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Autore: Emma Speranza    21/03/2024    0 recensioni
Il Ministero è caduto, le lettere di convocazione al Censimento per i Nati Babbani sono state inviate e quando Lydia Merlin riceve la sua, sa che è arrivato il momento di nascondersi. Ma una lezione che ha imparato durante i sette anni ad Hogwarts è che i suoi piani non vanno mai come dovrebbero.
Un incontro fortuito con un ex compagno di scuola ed un bambino troppo chiacchierone le ricorderanno che la fuga non è un’opzione, e che in un mondo magico che ha dimenticato cosa sia l’umanità e la pietà, c’è ancora qualcosa per cui vale la pena combattere.
Una storia di sopravvivenza, ingiustizia e dei mostri che si annidano nei luoghi più oscuri.
Dall'Epilogo:
​«Corri!»
Lydia sapeva che era arrivata la loro fine.
Nulla li avrebbe salvati.
Sfrecciò in mezzo ad un gruppetto di anziane signore, che reagirono lanciandole imprecazioni che mal si addicevano a delle così adorabili nonnine.
«Scusate, scusate!»
E ovviamente Lance perse tempo a cercare di farsi perdonare piuttosto che correre per salvarsi la vita.
Genere: Avventura, Guerra, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Vari personaggi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 34
Piume di cenere
 


Era tutto pronto.
Gli ultimi giorni erano stati concitati. Lydia non voleva lasciare nulla al caso. Lei e Blake avevano passato notti insonni valutando ogni minima eventualità, alla ricerca di quel piano perfetto che li avrebbe portati fuori dal Paese. Solo che il piano perfetto non esisteva. Avevano discusso a lungo su quanto accaduto alla spiaggia, sapevano entrambi che il trafficante avrebbe potuto venir meno alla sua promessa e denunciarli al Ministero come aveva dimostrato di aver fatto più volte in passato. Avevano valutato ogni opzione alternativa. Ma per quanto si sforzassero di cambiarlo, erano sempre costretti a tornare al piano originale. Era l’unica soluzione possibile. Tutte le altre vie erano impraticabili o avrebbero comportato rischi maggiori per tutti loro.
Sarebbero dovuti passare da quella spiaggia, che lo desiderassero o meno.
Lydia non sopportava l’idea. La nausea l’assaliva quando ripensava a tutto ciò che avevano visto nel magazzino. La notte, durante le poche ore di sonno che si concedevano, sognava di ridurre in cenere ogni singolo centimetro di quel luogo, e tutto ciò che esso rappresentava.
«La lettera è pronta.»
Lydia risollevò lo sguardo dalle carte sparse sul tavolo per focalizzarsi su Blake, che stava rientrando nell’appartamento.
«Non mi hai ancora detto che cosa hai scritto.»
Lo sguardo di Blake divenne sfuggente. «Non ha importanza.»
«Certo che ha importanza!» esclamò Lydia «Se la lettera non funziona tutto il nostro piano andrà in fumo!»
«Funzionerà.» replicò Blake, con una sicurezza tale che Lydia si ritrovò a credergli «Ti assicuro che mio padre uscirà di casa appena la leggerà.»
Lydia annuì. «Ricapitoliamo. Appena tuo padre se ne va, noi entriamo - hai ripassato gli incantesimi spezza maledizioni, vero? - prendiamo tua madre e ce ne andiamo il prima possibile. Se incontriamo Ally sai cosa fare.»
«Ci Smaterializziamo direttamente alla spiaggia e alle undici prendiamo la nostra Passaporta.» concluse Blake, ripetendo a pappagallo. Erano giorni interi che replicavano sempre le stesse frasi. Eppure a Lydia sembrava non bastare. Sapeva benissimo quanto i piani fossero destinati a cambiare. Sempre. Ma questa volta non dovevano lasciare che accadesse. Se fossero stati attenti, se avessero seguito alla lettera le istruzioni, allora c’era una possibilità che per una volta nella vita tutto sarebbe andato come doveva andare.
«Alle undici e un minuto sarete in Francia.» concluse Lydia.
«Vorrai dire ‘saremo’.» la corresse Blake.
Ecco. Avevano parlato per ore intere nei giorni precedenti. Del piano, degli orrori che avevano visto in quel magazzino, del loro passato, di qualsiasi cosa tranne del futuro. Lydia aveva tentato di evitarlo in tutti i modi. Ma si accorse che il tempo stava per scadere e non avrebbe potuto rimandare oltre. «Sarete.» replicò infine, cercando di imprimere sicurezza nella propria voce «Ci ho pensato, Blake. Non posso venire con voi. La mia famiglia è qui.»
«Ma l’hai detto tu stessa: la tua famiglia è al sicuro! E poi potrà raggiungerci in Francia e sarete finalmente liberi di tornare a vivere. Insieme.» Da come pronunciò l’ultima parola, Lydia comprese che includeva anche se stesso in quell’insieme.
Lydia sospirò e si sfregò la fronte. Era stanca. Più stanca di quanto avrebbe mai ammesso. La tensione, le poche ore di sonno e tutto il carico emotivo degli ultimi giorni, anzi, delle ultime settimane, pesavano come un macigno sulle sue spalle. La verità era che quell’idea l’allettava. Non poteva negarlo. A volte, durante le lunghe ore di preparazione con Blake, aveva immaginato cosa potesse significare per lei raggiungere la Francia.
Libertà. Pura ed assoluta.
Una libertà che non aveva più potuto provare dall’inizio della guerra e forse da prima ancora. In quei momenti osava immaginare di camminare nelle vie di Parigi, senza doversi nascondere, senza dover temere per la propria incolumità e quella della sua famiglia. I suoi genitori avrebbero potuto crearsi una nuova vita, senza la paura costante di perdere la loro stessa figlia. E Lydia immaginava che anche sua nonna potesse trovare un luogo di pace in quel nuovo Paese, per quanto si rendesse conto fosse un’utopia.
