Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: pansygun    02/04/2024    0 recensioni
Raccolta di one-shot su vari personaggi (di vari fandom se mi riesce).
Cosa troverete?
• Possibili spoiler
• Personaggi singoli
• Ship varie
• Turpiloquio q.b.
• Fuffosità a tratti
• Disagio talvolta
• Sesso? Sì, grazie

mi trovate anche su Wattpad come veciadespade
Tutti i diritti riservati ©️ | 2023
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Dabi, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shigaraki Tomura
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I've never seen you cry | Eijiro's last chance


TAGS: confessions
RATING: giallo
TW: ferite, sangue
💧: 2/5 (ma solo perché c'è tenerezza ^^)
__________________________
__________________________

Finita.
Era finita per davvero.

Il campo di battaglia era disseminato di detriti di palazzi crollati, il terreno, in certi punti, era perfino macchiato di cremisi dal sangue e dalle chiazze più o meno estese di materiale che ancora bruciava. In lontananza, gli ultimi crolli echeggiavano nel paesaggio desolato, un ricordo costante della distruzione avvenuta durante quello scontro.

Kirishima si trascinò zoppicando per inginocchiarsi accanto a Bakugō, il suo feroce partner di tante battaglie. Ora però sul volto di Katsuki non vi era la solita espressione di sfida; il ghigno accattivante era ora contorto dal dolore, il suo respiro si faceva sempre più debole e affannoso. Kirishima gli posò una mano sul petto, a sentire il cuore che batteva ancora sotto il sottile strato della tuta, anche se poteva vedere la vita svanire lentamente dagli occhi del suo migliore amico, intrappolato sotto un paio di grossi detriti di calcestruzzo armato.

«No! No! No! Resta con me, Bakubro!», implorò Eijirō, con la voce tremante per la paura di perderlo. «Ti tireremo fuori di qui, tieni duro.»

La mano di Katsuki si allungò debolmente e afferrò quella del rosso sul proprio petto. Lui aveva sempre le mani tremendamente sudate e calde come l'inferno, ma per Eijirō, in quel momento, sembravano solo mani troppo normali, troppo fredde, troppo deboli rispetto a ciò che ricordava. Gli occhi iniziarono a pizzicare mentre guardava il volto del proprio amico perdere di colore.

Avevano combattuto fianco a fianco in innumerevoli battaglie, in cui il loro legame d'amicizia, nato tra i banchi di scuola, s'era forgiato pian piano nel fuoco della guerra. E mai, come in quel momento, Eijirō sentiva un senso di perdita che gli si apriva nel petto e che non avrebbe mai saputo esprimere a parole, perché aveva sempre considerato quella loro strana amicizia come una fiamma, un modo per migliorarsi sempre, per credere di più in se stesso.

Il cielo ingrigito dalla polvere e dal fumo gettava una tonalità cupa perfino su di loro.

La voce di Eijirō tremava mentre stringeva forte la mano di Katsuki, sperando quasi che la propria forza si trasferisse all'amico, che lo facesse rialzare, rilasciare una delle sue detonazioni poderose e uscire da quella prigione di cemento armato che gli intrappolava le gambe. «Ehi, Bakugō...», pronunciò a denti stretti, cercando disperatamente di mantenere una calma che non aveva più.

Il rantolare del suo respiro affannoso gli riempiva le orecchie, unico suono che riusciva a percepire nettamente.. «Starai bene, amico.» lo rassicurò, raccogliendo tutto il coraggio che gli restava. Allungò l'altra mano e gli diede dei buffetti leggeri sulle guance: «Resta con me, ok?», ma la stanchezza permeava pure le sue parole, sempre meno concitate.

Le palpebre di Bakugo si aprirono, pesanti per la stanchezza e il dolore. Con grande sforzo, riuscì a formare un piccolo sorrisetto sulle sue labbra screpolate. Era quasi come se stesse sfidando il proprio corpo, rifiutandosi di mostrare debolezza. I suoi occhi si fissarono sul volto preoccupato dell'amico, provando a rassicurarlo silenziosamente, a dirgli che era ancora lui il più forte tra di loro.

