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Autore: susiguci    28/03/2024    1 recensioni
MERTHUR - SLOWBURN - YOUNG ARTHUR - MERLIN DECLARED WARLOCK
Dal Capitolo I
[Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.]
Dal capitolo V
[“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”
“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.
“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.
“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.]
Dal capitolo XIII
[Il mago aveva capito. Era ingenuo ma non fino a questo punto. Il trucco di guardare le labbra per fare capire a qualcuno che hai intenzione di baciarlo, lo conosceva. L’aveva usato lui stesso.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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3244 parole

He too Is likes the others

 

Chapter n.2














 

Pochi giorni dopo.

 

“Dio, mi dispiace Merlin di essermi addormentato, anche oggi… Perché non mi hai svegliato?”

 

Merlin sorrise: “Se un allievo si addormenta durante una lezione, la responsabilità è mia. E comunque non crediate che non abbia provato a svegliarvi. Ho sfoggiato il mio repertorio di tutti i tipi di tosse possibili. Ho strisciato sedie in modo che anche un ghiro si sarebbe svegliato. Ho mosso pure il tavolo. Complimenti, dormite come un angioletto, giovane principe.”

 

“Avresti potuto usare un po’ della tua magia?” gli disse Arthur con un sorriso sornione sul viso.

 

“Secondo me la magia non può essere usata per simili piccolezze e nemmeno al posto di azioni che si possono compiere da soli, ma soltanto quando c’è una reale emergenza!”

 

“Uh! Allora sarei un pessimo mago. Io la userei sempre. Ad esempio al mattino, farei tornare indietro il tempo per poter dormire ancora. Se un cibo non mi piacesse lo trasformerei in un altro di mio gradimento. Potrei farlo anche con le ragazze. Se non dovesse piacermi una persona che mi fa capire di essere disponibile, potrei darle la forma di un’altra che mi piacesse di più.”

 

“Non so se si possono fare queste cose. Non senza un oggetto mediatore che però è un tipo di magia già molto avanzata.”

 

“Tu potresti farlo… per me?”

 

“Sì, potrei mandare indietro il tempo, sostituire un cibo o un corpo con un altro… Ma non lo farei. Nemmeno se me lo ordinaste, altezza!...

Non posso sovvertire le mie credenze più radicate. Quelle che fanno di me l’uomo che sono e non solo il mago. Chiedetemi di cercare una cura per un’epidemia e la cercherò. Chiedetemi di trovare l’acqua in caso di siccità o di difendere Camelot da un’orda di truci invasori e lo farò. Tutto ciò che è in mio potere, per accontentarvi riguardo a una giusta causa, lo userei per voi”

 

Arthur provò reale stupore e quasi si sentì scombussolare per quel discorso accorato.

“Hai ragione. Il tuo è un compito fondamentale e non ti chiederei di fare cose che vanno aldilà delle tue convinzioni. Ho parlato sull’onda dell’entusiasmo, senza pensare troppo…”

 

Arthur lo disse con convinzione anche se una parte di lui avrebbe voluto controbattere: -Hai ragione, ma che noia non poter usare la magia per fare avverare un desiderio ogni tanto!-

 

"Molto bene, vostra altezza. Volete leggere voi?”

“Prima … non puoi raccontarmi qualcos’altro di te? Se conosci Gaius e il drago, sarai venuto a Camelot qualche volta…”

“È vero, negli ultimi anni, sono stato spesso a Camelot!”

“Allora… perché non ti ho mai visto?”

“Perché … è venuto un altro al mio posto, che poi ero sempre io.”

“Non capisco …”

“Sono venuto sotto le spoglie di un vecchio guaritore.”

“Ti sei travestito?”

“No, mi sono trasformato in un bel vecchio con barba e capelli lunghi…”

 

Il principe sgranò gli occhi. 

“Tu … tu sei Dragoon, il grande?”

Merlin non poté fare a meno di sorridere: “Sono onorato che vostra altezza si ricordi di me.”

