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Autore: Lella Duke    02/04/2024    2 recensioni
Dopo aver sconfitto Cell, Goku decide di rimanere nell'Aldilà. Sette anni dopo quando Baba gli concede di tornare per un giorno sulla Terra ritrova tutti ad attenderlo a braccia aperte. Manca solo una persona, quella che a Goku sta più a cuore.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Riapparve proprio di fronte alla porta di quella che una volta era stata la sua casa. Era circondata dal verde. Il silenzio e la pace che si percepivano in quel luogo lo avevano sempre affascinato. Si guardò attorno e notò quanto fossero cresciuti gli alberi, in lontananza riusciva a sentire lo scorrere del torrente dove andava sempre a pescare con Gohan quando era ancora un bambino. Chissà se lui faceva lo stesso con Goten.

Afferrò la maniglia ed entrò in casa. L’interno era proprio come lo ricordava. Gli stessi mobili, gli stessi colori e lo stesso profumo che riempiva l’ambiente, era una curiosa combinazione tra biscotti e saponetta alla vaniglia. Fece qualche passo e si avvicinò alla libreria, c’erano molti più libri che in passato. Di sicuro Gohan aveva proseguito nei suoi studi. Si accorse di quante foto c’erano in giro per la casa, si prese il suo tempo e le osservò una ad una. C’erano Crilin e C-18 vestiti da sposi circondati da tutti i loro amici. Gohan e Goten in costume da bagno sull’isola del Maestro Muten. Il vecchio Gyumao con Goten in fasce tra le braccia. Si soffermò poi davanti ad un portaritratti, lo afferrò e lo osservò a lungo. Dentro c’era una foto di ChiChi. Ne accarezzò la superficie con le dita. Non si era messa in posa, probabilmente le era stata scattata a sua insaputa. Era in piedi vicino al torrente, il viso rivolto verso il cielo. Gli occhi chiusi e le mani sul pancione.

Era bellissima.

Ricordava bene quando stava aspettando Gohan, quelle rotondità via via sempre più pronunciate le avevano addolcito il viso e l’avevano resa ancora più emotiva. Anche allora era incantevole.

Fu pervaso da uno strano malessere, era consapevole di essersi perso tanti momenti rinunciando a stare vicino ai suoi cari, forse non era pronto ad affrontare la realtà dei fatti. Aveva abbandonato tutti i suoi amici e la sua famiglia e in un modo o nell’altro loro erano andati avanti. Tutte quelle foto ne erano testimonianza.

Era perso a rimirare la foto di ChiChi quando la porta della loro stanza si aprì e lei gli si materializzò davanti. Non si scompose quando lo vide, rimase immobile. Aveva i capelli sciolti, le erano cresciuti davvero tanto. Le coprivano la schiena per tutta la sua lunghezza. In mano aveva il fermaglio con cui di solito li legava.

“Dovevo immaginarlo, non sei cambiato affatto. Sei il solito egoista di sempre.” Disse mentre iniziò ad armeggiare con capelli e fermaglio.

Goku posò il portaritratti e si avvicinò di un passo. Aveva sempre amato i capelli di sua moglie. Una rilucente cascata d’ebano, morbida e profumata. Gli piaceva passarci le dita attraverso, soprattutto la notte quando erano sdraiati a letto. Accarezzarli gli aveva sempre dato un senso di pace.

“Lasciali sciolti.”

ChiChi rimase un istante con le braccia a mezz’aria, ma l’attimo passò e in breve si richiuse i capelli nel suo solito severo chignon.

“Credevo la mia assenza oggi avrebbe reso evidente che non avevo intenzione di vederti.” Disse poi.

Il suo tono era calmo, la voce bassa.

Goku si aspettava un’esplosione di rabbia come sempre accadeva quando contrariava la moglie. Allora si sarebbe portato una mano dietro la testa e avrebbe atteso la fine della ramanzina con aria colpevole. Le avrebbe chiesto scusa e lei lo avrebbe perdonato. Come sempre.

“Me l’ha detto Bulma che non volevi rivedermi.”

“E allora? Cosa non ti era chiaro?”

“Volevo che fossi tu a dirmelo.” Rispose Goku.

Lei lo osservò in silenzio. Goku sentì su di sé il peso del suo sguardo. Non sapeva come affrontare la calma di ChiChi, non era abituato, era qualcosa con cui non aveva mai fatto i conti.

“Non voglio più avere niente a che fare con te, Goku. Così è più chiaro?”

“ChiChi io… non ti riconosco più. Credevo saresti stata felice di rivedermi dopo tutto questo tempo.”

“Felice? Per ventiquattro ore forse. E poi avrei dovuto affrontare di nuovo l’agonia di vederti andare via. Hai una vaga idea di cosa siano stati per me questi anni. Ti sei mai soffermato a chiederti che effetto ha avuto su tutti noi la tua decisione di non tornare?”

Goku sedette mestamente sul bracciolo del divano “pensi che io non abbia sentito la tua mancanza, ChiChi?”

“Vuoi sapere la verità? Penso di no. Credo tu sia stato impegnato a fare qualunque cosa tu abbia fatto e che abbia realizzato il tempo trascorso soltanto oggi.”

“Lo pensi davvero?” Goku era incredulo.

“Ho sempre saputo che non ti importava niente di me, ma pensavo che i tuoi figli fossero un motivo sufficiente per tornare a casa. No, scusami mi sono sbagliata. Tu non sapevi che stavo aspettando Goten, hai deciso di abbandonarci prima.”

Il senso di colpa che lo investì gli fece perdere l’equilibrio “ma come puoi dire che non mi è mai importato niente di te?”

