impallidisce al confronto di una tale dichiarazione. Il mio primo sogno reso realtà. L’angelo avrebbe mille parole da condividere con il demone, ma alle labbra non ne affiora nemmeno una e si limita così a fissare Crowley in silenzio.

 

I due bevono lo champagne, troppo avviluppati nelle loro emozioni per poter parlare.

 

Dopo qualche minuto è Crowley a rompere il ghiaccio: “Ti va di mangiare qualcosa?”.

 

“Oh sì, ti prego!”.

 

Crowley si allunga verso il cestino da picnic e lo tira a sé: “Ti dovevo un picnic dal…”.

 

“...dal 1967 caro. Me lo ricordo”, gli fa eco Aziraphale.

 

Il demone arrossisce appena: “Sono passati solo poco più di 50 anni...non è che sto andando troppo veloce?”, suggerisce con un ghigno malizioso.

 

Crowley!”, lo sgrida Aziraphale, arrossendo a propria volta; ridacchia imbarazzato e prende dalle mani del demone il cestino per il picnic.

 

I due mangiano, seduti vicini e imboccandosi a vicenda. Aziraphale si congratula con Crowley per la scelta degli alimenti e il demone ribatte che non ha preparato niente e che semmai bisognerà ringraziare la rosticceria. L’angelo ride e Crowley si sente come le tutte le stelle del cielo stiano danzando intorno a loro.

 

Dopo mangiato, i due si sdraiano uno a fianco all’altro e osservano le luci scosse dal vento, fantasticando su come possano trascorrere l’estate imminente e facendo piani per quella struttura, pensando che potrebbero anche farne un gazebo vero e proprio. Ogni tanto i due si accarezzano piano a vicenda: i capelli, il viso, il petto, lo stomaco.

 

Aziraphale si fa più vicino a Crowley, che lo stringe a sé e lo culla piano, accarezzandogli la testa. L’angelo lo abbraccia e chiude gli occhi, pensando che sarebbe proprio bello addormentarsi così, al fianco di Crowley, sentendosi protetto e al sicuro, proprio come i due serpenti nella foto che ha visto quel pomeriggio. Si ripromette di chiamare l’allevamento l’indomani stesso, mentre senza esserne consapevole sta già scivolando nel sonno, cullato dal rimbombo ritmico del cuore di Crowley, che batte piano nella sua cassa toracica.

 

Crowley accarezza la testa dell’angelo e sente che sta cedendo il passo al sonno; chiude gli occhi e sorride: sarà bello ascoltarlo dormire anche stanotte, tra lo stormire delle fronde e la brezza leggera.

   
 
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