“Mi sembra impossibile. Dragoon non è affatto …  simpatico e tanto meno riguardoso. Tu, invece …”

 

“Era un modo come un altro per sviare i sospetti dal vero me! A Camelot, come sapete, i maghi non vengono accolti molto bene!”

 

“Ci sei riuscito. Ad allontanare i sospetti da te, intendo. Mai e poi mai avrei detto che tu fossi lui … 

Mi dispiace ma ho sempre detestato Dragoon, dal profondo”

 

“Ammetto di essermi comportato in maniera esagerata, con voi. E, perdonatemi, l’ho trovato anche estremamente divertente… spero non me vorrete…”

 

Arthur sorrise: “Devo stare attento a te, Merlin! Sei molto più astuto di quel che credessi. Con i tuoi occhioni languidi e l’aria innocente da piccolo monaco mi hai ingannato, lo ammetto…”

 

“Si trattava solo di interpretare una parte. Penso di essermi fatto prendere la mano perché trovavo le vostre reazioni molto spassose specie per via delle vostre espressioni facciali. Avete un viso molto intenso!”

 

“Forse in un’altra vita ho fatto il comico!”

Merlin non resistette e scoppiò a ridere.

Dopo essersi ripreso continuò: “Non vi ho ancora detto che domani partirò e mi recherò in Mercia. Nel frattempo mi piacerebbe che voi leggeste questo libro: è in forma di diario, contiene testi di lettere, non è lungo e secondo me si tratta di una lettura piacevole. Parla anche della vita di un mago e non solo della sua magia.”

 

“Lo farò, però mi dispiace interrompere le lezioni …”

 

Merlin scoppiò a ridere di nuovo: “Scusatemi, ma … in questi giorni le ho provate tutte. Ho disegnato per voi decine di tavole, perché credevo aveste bisogno di un approccio di tipo visivo. Ho scelto i libri più belli, usato le formule più semplici, le erbe più venefiche, le pozioni più strabilianti. Non ho mai visto nessuno annoiarsi così tanto… e dormire così bene!”

“Questo non è vero” brontolò il principe. Cioè, forse qualche volta … ma è perché io non diventerò mai mago. A cosa può servirmi?”

“Un giorno voi potrete avere qualche mago al vostro servizio, qualcuno come me a cui dare ordini. Credo che sarà vitale per voi sapere come muoversi con la magia e come ottenere importanti vantaggi dal vostro mago di fiducia. Un mago e un re ben affiatati possono fare la differenza tra la vita e la morte del loro regno, ad esempio.”

 

“Quindi è per questo che mio padre vuole che impari?”

“Penso proprio di sì”

“E tu dove sceglierai di andare?”

“Io andrò dove ci sarà bisogno di me”

“Quindi se… quando diventerò re, ti volessi al mio servizio?”

“Vostro padre è in ottima forma e se tutto va come dovrebbe, potrebbero passare decine di anni prima di quel giorno”

“È vero … spero non penserai che auguri la morte a mio padre?”

“Non sareste certo il primo principe a desiderare una cosa del genere, ma no, di voi non lo penso”

“Io voglio bene a mio padre… solo che a volte non lo sopporto…”

“Vostro padre ha un carattere davvero difficile … ma io vedo che anche lui vi vuole bene …”

Arthur arrossì lievemente. Questi discorsi melensi non gli si addicevano, ma non sopportava che Merlin lo credesse capace di una meschineria come quella.

 

“È buffo. È venuto fuori questo discorso strano, solo per il fatto che un giorno, tu potresti diventare il mio mago di fiducia…” disse ancora il principe.

 

Merlin serrò le labbra e divenne serio. “Non ho intenzione di legarmi a nessun regno in particolare, vostra altezza. Credo che sia più utile se vada dove mi cercano e che non smetta di viaggiare.”