E poi ci sarebbe stato Blake.
Non poteva dire di averlo perdonato, anni di rancore non potevano essere cancellati in così poco tempo, però, nel breve periodo che avevano trascorso insieme, Lydia si era accorta di non odiare la sua presenza. Di aver trovato con lui un’affinità che non avevano provato nemmeno quando stavano insieme. La loro collaborazione funzionava, non aveva senso negarlo. E una piccola parte di lei si chiedeva dove sarebbero potuti arrivare insieme.
Poi si ricordava di lui.
Di Lance.
E tutti i pensieri precedenti le sembravano infantili.
Perché lei aveva già una vita in Inghilterra. Una che era riuscita a costruirsi durante la guerra, nonostante la paura e il terrore. Una vita composta da una famiglia un po’ disfunzionale ma comunque piena d’amore. Da alcuni bambini che a volte erano troppi e troppo rumorosi, ma a cui Lydia voleva talmente tanto bene che quando pensava a loro le mancava l’aria.
Un prurito al collo la risvegliò dai suoi pensieri.
Si grattò il collo distrattamente. Quando riaprì la mano la trovò coperta da gocce di sangue.
«Maledizione.» imprecò con un sospiro. Riposizionò la mano sulla ferita dietro alla nuca mentre con l’altra cercava un fazzoletto con cui tamponarla.
Blake le porse un asciugamano. «Forse dovremmo davvero fare un salto al Pronto Soccorso.»
«No.» replicò immediatamente Lydia «Te l’ho già detto. Non ho intenzione di rischiare di farci catturare solo per uno stupido graffio.» Posizionò l’asciugamano sulla testa, cercando di mascherare la fitta di dolore che il gesto le provocò. Ecco un’altra cosa che avevano scoperto. Le ferite causate da frammenti di vetro erano difficili da curare senza punti di sutura o pozioni. E visto che lei e Blake non avevano a disposizione né gli uni né gli altri, il taglio aveva la brutta tendenza di riaprirsi a intervalli quasi regolari. La notte prima, Lydia si era svegliata da un incubo e aveva trovato il cuscino completamente intriso di sangue. Potevano solo sperare che non si infettasse.
«L’unica consolazione è che devi pazientare solo fino a domani.» disse Blake «Ho sentito dire che i dottori francesi sono tra i migliori al mondo.» Un sorrisetto sghembo si allargò sulle sue labbra, facendogli meritare l’asciugamano che Lydia gli gettò in faccia. Blake ridacchiò, prese il disinfettante dal ripiano della cucina e si avvicinò a Lydia «Dai, fammi vedere.»
Lydia sapeva che era inutile ribattere. Soprattutto se non voleva ritrovarsi con un’infezione mortale in testa. Piegò la testa in avanti e spostò i capelli su una spalla. Trasalì quando il disinfettante venne in contatto con il suo taglio, poi Blake cominciò a massaggiare la zona circostante con una delicatezza che le distese i nervi.
«Non ti ho ancora ringraziata.» Lydia sentì il respiro di Blake carezzarle il collo.
«Per cosa?»
«Per avermi aiutato.»
«Hai salvato la mia famiglia. Ti dovevo un favore.» rispose Lydia, sulla difensiva.
«Non penso che sia per quello. O almeno, non del tutto.»
Lydia si irrigidì. Con un gesto secco si sistemò i capelli, sfuggendo dal tocco delicato di Blake «Ho accettato di aiutarti solo per ripagare il mio debito. Niente di più.» Si alzò dalla sedia e si avvicinò al piccolo camino della sala. Prese l’attizzatoio per muovere le braci e permettere ad una nuova fiammella di prendere vita.
«E va bene.» capitolò Blake «È il motivo per cui hai deciso di aiutarmi. Ma non è quello che ti ha fatta restare.»
Lydia riposizionò l’attizzatoio accanto al camino. «E perché sarei rimasta, secondo te?» chiese in un sussurro. Si stava cacciando in un guaio, lo sapeva.
«Perché stai ancora pensando alla mia proposta. Dici di voler restare ma in realtà tu vuoi venire con me.»
«Quando stavamo insieme non ti sei mai neanche sforzato di comprendere i miei sentimenti, e adesso pretendi di sapere cosa sto pensando.» Lydia incrociò le braccia. Un patetico tentativo di impedire a Blake di mettere a nudo la sua anima.
Perché sapevano entrambi che le sue parole corrispondevano al vero. La notte era scesa, mancavano solo poche ore alla fuga, eppure lei non aveva ancora preso la sua decisione definitiva. Continuava a ripetersi di dover rimanere. Ma una parte di lei la implorava di lasciarsi tutto alle spalle e partire con Blake e sua madre. Crearsi una nuova vita, una in cui poteva essere semplicemente chi voleva, senza aver paura di essere giudicata, o incompresa, o scacciata.
 «Ero uno stupido durante la nostra relazione. Forse allora non me ne rendevo conto, e ora non ho intenzione di giustificare tutto il male che ti ho fatto. Ma dovrai ammettere anche tu che sono cambiato in questi anni.»
Lydia si rifiutò di rispondere. Sì, era cambiato. Era diventato finalmente un uomo. Ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di ammetterlo ad alta voce.
«E se non l’hai notato, o non vuoi crederci, dammi la possibilità di dimostrartelo.» Blake le si avvicinò e le prese le mani, sciogliendole dal loro intreccio «Posso donarti una nuova vita. Una vita migliore di quella che avresti se restassi qui. Lo sai anche tu.»
