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Autore: susiguci    24/03/2024    1 recensioni
MERTHUR - SLOWBURN - YOUNG ARTHUR - MERLIN DECLARED WARLOCK
Dal Capitolo I
[Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.]
Dal capitolo V
[“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”
“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.
“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.
“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.]
Dal capitolo XIII
[Il mago aveva capito. Era ingenuo ma non fino a questo punto. Il trucco di guardare le labbra per fare capire a qualcuno che hai intenzione di baciarlo, lo conosceva. L’aveva usato lui stesso.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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2561 parole


 
 

A warm cloak


 
 

Chapter n. 1




































 

Il pugnale della strega stava viaggiando a una velocità incredibile verso il giovane principe che fece appena in tempo a notarlo, ma non ebbe modo di fare nulla, quando si sentì gettare a terra da un forte peso che calò improvvisamente su di lui. Non vedeva nulla, ricoperto com’era da strati e strati di quello che doveva essere un mantello. In più il peso dell’uomo su di lui, pur non così gravoso, non si spostava. Era abbastanza conscio del fatto che chi lo aveva gettato a terra, gli aveva probabilmente salvato la vita. Provò un gradevole calore al centro del petto, un calore che emanava una sensazione di profonda gratitudine, quasi di affetto.

 

Sapeva che vicino a lui c’era solo il re, suo padre, e più in là invece i dignitari delle corti di Camelot e di altri regni alleati.

 

“Padre?” Cominciò a chiamare il principe da sotto la stoffa. Ma in quel momento sentì un terribile schianto far vibrare il pavimento sotto di sé. Trasalì violentemente, quando all’improvviso il peso addosso a lui scomparve e il buio si aprì.

 

Appena vide ciò che aveva di fronte però, desiderò di non essere uscito dal tepore di quel mantello.


 
 

Un enorme lampadario si era staccato dal soffitto e aveva letteralmente fatto a pezzi la donna che gli aveva lanciato il pugnale. Pensò che si trattasse del volere degli dei.

 

Presto ebbe un attacco di nausea e distolse lo sguardo, ma mai avrebbe ammesso con qualcuno che non si sentiva bene.

 

Forse era giusta la punizione inflitta a quella donna, ma si ricordò di averla vista il giorno prima maledire pubblicamente suo padre, dopo che questi ne aveva fatto giustiziare il figlio per stregoneria.


 
 

Suo padre Uther era un uomo molto duro ma teneva al principe.

 

Il ragazzo avrebbe preferito che a Camelot ci fossero processi giusti anche per gli stregoni e percorsi di recupero per coloro che si dimostravano pentiti. Invece tutti, indistintamente, venivano mandati al rogo. Senza nemmeno essere sicuri che i malcapitati fossero colpevoli o meno dei crimini di stregoneria loro attribuiti.


 
 

Udì la voce secca del padre ordinare alle guardie: “Portatela via!”

 

Arthur si alzò in piedi sconvolto e tremante. Aveva già combattuto e ucciso sui campi di battaglia. Ma la donna morta era uno spettacolo davvero impressionante. Senza contare che era appena sfuggito alla morte.


 
 

Si voltò e vide dietro di sé, il consigliere mago che gli avevano presentato poco prima, durante la cena. Chissà perché quel tale si trovava a Camelot! Non sapeva che Uther aborriva i maghi? A tavola l’aveva notato poiché questi sembrava essere incredibilmente più giovane degli autorevoli personaggi di mezza età che partecipavano al convivio.

 

In realtà non sarebbe riuscito a dargli un’età precisa.

 

Poteva avere poco più di vent’anni, ma forse anche trenta o di più.


 
 

L’uomo lo stava guardando con un sorriso accondiscendente sul volto, cosa che ad Arthur non piacque neanche un po’.

 

Non che non avesse un bel sorriso, tutt’altro, con le labbra carnose e i denti bianchi e perfetti. 


 
 

Sarebbe stato un uomo piuttosto ordinario, se non avesse avuto, oltre a un bel sorriso, quegli stupefacenti occhi blu scuro, di un taglio e di una grandezza fuori dal comune.

 

Era alto quanto lui ma sicuramente era un po’ troppo magro, anche se i solchi allungati sotto gli zigomi accentuati, gli conferivano un’aria affascinante e vagamente spettrale.

 

Le orecchie erano un po’ troppo grandi, ma gli davano un che di fanciullesco, che non guastava.

 

Nel complesso risultava piuttosto attraente.

 

Quello che infastidiva Arthur era l’espressione del mago in quel momento. Gli sembrava che l’uomo lo prendesse in giro, come se non si trovasse al cospetto di un principe, bensì di un ragazzino capriccioso che ne aveva combinata una delle sue.


