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Autore: EleAB98    23/03/2024    2 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO XXIV


 

 

«Sai, mi sono divertito molto oggi. Fare shopping con te non è stato così terribile.»

«Cosa ti avevo detto?» gli rispose Amanda, un guizzo di assoluta fierezza nello sguardo.

Alessandro puntò l'indice in alto, accantonando per un istante la forchetta intrisa di gamberetti. «Mi auguro, però, che anche il negozietto di musica sia stato di tuo gradimento.»

«Sì, mi è piaciuto molto», gli rispose, mentre un fugace accenno di malinconia s'impadroniva dei suoi occhi.

«Qualcosa non va?»

«Non posso nasconderti proprio niente, eh?»

«Direi di no. Ma se per caso preferisci non parlarne, non preoccuparti. Non sei tenuta a farlo.»

La ragazza bevve un lungo sorso d'acqua, quindi posò il bicchiere. «Sai, io e Federico abbiamo parlato molto spesso di musica. Ci piacciono più o meno le stesse cose. E... e tra i tanti vinili che ho notato tra gli scaffali, spiccava tra gli altri quello degli Stackridge, il gruppo che ho conosciuto grazie a lui.»

«Friendliness, quindi.»

«Sì. Non saprei dirti perché ho deciso di acquistarlo. È come se una forza misteriosa mi abbia spinta a farlo senza che potessi impedirmelo.»

«Forse, in fondo in fondo, ti piacerebbe conoscerlo meglio. Credo sia normale provare curiosità, nonostante quello che hai scoperto.»

Amanda addentò un bocconcino di filetto in crosta, l'aria distratta. «Non lo so. Quando ci vedevamo, provavo sempre una strana emozione. All'inizio, non mi sapevo spiegare se provassi un qualche cosa di somigliante all'amore, ma dopo qualche tempo, ho cominciato a razionalizzare il tutto. Così, "ho deciso" che no, non poteva trattarsi di quel sentimento. Stavo cominciando a provare dell'affetto, però. Ed era così inconsueto, per me. Non riesco tanto facilmente a legarmi alle persone.»

«Nemmeno la tua infanzia è stata semplice, quindi la tua difficoltà è comprensibile.»

«Ricordo ancora la sofferenza nel suo sguardo quando gli ho detto che sarei andata a prendere qualcosa al bar con il mio presunto padre. È stato in quel momento, che mi ha detto che non avremmo dovuto vederci mai più.»

Alessandro allungò la mano fino all'altro capo del tavolo, quindi strinse quella di lei con infinita tenerezza. «Te l'ho già detto che sei la donna più forte che conosca?»

Amanda accennò un sorriso. «E a te l'ho già detto che non mi dispiace per niente essere qui con te questa sera?»

L'altro la fissò negli occhi. Stavano brillando di una luce nuova. Proprio come i suoi. «Come immaginerai, non dispiace per niente nemmeno a me. A dirla tutta, avrei tanto voluto invitarti a cena una di queste sere, ma...» Fece spallucce. «Temevo di essere inopportuno, e quindi... Insomma, non credo che ne avrei avuto il coraggio, se non fosse stato per Monica.»

«Eh già, sembra proprio che abbia voluto darci una mano», enunciò Amanda, le gote leggermente arrossate. La confessione di Alessandro aveva fatto sorgere in lei un'emozione del tutto diversa dal solito. Lui era così trasparente, così genuino! Così discreto e...

Così affascinante, sentenziò la solita vocina al posto suo.

Alessandro trattenne il palmo di lei nel proprio per qualche altro minuto, poi si ritrasse.

Amanda percepì nell'immediato un senso di vuoto.

«Vedrai che, prima o poi, si sistemerà tutto», riprese lui, tornando "all'argomento Federico".

E io spero tanto che, sia in questo "prima", che in questo "poi", tu resterai con me, pensò Amanda.

«Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto il sostegno che mi stai dando.»

«Sono io che ringrazio te. Per tutte le emozioni che mi hai regalato in questi anni.»

Il cuore di Amanda balzò quasi fuori dal petto. «Tu ci hai sempre creduto. A differenza mia.»