«Mi offriresti la via più facile. Non è detto che sia la migliore.»
Blake fece un sorriso sghembo. «Una vita a Parigi senza essere perseguitati non mi sembra poi così male.»
«Lo dici perché tu non hai più nessuno che ti leghi all’Inghilterra.»
«Ma i tuoi genitori e tua nonna ci raggiungeranno.»
«Non sono solo loro!» La risposta di Lydia fu veloce, ma le sue parole impiegarono alcuni secondi prima di essere veramente comprese da Blake.
«Ah.» Le lasciò le mani, lo sguardo improvvisamente cupo.
Lo aveva deluso. No, non deluso. Ferito. E Lydia si sentì in colpa per questo. In fondo Blake aveva seriamente cercato di offrirle una vita migliore, e lei stava gettando tutto all’aria. Gli doveva almeno una spiegazione. «Io non posso abbandonare l’Inghilterra.» disse con dolcezza. Si avvicinò a Blake e questa volta fu lei a stringere le sue mani «Ho lasciato delle questioni in sospeso. Ci sono persone che hanno bisogno di me.»
 Blake sollevò il viso e i suoi occhi si incatenarono a quelli di lei. «Ma anche io ho bisogno di te.»
«Avrai tua madre e…»
«No.» Blake la tirò verso di sé fino ad annullare la distanza tra di loro «Ho bisogno di te e solo te. Sei l’unica persona al mondo che è riuscita a vedere chi sono realmente, prima ancora che lo capissi io stesso. Sei stata la prima che ha creduto in me quando io pensavo di non valere nulla. Sei l’unica che mi ricorda che non sono il mostro che gli altri vogliono che io sia. Ti prego, Lydia. Tu mi rendi una persona migliore. In questi anni, ogni volta che sono stato con te, sono riuscito a diventare una persona migliore. La versione di me che vorrei essere sempre. Se tu mi lasci ho paura di cadere di nuovo. Ti prego, Lydia, ti supplico. Resta con me.» Lydia riconobbe l’urgenza sul suo volto, la disperazione delle sue parole. E si trovò sommersa dalle emozioni. Immaginò di nuovo la vita che avrebbe potuto avere dall’indomani a Parigi. E questa volta la immaginò al fianco di Blake. Negli anni precedenti lo aveva amato, con tutto il cuore e con tutta l’anima. E immaginò quell’amore rifiorire e riempire nuovamente la sua vita. Le sembrò così reale, come se potesse già sfiorarlo con un dito.
«I miei amici hanno bisogno di me.» Il sussurro di Lydia si confuse con il crepitio del camino. Ma lei e Blake si trovavano talmente vicini che lui lo sentì. Aggrottò la fronte e Lydia si affrettò a continuare, cercando di giustificarsi. «Loro sono ancora qui. Alice, lei è stata catturata, come posso andarmene dal Paese e lasciarla come se nulla fosse?» Vide che Blake stava per replicare e lo interruppe «So di non poter fare niente per liberarla, ma non posso neanche andarmene senza di lei. E poi c’è Paul.»
Un lampo di confusione attraversò il volto di Blake. «Kenston è morto.»
«Ma non ha mai smesso di lottare. E per quanto posso averlo considerato uno stupido per questo, ammetto anche che è stato più coraggioso di quanto io sia mai stata in vita mia.»
«Quindi vorresti rimanere e combattere contro l’intero Ministero?»
Lydia scosse la testa, consapevole che Blake non sarebbe riuscito a comprendere. «Dico solo che non mi sembra giusto nei confronti della sua memoria scappare semplicemente dal Paese. Forse hanno ragione la nonna e papà, forse non ho fatto abbastanza per cercare di cambiare le cose.»
«A me sembra solo che tu stia cercando di punirti per colpe non tue.» disse Blake, accarezzandole il viso.
Lydia lo guardò stupita. «Non capisco.»
«Pensaci. Vuoi rimanere per Alice, perché ti senti responsabile per la sua cattura. Vuoi rimanere per Paul, perché credi che avresti potuto evitare la sua morte. Ma non è colpa tua, Lydia. Tu hai fatto tutto il possibile. Accetta la verità e sarai finalmente libera. Non intendo solo dalla guerra, ma da tutte le paure e le responsabilità che ti sei portata sulle spalle per tutto questo tempo.» Blake asciugò una lacrima dalla guancia di Lydia.
«Anche Lance ha bisogno di me.» sussurrò Lydia, la voce spezzata.
Il dito di Blake smise di muoversi per un istante, poi riprese a vagare sulla sua guancia, lasciando una scia di calore. «Te l’avevo detto, Lydia. Sei troppo buona. Ti stai preoccupando per degli amici che non hanno fatto altro che sminuirti da quando li hai conosciuti. Io mi ricordo di quando ad Hogwarts Kenston ti derideva per i tuoi errori, quando ti insultava perché stavi dalla parte di Harry Potter. Ho asciugato io stesso molte delle lacrime che hai versato a causa delle frecciatine che continuava a lanciarti quando stavamo insieme. Ti aveva detto che stavi tradendo la vostra amicizia mettendoti insieme a me, che dimostravi di essere una persona orribile tanto quanto lo ero io. Ti ricordi?»
Sì. Lydia lo ricordava.
«E Alice ha passato anni a cercare di bloccare la tua vera natura, a vergognarsi di quello che facevi o dicevi. A non ritenerti abbastanza. A non ascoltarti perché non ti considerava sufficientemente intelligente, sufficientemente razionale per lei.»