 
 

Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.

 

D’altra parte solo un altro stregone avrebbe potuto fermare un pugnale stregato come quello che stava per trapassargli il cuore.


 
 

Uther sorrise e andò a mettere le mani sulle spalle dell’uomo, mostrandolo con orgoglio ai presenti: “Il mago Merlin ha salvato la vita del mio figlio diletto e vostro futuro re. Per ringraziarlo vorrei nominarlo consigliere mago di Camelot, come lo è già di tanti nostri regni alleati. So che la magia è quasi sempre funesta, ma ci sono eccezioni illuminate, come il grande mago Merlin, che combattono contro la magia malvagia che opera nell'ombra contro di noi. Siamo ben consapevoli che Merlin è una mosca bianca, un esempio più unico che raro, ma ci dà una speranza.”

 

Ci fu un lungo applauso a seguire e Uther si rivolse direttamente al mago. 

 

“Vorrei che Arthur diventasse vostro allievo: più conoscerà la magia e più sarà in grado di affrontarla e sconfiggerla.”

 

Arthur drizzò le orecchie. Era lì vicino a loro e suo padre parlava come se non fosse neanche presente.

 

Il principe non era affatto d’accordo. Anche se l'aveva salvato, nutriva forti dubbi sulla buona fede di quel Merlin.

 

A cosa puntava veramente?

 

Tuttavia notò che anche il mago sembrava perplesso di fronte a quella richiesta del re.


 
 

“Padre, sono davvero molto riconoscente al signor Merlin per quello che ha fatto per me, ma voi siete stato sempre contro la magia … Non dicevate che la magia è pericolosa per natura? Non capisco perciò cosa dovrei imparare riguardo la magia visto che non possiedo alcun potere, né ne possiederò mai …”

 

“Così è deciso, Arthur! È l’alba di una nuova era per Camelot. È giunta finalmente l’occasione di liberarsi una volta per tutte della magia, utilizzando la stessa magia. Sono vent’anni che la corte ed io cerchiamo una soluzione. Probabilmente è questa e credo proprio che valga la pena provare.”


 
 

Merlin fece un grande inchino verso Uther: “Sono molto onorato e molto felice di essere considerato utile in una così nobile causa e trasmetterò con orgoglio al giovane principe, tutto ciò che potrebbe essergli utile contro le arti oscure.”

 

‘Oh, no!’ pensò Arthur. ‘Questa è una vera condanna per me. Una punizione per non essere stato attento a quella strega!’ 

 

Ora non provava più comprensione per quella donna ma solo risentimento.


 
 

Arthur si inchinò al padre  chiedendogli di ritirarsi adducendo come scusa l’essere ancora scosso per l’accaduto.

 

Prima però non poteva non salutare il suo salvatore.

 

“Grazie ancora, signor Merlin…”

 

“Solo Merlin, per voi, vostra altezza. Se per voi va bene, comincerei le lezioni domattina, perché presto dovrò assentarmi per precedenti impegni presi …”


 
 

Arthur rimase a bocca mezza aperta e prese tempo per cercare una scusa decente per posticipare quelle lezioni, delle quali a lui non importava un accidente.


 
 

Uther si intromise: “Certo Arthur. Queste lezioni avranno la precedenza su qualsiasi altro tuo impegno. E siccome il consigliere mago è un uomo estremamente occupato, a causa delle mansioni di alto livello  che esercita in molti regni, ogni volta che lui potrà, tu dovrai obbligatoriamente essere presente. È chiaro?”


 
 

“Con tutto il rispetto, padre, ho diciannove anni, sono un uomo fatto e credo di non avere più bisogno di prendere lezioni …”

 

“Che sciocchezze vai dicendo, Arthur? Un re o un principe ereditario non devono mai smettere di studiare e di imparare! Per tutta la durata della loro vita! Io stesso sto prendendo alcune lezioni.”


 
 

“Davvero? E quali, se mi è concesso chiedere?”

 

“Sto prendendo lezioni di ‘equitazione ad alta velocità’, per migliorare il mio modo di cavalcare in tutte le condizioni di pericolo e per sfruttare al massimo le caratteristiche dei cavalli migliori. Inoltre comincerò a breve delle lezioni di ‘oratoria moderna’ per essere più aggiornato e incisivo sia nei discorsi pubblici sia all’interno del consiglio reale.”


 
 

‘Queste lezioni devono essere una barba infinita’ pensò il principe. 