«Idiota... lo sai... non ho bisogno... del tuo aiuto...» rantolò, ogni parola suonava di per sé come una battaglia, un rivolo di sangue a macchiargli l'angolo sinistro della bocca.

I denti di Eijirō digrignano insieme, il suo cuore martellava contro la cassa toracica mentre lottava per controllare l'ondata di emozioni che minacciavano di sopraffarlo. «Chiudi quella maledetta bocca e resta cosciente!», quasi gli gridò contro il rosso, piegandosi ancora un po' sull'amico a terra, una punta di disperazione che s'insinuava nella sua voce. E Katsuki riconobbe quello stato di panico e sfarfallò con fatica gli occhi e abbozzò un sorriso, pregando che fosse sufficiente per calmare quell'idiota rosso, per rassicurarlo almeno un po'.

Gli aiuti sembravano non arrivare mai e, nell'attesa, Kirishima cercava di mantenere Bakugō cosciente parlando con lui. Di qualsiasi cosa, in realtà.
Delle cazzate fatte a scuola, dei piccoli gossip riguardanti i loro compagni di classe o i loro insegnanti, perfino dei loro cibi preferiti. Qualunque cosa andava bene pur di mantenere accesa la fiamma della vita negli occhi del suo amico, pur di avere la sua attenzione, pur di sentire ancora il suo respiro pesante che gli alzava il petto.

La voce di Eijirō tremolava ancora mentre parlava: «E ti ricordi quella volta che siamo andati in quel ristorante di ramen dopo l'allenamento?». La sua determinazione era evidente anche attraverso la presa salda sulle dita di Katsuki, provando a scaldarle. «Ho una fame da lupi! Dio quanto vorrei un piatto di quel cazzo di ramen! Era fantastico!», continuò, con un sorriso malinconico a tirargli le labbra sul viso sporco.

«Ramen? Davvero, capelli-di-merda?» Bakugo rispose, la sua voce appena al di sopra di un sussurro. «Di tutte le... cose stupide di cui parlare...».

Le parole di Kirishima uscirono fuori nel tentativo di mascherare la delusione che minacciava di sopraffarlo, lasciando di nuovo spazio alle lacrime, che gli sfuggirono lentamente dagli occhi e la sua voce s'incrinò con forzata allegria mentre aggiungeva: «È meglio di niente, no? E so che piaceva pure a te...».

«Non importa...», disse Katsuki, abbassando di nuovo le palpebre.

Gli occhi di Kirishima si spalancarono e portò entrambe le mani sul viso dell'amico, stropicciandolo piano per attirare la sua attenzione, desiderando ardentemente che rimanesse sveglio: «Non osare chiudere gli occhi!», ordinò, con voce intrisa di urgenza e gli occhi traboccanti di lacrime. «Non adesso!».

Bakugo lottò per non abbassare le palpebre, sapendo che, se avesse ceduto, avrebbe potuto significare la fine. Per entrambi, in realtà.

«Come se... avessi scelta...» mormorò Bakugo, ma i suoi occhi rimasero aperti, anche se solo di poco, mentre la sua mano si alzava a fatica e andava incontro al viso stanco di Eijirō, le dita tremanti a toccargli la guancia, fino a sfiorargli il bordo degli occhi e bagnarsi il polpastrello con quelle gocce salate. «Non... non ti ho mai... visto piangere...»

Ogni secondo sembrava un'eternità mentre il cuore di Kirishima batteva forte per il panico nello stringersi contro il viso quella mano sempre più tiepida, arrivando a portarsela davanti alla bocca, alitarci sopra per scaldarla.

Non poteva lasciarsi scappare Katsuki. Non in una maniera tanto stupida e assurda.
Non dopo tutto quello che avevano passato! Non era così che doveva finire per qualcuno indistruttibile e feroce come lui. E nel disperato tentativo di tenere il suo amico legato al regno mortale, Kirishima prese una decisione che non avrebbe mai creduto possibile.

Tremando, rivolse lo sguardo di nuovo a Katsuki. Il suo cuore batteva così forte che credette gli sarebbe fuoriuscito dal petto, mentre raccoglieva il coraggio di dire la sua parte di verità.