Lydia ripensò al loro ultimo incontro fuori dal Ministero, quando lei l’aveva supplicata di andarsene da lì, le aveva offerto una via di fuga ma Alice aveva rifiutato di accettarla, anzi, aveva ribattuto accusandola di averla sempre portata alle scelte più avventate, e così facendo Lydia stessa aveva rischiato di essere imprigionata.
Blake le sollevò il mento con delicatezza e la costrinse a guardarlo.
«E dove era O’Brien quando avevi più bisogno di lui? Dove era quando ti hanno fatto questa e la tua vita è cambiata per sempre?» Con un dito, Blake tracciò la cicatrice sul volto di Lydia «Non c’era. Nessuno di loro c’era. E perché tu adesso dovresti rinunciare alla tua vita e alla tua libertà per persone che non ti hanno mai considerata abbastanza importante per loro?»
Le lacrime si asciugarono dagli occhi di Lydia. Un improvviso vuoto si impossessò di lei. Era stanca. Fisicamente. Mentalmente. Tutti gli eventi degli ultimi anni si riversarono su di lei lasciandola senza forze.
Si voltò verso il camino. Il suo volto era gelido ora che non si trovava più tra le mani di Blake.
La sua mano scivolò nella tasca della felpa.
Estrasse l’unico oggetto che le aveva fatto compagnia in tutti quegli anni, nei momenti migliori e peggiori della sua vita.
Una piuma.
«Me la ricordo.» Blake si chinò sulla piuma per osservarla meglio «Ne avevate una ognuno, non è vero? Tu, Alice, Kenston e O’Brien. Mi avevi detto che era una specie di simbolo della vostra amicizia.»
Lydia roteò la piuma tra le dita.
Nonostante gli anni che aveva trascorso al suo fianco, era ancora perfetta.
«Lydia… è ora di lasciarci il passato alle spalle.» Blake sorrise «Finalmente potremo realizzare il nostro sogno. Potremo iniziare una nuova vita, una in cui non saranno le nostre scelte sbagliate a definirci. Una vita in cui non saremo più considerati mostri.»
Lydia guardò un’ultima volta la piuma.
Così bella. Così perfetta.
E la lasciò cadere nel camino.
La piuma ondeggiò nell’aria, come se volesse tentare di sfuggire al suo destino. Ma nessuno può evitare il proprio fato, e la piuma cadde sulle braci ardenti e prese fuoco. Lydia la fissò mentre bruciava. La piuma si contorse e lei immaginò di sentire le sue urla. O forse era il suo cuore che stava urlando di dolore. E poi la piuma si arrese. Rimase immobile mentre le fiamme lambivano ogni singolo millimetro, lasciando dietro di sé nient’altro che cenere.
Lydia si sentiva nello stesso modo.
Una piuma di cenere, destinata a sgretolarsi in minuscole particelle, senza più possibilità di poter tornare ad essere intera.
Si sentiva lacerare in granelli, che cercavano di volar via, di disintegrarsi così da non poter più sentire quel dolore. Quella stanchezza.
Ma aveva un’ultima cosa da fare prima di poter finalmente diventare di cenere e riposare.
«Non ti ho mai raccontato quello che è successo.»
Fissava ancora le braci, ma sapeva che Blake l’aveva sentita. «Cosa stai dicendo?»
Ma Lydia scosse la testa. «La cicatrice. Sei l’unico che l’ha vista e non è rimasto stupito, o disgustato. Non una reazione, non una domanda.»
Blake si schiarì la gola. «Io…» balbettò, e poi, con un colpo di tosse, recuperò la sua confidenza. «Diana Clarke mi ha raccontato tutto. Te l’ho detto. Ha cambiato schieramento e mi ha raccontato quello che ti hanno fatto.»
«Non mentirmi.» disse Lydia «Non farmi almeno questo.»
E finalmente tutte le maschere caddero a terra, trasformate anche esse in cenere.
Il volto di Blake si accartocciò, rivelando una persona completamente diversa da quella che era stata negli ultimi giorni.
Lydia però continuava a fissare le braci. «Non mi hai chiesto niente perché lo sapevi già. E lo sapevi perché c’eri anche tu in quel parco giochi.» Era una constatazione, non una domanda. Era l’unica spiegazione logica, l’unica che avesse senso in tutte le menzogne che le aveva raccontato da quando si erano rincontrati.
«Lydia, io non…»
«Eri lì, sì o no?» La voce di Lydia era glaciale.
«Sì.» sussurrò Blake.
Lydia avrebbe voluto provare qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma dentro di sé sentiva solo il vuoto.
Poi Blake cominciò a raccontare, quasi volesse giustificarsi. Come se fosse possibile. «Mi hanno costretto! Isaac e Aiden, sono stati loro, e…»
«Mi avevi detto che ti avevano proposto di entrare nel loro gruppo e tu ti eri rifiutato.» Ora che lo diceva ad alta voce, Lydia si accorse di quanto fosse stata stupida a crederci. Blake non era mai stato in grado di dire di no ai suoi amici. Tranne in quel breve periodo durante il loro quinto anno in cui si erano frequentati, ma anche in quell’occasione era tornato strisciando da loro. Implorandoli di poter riunirsi al gruppo. Incapace di allontanarsi.
«Ho dovuto accettare.» disse infatti Blake «Quando il Signore Oscuro è uscito allo scoperto, abitavo insieme a loro in un appartamento a Londra. Ero lì quando hanno deciso di unirsi ai suoi sostenitori e di creare un gruppo tutto loro, non avevo vie di fuga, potevo solo accettare. Qualche settimana dopo ho scoperto che Eileen si era unita al gruppo del fratello di Harris. Mi sono detto che se anche lei, che era sempre stata perfetta in ogni aspetto, si era unita a loro, allora come potevo io tirarmi indietro? Pensavo che si sarebbero limitati a fare qualche scherzo a babbani o Nati Babbani…»
«Ma questa è una guerra. Non siamo più nei corridoi di Hogwarts.»