«Semplice dovere professionale», rispose lui. «Pur con qualche sentimento di troppo nel mezzo», ammise, suscitando nella ragazza un improvviso crampo allo stomaco. «Ma ci tengo a dirti che, a dispetto di tutto, non ho mai cercato di favorirti in alcun modo. Sì, io ci ho messo anima e corpo perché il pubblico ti notasse, ma in primis l'ho fatto perché la tua penna è divina. Quasi magica, oserei dire. Me ne sono innamorato fin dalla prima volta che mi hai sottoposto il tuo primo manoscritto. E sono proprio felice che non sia stato l'unico a beneficiarne.»

Amanda, sulle prime, non riuscì a rispondergli. La sincerità di Alessandro riusciva a disarmarla completamente. «Quando ti ho scelto, non avrei mai immaginato di poter vivere tutto questo. Ho consultato mille pagine web che offrivano servizi analoghi al tuo, eppure nessuna di quelle riuscì a colpirmi. La tua biografia, invece, mi ha subito conquistata. Ho voluto fidarmi del mio istinto, e tuttora non mi pento di averti scelto. E... e non mi pento nemmeno di tutto il resto», gli confessò, ingoiando a stento l'ultimo boccone di quel gustoso filetto. Ingurgitò un sorso d'acqua. Quasi non credeva di averglielo detto. Se fino a qualche settimana prima non la pensava così, in quel momento credeva sul serio che abbandonarsi al desiderio fosse stata la cosa più giusta che avesse mai fatto.

«Lo pensi davvero?» le chiese lui, una sfumatura di dubbio nella voce.

«Penso che nulla possa davvero dirsi sbagliato, se quello stesso "nulla" è stato fatto con il cuore.»
Amanda stirò le labbra in un dolce sorriso e, anche se non se la sentiva ancora di dirgli qualcosa di più, sperava tanto che, almeno per il momento, quelle parole potessero bastargli.

Alessandro la guardò intensamente. «È questa, l'unica cosa che ti chiedo. Di seguire sempre il tuo cuore. Anche per la questione di tuo padre e... e di Francesco.»

«Mi fa così strano chiamarlo per nome», sospirò Amanda. «Ma d'altronde, non riesco nemmeno a chiamare diversamente Federico.»

«È perfettamente normale. Non ci riuscirei nemmeno io. Ma devi darti del tempo per capire quello che vuoi. Non devi avere fretta.»

«Forse hai ragione tu. E anche se non sopporto le questioni in sospeso, non mi resta che accettare il fatto di essermene lasciate indietro fin troppe, negli ultimi tempi.»

«Ma è stato per una giusta causa», sottolineò l'altro, orgoglioso. «Il tuo nuovo romanzo sta andando fortissimo.»

«Almeno quello», farfugliò la ragazza, che nell'ultimo periodo aveva pensato a tutto, tranne che alla sua fortunata vita da scrittrice. «Ultimamente, niente mi sembra avere più senso.»

«Mi dispiace tanto, Amanda», le rispose Alessandro, l'aria profondamente contrita. «Questo sarebbe dovuto essere il periodo più emozionante della tua vita.»

«Adesso ci sei tu. E questo mi basta.»

Alessandro sorrise appena. «Bastarti mi piacerebbe davvero tanto. Ma la famiglia è importante. Non dimenticarlo. Anche se adesso ti sembra che tutti quanti ti abbiano presa in giro – e non ti biasimo per questo –, sono sicuro che, con il tempo, riuscirai a schiarirti le idee e a capire che cosa fare. Ti prego, però, di non smettere di scrivere. Non smettere mai. Perché adesso è ufficialmente la tua vita, e... e io voglio continuare a leggerti ancora. Anzi, per sempre

Come al solito, le parole di Alessandro colpirono nel profondo la giovane. «Non mi dire che sei in crisi di astinenza! Di già?» pensò di buttarla sul ridere lei, quindi ingollò un altro sorso d'acqua.

«Mica è colpa mia se crei dipendenza», ribatté prontamente l'agente, tra il malizioso e il divertito.

