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Autore: PrimPrime    07/04/2024    1 recensioni
Emily Lewis è sorpresa quando riceve la sua lettera per Hogwarts, ma inizia a frequentare la scuola con grandi aspettative.
Quello che una nata babbana come lei non sa, però, è che cinque anni prima in quella stessa scuola ha avuto fine una guerra che aveva spaccato in due il mondo magico.
Inoltre non sa che i pregiudizi tra i maghi non sono del tutto spariti, come anche la competizione e l’antipatia di una casa verso l’altra.
E così Emily, quando stringe le sue prime amicizie e viene smistata in una casa diversa dalla loro, non ha idea di cosa l’attende.
In quella scuola dove un tempo si era combattuta una guerra, dove in qualche modo lei riuscirà a sentirsi al sicuro, non sa che verrà messa alla prova da sfide ben più complicate di un compito in classe.
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Leggendo questa storia conoscerai Emily e i suoi amici, e li seguirai in un percorso di crescita ed evoluzione che avrà inizio al primo anno scolastico e continuerà fino al settimo e oltre.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Horace Lumacorno, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO 46

 


1° settembre 2009

 
Emily arrivò alla stazione di King’s Cross con un po’ di anticipo, impaziente di rivedere gli amici. Purtroppo erano stati lontani per tutta l’estate perché lei era andata in vacanza con i suoi genitori e per loro era stato lo stesso. In compenso si erano tenuti in contatto.

Una volta, poi, Blue si era trovata libera un giorno in cui anche lei lo era, così avevano salutato le rispettive famiglie per trascorrere un pomeriggio insieme in piscina.

Con Cecil invece non c’erano state occasioni, perciò non vedeva l’ora di riabbracciarlo.

Quello sarebbe stato il loro ultimo anno a Hogwarts e lei sentiva già incombere la preoccupazione per i M.A.G.O., anche se era presto per pensarci. Inoltre molte cose sarebbero state diverse, perché qualche giorno prima aveva ricevuto una lettera dalla scuola contenente la spilla di prefetto.

Emily non aveva mai desiderato davvero di ricoprire quel ruolo, credendo che i suoi impegni fossero già troppi, ma era anche vero che l’anno precedente si erano ridotti drasticamente. Insomma, era entusiasta di avere questa nuova responsabilità e sperava di esserne all’altezza.

Certo, probabilmente avrebbe avuto davvero meno tempo per studiare e per stare con gli amici e con Cecil, ma per il momento cercava di non pensarci.

Inoltre credeva che dietro alla sua nomina ci fosse lo zampino della Rain, che aveva insistito tanto con lei chiedendole se avesse mai desiderato diventare prefetto. Prima di diplomarsi, chissà, magari aveva messo una buona parola su di lei con la preside.

Scacciò quel pensiero quando vide Cecil e Parker che varcavano il portone della stazione, notandola a loro volta. Li salutò agitando una mano e loro ricambiarono mentre si facevano più vicini.

Emily, impaziente di riabbracciare il suo ragazzo, non riuscì ad aspettare e gli corse incontro a metà strada, per buttarsi tra le sue braccia accoglienti e pronte per lei. Lui la strinse come non mai, facendole capire senza usare le parole quanto gli fosse mancata.

Poi lei sollevò il viso e lo guardò sentendo il bisogno di confermare che fosse davvero lì. Lui si avvicinò di più per darle un bacio ed Emily, in quel momento, capì che il ragazzo gli era mancato come l’aria.

“Ehm ehm…”

Parker si era appena schiarito la gola ricordando a entrambi di essere lì. Malgrado questo, non sembrava infastidito bensì divertito.

“Ciao!” lo salutò Emily, sciogliendo l’abbraccio con Cecil.

“Ciao anche a te. Non vi vedete da tutta l’estate, ho indovinato?”

In risposta entrambi arrossirono abbassando lo sguardo.