Blake provò a guardarla in volto, per riuscire a comprendere i suoi sentimenti. Una missione impossibile considerando che Lydia continuava a non provare nulla. No. Qualcosa c’era. La stessa stanchezza di prima. Che le pesava sul cuore e le implorava di smettere. Ma prima di poterla accontentare, Lydia doveva sapere.
«All’inizio ci siamo limitati a qualche scritta sui muri delle case dei Nati Babbani, alcuni incendi vicino alle loro proprietà, lettere minatorie! Ho tentato in tutti i modi di allontanarmi da loro senza destare sospetti, sono persino tornato a vivere con i miei genitori, ma Isaac continuava a volermi al suo fianco nelle missioni. Non accettava un no come risposta. Io… io me ne stavo in disparte, ero lì ma non volevo, te lo giuro!» Il silenzio di Lydia lo costrinse a continuare «Intanto il gruppo cresceva, sempre più persone volevano unirsi alla causa. Ma a Isaac e Aiden non bastava. Volevano essere notati. Avevano persino fatto costruire delle maschere d’argento per ognuno di noi. Per essere uguali ai Mangiamorte. Volevano che i Nati Babbani tremassero al loro cospetto. Ho iniziato a temere il peggio. Loro… loro hanno cominciato a nominare alcuni Nati Babbani che avrebbero potuto colpire… Hanno fatto il tuo nome, Lydia. Non potevo permetterlo. Ti ho cercata. Sono venuto a casa tua, volevo avvisarti. Dirti di nasconderti. Ma non trovavo il coraggio. Continuavo a provarci. Mi Materializzavo fuori casa tua o casa di tua nonna quando eri da lei, ma appena ti vedevo… avrei dovuto confessarti di essere diventato uno di loro… e io non ci riuscivo. E allora tornavo all’appartamento, sperando che ti lasciassero stare. Poi un giorno, ho tentato di nuovo e quando sono arrivato… ti ho vista, mentre parlavi con i tuoi zii. Ti dicevano qualcosa su una sorpresa e siete partiti in macchina. Vi ho seguiti. Volevo solo assicurarmi che foste al sicuro. Vi siete fermati al parco giochi… Isaac mi è comparso alle spalle. Mi aveva messo un incantesimo rilevatore addosso. Ha detto che era curioso di sapere dove sparivo in continuazione. Ha detto che non avrebbe mai pensato che facessi visita alla mia fidanzatina. Gli ho risposto che non era come pensava, che io e te non eravamo più nulla.» Blake rivolse lo sguardo alle fiamme del camino che si stavano estinguendo «E allora mi ha detto che era il momento di dimostrarlo. Ha convocato gli altri. Non sapevo come fermarlo, se potevo fermarlo. E quando sono arrivati gli altri era troppo tardi. Loro…» La voce di Blake tremò «Loro vi hanno attaccati. Li ho pregati, io li ho pregati di lasciarvi andare.»
«Vi prego… vi prego…»
Nella confusione dei ricordi, Lydia aveva sempre pensato che la voce famigliare che aveva sentito dopo l’esplosione fosse quella di suo zio. Le sue ultime parole prima di morire. E invece Blake gli aveva rubato anche quelle.
«Isaac mi ha costretto a guardare mentre ti torturavano. Mi diceva che era arrivato il momento di scegliere da che parte volevo stare. Che sarebbe stata la mia prova per diventare finalmente chi ero destinato ad essere: un Mangiamorte. E poi li hai implorati di morire.»
Lydia fu costretta a chiudere gli occhi per scacciare il senso di nausea che la assalì.
«Erano così delusi. L’idea della cicatrice è stata quella che ti ha salvata da un destino peggiore della morte.»
«Quindi dovrei ringraziarvi per questo?»
Blake sgranò gli occhi. «No! Non intendevo dire…»
Ma Lydia sollevò una mano per fermarlo. «Vai avanti.» ordinò perentoria.
Blake esitò. «Mentre Isaac… mentre lui…» Non riuscì a dirlo. Si limitò a fare un cenno verso la cicatrice di Lydia «Per gli altri era uno spettacolo da non perdersi. Loro… mi hanno lasciato stare, erano troppo occupati a ridere e godersi la scena. E così sono riuscito a mandare un messaggio agli Auror. Quando sono arrivati, sono scappato insieme ad Isaac. Sapevo che se fossi rimasto indietro, mi avrebbero arrestato.»
«Quindi hai preferito tornartene a casa con degli assassini piuttosto che fermarti e stare con me.»
«Non era quello che intendevo.»
«Eppure è quello che hai fatto.»
«Non volevo più stare con loro! Volevo tirarmi fuori. Ma poi, una sera, ho trovato Isaac e Aiden nella mia camera. Erano riusciti a convincere Ally a farli entrare. Avevano capito che volevo uscirne. Hanno minacciato la mia famiglia, Lydia. Hanno detto che se non avessi dimostrato di essere dalla loro parte sarebbe successo qualcosa di brutto ai miei genitori. Ho dovuto riunirmi al gruppo. Tu più di tutti mi puoi capire. Non faresti anche tu qualsiasi cosa per la tua famiglia?»
Lydia si rifiutò di rispondere.
«Non volevo che i miei genitori lo sapessero. Erano già così preoccupati per Eileen, non volevo dare loro altri dispiaceri. Uscivo la notte e tornavo prima che si svegliassero. È stato facile convincere Ally che non era il caso di informarli delle mie passeggiate notturne.»
«In tutti questi mesi… tu sei sempre stato con loro.»