“Ma così come potresti avere degli amici, una donna, una famiglia…”

“Credo che il mio compito sia quello di aiutare i maghi onesti a crescere e distogliere quelli malvagi dai loro propositi e se impossibile, renderli innocui. Non importa se dovró sacrificare alcune cose che gli altri uomini desiderano per sé. A me non importa. Non mi manca nulla, altezza e sono felice così”

 

“Capisco!” rispose il principe anche se in realtà le parole dell’uomo gli parevano un po’ campate un po’ in aria. Che senso aveva vivere se non potevi avere nulla di tuo. “Quindi non hai famiglia?”

“Ho ancora mia madre. Ci scriviamo. È così tanto che non la vedo. Mi piacerebbe andare a trovarla, ma non è possibile e lei lo sa…”

“Dove abita?”

“A Ealdor, il mio paese natale”

“Proprio sul confine tra il regno di Camelot e quello di Cenred…” Arthur strinse i pugni.

“Già. Sulle mappe siamo sulla terra di Camelot ma le tasse le dobbiamo pagare a Cenred. Per fortuna re Uther non esige tasse da noi, ma nessuno ci manda aiuti se ne abbiamo bisogno. Siamo sulla terra di nessuno. Perdonatemi. Mi sono lasciato andare e non avrei dovuto.

“Mi dispiace Merlin. È sempre stata una spina nel fianco per me. Ora che mio padre ha un debole per te, potresti parlargli, chiedergli aiuto per la tua Ealdor!”

“Non si vive poi così male a Ealdor. Ci adattiamo, mangiamo quello che si può, dormiamo per terra.”

“Sembra … bello!”

“Voi lo odiereste!”

Arthur sorrise:

“Già … ma parlami della tua missione in Mercia.”

“La principessa Mithian e suo padre si trovano in guai seri. C’è un popolo di barbari, sassoni per la precisione, che vogliono usurpare il trono e impossessarsi del regno. Al momento tutto il popolo è assembrato nella cittadella insieme ai reali. L'assedio è cominciato.”

“E come farai a sventare la guerra, da solo?”

“L’obiettivo è impedire che ci sia una guerra e far togliere l’assedio”

“E come farai?”

“Volevo chiedere a tuo padre di liberare il drago. La sua presenza e qualche spruzzo infuocato sugli assedianti dovrebbe bastare a farli fuggire.”

 

“Se libererai il drago, temo che, prima di tutto vorrebbe vendicarsi di mio padre, di me, di Camelot. È un rischio troppo alto!”

 

“Se tuo padre libererà il drago, io sono in grado di assicurargli che non attaccherà Camelot, né alcuno di voi. In nessun caso.”

 

“Come puoi promettere una cosa del genere?”

 

“Mio padre, che ho creduto morto per tutta vita, è vissuto di nascosto nelle grotte. Lo cercavano per ucciderlo a causa del suo potere: era il signore dei draghi. Per questo sono nato con la magia. Purtroppo è morto qualche mese fa, tra le mie braccia, poco dopo averlo ritrovato. Ho ereditato il suo potere. Sono l’ultimo signore dei draghi. Kilgharrah farà ciò che gli ordino.”

“Kil- chi?

“È il nome del drago. Kilgharrah.”

 

“Vuoi che ti aiuti? Vuoi che ti sostenga in questa richiesta a mio padre?”

 

“No! Si arrabbierebbe con me, perché vi ho svelato la presenza del drago.”

 

“D’accordo. Buona fortuna allora e buon viaggio. Io credo che andrò fuori a farmi un giro. Questa lezione mi ha decisamente scosso” disse  amichevole al mago per poi uscire dalle sue stanze.




 

Quella notte Arthur si svegliò a causa di un rumore. Una sorta di rumore ritmico proveniente dall’esterno. La luna era piena, per cui attraverso la tenda arrivava un tenue bagliore.