“Ragazzi!” esclamò qualcuno alle loro spalle.

Un attimo dopo vennero travolti da un abbraccio spaccaossa di Blue, che li strinse prima tutti insieme, poi uno ad uno come se avesse energie da vendere. Probabilmente era davvero così.

“Mi siete mancati tantissimo! Ho voglia di tornare a scuola solo per vedere voi, pensate che roba,” continuò, ridacchiando. “Ah, non avete visto Hanna per caso?”

“No, qui ci siamo solo noi,” le disse Cecil.

“Allora avviamoci, è quasi ora quindi sarà già al binario,” propose la bionda, mettendo un braccio sopra le spalle di Emily e incamminandosi per prima con lei.

Una volta raggiunto il treno, caricarono i loro bagagli e salirono a bordo. Blue mollò la presa su Emily per chiacchierare con Parker, quindi lasciò andare avanti lei e Cecil.

Il ragazzo le prese la mano. Sorpresa, Emily si voltò a guardarlo e lo vide sfuggente, quindi ebbe l’impressione che avesse qualcosa da dirle ma non sapesse come fare. Non poteva biasimarlo, perché anche lei aveva così tante cose da raccontargli che non sapeva da dove iniziare.

“Gli altri anni ci siamo incontrati prima e abbiamo fatto una tipica colazione babbana al bar,” stava raccontando Blue, due passi dietro di loro.

“Senza di me? Ma non è giusto!” esclamò indignato Parker, poi batté due pacche sulla spalla di Cecil per richiamare la sua attenzione. “Ohi, di ritorno dalle vacanze di Natale lo rifate e vengo anche io!”

“Per me va bene,” gli rispose Cecil.

Trovarono Hanna Arsen già seduta in una cabina da sola. Quando li vide, fece loro un cenno con la mano.

“Hanna!” esclamò Blue, superandoli per entrare per prima e andare da lei.

Emily si sorprese nel vedere che non la stava stritolando, ma si era limitata a darle un bacio. Entrò nella cabina dopo di lei seguita dagli altri due.

Dopo aver salutato la ragazza, Emily e Cecil si sedettero l’uno accanto all’altra. Parker invece rimase impalato sulla porta, come se avesse appena visto un fantasma.

“Quindi io sarei l’unico single nella cabina delle coppiette? No, non mi sembra il caso,” commentò, parlando più con se stesso che con loro. “Vado a cercare gli altri,” annunciò, e loro non riuscirono a fargli cambiare idea.

“Allora siamo solo noi quattro,” constatò Blue, accomodandosi accanto alla sua ragazza. “Peccato che lui e Lexi non si siano messi insieme, stavano così bene… Ah, Hanna! Come sono andate le vacanze?”

Le due iniziarono a chiacchierare come se loro non ci fossero, e quella scenetta tenera fece sorridere Emily. Si voltò verso Cecil e lo trovò ancora pensieroso, perciò decise che avrebbe parlato per prima.

“Ho una cosa da mostrarti,” gli disse mentre iniziava a frugare nella borsa.

Un attimo dopo vi estrasse la sua spilla da prefetto, che gli mostrò sfoggiando un sorriso. Lo sguardo di Cecil si illuminò.

“Sei un prefetto?” le chiese, entusiasta.

Lei annuì.

Cecil mise una mano nella tasca dei jeans per prendere qualcosa. Anche lui aveva una spilla, Emily la guardò meglio e…

“Sei caposcuola!” esclamò, incredula. “Ma è meraviglioso!”

“Non ne sono tanto sicuro, mi domando se non l’abbiano mandata alla persona sbagliata,” rispose lui, facendo un sorriso tirato.

“Non dire così! Sei all’altezza dell’incarico, ne sono certa,” gli disse Emily, che credeva davvero in lui.

Inoltre per uno studente che voleva diventare auror non era affatto male ricoprire il ruolo di caposcuola, o almeno lei la vedeva così.