Blake annuì mestamente. «Non volevo, ma non potevo fare altrimenti. Ho inventato che i miei genitori mi avrebbero denunciato se fossero venuti a saperlo e così Isaac mi convocava solo per le missioni più importanti. La mia scusa però è durata poco… i miei genitori hanno scoperto la verità…»
«Quando è morta tua sorella.» ragionò Lydia «Ecco perché tuo padre ti ha cacciato di casa.»
«Isaac… lui è venuto subito a vantarsi del fatto che suo fratello era uno di quelli che aveva ucciso una traditrice della nostra causa. Avresti dovuto vedere la gioia sul suo volto mentre mi diceva che era mia sorella ad essere stata assassinata. Per lui era un monito nei miei confronti, per ricordarmi il motivo per cui dovevo rimanere al suo fianco. Sono corso da lei, ti ho detto la verità su quello, e poi è arrivato mio padre. Ero a pezzi… gli ho raccontato cosa era successo, che era stato Isaac a portarmi la notizia. E lui ha capito che lo avevo ingannato. Che facevo parte anche io dei seguaci del Signore Oscuro. Ho provato a spiegargli… ma lui mi ha cacciato di casa. Non ha più voluto vedermi. Ho dormito per strada per notti intere, poi ho scoperto che mia sorella si era preparata all’eventualità della sua morte. Aveva fatto testamento, e mi aveva lasciato questo appartamento. Mi sono trasferito qui. Per fortuna Isaac aveva ormai abbastanza seguaci da non pretendere il mio intervento ogni volta che si scontrava con qualcuno. E infatti mi sono perso la vostra battaglia sulla spiaggia, quando mi ha raccontato del vostro scontro mi è sembrato strano che non mi avesse costretto a combattere al loro fianco, ma poi ho capito. Aveva paura che rivedendoti avrei potuto rivoltarmi contro di lui.»
Che sciocco che era stato Isaac a temere che una cosa del genere potesse accadere. Lydia sapeva che non sarebbe mai successo e la loro storia lo dimostrava innumerevoli volte.
«Eri presente quando hanno catturato Paul?»
Il disagio di Blake crebbe a dismisura. «Isaac pensava che Kenston sarebbe stato in compagnia di O’Brien. E quindi mi ha convocato. Ho provato a convincerlo che lo aveva torturato a sufficienza, che lo aveva già terrorizzato abbastanza da convincerlo a non provare più a sfidarci, e a recapitare lo stesso messaggio anche a O’Brien, anche a te. Ci ho provato, Lydia, devi credermi! Pensavo che se proprio non potevo uscirne almeno avrei potuto tentare di impedire gli orrori peggiori… volevo trovare un modo per rimediare al male che avevo fatto.»
Tutte le menzogne di Blake tornarono alla mente di Lydia e si sgretolarono, lasciando spazio ai nuovi tasselli di verità che stavano finalmente trovando il loro posto. «Non era Diana Clarke la spia. Eri tu.»
«Sì. Quando Isaac mi ha riferito della battaglia sulla spiaggia, quando ho capito che non aveva voluto coinvolgermi nel timore che potessi rivoltarmi contro di lui, ho capito anche che venendo tagliato fuori non avrei però potuto proteggerti. E così ho finto di essere rimasto profondamente offeso dal fatto che non mi avessero coinvolto, ho inventato vecchi rancori… ho…» esitò per un istante «Ho detto che se avevi deciso di stare dalla parte di O’Brien allora potevi bruciare all’inferno.» concluse velocemente, come se dirlo in tutta fretta potesse cancellare i torti che aveva compiuto «Mi hanno creduto. Loro sapevano quanto non sopporto O’Brien… loro sapevano tutto…» esitò di nuovo, e Lydia ripensò ad uno dei motivi principali che avevano portato alla rottura della loro relazione. La sua gelosia per l’amicizia che legava lei e Lance. Non stentata a credere che Isaac fosse caduto subito nell’inganno di Blake, se di inganno si trattava. «Così hanno iniziato a coinvolgermi per la tua cattura. E io ho iniziato a progettare la nostra fuga dal Paese appena ti avrei rivista. Ho detto la verità, Lydia, volevo portare mia mamma fuori da qui, ma anche tu sei sempre stata nei miei piani, dovevo aspettare di trovarti prima di poterla portare in Francia. Sapevo che Isaac aveva trovato l’anello debole che ci avrebbe permesso di catturarti: tua zia. Quella mattina… È stata una fortuna che stavo arrivando all’appartamento di Isaac quando ho visto il gufo di tuo padre entrare dalla finestra. L’avrei riconosciuto tra mille, tua zia lo usava spesso per tenere informato Isaac sulla tua assenza, ho deciso comunque di controllare. E quando sono arrivato a casa di tua nonna e ti ho vista… ho capito che questa volta tua zia aveva scritto ad Isaac per informarlo del tuo ritorno. Dovevo portarti via da lì prima che arrivassero. È stata una fortuna che non mi abbiano visto quando ci hanno attaccati, pensano ancora che tu sia riuscita a scappare solo per un colpo di fortuna. Non sospettano nulla.» Blake si rianimò. Come se pensasse che quell’unica azione positiva potesse compensare tutto il male che le aveva causato.
Ma era un’altra la questione che premeva a Lydia. «Dove è Diana?»
Blake si torse le mani. «Sulla spiaggia, Isaac e gli altri si sono spaventati quando hanno visto i Dissennatori avvicinarsi. Hanno lasciato indietro i feriti.»
«Lo so questo. Ero lì.»
«I Dissennatori non riescono a riconoscere gli alleati dai nemici… chi è rimasto indietro ha ricevuto il Bacio.»
Lydia chiuse gli occhi. L’orrore scacciò per qualche istante la sua stanchezza infinita.