Spostò le tende che davano sulla piazza principale e vide davanti a sé, un uccello gigantesco che batteva le poderose ali. No! Non era un uccello… era un mostro! Guardò lungo la strada se ci fosse qualcuno e così lo vide. Merlin, fermo, che aspettava.

Allora quello non era un mostro. Era il drago. Non riusciva a credere a ciò che vedeva. Il bestione era calato, leggero come una libellula, fino al fianco di Merlin che senza indugio era montato sulla sua nuca.

Il drago aveva poi ripreso il volo ed era sparito in fretta nella foschia del primo mattino.

 

C’era riuscito, quindi. Merlin era riuscito a convincere suo padre a liberare il drago in cambio della salvezza dell'intera Camelot.

Merlin non era solo mago di incantesimi: doveva essere un mago anche  nella mediazione, nella diplomazia, nella gestione dei conflitti e nei compromessi.

Avrebbe potuto imparare molto da lui, e non solo riguardo la magia oscura e gli incantesimi. 

Un uomo di tale potere, nascosto nelle vesti di ciò che sembrava un giovane contadino, sembrava impossibile. 


Arthur passava le sue ore libere da impegni come più desiderava, anche se non erano molte. Faceva le ronde assieme ai cavalieri, li sfidava in sfrenate gare di velocità al galoppo, passeggiava per i boschi. Peccato fosse troppo freddo per un bagno al fiume. Con il passare del tempo però, cominciò a sentire la mancanza del mago. In quei pochi giorni passati insieme a lui, aveva capito quanto l’impressione che si era fatto di lui, la prima volta, fosse sbagliata.

Non sorrideva per condiscendenza o per prenderlo in giro. Merlin sembrava sinceramente curioso di conoscerlo. E se n’era accorto da come lo guardava. Era vero che a volte gli piaceva scherzare, ma lo faceva apertamente, ridendo con lui e non di lui. Era anche auto-ironico e disponibile. Era colto, saggio, per uno della sua età. A proposito, chissà quanti anni aveva.

Era affascinante nel modo di parlare, di gesticolare e ancora non l’aveva visto all’opera nel creare magie, se si escludeva quando gli aveva salvato la vita.

 

Per fugare la noia, cominciò a leggere il libercolo che gli aveva prestato Merlin.

Narrava di un bimbo nato in un paese povero di campagna, detto “terra di nessuno”, che ancora prima di parlare, faceva volare le cose, soprattutto il biberon del latte verso di lui. 

Narrava di questa madre straordinaria che non si sa come, era riuscita a nascondere i poteri magici del figlio agli altri.

Narrava di un padre mai conosciuto, se non troppo tardi.. 

 

Di come da adolescente fu costretto ad andare via dal paese perché un suo amico aveva scoperto il suo segreto. Raccontava di come viaggiasse da un paese all’altro, a volte giovane com’era, a volte in veste di vegliardo. Camelot era la sua città preferita e ci tornava spesso poiché si era fatto degli amici. Ma non poteva stabilirsi lì perché il re aveva fatto della battaglia contro la magia il suo baluardo.

Arthur comprese quasi subito che quel libro altro non era che l’autobiografia di Merlin, per cui lo lesse per intero in poco tempo.

Parlava di una giovane donna con poteri magici che era stata maledetta ed era stata uccisa perché pericolosa. Arthur capì dal modo in cui Merlin  scriveva della ragazza, che l’uomo aveva sofferto per lei, perché forse ne era stato innamorato. 

Era una cosa normale, eppure avrebbe preferito  non saperlo. Che sciocchezza! Merlin era un uomo adulto e aveva avuto delle relazioni con donne, com’era giusto che fosse.

 

Ormai erano passate due lune e il principe era ormai convinto che Merlin non sarebbe più tornato. 

All’inizio gli dava fastidio. Lui era un principe e il mago si era sottratto a un impegno preso con lui. Ma non era quello a dargli noia. 

Con Merlin era stato se stesso e il mago sembrava aver fatto lo stesso. Pensava all’inizio di una buona amicizia ma evidentemente la cosa non era reciproca.