«Io... Devo dirti una cosa, Kat...», sussurrò, con le lacrime che gli rigavano le guance e lavavano via un po' dello sporco e della polvere che si erano depositate. «Lo tengo dentro da troppo tempo e non... non riesco più a stare zitto.».

La voce di Katsuki era pesante per la stanchezza, le sue parole e i suoi pensieri erano confusi, anche mentre lottava per mantenerli coerenti: «Di cosa stai parlando?», chiese, con gli occhi che sfarfallavano prima verso il viso dell'amico e poi verso il basso, il corpo che tremava di piccoli spasmi per la stanchezza, il colorito sempre più tendente al grigio. Il suo tono normalmente tagliente e aggressivo era addolcito dal peso della resa che sembrava avvolgerlo come una coperta.

«Se-senti, amico, non so come altro dirlo... quindi lo dirò subito!». Eijirō esitò, incerto su come sciogliere quel groviglio di emozioni che gli annodava lo stomaco e la gola. Fece un respiro profondo, cercando di calmare le mani tremanti e il cuore che gli batteva forte nel petto. «Credo... che potrei essermi innamorato di te.», sbottò infine, pentendosi immediatamente di quelle parole tanto audaci che gli erano scivolate di bocca. Eppure, l'ansia con cui attendeva una risposta dal biondo sotto di lui lo stava mangiando, più di saperlo sul filo sottile tra la vita e la morte, chiedendosi se avesse appena commesso l'errore più grande della sua intera esistenza, in grado di rovinare definitivamente la loro amicizia. E, si disse, quello era forse peggio di morire.

La confessione rimase sospesa nella poca aria tra i loro visi, un fardello soffocante di emozioni e paure inespresse che minacciavano di schiacciare il cuore di quel povero ragazzo che si stava martoriando il labbro inferiore con i denti, le lacrime trattenute a stento. Eijirō percepiva il proprio volto bruciare per l'imbarazzo e la vergogna, ma mise brutalmente da parte questi sentimenti nel vedere gli occhi di Bakugō che lo fissavano, più aperti di prima.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse necessaria per mantenere in vita l'amico.

E non era per quel sentimento che andava ormai oltre l'affetto fraterno che lo legava a lui; il pensiero di perdere Katsuki era insopportabile, e Kirishima avrebbe sopportato qualunque tipo di umiliazione pur di tenere il suo amico al sicuro, pur di averlo ancora vivo. In quel momento avrebbe preferito volare per colpa di una delle sue esplosioni piuttosto che ipotizzare gli scenari più tristi e disastrosi se lui non fosse sopravvissuto.

Gli occhi di Katsuki si spalancarono per lo shock, la sua espressione era un misto di sorpresa e incredulità. Il dolore lancinante che provava al petto e alle gambe fu momentaneamente dimenticato mentre elaborava ciò che gli veniva detto. «Sei serio?».

La sua voce sembrava rotta dall'emozione, tradendo in parte ciò che era tumulto interiore. «È... questo che volevi dirmi?». Non poteva crederci. Probabilmente, in altre circostanze gli avrebbe riso in faccia e poi fatto esplodere. O, più probabilmente, l'avrebbe ignorato in attesa di elaborare la notizia.
Ma così...

Tossì e il peso di quelle parole rimase sospeso nell'aria ancora un po', come un fragile palloncino pronto ad esplodere.

La voce di Kirishima tremò mentre distoglieva lo sguardo, incapace di incontrare gli occhi curiosi di Katsuki. «Sì, ok. So che sembra stupido...», balbettò, «Ma è la verità. Non so nemmeno quando sia successo. O come. Ma... tu significhi tanto per me, amico. Più di quanto avrei mai potuto immaginare.».

Quel palloncino d'imbarazzo che stava aleggiando tra di loro assieme a quelle parole prese quota, ma non esplose. Né si sgonfiò.

Eijirō voltò il capo e incrociò lo sguardo dell'amico, le parole pronunciate pesavano sul cuore di Katsuki come un macigno, piene di una vulnerabilità e sincerità che lo lasciò interdetto e, solo in quel momento, si rese conto di quanto il rosso sembrasse esposto e indifeso.