“Oh andiamo Goku! Mi hai sposato per via di una sciocca promessa fatta quando eravamo bambini. Non sapevi neanche cosa fosse il matrimonio.”

“Questo è vero, ma quando me lo hai spiegato ho deciso liberamente di sposarti. Ho preso un impegno con te per la vita.”

“Per la vita, appunto. Il nostro matrimonio è finito quando sei morto.”

Goku alzò la testa di scatto e guardò inorridito ChiChi.

“Sei libero, puoi fare quello che vuoi. Non sei più legato a me. Non siamo più marito e moglie.”

“Come puoi parlare così?”

“Mi hai mai amato, Goku? Sii sincero.” ChiChi rimase in attesa, le braccia conserte.

Goku abbassò di nuovo lo sguardo, iniziò a tormentarsi nervosamente le mani. Non era mai stato bravo con le parole, ma stavolta avrebbe dovuto cercare quelle adatte per spiegarsi bene.

Parlò rivolto alle sue mani “forse all’inizio no, ma ci ho messo poco. Ricordo i primi tempi quanto mi piaceva renderti felice. E ci riuscivo sempre. Bastava che raccogliessi qualche fiore per te o che facessimo insieme lunghe passeggiate. Tu mi abbracciavi e ridevi e io ridevo con te. Ricordo quanto ero spaventato quando stavamo aspettando Gohan. Avevo paura che non sarei stato un buon padre. Non avevo idea di come mi sarei dovuto comportare, di cosa avrei dovuto fare perché io un padre non ce l’ho mai avuto.”

Fece una piccola pausa e tornò a guardare ChiChi “tu invece avevi tanta fiducia in me, mi incoraggiavi. Io ero pieno di dubbi, tu non ne avevi.”

ChiChi spostò il peso del corpo da un piede all’altro, raramente lo aveva sentito parlare così a cuore aperto. Rimase in silenzio aspettando che continuasse, non voleva interrompere il flusso dei suoi pensieri.

“Mi dicevi che la prima volta che lo avrei tenuto tra le braccia avrei capito cos’è l’amore. Ed è stato proprio così. Il giorno in cui è nato Gohan ho capito quanto vi amavo entrambi, che non c’era al mondo nessuno più importante di voi. Da allora ho vissuto solo per proteggervi.”

Aveva parlato con sincerità, non aveva altro da aggiungere.

ChiChi non disse nulla, quella confessione l’aveva toccata nel profondo. Non si fidava della sua voce, sarebbe potuta uscire tremolante e lei non voleva che accadesse. Le bruciavano gli occhi, sentiva le lacrime affacciarsi pericolosamente, ma non le avrebbe versate.

“Dimmi come faccio ad aggiustare le cose tra di noi.” Domandò poi Goku.

“Non puoi. Tu sei bravo a distruggere non ad aggiustare.”

Ancora quel tono calmo e pacato.

“ChiChi dimmi cosa devo fare e lo farò. Posso chiedere ai ragazzi di evocare il drago Polunga e farmi tornare in vita. Oggi stesso se vuoi.”

“Goku…”

“Potremmo ricominciare daccapo e essere di nuovo una famiglia.”

Goku si era alzato in piedi e guardava ChiChi pieno di speranza.

“Goku…”

“Noi quattro insieme.”

“C’è un’altra persona.” ChiChi sputò la rivelazione così senza il minimo preavviso.

Goku indietreggiò accusando quel colpo che non aveva visto arrivare. Nemmeno il più temibile dei suoi nemici lo aveva mai colpito con tanta violenza. Nessuno gli aveva mai fatto tanto male.

Quella dunque non era più la sua casa, la donna che aveva di fronte non era più sua moglie. Un altro uomo stava crescendo i suoi figli. Chissà da quanto tempo quel tizio, chiunque egli fosse, aveva cominciato a creare con tutti loro ricordi dai quali lui era escluso.

Non poteva più rimanere là dentro, si sentiva soffocare, non poteva sopportare una simile realtà.

“Vai via, Goku. Non abbiamo più niente da dirci.”

Rimasero a fissarsi, ChiChi fece appello a tutta la sua forza per non distogliere lo sguardo. Lo aveva ferito e ne era consapevole. Per anni aveva avuto voglia di rivalsa sull’uomo che le aveva stravolto la vita come nessun altro. Non immaginava che avrebbe fatto tanto male anche a lei.

Dopo qualche minuto di stordimento Goku ritrovò la voce e chinò il capo in segno di resa “è un uomo fortunato ad aver trovato una donna come te. Diglielo mi raccomando.”

Le voltò le spalle e si avviò verso la porta. Senza più girarsi a guardare indietro aggiunse “non ti disturberò più, te lo prometto. Sii felice ChiChi perché te lo meriti.”

Si portò quindi due dita sulla fronte e scomparve.

ChiChi barcollò e dovette sostenersi appoggiandosi alla parete per non cadere in terra.

E finalmente pianse.

Insieme alle lacrime buttò fuori tutta la disperazione e il dolore accumulati in sette lunghi anni. Aveva sempre dovuto sopprimere il suo reale stato d’animo. Gohan per anni si era portato appresso il senso di colpa per aver costretto il padre a sacrificarsi contro Cell. Non avrebbe mai potuto aggiungere altro peso su quelle giovani spalle. E poi era arrivato Goten, un’anima pura e innocente che non aveva colpe e andava tutelata.

Aveva mandato via l’unico uomo che avesse mai amato. Lo aveva trattato con freddezza e sufficienza e invece avrebbe voluto solo corrergli incontro e farsi abbracciare.

Continua…

   
 
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