 
 

“Potrei fare anch’io le lezioni di equitazione con voi, padre? … Con tutto il rispetto, per voi, egregio signor Merlin”


 
 

Merlin avrebbe voluto prendere le parti del giovane principe: non gli andava che Arthur prendesse lezioni da lui, controvoglia. Ma notò l’espressione cupa sul viso del re e decise di non intervenire.

 

“Quelle lezioni a te non servono. Sei già fin troppo spericolato di tuo, quando vai a cavallo.”

 

Eccolo il padre severo che Arthur ben conosceva.

 

Il re continuò un po’ più dolcemente, ma il figlio sapeva che si trattava di uno dei soliti trucchi del padre, per ottenere ciò che voleva.

 

“Sei provato, Arthur … e ti capisco. Meglio che tu vada a riposare, ora, e domattina comincerai le tue lezioni con Merlin, come abbiamo stabilito…”


 
 

Arthur chinò il capo sconfitto, prima al padre e poi a Merlin e se ne andò scortato da alcune guardie di palazzo.


 
 

Era furioso con suo padre. Era tutta colpa sua. Era sempre colpa di suo padre.



 

_ _ _






 

Il mattino seguente



 

“È qui fuori!”

 

“Chi?”

 

“Il consigliere mago”

 

“Oh… accidenti! George, scusati con lui, digli di aspettare un attimo per favore… non ho neanche finito di mangiare …”

 

Arthur sbuffò. Se n’era praticamente dimenticato. L’unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era un giro di ronda a cavallo, attorno alle mura di Camelot, in compagnia di uno dei suoi cavalieri. 

 

Cavalcare nelle belle giornate di sole e spingere a tratti il cavallo al galoppo. E in estate, fermarsi per fare un bagno al lago. Queste erano le gioie più vere della sua vita. Gli bastava poco per essere felice, in fondo, si diceva. Il contatto con la natura e le cose semplici. Perché per lui era così difficile ottenerle?

 

Fortunatamente, l’addestramento con le armi gli piaceva molto.

 

Misurarsi con i cavalieri più bravi del regno e spesso batterli era una sensazione di vitalità impagabile. La forza, il coraggio, la nobiltà d’animo, la fierezza, l’orgoglio: questi sentimenti lo caricavano positivamente di autostima ma anche di quello spirito di fratellanza che si creava con i suoi uomini, in queste occasioni e che glieli faceva sentire vicini come amici. Gli unici che avesse.


 
 

Si distolse da quei pensieri. Per un attimo pensò che avrebbe potuto fare impazzire il mago. Così tanto che l’avrebbe spinto ad andarsene alla chetichella.


 
 

Che tipo, quel Merlin! Ossequioso, tutto d’un pezzo, ma con quegli occhi che tradivano il suo vero stato d’animo. Chissà quante ne aveva combinate in vita sua.

 

E non riusciva a capire quanti anni avesse.


 
 

“Entrate pure, accomodatevi signor  Merlin!”

 

Arthur lo guardò perplesso: dov’era finito il bellissimo mantello di seta della sera prima? L’uomo indossava un semplicissimo mantello blu di lana, un po’ scolorito, uno di quelli più adatti a un contadino che a un consigliere reale. E quando se lo tolse Arthur rimase ancora più sconcertato: camicia blu, pantaloni neri, stivaletti marroni ed al collo un fazzoletto rosso tutto sgualcito.

 

“Scusatemi, signor Merlin ma … voi percepite un regolare stipendio, come consigliere mago?”

 

“Certo, maestà, e sono pagato anche piuttosto bene… Capisco il vostro dubbio. Voi fate riferimento ai miei vestiti.

 

Non amo attrarre l’attenzione e amo gli abiti comodi. Se tuttavia voi non gradite che in vostra presenza io abbia una tenuta così dimessa, posso certamente…”

 

“No, no! Davvero, signor Merlin. Io stavo scherzando… anzi, vestito così, sembrate decisamente più giovane. Quanti anni avete?”


 
 

“Perdonatemi, giovane principe, ma sarei più a mio agio, se mi chiamaste semplicemente Merlin. E vi prego di rivolgervi a me dandomi del tu. Vostro padre e l’intera corte si aspettano questo da voi”

 

“Ma … anche quando siamo soli?”

 

Merlin alzò la testa e accennò di sì con il capo.

 

“Va bene, se per te è così importante…”


 
 

“A me sinceramente andrebbe bene in qualunque modo, ma è il galateo di corte che l’impone.”


 
 

“Però tu sei il mio maestro e non mi sembra di essere molto rispettoso nei tuoi confronti”


 
 

“Voi siete il futuro re di Camelot e avete raggiunto la maggiore età, per cui è vostro diritto.”