La voce di Bakugō si bloccò in gola mentre provava a comprendere la notizia. «Eiji...».

Nessun nomignolo, nessuna cattiveria; il suo tono era dolce, ma velato di incredulità e un pizzico di terrore, come se non potesse credere a ciò che aveva udito. I suoi occhi cremisi si spalancarono ancora una volta e scattarono in giro, alla ricerca di qualsiasi segno che presagisse l'arrivo dei soccorsi. Ma le sirene erano ancora lontane e le voci non avevano ancora raggiunto una distanza udibile. E quando vide il viso pallido e le mani di Kirishima che si stropicciavano contro le sue, insanguinate, nel disperato tentativo di scaldarle, di massaggiarle, Katsuki capì che tutto era davvero troppo reale.

«Ascolta, so che questo è il momento peggiore possibile...», le parole di Kirishima emersero come un'eruzione vulcanica, basse, inarrestabili, incontrollate. «Ma non posso tenermelo dentro ancora a lungo. Non così. Dovevo dirtelo. Mi rifiuto di lasciare che questo momento passi senza confessare ciò che mi tengo dentro da tanto... Cerca di capirmi.... Non voglio che ci siano rimpianti tra noi, Kat...».

Il rosso osservò l'espressione dell'amico cambiare, una tempesta di emozioni contrastanti attraversargli gli occhi. Eijirō non riusciva a capire cosa stesse succedendo nella mente del biondino, ma sapeva che il sorriso – un sorriso genuino e sincero – che alla fine si era formato sul viso esangue di Katsuki era uno spettacolo raro e prezioso. E non poté fare a meno di sentirsi in conflitto per la complicata amicizia che condividevano, incerto su ciò che il futuro avrebbe riservato loro, se tutto fosse andato per il verso giusto.

«Sei... un tale idiota...» sussurrò Katsuki, con la voce appena udibile. «Ma... grazie... per avermelo detto però...».

«Vuol dire...?» Kirishima iniziò, ma la sua voce tremava mentre parlava, incapace di finire la domanda che aleggiava pesantemente nell'aria. La possibilità di cosa potesse significare era troppo opprimente da sopportare.

«Ne riparliamo... quando non sto... morendo...» gli sorrise Bakugo, con la voce che diventava sempre più debole di secondo in secondo.

«Va bene! Sì... Va bene!», concordò Eijirō, annuendo con vigore, un sorriso timido sulle labbra tirate, con le lacrime che minacciavano di traboccare ancora dai suoi occhi rossi, mentre si aggrappava alla speranza che finalmente avrebbero davvero potuto avere quella conversazione, in un futuro in cui tutto sembrava bello e giusto, in cui Katsuki gli avrebbe sorriso allo stesso modo e, forse, avrebbe pure lui avuto il viso imporporato per l'imbarazzo.

Anche quando il sole era ormai tramontato sotto l'orizzonte, gettando un velo di oscurità sul campo di battaglia, Kirishima rimase a stringere la mano di Bakugō.

La sua presa era tanto salda che avrebbe potuto frantumare perfino l'acciaio, determinato a non lasciarla andare neppure mentre affiancava la barella dei soccorsi.

Nonostante la precarietà delle condizioni di Katsuki e l'incertezza del loro futuro, a guardare quegli occhi riconoscenti che non lo mollavano per un secondo, per Eijirō una cosa divenne certa: sarebbero rimasti uniti.

Uniti da una cruda confessione che era fuoriuscita per la disperazione di perdersi.
Uniti da qualcosa che, nonostante le parole, sapevano entrambi andava ben oltre il legame che avevano sempre condiviso.

Quello che però Eijirō non sapeva, era che quello che era più impaziente di scoprirlo e di viverlo era proprio lo stesso Katsuki.




 

Still I don't know what you expected of mе
I've never seen you cry
Yeah, you don't know what it is to be sorry
So I'll carry the lie, we're real men 'til we die
But I don't think I will ever get over you
Nothing but thieves

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: pansygun