“Speriamo… Comunque credo che Batilda Rain abbia detto qualcosa sul mio conto, altrimenti non me lo spiego,” disse il ragazzo.

“Oh, io quando ho ricevuto la spilla ho pensato la stessa cosa,” ammise lei.

“Fantastico, i miei due migliori amici sono un caposcuola e un prefetto,” commentò Blue, sfoggiando un sorriso furbo. “Allora immagino di poter girare per i corridoi di notte indisturbata!”

“Assolutamente no!” risposero in coro loro due, quasi si fossero messi d’accordo.

“Ma come? Ecco, l’ho sempre pensato che siete troppo seri!” si lamentò la bionda, mettendo il broncio per fingersi offesa.

Il treno partì e Cecil fu il primo a uscire dalla cabina per mettersi la divisa, dicendo che era suo compito raggiungere l’altro caposcuola. Emily si domandò chi fosse, ma sapeva che lo avrebbero scoperto presto.

Quando si voltò verso Blue, perché la ragazza era stranamente silenziosa, la trovò di nuovo con quell’espressione furba stampata sul viso.

“Quindi sei prefetto, eh? Quest’anno avrai una stanza tutta tua, l’accesso al bagno dei prefetti e il dovere di pattugliare i corridoi di notte… Che peccato…” disse.

Il tono di voce che aveva usato lasciava intendere molto e fece arrossire entrambe le sue compagne di viaggio. Emily la fulminò con lo sguardo e si portò le mani sulle guance. Non ribatté perché era in imbarazzo, ma in effetti non poteva negare di averci pensato anche lei.

 
Cecil tornò da loro quando il viaggio era quasi giunto al termine, trovandole che chiacchieravano e mangiavano dolci. Avevano fatto molti acquisti dal carrello, pensando anche a lui.

Si sedette accanto a Emily e come prima cosa le diede una tabella con i suoi orari per il pattugliamento notturno e un foglio con altre indicazioni. Lei la guardò subito e scoprì che sarebbe stata impegnata il venerdì sera, insieme ad altri tre prefetti del settimo anno. Purtroppo non con Cecil.

La divisione era stata fatta proprio in base all’anno, lasciando fuori i due caposcuola ai quali spettava la ronda della domenica sera.

“Dovrò accompagnare io i primini di Grifondoro al dormitorio e spiegare loro tutto ciò che devono sapere,” annunciò Cecil, portandosi una mano alla fronte.

Sembrava già devastato all’idea di dover socializzare forzatamente con degli sconosciuti, per quanto molto più piccoli di lui.

“Tieni, ricaricati,” gli disse Blue, passandogli una caramella che lui accettò.

Giunti a destinazione si incamminarono verso le carrozze e ne presero una insieme a Solomon Sharpridge e a un ragazzo di Corvonero, probabilmente del quinto anno perché sia lui che Hanna lo conoscevano.

Fuori dalla sala grande arrivò il momento di separarsi e allora Emily si trattenne un attimo lì con Cecil.

“Ehi, andrà tutto bene,” gli disse, aggrappandosi alla manica della sua divisa. “Credi in te stesso e non fallirai. Domani devi raccontarmi tutto, intesi?”

Lui annuì, ma aveva ancora l’espressione di un condannato a morte. Lei si alzò sulle punte e gli diede un bacio sulla guancia sinistra, riscuotendolo dai suoi pensieri.

“Il resto te lo do un’altra volta,” sussurrò vicino al suo orecchio, poi gli sorrise e si incamminò verso il tavolo di Serpeverde.

Trovò gli amici seduti più o meno nel solito punto di sempre, non troppo vicini all’entrata né al tavolo degli insegnanti, e si mise subito a chiacchierare con loro. Intanto si guardò intorno riconoscendo i compagni che non vedeva da mesi.