Con il passare dei giorni, non ci pensò più. 

Il clima era ogni giorno più mite e quando poteva andava a correre a cavallo e a tuffarsi nel fiume, dalle acque ancora gelide in realtà, ma Arthur non era in grado di resistere a quel richiamo.





 

“Merlin!” si fece uscire Uther con un tono più alto del normale. “Temevamo non tornassi più.” Il re si avvicinò per stringere le mani a Merlin, in ginocchio davanti a lui e gli fece segno di mettersi in piedi.

 

“Mi dispiace molto, maestà. In Mercia la situazione era molto più grave di quanto mi aspettassi. E c’è voluto tanto tempo per risolvere i contrasti con gli assalitori.”

“Sapete, Arthur mi ha chiesto di te, molte volte.”

“Spero che il principe goda di ottima salute. Avrà pensato ad una sorta di tradimento da parte mia. Gli avevo promesso che sarei tornato prima possibile. Anche se è ciò che ho fatto.”

“Suvvia, nessuno te ne fa una colpa. Vedrai che sarà contento.”

“Siete estremamente gentile, maestà. E volevo anche ringraziarvi per avermi permesso di portare via il drago con me. Senza di esso, non sarei riuscito a venire a capo del problema.”

“Devo ringraziarti io invece. Non sapevo più che farne di quel drago. Liberarlo sarebbe stato impossibile se non fossi venuto tu a reclamarlo. Scusa se te lo chiedo, ma dov’è adesso?”

“È da qualche parte sulle montagne rocciose, lontano da qui. Non verrà a Camelot a meno che non sia io a chiamarlo. Ma anche in quel caso non potrà fare nulla contro nessuno di voi.”

“È incredibile quanto potere possa avere un solo uomo. Spero di non averti mai come nemico” rise Uther.

“Non succederà. Amo Camelot. Ho diversi amici qui e ho una profonda devozione verso il suo re e il suo principe. Se dovessi scegliere una città dove fermarmi sarebbe questa. Anche per l’ospitalità del sovrano nei miei confronti.”

“Ah, Merlin, se avessi avuto una degna figlia, mi sarebbe piaciuto offrirtela in moglie per farti diventare parte della  famiglia reale. Arthur avrebbe avuto un fratello maggiore da cui prendere esempio.”

Merlin strabuzzò leggermente gli occhi. Erano questi i discorsi di Uther? Arthur aveva ragione. Il re aveva il vizio di manipolare la vita degli altri a suo piacimento. Fu felice che Uther non avesse alcuna degna figlia.

“Purtroppo Morgana si è persa. Si è fatta convincere dalla magia oscura. Non so da chi e non so perchè!”

Uther fissò il pavimento, muto e triste. Sembrava più vecchio e più debole in quel momento.

 

Merlin chiese, anche per togliere il re dai suoi cupi pensieri: “Il principe è nelle sue stanze? Gradirei salutarlo”

“Quando il tempo è bello, Arthur non è mai nelle sue stanze. Credo sia nelle scuderie con i fabbri. Vieni, ti accompagno”

“Non è necessario, sire. So dove si trovano le scuderie del castello.”

“Non voglio perdermi la faccia di Arthur quanto ti vedrà. E poi ho voglia di fare due passi anch’io”





 

“Strano!” disse Uther una volta sul posto. “Non c’è nessuno qui fuori. E la porta della scuderia è chiusa.”

Merlin seguiva il re. Forse doveva preoccuparsi per il principe?

“Arthur!” chiamò il re a gran voce. “Ci fosse almeno qualcuno a cui chiedere…”

 

Merlin sospirò. 

 

“Arthur! Arthur!” continuò a chiamare Uther, poi aprì la pesante porta in legno della scuderia ed entrò, facendo segno a Merlin di entrare con lui.”

 

“Arthur!”

“Padre!”