Amanda si soffermò sul suo sguardo per più tempo del dovuto. Pur sapendo che si stesse riferendo alle sue opere, lei percepì l'atmosfera scaldarsi appena. Non conosceva ancora tutti i lati caratteriali di Alessandro, e lui li stava, a poco a poco, svelando tutti. E lei, incredibile a dirsi, non provava quasi il benché minimo imbarazzo. Il livello di confidenza che avevano raggiunto, unitamente alla forte intesa che condividevano da qualche tempo, ispirava in Amanda l'esigenza di raccontarsi sempre di più, dando voce alle proprie sensazioni.

Prima che lei potesse ribattere, una musica deliziosa si diffuse in tutto l'ambiente. Amanda non se ne intendeva troppo di danza, ma le pareva che quelle dolci note scandissero il ritmo di un bellissimo valzer lento.

«Che ne diresti se ballassimo un po'?» le chiese Alessandro, non troppo convinto. «Certo, non vorrei finire per pestarti i piedi, però—»

«Non hai pensato che, forse forse, potrei pestarteli io?» replicò Amanda, che al solo pensiero di ritrovarsi tra le sua braccia, provò un'intensa fitta al bassoventre.

Alessandro la prese sul ridere. «Vogliamo provarci? Male che vada, ci ritroveremo con un paio di scarpe in meno nell'armadio.»

Anche Amanda si abbandonò a una risatina. «D'accordo, mi hai convinta.»

Alessandro racchiuse con dolcezza il suo palmo nel proprio e la guidò verso "la pista". Quella sera, il ristorante era semi-deserto e, per loro fortuna, nessuno avrebbe potuto rompergli le uova nel paniere. Chiunque avrebbe potuto riconoscere "il grande fenomeno editoriale italiano" e scucirgli un autografo, e quindi rovinare il momento. Un momento bizzarro, almeno per alcuni versi, come spontaneo e familiare per altri.

Non passò molto tempo perché si ritrovassero occhi negli occhi, la fronte dell'uno posata su quella dell'altro; un sorriso discreto che rispecchiava la felicità – e l'emozione – di entrambi, nonché impreziosito di quella dolcezza cui soltanto due persone veramente affini potevano davvero godere, nella sua essenza più atavica.

«Non ti ho ancora detto quanto ti trovi bella stasera», soffiò lui, a pochi centimetri dalle labbra di Amanda, mentre volteggiavano piano, a ritmo di musica. «Anzi, bellissima.»

Il cuore della ragazza cominciò a far rumore. «Mi sono lasciata molto andare, ultimamente. Non devi dirmelo soltanto per farmi piacere», gli sussurrò, incapace di non pensare alla morbidezza di quelle labbra e al sapore dei suoi baci.

«Non lo dico per farti piacere. Semplicemente, mi togli il fiato», ribatté lui, i palmi stretti lungo i fianchi della ragazza.

Amanda provò un senso di appartenenza che ben poche volte aveva sperimentato, nell'arco della sua giovane esistenza. Si sentiva in paradiso.

L'impulso irrefrenabile di baciarlo rischiò di farle perdere la ragione, ma Alessandro fu più lesto di lei. Le sfiorò la punta del naso con le dita, quindi appena la bocca con le sue labbra, ma non catturò quelle di lei in un bacio dolce e appassionato.
Piuttosto, le riversò il proprio affetto stringendola più a sé, sbaciucchiandola, di quando in quando, sulla guancia.

Amanda chiuse gli occhi, incapace di riflettere oltre. Inspirò a fondo, cercando di placare tutte le sensazioni che, stando vicino ad Alessandro, si erano accese d'improvviso dentro di lei.
Il suo corpo era in fiamme, il cuore che le martellava incessantemente nella gabbia toracica, le cui pareti erano decisamente troppo strette per contenere tutto quel mucchio di emozioni confuse e, nel contempo, estremamente vivide.
Nessuno l'aveva mai fatta sentire in quel modo. Avrebbe voluto che quel momento durasse in eterno. Le carezze di Alessandro sulla sua schiena le provocarono brividi intensi, mentre il suo caldo respiro s'infrangeva sul suo collo, quindi di nuovo sulla sua guancia.