Fu così che si accorse che Melita Desvara aveva sul petto la spilla di caposcuola. Vedendola capì che fosse ovvio: era stata prefetto l’anno prima e all’improvviso l’onore spettava a Emily? Certo, perché lei era diventata caposcuola liberando un posto! 

Dopotutto, i capiscuola erano sempre un maschio e una femmina del settimo anno.

I primini fecero il loro ingresso nella sala grande, vennero accolti da un discorso del vicepreside Flitwick e dalla canzone del cappello parlante, poi lo smistamento ebbe inizio.

Emily seguì con attenzione tutta la cerimonia, consapevole che quella per lei sarebbe stata l’ultima volta.

Poi la preside fece il discorso di inizio anno, dedicò tempo alle solite raccomandazioni e presentò un nuovo membro del corpo insegnanti, unica faccia nuova al loro tavolo. Si chiamava Henry Thorn ed era un uomo anziano e dall’aspetto austero, nonché nuovo professore di babbanologia.

A Emily non ispirava nessuna simpatia, forse perché non sorrise affatto quando la McGranitt lo presentò, o forse per lo sguardo assottigliato e freddo con cui esaminò tutti i presenti nella sala grande. Insomma, era ben contenta di non dover frequentare il suo corso.

Alla fine del banchetto lei e un altro prefetto di Serpeverde chiamarono i nuovi studenti per accompagnarli al dormitorio.

Al termine dei suoi doveri, Emily si diresse in quella che sarebbe stata la sua nuova stanza. Era una singola con un letto comodo e un po’ più grande del solito, probabilmente a una piazza e mezza.

La stanza non era troppo grande dato che non la condivideva con nessuno, ma non era nemmeno piccola, tutto sommato. Oltre al letto c’erano una scrivania, l’armadio e la porta per raggiungere il bagno.

Era il momento di disfare i bagagli, perciò usò la magia per fare prima e decorò la sua stanza con poster e qualche foto per renderla più allegra. Una volta fatto, raggiunse Ana e Patricia nella loro camera, che condividevano con un’altra compagna.

“Che ci fai qui, già stanca della tua stanza?” le chiese Patricia, facendole segno di sedersi sul letto accanto a lei.

“Mi sentivo un po’ sola,” ammise Emily.

“Ah, se vuoi possiamo fare a cambio,” le propose scherzosamente Ana. “Io e Nathan sapremmo come fare buon uso di quella camera singola...”

Emily si imbarazzò, ma sotto sotto anche lei sapeva come farne buon uso. Solo che la sua situazione era diversa, perché lei e Cecil appartenevano a due case differenti.

Rimase a chiacchierare con loro per un po’, ma la stanchezza si fece presto sentire così tornò nella sua stanza. Prima di andare a dormire rifletté su tutte le cose che erano cambiate dall’anno precedente.

In primis, lei era cambiata. Aveva affrontato un momento di fragilità che si portava ancora dentro, ma che adesso sentiva finalmente superato. Da una parte grazie al sostegno dei suoi amici, di Cecil e alla sua ferma intenzione di tornare a stare meglio. Dall’altra, perché anche durante l’estate si era rivolta allo psicologo per riuscire a spazzare via le ultime insicurezze.

Insomma, non era più la stessa di prima ma ora stava bene davvero. Si sentiva di nuovo forte, sicura di sé e pronta ad affrontare tutte le sfide che la vita aveva in serbo per lei. Con il suo ruolo di prefetto, quell’anno, intendeva innanzitutto dimostrarlo a se stessa.

Inoltre anche Cecil era cambiato. Aveva preso una decisione riguardo al suo futuro ed era maturato, per quanto fosse ancora insicuro su certe cose. La sua timidezza di un tempo sembrava aver lasciato spazio gradualmente a un carattere silenzioso e riflessivo, anche se soffriva ancora a stare al centro dell’attenzione, ma almeno con lei e con gli amici stretti parlava senza farsi problemi.