Il principe, in un lampo, afferrò della paglia e si coprì il basso ventre.

“Mio Dio!”

“Oh, mio Dio!” gli fece eco il principe.

“Merlin?” mormorò poi il principe diventando ancora più rosso di quel che era già.

 

Merlin era rimasto a bocca spalancata, guardando quella scena. Una scena che forse non avrebbe più dimenticato. 

 

Il principe nudo, sdraiato a pancia sotto, su una nuvola di paglia da dove sbucavano i capelli biondi e le gambe nude di una ragazza.

“Come puoi vedere tu stesso, Merlin, Arthur gode di ottima salute, e sottolineo gode!” disse Uther ridendo*, prendendo poi Merlin per un gomito e accompagnandolo fuori.

“Fai pure con comodo, Arthur” aggiunse il re chiudendo la porta della scuderia.

 

Uther tornò a sghignazzare. “Gli abbiamo rotto le uova nel paniere… Arthur è sempre il solito ragazzino, che corre dietro alle contadinelle.”

 

Merlin fece un sorrisino tirato ad uso esclusivo del re, il quale sembrava così orgoglioso delle prodezze del figlio.


Non appena Uther smetteva di ridere, ricominciava più forte di prima.

Merlin dovette fare ricorso a tutta la sua pazienza per mantenersi neutro.

 

“Certo” disse il re tornando serio “Sarebbe anche ora che trovasse una moglie per bene, una adatta al suo lignaggio. A proposito … cosa pensi della principessa Mithian di Mercia? Ricordo che da bambina era una bellezza.”

“Lo è ancora. In più è colta, raffinata e intelligente. Ma soprattutto è gentile, simpatica e altruista.”

“Ti ha proprio colpito, vedo!”

 

“Non si può non rimanerne colpiti: lei … è piena di purezza, maestà!”

 

“Meraviglioso! Sarebbe un ottimo partito per Arthur!” 

“Penso proprio di sì!”

Merlin non capiva cosa stesse facendo. Cosa gli importava? Voleva forse vendicarsi per ciò che aveva appena visto? Voleva accordarsi con Uther contro Arthur: il ragazzo non sopportava obblighi e divieti. Figuriamoci un matrimonio combinato.

 

D’accordo. Era stato molto imbarazzante per tutti.

Cosa pensava? Che un ragazzo bello e sano come il principe passasse tutti i suoi giorni in biblioteca? Che un principe così giovane e vigoroso passasse il tempo a contemplare un paesaggio o un tramonto.

 

Quello era lui. Era lui quello dei libri e dei tramonti. L’altro era solo un… un ragazzino viziato. 

 

Ma la cosa che lo faceva più arrabbiare di tutte, era quella stupida, quanto inutile rabbia che provava in quel momento. Non poteva proprio permettersela. 












 

*Chi ha visto i bloopers della serie Merlin avrà forse presente le contagiose risate di Antony Stewart Head che impersona Uther. Qui le prendo in prestito.


Ciao a tutti! Questo capitolo è un po’ più lungo del solito. Gli altri capitoli comprendono quasi tutti tra le 2500 e le 3000 parole.

“Io sono così” è Arthur che si presenta al mondo. Diversissimo dal mago, in realtà Arthur sarà molto meglio di così (ma anche peggio, a volte). Qui è più giovane rispetto alla serie e anche più impulsivo. Non che Arthur nella serie non lo fosse già abbastanza. 

Ho sentimenti contrastanti per il mio Arthur (ma anche per questo Merlin). Diciamo che il principe mi piace in linea di massima anche se le sue azioni spesso no! In questo capitolo dove Uther si scompiscia e Merlin chiude più di un occhio, Arthur mi scade parecchio. Ma ho piacere che ci siano situazioni (normali o al limite, questo lo stabilirete voi) che mettano alla prova i sentimenti dei personaggi, prima ancora che diventino manifesti.

Un abbraccio grande!



 

 

   
 
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