 
 

Arthur alzò le mani aperte ai lati del corpo, come a dire che si arrendeva.


 
 

“Sai che devo ringraziarti? Oltre ad avermi salvato la vita, tu non puoi saperlo, ma hai operato un altro miracolo: mio padre si è sempre opposto con tutti i mezzi alla magia di qualunque tipo…”

 

“Mi sembra che sia ancora così…il re si aspetta da me che io combatta la magia oscura”

 

“E non è quello che fai?”

 

“Certo. È uno dei miei scopi primari. Solo che Uther ignora che ci sono parecchi maghi che operano per il bene. Lui considera unicamente me dalla parte giusta e mette tutti gli altri maghi nel calderone dei maledetti, ma non è così”


 
 

Arthur si fece uscire una bella risata. “Guarda che non è me che devi convincere. Io ti credo.”

 

“I maghi non sono tutti uguali. Si distinguono non solo per l’uso benevolo o meno della magia, ma anche nella quantità di potere che detengono.”

 

“Tu sei potente?”

 

“Ecco … non pensate male, ma io sono considerato … il più potente” sorrise Merlin un po’ a disagio.


 
 

“Il più potente di Camelot? Davvero?”

 

“No… il più potente del mondo e … di tutti i tempi”

 

Arthur rimase per un po’ a bocca mezza aperta.

 

“Scusami, ma come lo sai?”

 

“È scritto sui libri di magia. Lo dice anche Gaius”

 

“Conosci Gaius?”

 

“Sì, anche se l’ho frequentato poco, purtroppo. Un uomo incredibile… 

 

E me l'ha detto anche il drago”

 

“Quale drago?” Arthur ci stava capendo sempre di meno.

 

“L’ultimo drago esistente.

 

È prigioniero di vostro padre ormai da vent’ anni, nelle viscere del castello di Camelot. Non lo sapevate?”

 

“No” mormorò basito Arthur.

 

“Se volete, potrei presentarvelo un giorno. Ma vi prego, non andateci senza di me. Il drago non è felice di vedere un membro della famiglia reale. Temo potreste finire … abbrustolito.”

 

“Capisco. Se odia mio padre, odierà anche me…”

 

“Temo di aver fatto un clamoroso errore. Non avrei dovuto dirvi nulla del drago”

 

“Io sono contento che tu me l’abbia detto. Anch’io ho fatto un errore: credevo di annoiarmi con te e non è affatto vero.”

 

“A dire la verità, non abbiamo neppure iniziato. Ci sono diversi approcci allo studio della magia e vedrò di cercare quello che si adatterà meglio alle vostre caratteristiche.”

 

Merlin tirò fuori alcuni volumi dalla sacca di pezza che portava e si alzò dalla sua sedia per sedersi su quella accanto ad Arthur, così avrebbero potuto consultare i libri insieme.

 

“Qui ci sono tutti i maghi nati con la magia e qui, quelli che invece l’hanno conseguita in un secondo tempo, con lo studio e gli esperimenti.”

 

Arthur si girò verso il mago e rimase stupito dal profilo dell’uomo che da così vicino e in piena  luce era estremamente gradevole e armonico: i folti capelli neri riflettevano la luce, la linea del naso dritta ed elegante, il mento leggermente allungato e il lungo collo bianco che spariva nel fazzoletto.


 
 

“Ovviamente tu sei nato con la magia?”

 

“Esatto. In generale è più potente chi possiede la magia dalla nascita, ma ci sono comunque delle interessanti eccezioni. Preferite leggere voi o volete che lo faccia io?”

 

“Leggi pure tu, Merlin”


 
 

Arthur si accoccolò con la testa tra le braccia, fissando lo sguardo sulle labbra di Merlin che si muovevano. La voce del mago era calda e rassicurante.

 

Dopo poco tempo, Merlin chiuse il libro, un po’ afflitto. Arthur dormiva sul tavolo con la testa tra le braccia.

 

‘Avrei dovuto immaginarlo. Dovrò cambiare metodo’ si disse il mago.


























 

*Nella serie la strega prima viene colpita dal lampadario poi lancia il coltello. Ho ritenuto che qui fosse più efficace fare il contrario.



 

Ciao a tutt*

 

Come sempre so da dove parto ma non dove andrò a finire. Come avrete visto qui Merlin è mago e già riconosciuto da tutti. Diciamo che non sa ancora cosa farà “da grande”. Posso fare uno spoiler: è più grande di Arthur. Volevo vedere se questo porterà qualche nuova dinamica tra i due. Gli aggiornamenti saranno piuttosto regolari. Un abbraccio!


























 
   
 
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