«Isaac è andato a cercarli, qualche giorno dopo. Erano stati ricoverati in un ospedale psichiatrico babbano. Lui… ha fatto in modo che tutte le loro sofferenze finissero.»
Lydia si passò una mano sul volto, mentre il rumore di una bacchetta rotta si ripercuoteva nei suoi ricordi. Un’altra morte sulla sua coscienza. Altro sangue sulle sue mani.
«Mi hai mentito.» disse infine. Le braci si erano ormai quasi spente. «Per tutto questo tempo non hai fatto altro che mentirmi.»
«Lydia, ti prego, devi capire… come avrei potuto raccontarti la verità e pretendere che tu venissi con me?»
«Mi hai ingannata. Mi hai lasciata senza altra possibilità che aiutarti. Probabilmente è stato il tuo piano fin dall’inizio, farmi perdere la bacchetta, così sarei stata costretta a dipendere da te per potermene andare da qui. Così non sarei scappata.»
Blake scattò sulla difensiva. «Quando sono tornato nel giardino di tua nonna la tua bacchetta davvero non c’era più. Devi credermi. Non so chi ce l’abbia. All’inizio pensavo che l’avesse presa Isaac o qualcuno degli altri, ma quando sono tornato da loro erano solo furiosi di non essere riusciti a catturarti e non hanno mai nominato la bacchetta. Non so dove possa essere.»
Lydia non sapeva su quale parte di quella frase concentrarsi. Sul fatto che anche nei giorni che avevano trascorso insieme, Blake avesse continuato a frequentare Isaac aveva ben poco da dire. A volte Blake era uscito, sostenendo di aver bisogno di fare qualche sopralluogo a casa dei suoi genitori. La scusa perfetta per andare da Isaac e Aiden indisturbato.
No. Era un’altra parte della frase a disgustarla.
«Hai detto ‘quando sono tornato’.» disse.
Blake la guardò perplesso. «Cosa?»
«Hai detto ‘quando sono tornato a cercare la bacchetta’. Ma quel giorno siamo andati insieme a casa di mia nonna a cercarla.»
Blake impallidì, rendendosi conto di essersi tradito una seconda volta.
«Subito dopo aver stretto il nostro accordo ti ho costretto a portarmi a casa di mia nonna per prendere la mia bacchetta. Come hai fatto a tornarci da solo prima?»
«Io… ti ho Schiantata… volevo accertarmi… Isaac mi ha insegnato che un Confundus ben piazzato può impedire alla vittima di ricordare…» e poi si fermò, come se si fosse accorto di aver pronunciato la parola sbagliata.
Non importava. Lydia aveva bisogno di un’ultima risposta. «Se quel giorno tu avessi ritrovato la mia bacchetta, me l’avresti restituita?»
La domanda di Lydia era chiara, semplice. Ma Blake non riuscì a rispondere, l’imbarazzo che gli arrossiva le guance.
E bastò a Lydia per avere la sua risposta.
Non gli disse nulla. Non un insulto né una parola d’addio. Si diresse semplicemente verso la porta d’ingresso. Era pronta ad andarsene, a lasciarsi indietro tutte le menzogne. Non le importava di essere senza soldi e senza bacchetta. Avrebbe trovato un modo per sopravvivere, le bastava uscire da quell’appartamento.
«No!» Blake si intromise tra Lydia e la porta, bloccando l’uscita «Ti prego, Lydia, non andartene. Ti prego. Io non sono più quella persona. È da quel maledetto giorno al parco giochi che voglio andarmene, voglio lasciarmi tutto alle spalle.» Blake cercò di prendere le mani di Lydia, la disperazione negli occhi. Lydia fece un passo indietro, disgustata. «E finalmente abbiamo l’occasione, Lydia! Finalmente domani possiamo andarcene da qui, e ti prometto che ti dimostrerò che sono pentito di tutto quello che ho fatto, di tutto il male che ho causato.» Lydia cercò di superarlo, ma fu bloccata dalle braccia di Blake «Ti prego, Lydia, ti supplico. Vieni con me. Andiamocene e tutto questo sarà finito. Avremo finalmente l’occasione di essere ciò che non abbiamo mai potuto essere. Ti prego, Lydia, non abbandonarmi…»
Era vera disperazione quella che vedeva negli occhi di Blake. E le piaceva. Ma era troppo stanca per dirglielo. Voleva solo andarsene. Lasciarselo alle spalle, Blake e tutto quel dolore che stava cercando di distruggere il suo cuore.
E poi bussarono alla porta.
Era un suono talmente nuovo che sia Lydia sia Blake si bloccarono a guardare la porta sbigottiti. Bussarono di nuovo e tanto bastò per risvegliarli dal loro stupore. Lydia allungò la mano verso la maniglia. Fu il suo errore. Era concentrata su ciò che si trovava fuori dall’appartamento da non accorgersi della bacchetta di Blake puntata contro di lei. L’attimo dopo si trovò chiusa in una piccola stanza dell’appartamento arredata solo da una scrivania e ripiena di scatoloni da trasloco, senza sapere come aveva fatto ad arrivarci. Si catapultò verso la porta sbarrata e scoprì che era sigillata. Scrollò la maniglia, tirò, diede calci e pugni, e poi si mise ad urlare e la rabbia che non era riuscita a provare prima, esplose in tutta la sua potenza. Gli scatoloni che riempivano la stanza furono ribaltati a terra a causa dell’onda d’urto della magia fuori controllo di Lydia, alcuni di essi si aprirono, riversando sul pavimento il loro contenuto. Ma nessuno corse a vedere cosa fosse successo. Doveva esserci un incantesimo silenziatore che impediva a chi si trovava all’esterno di sentire le sue urla. Loro non potevano sentirla, ma lei riusciva ad ascoltare ogni parola. E una nuova ondata di rabbia la fece tremare quando riconobbe le voci dei visitatori.