E poi c’era Blue, che pareva molto più coinvolta nella sua relazione con Hanna Arsen. Emily intendeva farsi raccontare i dettagli alla prima occasione buona.

A parte questo, l’amica era sempre la solita ragazza spensierata e divertente, che pensava a mangiare e a impegnarsi in attività ricreative piuttosto che nello studio. Ogni volta le dava consigli preziosi e si era dimostrata anche molto affidabile, perciò era ovvio che fosse maturata negli anni, malgrado spesso si comportasse appositamente come una buffona.

Emily era felice di iniziare un nuovo anno scolastico, l’ultimo, in un clima sereno e circondata dai suoi amici. L’unico pensiero che disturbava quel quadretto confortante erano i M.A.G.O., ovvero gli esami di fine anno che avrebbero segnato la fine di quel percorso.

 
“Ah, a me non preoccupano per niente,” dichiarò Blue.

Erano a colazione ed Emily aveva appena tirato fuori l’argomento esami, quindi la sua amica aveva ribattuto così.

“I miei hanno confermato che un giorno il negozio di famiglia sarà mio, perciò sono tranquilla. Certo, si aspettano comunque degli ottimi risultati, altrimenti chissà come reagirebbero,” continuò, per poi dare un morso alla sua fetta di torta di zucca. “Ma anche io me li aspetto quindi studierò quanto basta, o avrei lasciato la scuola prima evitandomi di doverli sostenere.” 

Emily l’ascoltò attentamente e annuì, malgrado fosse sorpresa dalla serenità della ragazza.

“Io invece voglio provare a ottenere il massimo dei voti per una mia soddisfazione personale,” dichiarò, aggiungendo della frutta al suo porridge.

“Già, ci avrei scommesso, e scommetto anche che ce la farai. Ah, ecco qualcun altro che prende molto seriamente i suoi doveri,” aggiunse, spostando lo sguardo altrove.

Emily si voltò e vide che Cecil stava per raggiungerle.

“Buongiorno,” disse loro, poi si sedette e notò di essere al centro dell’attenzione. “Parlavate di me, per caso?”

“Sì, in verità. O meglio, parlavamo dei M.A.G.O.,” lo aggiornò Blue.

Cecil sospirò mentre prendeva una fetta di torta.

“Pessimo argomento. Se voglio davvero diventare auror, devo prendere almeno oltre ogni previsione in cinque M.A.G.O.”

“Non avrai problemi, fidati,” lo rassicurò Blue, per poi bere un sorso di succo. “Hai sempre studiato, e c’è Emily che ti aiuta.”

Cecil guardò l’amica e poi si voltò verso di lei.

“Sì, ti aiuterò io ogni volta che vorrai, se è questo che ti stai chiedendo,” intervenne la diretta interessata, non avendo capito cosa stesse pensando.

“No, in realtà pensavo che sono molto fortunato.”

Emily arrossì leggermente e abbassò lo sguardo sul suo piatto. Non riuscì a non sorridere a causa della sua affermazione.




Spazio di quella che scrive

Ebbene sì, ha inizio il nuovo anno scolastico e questa volta è l'ultimo! Sarà anche più breve del solito, perché mi sembrava inutile soffermarmi in certe altre cose, anche se le avevo programmate. Va beh! Avremo comunque altro da vedere "dopo la fine".

La questione "prefetti e capiscuola" l'ho gestita a modo mio. Non ho letto i libri e ho trovato poche informazioni a riguardo online... Spero non ci sia qualcosa che è sembrato troppo strano nella lettura. Ma vi aspettavate questi ruoli per loro?

Mi scuso per il ritardo ad aggiornare. Lo faccio oggi che è domenica, perché non ce l'ho fatta per tutta la settimana e domani sarebbe stato lo stesso, sigh. Periodaccio. Ma non sparisco, la storia è tutta già scritta e non manca molto alla fine!

A presto!
   
 
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