Dagli occhi di Amanda sgorgarono un paio di lacrime, che subito le corsero ai lati del viso. E tutto, mentre sorrideva e si beava dell'abbraccio di Alessandro.

Quando lui si scostò, la guardò con aria smarrita. «Amanda, che ti succede?» sibilò, il cuore in gola.

Lei, che nel frattempo, aveva continuato a sorridere, lo strinse di nuovo a sé. «Non lo vedi? Sono solo molto felice. Tutto qui.»

Anche ad Alessandro spuntò un sorriso radioso, quindi si tranquillizzò e riprese a far piroettare, seppur malamente, la sua Amanda, suscitando in entrambi una grassa risata.

«Ti ci vorrebbe proprio un ballerino professionista», sputò Alessandro, mentre il flusso di quelle risate si faceva sempre più intenso. «Io sono una vera frana.»

«Dovremmo proprio prendere lezioni, concordo.»

«Be', per me possiamo iniziare anche subito», rispose lui, facendole l'occhiolino.

Amanda non smise più di sorridere, nemmeno per un breve istante. Se ne restò abbracciata ad Alessandro per qualche altro minuto, eliminando qualsivoglia pensiero intrusivo dalla mente.

I due ripresero la metropolitana verso le dieci e trenta e, come previsto, era parecchio affollata. Quando Amanda atterrò nei pressi del dormitorio della sua migliore amica, l'agente l'accompagnò fino al portone, percorrendo insieme a lei un breve tratto di strada. Il silenzio della notte, in quella piccola frazione della città, inglobò entrambi nella spirale di una muta complicità a lungo cercata.

Di tanto in tanto, si scambiavano delle fuggevoli – quanto significative – occhiate, i suggestivi vicoletti che li circondavano e che dipingevano un clima dai toni serafici e altrettanto accoglienti.

«È stata una bellissima serata», esordì Alessandro, quando giunsero a destinazione.

«Splendida», concordò Amanda, mentre lui le scostava un ciuffo ribelle dalla fronte.

«Spero di averti fatto svagare un po'. Lo so che non è facile, ma—»

«Hai fatto molto di più», gli assicurò Amanda. «E... spero che ci saranno tante altre serate simili a questa. Grazie di tutto.»

Lui le si avvicinò, quindi le diede un casto bacio sulla fronte. «Grazie a te.» La strinse di nuovo tra le sue braccia per un istante che, per quanto fugace, la stessa Amanda rassomigliò allo spazio di un'eternità.

«Dormi bene», le disse. «E ringrazia tanto Monica da parte mia», aggiunse poi, con una punta di sonoro divertimento nella voce.

«Avrai senz'altro modo di farlo domani», rise lei, più rilassata e felice che mai.

«Tu, intanto, ringraziala», ribadì lui, del tutto perso nel suo sguardo.

«Lo farò. E... auguro anche a te una serena notte.»

Alessandro le rifilò un altro bacio sulla guancia, salutandola con un sorriso.

Amanda stette a guardarlo, imbambolata, fino a quando la sua figura non scomparì nell'oscurità. Sorrise di nuovo, emozionata. Non vedeva l'ora che arrivasse il giorno seguente, perché quello stesso giorno diventasse il suo nuovo oggi, il suo imminente futuro. E questo, soltanto per rivederlo ancora e ancora.

Estrasse il cellulare dalla tasca. Erano appena passate le ventitré. Aggrottò la fronte, perplessa. Entrò nel portone e si affrettò a salire le scale. Si ritrovò tre chiamate perse, e tutte quante provenivano dallo stesso numero. Un numero che lei, però, non aveva registrato in rubrica.

Richiuse il telefono, mettendo su l'ennesimo sorriso. Almeno per quella sera, avrebbe evitato di alimentare le consuete turbe mentali a favore di un qualcosa che, decisamente, reputava ben più straordinario: gli abbracci, i baci e gli sguardi del suo Alessandro.


 

N.d. A.: Come sempre, ringrazio di cuore voi preziosissimi lettori per il sostegno (anche i fantasmini silenziosi)! Anche stavolta, spero che questo capitolo un po' sdolcinato vi sia piaciuto! ❤🥰

   
 
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