Isaac Mills e Aiden O’Neill.
Parlavano concitatamente, uno sopra l’altro.
Dicevano qualcosa riguardo alla Gringott, ad un drago e altre parole che Lydia non riusciva a comprendere. Non quando gli assassini di suo zio e di Paul erano così vicini. Urlò. Prese a calci la porta. Ma tutto rimase uguale a prima. Lydia si lasciò scivolare sul pavimento. E le parole pronunciare da Mills e O’Neill cominciarono ad assumere un significato.
«È arrivato il momento, Blake!»
«Siamo stati convocati! Dai Mangiamorte in persona!»
«Hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile.»
«Harry Potter è a Hogwarts. Il Signore Oscuro si sta preparando ad attaccare la scuola.»
Lydia sollevò la testa di scatto. Schiacciò l’orecchio contro la porta e smise persino di respirare per poter sentire meglio.
«Non è possibile, Potter non può essere così sciocco da andare ad Hogwarts. La scuola è nelle mani del Signore Oscuro.» stava dicendo Blake.
«Non sappiamo cosa sia successo di preciso, ci hanno solo detto che si preparano ad attaccare la scuola a mezzanotte e hanno bisogno di un esercito. Hanno chiesto di noi, Blake! Ti rendi conto? Dobbiamo solo vincere questa battaglia e poi saremo dei loro! Prova ad immaginare: potremmo persino ricevere il Marchio Nero!» disse O’Neill, esaltato al pensiero.
«Ma soprattutto siamo arrivati al momento decisivo, Blake.» Il tono di Mills, al contrario, era calcolatore «Dobbiamo solo vincere questa battaglia e poi avremo vinto la guerra. Questa notte Potter morirà e con lui tutta la resistenza. A quel punto sarà un piacere andare a stanare tutti quelli che si stanno nascondendo come conigli. Non ti piacerebbe rivedere Merlin?»
Lydia sperò che Blake si tradisse. Che a sentire il suo nome, il suo sguardo si rivolgesse verso la porta che la celava dalla loro vista. Che Mills si insospettisse, che aprisse la porta. Così Lydia avrebbe potuto fargli pagare per la morte di zio Ryan. Per la morte di Paul.
Ma Blake non doveva aver mostrato alcuna reazione, perché la conversazione proseguì. «Io… non so se posso…»
«Allora non mi hai capito.» disse Mills «C’è una battaglia da combattere e tu verrai con noi.»
Le parole di Mills si persero nel silenzio. E quella parte di Lydia che aveva convissuto con Blake negli ultimi giorni, che aveva provato pietà per lui, si trovò a sperare che Blake si rifiutasse. Che li scacciasse. Che riuscisse a trovare il coraggio di essere chi voleva diventare.
Le sue vane speranze si infransero immediatamente. «Andiamo.»
Il suono successivo fu quello della porta d’ingresso che si chiudeva alle loro spalle.
Blake se ne era andato. L’aveva lasciata lì, rinchiusa in una stanza con solo la rabbia, l’odio e la stanchezza a farle compagnia.
Lydia strinse i pugni. Le unghie che premevano dolorosamente sui palmi delle mani.
Harry Potter era tornato ad Hogwarts.
La battaglia decisiva stava per iniziare.
Gli assassini di Paul e zio Ryan sarebbero stati lì.
Blake era uno di loro.
E lei era chiusa in uno stupido stanzino.
Le mancò il fiato, le pareti le sembrarono stringersi attorno a lei.
Era in trappola.
Scattò in piedi per fuggire al panico che rischiava di soffocarla.
Cosa sarebbe successo se Blake fosse morto in battaglia? L’incantesimo che la teneva prigioniera si sarebbe sciolto o sarebbe rimasta rinchiusa lì dentro fino a morire di stenti. Eppure non era quella la parte che la preoccupava, si accorse. No, era un altro pensiero a rubarle il fiato. Blake, Mills e O’Neill meritavano di soffrire per tutto il male che avevano causato a lei, alla sua famiglia e ai suoi amici. Lydia doveva vendicarsi, lo sentiva in ogni fibra del suo essere. E per farlo doveva solo liberarsi.
Il suo sguardo cadde sugli oggetti che si erano rovesciati dagli scatoloni durante la sua esplosione di magia selvaggia. Vide vecchie penne e fogli ingialliti dal tempo, boccette di inchiostro secco, libri sulla Difesa dalle Arti Oscure. Un oggetto in particolare attirò il suo sguardo.
Lydia si chinò per raccogliere una lettera che spuntava da uno dei libri caduti. Sulla busta si stagliavano due parole.
Lydia Merlin
Lydia riconobbe all’istante la scrittura. Era la stessa che aveva imparato a conoscere dopo aver ricevuto per mesi interi punizioni via gufo.
Non aveva senso.
Perché mai Eileen Moore avrebbe dovuto scriverle una lettera?
Ma Lydia non aveva tempo per pensarci. Perché un altro oggetto era caduto dagli scatoloni ed era scivolato sotto la finestra.
Il legno nero rifletteva la luce della luna.
La bacchetta di Eileen.
Lydia la raccolse con delicatezza. Le sue dita si strinsero attorno all’impugnatura. La punta della bacchetta si accese di un verde intenso, impaziente di tornare a compiere magie. Non era perfetta quanto la bacchetta che aveva perduto, ma le sarebbe bastata per quello che doveva fare.
Perché la battaglia di Hogwarts stava per cominciare.
E Lydia Merlin ne avrebbe fatto parte.
 


 
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